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Con le donne funziona così, sì, come quel bravo ragazzo di Ray Liotta con Lorraine


17 May

goodfellas liotta bracco

Eh già, funziona sempre così. Henry Hill/Liotta, a inizio di Goodfellas, subito dopo i titoli di testa, dice: che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster.

Un incipit fenomenale che da solo varrebbe già il prezzo del biglietto. Per non parlare di tutto il resto. Ma che te lo dico a fare? Sì, Donnie Brasco ha copiato da Quei bravi ragazzi. Film, quest’ultimo, epocale.

Le scene cult qui si sprecano.

E a circa mezz’ora dall’inizio, il signor Scorsese in pochi minuti ci fa capire che l’amore non è bello se non è litigarello. Ah, Ray è un bullo ma è certamente un bell’uomo.

E Lorraine Bracco, sì, inizialmente appunto non lo sopporta. Lui fa il bambinone perché è un timidone ma entrambi, a dirla tutta, sono dei bei marpioni.

Ray è un volpone e Lorraine uno sticchione. Come dicono i “mafiosi”.

Un bel pezzo di passerona, niente da dire. E anche lui però non scherza. Col ciuffo da bananone, un po’ bambagione ma non certo un ricchione.

Ecco, va proprio come vedete in questo film. Non date retta alla De Filippi, i ragazzi e le ragazze di Uomini e donne vengono pagati per far finta di essere innamorati. E fra loro non vengono per niente.

Una vera e propria sceneggiata napoletana.

Mica come a Little Italy. Ove la gente si faceva le corna, gli amici si scornavano e i bastardi, cioè i pentiti, tradivano e di te si scordavano.

Gente di “buon” cuore gli italoamericani. Sempre a mangiare spaghetti e a preparare polpette.

E Ray aveva fascino, cazzo. Altro che Corona Fabrizio. Lei va su tutte le furie, scende a gran velocità nel suo quartiere basso e l’insulta, strillandogli in faccia che non se la merita.

Infatti, poi se lo marita. Ah ah. Sì, io sono esperto di queste crisi di gelosia.

Una volta, arrivai con un’ora di ritardo al ristorante cinese ove io e lei avevamo prenotato. Al mio arrivo, trovai solo il cameriere che mi disse:

– Mi spiace. Era stufa di aspettare.

– E ora dov’è andata?

– Non lo so. So solo che l’ho vista uscire con un altro.

– Che cosa? E con chi?

– Non lo so. È la prima volta che l’ho visto nel mio locale.

– Porca puttana! Senti, dammi qualche indicazione, forniscimi qualche generalità. È alto, come porta i capelli?

– Guarda che sono soltanto un cameriere, mica un profiler.

– Senti, garçon, non fare il coglion’. Quanto vuoi?

– No, io non voglio nessuna mancia. Non siamo ne Le iene. E comunque garcon significa ragazzo, non fare il Tim Roth di Pulp Fiction.

– Senti, tu sai benissimo dove sono andati.

– Certo che lo so.

– E dove sono andati?

– Sono andati a scopare, ecco dove sono andati.

– A scopare? Senti, scopa a terra prima che te le suoni. Non mi prendere per il culo. Lei non è la tipa d’andare col primo che capita.

– Invece lo è eccome. È venuta pure con me.

– Che cosa?

– Sì, me la son fottuta. Adesso, vedi di fotterti.

 

Scattò la rissa.

A parte gli scherzi, se non volete andare a puttane, l’amore è gioia ma anche dolore.

Un continuo tira e molla.

Ad esempio, lei mi chiese che facevo nella vita:

– Scrivo libri.

– E riesci a camparci?

– No, ma se vuoi ti recito una mia poesia d’amore. Dopo mi passi 30 Euro su PayPal?

– Ma che modi sono? Comunque, ok. Grazie. Ne sono lusingata. Poi ti mando i soldini. Forza, sparala.

– Ecco, la poesia è questa. Aspetta solo un secondo. Non mi sovviene. Lasciamici pensare.

– Dai su, mi sto squagliando.

– Ecco, la poesia è: sei bella e buona come una ciambella, sei arrapante come l’uomo più ficcante, fra poco faremo l’amore in maniera tonante.

Ti piace? È una bella poesia, non credi?

 

Partì lo schiaffo in faccia e un calcio nelle palle abbastanza spappolante.

Dopo essere stato tre settimane al traumatologico, lei venne a trovarmi con far incazzoso ma dolcemente ammaliante.

Di solito sono gli uomini che regalano le rose alle donne.

Lei infatti mi regalò un crisantemo.

Dicendomi:

– Ti chiedo scusa. Quando ti dimetteranno, comunque questo è il mio numero di cellulare. Chiamami.

– Perfetto. Appena mi tolgono le fasciature, posso mettertelo, quindi?

– Allora sei proprio una merda. Beccati questa!

 

Le tre settimane preventivate dal medico, ecco, divennero tre mesi.

Lei, nel frattempo, andò pure con l’infermiere.

Presto io e lei ci sposeremo.

Non so se però ancora se scoperemo.

Una volta sposati, infatti, sono altri cazzi…

 

di Stefano Falotico


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Funziona così #queibraviragazzi #goodfellas #rayliotta #corteggiare #corteggiamento #lorrainebracco

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Falotico l’egotico, anche l’ero(t)ico, augura a tutti buon Sabato con The Irishman


02 Dec

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Sì, l’egotismo fa parte di me. Son narcisista che si compiace di questo mio stato psicologico in cui chiunque, senz’eccezione alcuna, da me deve (di)pendere, poiché non sono un misero, statale dipendente. È la vita che trae origine dal mio essere e sta al mondo secondo i miei desideri. Essa mi asseconda, non essendo io secondo a nessuno, e io me n’accondiscendo in quanto osservante discepolo. Anche se spesso dai maligni e dagli invidiosi vengo stranamente osservato. Il mio cervello è frizzante e sa come rizzarlo… passeggio, nauseato da una società frenetica, nella calma poliedrica del mio pormi a essa antitetico. Sì, piuttosto che adattarmi preferisco prendermi una malattia tetanica e alle tettone preferisco i miei umori in smottamento tettonico. Sono un amante del piacere solitario, onanista d’imbattibile savoirfaire.

E ai ristoranti affollati preferisco il self service dei miei panini al prosciutto. Cucinati doviziosamente con tanto di gambuccio a farti lo sgambetto.

Così, rinvengo questa foto fra “compagni”, di cappella(cc)i matti e penso che Nirvana di Salvatores sia una stronzata galattica. Un’esibizione cabarettistica di personaggini alla Rubini, uno che si credeva Pacino e adesso gira film “cioccolateschi” nel Canton Ticino. L’ho sempre detto alla mia vicina… di riscaldare i cavolfiori senza aprire la porta di casa. Quel puzzo dolce mi dà allo stomaco e mi provoca il vomito ancor prima di mangiare i miei maccheroni al sugo di peperoncino del mio essere uomo piccantino.

Beviamoci il vino. E vediamo di non rompere più i miei falotici umori. Molti cattivi vorrebbero che mi prendesse un tumore ma debbo dir loro che delle loro porcherie non ho nessun timore.

D’altronde, attraverso sempre la strada in compagnia di un gatto nero. E lui mi fa l’inchino, sapendo che sono io quello che potrebbe portargli sfiga. Se lui invece mi portasse una gattina peperina, gioiremmo entrambi di buon pelo…

Cari cornuti, adesso vado a mangiarmi un cornetto.

Io sono il boss. E pensare che voi votavate Bossi.

 

di Stefano Falotico

Johnny Depp, l’ultimo ganster V Johnny Bepp’, l’ultimo dei (mohi)cani


06 Sep

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Sì, Depp fu public enemy nel capolavoro sottovalutato di Mann Michael. E già m’apparse, in alcune sequenze, rotondetto di zigomi rimpolpati, quando parla con Marion Cotillard e nelle orecchie le riferisce il suo amore.

A Venezia, come i social network sfottenti sanno, è apparso fuori forma, extralarge, smodatamente grassoccio e di sospetto doppio mento sotto “braciola” di Amber Heard che, fra un bacetto e una lingua agli orecchini, le porgeva “carne” bona per i riflettori “bolliti” dei riflettori amplificanti la panza dissimulata nello smoking.

Ma l’attore feticcio di Tim Burton se ne “fotte”. Lascia che il suo compianto amico Marlon Brando degli anni suoi più lardosi, da lassù, lo benedica, regalandogli salsicce a “voluttà”.

Quella zoccola di Selvaggia Lucarelli ha incolpato la Heard, colpevole a suo “dire” d’aver troppo “viziato” Johnny.

Stia zitta quella tettona barona, capace di accattivarsi le simpatie aprendo il body fra un ammiccamento leccaculo e un’altra “furbetta”. Vada, come molte donne “arrivate” grazie al “darla”, sui viali, anziché spacciarsi per blogger e giornalista.

Comunque sia, in questo mondo impazzito, ove anche i sex symbol non son più quelli d’una volta, l’unico uomo che regge è Johnny Bepp’.

Uno che si sveglia alla mattina, urla “Lavoratori!” con tanto di scoreggia e pernacchio, e vitelloneggia, sì. en plein forme.

Non preoccupandosi delle (dis)occupazioni e sorbendosi un altro cappuccino, a cui insegna la morale (anti)cattolica su sa(gg)io del suo fanculo netto in trenta etti, no, secondi nati Vergine e non di Bilancia.

 

di Stefano Falotico

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De Niro’s Malavita, Brooklyn photos


16 Oct

Mentre sui nostri grandissimi schermi riapproda il capolavoro di Sergio Leone, C’era una volta in America, il nostro Noodles ritorna gangster per Luc Besson. Dopo aver ultimato le riprese in quel della Francia ed essersi “precipitato” in Bulgaria per gli ultimi “dettagli” di Killing Season, eccolo tornare sul luogo del “delitto” della Malavita, appunto.
Come da “affissione”, speriamo che il film sia da bacheca antologica, ammiriamolo in questo slideshow per le strade di Brooklyn.

Tommy Lee Jones nella “Malavita” di De Niro & Besson


29 Jun

 

Ho sempre sognato quest’accoppiata, e finalmente pare che Robert De Niro e Tommy Lee Jones si riuniranno, sul set, per il Malavita di Besson.

Stando, infatti, a quanto riportato da “Variety”, il grande, granitico Tommy interperetrà il ruolo di un agente dell’FBI, probabilmente il Man che vuole catturare il temibile Manzoni, alias il Bob…

Tommy Lee Jones is in talks to take on a role as an FBI Agent in Luc Besson’s Malavita, Variety reports. He’d join Robert De Niro and Michelle Pfeiffer as criminal husband and wife.

Announced last month, Malavita is the story of the Manzonis, a notorious mafia family who gets relocated to Normandy, France under the witness protection program. While they do their best to fit in, old habits die hard and they soon find themselves handling things the “family” way.

The screenplay is adapted by Besson from the book “Badfellas” by author Tonino Benacquista.

Pre-production is set to begin in July with filming planned for August at La Cité du Cinéma, where the brand new Studios de Paris are located. Additional shooting will take place in Normandy, France and New York, aiming for a 2013 release.

(Stefano Falotico)

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