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In My Letter To You, a mo’ di Bruce Springsteen, attraverso i trailer dei film con De Niro dell’ultima decade, vi racconto che (non) sono andato a letto presto


22 May

de niro truffa hollywood

Credo, in tutta sincerità, che l’ultimo album di Springsteen sia molto bello, mai sdolcinato, sempre ottimamente bilanciato fra sana retorica, un pizzico di rabbia da lui giammai persa, sebbene asciugata nella maturità che voi scambiate per patetica vecchiaia che v’induce a brutti, screanzati detti come ok, boomer…

Sì, credo che di Bruce ce ne sia soltanto uno, un po’ forse stagionato ma per niente obsoleto od annacquato.

Bruce Willis gira oramai, infatti, soltanto filmacci dalle trame più prevedibili dei film, per modo di dire, col pornoattore Bruce Venture.

Quest’ultimo non può rivaleggiare con me. Per purissimo pudore e contegno morale, non desidero sfidarlo nelle sue performance ma credo che, da un eventuale confronto nudo e crudo, ne uscirebbe spompato e assai ridimensionato.

Insomma, duri come Mark Wahlberg di Boogie Nights mi fanno un baffo da Tom Selleck d’annata, ah ah.

Ecco, sino a un paio di anni fa, mi misi alla ricerca di Jack Kevorkian, detto Il Dottor Morte, interpretato da Al Pacino in un omonimo (almeno nel sottotitolo italiano) biopic per la HBO.

Ma non si doveva parlare di De Niro?

Sì, scusate. Vedete, a volte il mio cervello abbisognerebbe di essere spento. Staccate la spina, per piacere, ah ah.

Detto ciò, non sono però la protagonista della canzone Janey Needs A Shooter del Boss e neppure Hilary Swank del finale di Million Dollar Baby.

Debbo riconoscere che son un vecchietto niente male, eh già, Walt Kowalski di Gran Torino se la suderebbe non poco contro di me. Ah ah.

Spesso, sapete, ho l’impressione di essere invece il ragazzo che, alla fine del succitato capolavoro ineguagliabile di Clint, malgrado ogni tragedia e tante amarezze occorse a lui e specialmente a sua sorella, memore dei film di Sergio Leone e soprattutto della battuta pronunciata da Lee Van Cleef in Per qualche dollaro in più, ecco, parafrasandolo/a… sei diventato ricco e te lo sei meritato.

Ribaltata, diciamo(la) più francamente: sei diventato povero e non te lo sei meritato, ah ah.

Ecco, nel periodo soprastante, ho volutamente tentennato in merito al perfetto italiano ma, nel periodo riguardante i miei ultimi dieci anni di vita, devo confessarvi che fui estremamente sicuro che mi sarei suicidato. Vedete come passo, con grande facilità, dal passato prossimo a quello remoto? Sono un verbo imperfetto e in me incarnato?

Procediamo con un calmante? No, con tutta calma.

Che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster come Henry Hill/Ray Liotta di Quei bravi ragazzi?

No, non volevo essere pazzo ma, a causa di bullismi esasperanti, mi svegliai un bel giorno, insomma, bel giorno un ca… o, eh eh, in una suite del Baglioni di Bologna, no, su uno scassato letto di ospedale.

In quel periodo in cui fui attorniato da infermieri ignoranti e da discutibili medici col camice bianco ma con l’anima poco immacolata, per compensare i miei psicologici scompensi, rividi in continuazione il trailer di Sfida senza regole. Dal primo sguardo rivolto a esso, compresi subito che non mi trovavo di fronte a Heat di Michael Mann. Ma la speranza, come si suol dire, è per l’appunto l’ultima a morire.

A meno che non vedi il suddetto film pronto e impacchettato, malamente doppiato e distribuito, in una multisala dalle parti di Faenza.

Al che, comprendi che tanta febbricitante e delirante (è il caso di dirlo) attesa, potevi risparmiartela. Risparmiando, peraltro, anche gli 8 Euro del biglietto strappato da una maschera più brutta di quella indossata da Robert Pattinson in The Batman di Matt Reeves.

A voi pare figa come una delle attrici con cui lavora Bruce Venture? No, a me pare rifatta. Insomma, è poi la stessa cosa, no? Ah ah. Sì, è tutta plastificata.

Comunque, sebbene Righteous Kill sia un film più che mediocre, lo riguardai altre mille volte per convincermi che fosse avvenente come Carla Gugino.

Be’, non si può dire che sia attraente come Carla in Sin City e in Jet.

Però, Sfida senza regole è carino, tutto sommato, come Jessica/Trilby Glover.

La Glover non è sexy come Jessica Alba di Machete, dai!

Inoltre, dalla mia situazione d’impasse, me la cavai come Ed Norton di Stone?

No, fu un periodo di ménage à trois non fra De Niro, Milla Jovovich e Norton stesso. Bensì fra me, la mia immagine allo specchio e un rendervous col prossimo film con De Niro.

Che vita, eh? Ah ah.

Per superare la mia depressione abissale, dovevo assolutamente diventare Bradley Cooper del secondo tempo di Limitless. Comunque, non mi drogai.

Potei solamente duellare virtualmente col mio acerrimo nemico e rivale storico à la Stallone de Il grande Match per illudermi di essere De Niro palestrato, non rovinato, di Toro scatenato.

Comunque, mi assunsero come stagista inaspettato per dare lezioni di vita non ad Anne Hathaway di The Intern (magari, eh), bensì a Jennifer Lawrence di Joy.

Che culo!

No, a parte gli scherzi, per molto tempo pensai di essere un ciarlatano come De Niro di Red Lights, invece, con mio sommo stupore, scoprii davvero di essere un fenomeno paranormale a cui piace Elizabeth Olsen.

Volete, per questo, rendermi cieco? Ah ah.

Sì, lo so, non sono Travis Bickle di Taxi Driver & Rupert Pupkin di Re per una notte, non sono né Bill Murray né Joker. Neanche Franklin Murray.

Forse sono però davvero il protagonista di The Comedian.

Sì, la mia lei è come Leslie Mann.

Quindi, andate a dire a John Travolta di Killing Season che la guerra è finita e non deve portarmi rancore se lui non capisce Il lato positivo di David O. Russell e io dunque severamente lo sgrido.

Presto, uscirò col libro Bologna Hard Boiled & l’amore ai tempi del Covid.

Secondo il mio editor, ho detto editor e non tutor, questo mio libro è qualcosa d’immane. Invero, per far sì che non mi montassi la testa, ho detto testa, mi disse “solo” che è l’opera di un genio.

Sì, credo che sia un grande libro. Io sono però realista… venderà dieci copie.  Dunque, se qualcuno non mi reggerà il gioco, cioè la mia lei o un vero amico, vi scriverò una lettera d’addio…

 

di Stefano Falotico

Non seguo più la cerimonia degli Oscar come un tempo, un tempo mi tiravo a lucido, quasi in smoking, e mi docciavo per essere al top durante la visione, neanche se fossi stato io il winner… o Peppino Lo Cicero


04 Mar

lo cicero servillo

Sono particolarmente legato al film 5 è il numero perfetto di Igort.

Lo vidi, in anteprima, al Festival di Venezia dell’edizione stravinta da Joker. Proiettato, peraltro, proprio in quegli stessi giorni.

Fu stroncato ma io l’amai subito. In quanto, l’incipit con Servillo dal naso adunco e posticcio, mi ricordò la caricatura di Bob De Niro in Ronin. Quest’ultimo, nel film di Frankenheimer, scendeva le scale di una scalinata (per forza, le scale fanno parte della scalinata, non credo della Scala di Milano, ah ah) di Parigi, passeggiando torvamente per poi addentrarsi in un bistrot frequentato da spie forse losche, forse bazzicato da Natasha McElhone. Diciamocela, una gran gnocca.

Inizialmente, De Niro fu corteggiato per la parte andata poi, dopo molte vicissitudini produttive, a Toni Servillo, definito il De Niro italiano. Ora, con buona pace di Toni, se lui è il De Niro italiano, io sono il Daniel Auteuil del bassifondi felsinei.

La vita va avanti, a volte va indietro. Credo che sia giusto così, in fondo…

Sì, credo che un tempo fossi una persona migliore con enormi ambizioni. Credevo fermamente che un giorno avrei vinto l’Oscar. Ma divenni un Toro scatenato. Infatti, nella domenica mattina della nottata a venire dell’edizione degli Oscar, che si tiene dopo la mezzanotte, ora italiana, entravo in ansia e mi lavavo imperterritamente per trovarmi in splendida forma spumeggiante, quasi schiumosa al Neutro Roberts, per tifare contro Julia Roberts, donna da me mai sopportata, sentendomi più che una celebrità, diciamocela, un uomo pulito e immacolato da disturbo ossessivo-compulsivo di natura maniacale-igienica tendente al carnato mio di pelle chiara, oserei dire candida e smaltata più d’una bella statuina dorata.

Mi ricordo comunque che non poco m’identificai col vincitore Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato. Ah ah. Ah, che annata. Vinse tutto Titanic, tralasciando Helen Hunt…

Qualcosa è cambiato è una vera, soprattutto realistica, storia d’amore, altro che il film di Cameron.

Non uccidetemi per questa mia affermazione: il Cinema di James Cameron è inferiore a quello di Mario Camerini. Comunque, Kate Winslet è più figa rispetto ad Helen Hunt.

Andiamo ora avanti. Non facciamo della dietrologia per queste mie asserzioni banali. Che volete? La banana?

Oggi come oggi, debbo ammettere di essere cambiato in qualcosa? No, quasi in tutto. A quindici anni fui Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Sì, fui preso per pazzo solamente perché disertai il liceo. Non mi pento di tale mia scelta. Gli altri facevano occupazione mentre i professori facevano un po’ i disoccupati. Quindi, io sono stato coerente.

Se non vi sta bene, denunciatemi al sindacato di Jimmy Hoffa di The Irishman, miei mafiosetti e ragazzine smorfiosette. Ho delle belle fossette, dunque più di tanto non mi affosserete.

Peppino Lo Cicero, Peppino De Filippo, Peppino Impastato e Carlo Buccirosso as Totò o’ macellaio. Di mio, preferisco Antonio de Curtis di 47 morto che parlaE ho detto tutto…

Suvvia, guaglioni, non fatemi una Smorfia, neppure napoletana. Non ho bisogno di interpretare i vostri sogni per giocarmeli al Lotto. Voi, dalla nascita, vi siete fottuti il cervello. Quindi, i vostri sogni sono aria fritta come quelli di Iaia Forte nei panni di Madonna. Scusatemi, compari, ma non era Veronica Ciccone la… Madonna?

State messi male. In Italia, pensano che Sergio Castellitto sia un grande attore e che sua moglie, Margaret Mazzantini, sia una grande scrittrice. Sì, la Mazzantini vinse il premio Strega. Siamo sicuri che fosse della letteratura?

Castellitto è un mediocre. Lo apprezzo solamente nel film di Vincenzo Terracciano dal titolo Tris di donne & abiti nuziali.

La sua faccia infatti mi puzza di stronzo. Basti vedere le sue scene vergognose ne La carne con Francesca Dellera e il suo metodo molto sentito con Claudia Gerini in Non ti muovere.

Invero, di notte registravo tutte le puntate di Playboy Late Night Show. Durante la giornata, leggevo più di Dennis Hopper di Una vita al massimo. A eccezione della Notte delle Stelle in cui, possedendo io solo un videoregistratore ai tempi delle VHS, non essendo tale apparecchio dotato della possibilità di registrazione multipla a più canali, per una notte non mi distraevo con Marliece Andrada, futura star di Baywatch, fingendo spudoratamente, anzi, con estrema pulizia e pudicizia da Academy Award, per l’appunto, di essere un topo, no, un tipo che necessitava di starsene buono e zitto, amando donne bastarde eppur di gran classe come Louise Fletcher. Infatti, la parte di Fletcher in C’era una volta in America co’ De Niro fu tagliata…

Devo esservi sincero, Jack Nicholson ha recitato con attrici bravissime. Fra cui Diane Keaton, Meryl Streep, Faye Dunaway e via dicendo. Ed è stato sposato per anni con un’attrice meravigliosa ma, indubbiamente, oggettivamente bruttissima, cioè Anjelica Huston.

Nel tempo libero, fra una lite e l’altra con Morticia Addams, a mo’ di 3 giorni per la verità del suo amico Sean Penn, autore di Lupo solitario, col quale Jack avrebbe recitato pure ne La promessa, pur conservando omertosamente, a mo’ di mafioso bugiardissimo, L’onore dei Prizzi e l’impeccabile reputazione della “famiglia” alla Marlon Brando de Il padrino, non aveva prezzo quando segretamente sfilava le calze col pizzo di Amber Smith. O no?

Come si suol dire, Wolf – La belva è fuori? No, il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Sì, Jack è sempre stato un vizioso e non è affatto vero il detto fariseo… l’ozio è il padre dei vizi.

Di mio, per esempio, ho sempre oziato eppur non soffro de Il vizietto con Ugo Tognazzi. Non sono omofobo, non so neanche se sia io un uomo. A volte, comunque, mangio le uova. Le donne ovulano e i maschi amano spesso le galline spennacchiate. Molti uomini sono dei galli cedroni. Be’, fatemi bere ‘na cedrata.

Per via dei miei innocui vizi pubici, no, pudici, fui accusato di essere uno sfigato come Ugo Fantozzi. Sì, i miei coetanei mi sfottevano a sangue. Si sa, erano e sono immaturi e strafottenti. Loro se ne fottevano…, ancora se ne fottono.

Io accettavo ogni presa per il culo senza battere ciglio? No, senza battere. Sì, molti adolescenti della mia età invece già battevano senza darlo a vedere…. Stavano sempre a cazzeggiare e a limonare in qualche pub(e). No, non erano delle prostitute di bassa lega. Meglio non fare una sega? No, farsene molte… Questi pubescenti venivano… foraggiati dai genitori d’alto bordo che li mantenevano agli studi di ogni lingua, straniera e non, scandinava, spagnola o semplicemente “poliglotta” affinché si sviluppassero… con qualche tamarra già molto “esperta”, sebbene prematura con scapp… mento a destra? No, maturanda presto laureanda bravissima agli orali… Molte di queste donne, ex universitarie da Conoscenza carnale di Mike Nichols, adesso sono diventate Anne Bancroft de Il laureato. Sì, per mantenere la facciata di brave signore moralmente integerrime, sono regolarmente sposate a un uomo laureatosi alla Bocconi, poi nel privato, forse solo nel club privé, amano un Piccolo grande uomo alla Dustin Hoffman da attrici “navigate” come Brenda James, Julia Ann, Brandi Love. Finito ciò, ritornano a fare le donne di casa da maionese Calvé. Attenti, mariuoli, queste vi rigirano come un calzino e vi fanno impazzire.

Sì, queste attrici da me appena menzionate, sono specializzate alla boc… hini ai ragazzini? Forse, diciamo, che non sono Jodie Foster di Sotto accusa e de Il silenzio degli innocenti? Direi di no.

Be’, diciamo che i tempi sono cambiati. Dobbiamo aggiornarci, non essere bigotti. Nel sessantotto, si combatté per la libertà sessuale, poi arrivò il 69, adesso le Anne Bancroft dei “tempi d’oro” sono diventate Jodie Foster di The Dangerous Lives of Altar Boys.

Essendo un po’ in là con gli anni, tifano per Ragazzi fuori, no, per ragazzi puri come Ethan Hawke di Paradiso perduto. Eh già. Che cazzo possono fare, d’altra parte? Come si suol dire, nemmeno Francesco Benigno se l’inc… a. Cioè, sono passate dal bramare John Lennon e Paul McCartney dei Beatles a parteggiare per il protagonista biondino de L’attimo fuggente.

Ah, per forza. Vecchie decrepite come sono, possono solo recitare la parte delle filantrope. Sono passate dal credersi Ava Gardner al ballare nel giardino delle loro great expetactions perdute per colpa della menopausa più cavalcante di un Cowgirl – Il nuovo sesso con l’ex di Hawke? Sì, Uma Thurman ma queste qui non “thurmano”, no, non mi turbano. Onestamente, sono già state fottute da parecchio. Che si fottano. Riguardassero Ethan Hawke in Prima dell’alba e poi, se ancora sentiranno qualcosa, rivedessero il loro Prima del tramonto?

Che volete farmi per queste battone, no, per queste mie battute? Sono nato nel ‘79 e, parafrasando il buon Eastwood con E.G. Marshall in Potere assoluto, sono troppo vecchio per raccontarvi puttanate.

Il nostro mondo ha perso. Meritava di vincere come quando fu candidato Al Pacino agli Oscar per …e giustizia per tutti ma Al fu battuto, ingiustamente, da Dustin Hoffman di Kramer contro Kramer.

Quest’anno, tiferò per Nomadland. Tanto per dimostrarvi che non sono misogino. Sì, ci sono ancora le grandi registe donne dopo Jane Campion.

Ma mi sorge, qui, spontanea ora una domanda. Come ca… è stato possibile che Gran Torino di Eastwood non sia stato candidato a nulla? È semplicemente uno dei tre quattro film per cui valga la pena di vivere. Vedo gente che litiga perché è in disaccordo su un film. Vedo uomini che ammazzano le loro donne solo perché hanno scoperto che esse amano Jodie Foster. Da quando nasci, t’insegnano che sei una brava persona se fai lo schiavo che lavora come un negro e vive di messe e compromessi. Mentendo sempre a sé stesso per avere tanti amici e tante stronze. A un certo punto però, in questo mondo che non crede a nulla ma crede che siano giuste le quarantene dovute al Covid, come dice Eastwood/Walt Kowalski, avete presente che di tanto in tanto si incontra un tizio che è meglio non far incazzare? Beh, quello sono io… Sì, mi spiace che, a fine maggio, Clint Eastwood compirà 91 anni. Non penso che girerà molti altri film. Come dicono a Napoli, cè pecchet’! Cioè, che peccato! I geni non devono morire mai, i geni non devono stare con la gente normale. La gente normale è formata da ladri, da bugiardi, da guappi, da cornuti e traditori, da gente che di mattina mangia un cornetto e poi prega col cornetto affinché tu possa morire d’un male impietoso. È gente che crede a dio, è superstiziosa. Pensate, molti credono pure al diavolo, uno con le corna in testa… Crede davvero che un attore sia meglio di un altro perché a differenza dell’altro ha vinto l’Oscar. Appena alla gente sputi in faccia la verità, ti dicono che sei delirante. Be’, non ho bisogno più dei figli di bottana. Poiché, come sostenne Nietzsche, l’uomo all’apparenza più debole è invece il più forte. Un tempo, inoltre, la Critica cinematografica era formata da uomini in gamba. Adesso, tengono banco Frusciante e victorlaszlo88. Il primo è uno che, nella sua monografia su Carpenter, sostiene che dovremmo lavorare un’ora al giorno, massimo, e goderci la vita. Parla, parla, parla ma sta sempre a fare un cazzo, chiede soldi per “lavorare” a mini-recensioni di 2 min. Il secondo, a furia di vedere film e non farsi una trombata con Valeria Golino, sta diventando Victor Frankenstein.

Come sosteneva Clint, il mondo si divide in due categorie. Quella degli umani e quella dei nani. Voi siete nani. Continuate con l’onanismo. Ciao ciao.

 

locandina 5 numero perfetto servillo

di Stefano Falotico

 

Ecco perché Clint Eastwood è mille volte superiore a Quentin Tarantino. Ecco perché C’era una truffa a Hollywood forse è un film bruttissimo ma certamente più coraggioso di Once Upon a Time… in Hollywood


05 Feb

clint eastwoodOk, cari gringo, chiariamoci assai bene. Tarantino realizzò tre capolavori, cioè i suoi primi tre film. Le altre sue pellicole sono belle ma, al finale di Kill Bill vol. 1, preferirò sempre quello di Per qualche dollaro in più. Che è di Sergio Leone e non di Eastwood.

Comunque, il finale de Gli spietati è superiore a quello di C’era una volta il West.

Secondo voi, Django Unchained è un grande film? Forse, non lo so. Di certo, Franco Nero è più figo di Jamie Foxx, un nerone. E non sono, capite, miei capitalisti che vorreste decapitarmi, un uomo razzista o schiavista. Pensate, sono amante di Amistad, sognai per anni delle amanti come Naomi Campbell e riuscii ad amare De Niro alla follia, protagonista di C’era una volta in America ed ex della Venere Nera, sì, la venerò ma nessuna malattia venerea pigliò, amando al contempo altre negre come Charmaine Sinclair e Grace Hightower. Io amo anche Black Dahlia di Brian De Palma, regista de Gli intoccabili, un immenso western… metropolitano.

Quindi, sono intoccabile. Capito, donne? Toccatemi e non vi denuncerò. Vi amerò.

A dire il vero, quando fui adolescente, volli amare anche la Venere Bianca, all’ana… e, sì, all’anagrafe Manuela Falorni. Pare, fra l’altro, che De Niro amò Moana Pozzi mentre David Bowie, presente anche ne Il mio West, fu sposato con Iman. Sì, il Duca Bianco fu amatore di Iman, donna che amò il suo superuomo da He-Man, forse bravo a solleticarle l’imene.

A proposito, chi sarebbe China Girl? Una delle amanti bisex di David, cioè Mick Jagger?

Ora, secondo il signor Pellegrini di The Fan, Mick Jagger è gay. Eufemismo di frocio, chiaro, finocchi? Io non sono Pinocchio né omofobo e quindi riesco ad amare sia i Beatles che i Rolling Stones. Ai Led Zeppelin, ho sempre preferito la zeppa sullo zoccolo di Jennifer Lopez, sì, ho detto zoccolo…  Alla zuppa inglese, invece, preferisco la maionese. E alla maionese lo zabaione.

Al mascarpone, preferisco i mie scarponi. Non indosso gli stivaloni da cowboy ma adoro il cowgirl. Allo stivalone italiano, preferisco i tacchi a spillo.

Ecco, a mio avviso, chi considera The Hateful Eight un capolavoro è meglio che riguardi The Killing di Stanley Kubrick. E, per l’appunto, Le iene – Cani da rapina di Tarantino. Chi ama Ennio Morricone, si riascolti le sue colonne sonore per Leone e lasci stare la sua soundtrack per il film succitato di Quentin.

È la stessa cosa de La cosa con tre semi-riff in più da Keith Richards attuale. Cioè un rincoglionito come Johnny Depp de La maledizione della prima luna. Ma quali Pirati dei Caraibi, meglio The Curse of Monkey Island.

Sì, Morricone fu un genio come Mozart, lo affermò e sottoscrisse Tarantino. Ma, negli ultimi suoi anni di vita, realizzò soltanto cover più brutte delle sue colonne sonore per Giuseppe Tornatore.

Tim Roth lavorò sia con Tornatore che con Tarantino. De Niro lavorò sia con Leone che con Tarantino.

Sì, è tutto un balletto la vita, insomma una tarantella.

Vi ricordate The Blues Brothers?

– La signora Tarantella?

– No, Tarantino.

 

Kurt Russell lavorò con De Niro in Fuoco assassino, con Tarantino molte volte e con John Carpenter girò tanta roba. Roba che Tarantino riciclò in modo grossolano, cazzeggiando a tutto spiano. Secondo me, Mystic River non è un capolavoro. In quanto troppo retorico e cucinato per gli Oscar. Gran Torino e The Mule, invece, sono davvero dei capolavori. Su Facebook, qualcuno scrisse che Il cacciatore è il capolavoro di Michael Cimino. A parte Il siciliano e forse Ore disperate, tutti i film di Cimino sono dei masterpieces.

Il primo film di Cimino ebbe come attore Clint Eastwood. Il quale si fidò ciecamente di Michael. Michael, chi? De Niro di The Deer Hunter?

Insomma, Eastwood, signore come Sondra Locke e Frances Fisher, cari signori come Walt Kowalski.

Io amo anche Walt Disney, peraltro. Non solo Tom Hanks di Saving Private Ryan e di Saving Mr. Banks.

Sì, è pieno di farabutti in giro. Hanno assalito la banca di Santa Cruz o le banks, per l’appunto? Non datevi al branco ma al banco…

Tu ami Sully?

Bravo, io amo gli spaghetti alle vongole e anche quelli con Giuliano Gemma.

Comunque, ad Anche gli angeli mangiano fagioli, preferisco Un dollaro bucato e la figlia del compianto Giuliano, Vera, è vero che è rifatta ma me la farei.

Con tanto di “remake”.

Se non vi sta bene, porci, sfregiatemi come la puttana di Unforgiven.

D’altronde, sono come Richard Harris, Un uomo chiamato cavallo. Adoro anche l’attrice Valeria Cavalli. Specialmente, quando le gambe accavalla e le vorrei montare in sella. In sala? Dopo averle offerto da bere del whisky, nel saloon o forse solo nel salotto, lei berrà la mia birra…

Sì, molti uomini si montano la testa. Secondo me dovrebbero montarsi la propria donna.

In città, troppi sceriffi dettano legge.

Sono dei panzoni come Gene Hackman.

Eastwood è un genio, Tarantino mi fa un baffo.

Le sue sceneggiature non valgono un cazzo. Infatti, Uma Thurman lo mandò a farsi fottere.

 

 

di Stefano Falotico

 

I migliori film sulle pandemie (il Covid-19 è ritornato come nei nostri incubi peggiori…), ieri fu la giornata mondiale “dedicata” ai disturbi mentali e i best movie sull’argomento


11 Oct

nielsen pazzo del mondo

francesco-bottonecontagion matt damonLe notizie mondiali sono sempre più allarmanti. E il Coronavirus si sta nuovamente diffondendo a macchia d’olio, seminando morti a non finire, ahinoi.

Ma non v’è nulla, invero, di cui preoccuparsi. Gli scienziati, i virologi e i cosiddetti esperti in materia lo predissero che, con l’inoltrarsi dell’autunno, il Covid-19 si sarebbe ripresentato con una nuova ondata di contagi(ati). Un’ondata meno potente della prima, certamente. Pur sempre, però, disagiante.

In queste cruciali ore, il governo Conte si sta riunendo per attuare delle nuove normative al fine di constatare, contrastare una malata situazione, anche italiana, sempre più angosciosamente mortificante…

Ho inserito i puntini di sospensione per creare la suspense… ah ah.

Pare che, prossimamente, saranno previste multe assai salate emesse a danno di chi, in barba alle disposizioni e limitazioni della libertà personale che, senz’ombra di dubbio, saranno virate e fortemente intraprese, non indosserà la mascherina non soltanto nei locali pubblici, bensì anche all’aperto.

Peraltro, i locali non potranno rimanere aperti, dunque frequentati dalla gente, oltre le 23.

Tamponare… il contagio si sta rivelando inutile. Darci la caramellina di un’altra estate limpidamente vitale, non evitò che ogni piacere condiviso fosse “evirato”. La moderazione non servì a impedire che il virus e la sua inevitabile, nuova diffusione, ancora si spandesse, si spargesse e sotto la pelle si propagasse. Di amuchina, cospargetevi. E voi, ipocriti, alla domenica mattina, intingete la manina nella vostra acquolina in bocca benedetta.

Una castrazione psicologica a base di altissima, assai grave, emotiva sedazione, ci aspetta. Come nella seconda legge della termodinamica (entropia!), rivista in forma negativa, le profezie all’apparenza più ridicolmente millenaristiche e pessimistiche si stanno trasformando in una nucleare “fusione”, potremmo dire, di notizie confuse e patetiche che vengono trasmesse dai mass media per tranquillizzarci con fake news distorsive la verità affinché l’umanità, scioccata e impaurita, possa sentirsi come i passeggeri de L’aereo più pazzo del mondo quando venne chiesto al comandante Leslie Nielsen se il velivolo con loro a/in carico stesse precipitando. Leslie fieramente affermò che la situazione fosse assolutamente sotto controllo mentre, all’unisono, allo scandire delle sue parole capziose, il suo naso, a mo’ di Pinocchio, gli crebbe.

Suscitando ilarità generale presso gli spettatori che, dinanzi a una genialata demenziale del genere, smisero di sudare freddo, liberandosi euforicamente, attraverso una risata eccezionale veramente, de/alle frustrazioni della loro grigia vita quotidiana non propriamente eccelsa. Assai divertendosi, le persone si distrassero estemporaneamente dalle loro precipitazioni, no, preoccupazioni di pagare le bollette. Se il film con Nielsen e il grande Guttenberg di Scuola di polizia fosse uscito oggi, la gente, dirimpetto a qualcosa di più fenomenale della battuta fra Martin Sheen e suo figlio Charlie in Hot Shots 2, si sarebbe ricordata di buttare via i cellulari alla maniera di Robin Williams di Hook – Capitan Uncino. Comprendendo, in quel momento di libertà goliardica assoluta, che la vita è sacra, appesa a un filo e non vale la pena dolersi se, su Instagram, la tua fidanzata abbia messo un Mi Piace sospetto a un uomo conciatosi come Dustin Hoffman di Tootsie o come lo stesso WIlliams in Mrs. Doubtfire. Fra stories nascoste, spie russe da Guerra Fredda, Salvatore Aranzulla che insegna ai pensionati come spegnere un iPhone e una pietosa, assai penosa condizione umana completamente incapace di amare M.A.S.H. di Robert Altman o di comprendere Animal House, a un certo punto arriva uno, il sottoscritto, che fa una battuta così:

nel mondo, almeno nei paesi sviluppati, ogni famiglia possiede due utilitarie e quattro Android. Rutger Hauer di Blade Runner, invece, fu un androide, non possedette nessun accessorio della Samsung e non ebbe neppure la patente B. Anche perché gli fu tolta dalla motorizzazione di Ritorno al futuro 2 e de Il quinto elemento. Ma fu un genio lo stesso.

Al contempo, una volta la gente moriva solitamente attorno ai sessant’anni per cause naturali dovute alla vecchiaia.

Oggi, a circa 80 anni, Harrison Ford interpreterà Indiana Jones 5 ma, anche se “usassimo” lo Stargate di Roland Emmerich, non riusciremmo ugualmente a ringiovanire James Spader e a renderlo meno ingessato, nella sua recitazione legnosa, dal sembrare un faraone egizio che reciti peggio di Tom Cruise ne La mummia.

La mia amica Vera Q. scrittrice satirica d’inappuntabile stile pungente, su Facebook scrisse ciò, ieri sera:

Oggi è la giornata mondiale dei disturbi mentali.

E ho letto parecchi post in proposito. Profondi, e scanzonati. Ed ho apprezzato le battute, del resto la vita stessa è un disturbo mentale, non ha alcun senso se non il banale rotolare nella fossa, unica cura, e dunque, ben venga scherzarci su.

E però mi piacerebbe per una volta essere seria sull’argomento, siccome, per troppi motivi, conosco il tema.

E non è per nulla affascinante. Perché il disturbo mentale comprende anche la gamma del ritardo e del disturbo neurodegenerativo, che no, non conquistano quanto le psicosi da Criminal Minds.

E diciamolo: Hannibal Lecter ci ha ammaliati tutti. E pensare che può bastare un’aggressione qualsiasi dell’encefalo, come accade in alcune malattie infettive gravi con febbre alta, per giocarsi la famigerata normalità, termine che piace assai. Ai cosiddetti normali.

Io ho conosciuto persone con disturbi regalati da malattie di infanzia, da ghiandole dai nomi assurdi, da abuso di sostanze tossiche e soprattutto da farmaci comuni, e poi dalla sfiga.

E già, la cara vecchia sfiga.

E infatti la psichiatria e la neurologia si sono salutate andando ognuna per la propria strada: mente e cervello non sono la stessa cosa.

Insomma, si sa poco quando si inneggia alla sfiga.

Ma la scienza concorda sul fatto che, per pronunciare la diagnosi di disturbo mentale, ci siano in gioco più fattori di origine biologica, psicologica e sociale.

E quindi, il suddetto squilibrio finisce nel calderone dei grandi boh.

Ed io, alla faccia dei professoroni, nel mio piccolo ho risolto: tolgo il disturbo sintonizzando il decoder.

 

Di mio, tolsi Sky perché costava e costa ancora troppo. Va costato, nei costati, no, constatato. Ma ho i bluray di Taxi Driver, di Joker e di tutti i film di Woody Allen ancora nel cellofan sigillati.

Non li apro perché potrei rovinarli. Nella mia casa, ci sono tremila libri. Non li rileggerò. Anche perché, così come sostiene il mitico Max Cady/Bobby De Niro di Cape Fear, li ho già letti.

Ci sono anche dei gialletti e non mi piace Marco Giallini. Giallo di Dario Argento è un film che fa paura… da quanto è brutto ma, nonostante Dracula 3DNon ho sonno e Il cartaio, Dario Argento rimane un genio. Be’, in Italia, una persona su tre ha letto un libro di Stephen King almeno una volta in vita sua. In Italia, però, se una persona scrive un libro più bello del miglior Stephen King, non ha amici e viene considerata pazza. Poiché è “sano” cantare con Tiziano Ferro e, alla domenica, essere “fighe” come Silvia Notargiacomo che, in radio, dice… nella lasagna ci vuole la besciamella, è la morte sua!

Con sommo dispiacere, mi spiace anche tristemente ammettere che Chris Walken e Bob De Niro non sono/siano né saranno più gli stessi.
Anche loro imborghesiti e vecchietti.

Chi ha orecchie per intendere, intenda. Voi, dietro le tendine, fate quello che volete/vogliate e deridete i pagliacci da tendoni da circo. Evviva La leggenda del re pescatore!

Cosicché, nel bel mezzo del cammino della mia vita, mi trovai/o dinanzi a un buio, no, a un bivio. Dovetti, devo, dovrò compiere solo una scelta possibile. Inevitabile.

Ebbi, ho due alternative. O essere Clint Eastwood del finale di Million Dollar Baby oppure quello di Gran Torino.
Di solito, sono scherzoso.war with grandpa de niro walken walken de niro war with grandpa

sandersStavolta, no.

 

di Stefano Falotico

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Che io mi ricordi, ho sempre voluto essere un critico di Cinema, uno scrittore favolista, un uomo bellissimo e ci sono riuscito alla faccia dei pusillanimi e degli invidiosi bastardi


05 Aug

bulldozer bud spencer

Sì, sono stato onorevolmente, assai cortesemente invitato, as accreditato stampa, cioè come critico-recensore per le due riviste di Cinema online per cui regolarmente, anzi, esattamente settimanalmente, scrivo con puntualità e in modo assai competente, alla prossima kermesse diretta da Alberto Barbera, vale a dire, nientepopodimeno che la 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – La Biennale di Venezia (2.09-12.09-2020).

Finirà, come da data inseritavi sopra fra parentesi, il giorno prima del mio compleanno.

Sì, il 13 Settembre del 1979 nacqui a Bologna, città natia di Pier Paolo Pasolini. Il quale non poco m’assomigliò/a intellettualmente, sebbene mi sia e fosse del tutto dissimile per quanto possa concernere la sessualità. Io sono etero, piuttosto convinto, malgrado non sia un edonista palestrato come Maciste e neppure un misogino come Lars von Trier, da Paolo Mereghetti definito un cripto-machista”. Per molti anni, mi sforzai comunque a recitare la parte di Matt Dillon in Rusty il selvaggio, cazzeggiando non poco in maniera sognante da adolescente viandante nel mio vagheggiare una Diane Lane inarrivabile, probabilmente trasfondendomi, virtualmente, nelle notti più magiche, pure (in ogni senso) da Strade di fuoco. Sì, mi alternai fra adamantini deliri notturni, quasi da nottambulo oppure, se preferite da sfigatissimo alla Griffin Dunne precipitato in un incubo kafiano à la Fuori orario, e deliri mistico-religiosi da Giovanna d’Arco uniti/a alla debolezza psicologica più devastante da Palla di lardo di Full Metal Jacket.

In quel periodo, in effetti, più che Falotico, fui solo robotico. Quasi schizofrenico cronico. Ah ah.

Si trattò di dinastica, genealogica questione ereditaria di malinconia autoironica e grottesca (ap)presa da mio padre. Il quale, in passato, lavorò da capufficio-ragioniere laureato ma forse non visse appieno neppure le vacanze,  godendosele infatti a fasi alterne poiché occupato, perfino ad Agosto inoltrato, a esercitare gli straordinari per potermi permettere di avere in futuro, una vita, sì, disoccupata dagli oneri piccolo borghesi del politicamente corretto, un’esistenza, cioè, meno frustrata da Fantozzi al fine di ascendere in cielo da povero Cristo, no, affinché potessi sviluppare liberamente una paradisiaca visione del mondo culturalmente aperta al Cinema più metafisico di Martin Scorsese.

Notti mie funeree si succedettero, al che, interminabilmente, logorandomi infinitamente in uno straziante volteggiare nell’insonnia più adamantina da Taxi Driver e da Al di là della vita. Sprofondai, in forma mesmerica, nella depressione più nera allineata, al contempo, alla melanconia più esoterica, danzando al plenilunio sino alla Notte degli Oscar più superflua. Dissociandomi dai miei coetanei, a quel tempo troppo occupati a rispettare le regole fintamente pedagogiche di genitori, a differenza dei miei, castranti e ideologicamente demagogici, il quale pensa(ro)no malamente e malsanamente che la vita fosse e sia un percorso a tappe ove a sedici anni devi dare il primo bacio a una ragazzina col ciuccio, a diciotto devi diplomarti fra uno spinello e l’altro, fra un liceo e una maturanda ancella geometra, no, architettonicamente anch’ella giù costruita a mo’ di portamento basale dell’ingegneria edile della società livellata secondo parametri spesso abusivi ché schematizza il mondo fra emarginati da periferie degradate e arrivati ricconi, spesso precocemente rincoglioniti, datisi ad orge spregevolmente consumate assieme alle donne più moralmente depravate, diciamocela, al dio loro danaro prostituite, ecco…, dicevo, non fui mai un vivente prefabbricato e, sebbene, debba ammettere che mi ammalai di un disturbo ossessivo compulsivo similmente paragonabile a quello di Matt Dillon de La casa di Jack, fui soltanto Mr. Sophistication del mio estraniarmi da puttane come Uma Thurman e Chloë Stevens Sevigny, amandole però onanisticamente soprattutto in Pulp Fiction e in Brown Bunny. Non potete farmi una colpa se fui un cazzone… come Vincent Gallo di Fratelli. E se trascorsi il tempo a imitare Bob De Niro.

Molti, giudicandomi superficialmente, credettero erroneamente e orribilmente che, sganciandomi da una sessualità adolescenziale frivolmente condivisa nelle cazzate più (s)porche, sarei divenuto un deviato e, diciamocela, Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti. Ovvero uno psicopatico, in mezzo alle gambe piuttosto “anomalo”, indeciso se fare coming out, se prendere coscienza di essere Kevin Kline di In & Out, incerto se essere un modello di Calvin Klein, se farsi una bella passerina oppure ammirare le farfalline imbalsamate e non svolazzanti nella sua polverosa, asfittica cameretta da ragazzo criptico, forse solamente sepolto vivo nella sua personale cripta, segregandosi, forse solo segandosi, nella sua tristissima casina, insicuro se darsi, mai dandolo a un cazzo di nessuna, al cazzeggio più stronzo da italiano medio “cazzuto”, ammirando da coniglio fottuto, con linguina da Fracchia, non solo Jessica Rabbit e Belén Rodríguez, bensì pire ogni signorina Silvani, apoteosi dell’incarnata, per antonomasia, super “affascinante”, mai vista racchia.

Ammazza, pensaste fossi uno da Anna Mazzamauro?

Se proprio vogliamo essere sinceri, ho un buon ca… o e, se mi farete incazzare, a tutti farò il mazzo. Sì, mi diedi però indiscutibilmente al matto, anche al “mattarello”. Da non confondere con matterello, detto altresì pazzoide con indole istrionica da cesso, no, da eccelso, raffinato coglione di (ca)risma che sa il “fallo” suo.

La vita è incredibile, sapete? È come La ruota delle meraviglie. Che ne so, una donna pensa di essere ancora figa come Kate Winslet di Titanic ma si accorge, in ritardo da ritardata, di essere quella di The Reader, nonostante abbia scopato tutti i ragazzi del suo quartiere, più belli peraltro di Leonardo DiCaprio e Justin Timberlake ma, allo stesso tempo, più ignoranti di un giostraio come Jim Belushi. Alcune donne invece se la menano… troppo, facendo le difficili come Diane Keaton di Interiors. Eh sì, ora se la tirano da psicologhe dei loro monologhi della vagina quando, in verità, non vogliono ammettere a sé stesse di non essere più bone come la Keaton de Il dormiglione. Sono lontani/e di falli, no, difatti, i tempi quando potevano permettersi di essere trombate… da un “Padrino” come Al Pacino, vero? Sono remoti quei tempi in cui, fra una canzone di Giorgia e un gelato al limone, non erano ancora diventate delle donne con le “palle” come Giorgia Meloni.

Ecco, ora vi chiederete: ma come ha fatto questo Falò, uno che tutto mollò e molte se ne tirò, tirandosela invero per niente, a potersi permettere di andare al Festival di Venezia in veste di Critico ufficiale? Ma davvero pensaste che fosse/i un demente, miei tonti? Insomma, non tutti sono capaci di scrivere cinquemila libri, spaziando dal genere avventuroso a quello addirittura (tragi)comico, giocando(sela) fra noir erotici, saggi monografici dei più fini, incentrati su cineasti e attori enormi, districandosi fra romanzi addirittura morbosi e letterari divertissement assolutamente godibili. Insomma, sono come Diego Armando Maradona. Potevo/a stare tutta la vita a letto a farsi crescere la panza. Poi, ritornava/o in campo ed era/o più bravo di Pelé di Fuga per la vittoria. Comunque, esiste un attore, purtroppo scomparso, che mi assomiglia proprio, eh già, troppo. Risponde(va) al nome di Carlo Pedersoli, cioè il grande Bud Spencer. Sì, nella mia vita, da quando decisi di non essere Bruno Giordano, bensì Giordano Bruno, tutti provarono a farmi lo sgambetto. Tentarono anche di spezzarmi le mani. In modo tale che non potessi fare loro una sega. Infatti, non sono Pasolini… Vollero (in)castrarmi, distruggermi, indurmi a suicidarmi, relegandomi eternamente alla pazzia o, peggio, all’infanzia. Non calcolarono questo: non adoro soltanto capolavori come Richard Jewell Gran Torino ma anche immani “cazzate” come Bomber e Lo chiamavano Bulldozer.

Morale: il 90% della gente non ha consapevolezza di essere malata di mente e, contro di me, non doveva neanche pensare di mettersi. Perché quando s’incontra uno così, finiscono tutti in manicomio. Comunque, alla caccia alle streghe da bigotti moralisti, ho sempre preferito Mago Merlino e, ai vostri “eroi” da merli, una stronzata comprata a Leroy Merlin.

Infine, posso dirvi questo…

Se tutto andrà come (si) deve, fino a lunedì notte, non scoperò la mia lei. Quindi, nel Getsemani, nel frutteto, no, nel frappè, no, frattempo, potete “tranquillamente” e criminosamente rompermi il cazzo.

Tanto, non ce gliela faceste in quarant’anni miei di vita, malgrado le provaste tutte. È inutile che andiate perciò in giro a fare i fighi dei miei coglioni. Solo io posso permettermi di andare a culo con una faccia stupenda da imbattibile testa di minchia superba. Se state a rosica’, non disperate. Sulla RAI, stasera, daranno come sempre un “varietà”. Ah ah.

Diciamocela, siete incurabilmente dei pescioloni, dei baccalà.

Cari Rosco Dunn, beccatevi un altro mio pugno allo stomaco e salutatemi (a) mammà. Et voilàOhibò! Che botte da orbi, miei orchi, miei lerci e porci.

Per quanto mi riguarda, continuo a vivere come cazzo voglio.

Lontano dalle istituzioni educative che indottrinano solamente a vedere la vita peggio di un mezzo cieco affetto da diottria, lontano dai dottorini e da ogni pragmatico, borghese moralismo.

Ché è preventivo solamente della più squallida idiozia, è portatore “sano”, cioè terribilmente enigmatico, perversamente asintomatico, soltanto della più carnale, adulterata carnalità più mendace, della più mondana, dunque oscena mercanzia.

Se non vi sta bene, laureatevi in Legge.

Tanto io sono Dredd.

Stallone anche come il pornoattore omonimo.

 

 

 

 

 

 

di Stefano Falotico

2 Giugno 2020 – Festa della Repubblica: quale? Quella di Don Luchese di Malavita di Luc Besson? A parte gli scherzi, buona vita a Clint Eastwood, un mio racconto letterario, che fantastica storia che è Il Falò delle vanità, ah ah!


02 Jun

eastwood the mule

Partiamo subito con una freddura:

Anyone is an enemy for a price. Chiunque è/diventa un nemico che non ha prezzo. Cioè, se lo paghi, ti fotte.

Per un Jonathan Pryce?

Lo scorso 31 Maggio, ovvero domenica scorsa, compì 90 anni il più grande regista vivente. Sì, lo è.
Un tempo, in una landa solitaria delle mie notti lugubri e insonni, il mio regista preferito fu Martin Scorsese. Questo lo sanno anche le pietre. Ma, col tempo, sapete, si guarda la vita da una prospettiva più matura. Scusate, non voglio risultare però paternalista come Al Pacino di Ogni Maledetta domenica quando, per spronare i suoi boys prima del suo discorso nello spogliatoio per donare loro la grinta necessaria per affrontare un incontro decisivo, fa mea culpa dei suoi errori del passato.

Ecco, per quanto adori Al Pacino, già ai tempi di questo film di Oliver Stone, eh già, fu assai più vecchio di me. Non mi pare giunto, nemmeno adesso, il momento di esservi retorico più di Platoon.

Ah ah.

Sì, cavolo. Perché mai Platoon fu premiato come Miglior Film agli Oscar? E La sottile linea rossa, no?

Veramente uno scandalo. Forse peggiore di quello raccontatoci dal gigantesco Roman Polanski nel suo magnifico L’ufficiale e la spia.

Che cosa voglio dire con questo? Quello che ho detto. Ma non mi pare il luogo né la sede opportuna per autocommiserarmi.

E, a dirla tutta, sono stanco dei miei deliri solipsistici fanatici dello schraderiano esistenzialismo da uomo ombroso, auto-reclusosi nella cripta in modo davvero troppo precoce.

Malgrado i miei ultimi anni siano stati orribili, ve lo posso giurare su Cristo, ammesso che costui non vada a sputtanarmi con la Maddalena, così come fece Willem Dafoe in The Last Temptation of Christ, sono ancora belloccio, veloce e portentoso. Molta gente pensa che io sia matto, che debba curare il mio cervello con dei neurolettici e vorrebbe sbattermi in ospizio o, peggio, in casa di cura, così come tentarono i parenti di Walt Kowalski in Gran Torino.

Mi spiace smentire ogni mio hater, vi mostro questa mia foto scattata oggi. Secondo voi, questo qui sarebbe un uomo che dovrebbe curarsi dalla prostata e che necessiterebbe di essere rallentato nei suoi, vivaddio, slanci vitali assai furenti e passionali? Indubbiamente, il mio sguardo è un incrocio fra quello di Malcolm McDowell di Arancia meccanica, quello di Johnny Depp di Chocolat, forse pure da freak de La fabbrica di cioccolato, da mezzo scemo alla Seann William Scott, da Sam Rockwell de Il genio della truffa di Ridley Scott o forse da Sam di Confessioni di una mente pericolosa, ma sì, dai, optiamo per quello di Richard Jewell, da Stephen Dorff di Somewhere, no, più affascinante (eh, ‘na roba…) quello di Cecil B. Demented, genio “incompreso” più di Ed Wood e Tommy Wiseau, da Joaquin Phoenix della periferia bolognese, da De Niro in erba in mezzo a felsinei che di erbette, cioè gli spinelli, vanno forte più di Popeye con gli spinaci, e…

Scusate, mi sono perso un’altra volta.

Ho da poco mandato questo mio racconto a un concorso letterario.

Secondo voi, vincerò?

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Il viaggio onirico di un uomo nero

 

Innanzitutto, non per sottovalutare Sulla strada di Jack Kerouac ma credo che sia importante, soprattutto per il sottoscritto, smentire l’erronea e distorsiva mitologia secondo cui le esistenze di noi tutti siano paragonabili a un viaggio. Metafisico e non.

Soventemente e scioccamente, per esempio, abbiamo udito interminabilmente la classica, onerosa espressione fatta e pallosa… ah, in questo viaggio che è la vita oppure quante innumerevoli, insopportabili volte abbiamo dovuto ascoltare banalità del tipo: cosa rappresentò, sino a ora, questo nostro aver sin qui viaggiato lungo tante vie delle nostre vite che, semmai, non condussero a nessuna svolta?

Ah, coi patetici, autoassolutori c’era una volta e col tedioso rimembrare la nostra vita nell’intenderla come un itinerario a tappe, come un dolce e poi duro, scosceso, lievissimo o difficoltoso peregrinarvi fra saliscendi emozionali di natura esistenziale, ah, finiremo soltanto col paralizzarci nel guardarci indietro. In maniera imbarazzante. Ancorandoci, da passatisti inguaribili, nelle elegie agiografiche delle più stupidamente consolatorie, ipocrite e fottutamente dolciastre.

Specialmente, auto-ricattandoci nell’abulico spettro delle nostre lagne inaudite, penosamente morbose, infinite, da moribondi sempre spauriti. Della loro vera vita realmente sparita.

Non osservando invece, ahinoi, ciò che sta davanti a noi, magnificamente sterminato e ancora vivamente possibile.

Vivete solo di vite oramai immaginarie. Invece, immaginate…

Cosicché, ben vi starà se, conservando quest’atteggiamento malato di ritrosia e oscena, oserei dire criminosa malinconia mortifera, cascherete in un fosso, prossimo al vostro successivo passo falso, cari fessi e cari uomini e donne prosciugati sin all’osso che, dinanzi alla realtà, perfino cinica ma oggettivamente ineludibile, della vita, ah ah, ve la faceste, fate e sempre farete sol addosso.

Ah, sono stufo, oltremodo nauseato dalla pedissequa, estenuante e ammorbante definizione, poco esistenzialista, invero, della vita intesa come un lungo, morbido, forsanche impervio cammino ove si può cascare, perdendo la rotta, franando per mai più risorgere ancora intatti e mentalmente lucidi. Mettiamo fine a queste sciocchezze, peraltro mal assortite.

Ah, mi sono proprio rotto di questa scontata scontentezza fintamente buonista, capziosamente ricattatoria e pericolosamente, insidiosamente affetta, inconsciamente, da tanta cretina retorica e melensa tristizia scevra d’ogni slancio romantico dei più suadentemente vitalistici. Deturpati di ogni savia vividezza cristallina!

Dio mio, ne provo ribrezzo.

Di mio, so che molte persone, dopo la prima botta in testa, cioè dopo aver robustamente ricevuto una tostissima batosta, crollarono irreparabilmente e letteralmente a pezzi. Sì, i loro cervelli si spaccarono e, affranti, completamente nell’animo loro infranti, nel cuore fratturati, nell’amor proprio sinceramente destrutturati, giammai riuscirono a ricomporre il puzzle delle loro vite che non sanno più adesso, neppure con la fantasia, sanamente orientarsi al fine di liberamente viaggiare anche solo all’interno d’una spensierata, magica poesia ammantata di sontuosa leggiadria selvaggia e variopinta.

Affogando invece, purtroppo, nelle malinconie più stantie, figlie del loro essere naufragati in un oceano angosciante di rimpianti abissali e, per l’appunto, stagnanti e malsani.

Impantanatisi che sono costoro nelle sabbie mobili delle loro (in)ferme mentalità piattissimamente distorte più tragicamente dedaliche di una metropoli labirintica e confusa ove le vie delle loro anime dissestate s’intersecano, incasinate, in maniera sia orizzontale che verticalmente perpendicolare. Intrecciandosi in neuroni mal accordati ai loro cuori già sinistramente sprofondati nel traffico nauseante e nel caravanserraglio mortale delle più atroci confusioni sesquipedali. Ah, abbiamo pure i pendolari annoiati e quelli che, senza spirito critico alcuno integralmente personale, pendono dalle labbra di chi non sa più ammirare neppure un viale del tramonto in modo roseo e spensierato. Sì, ripetendo invece solamente antichi proverbi più vetusti delle arrugginite rotaie delle loro binarie rotelle oramai avvitatesi ed arresesi ai detti più vecchi di mia nonna purtroppo morta molti anni addietro.

Rosso di sera, bel tempo si spera? Sì, ma domani sarà un altro giorno, sostenne Vivien Leigh/Rossella O’Hara di Via col vento. Vivien che, nella versione originale del sempiterno capolavoro sempreverde di Victor Fleming, si chiama Scarlett. Così come l’attrice protagonista di Lost in Translation.

Sì, cari uomini smarritivi soltanto nell’indecifrabile transizione, mai evoluta in qualitativa, superiormente emotiva transazione arricchente i vostri spenti cuori auto-fottutisi, smettetela di fare i piacioni come Clark Gable, bensì invitate stasera stessa la vostra donna a cena.

Con tanto di abbacinante lume di candela grandiosamente riaccesosi in quanto, in cuor vostro, siete coscienti che di lei siete meravigliosamente innamoratissimi e inevitabilmente presi.

Godetevela finché potete in modo bollente. Poiché domani, invece, potreste morire anche all’alba. In modo terrificante.

Dunque, che cosa state aspettando? Di morire dentro, elevando il patetismo a uno stile di vita più fallimentare delle vostre scelte sbagliate e giammai redentesi nell’attimo di un infinitesimo gaudio straordinariamente estasiante?

Camionisti e viaggiatori delle highway americane e delle vostre Strade perdute da David Lynch più squisitamente delirante delle vostre giammai fantasie realizzate e perennemente irrealizzabili, al massimo, sostate di notte al locale From Dusk Till Dawn, memori giustamente dell’insuperabile Santanico Pandemonium, alias la superba Salma Hayek.

Attenti, però, a non venirne imprigionati, vampirizzati che sarete dalla sua estasiante beltà melliflua e succhiante ogni goccia del vostro residuo eppur scalpitante sangue spumeggiante. Sessuale e non.

Versatele da bere il vostro virile aroma incitante ad un amore caliente. Suvvia, riscaldate tutto l’ambiente, non siate vili, non fate i villici. Se volete conquistare una donna, sia costei anche una sanguisuga, forse non potrete offrirle una villa da George Clooney ma certamente potreste prometterle una gita sulle rive del lago di Como ove George si recò spesso durante le sue italiane vacanze, sperando in un modesto, sì, ma al contempo stupendo, eterno amore come ne I promessi sposi. Capolavoro letterario intriso di vertiginoso romanticismo impareggiabile dei più deliziosi.

Cioè, per farla breve, non piangete sul latte versato e sui globuli rossi dei vostri sanguigni, già trascorsi amori spermatici asciugatisi negli imperituri, più sterili, assai aridi e controproducenti, tormentosi rimpianti da zombi viventi oramai non più cazzuti.

Non magnificate ciò che fu o non fu in un periodo più remoto del tempo immemore, cioè semplicemente dimenticato, ubicato chissà dove nella vostra mente, glacialmente rivivificato nel rammemorarlo quando esso estemporaneamente riaffiora a esaltazione, sì, soltanto penosa, dei vostri glory days oramai, da tempo immemorabile, irrecuperabili e onestamente, attualmente non più avventurosi e focosi. Dimenticate subito questi oramai terminati momenti da ipocondriaci malati terminali, per quanto siano stati e siano ancora, forse, per voi indimenticabili. Esalterete, così facendo, solamente il patetismo delle vostre bruciate gioventù andate a puttane, elevando mestamente in gloria solo le vostre vite che ardimentose non lo sono più, immolandovi al piacere effimero del friggervi nell’illusione di beatificare perfino le passate delusioni più stronze e infime, bigotte e moralisticamente auto-castigatorie.

In poche parole, non crocifiggetevi mai più da conigli invero pieni di rancori. Non piangetevi addosso, basta, per piacere, con l’autocommiserazione a celebrazione d’uno spettrale vostro miserere ossessivamente imperterrito. Non impietritevi, io non m’impietosisco. Ma che siete degli storpi auto-castratori?

Scopate ancora la vita perché, tenetelo ben a mente, non è mica finita…

Sì, lo so, siete sfiniti, stanchissimi. Affaticati come se aveste corso per mille miglia senza bere un solo sorso d’acqua pulita. Oh, ottima e buonissima. Fidatevi, la vostra bile va soltanto depurata con la rinascenza temeraria delle più vivide e adamantine.

Eh già, non siete assolutamente morti. L’acqua effervescente, soprattutto delle vostre anime ancora frizzanti, ve lo giuro, sì, io so che lo sono, non costa molto. La vendono a pochi euro al primo supermercato vicino casa vostra.

Insomma, ancora vi bevete la cazzata secondo cui la vita è un viaggio senza ritorno, di sola andata e privo di possibili inversioni di marcia?

Basta svoltare l’angolo dopo aver pagato la cassiera, acquistando un’intera confezione di acqua naturale e potrete ancora bervela tutta d’un fiato in modo speciale. L’acqua facilita la digestione delle amarezze da alienati, da uomini forse mai nati e troppo presto ammainatisi, asciugando ogni vostra vigliacca, scoraggiante ansia poco amabile. Sì, lo sanno tutti che ve la state facendo soltanto nelle mutande!

Dunque, scolatevela alla grande, di dosso scrollatevi le tossine in eccesso. Tossite, espettorate ogni groppo in gola e maggiormente scioglietevi con più foga. La vita vi sarà ancora figa!

Sganciatevi dai luoghi comuni, dai modi di dire e di fare più abusati.

La vita non è un viaggio, la vita è la vita. L’acqua è la linfa primaria della vita. Infatti, se scarseggia si muore disidratati. Non vorrete mica morire pure di fame chimica? Oppure, peggio ancora, dar di panza di scoregge da merdosi poiché non sapete più amare un fresco mattino con la rugiada più letiziosa?

Divorandovi, per colpa dell’appetito nervoso, anche il vostro spappolato fegato arrugginito? Ah, siete odiosi.

Che siete, per caso, dei cannibali? Degli psichiatri antropofagi delle vostre follie da Hannibal Lecter assassini delle vostre vite da voi stessi mangiate vive in modo troppo precoce?

Siate ruggenti, risplendete lucenti!

La vita non è un viaggio che vive solamente di afflizioni atte a rifuggire, vilmente, un grigio vostro presente irrisolto.

La vita è come il grande Cinema, vale a dire un sogno stupefacente.

Sì, dovete risorgere!

Potrà finire male e potrà addirittura, prima dei titoli di coda, comparire la scritta The End dopo un pre-finale in cui moriste ammazzati.

Sì, ma stiamo parlando oramai della fine. Che vi frega come e quando morirete?

Se vinceranno i buoni oppure se perderanno i cattivi? Che, semmai, altri non sono che voi stessi? Tempo per essere buoni ne avete e avrete ancora. Datemi retta. La retta via non è del tutto perduta. Al massimo, può essere un po’ mal asfaltata per colpa d’un sindaco che non cura molto l’urbanistica.

Dunque, state calmissimi. Calmatevi, smettetela di guardare alla vostra vita da passivi spettatori arresisi alla scemenza e al fintissimo buonismo.

Siate, eccome, nuovamente grintosi, perciò affamati! Calorosi!

Avete finito di farvi i film migliori? Dunque peggiori poiché utopistici da insanabili, incurabili, stolti sognatori patologici?

Non affossatevi! Ora, uscite dal cinema, afferrate con le mani il volante della vostra macchina e in alto ancora volate. Attenti solo a questo: se accelererete troppo durante il viaggio, eh sì, potreste sbandare, schiantarvi oppure essere multati per eccesso di velocità.

Potranno ritirarvi la patente o potrete subire una fortissima, salata contravvenzione. Sono troppo pessimista, cinicamente realista e perfino moralista? Sono sol un uomo nero, dunque trasparentemente bianchissimo. Poiché so che la vita è come un’autostrada con molte carreggiate e piste. Sì, potreste entrare in un tunnel senz’apparente via d’uscita.

Auto-giustificandovi delle erronee vie che, durante il vostro irredimibile percorso, inseguiste e volenterosamente perseguiste, finendo ai piedi d’un bosco nerissimo.

Ma, in tal caso, dovete essere davvero sfortunati…

Personalmente, non mi successe mai di avere pienamente successo. Nemmeno, comunque, di entrare in galleria e rimanervi intrappolato a vita. Sebbene, al cinema, mi divertii molto, guardando Daylight con Sylvester Stallone.

Si sa, sono Over the Top.

E sarà dura farcela.

Basta anche con Amarcord di Federico Fellini e con La dolce vita da illusionisti solo dei ricordi di voi stessi, quindi da disillusi, oramai arenatisi, essiccati cuori delusi.

 

Comunque, non è vero. Non sono un uomo nero, sono noir ma mi sta benissimo anche il bianco.92245643_10216693908402968_4643096870904659968_o

 

di Stefano Falotico

I novant’anni di Clint Eastwood, indubbiamente, senz’ombra di dubbio alcuno/a, il più grande regista vivente, peraltro di tutti i tempi


28 May

eastwood falotico ghiaccio

Clint+Eastwood+20th+Annual+AFI+Awards+Awards+06_BA8uDhJul

Ebbene, partiamo subito con una freddura in puro stile eastwoodiano. O forse alla Falotico.

Se siete fra coloro che adorano i francesismi, leccando un cioccolatino della Perugina oppure qualcos’altro, mie donne, famose succhiatrici di qualcosa di tosto in modo mieloso, forse anche caramelloso, diciamo che partirei subito in mood battutista à la Falò. Uomo amabile ma anche permaloso, spesso odioso. Onestamente, bravissimo in maniera mostruosa.

Ecco, la battuta storica e assai stoica, forse solamente stronza, è questa: il mio ex amico migliore credette e crede tuttora fermamente, in quanto forse malato di resipiscenza, cioè d’una sindrome per cui chi n’è affetto, eh sì, non rivede mai i propri errori “giudiziari” nei confronti del prossimo ma soprattutto di sé stesso, persona con tutta probabilità assai anaffettiva, certamente affettata e parecchio affrettata, ecco… il mio amico, forse (a)nemico, ritiene che io abbia sofferto, soffra e sempre incurabilmente soffrirò di questa patologia:

http://www.psychiatryonline.it/node/1197

Al che, appena alzo la voce e do in escandescenza, mi scrive privatamente di assumere la corretta terapia psicofarmacologica al fine che, attraverso qualche castrante neurolettico molto tranquillante, mi taccia e venga… (per niente, ah ah) inibito a livello prettamente, oserei dire coattamente, fisicamente e sessualmente contenitivo. Mah, lasciatemi borbottare…, diciamo che il mio amico è ripetitivo, prevedibile nei suoi consigli altamente offensivi la mia innata signorilità distinta e, d’istinto, come un cane arrabbiato che andrebbe invece immantinente fermato e, nei suoi slanci insultanti, prestamente raffrenato e raffreddato, mi grida addosso e sbraita peggio di un lupo affamato la sua invidia da persona gelosa a sangue del sottoscritto che, a livello propriamente contenutistico, al momento, non ha un cazzo da dire e da obiettare in merito alle mie incazzature da romantico neorealista parimenti lucido e obiettivo come uno dei Clint Eastwood maggiormente d’annata, ovvero Walt Kowalski di Gran Torino.

Ebbene, fra 72 ore, Fino a prova contraria, Eastwood compirà novanta primavere. Mentre, dal prossimo 21 Giugno, sarà estate. Così come avviene dalla nascita del calendario cristiano, non so se adottato anche dagli uomini celtici di Stonehenge. Oppure dagli stolti che non sanno che, anche negli anni bisestili, Clint Eastwood uscì con un film all’anno.

Bene, dopo questa squisita, oserei dire presa in quel posto, detto anche ano, soave e delicata, perfino deliziosa nei riguardi del mio hater, il quale in cuor suo è in verità mio spregevole amante, in culo mio sicuramente no, ah ah, in verità impersonante Cacciatore bianco, cuore nero della sua ossessione hustoniana nei miei riguardi, direi di celebrare il “Monco”.

Cioè me stesso? In quanto, dal mio hater, io vengo definito un uomo con solo due espressioni?!

Cioè, parafrasando Sergio Leone nei confronti del suo Eastwood attore, una col sigaro del mio psichiatra e una col Poncho del mio non sapermi vestire come si confà a un uomo del nuovo millennio?

Mah, al mio hater, appena prova ad offendermi, rispondo puntualmente:

Al cuoreRamòn, al cuore altrimenti non riuscirai a fermarmi!

Sì, se avessi dato retta alle maldicenze del mio pusillanime ex amico infame, sarei ora in una casa di cura e non potrei vantarmi di avere avuto certamente meno donne di Eastwood ma, comunque, almeno qualcuna:

https://www.whosdatedwho.com/dating/clint-eastwood

Ecco, secondo questo sito, Eastwood ha avuto trentatré donne. Io, prima di compiere gli anni di Cristo, stetti per non usare mai la mia Magnum da Ispettore Callaghan, cazzo, con nessuna…

Eh sì, il mio amico fu più geloso di Jeff Daniels di Debito di sangue.

Mah, secondo me se io e lui ci riconciliassimo, eh già, saremmo ancora più Scemo & più scemo (Dumb and Dumber).

La mia vita fu come quella di Dumbo, diciamo più che altro da The Elephant Man, la sua fu forse solo sofferente di elefantiasi. Cioè, senza una stampella, non gliela può fare da solo, manco adesso.

Monchissimo! Moscissimo!

Per caso, soffre di artrite, è arteriosclerotico oppure è ridotto a uno stato psicofisico di semi-coma neurovegetativo, peggiore di me stesso, il Falotico, dopo che mi fu effettuata una diagnosi psichiatrica che non starebbe in piedi neanche come Gian Maria Volonté/Indio, in Per qualche dollaro in più, dopo che il Colonnello Mortimer gli sparò con prontezza di riflessi e freddezza, per l’appunto, devastante?

Poiché, guardate, non sono affatto suonato malgrado, ve lo garantisco/a, non sia effettivamente idilliaco subire una sedazione per colpa di giochetti bullisti similmente associabili allo stupro commesso alla sorella di Thao…

– Che vorresti dire?

– Quello che ho detto…

È veramente orribile essere deprivati dei propri anni migliori, sfiancati nella propria virilità come il De Niro di Flawless che volle soltanto amoreggiare con Wanda De Jesus e invece gli diedero del cuore di cane, anzi di donna Graciella Rivers… Trovandosi, perciò, a battagliare per la propria dignità come Hilary Swank in Million Dollar Baby. No, non è Un mondo perfetto. E forse alcuni dolori nel basso ventre puoi curarli, semplicemente smettendo di assumere farmaci inutili, ma non puoi rialzarti se finisci come Eluana Englaro. E che fai? Chiami Al Pacino di You Don’t Know Jack o preferisci un’eutanasia dolcissima da Frankie Dunn? Esiste anche la terza possibilità. Non gettare la spugna, fottersene e indagare alle origini di ogni ipocrisia da Mezzanotte nel giardino del bene e del male. Se non gliela farete a smascherare figli di puttana bastardi quasi quanto Gene Hackman di Potere assoluto, no, non vendicatevi del vostro “porco” Little Bill Daggett. Parliamo della vita reale. Ad Anna Thomson/Delilah Fitzgerald rimarrà sempre l’indelebile cicatrice da sfregiata in modo poco pulito, (im)punito. Ma io non sono cieco come Pacino di Scent of a Woman. Al Pacino, esattamente colui che sconfisse Eastwood come Best Actor nell’anno di Unforgiven.  Sì, esistono eccome le protesi per un’anima mozzata o soltanto smorzata e demoralizzata, assolutamente non demolita. Non date retta alla retorica di Martin Brest. Mi pare inoltre che siamo tutti oramai cresciuti per farne una tragedia come in Richard Jewell. Comunque, che film capolavoro! Se qualche terrorista attenterà alla vostra vita come in Ore 15:17 – Attacco al treno, dimostrategli che la patente di senza palle gliela ficcate ove dico io. Sì, come Eastwood, sono The Mule. Mi assunsi e ancora assumo ogni responsabilità della mia trascorsa ingenuità. Fui talmente puro che fui scambiato addirittura per uno stronzo socialmente troppo duro, dunque da “internare” e intenerire con le assurde teorie eugenetiche della mentalità poco umana da scienziati dei miei coglioni dal DNA umano veramente merdoso. I cattivi, invece, dovrebbero essere assunti in drogheria come Sean Penn di Mystic River. Poiché, a mio avviso, non sono traumatizzati come Tim Robbins. Non sono neanche tanto svegli ma soltanto drogati. Se non v’è piaciuta la “sparata”, riguardate Il texano dagli occhi di ghiaccio e comprate il libro ficcatovi sopra.

Ah, per la cronaca, non quella nera, io sono uguale sempre più a Sam Rockwell.

 

di Stefano Falotico

I critici di Cinema non sono Clint Eastwood


15 Apr

eastwood

Le teorie cinematografiche sui critici di Cinema: tutto dipende dalla genetica? Dall’ermeneutica? Dalla cultura e dal grado (dis)informativo? Dal cosiddetto “ambientificio?”

Ora, il termine ambientificio non esiste in italiano ma gli psichiatri lo usano spesso e l’hanno coniato apposta per denominare le condizioni ambientali in cui un essere umano è nato e/o cresciuto. Potremmo associarlo, con un termine più proprio della classificazione animale e figlia delle teorie di Darwin, come habitat.

Ovvero, il luogo d’origine, di provenienza, di abitazione, per meglio dire di ubicazione in cui una persona è nata, per l’appunto, è cresciuta o convisse. Oppure ancora stia convivendo, semmai vivendo pure una non vita. Semplicemente omologata all’ambiente circostante per sopravvivere.

Dunque, la persona in questione assume e introietta, spesso inconsciamente, degli stili di vita e di comportamento atti a non farsi allontanare, evitare, emarginare, estirpare, finanche evirare non solo dalla sua stirpe, bensì dalla razza ambientalistica in cui sta. Razza che, peraltro, può essere formata pure da donne animaliste oppure da uomini idealisti, addirittura ambientalisti. Oppure, una razza paradossalmente costituita da uomini e donne razzisti. O sessisti, sessuofobi, chiesastici, moralistici, ipocriti, bigotti o, di contraltare, troppo libertini, libertari, incoscienti immorali o partoriti, (in)generati e degenerati, allevati e forse già subito non alleviati da una famiglia morta dentro e fuori, quindi esistono anche gli orfani che crescono, giocoforza, in ambienti collegiali formati da suore repressive, da preti ped… li, da sagrestani con la parrucca invero più parrucconi non solo del parroco volpone, bensì di quelli che frequentano, nel proprio quartiere, la loro parrocchia. Abbiamo allora donne che vanno sempre dalla solita parrucchiera, uomini barbosi e barbuti che non si tagliano mai i peli del naso, i leziosi ed esigenti che cercano perennemente il pelo nell’uovo, abbiamo un uomo che non sa cucinarsi le uova poiché cresciuto da una madre che combinò, sin dapprincipio, a lui una frittata, facendolo impazzire anzitempo come una maionese mal mescolata, abbiamo uomini fintamente mascolini con pochi neuroni, dunque con un cervello senza muscoli. Dei coglioni? Nemmeno quello che sta in mezzo alle gambe funziona tanto cazzuto. Poiché l’eccitazione parte dall’ipofisi e, se il cervello è fottuto dalla nascita, l’uomo suddetto che n’è affetto, freddo, rimarrà al massimo un cazzone che, in palestra se la suda, in qualche balera con delle balene se la suona e se la canta ma, sinceramente, nessuno se l’incula, nemmeno sé stesso fotte poiché è talmente inconsapevole della sua stessa persona che non sa nemmanco mandarsi a fanculo da solo in masturbatori momenti autoironici.

Al che abbiamo gli esaltati innati, figli di genitori totalmente incoscienti dei propri limiti, mentali e non, che sin dai loro primissimi anni li comanderanno a bacchetta. Non saranno dei bacchettoni, anzi, peggio. Dei coglioni. Ripeto!

Poiché, credendo erroneamente di essere persone migliori delle altre, redarguiranno i figli ancora prima che da soli possano sbagliare, dunque imparare a vivere, interiorizzando da sé le emozioni, in maniera naturale e non forzata, atte a sviluppare la propria unica personalità in modo autonomamente giudizioso e critico nei confronti di una realtà perlopiù formata da idioti. Tutti assoggettati a valori che, soventemente, combaciano con la parola disvalore nell’accezione, questa sì, che va per la maggiore.

Secondo la dottrina gnostica, l’umanità si divide in tre categorie. Le conoscete? Documentatevene.

Secondo la psichiatra della minchia, che cos’è il Super-io? Stando alla generalista Wikipedia:

Con il termine Super-io (originale tedesco Über-Ich) o dalla resa in lingua latina Super-ego, secondo la teoria freudiana, si indica una delle tre istanze intrapsichiche che, insieme all’Es e all’Io, compongono il modello strutturale dell’apparato psichico ed è quella che, secondo lo stesso Freud, si origina dalla interiorizzazione dei codici di comportamento, divieti, ingiunzioni, schemi di valore (bene/male; giusto/sbagliato; buono/cattivo; gradevole/sgradevole) che il bambino attua all’interno del rapporto con la coppia dei genitori.

Inizialmente il padre della psicoanalisi aveva distinto all’interno della personalità due dimensioni: una conscia ed una inconscia; in seguito opererà una suddivisione della personalità nelle tre sfere sopra elencate.

Il Super-io è costituito da un insieme eterogeneo di modelli comportamentali, oltre che di divieti e comandi, e rappresenta un ipotetico ideale verso cui il soggetto tende con il suo comportamento. «È una sorta di censore che giudica gli atti e i desideri dell’uomo»[1].

Attraverso tale istanza si determina un meccanismo che porta alla frantumazione dell’Io ed alla sua successiva modificazione, in quanto vengono da esso assimilati modelli derivanti da imposizioni altrui. Il Super-io, infatti, scaturisce dal bagaglio culturale e formativo acquisito sin dall’infanzia dai genitori ed in seguito da altri eventuali educatori.

Se quindi, da una parte, tale sfera riveste una funzione positiva, limitando i desideri e le pulsioni umane, dall’altra, causa un senso continuo di oppressione e di non appagamento.

 

Ora, nel novanta per cento dei casi, spesso umani, in senso bonariamente dispregiativo, una persona non cambierà più, arrivata a una certa età. E anche la frase stupida di David Lynch, autore di Mulholland Dr., pellicola che manda a farsi fottere le istanze psichiche o che dir si voglia psichiatriche, agendo di nonsense da Strade perdute, ecco, fa pena.

Lynch infatti, in un momento d’infantile delirio d’onnipotenza, espresse una frase apodittica e assolutistica, non so se paradigmatica, onestamente poco utopistica e miracolistica, certamente dogmatica e onestamente stupida, ovvero:

le persone non cambiano, si rivelano.

È una frase stolta poiché, invero, le persone non cambiano anche quando si rivelano. Cioè, semmai appaiono veramente per ciò che, dapprima, non apparvero. Che è la stessa cosa, anche no.
Delirio! Sono le persone attorno a loro che, rimanendo scioccate e stupite, forse istupidite, dinanzi a quello che considerano uno stupefacente mutamento incredibile, essendo ottuse, poiché non possono cambiare in quanto oramai figlie del Super-io immutabile da loro sviluppato, della loro idea rimangono. Al che gli idioti la penseranno sempre allo stesso modo anche se, per educarli, li spedisci ai lavori forzati.

Oppure, un omosessuale, anche se obbligato ad accoppiarsi con una donna, finito che avrà di accontentare chi lo costrinse ad andare contro natura ed entrare in quella “radura”, non so se dando soddisfazione alla donna milf o immatura, tornerà omosessuale. Statene sicuri! Comunque, slacciate la cintura. E un ascetico, anche se spinto… nella società porcellesca, anziché omologarsi agli ilici, tornerà psichico. Che c’entra questo coi critici di Cinema? C’entra, eccome. Se un uomo, per esempio, non ama Silence o Il cavallo di Torino, significa che la sua vita è troppo incentrata su una quotidianità “normale” e frenetica per permettergli di riflettere sul senso dell’esistenza. Diciamo che è troppo preso dalle comuni istanze sociali e dalle bestiali stanze del porcile di massa. Attraverso questa mia teoria, potete identificare il modus operandi non solo di un critico ma anche di una persona cinematograficamente ignorante.

Comunque, al cavallo di Torino, preferisco Gran Torino e, a quello di Troia, quello dei pantaloni…

Sono un uomo che garantisce freddure a iosa. Sa anche regalare una rosa e indossa un golfino grigio pur rimanendo caloroso e roseo.

Uomini, non dovete scopare le mule, bensì amare The Mule.

 

di Stefano Falotico

Da quando faccio l’intellettuale, la mia vita ha preso slancio vitale e me ne frego delle offese bestiali in quanto sono JOKER ancestrale


24 Jan

sveglio

Partiamo con la stronzata serale che allieta l’umore prima di andare in cucina a mangiare un po’ di cioccolata fondente.

Eccola qua.

Sì, da una vita la gente mi dice di svegliarmi. Di mio, nacqui come John Creasy/Denzel Washington di Man on Fire. Quindi, cercate di non provocarmi e ascoltate, piuttosto, Nothing Man di Springsteen.

Sì, stasera attaccai benevolmente Mr. Marra. Sì, il celebre youtuber che spesso sfoggia muscoli da Beppe Maniglia giovane. Non conoscete il mitico Peppuccio?

Idolo di Piazza del Nettuno a Bologna, è il Lou Ferrigno/Incredibile Hulk della città felsinea.

Adesso, è quasi sparito dalla circolazione. Ma forse avrà incontrato, su una highway statunitense, Mickey Rourke e Don Johnson di Harley Davidson e Marlboro Man. Tutti e tre, invecchiatissimi, si credono ancora come Johnny il bello.

Beppe è un letterato, sapete?  Lui sapeva far scoppiare, con la sola forza polmonare, le borse termiche dell’acqua.

Le donne, vedendo quest’uomo così pompato, lo volevano spompinare e scopare più di come oggi quella cretina di Scarlett Johansson provi a farsi bombare da Chris Evans.

Ma torniamo a Marra.

Ci prendemmo su FB. Lui mi rispose: – Ok, boomer.

Gli risposi in chat che, se mi scambiò per Clint Eastwood di Gran Torino, cioè per uno che sembra un vecchio rincoglionito che non lo è, ci prese. Dunque, le avrebbe prese.

Sì, Mr. Marra vorrebbe essere James Franco di Spring Breakers e invece, secondo me, assomiglia francamente al Franco di City by the Sea.

E torniamo alle chitarrine del Beppe.

Al che, un mio amico mi chiese:

– Da quando sei diventato così stronzo?

– Da ieri. Quando te le suonai.

Poveri imbecilli, non aggiornati su di me, dietro profili falsi mi scrivono che dovrei curarmi dalla fobia sociale e trovare un lavoro d’impiegato.

Credo che abbiano capito poco del sottoscritto.

Questi sono solo personaggi da Sanremo.

Insomma, dei maniaci sessuali. Sì, è vero. Chi ascolta le canzonette è uno che crede agli amori. Quindi non è un maniaco auto-centrato?

150314 - Spettacolo musicista artista di strada Beppe Maniglia in piazza Nettuno - foto Nucci/Benvenuti - SPETTACOLO BEPPE MANIGLIA - fotografo: BENVENUTI

150314 – Spettacolo musicista artista di strada Beppe Maniglia in piazza Nettuno – foto Nucci/Benvenuti – SPETTACOLO BEPPE MANIGLIA – fotografo: BENVENUTI

di Stefano Falotico

CLINT EASTWOOD, alla soglia di novant’anni, con RICHARD JEWELL, dimostra che il Monco è The Man with no Name, miei monchi e mongoli


23 Nov

Clint+Eastwood+AFI+FEST+2019+Presented+Audi+RX6S-VObpm-l

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale: quindi, non potete farmi causa. Sennò, oltre ai danni per calunnia, vi posso chiedere il risarcimento e anche tutte le annesse causali con estremo senno e senza nessun segno

Di pace? No, sui vostri volti. Morirei soltanto sfiorandovi. Schifato, creperei scannato.

Ora, chiariamoci, moscerini, moncherini e minchioni vari.

Se è vero che, come disse un mio amico tanti anni fa, io assomigli a Sam Rockwell, è altresì inconfutabile che in passato io sia stato Nic Cage de Il genio della truffa.

Ovvero, una persona affetta da manie igieniche e da rituali ossessivo-compulsivi, da me avuti a causa della mia profonda inquietudine esistenziale da Stress da vampiro.

Così com’è altrettanto effettivo che mia madre sia fisicamente simile a Kathy Bates.

Invece, tornando a me, tre anni fa ingrassai parecchio. Fu colpa degli psicofarmaci che m’obbligarono ad assumere solamente perché, possedendo un’anima troppo sincera, dissi tempo or sono che dei figli di puttana vollero attentare alla mia vita. Inscenando la mia pazzia solamente perché non era un lurido verme come loro. I quali, nascostisi dietro il paravento dell’università, desiderarono coglionarmi. Inventandosi la balla secondo cui ero malato di schizofrenia in quanto, invidiosi a morte della mia superiorità intellettuale, del mio savoirfaire da libertino abissale, forse anche del mio carisma da uomo che conosce la sua Magnum dentro i pantaloni, credettero assai male che mi sarei piegato ai loro ricatti osceni da malati di mente insanabili. Al che, san(t)amente mi sfuriai come Eastwood di Gran Torino. Gli psichiatri, non avendo molte prove in mano riguardo il ridicolo eppur tragico complotto che mi fu ordito, mi predisposero delle cure assai debilitanti ma soprattutto inutili. Addivenendo alla sbrigativa, burocratica, politicamente (s)corretta conclusione che, per l’appunto, mi fossi inventato tutto in quanto socialmente disagiato e delirante. Dopo tempo immemorabile, smentirono tutto, porgendomi le doverose scuse.

Una tragedia forse senza precedenti o probabilmente pari a quella narrata, a quanto pare splendidamente, visti gli applausi alla prima mondiale, da Eastwood nel suo nuovo film, vale a dire Richard Jewell.

Sì, una bella manica di mezze calzette… Ma, per mia fortuna, da tale equivoco giudiziario dalle proporzioni disumane assai angoscianti e realisticamente devastanti, ne uscii totalmente pulito e ancora brillantemente osannato. Malgrado, come dettovi, fui ingiustamente sottoposto all’igiene mentale più deprimente.

Ora, alla mia veneranda età non ancora da vegliardo, bensì da giovane gagliardo, posso presentarmi alla platea del mondo con tantissimi libri pubblicati, con saggi monografici, con ribaldi, fulgidi e lindi saggi monografici dedicati a Martin Scorsese, Nicolas Cage stesso, John Carpenter, con un mio delicato, delizioso omaggio a Eastwood in persona, la mia saga del Cavaliere con una copertina in cui Clint, in carne e ossa, forse solo graficamente stilizzato e ringiovanito, cammina lungo le vie buie del mondo ove tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.

Nella notte di San Silvestro, sarò a Monaco di Baviera assieme a un mio amico vero. Non so se mangerò lo zampone ma ho smesso di essere preso per coglione soltanto perché, come Steve Everett di Fino a prova contraria, Babbo Natale è costretto a rimanere spesso solo, eppur gli ignoranti ostinatamente mi danno dello zoticone, i gelosi del volpone, le donne vogliono succhiarmi qualcosa di unforgiven, togliendosi la gonna per un Blood Work, non suono la zampogna e i cattivi vorrebbero mettermi alla gogna.

L’idiota che ancora mi spergiura, eh sì, ha fatto la figura della merda pura, oh sì, ve lo giuro.

Continua, tramite profili falsi, a dirmi che dovrei andare a lavorare nei campi.

Gli rispondo:

– Perché no? Sai bene che sono Il texano dagli occhi di ghiaccio.

 

Al che, arrabbiato come non mai, mi dice che chiamerà la neuro.

E io, puntualmente, a tale mezzo uomo oramai terminato, replico in questi termini:

– Non ti avevano già internato? Devono esservi stati dei ritardi. Se gentilmente volessi passarmi il numero del tuo psichiatra, gli dico che sarebbe conveniente che comunicasse agli infermieri di venirti a prendere quanto prima.

Sai, lo faccio per te. Per la tua salute. Ma soprattutto per la mia.

Non prendertela, mio Jeff Daniels. Bevici su. In carcere o in manicomio, posso venire comunque a trovarti. Vuoi che ti porti anche del Jack Daniel’s?

Dicono che quando brucia, sai, l’alcol può servire da anestetizzante.

Sì, ti garantisco. Al mio mulo non piace la gente che ride e gente come te non merita neppure di essere trattata da asino.

All’asino, sai, puoi lavare la testa col sapone ma continua, ottuso come una capra, ad andare avanti per la sua strada.

Come facesti tu. Senza rinnegare un solo tuo passo falso.

Peccato che, sulla tua strada, stavolta tu abbia incontrato un tizio un po’ come Eastwood di The Mule.

Sì, che film, ragazzi. Eastwood ammette di non essere mai stato rincoglionito e, per via della sua ingenuità “criminosa”, di essersi meritato la punizione.

Però ora dobbiamo avere il seguito, intitolato Un mondo perfetto 2.

Con protagonista il reale scemo del villaggio, ovvero colui che, se a un uomo piace I ponti di Madison County, a suo avviso è un uomo che, sempre secondo sue testuali parole, mette tristezza…

Ah ah ah.

Una lezione di vita immane, cattivissima, mostruosa, sacrosanta.

Indimenticabile.

Poiché io andrò avanti e odio le vendette ma solo un bambino o uno col cervello piccolo potrebbe perdonare una cosa del genere.

Fra l’altro, che film, Gunny. La storia di uno che è duro perché, bando alle ciance e alla retorica, fratelli e amici, uomini e donne, la vita è una guerra. Dobbiamo essere duri come le merde secche se vogliamo distruggere i tosti stronzi. Dunque, donne femministe che odiate i maschilisti, afferrate la pistola e premete sul grilletto. E voi, uomini maschilisti, fate meno i fascisti, altrimenti vi mando in Libia. I droni vi fotteranno.

Ehi tu, lesbica, sarai la donna di quel gay. Ho deciso io. Sarete una coppia ben assortita. Si dice che gli opposti si attraggano e se lo sbattano. Tu, omosessuale, fai sesso col tuo uomo e non rompere il cazzo a quella donna.

 

di Stefano Falotico

 

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