Posts Tagged ‘Harrison Ford’

Io ho visto dal vivo HEATHER GRAHAM, Harrison Ford, Johnny Depp & MICHELLE PFEIFFER: voi no, eh eh


24 Aug

harrison fordjohnny deppheather graham michelle pfeiffer

Buona settimana e lunga, felice estate: vi presentiamo alcuni cortometraggi nient’affatto malvagi, siamo The Untouchables?


09 May

intoccabili kevin costner

Ebbene, la pandemica situazione ingeneratasi e innescatasi per via del famelico, mefitico, mellifluo e mefistofelico, tetrissimo e angustiante, mortificante e mortifero Covid-19, c’ha logorato, oserei dire spossato, sfibrato, angosciato, represso e incatenato in lockdown forse estenuanti e un Tarantino, no, un tantino esagerati.

Avevo scritto Tarantino? Mi son sbagliato? Ah, me giammai invero sbadato. Io tutto ho capito nella vita e azzeccato. Come no… In passato, come tutti, molte volte ho metaforicamente sbadigliato. Ancora sbadiglierò? Mi pare ovvio. Lo sbadiglio è un moto involontario del tutto congenito e incurabile.

Anche lo sbaglio. Come dice il detto, sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Ma io, essendo Falotico, voglio nuovamente sbagliare, su una donna sbavare, forse ammirarla quando, di rossetto sbavato, stringe le labbra per sottintendere a qualcosa di entusiasmante, vicendevolmente a venire… spumeggiante!

Ebbene, vogliamo qui mostrarvi una scena d’antologia, tratta da uno dei massimi capolavori intoccabili della Settima Arte. Eh sì, Gli intoccabili… ah ah.

Detto ciò, il verbo tocciare (sì, non toccare, bensì toccare con la i di Imola nel mezzo) non esiste in italiano.

Ma a Bologna, forse anche nell’imolese, si suole dire gergalmente… hai tocciato stasera?  Espressione volgarissima… che avete capito benissimo…

Vi presentiamo, dunque, due veri masterpiece indiscutibili.

Il primo ad opera d’un uomo amante di Spielberg, di Harrison Ford e di Sean Connery.

Certosina opus di montaggio perfettamente bilanciato alla musica di Morricone di The Hateful Eight? No, de La cosa? Macché, del succitato capodopera di Brian De Palma.

Il secondo firmato invece dal David Lynch della pianura emiliano-romagnola, autodefinitosi il Genius-Pop.

Essere anomalo, visionario e creativo inimmaginabile, spesso un cretino sesquipedale e inenarrabile, a suo modo l’unico uomo capace d’incarnare il miglior Cinema di Cecil B. DeMille e la faccia da schiaffi di Stephen Dorff di Cecil B. Demented.

Il Falò, ladies & gentlemen. Un uomo angelico che però ne sa una più del diavolo. Egli volteggia nel mondo con levità mansueta, egli si gongola, dondola, va al Festival di Venezia e ama le gondole, anche le vongole. Odia però i mongoli ma non quelli della Mongolia. Eh sì, egli esemplifica l’ossimoro vivente, la contraddizione incredibile più splendente.

È un uomo a volte del volgo, talvolta dei borghi, conosce Borgo Panigale, conobbe anche un tipo dal cognome Paganelli, da non confondere con l’ex celeberrimo violinista Niccolò Paganini.

Da piccolo, collezionava le figurine Panini ma state buonini. Lui ama un panino di Burger King ma anche Pannofino.

È un uomo assai fine, un uomo sopraffino. Un uomo, osiamo dire, oltre l’umanità, un uomo disumano, in passato sfigato abnorme, forse oggi un uomo abbastanza piacente e piacevole, diciamocela!

È un piacione!

Nella sua vita, s’impiegò per essere brutto ma non riuscì a vincere la sua natura indubbiamente, ciò è evidente, molto concupente… odiamo dire concupiscente.

No, non è un deficiente, è un man travolgente. Soventemente sganciato dalla mediocrità della gente.

di Stefano Falotico

Spin doctor, psichiatra forense, critico cinematografico, scrittore estremamente valente, poeta aulico di natura stupefacente, il commissario Falò indaga sulla gente che non vale niente


23 Mar

primal fear

Sì, in tale periodo di quarantena, il condomino del settimo piano del mio palazzo, il signor Caggese, riguarda tutte le repliche registrate de Il commissario Montalbano.

Sua moglie fu la mia insegnante di matematica alle scuole medie. Ha un nome desueto, molto particolare. Che mi crediate o no, si chiama Delfina.

Mentre, uno dei miei guilty pleasure preferiti di sempre rimane Il commissario Lo Gatto col grande Lino Banfi.

Pura storia di detection nostrana con la bellissima Isabella Russinova, una sorta di Black Dahlia della riviera, no, dell’isola di Favignana. Ove tale donna misteriosa scomparve ma alla fine riapparve. Anche riapparse!

Lino prese così due piccioni con una fava e Isabella fu salva. Anche se, svestita così, fece venire caldo come se fossimo stati in una sauna. Anche in una savana, miei uomini da zoo.

Un Lino al massimo storico in una parte spassosa, nel suo stile, eppur anche drammatica. Diretto dal compianto Dino Risi.

Semi-capolavoro della commedia all’italiana mista al mystery thriller fatto in casa con Maurizio Ferrini nel ruolo dell’agente Gino Gridelli e uno strepitoso, sciancato, zoppo Maurizio Nicheli as l’inviato giornalista Vito Ragusa.

Film pieno di scene d’antologia fra bagnini burini più sexy di quelli di Baywatch, forse dell’altra sponda…, ragazzine minorenne un po’ troppo birichine e monelle, cameriere di nome Addolorata che portano a letto la cena con tanto di colazione dopo una zuccherata eiac… ne, la signora Bellugi/Licinia Lentini nei panni dell’annoiata tennista in vacanza. Licinia, specializzata nel gioco delle palle così come lo fu col centravanti di sfondamento Speroni in un altro (s)cult con Banfi, ovvero L’allenatore nel pallone.

Speroni fu interpretato da uno col mio stesso nome, cioè Davanzati Stefano. Forse un uomo procuratore non so di cosa come il mitico Andrea Roncato/Bergonzoni.

Roncato, nato a Bologna come il suo concittadino omonimo, Alessandro Bergonzoni. Interprete, Andrea, di Margheritoni nel film Mezzo destro mezzo sinistro. Sempre con la bella Isabella.

Della serie tv L’ispettore Coliandro e anche del film Ho ammazzato Berlusconi. Io, invece, potrei essere Il signor diavolo? Sì, quando la gente (s)parla a sproposito e il pettegolezzo è lo sport preferito delle persone senza talento, scende in campo un campione. Il quale ancora si piglia spesso ammonizioni ma mai più espulsioni. Per invidia, gli danno del coglione e del bambagione, in verità vi dico che è solo un bravo guaglione.

Recensisce film con sobrietà e raffinato gusto delicato, indossando un caldo maglione ben accollato, a volte gli viene ancora il magone ma certamente ha due bei “marroni”. Pensaste che fosse fregato e un disgraziato e invece non è per nulla inchiappettato. Egli svela tutte Le verità nascoste grazie al suo carisma da Harrison Ford. È un po’ selvaggio quando eccede e non accetta di essere ipocritamente addomesticato ma rimane un colto Indiana Jones ancora imbattuto. Archeologo del suo passato oscuro, riemerse come Atlantide poiché è nomen omen, Joker Marino. Egli disserta sui film con classe innata, sa sdoppiarsi come Ed Norton, è carismatico e pieno di charme come Richard Gere, è più bestiale di Andy Garcia di The Unsaid.

No, di quello di The Untouchables.

 

Finale col botto! Senza bottane ma da American Gigolo, ah ah

Sì, per molto tempo, pensai di essere mezzo matto come Norton di Schegge di paura.

Vissi inquietudini degne di Taxi Driver. Insomma, da Paul Schrader.

Col tempo, capii di non essere né Bob De Niro né Michael Keaton di Birdman.

Sì, sono Norton dell’appena citatovi film con Keaton.

Tranquillamente, sto a fumare su una terrazza e vengo provocato da un’Emma Stone di turno.

A Emma, preferisco la Sharon Stone dei tempi d’oro.

Comunque, se continua a provocare, ci può stare lo stesso.

Vi lascio ora con un cult e con la battuta geniale di Viola Davis: è così bello, fa pensieri sconci…

Di mio, possiamo dire che, essendo ancora più battutista, se lei dice… non bisogna proprio lasciarselo scappare, io direi che non bisogna lasciarselo scopare.

Altrimenti, Birdman non torna più. Eh sì, sta con un’altra e quella se lo piglia in quel posto.

Al che, un mio amico risponde:

– Ma non scherzare. Non ci posso credere.

– Per forza, mi desti del pazzo ma non sono né matto né frocio. Però mi sa che l’hai preso in culo.

Che fai? Chiami Frances McDormand di Schegge di paura?

Bene, tanto per colpa di suo marito, il fratello Coen… se prima Frances fu brutta, a forza di stare con un intellettuale che ascolta solo Bob Dylan, avrà pure vinto due Oscar ma che cazzo se ne fa?

Ah ah.

Al che interviene un cinefilo tutto d’un pezzo:

– Ma come ti permetti? La McDormand è una grande attrice.

– Per forza, non poteva fare altro. Con quella faccia…

 

Ah ah.

Super fine! In ogni senso.

– Ma non ti vergogni? Ce l’hai un po’ di dignità?! – urla una frigida.

 

Continua…

– Dove hai messo le palle? Fammele vedere!

 

Ho detto tutto… io smaschero tutti.

di Stefano Falotico

Insomma, come lo mettiamo? No, la mettiamo…? Ah ah.

Questo mio weekend alla Frantic in quel di Torino, vi terrò aggiornati, sì, aggiornatevi sempre sennò, senza giorno, è notte fonda in cui non sfondi


28 Dec

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Ebbene, so che delle mie peripezie ve ne siete sempre altamente fregati. E se a Torino, nei prossimi due giorni, qualche donna me lo sfregherà, cosa alquanto improbabile, ve ne fregherete altre, in tutti i sensi. Ah ah.

Sì, fra poche ore, esattamente alle 14 e 38 di questo pomeriggio di fine anno, piglierò la Frecciarossa in direzione di Torino, culla della magia satanista e di Dario Argento. In verità, Argento è di Roma ma mi piace pensare che sia di Torino. Ha ambientato vari suoi film qui, no?

Non importa, fatto sta che, fermatosi il treno con me a carico a Torino, prenderò il taxi, forse guidato da Travis Bickle o da una bella donzella dalla minigonna stimolante, e risiederò all’Hotel Cristallo. Sì, Argento fa il paio con il cristallo. E forse, nella camera d’albergo, dal frigobar tirerò fuori una Coca-Cola, versandomela su un liscio bicchiere di vetro di finissima fattura come le gambe slanciate di Natasha McElhone, una donna con cui converserei per ore, ammirando i suoi occhi profondi e incavati come i mari di Marte. Sì, Natasha dev’essere una donna che, dietro le sue pose ciniche da finta inaridita, nelle profondità del suo tailleur elegantissimo, ha dei solchi ove rigogliosa fiorisce una folta vegetazione incontaminata.

Sì, secondo me, Natasha McElhone è vergine. Quella sua aria stizzita da donna spaziale, in ogni senso, mi dà l’idea di una che se la tira, a me lo tira eccome ma non ha mai conosciuto davvero la tettonica di una trivellazione nel suo inesplorato Pianeta Rosso. Ah ah.

Sì, sarò a Torino e, pensando a Natasha, mangerò al ristorante i grissini torinesi, lunghi e morbidamente stuzzicanti come il suo viso magro e provocante.

Non so se state guardando la serie The First. La recensirò ma a me sta profondamente annoiando. Perlomeno, ho visto solo per ora i primi due episodi ma mi è venuta la Lattea, no, il latte alle ginocchia. Non fosse per il colpo di scena iniziale con tanto di lancio della monetina disastrosa e i minuti commoventi di quei due genitori anziani dell’astronauta perito, sì, perito nel senso letterale del termine, e non solo perito astronautico, a cui Penn fa capire che la vita di loro figlio, sì, sulla nostra Terra è finita ed è sottoterra ma che devono andare fieri di averla messa al mondo. Perché come ogni vita donata è stata comunque una vita importante. E loro non hanno sbagliato e non devono essere tristi per la scomparsa del loro caro. Perché lui non voleva fare l’avvocato ma l’astronauta e soprattutto ha vissuto sempre nella dimensione magnifica di un sogno luccicante. Attimo bellissimo, attimo fuggente.

Bellissimo invece non è Sean Penn che, per tutta la serie, non fa altro che indossare impresentabili infradito, più che capitano aerospaziale sembra un metalmeccanico di Bari vecchia, ha un taglio di capelli da trentenne quando invece di anni ne ha quasi sessanta e se li porta malissimo. Con rughe enormi, occhiaie da uno che, durante il giorno, si è masturbato almeno cinque volte e un fisico scolpito non solo di culturismo ma dei culi che si è fatto in questi anni, soprattutto quello cosmico di Charlize Theron. Un culo di Venere che manderebbe in orbita di Saturno qualsiasi uomo che vorrebbe allunarsene, allupandosi nello stellare amplesso da Giove, sì, con Charlize diventi un dio greco e Plutone. Sì, l’accrescitivo di Pluto, il cane della Disney che, dinanzi a Charlize, diviene anche volpone e lo allunga più del naso lunghissimo di Sean Penn. Charlize Theron, sì, davanti a costei ignuda, non ce n’è per Nettuno!

Charlize sapeva far vedere attimi di luce a quel lunatico e ombroso di Sean ma la loro relazione durò quanto la massa per l’accelerazione di gravità, cioè un nanosecondo, e Sean, adesso, dopo essersi fatto il viaggio, girando attorno ai suoi crateri la sua lingua atomicamente solare, è di nuovo sprofondato nell’angoscia più abissale. Prosciugato e sterilizzato di ogni potenza virilmente elevata… Con Charlize, quello di Sean volava alto ma in men che non si di(c)a Sean, invece, è precipitato in basso e lo fotografano con bagasce di scarso peso quantistico. Sean scopa sempre a volontà ma non vi è più quella figona esorbitante che lo rendeva un uomo aitante.

Sean è ora solo un polpettone peggiore di The First che, nella solitudine più metafisica, si prepara polpette, ascoltando la puzza dei suoi piedi e delle sue ansie.

Sì, a Torino ci son già stato varie volte. Ma ogni volta per me è come la prima volta. Che, detta fra noi, fu una schifezza. Lei volle che le entrassi e invece io, dopo esserle venuto, svenni e persi la testa.

Impazzendo perché non ero pronto ancora a lanciare il mio missile nello spazio del suo buco nero.

E, a Torino, mi sentirò perso come Harrison Ford di Frantic.

Molti non sanno nulla della mia vita privata come in Quello che non so di lei.

Meglio così, ai miei thriller psicologici è preferibile tifare per la Juventus.

La Juve vince sempre. Io invece son spesso in zona retrocessione. Non vado mai in B e mi salvo per il rotto della cuffia ma è una vita, fidatevi, in cui devi perennemente sperare che quelli che stanno davanti perdano per superarli.

A fine anno, mi sono salvato ma è al solito una lotta.

Non ho i soldi di Agnelli e al massimo posso permettermi una Fiat Punto.

Comunque, questa vacanza di due giorni me la sparo. E chissà… ci potrebbe scappare anche finalmente una botta di culo. E, come Lino Banfi di Al bar dello sport, potrò ammirare dall’alto della Mole Antonelliana, il montepremi.

Mah, in verità, al ristorante ordinerò un Montebianco.

Ricordate: io non mi son mai fatto i film. Io conosco molto bene la realtà. E io guardo una donna con questa faccia. Di cazzo.

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di Stefano Falotico

È morto Hugh Hefner, Sean Connery gli è “vicino”, Alain Delon anche, e io sono il playboy delle brioche


28 Sep

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Ebbene, dopo una vita da puttanone e comunque “editore” molto “digitante” delle più plastificate del Pianeta “terragno”, è morto a novantuno anni, e molti più ani, Hugh Hefner, magnate e non magnaccia. Sì, era uomo “raffinato”, di gusto, citato anche dai più attenti sociologi, un uomo che non aveva bisogno dello psicologo perché, quando era giù di morale, qualcuna “glielo” alzava immoral-mente. Hefner se ne fotteva in gran quantità, arricchendosi sugli arrapati che compravano il suo “giornaletto”.

Non faceva porno ma erotismo, certamente… e tutti i commilitoni in guerra, dal Vietnam all’Iraq, addolcivano le loro ire nel “tirarlo” su quelle conigliette così stampate di masturbazioni allegre come un “grilletto” sparato a mo’ di (cer)bottana.

Eh sì, scompare un mito dello scorso secolo, colui che spogliò per primo la Monroe e aveva sempre caldi i “marroni”. Quasi tutte le più grandi zoccole contemporanee, in prima linea la bombastica Pamela Anderson, (di)venute “attrici” di “gioielli”, ah ah, da Hugh si son fatte sfondare per sfondare. Sì, Hefner avrebbe fatto invidia a Higuain, è stato lui il più grande “centravanti di sfondamento” delle palle. Ah ah.

Ma lasciamo stare i morti e anche il suo “maritozzo”, e preoccupiamoci invece della salute del Connery Sean. Fu 007 e adesso invece al bar non riesce neanche più a giocare a tressette. L’Alzheimer incombe mentre in Italia fa paura il morbillo. Connery claudica vistosamente “fragile”, sorreggendosi col carisma del “bastone” fra le sue gambe che fu. Lo sa Ursula Andress…

Anche Delon sta morendo. È stato operato al cuore e presto nell’aldilà raggiungerà la moglie, deceduta pochissimo tempo fa. Il divo francese è oramai andato. Sì, anche lui “ne” vide parecchie, e adesso è nel corazón scoraggiato. Più che un gattopardo, uno col cuor pieno di lardo. Sì, è colpa del colesterolo. E fu anche laido nonostante l’apparenza “impeccabile”.

Di “mio”, vado al bar quando la mattina, piacevole, mi rende “felice” come un “uccello” senza vincoli, che migra e i cornuti mira, mangiandosi tanti cornetti alla faccia della vostra “crème de la crème”.

Anch’io un giorno creperò, ma intanto mi ficco in bocca un’altra crêpe.

Sì, tutti quanti dobbiamo prima o poi morire. Tocca a tutti, “toccatevele” e, nel frattempo, inculatevi.

 

 

Sentite condoglianze da parte del vostro Falotico, uomo appunto non morto ma che mangia le more, anche la mortadella.

A proposito di vecchietti. Nonostante abbia replicato il suo replicante nel nuovo Blade Runner, pietra “tombale” della nuova fantafigata, anche Harrison Ford lo vedo presto alle “pompe” funebri. Ah ah.

Ah, bando alla tristezza. Vi lascio in modo cremoso, “affiggendo” in memoria dei posteri un’immagine mia “inequivocabile” in cui, di “buchi”, prendevo la vita molto più a culo.

E ricordate: sono bello, quindi pappo le (ciam)belle.
 
Miei papponi e (s)chiappe.

ciambella

 

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Blade Runner 2049, Trailer of Screenshots


09 May

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Ryan Gosling e il seguito di Blade Runner


17 Apr

Gosling Blade Runner

From Deadline

Ryan Gosling is in negotiations to star in Alcon Entertainment’s sequel to Blade Runner, the film that will be directed by Prisoners helmer Denis Villeneuve. Ridley Scott, who directed the original classic based on the Philip K. Dick novel, is aboard as executive producer. Harrison Ford, who starred in the original film, reprises his role as replicant hunter Rick Deckard. Tapping into what is considered hallowed ground is risky — even Scott got mixed results when he expanded his Alien film withPrometheus — but Gosling, the Drive star, adds a certain cool element to the effort.

Hampton Fancher (co-writer of the original) and Michael Green have written the original screenplay based on an idea by Fancher and Scott. The story takes place several decades after the conclusion of the 1982 original. Story details, as well as Gosling’s character, are not being revealed. Shooting begins in summer 2016.

Gosling, who once worked primarily in the indie space, seems to be going for mainstream stardom. Among the projects he’s enlisted in is Guillermo del Toro’s The Haunted Mansion. He also is circling with Emma Stone the Damien Chazelle-directed Lionsgate pic La La Land and next will be seen in Shane Black’s The Nice Guys opposite Russell Crowe and in Terrence Malick’sWeightless. He is in production on The Big Short, starring opposite Christian Bale, Brad Pitt and Steve Carell.

 

Blade Runner 2, Denis Villeneuve alla regia


27 Feb

Confermato il sequel di Blade Runner ma non sarà, come precedentemente si pensava, Ridley Scott a dirigerlo, bensì Denis Villeneuve, il regista di Prisoners.
Confermato anche Harrison Ford, che riprenderà i panni del suo storico personaggio, Rick Deckard

The Expendables 3, Final Trailer


02 Aug

Explosive!

 

George Clooney attacca tutti, io glielo stacco, attaccando il bugiardo al muro con tanto di chiosa, senza buonismi da chiese ma di chiodo! Inchinati, cheto pietà chiedi!


13 Nov

Da Il Corriere della sega di George:

L’armonia nel massimo campionato degli attori a Hollywood è finita: a rompere la quiete del buon vicinato nell’industria cinematografica è stato George Clooney. Se finora l’attore si è sempre trattenuto dal criticare i colleghi divi, stavolta è stato un fiume in piena. Tanto da stupire gli osservatori più disincantati. Il colpo più duro lo ha sferrato a Russell Crowe.

«UN VENDUTO» – Sogghigna con Brad Pitt, passeggia mano nella mano con Julia Roberts o sottobraccio con Sandra Bullock: George Clooney – è cosa nota nella terra dei sogni cinematografici planetari – è «l’amico di tutti». Mai una parola fuori luogo, mai una critica esplicita, né davanti, né dietro la cinepresa. Cambia compagna una volta al mese, ma le sue amicizie restano ben salde, da anni. Tuttavia, il 52enne è pure capace di altro. Ha detto basta alle buone maniere e con un’intervista a “Esquire” ha buttato giù dalla torre alcuni colleghi superdivi del grande schermo. Ha raccontato dell’alterco col Gladiatore Russell Crowe. Ad iniziare sarebbe stato l’attore neozelandese naturalizzato australiano, sostiene Clooney. La lite tra i due era iniziata qualche anno fa da un commento poco lusinghiero di Crowe che, facendo riferimento ai diversi ingaggi pubblicitari del collega, lo aveva definito «sellout» («un venduto»). Da allora i due si sono dichiarati guerra.

GUERRA E PACE – «La verità è che Crowe mi ha spedito un libro di poesia in segno di pace, ma è stato lui ad attaccarmi per primo. Non so perché si sia accanito contro di me. Ha acceso la miccia affermando: “George Clooney, Harrison Ford e Robert De Niro sono dei venduti”», ha spiegato la star di Gravity alla rivista americana. Clooney si è inoltre preso gioco delle velleità musicali del collega che canta nella band 30 Odd Foot of Grunts. «E poi ho detto in una dichiarazione – ironizza Clooney – “Probabilmente ha ragione e sono contento che ci abbia detto questo, poiché Bob, Harrison ed io avevamo proprio l’intenzione di formare una band”». George Clooney, però, pare inarrestabile e affonda il coltello: «Ma chi pensa di essere quel ragazzo? È un aspirante Frank Sinatra. Mi ha davvero scocciato!». Ciò nonostante, sarebbe in atto un tentativo di riconciliazione: Russell Crowe avrebbe spedito al collega un Cd in segno di pace. «Ha detto che hanno travisato il suo discorso», ha spiegato Clooney.

QUEGLI AMICI DI DICAPRIO – Clooney ha poi confessato di non aver un buon rapporto nemmeno con Leonardo DiCaprio, benché i due non si conoscano molto bene. Clooney ha raccontato un aneddoto poco piacevole accaduto durante una partitella a pallacanestro: non ha per niente apprezzato il tifo da stadio e le urla screditanti degli amici di Leo seduti in tribuna. «La discrepanza che c’era tra la qualità del suo gioco e i commenti fieri dei suoi amici al riguardo mi hanno ricordato quanto è importante avere qualcuno nella vita che ti dice la verità», ha sentenziato Clooney. «E non sono sicuro che Leonardo abbia qualcuno così vicino a sé», ha aggiunto. Quella partita era stata vinta dalla squadra di Clooney per 11 a 0. Solo complimenti, invece, per l’amico Brad Pitt: è senza dubbio l’attore di maggior successo al mondo, anche se cerca sempre di essere la «versione più modesta di Brad Pitt. Ho una grande ammirazione per lui», dice Clooney. Frasi che sembrano riportare di nuovo un po’ di armonia nel mondo di Hollywood.
Finalmente, Clooney si è rivelato lo stronzo che ho sempre sospettato

Da anni, sostengo che sia un puttaniere. Per sua stessa ammissione, hai i testicoli rifatti col lifting di questo cazzo. A praticarglielo, fu un chirurgo plastico che apportò, inclusa la fattura del taglio detto riporto (sì, Clooney ha il parrucchino col ciuffo coprente nel brizzolato di alopecia soffusa alla tinta color nero pece ingrigito che fa più figo maturo simil feci), varie parti del culo. Da cui la sua faccia simpatica quanto un deretano.

La finisse questo bauscia da Lago di Como a far la vita comoda. Ha veramente rotto. Un ex da Elisabetta Canalis. Non scordiamocelo mai e poi mai. Elisabetta io affogherei nel Canal Grande in apertura del Festival di Venezia.
Così, sommersa, imparerà a non schizzare di troppe umidità da sventolata con risotto in gondola. Ecco la passerella!

La finisse questo culetto di far il bello e il cattivo Tempo. Prevedo precipitazioni alla sua testa, e non sarò variabile di nervi, compresa la neve di un effetto va(la)nga se non accetterà la mia ver(g)a. Sono lo Yeti, stai attento.
Sei cascato nella mia rete e non in quelle delle tue donnine che usi come paravento della tua omosessualità incipiente eppur celata. Te lo gelo io.

Ecco il salto di quaglia, mio George di qualità. Poi, te lo prendo nel popò e ti porgo un identico sorriso paternalistico. Sì, sei rassicurante come un buon papà, pappone.
Ma io non credo al Papa e dunque ti castro, ti rendo un bimbo da liofilizzato, te lo infil(z)o e magnati questa pappina.

Che zuppa eh?

Testa di zucca!

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)