Posts Tagged ‘Harvey Weinstein’

I progetti irrealizzati, forse solo idealizzati, di Brian De Palma: innanzitutto, Toyer ma forse è meglio il libro Il diavolo è un giocattolaio


02 Oct

brian de palma

Sì, ogni regista ha almeno, conti alla mano, anzi su due mani, circa dieci progetti ambiti, i cosiddetti dream projects, giammai realizzati. A causa di tutta una serie di circostanze sfortunate, di difficoltà produttive, semmai all’ultimo momento, riscontrate. Per colpa di non dati per scontati scontri con chissà chi.

Per esempio, credo che Francis Ford Coppola, oramai più obeso di Marlon Brando dopo vent’anni da Il Padrino, per quanto s’ostini ad annunciare continuamente le riprese, più e più volte slittate, mai veramente partite, oserei dire di sudore freddo patite, posticipate, semplicemente rimandate, diciamo pure mai svoltesi né iniziate di Megalopolis, a causa di evidenti suoi limiti anagrafici e d’una demenza senile sempre più galoppante, non salirà in sella a tale suo sognato film perennemente mai concretizzatosi. Sì, oramai Francis è vecchio, rimbambito più di Bruce Dern di Nebraska e Megalopolis, film scifi di natura semi-peplum, ambientato cioè in un’antica, oserei dire postmoderna, avveniristica Roma simil Metropolis, non troverà mai la luce.

Sì, Francis, fra poco ascenderai nei campi Elisi. Campi ove non finirà quella frustrata della cantante Elisa, bensì è il posto dei Beati ove salgono lassù non solo i Russell Crowe de Il gladiatore ma anche tutti i cineasti, per l’appunto, paradisiaci come te. Da empireo, registi imperatori che per anni imperarono sulla Settima Arte con tanto di sacrosanta aureola, giammai riposandosi sugli allori.

Allora… Gian(n)ina Facio fa sì che Ridley Scott, ogni volta che quest’ultimo giace/ccia con lei a letto, essendo ora costei sua moglie dopo averla data anche a Fiorello che, a sua volta, di “Karaoke” lo diede a Katia Noventa, non so se pure a novanta, ecco, fa sì che il regista del super malinconico Blade Runner, alla fine dell’amplesso con lei, reciti in maniera liturgica, diciamo anche da arrapato Mimì metallurgico, il celeberrimo monologo di Rutger Hauer con tanto di Cristoforo Colombo di 1492: La conquista del paradiso, no, di lui al settimo cielo come una colomba bianca che se la ride come una pasqua, come si suol dire.

Sì, ragazzi, dinanzi a Gianina tutta ignuda, semmai anche in perizoma e tanga presto da lei tolto per annegare il suo “Triangolo delle Bermude” (da non confondere con quello di Renato Zero), Ridley mitraglia come Eric Bana di Black Hawk Down per tempeste ormonali sue da Albatross senza bermuda.

Comunque, lasciamo stare Ridley (non sono ca… i che ci riguardino) che scotta con la Facio ogni volta che se la fa e torniamo a Coppola.

Megalopolis… dovrebbe esserci adesso Jude Law e, tanti anni fa, nel cast doveva esservi pure il nipote del Coppolone, vale a dire Nicolas Cage, assieme a Bobby De Niro, Russell Crowe (sì, sempre lui), Paul Newman e Kevin Spacey. Castrato da Scott per via dello scandalo imputatogli, forse peggiore di quello al centro del prossimo film di Scott stesso, ovvero Gucci, estromesso e censurato da Tutti i soldi del mondo poiché Ridley non poteva sputtanarsi… e ho detto tutto.

Ma chi se ne fotte… di Coppola. Parliamo di un suo grande amico, vale a dire Brian De Palma.

A quanto pare, malgrado perenni rimandi, Brian dovrebbe girare Catch and Kill, una sorta di storia alla Predator. Cioè un reboot del capolavoro di John McTiernan con Schwarzenegger? No, uno psycomovie perverso, in stile hitchcockiano su tipico stilema depalmiano da Doppia personalità e Omicidio a luci rosse, ispirato ad Harvey Weinstein. Ah, ma allora questi registi sono fissati a fare i guardoni. Ma che sono James Stewart de La finestra sul cortile oppure De Niro di Hi, Mom? Mah… Fatto sta che alla Donna che visse due volte preferisco il mio libro La vertigine del lieve crepuscolo. Mentre a Kim Novak preferisco Rebecca Romijn di Femme Fatale. A Hilary Swank di Black Dahlia, preferisco Scarlett Johansson. Invece, a Sharon Stone di Sliver, preferisco il suo vedo-non vedo, diciamo il suo upskirt senz’alcun velo, di Basic Instinct.

Brian De Palma voleva Nicolas Cage in un biopic su Howard Hughes. Poi, lo voleva nella parte di De Niro da giovane, cioè Al Capone, nel prequel de Gli intoccabili.

Con Gerard Butler nella parte che fu di Sean Connery. Meglio che tale stronzata non sia stata realizzata.

Nicolas Cage nella parte di De Niro mi pare infatti una cagata pazzesca. E qui sono Paolo Villaggio/Fantozzi che attacca, senza mezzi termini, La corazzata Potemkin. Da Brian citata in The Untouchables.

Vorrei parlarvi invece di Toyer. Film che doveva essere ambientato a Venezia con Colin Firth e Juliette Binoche. Sulla Binoche, siamo tutti d’accordo? Potrebbe anche stare ferma, in gondola, per due ore e mezzo di film, senza dire una sola parola. Recitando in maniera annacquata, cioè interpretando un ruolo mal cucitole addosso che fa acqua da tutte le parti. Sì, cucite male parti che non calzino a pennello a Juliette. Meglio, difatti, che Juliette sia pure senza calze.

La sua bellezza oceanica parla da sé e scatena una marea cataclismatica in ogni uomo non solo romantico da Ponte dei Sospiri…

Che cosa? Juliette è invecchiata? Non diciamo stronzate. Se si spogliasse davanti a voi, comincereste a guardarla (e non solo) da ogni angolazione come John Travolta di Blow Out.

Comunque, avete ragione. Carla Gugino di Snake Eyes è più bona. Anche l’ex di Nic Cage, Christina Fulton. Lo sapeva pure Val Kilmer/Jim Morrison di The Doors. Eh sì, il re lucertola… e si prende l’ascensore.

Sì, credo che Cage sia stato reso cornuto da Christina molto tempo prima di essere da lei lasciato e venir coglionato da Patricia Arquette. Nic, dammi retta, riguarda la scena finale di Al di là della vita e non recitare la parte del duro. Fai pietà. Di Michelangelo?

In Toyer, Colin Firth doveva interpretare la parte di un genio pervertito che, anziché uccidere le sue vittime, le torturava psicologicamente. Facendo loro dello stalking e dello body shaming crudele.

Al fine di farsele, no, farle impazzire, rendendole psicotiche e obbligandole, giocoforza, a coma farmacologici e a gravissimi TSO.

Praticamente, quello che alcuni idioti fecero a me.

Peccato che non avessero calcolato che so scrivere libri à la De Palma ambientati in laguna come Il diavolo è un giocattolaio.

E che la mia attuale lei sia la donna che compare in questa copertina.speculareipnosifalotico

A proposito di Val Kilmer e De Niro, non scoperto da Scorsese, bensì da De Palma, miei voyeur “dritti”.

Che cosa dice Al Pacino in Heat? È gente cazzuta, questa.

Comunque, non nutro pensieri vendicativi nei riguardi di certa gentaglia che volle indurmi al suicidio, non sono Il conte di Montecristo.

E non ucciderò nessun Ted Levine. Neppure quello de Il silenzio degli innocenti. Non sono mica Jodie Foster… de Il buio nell’anima, no?

Per cui, i miei haters possono dormire sogni tranquilli. Tanto, sono così scemi che confondono Freddy Krueger di Nightmare con Diane Kruger di Bastardi senza gloria.

Oh, nazisti filo-fascisti. Non sono bello come Brad Pitt ma sono Leo DiCaprio di C’era una volta a… Hollywood.

Se non vi sta bene, vi spediamo subito in manicomio come Charles Manson.

Ecco, molta gente mi urla che io debba soffrire e stare malissimo.

A me pare di stare benissimo. Ora, mi spiace per il demente che andava a dire che io fossi schizofrenico. Semplicemente, è stato distrutto.

Sapete, se provocato da imbecilli, posso essere più cattivo di Al Pacino di Scarface.

 

di Stefano Falotico

falotico

Le mie prigioni alla Silvio Pellico, ora sono io che mi sbellico, l’orco avrà bisogno della penicillina contro il mio Pollicino? Tanti saluti ai piccini e ai picciotti


28 Jan

83314429_10215566267332646_1280755244757680128_o

Parte prima: siamo dentro Richard Jewell, smascheramento di ogni criminale ridente, irredento ma presto punito

Indubbiamente, siamo di fronte a una tragedia di proporzioni eclatanti, sconvolgenti, dinanzi a uno scandalo giudiziario da far impallidire i maggiori esperti di criminologia e tutti i premi Pulitzer che portarono alla luce gli eventi più agghiaccianti, assurdi, macabri e sensazionalmente, per l’appunto, mostruosi.

Ora, senza essere troppo fantasiosi o perderci in chiacchiere e panegirici, comprate il mio libro Dopo la morte e sarete, nei minimi dettagli, attraverso il suo intarsio raffinato sciolto in prosa tagliente, finissima e sincera, morbida e cattivamente scagliata contro tutte le persone morbose, aggiornati in merito ai fatti atrocemente devastanti che non so se coinvolsero la mia vita poiché in questo libro non faccio nomi e cognomi ma vi vado giù pesante e impietosamente spingo, ribadisco, con furente forza sprigionatasi in maniera portentosa. Sfoderando tutta la mia grintosa maestria lessicale e sviscerando una torbida faccenda merdosa, una macchinazione peggiore di quella inflitta a Pasolini, un complotto mascherato (s)coperto da bugie bianche, da indagini ridicole, da compressivi, terroristici accertamenti psichiatrici assolutamente superflui, deleteri, solamente appesantenti una purezza forse (e)stinta per via dell’abominevole follia di rigidi codici fascisti istituzionali e biecamente, ingannevolmente dichiaratisi sani, santi, anzi stupidamente smanianti verso idiozie per nulla sananti sottese a (in)castrare un’indole che, in modo sacrosanto, non doveva essere lesa nella sua immaginifica spensieratezza e nel suo, vivaddio, libero arbitrio giammai infranto. Oh, miei infanti, oh, miei furfanti e impostori, la faceste grossa apposta e presto per voi arriverà, non so recapitata nella buchetta della posta, una bella supposta con tanto di richiesta di risarcimento e annesse imposte.

Un j’accuse tremendo, giusto. Inappellabilmente basato su fatti e accadimenti che non saprete mai se siano veramente esistiti, esistenti o ancora in balia di pendenze, procedimenti o altre porcate immondamente putrefacenti l’animo di un poeta che non volle, non vuole né vorrà adattarsi alla comune libagione di poveri dementi ch’è meglio che non aprano più bocca o continuino a recitare la parte degli allocchi.  Ogni lettore ne ricavi la corretta interpretazione, ogni colpevole si guardi in faccia e si costituisca senza rigirare le frittate a piacimento. Detto ciò, partendo da quest’assunto, ripeto, assai assurdo, incredibile nel suo riverberarsi e protrarsi, reiterarsi e puzzare più di fetenti carogne terrificanti, atterrenti ogni buon senso e trasgreditori di qualsivoglia morale dotata di senno, ora, di punto in bianco, parimenti al raptus di follia che indusse qualcuno a voler compiere uno scellerato Delitto perfetto, cioè desiderare in cuor suo di ammazzare una persona ma, essendo costui consapevole, pur non avendo coscienza, che se questa persona lui avesse ucciso fisicamente, sarebbe stato internato o, a vita, arrestato d’ergastolo insindacabile, arbitrariamente decise d’effettuare un crimine di matrice psicologica-sessuale. Adottando una strategia subdola di subliminali provocazioni bestiali, celate dietro profili anonimi da vigliacco, al fine di far crollare questa persona e ingiustamente di malattia mentale accusarla. Cioè, un crimine ribaltato per la bella faccia da maiale di costui. Come potete constatare, non mi piego dinanzi alle intimidazioni, ai ricatti e alle reprimende, alle falsissime ammende e alle bugiarde incriminazioni che, in verità, non mi fanno nulla ma soprattutto non significano niente. Ah, certa gente è peggiore dei mafiosi. Prima trucidano uno e poi vanno pure a confessarsi alla domenica con tanto di acqua benedetta. Pulendo le loro lacrime da coccodrillo se appurano pure che quella persona, da loro presa di mira indiscriminatamente in giro, è morta, anzi peggio inaspettatamente rinata, con una veloce, detergente salvietta.

Persone che forse votano Salvini o, peggio, si spacciano per buoni cristiani di Sinistra quando, invero, sarebbero da ficcare in un centro di cura riabilitativa affinché si acclari che i loro squilibrati cervelli siano stati smacchiati, puliti e asciugati da ogni neurone fuori di testa.

Dio cacciò Lucifero dal Paradiso e da allora fu una battaglia senza fine.

E, quando sarà finalmente finita la mostruosità, forse sarà davvero finita un’altra vita. Poiché il cosiddetto buono altri non è che Satana e ora ha capito che io sono più cattivo di lui.

E non la do vinta ai pazzi e ai criminali che affibbiano all’altro la patente di nano, di pervertito onanista, di fancazzista ed emarginato ballista.

Vi basta prendere le loro vite, insulse, carnascialesche e confrontarle con la mia anima esposta in un catalogo di libri da mettere al tappeto qualsiasi Edgar Allan Poe del cazzo.

Edgar scrisse I racconti del terrore, io scriverò forse I racconti del terrone. La storia di come il razzismo nordista non accetta gli artisti perché, si sa, devono farsi il culo e soffrire in una vita pusillanime e mediocre, sennò vengono tacciati di schizofrenia e altre stupidaggini partorite dall’imbecillità incurabile dei dementi insanabili.

No, dinanzi agli ebeti non mi arrendo. E ancora mi appello a una san(t)a giustizia che faccia pulizia di certa ignobile sporcizia.

Parte seconda: per sapere se puoi entrare in contatto con un uomo e una donna sani, fate loro queste domande

Allora, voi credete all’amicizia fra uomini e donne? Esiste, soltanto che poi uno non resiste e, se non ha un cazzo di meglio da fare, avviene il tradimento. Ah ah.

Ora, se credere che possiate essere amici di una donna che v’affascina, andate da lei e salutatela calorosamente con un:

– Ciao, grande figa. Vuoi diventare mia amica?

 

Ora, se vi blocca subito, significa che sinceramente siete dei cessi e pure senza una lira. Poiché non v’avrebbe mai bloccato se foste stati Lapo Elkann. Il quale è brutto come il debito ma ha i soldi per comprare a tutte le donne del mondo cinquemila ville ove si drogheranno tutti assieme appassionatamente Dunque di costei, sia come donna che come eventuale amica, non sappiamo che farcene.

Sì, vorrei essere chiaro su questo punto, non solo g come G di gonna. Il novanta per cento degli uomini sono dei pervertiti come Harvey Weinstein. Solamente che, non essendo produttori di Hollywood, non posseggono il potere fascinatorio di corrompere nessuna. Al massimo, è la loro moglie che rompe le balle a costoro se li scopre che comprarono la crema vaginale messa in vendita dall’interprete di Shakespeare in Love, ovvero Gwyneth Paltrow. Una che, in effetti, non fu mai stu(p)rata da Weinstein ma disse al suo ex compagno di allora, Brad Pitt, di picchiare Harvey se si fosse azzardato a non corrompere i membri degli Academy Awards per darle l’Oscar. Ah ah!

Quest’anno, Brad vincerà l’Oscar per C’era una volta a… Hollywood. Interpretò Bastardi senza gloria, prodotto da Weinstein, ma non vinse un cazzo. Mentre, C’era una volta a Hollywood non è, per ovvie ragioni, finanziato da Weinstein anche se inizialmente doveva essere così, ma è la storia di una donna stuprata e poi uccisa, bionda come la Paltrow, cioè Margot Robbie/Sharon Tate, che deve averla data a qualche produttore più scemo di Charles Manson per trovarsi in un film di Tarantino.

Ah ah. Ce la vogliamo dire? Quand’è che riprenderanno la serie Baywatch? Margot Robbie è un’attrice da du’ soldi, una bagnina tutta rifatta e strafatta. Non sperate che possa esservi amica poiché, se doveste incontrarla in vacanza a Venezia e, senza sprezzo del pericolo, le direte che è una bella figa, col conto in banca che ha, vi farà causa e finirete inchiappettati più di quei tre cazzoni uccisi da Pitt e DiCaprio nel finale della troiata del film di Tarantino. Come no? Se vi dico che è così, cazzo, è così.

Mah, di mio, adesso devo grattarmi le palle. Poi uscirò. Lungo la strada, vedrò tanti uomini belli come DiCaprio che, purtroppo, non ebbero e giammai avranno l’occasione d’interpretare Titanic e dunque presto finiranno affogati.

Sì, sono come un iceberg. Dico a tutti, compreso me stesso, le verità raggelanti del mondo. Voi, donne, continuate a leccare un gelato e a sposare una testa di cono. Ne riparliamo quando, dopo che lui vi avrà offerto e spalmato lo yogurt, dopo tanto (o)zio vi chiederà il divorzio e finirete a lavorare in una cremeria, mangiandovi le dita sporche di cioccolato. Uhm, quel colore è marrone come qualcos’altro. Siamo sicuri che sia cioccolato? Ah, capisco, è un marron glacé. Insomma, andate tutti a cagher’!

Di mio, indosso un maglioncino e non voglio essere un piccino. Do da mangiare ai piccioni poiché, ricordate, meglio prendere due piccioni con una fava e non credere alle favole di questa società di uccelli e passere, apparentemente perfetti, che in realtà fanno vomitare chiunque, vivaddio, ancora possegga un ottimo cervello.

Parte terza: finale esplosivo!

Qualche mese fa, anzi, per l’esattezza la scorsa estate, forse a causa del clima caldo di quel periodo, entrai in ascensore con l’anziana condomina del terzo piano che mi disse:

– Stefano, voglio dirtela tutta.

– Ah, ha detto esattamente voglio dirtela? Dirtela con la i?

– Sì, perché?

– No, così, non si sa mai. Mi dica.

– Mia figlia, l’altro pomeriggio, è tornata a trovarmi. Da tempo non ti vedeva. Come sai, da anni abita col marito lontana da me. Ecco, mi ha guardato, pronunciando le testuali parole… sai che è diventato un bellissimo ragazzo? Stava parlando di te.

– Capisco. Quindi sua figlia volle tradire suo marito e, in quel preciso istante in cui mi vide, sognò di succhiarmi l’uccello.

– Ma che dici? Che schifo!

– Ho detto la verità, signora. Ha mai conosciuto una donna che dica… ah, è un bel ragazzo e, nel frattempo, non immagini di leccarglielo tutto con tanto di avvilupparselo al galoppo e bacio alla scaloppina su molte pomiciatine e sfilatino nella ficcatona?

– In effetti, no.

– Insomma, dica a sua figlia che devo pensarci su. Ma non è che lei pensa di me la stessa cosa di sua figlia?

– Ma figurati, sei così giovane.

– Appunto.

 

Ah ah. Eh sì, mentre molti di voi diventano pasciuti e viscidi, lerci, grassi, unti e bisonti, il Falò ringiovanisce a vista d’occhio e, lupescamente, ammicca con tanto di ciuffo su faccia da culo che sa il fallo, no, suo fatto. Se siete invidiosi, fatevi una sega o una scema, forse pure la scimmia de I delitti della Rue Morgue ma vivrete di complessi di colpa da Il gatto nero.

Ora, devo dormire. Dalla nascita, sono troppo sveglio e preferii chiudere un occhio a chi mi fece i malocchi. Forse lui fu un finocchio, forse io sono Pinocchio.

Fatto sta che ogni misfatto viene prima o poi a galla, miei galli.

Sono Asterix. Ora inserisco pure un asterisco in mezzo alle tue gambe perché fai lo stronzo che se la tira da uomo brillante.
Insomma, che cazzo campo a fare in questa società inculante?

Parte quarta: no, non era finita, ho deciso di infilzarle ancora, no, iniziando da dove ero finito, no, avevo finito, cioè da tre donne e mezza più una semi-lingua, tre quarti di seno e trenta cm di coscia, insomma Boxing Helena

Sì, di me si può dire che, in effetti, coiti alla mano, no, conti alla mano, in passato sia stato un grande borseggiatore delle donne anziane. Cioè me stesso. Sì, invecchiai prima del tempo e vissi una vita da pensionata/o. Poi, in tv passò Sherilyn Fenn in Twin Peaks e cazzeggiai di fantasie erotiche ritrovate. Anche Laura Palmer fu ritrovata nella terza stagione di tale capolavoro lynchiano ma era diventata una cinquantenne frustrata e forse, dico per lei, era meglio se fosse morta davvero.

Sì, le cinquantenni, chiariamoci, che cazzo vivono a fare? Per andare a Teatro a vedere donne ancora peggiori e più acide di loro che inscenano patetismi esistenziali a base di urla e monologhi vaginali con al loro fianco, spesso, un uomo fesso e marpione cha fa la figura del borghese coglione?

Sì, vite in auto-ritratto di donne che non sono semmai delle zoccole ma a cui preferirò il peto, no, il pelo delle ratte, no, di più giovanili gatte.

Ecco, nel 2003, scopai una. Ero vergine ma, dopo 15 secondi dalla penetrazione, lei si dimenò e mi graffiò manco fosse una pantera poiché, dopo l’orgasmo e il lungo… amplesso scalmanato, mi disse che, sì, prima di me aveva fatto sesso con altri ma nessuno aveva fatto sesso con lei come io lo feci con lei.

– Siamo sicuri che tu fossi vergine? Non sembrava.

– Ti ho detto. Prima di stasera, avrò visto almeno diecimila porno. Qualcosa ho imparato.

 

Poi, dopo questa arrivò un’altra.

Quindi, che mi crediate o no, forse in mezzo a queste due o in mezzo a qualcos’altro, incontrai una a Roma e le leccai solo il capezzolo del seno destro prima che lei, titubante, mi urlò con far sinistro:

– Non facciamo cazzate, domani devo alzarmi presto e ora è tardi!

– Ti vorrei ricordare che, domattina, io tornerò a Bologna e prenderò il primo treno. Non so quando tornerò a Roma.

– Quando potrai, faremo.

 

Io da quella sera la dimenticai. Lei no. Il giorno dopo mi scrisse su hotmail ma proprio quel giorno cambiai indirizzo elettronico e cestinai quello precedente.

Ecco, per dire che comunque non è che si fosse persa molto. Soprattutto io, ringrazio iddio, che quella sera m’abbia inculato anche se non era lei un gay.

Poi, arrivarono altri baci, bacetti e La porti un bacione a Firenze. Quindi, ricoveri psichiatrici, sedazioni al limite della castrazione, poche eiaculazioni ma solo, in ospedale, il caffelatte a colazione. Ecco adesso è risolto l’arcano. Dopo tremila anni di indagini a rompermi il cazzo, tutti gli esperti furono concordi nell’affermare che non soffro né di schizofrenia né di sociali fobie, né d’impotenza né di timidezza, né di scemenza né di mancanza di volontà. Insomma, non ho propri più voglia. Non solo di quella. Anche perché, a essere sinceri, le preferii sempre Elephant Man e credo che Una storia vera sia uno dei più bei film della storia.

– No, non ho capito quello che hai detto. Vorresti dire che ti senti come Harry Dean Stanton del film di Lynch appena menzionato?

– No, come Richard Farnsworth.

In verità, sbagliarono la diagnosi.

– Quando? Nel 2008?

– No, quindici anni prima.

– Cioè ti avevano scambiato per Sissy Spacek di Una storia vera. E quando ti ribellasti ti fecero passare per pazzo come quell’indemoniata della stessa Spacek in Carrie.

– Bravo, vedo che hai capito in fretta. La gente invece ancora non c’arriva.

– Visto che tu sai tutto di Cinema, toglimi una curiosità. Boxing Helena è della figlia di David Lynch?

– Sì, esattamente.

– E Nicolette Scorsese, la figona che si vede nel film, è imparentata con Martin?

– No, nessun grado, neppure lontano di parentela. Però Isabella Rossellini sposò prima Scorsese e poi Lynch.

– Quindi, Jennifer Lynch di chi è figlia? Della Rossellini?

– No.

– Oddio che casino. Un cazzo di qua, una figa di là, veramente la tua vita ma anche quella di tutti è una Mulholland Dr.

Cioè per farla breve, mi scambiarono per un mostro come Hannibal Lecter, sfruttato solamente per le sue capacità intellettive superiori alla media, e mi trattarono da cieco storpio come Dente di fata.
E se invece non fossi manco Clarice Starling ma Will Graham?
Come la vedete?

Eh già, a questo punto della storia, la vedo molto dura per voi battere e controbattere uno così. Che fate? Mi mandate altre missive minacciose e le consegniamo, come le altre, al mio avvocato?
Come direbbe proprio Lecter, dai su, eravate andati così bene. E poi quella battuta di cattivo gusto. Eh già, è stata quella a inchiodarvi, finalmente.

Toc toc, toc toc.sherilyn fenn boxing helena

Aug 01, 2002; Hollywood, CA, USA; Actors ANTHONY HOPKINS as Dr. Hannibal Lecter and EDWARD NORTON as Will Graham in the movie 'Red Dragon.' Mandatory Credit: Photo by G.Wilson/Universal Studios/ZUMA Press. (©) Copyright 2002 by Universal Studios

Aug 01, 2002; Hollywood, CA, USA; Actors ANTHONY HOPKINS as Dr. Hannibal Lecter and EDWARD NORTON as Will Graham in the movie ‘Red Dragon.’
Mandatory Credit: Photo by G.Wilson/Universal Studios/ZUMA Press.
(©) Copyright 2002 by Universal Studios

MANHUNTER, William Petersen, 1986, © De Laurentiis Entertainment Group

MANHUNTER, William Petersen, 1986, © De Laurentiis Entertainment Group

9788827834879

di Stefano Falotico84209059_10215566266772632_5084184274127552512_o83295157_10215566267932661_3904010798300659712_o

In attesa dell’Oscar a Phoenix, parliamo oggi di Cop Land e delle moralistiche prediche, no, delle prefiche – La scimmia del cortometraggio di David Lynch è romantica!


25 Jan

83775204_10215541505393613_9151733850668269568_o

La prefica è colei che viene pagata per piangere ai funerali.

Spesso, viene assunta dalle donne del meridione per dare un tono più melodrammatico all’atmosfera già, appunto, funerea e piuttosto lugubre creatasi in seguito al lutto incolmabile dovuto alla perdita di un caro.

Molte ragazze, però, piangono a dirotto più di una comare secca vestita di nero a mo’ di cornacchia se, anziché perdere un caro, devono pagare il cariatide dentista affinché le curi dalle carie.

Alcune sono pure incurabili racchie. Insomma, neanche se facessero le suore della curia riuscirebbero ad amare l’essere solo, sinceramente, delle donne da tutti trascurate… anche da dio.

Sì, sto assistendo davvero a un porcile di donne amanti(di), a quel porcile profetizzato da Pasolini, già avvenuto e insinuatosi nelle anime di molti giovani donne, da tempo immemorabile e da non restaurabili tempi, putrefattesi. Fuori e dentro.

Eh sì, ragazze universitarie, peraltro ricche di famiglia, che non abbisognerebbero di prostituirsi in quanto, come detto, vivono in agiate condizioni economiche piuttosto soddisfacenti, le quali, appunto non paghe della vita non magra, bensì ben pasciuta, si sottopongono a pesanti cure dimagranti e poi praticano robusti pilates rassodanti per poterla offrire tutta depilata e “brillante” al miglior offerente che possa, nel salvadanaio, soddisfarle appieno col suo spumante!

Mah, più che miglior offerente, tale elemosinatore di figa a buon mercato è, diciamocela, un accattone sofferente.

Sì, un uomo perennemente frustrato che sputtana con tali puttane tutto il suo magrissimo stipendio, spesso pure dell’assistenza sociale e dunque di pensione precoce a lui elargito, pur di passare una notte a base di fruste sadomaso con una di queste mentecatte che la danno per potersi pagare la borsetta di mammà.

Sì, insospettabili ragazze apparentemente pudiche, insomma, a prima vista Elsa Morante, non vivono affatto d’idealismi virtuosi come Bianca, ovvero Laura Morante, bensì vivono doppie esistenze ove, se di giorno si celano dietro la parvenza delle brave figlie di papà, di notte la donano a un brutto figo, no, figlio di zoccola.

Sì, ne vedo tante…

Ragazze laureande che ti contattano in privato, spacciandosi per donne che vorrebbero con te instaurare una sana relazione d’amore purissimo quasi da sante.

Ma, dio santo, al terzo scambio di battone, no, di battute in chat, ti chiedono d’iscriverti ai loro siti a luci rosse ove, una volta che ti avranno fornito La chiave d’accesso, dietro tuo lauto pagamento ed esosa quota dispensata a codeste donne assai pruriginose, sostanzialmente poco virginali e lindamente, intimamente nient’affatto rosee, sottoscritto che avrete loro l’abbonamento dispendioso e lussurioso, al fine che costoro possano comprarsi ville lussuose, vi fotteranno in maniera clamorosa. In ogni senso. Alcune infileranno… anche la clausola ove non potrai baciare loro nemmeno il seno con fare ardimentoso.

Che sole!

Ecco, se siete uomini che pendete dalle labbra di questa qua, abboccatene pure e fatevi da loro imboccare.

Siete uomini che, tempo nel didietro, no addietro, perdeste il senno e, per sanarvi dall’insonnia, vi deste alle belle di giorno…

Di mio, me ne fotto bellamente.

Ora, parliamo di Cinema e lasciamo stare le minchiate di queste malafemmine.

Matt Damon tornerà a lavorare con James Mangold per The Force.

Mentre Harvey Weinstein, accusato da Annabella Sciorra di averla stuprata con la forza, si difende, dicendo al giudice che, se la Sciorra avesse eccitato, no, avesse necessitato di lavoro, doveva darla a Sylvester Stallone e a Robert De Niro.

Sì, in tribunale, Harvey diede spettacolo, un one man show da indifendibile mentitore da applauso a cerniera aperta, no, a scena apertissima.

Anziché, prendersi giustamente le colpe delle sue porcate, demandò a Stallone ogni responsabilità:

– Sì, che cazzo vuole da me quest’Annabella? Se costei afferma di essere stata da me sessualmente violentata nel ‘94, come mai allora girò Cop Land, da me pagata, no, finanziato con la mia Miramax nel 1997?

Dico, giudice, in questo film lei consola pure lo Stallone italiano, accarezzandolo pietisticamente e ascoltando insieme a lui Stolen Car di Bruce Springsteen!

 

Insomma, figliuoli, sono un grande romantico. Per questo, vivo nella mia stazione ferroviaria e la gente pensa che deliri, anzi delinqui. Qui, a forza di usare le vostre biforcute lingue, io sono diventato un linguista mentre voi ora non aprite più bocca. Tanto ne pagherete un’altra e lei aprirà non solo quella.

Ho detto tutto.

Per molto tempo, vollero farmi credere, catechizzandomi, che dovessi redimermi. Redimermi da che?

Non ho intenzione di credere ai buonismi falsi di The Family Man e non sono neanche Sonny. Se proprio volete usarmi come meme alla Nicolas Cage, almeno affibbiatemi la patente di Sailor di Wild at Heart. Sì, solo quando sono fuori dagli schemi, risulto magnetico e romantico.

Quando mi volete come un comune idiota piccolo borghese, mi rendete scimmiesco. Sì, i miei sono deliri squisiti, di alta scuola registica alla David Lynch. Deliri ove celebro amori incommensurabili alla Lars von Trier de Le onde del destino. Finiamola! Non dovete riportarmi indietro. Ma quale Ritorno al futuro!

Tu, donna, sei il mio delfino? Di mio, mi tengo Bruce Springsteen e lascio perdere le puttanate piene di melassa.

Comunque, quella non è male. Si chiama Melissa. Stasera, vorrei offrirle un tiramisù. Ah ah.

Ecco, vi ripropongo questo audiolibro. Una donna che lo ascoltò e lesse il libro mi chiese:

– Per caso, chi è la ragazza di cui stai parlando nel tuo libro?

– Si tratta di una donna immaginaria e vagheggiata.

– Non ci crede nessuno. Ci sono dei pezzi troppo sentiti, lei non è irreale e non me lo/a dai a bere. Ecco, molti segmenti sono volutamente volgari e forti. Ma è una critica alla società ingorda e bavosa. Ci sta! Te lo posso dire? È la più bella, struggente, vera dichiarazione d’amore che una donna possa ricevere in vita sua. Non ti ha ancora sposato?

 

di Stefano Falotico

 

Se volete essere artisti, attori, registi e scrittori in Italia, vi presento l’orrenda situazione medioevalistica del nostro Inferno dantesco


30 Jun

paradiso perduto de niro

benedetta 4 benedetta 3benedetta 2 benedetta

Ieri sera, con un amico abbiamo discusso della situazione artistica italiana. Prendendo assieme coscienza, per l’ennesima volta, che in Italia chi vuole affermarsi per divenire puramente artista, ecco, non solo non ha la strada spianata, bensì ha davanti a sé un dirupo, un precipizio.

Sì, se un perfetto sconosciuto desidera(sse), in questo nostro Paese di medici e avvocati truffaldini, di stronzi analfabeti e cazzoni, di elevarsi dalla media e prodigarsi al fine di portare avanti le sue idee creative, può anche subito gettarsi giù da uno strapiombo.

Perché, come molti di voi sapranno, non arrivi a pubblicare o a girare perfino soltanto un cortometraggio rilevante, se non sei ammanicato a un viscido, puttanesco sistema editoriale-produttivo e/o promozionale di gente falsa e ruffiana.

Prendiamo, traslando la situazione di merda/e, l’apparentemente rosea fabbrica dei sogni di Hollywood.

Comprendo benissimo le recriminazioni doverose di tutte quelle attrici che, stanche, esasperate, distrutte, avvilite, umiliate da Harvey Weinstein, denunciarono quest’ultimo in massa.

Perché, sostanzialmente, la legge ferrea per sfondare nel firmamento delle stelle è principalmente, soprattutto per le donne belle e avvenenti, quello di farselo sf… e, appunto, accettando compromessi, sessuali e non, assai riprovevoli, disgustosi e ovviamente criminosi.

In quanto, il signor Weinstein concesse onori e lusso, prestigio e Oscar alle sue predilette, alle sue pupille (e papille gustative) alla condizione che, prima di lasciarle, lussuriosamente, accedere alle prime delle migliori passerelle mondiali, donassero le loro p… da put… elle.

Ha sempre funzionato così, inutile girarci attorno.

Quello che però non capisco è perché queste donne abbiano dapprima abdicato alla sua schifosa legge e poi, non ottenendo i riconoscimenti, gli onori e la gloria che s’erano illuse di ottenere, l’abbiano denunciato. Volendolo fottere. Il famoso lasciapassere, no, lasciapassare.

Dovevano denunciarlo prima di essere v(i)olate. Eh già, un manipolo, anzi gruzzoletto, ah ah, d’ipocrite altrettanto lerce a laide.

Com’è che invece io non faccio così? Innanzitutto perché non sono una donna e poi perché non mi svendo. In una parola povera da poveretto, eh sì, ridete pure, non mi prostituisco.

Ben conscio oramai da tempo di essere molto dotato, avrei potuto optare per una vita da Richard Gere di American Gigolo. Sono un caso umano.

Oggi sarei considerato un sex symbol ma soprattutto, coi soldi fornitimi dalle vecchie signori abbienti anche se probabilmente racchie, decrepite, storpie e grasse deficienti, sguazzerei in una piscina, gustando cocktail a mollo…

Eppur giammai mollerò!

Vi è gente che, grazie agli introiti riscossi dai loro video inseriti su YouTube, è diventata ricca e famosa.

Persone geni(t)ali! Al loro canale sono affiliati e iscritti milioni di persone bestiali.

Questi youtubers sono più bravi di noi? Sono davvero talentuosi, sono semplicemente più cazzuti?

Hanno avuto più culo, come si suol dire, hanno investito un patrimonio, ereditato dai genitori nababbi, per comprarsi gli inserti pubblicitari di Facebook o, invece, oggi va di moda il trash? Campo nel quale sono maestri? Eh sì, un tempo, anche solo per fare il maestro delle elementari, dovevi diplomarti alle scuole magistrali. Questi ammaestrano tutti, hanno più visualizzazioni della BBC ma, in fatto, di ABC, non è che li veda benissimo. Diciamo. Ci vuole la babysitter per farli stare zitti.

Cosicché, se uno realizza un video in cui fa una scoreggia, diviene il nuovo Laurence Olivier con tanto di applauso scrosciante d’un pubblico di spettatori da bonjour finesse davvero spiccata, oserei dire da premio Nobel. Pulitzer! Pulizia!

Macché, youtubers di successo bravissimi ce ne sono.

Ma i più sono dei cretini, degli svenduti oppure delle puttane che, per ascendere all’olimpo della graduatoria, si son dati nudamente porcelleschi alle imitazioni più becere e patetiche di Alvaro Vitali, venendo a loro volta inondati da una progenie degenerata di assoluti debosciati?

No, non è affatto vero. Stai, sto scherzando?

Sono uomini e donne che, nella vita, mai mollarono.

Infatti, ne mollano talmente tante che oggigiorno sono scambiati per Che Guevara del meteorismo.

Non sono mica meteore qualsiasi. Grazie alle loro aerofagie volano altissimi come mongolfiere. E svolazzano per decenni interi nel blu dipinto di blu.

Invece, chi parla nei video in maniera competente, seria e oserei dire altolocata di Cinema e Letteratura, a meno che non lecchi il culo a qualche promoterinfluencer di grosso calibro, uno a “cazzo duro” insomma, viene preso per mongolo in questa società di palloni gonfiati.

Ecco, il mio editor aveva ragione e ha ancora ragione su tutta la linea, sull’intera collana… Mi disse di continuare nel selfpublishing, tanto la Mondadori pubblica solo chi spedisce regali e doni al figlio di Berlusconi, la Newton Compton pubblica i classici e non caga gli autori postmoderni mentre le case editrici, piccole o grandi che siano, non a pagamento, cioè quelle che non richiedono il contributo editoriale, esistono ma se sei una donna devi scoparti l’editore, se invece sei un uomo devi essere già un giornalista affermato che è sposato con un’ex attrice italoamericana, un tipo alla Annabella Sciorra per intenderci, che dopo averlo preso in quel posto da Weinstein s’è riciclata in campo editoriale, mettendo su una casa editrice di romance (ig)nobili da Cinquanta sfumature di grigio.

Se invece sei un intraprendente, coraggioso regista alle prime armi, al massimo possono darti 300 Euro per filmare, come se fosse il super 8 della prima comunione, uno spot della Pubblicità Progresso con le solite banalità superficiali sulla povertà, l’anoressia e la bulimia, la depressione e la situazione sociale… è questa. Sì, ieri notte ho contattato una, una che davvero è una correttrice di bozze importante/i, soprattutto dei suoi educazionali refusi nel galateo del cazzo:

– Ciao Benedetta. Sei ancora sveglia a quest’ora? Disturbo?

– No, se mi hai visto online, significa che non dormo, ovviamente. Non ho sonno, stanotte. Quindi, dimmi pure.

– Ecco, domattina posso inviare alla mail della tua casa editrice, della quale tu mi hai parlato in termini lusinghieri ed entusiastici, avendomela tu descritta come una rivoluzionaria casa editrice all’avanguardia che privilegia le grandi speranze giovanili, un mio manoscritto inedito?

– Sì, certo. Buonanotte.

 

Incredibile.

Siamo sicuri che questa Benedetta sia una davvero benedetta dal talento di scoprire talenti? Non è che sia, detta come va detta, un’entraîneuse che fa entrare… nel suo circolo cul-turale solo chi le si dà con prosa poetica poco intellettuale, invero animale?

Ben detto.

E che dio vi benedica.

Sono il nuovo Dante Alighieri e voi, no, non brucerete all’Inferno. No, non sono così cattivo.

Diciamo che però il Canto Diciottesimo della Divina Commedia potrebbe essere la vostra casa dei piaceri…

O no?

Già, ma per piacere!

Ricordate: Beatrice era in verità una meretrice.

Oh, signore benedetto!

 

di Stefano Falotico

Provocazione serale: Harvey Weinstein è stato un messia, un salvatore e ci ha messo la faccia


25 May

Messia Weinstein

Sì, assisto oscenamente a grida di giubilo, a donne che dalla gioia si strappano i capelli, a maschi moralisti e ipocriti che alzano i calici e brindano dinanzi alla disfatta mostruosa di Weinstein. Uno che, sino allo scorso Ottobre, era considerato il massimo produttore cinematografico vivente, uno ai quali i grandi cineasti si rivolgevano per farsi finanziare le loro opere, un mecenate, insomma.

Un mecenate, sì, colui che come da definizione del vocabolario è stato un… intrepido, valoroso, munifico protettore di studiosi e di artisti.

Un uomo rinascimentale, un uomo come Lorenzo il Magnifico. Un uomo di gran potere alla cui corte cenavano geniacci come Tarantino che spero lo ringrazi a vita per avergli dato la possibilità che è valsa il suo Quentin. Sì, Morgan Freeman a Hilary Swank di Million Dollar Baby, nella tavola calda, davanti a una buona torta di mele, disse che la gran maggioranza della gente farebbe carte false per avere la chance che a lei è stata offerta dal destino.

E Kyle Chandler di The Wolf of Wall Street, guardando la povera gente di ritorno a casa in corriera, capisce che quel Jordan Belfort/Leo DiCaprio, in fin dei conti, aveva fatto bene a godersela come un ossesso, ad attorniarsi di lusso e donne lussuriose, di aver scopato come un mandrillo, facendosi soffocare dalla brama di soldi e sesso.

La vita in fondo è una. Vale sempre la celeberrima massima del “gobbo” Giulio Andreotti: il potere logora chi non ce l’ha.

Ora, come già detto, continuano le discussioni femministe di dubbio gusto sulla mia bacheca, come potete evincere dallo screenshot che vi posto. E la mia linea è intransigente, moralmente inattaccabile, altissima, quasi da San Francesco, un uomo al quale forse un giorno dedicherò un romanzo, perché mi hanno sempre immensamente affascinato i “pazzi santi” che potevano avere tutto dalla vita e invece hanno preferito mandare tutto a quel paese. A costo di esser presi per scemi.

Siamo sinceri. Che c’è di bello in una persona che viene arrestata? Niente. E non si può scherzare sulla “morte” di un uomo, sebbene questo uomo sia stato corrotto sin al midollo e con tutta probabilità davvero sfruttava il suo ascendente per profittare di giovani donne ambiziose e “in carriera”.

Ma, suvvia, verreste mica a dirmi che una come Asia Argento è credibile nel mostrarsi tanto euforica dinanzi alla caduta di Harvey? Mi pare lei, come le tantissime altre, profondamente scortese, irriconoscente, in una parola orrendamente ingrata.

E, peraltro, neanche l’intima “amicizia” con Weinstein ha salvato la sua carriera finita in mutande… della serie: se non hai molto talento ma hai uno che ti dà una “spintarella”, puoi farcela. Se sei comunque un cesso d’attrice non gliela fai neanche con tutte le “botte” possibili e immaginarie.

 

Uomo Weinstein,

non posso iniziare questa brevissima mia lettera, con l’intestazione “caro”, perché l’hai pagata cara. Ma, ricordati, che quando sarai presto in gattabuia, c’è un uomo sincero e non falso che, dall’altra parte dell’oceano, ti riconoscerà almeno sempre il coraggio di esserti “pelato” molte gatte per un fine “nobile” e artistico.

A te vanno i miei più sentiti ringraziamenti, perché nel bene e nel male non sei un fake. E ci hai messo la faccia e le mani… “sino in fondo”.

Questo significa avere le palle e, come diceva Aldo Busi, Bisogna avere i coglioni per prenderlo nel culo.

Più o meno la celebra frase di C’era una volta in America: è proibito dalla legge prenderlo nel culo?

 

Ti auguro, Harvey, che non subirai in carcere nessun tipo di violenza e potrai gustarti degli ottimi brodini.

Update: Weinstein ha pagato la cauzione. Andiamoci sempre cauti.
Sesso

di Stefano Falotico

Mentre al cinema danno La battaglia dei sessi, ancora si parla delle “manie” sessuali del Weinstein, in questo stagno ove tutti/e tirano i sassi da ossessi


21 Oct

Giovanna+Rei+Rush+Premieres+Rome+Part+2+sSiacqINO2Ul00689604081_BOTS_11118_1400

Sconvolgente questo caso Weinstein. Insomma, la RAI non aveva più argomenti per le sue farlocche trasmissioni inutili e annoianti e subito ha colto l’occasione per allestire “reportage” sulla violenza sulle donne, annegando al solito il tutto in un puttanaio di banalità, con ospiti discutibili e “vallette” in cerca del lor s(ucc)esso perduto. Si gonfiano i luoghi comuni, c’è la caccia al morboso più “inverecondo”, Weinstein viene dipinto solo come un (p)orco e, “gigantograficamente”, appare sui nostri schermi come simbolo del peccato più scandaloso. Mentre lo ritoccano di photoshop per renderlo ancora più lardoso. Colui che, in vestaglia, al crepuscolo, chiedeva massaggi anche a Giovanna Rei, che dichiara che, dietro quel “favore”, avrebbe ottenuto la parte di Juliette Binoche in Chocolat. Insomma, Weinstein è stato imperdonabile e i suoi atti sono agli atti, giudiziari e dell’FBI, ma davvero dovremmo credere a quest’assurdità secondo cui alla RAI la Rei (ma chi la conosce questa qui?) dice che fu così moralmente alta da rifiutare un ruolo internazionale solo perché la sua “religione” (infatti invoca Dio, mentre col balconcino vuole che la telecamera riprenda il suo essere rifatta, ah ah, dalla testa ai piedi in tacchi a spillo) non poteva “abbassarsi” a un pompino? Davvero crediamo che una che si presenta in passerella tutta scosciata e debordante di seno pompatissimo è stata così pia da declinare che Weinstein la pompasse? Ma per piacere. Non voglio giustificare il Weinstein, ma questo moralismo dell’ultima ora (da quali pulpiti!) mi sa di osceno, di gravissima ipocrisia.

Intanto ci si mette anche Tarantino in questa tarantella di falsità. Weinstein gli ha prodotto tutti i film e lui dice che sapeva ma ha fatto poco, però ora denuncia Harvey. Così “ritocca” la sceneggiatura del film su Manson, che doveva produrgli Harvey, perché presentava scene di violenza sulle donne, e dunque qualche maligno potrebbe pensar male.

La Rei è rea di menzogne.

E Roberto D’Agostino fa la parte del monaco agostiniano, su Vespa che dice Bing Crosby al posto di Bill Cosby.

Harvey Weinstein, anziché “abusare”, perché non si è abbonato a Celebrity Movie Archive?


16 Oct

01077802

 

Ora, questo mio scritto può essere visto in due modi. C’è chi, maligno e ipocrita, vi vedrà una “schifezza” di rara sconcezza, chi invece “denoterà” il mio umorismo figlio di una purezza mia innata tale che nessuno può imputarmi di andare a pute.

Hollywood, nome inglese composto da Holly & Benji? No, da holly, cioè agrifogli(o), e wood, cioè il bosco.

E Harvey era ben conscio di tutte queste addormentate nel bosco che sognavano la grande minchia. No, scusate Mecca. Tanto che, ricattandole, per quella ricotta, forse sedandole, drogandole e dunque addormentarle, voleva “inalberarlo”.

Ora, non inalberatevi, donne, per queste mie battute. Voi non siete delle battone, siate come me delle battutiste. Se volete sfondare, non recatevi da Harvey, lui è interessato principalmente allo “sfondamento”.

Harvey abusava tantissimo, tant’è vero che aveva costruito anche dei palazzi abusivi nel centro di New York. Insomma, voleva “piazzarsi” dappertutto senza autorizzazione, ma molto rizzamento.

Ecco, Harvey probabilmente sa(peva) che esiste un sito che l’avrebbe distratto da queste fighe di legno.

In cui poteva divertirsi senza incorrere nel fall(iment)o.

Un sito aggiornatissimo, sia mai, in perenne “evoluzione” per l’uomo scimmia. Ove ogni giorno vengono archiviati culi e tette di attrici famose (e anche no-n) con una precisione meticolosa da far invidia all’avveniristica biblioteca sesquipedale, da “perderci la testa”, di Blade Runner 2049. Insomma, se volete perdere i vostri testicoli, questo è il sito che fa al “cazzo” vostro. Donne di ogni forma e fattura, scaricabili affinché possiate “scaricarlo”. Non c’è bisogno di torrent, ma di una connessione veloce per la masturbazione lenta un po’ da ritardati, da godere comunque di “effetto” ritardante. Donne, insomma, “torreggianti”. Tutte da scorrere per “scorrimenti” che poi esploderanno in maniera “torrenziale”.

 

Dopo averle “selezionate”, potrete venire e, ben lieti di esservi sfogati, potrete danzare come degli scemi sulla canzone di Mario Venuti… ballare… ballare, oh oh!

Insomma, non voglio fare il maschilista, a differenza di Harvey, che tutte voleva farsi, e non sono sessista. Ma tutte queste donne che, dopo aver dato la passera, hanno ottenuto il lasciapassare, e ora lo denunciano, non hanno un cazzo da fare?

 

Sì, scherziamo su Harvey che amava il “tiramisù”. Insomma, Harvey avrà pensato: perché essere in gamba quando posso essere in tante gambe?

 

Di “mio”, sono sempre preoccupato che, per il caffè, sia finito lo zucchero… ho detto tutto.

di Stefano Falotico

fermo_con_le_mani_poster

Disastro a Hollywood, Harvey Weinstein non è Art Linson


11 Oct

03911416

What Just Happened, film discreto, di buon piglio ma che è una satira abbastanza scontata e all’acqua di rose del sottobosco hollywoodiano, apprezzabile per l’impegno di De Niro, misurato e “in sordina”, per un Bruce Willis cafone che non vuole tagliarsi la barba, per uno Sean Penn languidamente energico prima che gli sparino, uccidendo anche il cane, oggetto della contesa fra la “contessa” Catherine Keener e il “corvo” Michael Wincott. C’è una scenetta alquanto disgustosa e disturbante nel bagnetto, ove un’attricetta alle “prime armi”, vorrebbe fare un pompino al personaggio del produttore interpretato da un De Niro sorpreso. Un “lavoretto” oscuro che sia un lasciapassare, però che passera, per il s(ucc)esso hollywoodiano. Egli, con classe e gentilezza, pur con l’amaro in bocca e senza fra i suoi denti la lingua “succhiante”, declina l’offerta. Un film prodotto da Art Linson, che sta co-producendo con la Weinstein Company la serie televisiva Yellowstone con Kevin Costner. Vedi i ca… della vita? Strane coincidenze. Adesso scoppia lo scandalo di un Weinstein che si scopre, eccome se ne scoprì, che troppo scopa. E la vicenda diverrà un remake dei film prodotti da Linson, Gli intoccabili, Fight Club, Paradiso perduto, Black Dahlia. Potete giurarci.

Insomma, il mondo si divide in due categorie, quelli che hanno culo e quelli che “la” prendono a culo. Ah ah.

 

di Stefano Falotico03540036

Il ca… o di Weinstein mette in discussione la serie “tv” di David O. Russell, mentre ripenso allo “scandalo” di Blade Runner 2049 con le ballerine giganti…


11 Oct

TRI-02411

Eh sì, adesso Amazon non vuole più associare il suo nome alla Weinstein Company, e pare che abbandonerà l’idea, che doveva essere di prossimissima realizzazione, di dar il via alle riprese della serie televisiva di David O. Russell con De Niro, Julianne Moore e Michael Shannon. Sarebbe un vero peccato perché questa serie televisiva aveva, sulla carta, tutti i crismi per essere un evento. Il costo, ben 160 milioni di dollari, è un altro problema perché, a quanto pare, la Weinstein Company non avrebbe ancora sborsato una lira di “liquidazione”. Insomma, “in somma”, questioni da wolf of Wall Street su cui io capisco poco. Mi limito a dire che mi attizzava molto l’idea di una serie che sembrava possedere i requisiti per essere davvero innovativa e anche eccentrica. Spero davvero, in cuor mio, sconvolto da questa triste notizia, che Amazon trovi altri partner per non far cadere il progetto nella stanza dei ricordi…

La ragazza dei ricordi, sì, di Blade Runner 2049. Un’attrice dal volto delicatissimo e quasi commovente, ma uno dei “pezzi” più deboli dell’intero film, con tanto di torte di compleanno “digitalizzate” degne dei peggiori fotogrammi dell’inguardabile A.I. di Spielberg. Insomma, “grazie” a Villeneuve, abbiamo scoperto che un ricordo “indimenticabile”, davvero “formativo”, sono dei bambini che spengono le candeline. E poco altro. Insomma, abbiamo sintetizzato così l’animo umano di un’intera esistenza. Una scena che potrebbe essere presa in prestito come “tutorial” per i nuovi grafici-pubblicitari della nostra società di plastica. Bella roba, brutta quanto almeno quelle ballerine giganti che sculettano per le strade piovose e “incinte” di smog, con la nudista “tuttofare”-concubina-latino-americana-cubana-cubista che risponde al nome di Ana de Armas, una che è passata sotto la “lente d’ingrandimento” del Weinstein, che la raccomandò per Hands of Stone. Eh sì, mani di pietra, mani che ti fanno un lavoro da farti dimenticare gli stress della vita avveniristica e “c(r)ol(l)ante”. Ti fa svenare… Ma che sguardo svenevole, non si svendette, no, come no? Lo sa Ryan Gosling, un androide dal cuore umano e anche dall’uccello di “cristallo”, che si scioglie dolce come il finale del film fra la neve e STELLINE, care starlette. Anzi, future star da letto.

Insomma, il film più montato dell’anno. Ma Harvey se ne frega intanto del divorzio, ancora “monta” e si dà di nuovo all’ozio. Potete metterci la mano sul “fuoco”. Lui è lo “zio”, e ha le mani “in pasta” dappertutto. Si rialzerà. A lui credo importi che, nonostante le bott(an)e, possa “rialzarlo” previo cura “riabilitativa” del cazzo.

di Stefano FaloticoBLADE RUNNER 2049

Lo scandalo Weinstein getta un’ombra inquietante su tutta Hollywood, ma la vita vera è un’onda, anzi onta, continua


11 Oct

harvey-weinstein-9

Continuano le accuse nei confronti del mega-produttore, sua moglie chiede il divorzio e “qualcuna” sostiene che da “lui” è stata volgarmente stuprata, ricattata, manipolata. Insomma, le mani sporche del potere hanno fatto il botto. Ma era, sì, adesso è caduto definitivamente in disgrazia, un produttore ammanicato con tutto il sistema e allora chi ha lavorato con lui fa il finto tonto e prende le distanze dal “pasticciaccio”, affermando che non ne sapeva nulla. Intanto, fioccano altre denunce, altre rivelazioni scottanti e scabrose gettano maggiore, inesorabile fango sul produttore che, sino alla scorsa settimana, era fra i più stimati dell’intera scena di Hollywood e dintorni.

Ecco, fui ironico a proposito di tal scandalo, e la mia ironia, forse troppo cruda, cinica, ma estremamente realista, sebbene apprezzata da alcuni (e)letti che ne hanno colto lo spirito sanamente dissacrante e sdrammatizzante, da altri, moralisti della peggior specie ipocrita e falsamente “ingenua”, invece, non solo non è stata accolta, ma fischiata sonoramente. Chiariamoci allora una volta per tutte. Non giustifico il produttore, di cui nemmeno più si può far il nome, il suo comportamento trentennale è stato vergognoso e infame, ma non assolvo pienamente neanche tutta quella massa di attrici-ette e modelle che, solo quando hanno appreso dello scandalo che lo coinvolgeva, si sono esposte pubblicamente. Anzi, “pubicamente”. Insomma, trovo il fatto, anzi il “fallo”, assai disdicevole e non meno schifoso delle sue molestie. Cioè, provate a spiegarmi bene… emergono questi dettagli inconfessabili, fin ad ora insabbiati e celati, soltanto quando non si ha nulla da perdere? Perché prima, il nostro produttore, se tali confessioni fossero state riferite, avrebbe avuto il potere di stroncare le vostre carriere sul nascere e non vi avrebbe raccomandate? Avrebbe ostracizzato il vostro percorso “artistico?”. Incredibile. Ecco, ritengo tali donne assai false. Parimenti, forse, tacciabili di “indagini”. Non si è colpevoli soltanto quando si commettono le impunità oscene, ma anche quando, dietro “accordi di riservatezza”, il silenzio colluso all’omertà più raccapricciante, dietro agghiaccianti compromessi, si nasconde la verità pur di non venir lesi nell’ascesa verso l’alto. Ritengo che queste donne siano state bugiarde, menzognere, insincere, doppiogiochiste e ugualmente “criminose”, forse solo spaventate? No, non mi convincono. Che cerchino adesso, a “giochi d’adulti” fatti e da “strafatte”, di “disfarsene”, per ulteriore pubblicità, dando risalto alla vicenda per recitar la parte delle santarelline?

Insomma, sebbene ne sia spesso estraneo, conosco la realtà e queste finzioni, questi giochi di “dame” m’irritano e parimenti disgustano. Vergognoso il produttore, vergognose anche coloro che, dopo aver avuto favori e ottenuto “piaceri”, rivelano i piccanti dietro le quinte che hanno sempre mascherato. Solo ora dichiarano il vero quando, dopo quell’imbarazzante “sesso”, hanno già raggiunto l’ambito successo. Costi quel che “scotti”. Che triste mondo, che orrido spettacolo di travestimenti e balli, anzi “belle”, in “mascara”. Camuffamenti e sotterfugi, spintarelle… e tutte che ora si accaniscono a spingerlo… giù dalla torre. In una sarabanda peccaminosa e imbrogliante la dignità di sé stesse.

Sono un uomo di mondo. Queste cos(c)e son sempre successe, brutto a dirsi, ma mi stupisco di tanto stupefacente “candore”. Anzi, calore…

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)