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NANNI MORETTI nanizzato da gente che non ha ancora visto TRE PIANI, continuiamo così, facciamoci del male!


26 Sep

Non bloccate il passaggio, cazzo!

Sinossi ufficiale:

Al primo piano di una palazzina vivono Lucio, Sara e la loro bambina di sette anni, Francesca. Nell’appartamento accanto ci sono Giovanna e Renato, che spesso fanno da babysitter alla bambina. Una sera, Renato, a cui è stata affidata Francesca, scompare con la bambina per molte ore. Quando finalmente i due vengono ritrovati, Lucio teme che a sua figlia sia accaduto qualcosa di terribile. La sua paura si trasforma in una vera e propria ossessione. Al secondo piano vive Monica, alle prese con la prima esperienza di maternità. Suo marito Giorgio è un ingegnere e trascorre lunghi periodi all’estero per lavoro. Monica combatte una silenziosa battaglia contro la solitudine e la paura di diventare un giorno come sua madre, ricoverata in clinica per disturbi mentali. Giorgio capisce che non potrà più allontanarsi da sua moglie e sua figlia. Forse però è troppo tardi. Dora è una giudice, come suo marito Vittorio. Abitano all’ultimo piano insieme al figlio di vent’anni, Andrea. Una notte il ragazzo, ubriaco, investe e uccide una donna. Sconvolto, chiede ai genitori di fargli evitare il carcere. Vittorio pensa che suo figlio debba essere giudicato e condannato per quello che ha fatto. La tensione tra padre e figlio esplode, fino a creare una frattura definitiva tra i due. Vittorio costringe Dora a una scelta dolorosa: o lui o il figlio.

Di questa gente, invece, che critica i film senza prima vederli, ne vogliamo parlare?

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NOMADLAND è un capolavoro ma molti “critici”, anche “psichiatri” non la pensano così – Vi ricordate Nanni Moretti contro il critico in Caro diario?


11 May

nomadland di martino

Ora, in una Roma desolata d’inizio anni novanta, impazzò Nanni con la vespina senza la vispa Teresa. Una Roma di popolane, una Roma spopolata poiché i romani e non solo, durante i mesi più caldi dell’anno, dopo una vita stressante a base di complanari e circonvallazioni trafficatissime, dopo ore d’attesa impaziente alla Tiburtina, abbandonano la capitale per recarsi a Rimini. Sì, a Rimini o a Riccione. Parlo della gente ricca, cioè dei nababbi di Roma. I quali, pur disponendo di pecuniarie somme ingenti, accumulate peraltro con intrallazzi illeciti e, diciamo, non del tutto pulitissimi, da veri pusillanimi però animosi di avere un ruolo di rilievo, più che altro porcellesco, nella società carnale ed economicamente altissima più dei tacchi vertiginosi di una modella borgatara di Spinaceto, anziché andare, che ne so, a Parigi… ecco che consumano esosi patrimoni per viaggiare alla volta dell’Adriatico, di Ibiza o di qualche meta esotica ove le nottate più sporcamente erotiche la faranno da padrone/a.

Loro ce l’hanno fatta, loro si fanno il culo… non sono mica un pasticcere trozkista!  Cosicché, anche le matrone e le portinaie di squallidi e fatiscenti appartamenti desolati di Porta Pia, anche le balie alla Raffaella Ponzo de Il corpo dell’anima, vengono per l’appunto accalorate non da un Roberto Herlitzka ringalluzzito, bensì dalla prospettiva di poter sguazzare in acque putride, bazzicate da meduse e da bagnasciuga di perizoma, no, da bagnanti con la caciotta in mano in quanto emigratisi temporaneamente lungo litorali meno tragici di quello di Ostia, ove Pier Paolo Pasolini fu assassinato non da un complotto, bensì dalla mentalità retrograda di un Paese che predica la moralità e poi segretamente turismo sessuale in Scandinavia pratica, un Paese che sa solo crogiolarsi nel fintissimo motto secondo il quale siamo, fummo e sarem(m)o una nazione di poeti, santi e navigatori. Perché Sanremo è Sanremo!

Sì, un Paese soprattutto di arrivisti, di assassini mai visti. Sì, mai visti nel senso che ammazzano il prossimo, diverso da loro, non commissionando il crimine efferato a Peluso o a Frank Sheeran/De Niro di The Irishman, bensì massacrando di sfottò ignobili, poco ridicoli, invero assai risibili, profondamente denigratori, degradanti e umiliantissimi, tutti quelli che non hanno accettato un mondo di maiali come Russell Bufalino.

Come già dettovi nei miei scritti corsari alla Pasolini forse anche di Abel Ferrara, lo sport nazional-popolare che va per la maggiore qui da noi, sì, l’attività agonistica, più che altro crudelmente egoistica e fottutamente, schifosamente narcisistica in senso figurato prettamente poco comunista, soprattutto furbissima, non è il Calcio. Bensì la presa per il popò infima, vigliacca, premeditata e distruttiva. Cioè la visione per l’appunto più legata al concetto intimo e intrinseco di bieco fascismo, mascherato dietro sorrisini zuccherosi e mielosi, dietro pose sdolcinate e la cortesia più morbosa a sua volta partorita da una catto-borghesia più ipocrita del protagonista interpretato da Michele Placido ne Il caimano.

Nanni Moretti ironizzò sulla cosiddetta, presunta Critica cinematografica. Conosciamo bene i suoi sfottò, però sani e dissacranti, intelligentemente polemizzanti e autoironici, riguardo Strange Days e Heat. Specialmente, è impressa nella nostra memoria di cinefili amanti dell’opera prima di John McNaughton, cioè Henry, pioggia di sangue, capolavoro immane, l’invettiva di Nanni contro il falso critico Carlo Mazzacurati… Per alcune ore, vago per la città. Cercando di ricordami chi aveva parlato bene di questo film. Io avevo letto una recensione su un giornale. Avevo letto qualcosa di positivo su Henry. Improvvisamente, mi viene in mente. Trovo l’articolo e lo voglio proprio copiare sul mio diario. Eccolo qua: Henry uccide la gente ma è quasi un buono. Di poche parole, contano i fatti. Invece il suo amico Otis è una carogna. Henry vive una pazzesca solidarietà con le sue vittime. È un principe sangue blu dell’annientamento e promette una morte pietosa. Otis, no! Il regista risveglia il suo pubblico in un incubo ancora peggiore con una doccia finale di splatter, occhi infilzati, carne martoriata. L’abominio! Henry è forse il primo a violare e a vilipendere, con tale lucidità, la filosofia criminale dei lombrosiani di Hollywood.

Ecco, penso ma… chi scrive queste cose, non è che la sera, magari prima di addormentarsi, ha un momento di rimorso?

 

Similmente a Nanni, rileggo le critiche oscene rivolte a un film magnifico, un film devastante, un film straordinario, un film grandioso, un film che non si può discutere.

Cioè il sacrosanto e assai giusto vincitore dell’Oscar di quest’anno, vale a dire Nomadland.

Partiamo con la cosiddetta esperta di PSICOANALISI ETICA! Ramo iper-progressista, ah ah, terribilmente inutile come Psicologia del Lavoro (!), con tanto di sottotitolo molto cool, ovvero: Tra clinica, arte e contemporaneità.

http://www.psychiatryonline.it/node/9147

«Un film noioso, piatto, acritico, apolitico e sì apolide, almeno. Ma quel che è grave, privo di fantasia.
I fatti si succedono senza invenzione, senza sorpresa, senza giochi di parole, di immagini, di piani narrativi, di dimensioni.

Un film pieno zeppo di premi, Oscar, Leoni d’oro, Golden Globe. Mi chiedo cosa si volesse premiare. La protagonista, Frances McDormand, per fortuna è brava e la sua faccia è bella, piena di rughe e giovane, così poco plastificata e patinata. Avresti voglia di prendere una birra con lei, sperando però non parli come nel film, senza fantasia.

Stati Uniti, crisi economica 2007/2013, Fern perde il marito e il lavoro e parte in giro con il suo furgone, attrezzato tipo un camper. E lavora, per esempio in Amazon, di cui dice di essere contenta e di guadagnare bene. Forse è per questo che gli hanno dato i premi.

Di critica sociale mi sembra non ci sia granché, per esempio una condanna al mercato immobiliare selvaggio, una delle principali ragioni della Grande Recessione, quella che ha portato anche alla chiusura dell’Empire, l’azienda dove lavoravano Fern e il marito. E poco altro.

I dialoghi sono una successione di narrazioni di fatti, quasi del tutto piatti, senza poesia, ironia, originalità. Ci sono brandelli di vite, è successo questo, hanno fatto un certo lavoro, qualcuno si è ammalato, qualcuno voleva suicidarsi. Lo spessore emotivo dei personaggi è degno di Flatlandia. Fern stessa non si lascia conoscere che nello scorrere della sua quotidianità, la vediamo piegare le mutande, la guardiamo, ma non la vediamo. La sua anima è nascosta dietro il lutto non fatto del marito. Che sappiamo di questa donna, tranne che ha un profilo affascinante? Amava suo marito, perlomeno le manca. Ok, come dicono gli americani, e allora?

Stralci di vite dei personaggi si alternano come nelle sedute degli alcolisti anonimi o degli altri gruppi di auto-aiuto. Un inno alla resilienza, adattarsi, accontentarsi, non interrogarsi, non provare a cambiare niente, se non la propria vita, in un’eterna adolescenza immobile e ripetitiva.
Sarò cattiva, ma sarebbe d’accordo anche Winnicott che senza gioco non c’è età adulta o Carroll che tutti hanno bisogno di sognare ad occhi aperti. Si rinuncia alla fantasia, in un’opera di fantasia, delegando la magia a una natura di cui non si vedono abbastanza i segni delle ferite inflitte dal post-capitalismo.
Fern dove sei? Sei stata solo una moglie? Senza di lui non sogni anche tu ad occhi aperti come Alice sul prato? E ti brillano gli occhi davanti a un nuovo autocaravan superaccessoriato.
Dove sei Fern? Non ci sei perché nessuna vita umana e tantomeno un’opera è degna di essere vissuta senza fantasia… Sei la giustificazione di questo sistema, sei tu che preferisci essere nomade, sei tu che sei migrante, sei tu e io che sto al caldo sul divano non c’entro, non sono colpevole, dai godiamoci il panorama, è ancora gratis».

Firmato Annalisa Pellegrini

 

Ora, se invece Federica Pellegrini è una grande campionessa di Nuoto, fa bene a esserlo e a non occuparsi, che ne so, della recensione di Waterworld.

Non credete?

Sì, nella mia vita conobbi psichiatri laureatisi con 110 e lode + 7000 master che non compresero la “pazzia” di Joaquin Phoenix in The Master, neppure in Joker.

Soprattutto vidi redattori di Cinema, i quali intitolarono il loro sito di “approfondimento esegetico sulla Settima Arte”, come Spietati…

Ma uno dei loro registi più odiati, inspiegabilmente, è Clint Eastwood. Ah, capisco, spietati non ha a che vedere col capolavoro omonimo di Clint. Almeno nel titolo italiano poiché quello originale è Unforgiven.

Spietati as sinonimo di malvagio, duro, crudele, feroce, violento, disumano, inumano, sanguinario, brutale, bestiale, barbaro, efferato.

Cioè dei critici metaforicamente killer da Henry… ah ah.

In effetti, cavolo, se dal sito spietati.it, estrapoliamo e peschiamo la seguente recensione, deduco che qui siamo di fronte a una Hannibal Lecter mista a Godard della carta stampata. Non ho parole, sono impressionato!

https://www.spietati.it/nomadland/

«Sinfonia americana sigillata dalle musiche di Einaudi, garanzia d’acchiappo liricista ed evocazione di profondità d’animo, che è un attimo si stornino in ridondanza se pescate senza giusta misura. La parabola (ma è un falso movimento, finanche posticcio) è quella di Fern, in povertà dopo la crisi della Grande Recessione (la presumiamo, sui titoli di testa, ché non entra mai nel quadro narrativo, nel disagio sociale, nel contesto emotivo) e in composto lutto dopo la morte prematura del marito. La mano benefattrice di Amazon l’accoglie e ripara, una collega le suggerisce un’alternativa esistenziale: il nomadismo. Che non significa rinunciare a una casa, attenzione, bensì a un’abitazione: casa è dove è il cuore, e quello di Fern vien presto scaldato da una collettività unanimamente affine, affettuosa, conciliante. Non uno di meno, dal tenero reduce del Vietnam alla malata terminale. I legami tra autoctoni si edificano in un istante di default, ecumenico proprio come quelli col paesaggio rurale ritratto con velleità naturalistiche e vérité come i due scarni western d’oggi girati da Chloé Zhao (Songs My Brothers Taught Me e The Rider) prima di questa distribuzione Searchlight (alias Disney!) che le assicurerà un Oscar da record (è donna e POC, person of color) appena in tempo per sfoggiarlo nei trailer e nelle recensioni di The Eternals, Marvel nobilitante con medaglia diversity queer (vedremo). Ma Nomadland, opera terza della regista cinese, tutto pare meno che un film d’autrice, anche su commissione: esteticamente indistinguibile dai road movie indie che passa il convento del Sundance da una decina d’anni a questa parte, imbellettato di anticonformismo solo via (brevi) slogan (i nomadi fanno una scelta “in opposizione alla dittatura del dollaro”, ma di miseria, di dolore, di rabbia non v’è traccia: sia mai che fra un frame contemplativo e l’altro trapeli la politica), realistico solo perché Frances McDormand (grandiosa, ma sai che novità) ha problemi di stomaco e va di corpo in un catino. Però com’è bella l’America, com’è innocuo girarla, c’è facile innamorarsene, e come sono umani, ad Amazon, alla Disney».

Fiaba Di Martino

(26 Settembre 2020)

Voto: 4.

No, non quattro stellette, 4 in senso di pagellino scolastico. Cioè pessimo! Pessimo forse come la parola acchiappo e umanimamente anziché unanimemente? Il pezzo finale è magnifico: come sono umani, ad Amazon, alla Disney.
Perché la virgola dopo umani? Perché alla Disney, che fa molto romanissima-romanista de Roma, eh, ce mancherebbe, an vedi oh, comunque italiana verace e poco italiano da Crusca? Quelli della Disney, non so, era forse meglio?
Ecco, perché Fiaba non è Chloé Zhao? Una ragione ci sarà?
Ecco, certa gente, prima di andare a dormire, vuole querelarmi se dico semplicemente la verità? Vuole per caso denunciarmi se consiglio giustamente a queste persone di cambiare mestiere? Non mi pare che io sia criminoso come Henry. O no? Ah ah.

 

di Stefano Falotico

 

I registi che non sopporto: Federico Fellini, Nanni Moretti ma soprattutto Gabriele Muccino, parola di un underground allontanatosi dal mondo in maniera irreversibile e radicale


04 Feb

anni belli muccino

 

rocky stallone

Ora, le mie sparate vanno prese col beneficio del dubbio e, come si suo dire, dell’inventario.

Sì, ogni giorno debbo reinventarmi. Inventarmene cioè sempre una per non buttarmi giù… dalla finestra.

No, se siete depressi come me, non provate a suicidarvi. Semmai, andate nel deserto del Sahara e cavalcate un dromedario. Così, surriscaldati dalla rovente temperatura equatoriale di quelle zone lì, dimenticherete che la vostra donna, nel frattempo, la sta inumidendo nella zona erogena a uno che di lei si sta dissetando coi suoi affamati testosteroni nei suoi estrogeni, prosciugandogliela tutta in modo estroso. Ah ah.

Sì, non inariditevi. Le donne amano i fiori e gli uomini i loro fori. Gli uomini sanno innaffiarle con calore ma, di mio, ora vado a leccarmi un gelato nonostante non sia ancora estate.

Adesso, la questione Muccino e il suo Cinema da baci Perugina. Ah, le donne pensano sempre alla Scavolini mentre gli uomini non vogliono farlo solo in cucina ma anche dopo aver limonato di scaloppine.

Muccino è un regista che possiede un’ottima tecnica. Alcuni suoi film sono passabili, altri passatisti e basta. Non gira, insomma, alla cazzo ma fa venire du’ palle grandi come una casa. Intanto, è appena iniziato Sanremo e, in quest’Italia folcloristica, pre-carnevalesca, l’italiano medio si stravaccherà sul divano, piangendo a dirotto nell’ascoltare canzoni melodrammatiche.

Con momenti da cavallo imbizzarrito quando Diletta Leotta, scosciata come non mai, ricorderà lui che è un uomo-scimmia che celebra il romanticismo di facciata ma adora, invero, solo la sua falcata.

Sì, un tempo, nei loro impeti idealistici da Johann Wolfgang Goethe, questi omuncoli si strussero in maniera commovente per ragazze pure dalle rosee gote.

Al primo anno di Conservatorio, però, compresero di non essere l’Amadeus di Milos Forman bensì peggio dell’omonimo, super ipocrita presentatore televisivo.

Sì, a diciott’anni credettero ai valori della Patria come Kim Rossi Stuarti di Poliziotti.

Furono bellissimi, immacolati nell’anima e virginali. Uomini Senza pelle o un po’ senza palle. Uomini però combattivi come Il ragazzo dal kimono d’oro.

Perfino invidiati a morte dalle donne streghe come ne Le chiavi di casa.

Poi arrivò il Cuore cattivo e la purezza da Al di là delle nuvole e da I giardini dell’Eden andarono a farsi fottere poiché, alla pari di Kim di Anche libero va bene, s’innamorarono di una stronza.

Ebbero delle crisi non solo di gelosia ma anche psicotiche. Furono ricoverati e sbattuti a dovere.

Persero dunque, oltre alla stronza (comunque, meglio così), anche il lavoro. Tentarono di rimboccarsi le maniche ma, scarseggiando i soldi, pensarono pure di darsi a un Romanzo criminale. Semmai, rapinando le banche come in Vallanzasca. Ah, un tempo la vita fu per loro una favoletta come Fantaghirò. Ma lei li cornificò con un’altra fiaba nera, no, con uno con la fava di un nero, e furono davvero cazzi amari. Credettero di vivere nel mondo dei balocchi, pieni di baiocchi e belle gnocche come Lucignolo ma adesso si trovano a mentire anche a sé stessi come Pinocchio. Poiché, magnificando la musica e il Cinema, non vogliono dire la verità. La verità purtroppo, è che è una tragedia. Ha ragione Michael Moore, Joker è un capolavoro.

È sostanzialmente la reale storia di un uomo che scrisse perfino mille libri ma alla fine crollò.

Assieme a lui, come Sansone, tutti i filistei.

Molta gente è stupida. Come disse Paolo Villaggio, questa pazza società occidentale s’illuse che il progresso tecnologico combaciasse con felicità interiore, con un maggiore appagamento esistenziale.

Così come molte persone erroneamente pensano, nel 2020, che l’ancestrale male di vivere si possa risolvere con una sana scopata o con un balletto oppure con un b(r)anchetto in compagnia di tarallucci e vino.

Invece, il malessere vero, mica pizzi e fighe, no, miei fichi, aumenterà a dismisura poiché ogni potenziale Joker prenderà coscienza che può anche avere il cassetto pieno di film pornografici ma non può farcela contro una realtà, questa sì, veramente scarnificante l’essenza più profonda, l’unicità della nostra bellezza e della meravigliosa stramberia della nostra umanità sentita lontana dalle corbellerie.

Che non vorrà dalle persone la loro anima, bensì il loro potere d’acquisto e la loro potenza, non solo sessuale, bensì animale.

E non è solo una questione di capitale o di caporali. Di gendarmi armati o del poco o molto (a)mare.

Adesso, passa per radio il vero Arthur Fleck mai cresciuto, ovvero Tommaso Paradiso, l’ex (ancora lo è?) frontman dei Thegiornalisti.

Io sono un profiler, sì, come quei tizi dell’FBI di Mindhunter.

Ora, basterebbe estrarre un pezzo della sua canzone I nostri anni, per addivenire in pochi secondi a come Tommaso (che non è quello di Abel Ferrara, neppure di Kim) si sia (de)formato, anzi, abbia sviluppato precocemente il suo passatismo nostalgico simile a quello di un altro romano per eccellenza, ovvero Antonello Venditti.

E le notti a studiare Kant e matematica

Con le spalle scoperte e la musica di mamma e papà

Roma, il sistema solare

Il cuore chiuso nella pelle

Ex studente del liceo classico, laureatosi dunque in Filosofia per tirarsela un po’ da radicalchic teoretico, Tommaso rappresenta tutto ciò che, visceralmente, ripugno e detesto con furore irrefrenabile.

Peccato che, quando Fausto Brizzi girò Notte prima degli esami, Tommaso forse fu ancora al Ginnasio. No, calcolando che Notte prima degli esami uscì nel 2006, Tommaso fu già all’epoca in piena esaltazione giovanilistica per inseguire il successo da stadio. Simile a Tiziano Ferro, altro idiot savant che vedrei bene sposato a Michael Shannon di Revolutionary Road e di My Son, My Son, What Have Ye Done.

Di mio, sono Michael Shannon di Shelter. Ah ah.

Un Michael che, anziché spararsi, non so quante se ne sparò su Tweed Shannon, vera maiala, compagna di Gene Simmons. (Im)puro Kiss. Altro che L’ultimo bacio.

Inoltre, ieri scrissi che ne La forma dell’acqua v’è una Liz Hurley meno sexy di Kathryn Bigelow. Errata corrige, mi corressi. Il film con Liz è Il mistero dell’acqua. Andate a controllare la mia correzione apportata. La forma dell’acqua è il film di Guillermo del Toro con Michael Shannon nella parte di un adepto della Lega. Ah ah.

Ne vogliamo parlare della mia cugina di secondo grado? Ma sì, sputtaniamola. Un tempo sognò Brad Pitt di Vento di passioni. Poi si diede alle fiction con Gabriella Pession. Ora, a furia di ascoltare Laura Pausini, s’è fatta dare la pensione d’invalidità perché non riesce a trovare neanche un lavoro da Sally Hawkins del film succitato.

Comunque, fantastica ancora sui maschi. Sì, l’altro giorno chiamarono quelli dello spurgo. Lei, a forza di toccarsi, bagnatissima, immaginando un amplesso con uno dall’alito tipo fogne di Calcutta come Diego Abatantuono di Fantozzi contro tutti, allagò tutta la casa. E ho detto tutto.

Sì, meglio I nostri anni degli Stadio, altro che questa generazione di fenomeni.

Che poi, quell’altro rintronato romano di Carlo Verdone girò un film osceno, Compagni di scuola.

Chiamando a raccolta tutta la combriccola di personaggini che avrei visto bene se Jep Gambardella de La grande bellezza avesse inchiappetato, sputando loro acide frasi degne della sua meravigliosa, sacrosanta accidia da menefreghista nato.

Con la natia per antonomasia della Roma borghese, vale a dire Nancy Nicoletta Lina Ortensia BrilliEx, e non è il film sempre di Brizzi da lei interpretato, di Massimo Ghini.

Altro capitolino, natio cioè della metropoli caput mundi.

Sì, sono quasi tutti di quelle parti. Peccato che non siano personaggi da litorale di Ostia come Pasolini.

Per quanto tempo andremo avanti con questo Cinema di nani figli di papà diplomatisi al Tasso ove però forse mai studiarono attentamente la Gerusalemme liberata ma furono troppo impegnati a cantare alle ragazze dei motivetti neanche orecchiabili da ricc(h)ioni per rimorchiarle da troioni e, a dispetto degli ottimi voti, siano però rimasti inclassificabili a livello nobiliare nonostante pure il loro finissimo cacio grattugiato sui maccheroni?

Ma è chiaro che siamo noi

Ma è chiaro che siamo

I biscotti inzuppati nel latte

Sì, impazzano i doppi sensi sessuali di questa gentaglia e persone di merda che, fra bucatini all’amatriciana, film del compianto (da chi?) Carlo Vanzina e mandrakate varie, trascorreranno la loro vita, sino alla morte, in carnascialesche, volgarmente goliardiche svaccate, pagati a peso d’oro per impasticcarsi, pasticciarsi e partecipare a film buttati via, più sciatti dell’insipida Eleonora Giorgi. Un’altra drogata oramai annacquata.

Vedete? Studiate piuttosto le filmografie di Nancy Brilli, della Giorgi, di Christian De Sica e via dicendo, vedrete che tutte/i appartengono alla stessa cricca.

Tant’è che Christian è addirittura sposato con la sorella di Verdone.

Ora, luogo comune tipicamente italico è quello secondo cui chi frequentò il liceo classico, ah ah, abbia sviluppato una forma mentis di notevole valore. Cioè, una mente capace, in base agli umanistici studi svolti, di aver introiettato degli schemi percettivi della realtà superiori. Superiori a chi si sia diplomato a un’altra (non paritaria) scuola superiore che non sia ascrivibile alle letture di Ovidio e semmai sia invece mitteleuropeo come Moni Ovadia? Ovadia fece il classico o si fece una studentessa yiddish, beatificandola con dell’hashish? Mah.

Trascurai Sabrina Ferilli perché con Sabrina sfondiamo e sfonderemmo una t… a aperta.

Lei sfondò, insomma, che culo sfondato. Ah ah.

A Bologna, invece avemmo e ancora abbiamo Enrico Brizzi. Da non confondere col compianto Fabrizio Frizzi e ovviamente con l’Enrico (non Fermi, quello è il Liceo Scientifico che trae il nome dal fisico omonimo), no, Fausto sopra menzionato.

Enrico Brizzi, autore di cagate, figlie delle sue adolescenziali frequentazioni di quel giro lì, come Jack Frusciante è uscito dal gruppo e, appunto, Gli amici di una vita.

Dunque, arriviamo a Gabriele Muccino, attualmente in sala con Gli anni più belli. E ci risiamo. Già la locandina sembra la stilizzata incarnazione d’una modulazione di frequenza di Pane Burro Marmellata.

Con un po’ di sfondo dolciastro dal retrogusto amarognolo e dal sapore perfino un po’ emiliano-romagnolo da Vitelloni falliti del Fellini e delle Dichiarazioni d’amore di Pupi Avati.

Un film celebrativo un amarcord di tutti i sogni perduti di Nanni Moretti. Io sono un autarchico?

A me parve sempre solamente uno che non poté e non può capire Heat di Michael Mann e il Cinema di Kathryn Bigelow poiché, secondo i miei studi lombrosiani, è innatamente avulso dal disagio esistenziale di Henry.

Troppo occupato, a proposito di allattamenti, a desiderare il seno di Laura Morante nelle notti insonni di Bianca. Dolcificando le sue amarezze nell’immergere il cucchiaino in un barattolo gigantesco di Nutella, sognando di non soffrire più il suo amore eternamente adolescenziale nell’immaginarsi, sublimando il dolore, come un felice, emozionalmente omeostatico pasticcere trozkista.

Nanni, dopo essere diventato l’idolo della Sinistra più borghese come l’ex sindaco di Roma, appunto, Walter Veltroni, si diede anima e core alla psicanalisi. Sognando, infatti, di essere uno psicoterapeuta ne La stanza del figlio. La storia di un adolescente che tragicamente morì dopo aver mangiato delle lasagne bolognesi come Stefano Accorsi.

Sua figlia, interpretata da Jasmine Trinca, represse il dolore del lutto senza pigliare sedative compresse, impazzendo ed elaborando la sua schizofrenia ne La meglio gioventù. Poi, avrebbe incontrato una sorta di Jung di A Dangerous Method, ovvero Sean Penn di The Gunman. Uno che la guardò, notò la sua depressione scaturita a forza di frequentare quel frustrato cronico del Moretti, e le disse:

– Ehi, bella moretta. Incarno in questo film un personaggio che si chiama Terrier. Fai la cagnolina per il mio pelo rizzo? Dai, dai. Forse, con te non posso però fargliela. Scopando una come te, mi ridurrò a diventare un bibliotecario impolverato da Il professore e il pazzo.

Io riempirò i tuoi vuoti da Lupo solitario ma tu, di sera davanti alla tv, mi riempirai i testicoli, no, la testa di cazzate. Ora, vai a smaltarti le unghie, lascia perdere il mio Jung della minchia, vedi di essere graffiante per uomini che ancora pensano che la Ciccone, in arte Madonna, non sia Maddalena de L’ultima tentazione di Cristo.

 

Mamma mia, Gabriele Muccino col suo Cinema fintamente carino e così tanto piccino.

Un catalogo, appunto, di derelitti e reietti da La ricerca della felicità.

Di mio, sono un cane bastonato come Rocky Balboa.

Il mio diventare un underdog, dunque un underground, si sviluppò molti anni or sono. Quando, iscrittomi al Liceo Scientifico Sabin, alla succursale di Via Broccaindosso, nonostante i dieci da me ottenuti, senza leccatine, in quasi tutte le materie, fui colto da una Nausea alla Sartre. E, dopo tre mesi, mollai tutto.

I cosiddetti adulti, già nell’anima adulterati, invero persone che frequentarono cattive compagnie e che lessero soprattutto soltanto libri deprimenti partoriti dalla mente di Giacomo Leopardi, pensarono che fossi un cacasotto e che soffrissi di qualche mentale patologia.

Al che, malgrado in quel periodo privatamente studiassi anche le opere del Petrarca, fui portato a Firenze.

Dallo psichiatra Petracca. Non scherzo, non è una battuta. La compagna di tale Petracca, invece, fu una battona. Non so se lo sia ancora.

Difatti, mentre il Petracca rincoglionì i suoi pazienti, imboccandoli di calmanti da Cura Lodovico di Arancia meccanica, inibendo ogni loro libido con componenti chimici come la fluoxetina, la sua infermiera cretina, finito che il Petracca ebbe di dare lezioni orali ai suoi malati da lui rimbambiti, nel camerino gli fece tanti bei pompini con annesse tutte le ripetizioni. Non so se il Petracca abbia avuto da costei un bambino ma so quante seghe, no, quanto segue.

Melanconicamente, mi persi in notti alla Taxi Driver. Per allentare, di tanto in tanto, la (para)noia, mi affiancai a dei paraculo. Studenti del Minghetti.

Più che altro, dei minchioni. Mentre io poetizzai la vita come Javier Bardem di Mare dentro, loro mi raccontarono delle loro prime volte e delle loro patetiche esperienze. Ah, che ambientini. Di svezzamenti di viziosi ragazzini e capricciosi scemini che ambirono ad essere Kiefer Sutherland di Linea mortale. Sì, affetti da deliri d’onnipotenza, presero per il culo le femminucce che, da questa vita, aspettarono un miracolo come nel film Risvegli. Ragazze, peraltro, più stupide di tali psicopatici. Amanti di Lenny Kravitz quando, in verità, la prima volta che si sverginarono fu con un rasta che si faceva le canne. Lui, dopo averle sfruttate, cantò loro No Woman, No Cry di Bob Marley. Ho detto tutto.

Oggi invece abbiamo una generazione da serie come Il trono di spade.

Allora, povere teste di cazzo, se volete dei fantasy di matrice medioevale e romantica, riguardatevi Excalibur di John Boorman. Pure Stardust di Matthew Vaughn. Tratto dal libro di un vero genio, Neil Gaiman. Mica Tommaso Paradiso, Moretti Nanni, Antonello Venditti, Ferilli e Brilli. Voi dite che Stardust sia un filmetto? No, ha ragione il Mereghetti, miei bimbetti.

È un grande film da tre stellette. Parafrasando però Moretti in Caro diariovoi, come Silvio Muccino e pure Berlusconi, in quei licei di merda ove s’insegnano solo retoriche utopistiche, gridavate cose orrende e violentissime, e voi siete imbruttiti. Voi, coi vostri cattivissimi classismi, coi vostri girotondi(ni), con le vostre leccate da bimbini, con le vostre nazional-popolari zoccoline. Io invece sono rimasto sincero, cioè nichilista come il finale della serie Too Old to Die Young. E me ne vanto poiché, alla prossima porcata, potete farvi il segno della croce.

Ora, ebbe ragione il Pasolini. I diversi esistono. Non sono persone, per fortuna o purtroppo, normali.

No, non dipende dalla cultura, dagli ormoni o dalla genetica. Dipende dall’anima, miei coglioni e cafoni.

E la mia anima non è quella di uno che si pulisce il cazzo nel bidet dopo una scopata con una bidella o con una addirittura molto bella. Vedete, a voi piace coccolarvi, baciarvi, tenervi mano nella mano, spettegolare, ingelosirvi e divertirvi. Soprattutto cornificarvi. A me no. Poi, guardate pure Maurizio Costanzo.

Bene, a casa mia oggi sono arrivati i dvd di Joker e di Miss Tushy con Kendra Lust. Ottimo, la seratina è già pianificata…

Ieri m’eccitai, no, citai pure Renato Zero. Questi sono i migliori “ani” della mia (s)figa.

Ah ah.

di Stefano Falotico

Nanni Moretti uscirà presto con Tre piani, peccato che dalla nascita non sia uscito dal suo Super Io da Henry – Pioggia di sangue, anche di romantiche lacrime


10 Jan

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Basta!

Pensavo si fosse affiliato a Di Maio, il Nanni. Pensavo che avesse preso il reddito di cittadinanza, chiedendo a Salvini di censurare Henry. Credetti, ma sbagliai, che avesse pagato magnanimamente gli zaini della Invicta degli 80 Euro di Matteo Renzi a Jasmine Trinca, da lui scoperta, oddio, ne La stanza del figlio.

Sì, Jasmine è ancora schizofrenica come ne La meglio gioventù, come la ragazza di faccio cose, vedo gente di Ecce Bombo. Dunque, deve tornare a “squola” con la q per divenire un quadro aziendale di tale società che non ama più i pasticceri trozkisti.

Sì, Jasmine va rieducata e riprogrammata come Kate Winslet di Holy Smoke.

Kate Winslet, nell’appena menzionatovi film di Jane Campion, riuscì a depistare il percorso rehab da John Lone de L’ultimo imperatore di Bertolucci, regista che fu amatissimo da Moretti, poiché si spogliò dinanzi a Sport/Harvey Keitel di Taxi Driver. Il re dei papponi. E, come dice Travis Bickle, dei ruffiani, dunque degli ipocriti.

Kate, in una notte calda di cosce e zanzare alla Luciano Ligabue, si mostrò ad Harvey tutta ignuda e Harvey, dinanzi al suo seno, certamente più sodo e grosso di quello piattissimo di Margherita Buy, al buio gustò tutta la Winslet buona, animalizzandosi come un bue.

Insomma, la matta Kate lo fotté in ogni senso, in tutto il suo seno. Harvey perse il senno, qui parafraso Alessandro Bergonzoni, perciò si rivelò solo un grosso porcellone assai presuntuoso, molto unto, bisonte e cafone.

Poiché volle reprimere la giovinezza d’una figlia dei fiori nel (de)moralizzarla da tutor della minchia.

Sì, spesso anche a me succede soventemente d’incontrare, lungo YouTube, persone che vorrebbero bocciarmi, bloccarmi, imboccarmi, intubarmi e trombarmi.

Gente che, gelosa della mia libertà e della mia florida bellezza, mi dà del troll quando invero mi piace giocosamente viaggiare per il mondo con il trolley.

Visitando città a me ancora ignote che vanno da Noto, in Sicilia, sino a Milano, poi arrivano a Mirano, in provincia di Venezia, cittadina natia di Federica Pellegrini, campionessa di nuoto per cui sarei rana, poi principe di stile libero da vero sessuale pellegrino per tuffarmi in lei con salti carpiati da Tania Cagnotto.

Sì, cerco un centro di gravità permanente, eh già, cantò Nanni Moretti, no, scusate, cantò E ti vengo a cercare di Franco Battiato quando fu ancora bellamente autarchico… in Palombella rossa.

Un Nanni politicamente scorretto e controcorrente che a me piacque un sacco bello…

Poiché agguerrito polemista, incazzato anche sano fancazzista schierato apertamente contro un mondo d’ingiustizie. Delirante, sfigato mai visto, uno capace di leccare, insonne, un barattolo intero di Nutella, struggendosi per Laura Morante e sospirando nella sua anima, nel plenilunio alto, Con il nastro rosa di Lucio Battisti.

Comunque, adesso ho un po’ paura, adesso che quest’avventura sta diventando una storia vera, spero soltanto che tu sia sincera…

Di mio, che posso dirvi?

Inseguendo una libellula in un prato, un giorno che avevo rotto col passato quando già credevo di esserci riuscito, son caduto.

E non vorrei aver sbagliato la mia spesa o la mia sposa…

Sì, quando m’innamoro, non so più gestire le mie emozioni e divento come Stefano Accorsi, sì, sempre de La stanza del figlio.

La mia Laura Morante mi fa uscire di testa come Stefano/Dino Campana di Un viaggio chiamato amore.

Ma devo ringraziarla… i miei pezzi migliori li scrivo quando sono Innamorato pazzo come Adriano Celentano. V’è una forza, una disperazione, una potenza emotiva da lasciare stordito anche me.

Di cui si può dire tutto tranne che non possegga un Segni particolare, bellissimo.

Quando m’innamoro, divengo, poche volte vengo, un personaggio larger than life come il miglior Cinema di Lars von Trier.

Sono capace di seguire lo stream of consciousness delle mie Onde del destino.

Sì, l’amore rende ciechi e allora ballo con Dancer in the Dark.

Anche Dancing in the Dark alla Bruce Sprinsteen di I’m on Fire.

Molte persone invece s’istupidiscono come in un film e libro di Moccia con Riccardo Scamarcio e non possiederanno mai il carisma malinconico di John Wick 2.

Insomma, si castrano come Stefano Dionisi di Farinelli.

E sbraitano come Carlo Verdone di Maledetto il giorno che t’ho incontrato.

Nanni, comunque, il miglior film sulle tre stanze del figlio, no, istanze della personalità rimane Mulholland Dr.

Mah, di mio, che io mi ricordi, mi dissero a tredici anni che ero un genio.

Non diedi mai retta a una puttanata del genere.

Al che, ieri sera, feci ascoltare l’audiolibro, da me recitato, del mio nuovo romanzo a una platea di amici.

– Vai, spingi play.

 

Alla fine, tutti quanti mi picchiarono a sangue. Perché, purtroppo, lo sono ancora…

Se siete curiosi di ascoltare tutto l’audiolibro, dovete aspettare. Occorreranno giorni e ancora giorni affinché possiate ascoltarlo in forma integrale e ottimale. Se invece, nel frattempo, volete comunque leggerlo, anche in digitale, digitate La prigionia della tua levità su Amazon, IBS.it e sulle maggiori catene librarie online, dunque accattatevelo! Se invece non vi piace leggere, nemmeno le anime delle persone, e pensate che la vita sia un lavoretto e un sabato sera per far bisboccia, onestamente, potete anche andare a prendervelo in culo. Non m’impedirete di fare l’artista, no, non ho bisogno di essere medico, non m’indurrete al suicidio come fece il ragazzo poeta de L’attimo fuggente.

Dunque, nessun (rim)pianto, nessun pilifero impianto, mi sono ricresciuti i capelli. Abito al quarto piano e quella del settimo non ce la fa a prendere l’ascensore con me perché arrossisce e rimane imbarazzata poiché è l’unica super figa del quartiere che non riesce a rendermelo rizzo.

Su questa faloticata, vi lascio e ci sentiamo domani. Tanto, ce n’è sempre una. Ah ah.

Comunque, i tempi sono cambiati. Anche io, come no?

Per anni, fui Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato. Poi, mi accorsi che esistono i pazzi. Sì, nella clinica di Qualcuno volò sul nido del cuculo, incontrai, oltre al d.o.c., ovvero il disturbo ossessivo-compulsivo, anche DOC di Ritorno al futuro. Vale a dire Christopher Lloyd.

Sì, Christopher mi disse che le mie mani non tremano più. Sì, mi curai dal Parkinson come Michael J. Fox.

Al che, chiesi a Chris se potesse spedirmi indietro ai tempi in cui Elisabeth Shue era più giovane e pure io.

Lui mi disse che la macchina del tempo esiste solo nei libri di Marcel Proust, a livello metaforico, e nel succiato film di Bob Zemeckis.

Mi consigliò però di dare lezioni di scrittura creativa a Danny DeVito.

Me la tirai da Billy Crystal di Getta la mamma dal treno.

L’avete mai visto questo gioiellino? Billy interpreta la parte del professore d’italiano che dà lezioni neanche se fosse Alessandro Baricco. Era ricco quasi quanto lui ma la moglie gli portò via tutto. E Billy, distrutto, si chiuse a riccio.

Al che, si trovò a insegnare a degli studenti peggiori di quelli di Paolo Villaggio di Io speriamo che me la cavo e di Michele Placido di Mery per sempre.

Prende su parola un tizio col suo elaborato, sicuramente una disamina degna del Nobel e del Pulitzer, certo…

Il suo romanzo s’intitolò Cento donne che vorrei scoparmi.

Non sto scherzando, guardate il film.

Sì, il mio prossimo romanzo sarà proprio intitolato così. Non siete curiosi di leggerlo?

Già, non sarà solamente una lista della spesa o del vorrei che fosse la mia sposa…

Credo che partirò da Sharon Stone. Dunque, in medias res della sua figa, no, della sua filmografia, ovvero partendo da Basic Instinct, cioè dalla sua, appunto, scrittrice Catherine Tramell, ripercorrerò in anale, no, in psicanalisi, no, in analessi il suo excursus di donna desiderata non soltanto da un maniaco voyeurista come William Baldwin di Sliver, bensì anche da Sam Rothstein/De Niro di Casinò.

Michael Douglas, in Basic Instinct, si chiama Nick Curran. De Niro scopò Milla Jovovich in Stone, appunto, di John Curran.

Poi, chiederò a un altro Michael, Michael Caton-Jones, il regista di Scandal e di Voglia di ricominciare, come mai girò il sequel orribile, Basic Instinct 2 ma pure un film malinconico più di Luigi Tenco, Colpevole d’omicidio, un film su un’ingiustizia, una pellicola dal titolo italiano che non rende giustizia al belllissimo titolo originale, City by the Sea. Ambientato, perlopiù, ad Asbury Park, la patria dei sogni perduti di Bruce Springsteen. Asbury Park, ove i fantasmi luccicano nelle notti più cupe e ove La messa (non) è finita. Poiché Nanni Moretti è bravo, molto bravo ma Tom Morello ancora di più. Cammino per istrada con aria sconsolata e, fra le stelle della luna alata, i vampiri mi chiamano the poet… Perché, che vi piaccia o no, i cani offendono ma i cantori esistono. E non vi è alcuna spiegazione razionale possibile.

 

 

di Stefano Falotico

 

Il signor Nic Pizzolatto si decide a scrivere la quarta stagione di TRUE DETECTIVE o sta mangiando solo la pizzaiola con la pummarola ‘ncoppa?


04 Jan

rust cohle true detective

Sì, io mi sono sempre chiesto quanto segue: gli sceneggiatori di Hollywood, dopo essersi dedicati ad allestire, per filo e per segno, per virgola e doppie punte, no, doppi punti, i loro script, che fanno nel tempo libero?

Per esempio, si sa benissimo che Sean Penn nel tempo libero scopi tutte le donne libere. Non tutte perché è umanamente impossibile ma quasi tutte sì.

Ora, obietterete voi. Sean Penn è un attore, non uno sceneggiatore. No, è regista e le sceneggiature di The Gunman, di Lupo solitario, Tre giorni per la verità e Into the Wild le ha scritte lui.

Infatti, The Gunman lo diresse Pierre Morel e ne venne fuori una schifezza improponibile ove c’è pure Jasmine Trinca, la donna più antipatica di tutti i tempi. Infatti, fu scoperta da Nanni Moretti, il quale la dovrebbe finire di criticare il signor Al Pacino e scoparsi finalmente Laura Morante.

Sì, secondo me, Nanni non scopò mai Bianca. Al massimo, ne La stanza del figlio, ficcò la scena in cui le baciò il seno poiché Laura ama Henry- Pioggia di sangue.

A mio avviso, Nanni è un uomo socialmente pericoloso. A forza di fare il moderato di Sinistra, il troppo Caos Calmo lo indusse a sodomizzare Isabella Ferrari. Isabella fu il sogno erotico di molti italiani, fu l’amante di Gianni Boncompagni e, ne La grande bellezza, si fece ingroppare da Jep Gambardella.

Insomma, Nanni, tu che ami i pasticceri trozkisti, te la sei fatta… con una borghese da Sapore di mare e Sotto il sole di Riccione? Ci mancava solo Tommaso Paradiso che, mentre lei fu terrorizzata dalla tua aggressiva sodomia, cantasse a Isabella… no, non avere paura…

Comunque, Nic Pizzolatto, nel tempo libero credo che guardi a ripetizione Habemus Papam. Sì, Nic studiò tutto il pessimismo cosmico, è un trascendente metafisico, adora la spiritualità creatasi in seguito a conflitti psicologici di natura ermetica. Questa è ermeneutica, poveri cazzoni come Woody Harrelson. Non sto dicendo, stavolta, stronzate. La prima stagione di True Detective è intrisa di dolore, è la via crucis di Rust Cohle. Infatti, nel finale, quando è sul letto d’ospedale, pare Gesù Cristo. Rust è come il Papa, in un certo senso. È un uomo che dice espressamente che non è un tipo da feste.

Poi, non so se abbiate notato. Quando tradisce l’amicizia del suo partner, sodomizzando la sua compagna, urla come se fosse Willem Dafoe di The Last Temptation of Christ. Fu colto dalla tentazione verso la Maddalena/Michelle Monaghan e non riuscì a reprimersi. Animalescamente quasi violentandola e poi, imbestialito, maledicendola come se fosse stata il diavolo. Perché, sostanzialmente, è religioso. Non della fede cristiana, bensì di un personale codice morale che lo obbliga, inconsciamente, a sentirsi in colpa.

Ci sono considerazioni più ampie all’opera. Principalmente, l’idea di quello che ci è dovuto in quanto società per le nostre reciproche illusioni… Questo è quello che pensi. L’avete mai fatto? Li guardi negli occhi, anche in una foto. Non ha importanza se siano vivi o morti. Puoi comunque leggerli. E sai cosa capisci? Che loro l’hanno accolta. Uhm, non subito ma proprio lì, all’ultimo istante. È un sollievo inequivocabile. Certo, erano spaventati e poi hanno visto, hanno visto per la prima volta quanto fosse facile lasciare, lasciarsi andare. Hanno visto in quell’ultimo nanosecondo, hanno visto quello che erano, che noi, ognuno di noi e tutto questo grande dramma non è mai stato altro che un cumulo di presunzione e ottusa volontà. E allora puoi lasciarti andare. Alla fine non devi aggrapparti così forte per capire che tutta la tua vita, tutto il tuo amore, il tuo odio, la tua memoria, il tuo dolore erano la stessa cosa. Erano semplicemente un sogno, un sogno che si è svolto in una stanza sprangata. E grazie al quale hai pensato di essere una persona.

E, come in molti sogni, c’è un mostro che ti attende alla fine…

Tale discorso di Rust/Matthew McConaughey, ribattezzato Filosofia dell’esistenza, è molto bello ma gli americani lo definirebbero predictable, cioè moralistico ed effettistico. Ma la regia di Fukunaga lo rende appassionante così come la sentita recitazione di Matthew. È un discorso, in un certo senso, di natura pasoliniana. Sintetizza anche ciò che dice William Petersen nel finale di Manhunter… Alcuni, nel silenzio degli innocenti, non ce la faranno, purtroppo. In tanti accetteranno di resistere, sì, vivranno nella cosiddetta resilienza, mentendo a sé stessi per sopravvivere. Ma saranno da tempo morti dentro. Altri moriranno del tutto. E torniamo a Moretti e al suo omaggio a Pasolini di Caro diario. Il mostro per loro non sarà Errol Childress, bensì la società lupesca, da Pasolini definita porcile… Alcuni impazziranno come Arthur Fleck/Joker, altri soccomberanno e si adatteranno di malavoglia. Soffrendo enormemente ma nascondendo la tristezza dietro balletti e canzonette. Lo stesso Errol Childress è/era uno di loro. Il quale però, anziché morire nell’anima, optò per il satanismo, trasformando le sue paure nell’ululato del cannibale… Persino Rust è un vinto. Ma non si dà per vinto. Combatte e cerca la luce, malgrado sappia che forse non esiste. Questa sua forza lo contraddistingue. È la stessa forza che mantiene in vita Wayne Hays/Mahershala Ali. Non riuscirà a risolvere l’enigma in quanto addirittura ammalatosi di demenza. Probabilmente, i bambini giammai scomparvero e fu tutta una sua fantasia generatasi dall’essersi perso lui stesso in Vietnam.

Propongo una sfida a Nic Pizzolatto.

Come sentii un mese fa per radio da una criminologa, non esistono, se non pochissimi, film o serie televisive sulle serial killer donne. Secondo questa donna, le assassine seriali non è vero che non esistano. Sarebbero anzi, a suo dire, persino in maggioranza rispetto agli uomini. Ma la cultura maschilista non è interessata alle donne “mostre”. Poiché l’uomo moralmente sano è affascinato comunque dalla sua parte diabolica mentre non gl’importa nulla del suo lato femminile più perverso. Ed è per questo che si diverte a bullizzare gli altri maschi. Poiché, in realtà, chi fa del male lo fa per esorcizzare il suo incubo peggiore. Cioè, non è un uomo, è una donna che ha paura di esserlo.

Ecco, per questo nuovo anno, vorrei chiedere a Nic, se potessi e se lo conoscessi, di scrivere il copione di un ipotetico True Detective 4 con protagonista la reincarnazione di Chris Walken de La zona morta. Però, stavolta non scoprirà lo stupratore uomo, bensì la strega cattiva. Ma, visto che Nic non sa neppure chi io sia, lo scriverò io.

Incipit:

la città era avvolta nel buio e un’insegnante dell’asilo nido, apparentemente integerrima, stava rientrando a casa. In città corse subito voce che fosse una donna perennemente sola, senza un compagno. E che, durante le notti lugubri e tempestose, praticasse magia nera, sacrificando i bambini della sua migliore amica. Era solo una maldicenza. Tale donna non era capace neppure di cucinare un uovo al tegamino, figurarsi se poteva soltanto immaginare una mostruosità del genere. Nei momenti di noia, al massimo guardava Chi l’ha visto? Ah, lei sicuramente credo che non l’abbia mai visto. Che cosa non avrebbe visto? Come che cosa? L’uccello. Cosa se no? Al che, frustrata come non mai, alla mattina faceva la sadica sulle povere creature, inveendo loro contro perché ben conscia che loro, un giorno, l’avrebbero infilato in qualche coscia mentre lei lo prese in culo come un bel vestitino rosa.

Secondo me, come inizio fa schifo al cazzo ma potrebbe svilupparsi. Certamente, non in questa donna, in questa qui non si svilupperebbe neanche se fosse bella come Jodie Foster. La quale è lesbica. E ho detto tutto.

Che cosa avrei detto? Non lo so, chi ha orecchie per intendere, intenda, chi è ricchione canti con Alan Sorrenti la sua intramontabile hit, Figli delle stelle. Basta che a me non scassi ù caz’ e viviamo tutti felici e contenti. Forse lei è un cornuto, lo sa?

 

di Stefano Falotico

Manhunter in Blu-ray Limited Edition, parola di Marion Cobretti con tanto di Ray-Ban


22 Apr

manhunter bluray

Sì, me lo sono già pre-ordinato.

Vi racconto questa.

Da tempo immemorabile, sono tormentato da uno psicopatico.

Questa è stata una delle mie risposte all’ennesimo suo affronto da pavido cornuto:

– Non è che mi fai la fine di Tom Noonan di Manhunter?

 

Lui, incazzatissimo, ha replicato così:

– Ora, ti ammazzo!

 

E io:

– Ecco, vedo che sei già Dente di fata. Mi spiace.

A questo punto, guarda, non so come aiutarti. Chiedi ad Hannibal Lecter.
Lui:

– Io ti mangio vivo!

– Sì, io e Clarice Starling adesso però andiamo a mangiare una bistecca al sangue al ristorante. E poi anche altrove.

 

Dopo questa risposta, costui è ora in un centro psichiatrico giudiziario ove mangia pane integrale e insalata perché ha dato troppo di stomaco.

Il suo compagno di stanza è Michael Rooker di Henry.

Ho detto tutto.

Cobra è veramente una stronzata se paragonato a questi capolavori da me appena succitati.

Ma più passa il tempo e più sono uguale a Stallone.

Sì, per anni il fuori di testa sopra menzionatovi ha pensato che io fossi pazzo.

Finalmente, con molto ritardo, ha realizzato che il matto è lui. Il fatto è che continua ad avere dei dubbi. Insomma, è pure scemo. Secondo voi, come la prenderà? Sì, la prenderà molto male, però da me lo prende sempre benissimo.

Ah ah.

Ecco cosa succede se un demente vuole rivaleggiare con uno che la classe di Anthony Hopkins.

 

di Stefano Falotico

cobra stallone hopkins hannibal

“Aranciando”, rispetto solo il verde smeraldo e meravigliato


13 Jun

 

Sono l’Uomo che apre bocca ove può spalancarla, e zittisce chi “lo” ammutolì e ne ammutinò la “navigazione”

In quest'”aula magna” si radono solo le aiuole e gli asini solletican le sottane delle “suore”, con una riverenza da chi non si pulisce le suole ed è già nel sottosuolo. Magnoni!

Applauso!

Vivo, “vegetando” fra le animalità, in me alato contro gli aliti.
Telefono, “anonimamente”, a un’ex “principessina” che fu scortese perché, di bacio, non “la” abbacinai nel “pisello“.
E, con orgoglio che s’allunò ed è ora allupato, le ricordo il Tempo quando, prima di “salire”, “salivava”, fra depressioni bulimiche senza il “botulino” di oggi.

Alex è fra voi, congrega di “gregari” e ordina ai subordinati di non orinare e secernere senza discernere.
Sì, secrezioni segrete di serpenti, escrezioni ed escrescenza, e la panza cresce e l’abbuffata fuoriesce. Dal vaso, invasati!

Ne vogliamo parlare di “quella?”.
Chi pensa d'”infinocchiare?”. Da me sarà “intortata” solo di panna in faccia.
Sì, trascorse l’adolescenza a “pungolare” il maschio attizzato solo per “drizzarglielo”, che allocco…, e poi “indirizzarsi” con quello “altolocato”, meno piccante, ma più “ubicato”.
Detta come va detta, “la” è. La sua “nomea” è nota, toccatissima e deflorata in tutta la nostra comunità.

Non ne avevamo abbastanza di musetti, mossette, della “mossa” e della mousse?
E anche di Minosse e Ulisse?
“Issatelo” e vi “asseterete”.

Io sono l’Uomo che “sbanda” per tutte e, nel circo, “elefanteggio”, fantino dell’unico Dio per cui la stravaganza è il diritto “nascituro” del non morire “invecchiandolo”.

Il Falotico.

E quella famiglia di scriteriati si meriterà la giustissima fine che sarà.
Giurateci!
No, è gente psicopatica, efferata, calunniatrice.
E, stavolta, sono incastrati nella paura, a vita, e a morte.
Così imparano come si “scherza” sul primo che “capita”.
Non è uno qualunque.
Saranno guardati a vista, avranno la casa “sotto osservazione”, sorvegliata da investigatori, saranno “pedinati” delle stesse “torture” che inflissero con molta “leggerezza”.
Perché, i mostri prima o poi, si specchiano in uno che riflette le loro vergogne. Imperdonabili, terrificanti!
E dire che, il “pupillo” di queste bestie, si fa chiamare giornalista e “progetta” siti web.
Vedremo cos’architetterà quando, a qualcuno, potrebbe venir voglia (sai, la Luna “storta”) di contattare il suo “capo” e di rivelargli il crimine per cui è stato chiamato in tribunale.
Sì, allestirà un sito intitolato: “Rassegna stampa del mio marchio.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  The Elephant Man (1980)
  2. Venere nera (2010)
  3. INLAND EMPIRE (2006)
  4.  Arancia meccanica (1971)
  5.  Henry – Pioggia di sangue (1986)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)