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Il DIVIN CODINO, Roby Baggio e il grande Douglas de Il metodo Kominsky: che io mi ricordi, non ho voluto fare né il gangster né il calciatore, forse volevo essere un attore ma sono un grande scrittore?


31 May

oldmansealevinsondouglaskominsky194361121_852801812253666_8011526694933697825_nEbbene, è uscito su Netflix questo film (?) assai discutibile su colui che, a tutt’oggi, viene considerato il più grande calciatore italiano di tutti i tempi, ovvero Roberto Baggio.

Non so se sia stato, dunque sia, il più forte di sempre.

Sapete, avrei potuto esserlo io se non avessi mollato. Tutti i miei ex compagni di squadra nutrirono great expectations alla Charles Dickens su di me. E credo di averli invece delusi enormemente.

Ora, fu un Paradiso perduto? Forse ritroverò il mio Bob De Niro o Alec Guinness? Un benefattore che comprerà tutti i miei libri affinché non diventi un fan di Sally firmata da Vasco Rossi e cantata anche da Fiorella Mannoia?

Sono molto autoironico, eh sì, penso di essere sapido e non me la tiro da saputello. Sì, però, quante ielle. Ne persi di belle… occasioni, che coglioncello…

E dire che qualche malalingua pensò che fossi Christian Bale di American Psycho quando invece, al massimo, posso essere quello di The Fighter. Sebbene giammai mi drogai.

Vi fu un tempo in cui pensai che sarei davvero diventato the greatest football player of all time. Chi mi conosce e soprattutto mi conobbe, eh già, sono ancora qua? No, sa che non sto mentendo.

Comunque, Sussudio è una grande canzone. Ah ah.

Venni… paragonato a Edson Arantes do Nascimento, detto Pelé, e ad Andrea Di Stefano? Il regista di Escobar: Paradise Lost? No, ah ah, fui paragonato ad Alfredo Di Stéfano.

Nel paese natio dei miei genitori, un ragazzo soprannominato “il toro”, lui stesso considerato un enfant prodige straordinario dell’arte calcistica, anche lui purtroppo non divenuto nessuno, mi vide giocare a Calcio e, dopo cinque minuti, andò da tutti i ragazzi del Bar Centrale a dire che Diego Armando Maradona era un nano in confronto a me.

Be’, lasciai il Calcio e divenni un ammiratore sfegatato di Robert De Niro e di Benicio Del Toro, il Che per Steven Soderbergh, il regista di Traffic.

Be’, amici, se volete ridere, riflettere, farvi insomma due risate in maniera goliardica, unendo l’utile al dilettevole, cioè il godereccio divertimento satirico a una lettura spero godibile anche intellettualmente, vi lascio… a questo pezzo: https://www.geniuspop.com/blog/index.php/2021/05/nel-2021-in-italia-produciamo-e-realizziamo-ancora-roba-come-il-divin-codino-ma-quale-lamartire-solo-io-ovvero-il-martire-o-uomo-di-marte-puo-raccontarvi-chi-e-il-piu-grande-football-player-nostr/

Piaciuto il pazzo? No, volevo dire il pezzo.

Che ne pensate invece di questa cover? Se cliccherete, potrete leggere anche l’anteprima. Vi offro persino i primi tre capitoli. Presto anche in cartaceo e audiobook.

I grandi film sul Calcio sono pochissimi. A me fa venire l’arrapamento, ah ah, L’allenatore nel pallone.

Che pensate inoltre del monologo non di Christian Bale nel succitato film della Harron, bensì di Michael Douglas ne Il metodo Kominsky 3, ep. 5? Alla faccia del finale irreale di Titanic.

Cosa succede davvero nel momento in cui arriva la morte… Poi, nel bellissimo episodio di questa final season, Mike dice: il mio sogno era fare l’attore. Quando poi non si è avverato…

Ecco, detto ciò, sono sicuro di non essere Baggio ma non sono sicuro più di nulla. Come si suol dire, volevo la bicicletta? Amici, non so se reggerò lo stress della responsabilità che ora ho. Sbaglierò il rigore?

Signore signori, sono un filosofo come Aristotele(s)? Ah ah.

Insomma, mi spiace per i miei haters. Che figuraccia.

di Stefano Falotico

Nel 2021, in Italia produciamo e realizziamo ancora roba come IL DIVIN CODINO? Ma quale Lamartire, solo io, ovvero il martire o uomo di Marte, può raccontarvi chi è il più grande football player nostrano di sempre


28 May

ildivincodino

Ebbene, ho terminato finalmente l’editing del mio prossimo libro, vero masterpiece mai letto poiché ancora non è stato pubblicato, eh eh. Presto, spero lo leggerete e soprattutto lo acquisterete. In quanto, a dircela tutta, sebbene ultimamente venga spronato a darmi al buddismo, credo che opterò per una vita monastica però non giudeo-cristiana. Ah ah. Non ho mica i soldi di un calciatore per piacere al mondo di Instagram. Ah ah. Dunque, la vedo dura e le donne il mio non lo vedranno, diciamo, durissimo. Mah, secondo alcuni, ci si indurisce, prendendolo in quel posto.

Non vi faccio ridere? Invece, dovete e dovreste ridere e non più deridermi. La vita per molto tempo non mi arrise, se vogliamo dircela onestamente, perlomeno non mi sono ridotto come la cantante Arisa. Ah ah. Il riso abbonda sulla bocca degli stolti? Non lo so. Di mio, so soltanto che mi piace il riso agli asparagi, meglio con le patate. Sì, più ci sono patate e più viene voglia… di ridere. Specialmente di non fare… il monaco buddista oppure di darsi all’eremitaggio a mo’ di John Rambo del terzo capitolo della saga di First Blood. Ho detto saga. A proposito, miei cristiani, Cristiano Ronaldo c’è nella nuova Fifa, ho detto Fifa, della PlayStation? Ai miei tempi andava la console Sega Mega Drive. All’epoca smanettai parecchio con essa, alternando il Joy Pad ai giochi balistici… da me molto amati con Valeria Marini e Alba Parietti di Serata mondiale. Ragazzi e ragazze, tenete durissimo, se vi segheranno, ok? Ah ah. Non demoralizzatevi se la vostra insegnante vi dirà: vai segato.
Significa che non è una milf ma Pier Paolo Pasolini, ah ah.

Ah, furono nottate godibilissime in cui, fra un movimento pelvico della Valeriona nazionale, qualche valeriana a mo’ di calmante ormonale, le scosciate dell’ex principessa di Galagoal, ovvero la Parietti de Il macellaio che fu di Gianluca Vialli durante i precedenti mondiali svoltisi in Italia per cui tutti sventolammo il tricolore, tifando sfrenatamente per lo scugnizzo Antonio de Curtis, no, Totò Schillaci, seguendo coast to coast le telecronache in fuso orario direttamente da Pasadena, facemmo l’alba…

Alba con la a minuscola, inserita qui in maiuscolo poiché apre… la frase.

La Parietti è sempre stata una donna dai quadricipiti più sviluppati di Carolina Moace, donna dai muscoli… molto amati dall’italiano medio accalorato nello Sport nazional-popolare da Christian Vieri. E ho detto tutto, no?

Eh sì, mei Signori… Beppe. L’Italia è l’unico Paese al mondo ove, dopo essere stati ammorbati dal comeback assai attempato dalla Sabrina Salerno degli anni cinquanta, ovvero Sophia Loren con l’improponibile La vita davanti a sé, le donne si dividono in due categorie. Quelle, cioè, appartenenti alle nuove Jo Squillo e Salerno di turno… ché oltre le gambe (non) c’è di più e quelle che, pur avendo tre lauree in astrofisica, in Lettere moderne e in Medicina con specializzazione in Cardiologia per i maschi repressi loro fidanzati adoratori di J. Lo e Dua Lipa, non venendo… inc… ate per l’appunto nemmeno dai loro morosi frustrati, essendo rimaste disoccupate come delle fesse di sorrata, malgrado conoscano ogni Lingua del mondo tranne quella di un uomo, se a mo’ di Diane Keaton de Il dormiglione, non riescono inoltre a trovare un arrapato bruttino come Woody Allen, ecco che si danno a Io sì di Laura Pausini.

Ecco, gli italiani brava gente di bava, eh eh, non riescono a spiegarsi il successo di una cantante mediocrissima come la Pausini. Una che non ha la voice di Frank Sinatra al femminile, non è sexy come Lady Gaga e Miley Cyrus, è lontana anni luce dalla Maddalena, no, dalla Ghenea di Youth House of Gucci, eh eh, ma in compenso ha dei polpacci più grossi di Franco Baresi e di una comare fanatica di Padre Pio di Pietrelcina e San Giovanni Rotondo, insomma, una tonta da pellegrinaggio a Medjugorie.

Sì, la Pausini è un mistero di Fatima ma se la tira da fata. Ma chi se le tira su questa? Forse Woody Allen de La dea dell’amore? Ah ah. Comunque, il suo mistero è presto spiegato: gli uomini sono rimasti quegli zotici di Abbronzatissimi Fratelli d’Italia à la Jerry Calà, ah ah. Eh sì, miei baccalà.

Al massimo, se si sono leggermente “elevati”, lavorano in radio come Fernando Croce di R 101. Il quale, pur possedendo una bella voce, sa solo parlare di Diletta Leotta.

In tale Il divin codino, l’arcangelo Gabriele, no, Andrea Arcangeli interpreta Roberto Baggio ma assomiglia tutt’al più a Mattia Destro.

Mattia giocò, per alcune stagioni, nel Bologna Football Club 1909. Fu una delusione enorme. Mio padre, tifoso rossoblù da una vita, pur essendo nato in meridione, in quel periodo assomigliò a Robert De Niro di The Fan.

Spesero milioni per acquistare Mattia ma si rivelò un bidone.

E dire che, qualche anno prima, mio padre s’illuse che il Bologna fosse tornato lo squadrone che tremare il mondo fa in virtù delle prodezze di Marco Di Vaio. Lui, sì, un gran campione.

Nel Bologna militò anche colui che passò ad Alex Del Piero il pallone nella semi-finalona del 2006 contro la Germania, ovvero Gilardino. Un bravo guaglione!

Da giovane, mio padre adorò Gianni Rivera, poi si diede alle interviste di Gianni Minà. Oggi come oggi, mio padre è in pensione ma non fu, non è e non sarà mai un panzone oppure un Balanzone!

Prima d’incontrare mia madre, la quale lo salvò dal suicidio quasi sicuro, pare che mio padre assomigliasse molto a Stefano Accorsi di Radiofreccia.

Le rovesciate di Bonimba…

Eh sì, andava matto anche per Boninsegna. Ma, dinanzi al Brasile di Pelé, a Messico 70 pianse tanto.

Nonostante, esultò per l’illusorio goal di Del Piero, no, di Rivera di quel mitico Italia-Germania 4-3.

Nel 1994, contro il Brasile di Romario e Taffarel, Roberto Baggio incarnò il ritornello celeberrimo di Francesco De Gregori:

Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è da questi particolari che si giudica un giocatore, un calciatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.

La leva calcistica del ‘68! Grande canzone!

Io sono fuoriclasse del ‘79. Non credo però, a differenza di Taffarel, che sia stato dio a premiare il Brasile. Io sono ateo.

D’altronde, i brasiliani hanno la statua del Redentore a Rio de Janeiro, non possiamo compatirli e biasimarli se sono scaramantici come quelli di Napoli… Così come non solo Maradona concepì La manos de dios. Perfino Paolo Sorrentino!

Mi ricordo che nell’anno 1994 fui psicologicamente a pecora. Dopo l’espulsione di Zola contro la Nigeria, pensai che non ce l’avrei, no, avremmo fatta. Ma poi arrivò qualcosa di divino. Per dirla alla Arrigo Sacchi, di straordineeerio! Una scalata e una rimonta impensabile. Vincemmo contro la Nigeria grazie a Baggio, vincemmo contro la Spagna grazie a Baggio, vincemmo contro la Bulgaria grazie a Baggio. Come si suol dire, scusate la volgarità, quando hai in squadra uno così, grazie al cazzo!

Perdemmo però la finale non per colpa di Baggio. Perdemmo perché anche i geni sbagliano.

Comunque, tornando a me, come vi ho detto all’inizio di questo mio scritto, pubblicherò un libro intitolato Bologna Hard-Boiled & l’amore ai tempi del Covid.

Sapete, io sono modesto e penso che sia un brutto libro. Non è comunque vero che ancora non l’abbia letto, in anteprima, nessuno. Ora, io voglio tanto bene a Roby Baggio ma, con buona pace all’anima anche di Diego, ci sono due persone nella storia capaci di fare qualcosa del genere al mondo, cioè Lionel Messi e poi, secondo voi, chi? Anzi, Lionel Messi non sa scrivere.

Dunque, cara Tiziana Lamartire, sai che cos’è il vero Cinema, sai che hai girato una stronzata colossale, sai che ora mi girano davvero le “palle?”. Non potete permettere che io mi ammazzi e lasci il mondo in mano a questa gente.

Dai, cerchiamo di affrettarci e di non arrivare in zona Cesarini. Questo libro sarà un bolide imparabile. Ah ah.

Sì, non conosco molto Socrate(s) ma sono come il grande Aristotele(s).

Sì, spesso vorrei spaccare la noce del capocollo a tutti come Lino Banfi.

La gente non sa usare la stilografica. Insomma, non ha stile.
La gente è invidiosa e mi vorrebbe in B Zona!
Ora, grandi stalloni italiani, scemotti, donnacce e coglioni, tromboni e falsi professoroni, non è che di fronte a me farete la fine di Speroni?

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

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