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Nicolas Cage, idolo imbattibile più del coronavirus


11 Mar

Nic Cage

A parte gli scherzi, si prospetta una calamità mondiale: il mondo intero s’è trovato impreparato dinanzi al Coronavirus, siamo tutti in guerra

In data mercoledì 11 Marzo, cioè oggi pomeriggio, per l’esattezza alle 17 e 30 circa, la World Health Organization ha diffuso mondialmente, in modo scioccante, la notizia che non avremmo mai voluto sentire.

Oramai, è tristemente ufficiale. È pandemia planetaria.

Da tempo immemorabile l’uomo non si trovava dinanzi a una calamità di questa portata.

A quanto pare, oramai non è più tempo di scherzarvi sopra. Sì, inizialmente, noi tutti credemmo che si trattasse di qualcosa di facilmente superabile.

Io stesso, così come Vittorio Sgarbi e altri eminenti esponenti del pensiero “tuttologo”, mi scagliai contro i virologi più pessimistici, oserei dire allarmistici.

Basta anche coi complottisti e gli ufologi. Per troppo tempo la mia via fu presa di mira dai gufi, gelosi che io fossi un alieno, cioè non di questo pianeta.

Un uomo stellare. Comunque, dalle stelle finii, per qualche anno, nelle/alle stalle.

Sono infatti uno Stallone. Colui che, in Rocky, toccò il cielo con un dito, anzi col suo pugno sinistro.

Da allora, scopò Brigitte Nielsen, una vacca.

Sì, Brigitte lo munse e Sylvester, tutto (m)unto, cadde nuovamente in disgrazia. Oramai corrottosi per colpa di una rompiballe.

Lo dico sempre, uomini, non fatevi allattare, continuate ad avere i denti da latte. Non sviluppate mai i vostri canini. Le donne vi renderanno dei lupi.

E poi vi perderete nella brughiera. Ove, però, potrete gustare ottimi formaggi. Ah no, quello è il Gruviera. Comunque, al cioccolato svizzero preferisco una svizzera. Ben rosolata con sopra un po’ di ketchup.

A me parve, debbo esservi franco, esageratamente sensazionalistico questo “cazzo” del Coronavirus.

Cioè, come sempre s’è fatto, anzi, si fece, a mo’ di Essi vivono di Carpenter, mi sembrò una troiata per depistare l’opinione pubblica su una malattia irrilevante.

Insomma, pura, faceta distrazione di massa per (de)programmare, attraverso banali dibattiti politico-scientifici, l’interesse quotidiano dell’uomo medio catodico e (di)pendente dalle labbra di speaker radiofonici o televisivi piuttosto ridicoli, verso qualcosa che potesse occupargli il tempo.

Per far sì che dimenticasse l’orrore del suo cotidie vivere spesso noioso e imbarazzante. La cui noia, al massimo, viene per l’appunto distratta dalle stesse partite di Calcio adesso, di “diretta” non solo eurovisiva, bensì in mondovisione, sospese.

Hanno chiuso tutti i cinema, a teatro già non vi andava nessuno. Da me il primo. Che, da sempre, considero il Teatro una forma d’arte morta e seppellita, un’esibizione grottesca di morti viventi che recitano tragedie greche oramai superate quando invero dovrebbero migliorare la “dizione” delle loro recite giornaliere.

Fatte di corna, di gelosie fratricide, di squallide lotte da (non) ipocondriaci.

Ah, fui un malato immaginario non tanto alla Molière.

Sì, rimembro i miei tempi funesti in cui ogni due minuti desiderai gettarmi giù dalla finestra.

Poiché, sebbene dedicassi alle ragazze delle poesie rosate e regalassi loro più di una ginestra, loro giocarono a cavallina con ragazzi invero bambini, forse pure babbuini, spassandosela sulla giostra e poi leccando cremosi gelati, non solo quelli, alla yogurteria di un chiostro assieme a molti uomini mostruosamente libidinosi e uguali a Cagliostro.

Sì, fui un Orlando furioso alla Ludovico Ariosto. Più che altro, un pollo arrosto.

Fu allora che idealizzai il mio Inferno, vagheggiando la mia Beatrice. Cioè Cybill Shepherd di Taxi Driver. Poiché precipitai in notti insonni pure da Al di là della vita.

Notti metafisiche senza molta figa, a dirla tutta. Ma compensai il vuoto… da me non riempito, registrando tutte le puntate di Fuori orario con e di Enrico Ghezzi.

After Hours, sempre di Scorsese, mi provocò mille orgasmi.

Dopo essere scivolato in un incubo kafkiano, divenni all’improvviso Jeff Goldblum de La mosca.

Sì, in me avvenne un mutamento spaventoso, oserei dire rabbrividente.

Dopo essermi tolto tutto nel non essere, dunque immergendomi, anche sommerso, nel trasfondermi nel Cinema in maniera “immersiva” come James Woods di Videodrome, pigliandolo però in culo dal Woods/Max di C’era una volta in America, dopo Il pasto nudo auto-perpetratomi all’anima e alla mia carne divorata, dinanzi all’ennesimo, villano bullismo, reagii in maniera troppo brusca e sconsiderata come Viggo Mortensen di A History of Violence. Forse solo sacrosanta.

Però, per anni gli psichiatri dovettero appurare se, per via di queste mie reazioni esagerate, fossi schizofrenico come Keira Knightley di A Dangerous Method.

Mi arrabbiai ancora di più e fui preso, da parte di un Freud di turno, anche per Mortensen de La promessa dell’assassino.

Sì, m’indurii troppo anche se, a essere onesti, non è che come al solito indurissi molto qualcos’altro.

Anzi, tutta questa cosa s’intenerì, divenni un rammollito e fui nuovamente equivocato. Cioè, la gente cominciò a vedermi come un poveretto Stephen Lack di Scanners.

Insomma, fui scannato.

Varie teste di cazzo mi danno ancora dello sfigato.

È cosa buona e giusta esserlo, perpetrate, figlioli, la sfiga a iosa.

Poiché, come si suol dire, se Nicolas Cage sta con questa qui, è veramente arrivata la fine.

Sì, Nicolas Cage se ne fotte…

Del coronavirus. Adesso sta pure assieme a una che viene… dalle zone ove il virus si è diffuso. Tale Riko Shibata.

Sì, non stringete la mano a Nic. È un attore spesso inetto, adesso pure forse infetto.

Detto ciò, dopo la stronzata serale, se dobbiamo morire, tanto vale fottersene prima che ce lo ficchino in quarantena.

Fidatevi.

Cioè, fottetevi. Ah ah. Siate debosciati come Nic. E comprate il mio libro a lui dedicato. Cercatelo sulle maggiori catene librarie online.

 

di Stefano Falotico

 

Nicolas Cage girlfriend

I miei registi preferiti, ovvero quelli (s)oggettivamente più grandi e che dunque appartengono alla poetica della mia anima non da tal dei tali, mi pare ovvio


30 Jan

cronenberg

A proposito di body horror, di deliri lynchiani e di De Niro, di mutazioni cronenberghiane…

Qui sotto potete vedere colui che, a forza di guardare tutti i film con De Niro, si trasmutò in lui.

Indubbiamente, la somiglianza è impressionante. Perché Netflix spese un sacco di soldi per ringiovanire male De Niro in The Irishman?83910279_10215589381510486_5827881122972827648_o

Introduzione spiritosa

– Allora, signor Falotico, lei sostiene che i suoi registi preferiti siano Cronenberg, Lynch, Scorsese ed Eastwood.

– Sì, confermo. Perché mi state interrogando?

– Non riusciamo a capire come sia possibile che lei, in effetti, ami i registi migliori quando, in realtà, non è che la sua vita sia delle migliori, detta come va detta. Dunque, siamo stati incaricati dagli agenti governativi che presiedono l’area 51 per testare se lei sia una persona normale o un alieno.

– Va bene. Avete delle domande da farmi?

– Certamente. Si sieda, comodamente. Vuole che le portiamo qualcosa da bere?

– Solo un po’ d’acqua minerale.

– Lei dunque beve, come tutti, l’acqua?

– Circa due litri al giorno.

– Va anche a pisciare, quindi?

– Anche a cagare.

– Bene. Andiamo avanti. Lei va in bagno solo per pisciare e cagare?

– No, anche per pulirmi il viso e farmi la doccia.

-Perfetto. Sin qui, mi pare che il quadro clinico corrisponda a quello di una persona normalissima. Solo una curiosità. Lei è mai andato nei bagni delle discoteche a fare qualcos’altro?

– Per tirare di coca o tirarlo a una?

– Esatto. Risponda, non tergiversi.

– Mi ricordo che, una volta, andai nel bagno di una multisala e scoprii due che stavano scopando nella toilette riservata alle persone con la sedia a rotelle.

– E lei che ci faceva nel bagno dei paraplegici?

– Sapete, fu un periodo in cui mi muovevo poco. Volevo vedere se riuscivo a pisciare lo stesso in un bagno pubblico.

– Cos’è una battuta? Non faccia lo spiritoso. Sia serio. Che ci faceva, lì?

– Accompagnai uno sulla sedia a rotelle.

– Ah, perfetto. Allora si spiega tutto. Ci perdoni se abbiamo dubitato. Andiamo avanti. Lei, leggendo questo fascicolo, sostiene di aver scopato tutte le più belle attrici di Hollywood. Ce lo potrebbe dimostrare?

– Sì, questo è l’hard disk del mio computer. Le salvai tutte in HD.

– Che significa?

– Significa che con la mente le scopai tutte. Non specificai, scusatemi.

Ok. A proposito, possiamo fare il backup personale di questi salvataggi? Non si sa mai, vogliamo averne delle copie. Potrebbero servire anche a noi.

– Prego. Fate pure, anzi, fate tutto.

– Andiamo avanti. Lei nutre anche attrazione sessuale per gli attori di Hollywood? Dica la verità.

– Nutro forte ammirazione nei confronti di Bob De Niro, Al Pacino e Clint Eastwood.

– Si tratta solo di ammirazione?

– Certo, perché?

– Non è che sogna di scoparseli o di essere scopato da loro?

– Guardate, i tre signori succitati hanno la loro età. Figuratevi se stanno a pensare a me.

– Però lei potrebbe pensare a loro. Per esempio, perquisendo la sua casa, abbiamo trovato tutti i dvd dei loro film più belli. Come ce lo spiega, questo?

– Avete anche rinvenuto i dvd delle maggiori pornoattrici americane?

– Sì, ovvio.

– E questo cosa vi dice?

– Ci dice che ci faremo una copia pure di queste, no, di questi. Ultima domanda, poi avremo finito. Fra Jodie Foster de Il silenzio degli innocenti e Julianne Moore di Hannibal, chi scoperebbe?

– Tutte e due.

– Sì, ma Jodie Foster è lesbica.

– Io no, però.

– Benissimo. Finito il test. Lei caccia anche delle freddure alla Eastwood. Lei è ora una persona libera. Perfino normalissima.

– Voi no, però.

 

Ora, mi costringete sempre a ripetermi. Dovreste oramai conoscere i miei gusti cinematografici e non.

Negli scorsi giorni, cazzeggiai parecchio, celebrando la goliardia del sesso ma sostanzialmente, dietro questi miei exploit apparentemente goderecci, celai nuovamente, invero, la mia indole nottambula da Lili Taylor di The Addiction.

A scanso di equivoci, Abel Ferrara è un grande regista ma non appartiene ai miei preferiti. Sebbene adori le sue disperazioni struggenti de Il cattivo tenente, alcune torbide atmosfere oniriche e metafisiche di New Rose Hotel, malgrado in King of New York vi sia un Christopher Walken titanico e inarrivabile e nonostante Fratelli sia un film superiore a The Irishman ma non fu candidato a nessun Oscar.

Da tempo, Abel ciondola e, da quando Nicholas St. John non scrive più sceneggiature per lui, Abel è diventato, più che altro, Manuel Ferrara, ovvero il famoso pornoattore.

Mary, per esempio, è una troiata sopravvalutata, Go Go Tales, un’esibizione di cani con la lingua arrapata, Pasolini non lo vidi mai anche se sono praticamente uguale a Pier Paolo e poco a Willem Dafoe, ah ah.

Bene, il mio regista preferito non è Scorsese. Lo fu, tantissimi anni fa, quando comprai magazine come Premiere solo per vedere, prima dell’avvento d’Internet, le foto rubate dal set di Al di là della vita. L’ultimo suo vero capolavoro, fra l’altro. Eh sì.

Furono notti, le mie, da Fuori orario nelle quali, insonne come Travis Bickle di Taxi Driver, non prendendo sonno, col pigiamino colorato, mi recavo in bagno e, dinanzi allo specchio, recitavo a bassa voce degli sketch comici da Rupert Pupkin di Re per una notte. Non rideva, ovviamente, nessuno. Tantomeno il sottoscritto. Ché conservava una seriosità malinconica e impeccabilmente rigorosa da Daniel Day-Lewis.

Sì, Daniel Day-Lewis non interpretò mai un film comico. Io faccio, invece, ridere gli altri perché sono, questa volta sì, Willem Dafoe de L’ultima tentazione di Cristo ma fui scambiato per DiCaprio di Shutter Island e per quello di The Aviator.

Sì, vissi stati di agitazione psicomotoria al cui confronto le nevrosi energiche e arrabbiate, sadomasochistiche di di Johnny Boy/De Niro di Mean Streets e di Toro scatenato appaiono irreligiose e blasfeme nei riguardi del tormento passionale di Andrew Garfield di Silence.

Per anni, le istituzioni, tipo FBI, mi sottoposero a un terzo grado scandaloso, simile a quello subito da Richard Jewell.

Sì, a differenza degli agenti del finale di The Irishman che chiedono ossessivamente a Frank Sheeran/De Niro se fu lui ad ammazzare Jimmy Hoffa/Pacino, a me chiesero perché non volessi vivere. Uccidendo me stesso nella depressione più trascendente da Paul Schrader. Ah ah.

Sì, credo che in giovanissima età non mi sarei mai dovuto innamorare della mia Ginger/Sharon Stone di Casinò.

Lei, come Sharon, era bionda, stupenda, ammaliante, più dea di Cybill Shepherd. Dentro di me, seppi sin dall’inizio che la idealizzai e altri non fu ed è che una zoccola d’alto bordo.

Mentre io infatti mi “orgasmizzai” di fantasie su di lei, vagheggiandola e immaginando di trascorrere con lei una vita piena di romanticismi selvaggi da Mick Jagger di Shine a Light, lei fu interessata solamente al Colore dei soldi.

Comunque, a Marzo, Scorsese girerà Killers of the Flower Moon in una riserva indiana dell’Oklahoma.

Potrei mandare una mail all’ufficio casting per chiedere se posso esser assunto come comparsa da Piccolo grande uomo.

Ma quale Arthur Penn e Sean Penn di Lupo solitario.

In questo film v’è Viggo Mortensen. Eccolo lì, lo sapevo, cazzo.

Sì, uno dei miei registi preferiti di sempre è David Cronenberg. Sono Tom Stall di A History of Violence.

Sì, un mio “amico” alla Ed Harris non è mai convinto che io sia un tipo dolce da torte di mele.

Puntualmente, a scadenze (ir)regolari, torna a provocarmi, dicendomi:

– Non fare quello che ascolta Ed Sheeran perché io non ti credo. Tu rimuovesti tutto dalla memoria per stare sereno. Sei un coglione e una testa di cazzo come tutti. Sii sincero.

Non tirartela da bell’uomo come Robert Pattinson e finiscila di crederti Keira Knightley di A Dangerous Method.

Tu non soffri di nulla. Finiscila anche col dire che sei un uomo come Jeff Goldblum de La mosca che, in seguito a esperimenti sbagliati, ora s’è elevato e vive oltre la comune realtà da Jude Law di eXistenZ.

Non fare l’M. Butterfly. So che la farfallina di Deborah Kara Unger di Crash ti piace e ameresti con lei assaggiare tutto Il pasto nudo.

Dunque, finiscila anche di frequentare psichiatri, pediatri, biologi, geriatri e non frequentare quello lì. Che di cognome fa Geraci.

Tu e lui, ultimamente, state diventando Inseparabili. Ora, spero che non te lo dia nel culo ma, certamente, ti sta fottendo il cervello come Michael Ironside di Scanners.

Ti parla solo di stronzate. Sei un tipo sofisticato come Cronenberg, lascia pure che Geraci faccia il barista nelle carrozze dei treni, urlando:

– Ecco, sono Geraci. Gelati, patatine e bibite!

 

Ho scritto un libro su John Carpenter ma non sono Starman. Mi piace da morire anche David Lynch ma forse, di più, Laura Elena Harring. Sì, Lynch è un genio. Assieme a Cronenberg, il più grande.

Non fatemi più vedere Paola Cortellesi, Zalone, De Sica e altri sciocchini del genere.

Poi, diciamocela, bambini. Quentin Tarantino, ultimamente, si sta dimostrando solamente un cazzoncino.

Di mio, ora ordino un altro caffettino e mi faccio una fumatina.

Sono un uomo (s)fumante, dal carattere fumantino, forse sono il dottor Fu Manchu.

A essere sinceri, le crepuscolari malinconie di Clint Eastwood non sono niente in confronto alla mia tragedia da Hilary Swank di Million Dollar Baby.

E ho detto tutto.

HILARY SWANK as Maggie in Warner Bros. Pictures’ drama “Million Dollar Baby.” The Malpaso production also stars Clint Eastwood and Morgan Freeman. PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION.

HILARY SWANK as Maggie in Warner Bros. Pictures’ drama “Million Dollar Baby.” The Malpaso production also stars Clint Eastwood and Morgan Freeman.
PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION.

pasto nudo

irishman

di Stefano Falotico

Strange Days: 12 Agosto 2019 o 29 Settembre? Seduto in quel caffè, io aspettavo solo il tè ma la cameriera tardò a servirmi pure un tiè


11 Aug

strange days juliette lewis

Sì, sono nevrotico. Ché fa rima con Falotico!

Ero al bar, m’ero accomodato ma la lentezza della cameriera ogni mia più santa pazienza scomodò.

E qui ho trovato solo questo posto a sedere. Non sto neppure comodo. Sbattuto in un angolo. Ah, la storia della mia vita.

Avevo ordinato un tè a mezzogiorno e non m’è stato ancora servito. Abbiamo già fatto le tre.

Per fortuna almeno che la cameriera è bona e sto ammirando il suo culo notevole con tanto di gamba mia accavallata mentre lei è indaffarata a girare per i tavoli e, fra una portata e l’altra, di scorcio in mezzo a questo casino adocchio il suo fondoschiena da girarrosto.

Per molto tempo, la gente superficiale addusse e dunque disse, in quanto non sanno mai placare la loro bocca, che io non fossi molto a posto. Ma come? Sono qua, siedo su quest’arrugginita sedia, vedo il lato b della cameriera che mi sta facendo girare i coglioni non solo per il suo ritardo cosmico, cazzo, e dovrei credere che a metà Agosto del 2019 io non ce l’abbia tosto? Sta pure da tre ore composto.

Eh sì, non diamo spettacolo…

Sì, ah, il caldo si fa sentire. Squama le pelli, si gronda di sudore.

Sì, solo di quello. Perché tanto, eh già, voi parlate sempre di sesso ma che volete grondare? A chi la volete raccontare? Voi siete più gelati di una granita. Fidatevi.

Da un po’ di tempo a questa parte, sono diventato uno scanner(izzatore) delle anime. Sì, le passo ai raggi x poiché io scarnifico le intimità altrui grazie al potere mio da veggente alla Chris Walken de La zona morta. Appunto. La vostra erogena zona assai moscia da tempo oramai vive una eXistenZ figlia soltanto dei ricordi realmente erotici che furono. Quindi oramai virtuali.

Sì, come Lenny Nero/Ralph Fiennes di Strange Days, non vi riprendeste più da quando la vostra passerina Juliette Lewis vi lasciò per spassarsela con un animale. Le avete provate tutte. Prima partiste, per elaborare il lutto ma soprattutto l’inculata, con la psicanalisi. Appunto. A Danherous Method docet.

Poi, arrabbiati a morte, vi credeste cattivissimi come Tom Stall di A History of Violence. Diventaste aggressivi, indomabili. Dovettero calmare i vostri tiramenti di culo e i vostri umori bollenti, dandovi al Pasto nudo di un centro di salute mentale. Ove vi ficcarono siringhe sulle natiche con sedative iniezioni a base di tranquillanti potentissimi. Tanto potenti che se già foste semi-impotenti e amareggiati, cazzo, vi ridussero quasi come dementi inchiappettati. Pigliandovi appunto pel cu’ bellamente.

Sì, non andate mai da questi strizza-uccelli, no, strizzacervelli.

Conobbi un tizio, per esempio, che era più dotato di Ricky Johnson e adesso è amante di Arisa.

Poi, prepara il riso amaro con tanto di patate, condendolo con un po’ di sale e leccandosi pure il dito.

Ho detto tutto.

Sì, voi affermate che capite tutto di una persona a prima vista. Infatti, s’è visto.

Se mi fossi attenuto alle vostre aff(r)ettate impressioni riguardo la mia persona, sarei ancora un uomo invisibile e molto inviso. Totalmente fottuto. Sì, segregato nella tetraggine insalvabile e straziante delle mie depressive e oppressive, ossessive notti fosche a urlare-ululare il mio dolore esistenziale a causa delle vostre calunnie esiziali e anali, no, annali, mangiando come un lupo e un ludro tutti i libri di Dostoevskij e alienandomi, disgustato dalla società, come in un romanzo di Sartre. Sì, ci vuole il sarto!

Non mi curerei il vestiario per colpa delle vostre deduzioni poco simpatiche e sbrigative da uomini appartenenti al carnaio e al più volgare, porco bestiario.

Sì, totalmente incupito e da nessuna donna concupito, scambiato per uno che della vita un cazzo ha mai capito, griderei silenziosamente nel rumore sordo della mia opacità incarnata in una solitudine senza speranza.

Sì, mi sarei davvero convinto di essere eternamente stupido. E invece siete voi, poveri coglioni, che siete rimasti da me stupiti ma soprattutto sempre incurabilmente tonti e stolti.

Mah, a dire il vero, non è che anche adesso, dopo molte mie scopate, sia proprio allegrissimo e incline al porcile di massa.

Considero a tutt’oggi, infatti, la vita sociale piuttosto noiosa. Un luogo infimo, la realtà, ove tutti si leccano il culo e si scambiano cortesie per due Mi piace in più su Instagram. Sì, è un’orgia di ruffianerie mai vista, appunto.

Conosco, ad esempio, un tizio che si dichiara bon vivant e di compagnia. Sì, ogni sera sta in discoteca, gozzoviglia a palla, tracanna birra con gli amici a tutt’andare, si fa sempre foto assieme a delle fighe incredibili. Sì, tant’è che nemmeno lui ci crede. Non è mai sicuro di essersi scattato le suddette foto, di essersele sudate, diciamo. Ogni giorno le (ri)stampa come fa Guy Pearce di Memento.

Poi le guarda:

– Sono io questo? Sì. Ma questa chi è? Non mi ricordo. A me comunque pare bona. Amico, sai chi è? Qual è il suo nome?

– Il nome non lo so, è stata con te, mica con me, eh già, è quella che ti ha fatto un ottimo lavoro la scorsa notte.

– Io son stato con questa? Sei sicuro? Come fai a saperlo?

– Tanto, anche se ti dicessi il contrario, fra qualche giorno mi faresti la stessa domanda.

 

Ah ah.

Sì, selfie a gigolò, no, a gogò. Insomma, fa la vita del gagà. Però, non riesce a godersela del tutto.

Ecco, sono uno che non si limita alle apparenze. Sono un indagatore che esplora ciò che si cela nel profondo arcano e misterioso, sovente malsano, laddove apparentemente tutto sembra allegramente felice e intoccabile.

Al che, dopo oculate ricerche dovute all’insonnia, sì, non sapevo che cazzo fare da semi-nottambulo e vampiro ante litteram, iniziai a indagare riguardo la vita del succitato smemorato.

Come Mickey Rourke di Angel Heart, scoprii che il ricercato, scomparso dal mondo, sono io.

Sì, ora vi dico tutto. Su certe cose sono serissimo. È su certe cosce che la prendo a ridere. Per forza, le Bone(t) la danno al diavolo, mica a me. Che posso fare? Farne una tragedia? Ah ah.

Anni fa, all’ennesima mia crisi psicotica devastante, giunsero a casa mia i carabinieri.

Mi calmarono, poi servii loro un caffè.  I carabinieri erano due. Uno dei due mi chiese:

– Stefano, ti ricordi di me, vero?

– No, sinceramente no. Ci siamo già visti prima di questa brutta serata? Ah, fra l’altro, chiedo a entrambi perdono. Ho perso un po’ la testa.

– Tranquillo. Cose che capitano. Tu eri il capitano di una squadra di calcio, lo sai, questo?

– Io, il capitano?

– Sì, il vostro allenatore quel giorno era indisponibile per la febbre alta. L’ho sostituito io. Questo te lo ricordi? Tu facesti pure goal, quel giorno. Com’è possibile che tu non ti ricorda di me?

Be’, in effetti, fui il tuo allenatore solo per quel pomeriggio. Ma, essendo l’allenatore della prima squadra dello spogliatoio accanto al vostro da Juniores, c’incrociavamo spesso.

Ma che ti è successo? Anzi, cosa non è successo?

Stefano, non è che tu sei proprio Orson Welles di Quarto potere? Tutti quanti, idioti, chissà che razza di deliri hanno allestito su di te e invece il “problema” è stato solo quello della tua “orsetta” del cuore?

Sai, siamo uomini o siamo caporali?

Anche perché ti dirò una cosa, Stefano. Quel pomeriggio, essendo io il vostro allenatore, vidi tutti i vostri pisellini negli spogliatoi.

Diciamo che il tuo e quello di un altro erano paragonabili a quello di Mark Wahlberg di Boogie Nights.

O no? Conoscerai almeno i cazzi tuoi?

 

Detto ciò, finalmente è arrivato il tè.

– Eccolo, signore.

– Cara, che fai stasera?

– Tu piuttosto che pensi di fare?

– Non si sa mai. Chi fa da sé fa per tre.

– Appunto. Vai a fare in culo, tiè!

 

Sì, sono un cazzone, va ammesso. Uno che riesce sempre a dire la stronzata giusta nel momento sbagliato e, puntualmente, ritorna malinconico come prima. In manicomio, no. Ah ah. Comunque, ieri sera, dopo aver offerto alla cameriera la cenetta, dopo lei che s’è fatta fare la ceretta con un lupo di candela, ah ah, no, a lume di candela con tanto di cannamela, mi son scaricato una bella scenetta fra Bruce Venture e Cherie DeVille. Non mi credete? Ce l’ho pure in alta definizione, in 1080p. Come diceva la pubblicità, profumato.

Morale della fav(ol)a: se gente supponente vi affibbia delle etichette e vi vuole storpiare senza sapere nulla della vostra anima, distruggetela. È un ordine! Imperioso! Secondo me, a questi ci vorrebbe un candelotto in quel posto.  Visto che la buttano sempre sulle battute sessiste o a sfondo sessuale, col candelotto, staranno di uccello sturato e curato da ogni altra stronzata ben ficcata come una supposta all’oste?

Sì, alla fine, alla cameriera serviva solo una botta per darsi una mossa.

 

di Stefano Falotico

La burocrazia è il male ma noi siamo cuori selvaggi


27 Jun

cuore selvaggio cage

Io conosco questo passo a memoria, ovvero:

la burocrazia è un male come il cancro, un allontanamento dalla direzione dell’evoluzione umana di infiniti potenziali e azioni differenziate e indipendenti, verso la parassitarietà completa del virus.

Passo strepitoso di William Burroughs de Il pasto nudo, il libro preferito di Kurt Cobain e pure il mio, escludendo ovviamente i miei, oserei dire superiori ai libri di chiunque.

Burroughs è stato il maestro per eccellenza del delirio più squinternato fattosi genialità pura.

Come vi scrissi qualche giorno fa, la Historica Edizioni ha pubblicato nella sua antologia di racconti un mio piccolo scritto, intitolato Disturbo denirante.

Sfacciata e sofisticata presa in giro nei confronti degli arroganti e superficiali psichiatri che, sulla base di un paio di mie dichiarazioni sentite e sincere, addussero sbrigativamente che soffrissi di disturbo paranoico delirante. Io dissi loro semplicemente che mi ero creato il mio mondo di gioie e che delle gioie di molta gente, apparentemente felice, invero abominevole e cinica, non ne volevo sapere.

Io non ho paranoie, mai avute. Quelle le ha il novanta per cento delle persone, in particolar modo di questo Paese ove tutti spettegolano, bramano malignamente il male altrui affinché il prossimo, assediato dalle loro crocifissioni e dalle loro perverse persecuzioni, abdichi alla loro religione ideologica all’insegna della falsità morale più ipocrita, dunque illogica.

Sì, sono Andrew Garfield di Silence. Ma, a differenza del suo personaggio di nome Rodrigues, neppure Liam Neeson di Taken mi persuaderà a soccombere all’idiozia collettiva.

Potrà puntarmi una pistola contro e io, dirimpetto al suo giustiziere della notte, pronuncerò quest’esaustiva, lapidaria frase, freddandolo subito:

– Signor Liam, giri altri film come Run All Night e Un uomo tranquillo e veda di non farmi girare qualcos’altro.

Non sono la sua Preda perfetta, sennò sarà lei a farsi una bella passeggiata cimiteriale come il titolo originale del film appena citatole, A Walk Among the Tombstones.

 

Ferreo, integerrimo, moralmente intransigente, nessuno mi convincerà ad accettare le regole naziste di un mondo andato oramai da tempo immemorabile nel loculo ma soprattutto a culo.

Sì, se perfino Liam Neeson di Schindler’s List mi volesse salvare e dunque mi consigliasse vivamente di rinunciare ai miei valori per non essere bruciato nella fornace di una società che screma ed emargina, spella e arde ogni speranza romantica, a costo di venir distrutto dalle mie stesse utopie ardimentose e ardenti, a costo di rimanere solo come un cane bastonato nell’implorare pietà a dio, non mi lascerò macerare dai macellai dell’anima.

Detto ciò, sì, nel mio racconto Disturbo denirante narro brevemente di come fui ammaliato da colui che meglio di chiunque altro incarnò God’s lonely man, ovvero Bob De Niro/Travis Bickle di Taxi Driver. Consequenzialmente, ipnotizzato dal suo carisma esistenzialista e dostoevskijano, mi ammalai profondamente di melanconia lontana anni luce da ogni frivolezza mondana.

Furono anni di manie ossessivo-compulsive nei quali, agonizzante, sognai soltanto un angelo biondo che mi riscaldasse in maniera paradisiaca per addolcire tutte le mie scottanti ansie.

Per molte ragazze presi bestiali cotte ma anche oggi mangerò pane e cicoria, pastasciutta con la ricotta…

 

Sì, non fatevi fottere da queste ragazze squillo che, dietro falsi profili, su Facebook vi contattano per fregarvi i soldi:

– Ciao, mi sembri una brava persona. Mi piacerebbe conoscerti.

– Piacere, Stefano.

– Il piacere sarà reciproco assai presto se vorrai…

– Tu che fai nella vita?

– La parrucchiera. Vorrei farti barba e capelli.

 

Bannata. Trattasi, come sapete, di prostituta che si spaccia per acconciatrice…

Dunque di una donna sconcia che elemosina notti squallide pur di arrivare a fine mese quando, in realtà, la sua vita è già finita dopo la prima volta…

Sì, diciamo una sciampista delle doppie punte moralmente in conflitto fra loro e del punto G della sua personalità doppia da donna apparentemente bella di giorno e coi clienti più brutti e frustrati di notte.

Detto ciò, ecco…

Ho inviato il bonifico alla casa editrice ma non è bastato. Hanno voluto la scansione digitalizzata con tanto di conferma di lettura.

Eh già, bisogna sempre attestare.

– Lei, Falotico, è critico cinematografico. Ma non è laureato al DAMS. Lei lo deve attestare, testone, altrimenti io la prenderò a testate, non giornalistiche.

– Scusi, eh, io sono giornalista amato perfino dai giornalisti. Chieda al giornalaio la copia de Il Giornale ove è stato pubblicato un servizio spettacolare, nella pagina degli Spettacoli, riguardo il mio libro su Carpenter.

– Allora lei è un Genius romantico!

– Non si era capito?

– Mah, non tanto a dire il vero. Mi tolga una curiosità, però. Qual è secondo lei una delle migliori interpretazioni di Nicolas Cage?

– Ovviamente quella in cui Nic canta questa.

 

 

Vi era bisogno di chiederlo?

 

di Stefano Falotico

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RoboCop: la situazione raccapricciante del Cinema e della società odierna


11 Jun

lambrenedetto

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Premetto questo: non voglio sembrare disfattista e misantropo, oppure misogino.

Io credo eccome nell’amore e nei rapporti umani.

Sono molto romantico. Non mi credete? Sì, ero innamoratissimo della mia lei. Così come Silvio Pellico, con Le mie prigioni, scrisse col sangue sulla carta igienica, io scrissi la mia lettera amorosa sulla carta degli affettati da banco.

In quelle righe, vergate mentre mangiai in contemporanea una salsiccia, tra la forchetta e una fine stilografica, v’era contenuta tutta la mia mascolinità sanguigna. Tutta rosolata, fra l’altro. Da spedire a lei e offrirgliela in un elegante piatto d’argento.

Ah ah.

La dovreste finire di definirvi uomini carnali oppure, peggio, leopardiani. Al massimo, se proprio vi andrà grassa, potrete essere venduti assieme a quell’altro coniglio del vostro amico che continua a magnare lo speck, fumandosi il crack, facendo la bella figa che non ha mai guadagnato una coppa.

Più che Silvio Pellico, nonostante vi siate imprigionati da soli per colpa delle vostre inibizioni, vi occorre il pronto soccorso. Be’, non esageriamo, basterà un po’ di penicillina e allieveremo ogni pene d’amore.

Ah, scusate, ho scritto pene, non va bene. Volevo scrivere… pena. Quella che fa l’umanità. Quella lì invece se li fa tutti e non si accontenta mica soltanto dei comuni terroni, no, terreni e terragni. Ah, vuole l’intero universo.

In tutta franchezza, la spedirei nello spazio.

Sì, non sono un moralista ma un uomo (im)morale. Ostilmente incaponito a inseguire i miei sogni. No, non sono insaponato nelle vostre lobotomie da pulizia mentale. Anzi, polizia.

I miei sogni non verranno più macerati, macellati e infranti, infangati da criminosi fascisti e fangosi (s)mascherati dietro la perbenistica parvenza della rispettabilità sociale di una fasulla, innocua acquiescenza.

Questa è la gente peggiore. Gente che si nasconde nel folclore. A cui io do il mio cloro e il fosforo poiché queste persone, sì, costoro paiono fosforescenti ma sono, in verità, solamente impostori e dementi. Io sono una voce fuori dal coro e dai tonici corpi. Miei daltonici.

Io sono un uomo distonico, il quanto falotico e distinto. Non mi abbasso ai vostri beceri istinti e non coloro i capelli con le vostre un(i)te tinte.

Credo davvero che abbiamo toccato il punto più basso e disumano della nostra civiltà.

Una spropositata vetrina animalesca di esibizionismi edonistici, di persone egoistiche che incorniciano i loro successi solipsistici in selfie magnificanti la loro apparenza di plastica più sconsolante.

È una società di svastiche. Anche di mucche. Vacca troia.

Sono un adoratore della bellezza femminile e m’entusiasmano queste gambe lunghe, iper-chilometriche che, inguainate in collant attizzanti, sguinzagliate in abiti succinti, volteggiano ribalde nel pullulante fiorire di donne fisicamente perfette che espongono, senza vergogna, le loro vergogne e, disinibite, le loro grazie armoniose in pose statuarie e arrapanti. Ove glutei sodi e marmorei si accordano leggiadramente a seni esorbitanti, strizzati in body sudati onestamente eccitanti che svettano nel perlaceo splendore di palestre toste e sfiancanti. Per amori ficcanti!

Queste donne so’ proprio tante…

Caviglie lisciamente sottili a prolungamento… di piedini smaltati con dolcezza e la levità venosa di cosce depilate con rasoi avvolgentemente elettrici si stagliano nel panorama glabro d’un mondo vano e avaro.

Evviva Vitali Alvaro!

Qui sembro il mitico Giuseppe Simone…

Uomini impettiti, effeminati in vanità offerte al ludibrio carnale di occhi ingordi delle sconce carnalità invereconde, parimenti a queste donne apparentemente impeccabili, inappuntabilmente c’elargiscono sorrisi di finta felicità. Ove la serenità smodata, vivandata, sputtanata pare il motto pronunciato dalla mono-espressività robotica dei loro (al)lineamenti affilati. Ché vorrebbero essere raffinati e invece pacchianamente sono soltanto leziosi e affettati. Come prosciutto servito in macelleria dal garzone da cui loro si riforniscono, mangiando a sbafo sulla sua dignità poiché gli urlano che non deve farsi il fegato amaro se è sfilacciato e sfigato mentre loro divorano costolette di maiale e mortadelle magrissime come i loro addominali piattissimi. Ma soprattutto come i loro cervelli prosciugati da deficientissimi.

Essi vivono… si fotografano bellamente e imbellettati assieme a compagnie che sembra che si divertano un casino, gironzandolo in spiagge caraibiche e città straniere ove le guglie gotiche stonano dinanzi a tanto barocchismo volgare da cubiste intonate alle discoteche dell’allegria mortifera.

Ecco, tutto questo prologo, quest’arrabbiato, screanzato, urlato preambolo incazzato da uomo di/a voi scazzato, m’è servito a introduzione di un discorso esegetico-cinematografico ancora più infoiato e sbandierato. Sì, quest’enorme, destrorso, distorsivo paese dei balocchi nasconde invero, ha ragione Vittorino Andreoli, insanabili disagi psicologi al cui confronto il morbo virale-antivitale, da evitare ed evirare, de L’ombra dello scorpione è solo una macchia d’olio sulla gamma delle vostre foll(i)e camuffate da ilarità spedita a tutta velocità, come un buco nella gomma pneumatica di una station wagon nel deserto dei vostri buonismi da film per famiglie di risma.

Che significa quello che ho appena scritto? Un cazzo. Non significa nulla, è un lessicale, forse dislessico, epilettico e oserei dire ellittico divertissement, un calembour quasi identico al vostro sterile carnevale di burle e bulli, di pupe e poppe.

Siamo sprofondati nell’idiozia più profonda. Immonda!

Mi auguro di non sbagliare nel credere che il Joker con Phoenix sarà un tonitruante pugno allo stomaco scagliato veementemente contro questa società all’apparenza intonsa, invero sbagliata e stronza. Una società che è una puttanata mille volte più oscena della miglior puntata platinata di Beautiful. Un’enorme, interminabile cagata.

Altro che società progressista e liberale.

No, io non credo al consumismo ma neppure al comunismo e non sono iscritto al Partito Radicale.

È tutto uno schifo, diciamocela.

Vittorio Feltri parla da nababbo ma sembra una scimmia, una mummia, Salvini onestamente è spuntato dall’utero di Nonna Papera, Salvini è un down sovrappeso.

Sì, aveva ragione Totò. Salvini non può essere un onorevole.

È un ignorante e si deve informare riguardo al fatto che, nel suo DNA da decerebrato, vi è una terza copia del Cromosoma 21. Anche la seconda copia di Elisa Isoardi. Sì, visto che non riesce più a scoparsela, quest’uomo lardo ha chiamato Robert De Niro di Godsend. Elisa l’ha rigenerata in vitro.

O forse l’ha ricreata come Kenneth Branagh del suo Frankenstein. L’è venuta fuori un mostro come Helena Bonham Carter nel finale.

Ogni giorno, Salvini clona troiate a tutt’andare. E la gente abbocca a questo panzerotto deforme e mal sfornato. Sì, Salvini è un panzerotto. Non lo sapevate?

Se andate a Ferrandina, cittadina lucana ove i panzerotti vanno forte, sopra ogni panzerotto scaduto, i baristi, certamente meno bari di lui, ed evviva anche Lecce, mettono sopra Matteo la scritta:

svendiamo di saldino per pochi soldini un Salvini. L’involucro è delizioso ma la sua panza, soprattutto mentale, è solo formata da mozzarella filante da povero cazzone puttaneggiante.

Dopo aver deglutito Salvini, salvatevi.

Pensate alla salute, salvemiei burini.

Abbasso i tortelloni come Salvini, uomo vomitevole peggio del burro con l’ammuffita salvia.

A proposito di cibi stomachevoli e di ricette culinarie, adesso Vittorio Sgarbi, anziché recensire un’opera pittorica, gira video per il suo canale YouTube ove sta a capotavola nelle trattorie degli agriturismi, celebrando il ragù.

Viaggia per tutta Italia. Da Palermo a Siracusa, da Torino e Domodossola, lui dice che nessuno adesso potrà più dargli addosso. Poiché è in pensione e non ha da chiedere scusa alla Chiesa e a chicchessia.

Dunque, scoreggia ignominiosi escrementi ideologici, stando seduto sul cesso. Ma soprattutto continuando a stare a tutti sul cazzo.

I critici cinematografici invece non sono critici dell’unica cosa che dovrebbero (ri)guardare con oculatezza e maggiore oggettività: la loro vita.

Sono passatisti, esaltano solamente il Cinema di quarant’anni fa visto che, in effetti, Quel pomeriggio di un giorno da cani è una spanna sopra l’episodio 2 di Black Mirror 5Un mondo perfetto rimane sempre imbattibile e ogni speranza di rinascita, in questa società marcia che non perdona ed è diabolica nel perseverare dell’ancora ottusamente errare e commettere orrori devastanti, si rivela puntualmente un’infinita utopia marcescente contro cui non può niente nemmeno la più sofisticata scienza. Figurati, scema.

Sì, ve ne siete accorti? Il Cinema e le serie tv contemporanee sono quasi tutte incentrate sui problemi di anoressia, bulimia, sulle psicosi, sulle depressioni galoppanti di un mondo che, a prima vis(i)ta, pare che vada a gonfie vele e invece è scoppiato da un pezzo. Un mondo pazzo di pupazzi.

Quindi, non voglio sembrare Adriano Celentano. Ma tutta questa contentezza io non la vedo. Pregherò per te e per voi.

Si rimane circoncisi, scusate, volevo dire circoscritti nella canzonetta, nella retorica da mezze calzette, nel populismo d’accatto(ni). Oppure, di contraltare, nell’idolatria di quell’altro ritardato di Harmony Korine col suo The Beach Bum.

Ad Harmony Korine preferirò sempre l’intramontabile Trettré, trio comico che dinanzi a questo Harmony e ai romanzetti rosa, dirimpetto a tale suo film falsamente scandaloso e hipster, avrebbe(ro) detto: a me me pare ’na strunzata.

 

Sì, anni e ani di evoluzione ma è oramai Estate e siamo comunque sempre (im)mobili alle galline che sculettano in bikini a Gabicce, allo zoo scimmiesco di bombastiche cretin(at)e televisive ove le bagasce, da prendere a colpi di robusta ascia, mettono in mostra solo le bocce per una società dolciastra da miele di acacia. I ragazzi bocciati si tirano su, segandosi da soli, marinando ancora.

I maniaci sessuali son sempre a caccia.

La donna, laureata al Politecnico di Milano con super specializzazione in trigonometria spaziale della sua figa galattica, ecco che dimentica ogni Enrico Fermi ed esibisce il perizoma per maschi come Christian De Sica e Vieri, detto Bobo che tutte le bomba, che non sanno chi sia Peter Weller de Il pasto nudo e, spingendo a torso nudo e pet(t)o in fuori, cantano:

sotto ’o sole la pelle brucc’

Beach on the Beach

quante signorine very nice

fanno uscire pazzi tutti i boys

Con Sabrina Salerno che è in mutande, no, immutabilmente bona.

No, non è cambiato nulla.

Bruce Springsteen rimane la migliore rockstar di tutti i tempi, Clint Eastwood il più grande e tua madre la solita esaltata che, dopo cinquemila libri filosofici, non se l’incula nessuno ma continua a spacciarsi per donna superiore che ha insegnato alle superiori e che tutti vuole trombare. Ah, per forza, visto che è più racchia della signorina Silvani, l’ha buttata sulla cultura della minchia.

Ho detto tutto.

La vita è una dura avventura. Lo sa bene il pornoattore Bruce Venture.

Marco Montemagno magna e straparla, dicendo ai disoccupati che devono quanto prima inventarsi un lavoro. Lui l’ha fatto.

Certo, non lavora e i poveretti lo riempiono di soldi, credendo ai suoi consigli per l’acquisto del suo libro.

Il panzuto youtuber lambrenedettoxvi urla allo stesso mo(n)do che il lavoro è soltanto sfruttamento. E con le migliaia di visualizzazioni, ottenute grazie ai clic dei miserabili, mette nel suo canale lo sfondo principesco dei castelli della Loira.

Mentre Beppe Grillo rimane la versione clownesca e fake di Linda Hamilton di Terminator 2- Il giorno del giudizio.

Sostiene che i robot sostituiranno gli uomini e quindi la gente non sarà più costretta, appunto, a lavorare.

Ma si fa scarrozzare con la Mercedes.

Ho detto tutto.

Io sono cambiato, voi no.

Che continuate a guardarmi così…

Alla prossima smorfia compassionevole, coglione, ti sparo nelle palle.

 

di Stefano Falotico
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Fermi con le mani, il Santo deve rimanere sano e saldo, non ci saranno sal(d)i che tengano…, evviva Mickey Rourke!


16 Mar

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Fermi con le mani, il Santo deve rimanere sano e saldo, non ci saranno sal(d)i che tengano…, evviva Mickey Rourke!

No, nessun santo che tenga.

Da quando, anni fa, oserei dire ani fa, mi rigettai nel casino pazzesco di massa, fu veramente un macello, un bordello.

Soffrii pene… dell’inferno, contorcendomi nello strazio delle mie budella e inconsolabilmente mangiando tonnellate di budini. Per sopperire alle delusioni disarmanti, figlie della vostra traviata ars amandi.

Sì, il vostro concetto d’amore è assai limitato e vi fagocitate, affannate, cannibalizzate in un pasto nudo che ha poco a che vedere con William Burroughs.

Come il sottoscritto, il vegliardo William si dissociò mentalmente, dunque anche fisicamente, da un mondo malsano ove a dominarla è sempre stato l’aspetto più pecoreccio del sesso più smodato e maleducato, zozzo, pervertito e inchiappettato.

William divenne precocemente incartapecorito perché non era un maniaco delle pecorine. E, fra una sua mania igienica e l’altra, tra svariati disturbi compulsivi mai visti, tagliava una buona fetta di pecorino e sublimava la decadenza dello squallore occidentale, posando il formaggio in un piatto che mai piangeva le vostre sofferenze patetiche da donne che, pur di piacere al burino Pinco Pallino, vanno a far palestra, prodigandosi in cure dimagranti senza la Sachertorte di morettiana memoria.

Sì, facciamoci del male. Pur di avere un orgasmo con un becero uomo ignobile che, dopo aver bevuto il whisky, fa scoregge e gargarismi a tutte le orge, no, ore, la donna mediocre è disposta a tutto per istanti risibili di calore. Optando per una dieta da far schifo al cazzo anche al questore. Uomo ligio all’ordine e sempre abbottonato. Mah, secondo me è meglio l’oratorio.

Sì, io sono immemorabilmente, sì, smemoratamente, stato un fautore e un fanatico delle donne giunoniche, formose, dalle forme armoniosamente voluttuose, queste donne ampollose, ma non nel senso di donne ridondanti, tronfie e retoriche, bensì un po’ sanamente gonfie, ah, più gonfie sono e più mi si gonfia, queste donne calorose davvero, autentiche, sì, dalle forme rotonde e dal cervello un po’ da tonte ma dalle curve circolari, sinuose, pericolose, simmetricamente gioconde come un’ampolla. Queste donne sferiche che non usano raffinatamente penne a sfera ma parlano come dio comanda. Che sanno subito arrivare al sodo e non necessitano di panegirici e di rassodarsi i glutei ma mangiano uova sode e il glutine.

Queste donne lavoratrici che sanno cos’è il sudore della fronte e anche di qualcos’altro. Queste donne per nulla dannate che si dannano come delle matte, che faticano e poi se la godono. Queste donne d’annate, queste donne d’antan. Oramai non ci sono più, sono tutte andate.

E anche voi, maschi, a puttane.

A parte gli scherzi, io sono mister pudicizia, mister freddezza. Roba che un ghiacciolo al limone al Polo Nord, confrontato al mio calore, è più sciolto di un melone a ferragosto.

Io non mi sghiaccio mai. In tante mi cercano, mi bramano ma in fondo non le amo. Perché già patii, per colpa della mia scellerata ingenuità, della mia avventata inesperienza senza che prima esperissi la mia sincera durezza, i piaceri della carne in ogni sua peccaminosa sconcezza. E fu una grigliata. La mia carne, affusolatasi, rosolata in lei avviluppata al mio membro ingrossato, sgrassata e troppo gasata, oh sì, perse la bussola e fu solo una sola. Più amara dell’aceto balsamico dell’insalata.

Tanto sole, tanta luce dei miei occhi e tanto squittente fervore del mio coso inalberato, a lei inoculato, introiettato e spalmato, oh, e smarrii ogni purezza. Estintasi in un fatale amplesso che mi fu letale.

Era meglio quando, depresso, rannicchiato nel mio letto in posizione fetale, non avevo ancora sperimentato quella posizione là. Sì, anale. Prima che il colore lilla di Rossella non mi fosse bruciante ogni innocenza romantica. Lei, troppo ardimentosa, focosa e lussuriosa, scarnificò ogni santità e mandò a troie ogni mia, mentale e non, sanità.

Che sbaglio orrendo. Che botta devastante.

Ecco cos’è successo. Questo maledetto sesso. Lei invero non si chiamava Rossella ma era tanto bella, al che il mio uccello dapprincipio ne godette di fottuto giovamento, quindi la mia anima fu inculata e spogliata d’ogni residua, sin a quel momento addomesticata giovinezza immacolata, priva di ogni sessuale giustezza stuprata.

Fu uno schifo, diciamocelo.

Da allora, presi più coscienza e più cosce. Eppure, parimenti a questo venir più… dentro la vita apertasi e spalancatasi al mio inveirle sofferto ma soprattutto erto, subii un contraccolpo psicologico di natura antologica e forse ciclopica. Forse solamente ecologica. Più a contatto con la natura, ah ah.

Da nano onanista ecco che diventai un comune uomo fancazzista nel senso letterale del termine. E tutte volevano farsi l’affare mio.

Sì, oltre a volersi fare quello, attentarono persino alla verginità del mio cuore con inusitata, scriteriata mancanza di pudore. Con lordezza, malizia e scostumatezza. Senza neppure mestizia! Deflorandolo, mangiandoselo vivo, al sangue insomma, ficcandolo con cattive insinuazioni, obbligandomi ad ascoltare oscene canzonette d’amore e trattandomi da pupazzo con una chiarissima faccia da cazzo come Mickey Rourke ai minimi storici. Cioè quello di 9 settimane e ½.

Indubbiamente uno che fa la sua porca fig(ur)a, come si suol dire ma che, pur di accontentare la passerona, si riduce ad amare Pretty Woman.

A te, donna, piace che mi piaccia questo film? Sì, ti piaccio di più se mi piace? Allora me lo faccio… piacere.

Che vergogna indicibile. Inenarrabile.

Ma io, senza peli sulla lingua, voglio narrarvi tutto per filo e per segno. Senza più seghe di mezzo. Su, non facciamoci i pompini a vicenda, come sosteneva Mr. Wolf. Un vero lupo di mare…

Non ci sono più cazzi che reggano. Questa vita è una gatta da pelare.

Sempre incasinata.

Era meglio quando stavo giorno e notte in casa. Incassato, anche incazzato ma almeno felice. Sconclusionato ma non ustionato.

Ora, ecco che spunta uno che scopo, no, che scopro… mi segue da tempo. È un mio fan.

Sì, è Glenn Close di Attrazione Fatale versione bisex. Certo che Adrian Lyne è sempre stato un bel porcello. Vedi che Richard Gere torna? Sì, gira e rigira, è tutto un giro di prostituzione anche attoriale.

Unfaithful – L’amore infedele. E non fatemi andar a parare su Diane Lane. Oh, mio dio. Qui parliamo di un pezzo da novanta, anzi, da mettere anche a 360 gradi. Gradisca!

Io non mi ricordo niente di quello che scrivo e faccio. Quando scordo, ad esempio, le chiavi della macchina, telefono a questo mio estremo ammiratore e gli chiedo dove le avevo dimenticate. Le chiavi!?

Lui di me non sa solo vita, morte e miracoli ma mi ha proposto addirittura di girare assieme a lui un porno.

Mi ama alla follia. Vuole denudarmi e sputtanarmi completamente. E io invece voglio solo denunciarlo. Ah ah.

E dire, cazzo, che ero stato così meticoloso, mi ero apposta ammalato di fobie sociali, di schizofrenie allucinanti, di depressioni galoppanti e impotenze di ogni tipo e topa. Per rifuggire dal porcile e dalla toppa, patta, persino da Patty. Cazzo, Patty non è male. Ah, quando pattina, lascio stare questa vita in pantofole, con le pattine, e mangio la sua patatina.

Ma avete fatto di tutto per fottermi.

Siete proprio dei figli di puttana.

Ah ah.

Andate a farvelo dare in quel che so io e sapete voi. Ma che sapete? Una beneamata minchia.

Che Genius che sono!

L’unico genio che riesce a fottere tutti e tutte ma soprattutto come incula sé stesso nemmeno questo.

 

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di Stefano Falotico

Basta con melensaggini come A Star is Born, coi “piani” di Moretti, rivogliamo RoboCop di Verhoeven e non cloni addolciti, e io sistemo il mio Carpenter


12 Oct

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Eh sì

Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

Sì, è stata una giornata impegnativa quella di ieri per il sottoscritto. Io sono come una macchina, anche da scrivere, sebbene usi una tastiera ergonomica. Una volta che parto in propulsione, non mi fermo più.

Al che ho lavorato come un dannato. Dalle otto di mattina a mezzanotte, fumando tre pacchetti di sigarette.

Ieri mattina, mi son accorto in ritardo, con mio sommo dispiacere, che il mio libro su Carpenter, oltre a qualche inesattezza nell’impaginato, come vi riferii nello scritto delle scorse ore, aveva due refusi. Ma, più che refusi, 2 lapsus. Cioè quegli errori che in verità non sono errori veri e propri ma distrazioni della mente, ché ti gioca scherzi che poi creano questi disguidi.

Al che, puntigliosamente, ho corretto sia il file Kindle, aggiornando la pubblicazione su Amazon, sia l’eBook, intervenendo in maniera “amanuense” sul formato, e ovviamente il cartaceo, puro fiore all’occhiello di questo pregiato, insostituibile libro. Sì, lo è, con buona pace degli invidiosi. E di chi vuole negar sempre l’evidenza della mia bravura.

Nella recensione di Grosso guaio a Chinatown, all’inizio ho scritto Jake Burton al posto di Jack. Mentre, naturalmente, da tutte le altre parti nome e cognome erano esatti. Non è la prima volta che mi succede. Mi pare, se non ricordo male, di avervi già detto che sbagliai il nome del mitico Kurt Russell di Big Trouble… Non un grosso guaio, comunque, basta cambiare due lettere e rispedire il file a Youcanprint, attraverso l’apposito form MODIFICA. E sostituiranno il primo ePub con quello revisionato. Stesso discorso dicasi per il cartaceo.

Ma non era l’unica svista. Anche nella recensione de La cosa, prima scrivevo che è ambientato in Antartide e, due righe sotto, dicevo che l’azione si svolge al Polo Nord. Il Polo Nord è l’Artide. E nemmeno il mio correttore di bozze se n’è accorto. Di solito queste importanti inezie le capta al volo. Ma stavolta la svista gli è passata inosservata. Avevo fatto confusione col racconto da cui è tratto e soprattutto col film originale del ‘51. In cui l’ambientazione è l’Alaska.

Di mio, sono spesso depresso bipolare e alle volte mi stabilizzo nell’equatore del mio centro di gravità permanente alla Battiato.

No problem, basta togliere Nord, inserire Sud e rimandare, come per la versione eBook, il file. In 7-10 giorni lavorativi, sarà tutto aggiustato. Così, se voleste comprare il mio libro, vi stamperanno l’edizione perfetta.

Poi, ho tradotto tutto il testo in inglese, con un’accortezza millimetrica. Ora, mi toccherà solo limare i dettagli.

Detto questo, dopo questo lungo preambolo e il mio tour de force impressionante, del quale non vi sbatte un cazzo, passiamo ad A Star is Born.

Secondo me, se siete adolescenti che sognano una col culo di Lady Gaga, può emozionarvi. Se siete già cresciutelli e volete lo stesso qualcosa di dolce, trovate una bancarella e ordinate dello zucchero filato.

Siamo stanchi di questi film zuccherosi, che leccano il culo all’Academy.

È stato annunciato anche il nuovo film di Moretti, Tre piani.

Dopo aver interpretato la parte dello psicoterapeuta ne La stanza del figlio che salva Accorsi e Orlando ma non riesce invece a elaborare il suo di lutto, dopo lo psicanalista Brezzi in Habemus Papam, adesso pure questa menata: Centrale nel romanzo è la teoria di Freud. Le tre famiglie riflettono infatti le tre diverse istanze freudiane della personalità: Es, Io e Super-Io.

Sì, Mulholland Drive, in maniera inconsciamente più junghiana e onirica, aveva già detto tutto. Ah ah.

Ecco, appunto. La dovreste finire di romperci i coglioni con questi film falsamente sentimentali per ragazzine sceme, con queste disamine psichiatriche, con questa società malata di nevrotici che danno di matto.

Rivedete RoboCop di Verhoeven. Alla fine deraglia verso una violenza abbastanza insostenibile ed eccessiva ma è comunque meglio di molti di voi, asinacci che ragliano.

Ché andate a vedere film buonisti, consolatori.

Ma sì, dai, la mia prossima monografia sarà su Verhoeven. Perché no?

Capace che la psicologa bisessuale Tramell, quel pezzo di figona da montare subito di Sharon Stone, voglia conoscermi e io le dirò: – No, grazie. Trent’anni fa, sarei stato con te un lupo come Michael Douglas. Adesso sei vecchia. Al massimo, posso darti una leccatina.

La dovremmo finire con questo Cinema ipocrita, ruffiano e per donnette.

C’è solo un uomo che conosce il Cinema meglio di Scorsese. E quello sono io. Un uomo gelato, poi semifreddo, da leccare come la crema e il cioccolato. Perché sono uomo che si scioglie nella tua bocca, in quanto vero e duro, senza aggiunta di coloranti.

Sì, potrei stupirvi con special effects, invece rimango un uomo che ama gli affetti speciali.

Un classico…

E finitela con psichiatrie, idiozie e puttanate, miei uomini malati di mente.

Volete cambiare la vostra vita?

Riguardate il sogno de Il signore del male…

This is not a dream… not a dream. We are using your brain’s electrical system as a receiver. We are unable to transmit through conscious neural interference. You are receiving this broadcast as a dream. We are transmitting from the year one, nine, nine, nine. You are receiving this broadcast in order to alter the events you are seeing. Our technology has not developed a transmitter strong enough to reach your conscious state of awareness, but this is not a dream. You are seeing what is actually occurring for the purpose of causality violation…

 

di Stefano Faloticopasto_06

“Il pasto nudo”, recensione di Gianluca Marzani


05 Nov

Signore e signori buona sera….
vi prego, mettetevi comodi e rilassatevi, perché ora vi narrerò una storia assolutamente (in)credibile.
Ecco a voi il tormento e l’estasi messi a confronto con la dualità dell’uomo.
Finalmente anche tu hai scoperto
l’insostenibile leggerezza dell’esser vivo
con l’atroce conseguenza di aver capito di essere simile a un tipaccio come Lou Ford, e ti avvii ineluttabilmente verso i quaranta.
BENE,
ogni mattina ti svegli maledicendo la vita
e, ingollando antidepressivi, riesci miracolosamente a non farti saltare il cervello con la pistola che tieni (da reazionario quale sei) a portata di mano sul comodino accanto al letto.
E mentre la guardi pensi :”Fanculo,oggi no,voglio vivere ancora un po'”.
Anche se sei ancora tutto scombussolato per gli incubi avuti la notte passata dove piangevi disperato davanti a tua madre dicendo di essere stanco dello stato delle cose
ma tu ci hai fatto l’abitudine perché, in questo mondo, a tutto ci si abitua
perché la tua forza e la tua fede sono in un immagine che ritorna più volte
che è quella di un bambino preso per mano dal padre in riva al mare
con le onde che placidamnete accarezzano i suoi piccoli piedi
e con essa il ricordo della tua infanzia così diversa ma in fondo simile alla sua che apparentemente è passata senza lasciare tracce
così spesso essa ritorna come d’incanto
e con lei il tormento
come quando prima di un temporale
ti capita sentire dentro
cieli sempre più neri
tuoni e fulmini che scuotono
la tua anima
per poi scrivere di questo
parole vuote
senza senso per gli altri

che non capiscono
il disagio supremo sublimato in un conflitto che tenta di piegarti al proprio volere
di piccolo uomo
perché tu ti svilisci e non accetti le sconfitte
cerchi comprensione ed empatia in ogni essere vivente
ma non trovi altro che apatia
e allora ti vien voglia di urlare
e speri vivamente d’incontrare
un pagliaccio di strada
che ti guardi e ascolti…

amico, non sei solo
sei in compagnia di tutto un mondo
sotterraneo silenzioso
che aspetta il salvatore…

perché devi sapere che egli non è morto invano perché cammina tra noi
senza nascondersi
e ora quasi per magia mi sembra che sia proprio tu che ha scelto
per far divertire bambini che ridono felici accanto a padri
a loro volta tristi ma pronti a rispondere alla domanda che gli viene posta ogni volta
“Papà, perché il signore si trucca così?”
“Per sembrare felice, ma sai… lui in realtà è triste e ne ha le palle piene di noi”
“Oh, allora è un clown triste!”
“No figliolo, non si chiama clown ma pagliaccio, ricordatelo, pagliaccio!”
“Si papà, me lo ricorderò!”…

e così il prodig-i-o continua
e le risate non soffocano i tuoi pensieri
le ore rubate dal lavoro
agli abbracci mai dati
e ai baci che una volta ricevevamo ma che adesso sono svaniti come bolle di sapone nei tuoi sensi di colpa.
(e pensi)… Siate maledetti!
perché LORO ti castrano
e ti annientano
bastardi
li odi
e se invece li amassi?
cosa succederebbe?
ma tu no, NON PUOI!
non riesci a dimeticare
e allora fai fuoco
bang!
ecco
un pagliaccio in meno
la folla scappa e tu (finalmente) ridi di gusto
e il bambino guarda il clown morto senza battere ciglio
(e allora ti vien da pensare…) “tale padre tale figlio”
e poi di colpo come sempre
ritorni
alla fine (inizio) della storia
e ora sapendo di essere libero
vivrai una nuova vita
amerai e sarai amato
ogni giorno sarà per te un evento speciale
ogni ora passata sarà difficile da sprecare
e così ogni minuto con lei sarà indimenticabile
e infine ogni domenica andrai a messa ringraziando Dio per essere vivo
così facendo
potrai sputare sulle nostre tombe.
AMEN

 

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