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Montemagno, il montepremi, mari e monti, Gianni Canova come Sean Connery e “il nome della rosa” di Brie Larson


28 Jan

Montemagno Giannicanova

Sì, da qualche anno a questa parte, veniamo invasi dai messaggi subliminali del nuovo guru nostrano, tale Montemagno, ciarlatano dispensatore di chiacchiere, inventore di aria fritta, i cui consigli “utili” stanno contribuendo a rovinare menti ancora acerbe e incerte, alle volte schizofreniche, consigli per i quali, lui, con scibile discutibile e osceno qualunquismo spacciato per cultura, con approssimativa chiarezza espositiva degna di un libro stampato per frustrati, ci ammorba, volendoci “irretire” al risveglio delle coscienze. Al che si rivolge ai disoccupati quarantenni e li sprona all’azione, facendo credere loro che niente è perduto, anzi, che dalle sconfitte patite si possono trovare risorse impensabili, e li invoglia all’autodeterminazione, in giochi verbali d’una retorica da lasciar basiti. Costui, un pelatino riciclatosi come “informatore digitale”, guadagna un sacco di soldoni grazie al suo canale YouTube e, non facendo un cazzo dalla mattina alla sera, se non allettandosi a fare il paroliere delle ovvietà, inganna tante persone “grilline” disperate, bisognose di un povero (mica tanto) Cristo come lui che le fuorvii ancora di più. Questo qui ha mai scritto un libro, che ne so, romantico, conosce l’ardore della poesia, si è mai immerso nel quotidiano e si è applicato nel sociale, misurandosi davvero con le contingenze reali, oppure, dall’alto della sua presunta “genialità”, si è immolato a “profondo” conoscitore del mondo, delle sue bugie e delle menzognere apparenze entro cui egli stesso si maschera, camuffandosi da “tutor?”.

Fessi coloro che davvero abboccano alle baggianate di questo spermatozoo partorito con troppi, appunto, “grillini” nella testa. Ah, sì, è un baggiano, cioè il classico grullo, lo scioccone da We are the World da cui oramai, che tristezza, pendono le labbra di tante persone senza speranza, irrimediabilmente perse nel solito “gastrico” vorrei ma non posso, però grazie a Montemagno potrò. Sì, certo, potranno essere ancora più indebitate e assistite dal mut(u)o soccorso degli assistenti sociali, e semmai li ricovereranno per manie di grandezza da mitomani delle scemenze.

Ah, povero mondo.

Al che, ecco che compare su Sky il critico-scrittore Gianni Canova, presenza oramai immancabile della Notte degli Oscar. Per pura curiosità, vado a controllare la sua anagrafe. E, ahimè, scopro che è nato nel 1954. Anzi, vi dirò di più. Non solo è dello stesso anno di John Travolta, ma è più vecchio di lui solo di due giorni. Canova è nato il 16 Febbraio, John il 18.

Ora, ammettiamolo. Travolta indossa il parrucchino e si tinge i capelli, ma diamine! Canova sembra suo nonno a confronto. Come fa Canova, stando alle sue rughe e alle macchie sulla pelle, alle sue occhiaie spaventose e alla postura delle sue movenze un po’ da rimbambito, ad avere 63 anni? Mistero della fede, e del troppo tempo da lui occupato a fare il topo da biblioteca, tanto da avvizzire, incanutirsi, oserei dire attemparsi prima, appunto, del tempo.

E mi sovviene che potrebbe interpretare Guglielmo da Baskerville in una nuova versione de Il nome della rosa. Sì, è la controfigura di Sean Connery. Non me ne volere male, Gianni, dico solo la “decadente” verità.

Ecco, sino a ora non l’avevo cagata molto ma ho visto sue recenti foto che, diciamo, me l’han fatta salire, “facendomelo” ascendere… eh sì, Brie Larson è proprio una bella fighina, e sarei molto “rosato-arrossante” in lei.

Insomma, diffidate dai santoni che vi promettono mari e monti, l’obiettivo primario nella vita rimane “quella”. Ieri, comunque, ho vinto una scommessa…

Eh sì, guarda come ti guarda, Brie. Bisogna aggiungere altro?

Questa è saggezza. Altro che i saggi di Montemagno, Brie va ben (m)assaggiata.

 

 

di Stefano Falotico

 

 

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