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Balanzone perde sempre contro il Falò! W Totò!


15 Nov

Costui, oltre che totalmente deficiente, dunque infermo di mente interamente, agisce sempre istintivamente, ma è infermabile, oso dire andato completamente. Ah ah. Sì, più la famosa, non arlecchinesca, bensì pagliaccesca maschera, per antonomasia, carnevalesca della pasciuta, falsamente dotta, invero solo grassa Bologna, detta altresì Bulåggna, patria dei tortellini e delle la(sa)gne, è il Dr. Balanzone. Invero, dottore di niente, solo della sua panza di poca, peraltro, sostanza. Lui è uomo di bocca buona, soprattutto in passato spesso bocciato e ora tristemente sboccato. Oltre ogni dire, maleducato, oltre che naturalmente ignorante in modo sesquipedale da malcelato. Specialmente, da sé stesso macellato. Ma, nella sua fallita vita da frust(r)ato, incrociò il Falò, ohibò!

Falò, alias MISTER ATLANTIC CITY, à la Gianni Canova/Totò, NAPOLEON e la barzelletta su Bonaparte!

Diciamocela, un masterpiece! Cosa? Il film? Il mio libro? Boh! Oh oh. A proposito di Totò e de L’oro di Napoli (grande film che non conoscete, eh eh), come disse Napoleone, no, la Scicolone, alias Sophia Loren: accattatevelo! Eh già, bei guaglioni! Ah ah.

Auguri sinceri, davvero sinceri di NATALE, di SANTO STEFANO e del figlio (di) Pasquale!


24 Dec

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Questa non è blasfemia, è sana goliardia. Trattasi, dico, si tratta di un chiaro e netto attacco ai creduloni della catto-borghesia che fa rima con ipocrisia. Mentre io, nei miei libri, amo scrivere (di) rime baciate, facendo sì che ogni enigma combaci. Stasera, festeggerete, mangiando(vi) anche di baci, non solo Perugina? E tu, dico a te, sì, sei perugino, cioè di Perugia, o sei un Gianduiotto? Il cioccolatino omonimo? No, il vezzeggiativo con cui si sfottono i cosiddetti adulti tromboni come Balanzone che, pensando di appartenere alla crema pasticciera, no, alla crêpe con la Nutella, no, alla crème de la crème, mangiano e leccano i cretini che sono, no, il famoso cremino preparato alla gelateria di San Luca sui colli bolognesi. Canzone per cui, il leader che fu dei Lùnapop, divenne famoso non solo a Bologna. Ora, costui guadagna miliardi, cantando una delle peggiori canzoni della storia, cioè Colibrì. Invece io vi dico che, coi libri, vale a dire leggendoli molto di più di ciò che fate abitualmente, potrete diventare vagamente simili a me e a Daniele Silvestri. Il quale cantò tale ritornello:

Mi era sembrato di notare un fatto poco chiaro Come una specie di governo ma di terza mano Con un programma mai approvato che però seguiamo E neanche posso non votare Perché non votiamo

Dunque, QUALI ALIBI.

Dato che amate lavorare, lavorate. Il GeniusPop è nato per essere un genio, appunto e appuntatevelo, mica un Cremonini da quattro soldi e bambagioni che non siete altro. Se volete favorire, uomini e donne nati svantaggiati, altresì detti sfavoriti e minorati mentali, cioè figli di un dio minore, diciamocela francamente come dio comanda, appunto, comprate i miei libri. Mica balle colossali come quelle contenute nel libro più venduto al mondo? Non vi pare, no? Ah ah.

di Stefano Falotico

Ah ah ah!


29 May

In questa società, io riconosco le mie colpe, ammetto i miei sbagli e, come dico io, i miei sbadigli. I miei esistenziali assopimenti. Mentre molta gente censura, ricatta, boicotta e, con le intimidazioni, vuole piegarti al loro solipsismo, al loro egoismo, al loro arrivismo. Come vedete, posso fingere di aver accettato le regole ma, al solito, riacquisisco coscienza e mi ribello giustamente. Sono infermabile e vero, cari esseri falsi, bugiardi, mentitori che vi spacciate per influencer e mentori. Siete deboli e patetici. Vi leccate in modo vergognoso, vi appoggiate in modo schifoso.idolo

La malattia mentale esiste davvero non soltanto nel Cinema e in True Detective? Oppure è una fandonia creata appositamente dalla psichiatria a mo’ di spauracchio per chi odia i geni che non credono all’eugenetica della mi… a?


28 Jun

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Inizio spiritoso per poi arrivare al finale malato… di metafisica.

Ora, che c’entra True Detective? C’entra eccome.

Nella prima stagione, così come le altre due, scritte da Nic Pizzolatto, Rust Cohle/Matthew McConaughey è malato di mente. La sua non è però una malattia mentale socialmente pericolosa, anzi, tutt’altro. È lui che, grazie al suo fiuto da tartufo, in virtù del suo pessimismo cosmico da Giacomo leopardi ante litteram e, forse, rispetto a lui meno letterato ma probabilmente più lettore dei libri di criminologia non scritti da egregi, noiosissimi dottori, bensì da provetti, privati investigatori alla pari di lui espertissimi di assassini seriali, perfino rispetto a lui più intuitivi e migliori, in maniera prodigiosa riesce a catturare lo psicopatico pedofilo e a smascherare non soltanto il maniaco sessuale, bensì anche le false congreghe di ciarlatani affetti da manie religiose.

Rust non è un fanatico, non è neanche un esaltato. È proprio un gran figlio di puttana nella sua accezione più figa di Michelle Monaghan e di Alexandra Daddario.

Invece, il suo “partner” esclusivamente lavorativo, Marty/Woody Harrelson, non soffre di nessuna patologia mentale, non è uno psichico, tantomeno uno da internare in un centro psichiatrico.

Però, a vederci chiaro, è in effetti malato del seno della Daddario. Mentre Rust sodomizza sua moglie e poi scatta la rissa fra i due amici/nemici che si danno più colpi di quelli rifilati a Rachel McAdams da Ray Velcoro/Colin Farrell nella seconda stagione.

Anche Ray è malato.

Difatti, è tanto certosino e impeccabile nel suo lavoro quanto borderline e facile alle botte da dare non solo a Rachel, bensì a ogni ragazzino bullo, indubbiamente disturbato, che fa lo sbruffone con suo figlio “ritardato”.

Vince Vaughn, invece, è manesco, è un puttaniere conclamato ed è un fesso mai visto.

Sì, sua moglie è una fessa incredibile, nel senso meridionale del termine (fessa infatti, al sud, significa gran pezzo di patonza che, a sua volta, si dice in Toscana, maremma maiala!), eh già, Kelly Reilly.

Oramai specializzata in ruoli da mangiatrice di uomini, “rinomata” nella parte della bagascia di bell’aspetto che può cavalcare sia Kevin Costner, ovvero MrBalla coi lupi, di Yellowstone che un nerone come Denzel Washington di Flight.

Nonostante ciò, Vaughn la tradisce con delle meretrici di bassa sega, no, lega.

In ciò, va detto, assomiglia a Stephen Dorff. Uno che, alla pari di Bret Michaels, riuscì a fottere Pamela Anderson.

Mentre, in Somewhere, Stephen inchiappettò Laura Chiatti. Secondo me, non solo nella finzione.

Con buona pace del cornuto di Marco Bocci.

In True Detective 3, Stephen interpreta la parte, per l’appunto, del tipo piacione un po’ coglione e, nel finale, molto panzone ubriacone.

Stephen, in questa serie, non è malato di mente. Di bionde, nel senso stavolta di birre, sì.

Ha pure la parrucca biondissima!

Mentre Mahershala Ali diviene progressivamente demente e non ricorda più quasi niente.

Vi garantisco, comunque, che Carmen Ejogo è una passerona che non si dimentica facilmente.

Ora, perdonatemi. Non ho più voglia di scherzare e sdrammatizzare.

Avverto un blackout dietro di me, qualcosa di enormemente bergmaniano.

Negli ultimi anni, quasi tutte le persone a me care, purtroppo, sono morte.

E anch’io non mi sento bene.

Più che malinconico, sono nostalgico.

Ma forse qualcosa è rimasto, qualcosa echeggerà eternamente.

La mia anima vivrà per sempre.

Non è un testamento funebre ma una presa di coscienza lapidaria.

Ecco, detto questo, elenchiamo dei film ove i protagonisti sono, in un modo o nell’altro, dei pazzi.

Blown Away – Spazzato via:

Ecco che si riforma la coppia formata da Corey Feldman (identico nell’aspetto a un mio ex amico delle elementari e delle medie, Marco Trasatto) e dal compianto (da chi?) Corey Haim.

La loro patologia consiste in questo: perdono la testa per la stessa donna, cioè Nicole Eggert. In tale thriller erotico girato col culo. Un film, diciamocelo, del cazzo.

Non guardatelo, scaricatevi solo le clip in cui Nicole si mostra più e più volte generosamente ignuda.

Comunque, a Nicole Eggert e a Pamela Anderson, ho sempre preferito Marliece Andrada. Anche lei bagnina bagnatissima di Baywatch e sicuramente una che, come Alexandra Paul, soprattutto di Christine, può trasformare un nerd come Keith Gordon in Flash Gordon.

Proof:

qui, Anthony Hopkins, dopo essere stato il celeberrimo cannibale de Il silenzio degli innocenti, interpreta la parte di un genio matematico impazzito. Il quale non riesce neppure a capire che sua figlia, incarnata da Gwyneth Paltrow, la diede a Brad Pitt.

Dire, cazzo, che Anthony e Brad girarono assieme Vento di passioni. Anche Vi presento Joe Black.

Pare che Pitt e Claire Forlani non abbiano mai avuto alcun tipo di relazione sessuale e/o sentimentale.

Sì, questo lo andranno a dire a quella zoccola di Angelina Jolie.

Andiamo avanti…

Qualcosa è cambiato:

qui, Jack Nicholson interpreta la parte di un misantropo che scrive romanzi d’amore. Ma che significa?

Allora, odia l’umanità o non gliela fa? Lo sa Helen Hunt.

Per riuscire a farcela…, Jack prende le pastiglie, cioè gli psicofarmaci.

Molti di voi, invece, non abbisognano di pasticche come il Viagra.

Non gliela fate manco con questo/e. Ah ah.

Joker:

non so se ne siete stati informati. Questo film è la storia della mia vita.

La mia esistenza è stata plagiata da Todd Phillips e da Scott Silver.

Ho chiesto il risarcimento danni all’Infortunistica Tossani. Ma come? Ho pure vinto l’Oscar come miglior attore protagonista? No, l’ha vinto Phoenix.

Insomma, ‘na tragedia. Ah ah.

Rambo:

qui, Stallone, dopo essere impazzito a causa degli orrori del Vietnam, dà di matto.

Sicuramente meno, comunque, rispetto allo sceriffo e ai suoi scagnozzi fottuti. Non solo nel cervello.

Risvegli:

una malattia chiamata encefalite letargica. Un miracolo inaspettato. Peccato che duri pochissimo. Quasi quanto la corta durata di Stand by Me di Reiner. Una magia e un magnifico ricordo che finiranno solamente nel brevissimo, impercettibile tempo di un’estate bellissima.

A Beautiful Mind:

discreto film, assai retorico. Nemmeno una donna bella come Jennifer Connelly riesce a salvare un genio dalla follia.

Neppure il suo amore riesce a curarlo dai suoi demoni…

E che se ne fa John Nash del Nobel?

Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità:

forse l’arte, la fantasia, l’immaginazione salveranno il mondo da ogni aberrazione e da ogni ipocrisia.

Forse, la forza della grandezza artistica permetterà a Vincent di essere un grande uomo come il Pasolini descritto da Abel Ferrara. Ancora una volta, strepitosamente aderente al viso cristologico del leggendario Willem Dafoe.

di Stefano Falotico

Stranger Things 3 & il Joker: sarà una pasoliniana, lunga estate di titoli caldi, roventi e calienti in attesa, come sempre, del gelido uomo invernale di The Irishman


06 Jun

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Il Joker è un’altra storia di ordinaria foll(i)a. Come in Manhunter, è difficile in questa società di verità capovolte riuscire a discernere chi sia il sano di mente e chi lo psicopatico

Sì, partiremo il 4 Luglio coi nuovi episodi molto attesi di Stranger Things 3. Serie che a molti di voi sta antipatica perché la reputate soltanto un pacchiano potpourri di citazioni, una modaiola serie che fa del sincretismo culturale americano la ragione del suo successo. In quanto, attingendo da Spielberg, da Joe Dante, dalle istanze perfino fumettistiche d’una nostra generazione cresciuta coi GooniesAlien e i mostri pure della Hammer, non vi trovate in essa niente di davvero innovativo e originale. È invece, lo ribadisco orgogliosamente, un’elegia fantasmagorica mio avviso bellissima che voi invece disprezzate poiché in verità vi dico che siete solo tristi adulti con troppe pesantezze retoriche ad annacquarvi il cervello più degli oceani solcati dal capitano Achab, personificazione della becera invidia putrescente da colui che, invero, malgrado fingesse di voler uccidere la balena bianca Moby Dick, era invece in gran segreto un suo accanito fan sfegatato. In quanto, in codesto cetaceo femminile rivedeva la sua purezza e la sua libera, spensierata giovinezza per sempre estintasi. Intinta nelle sue capillari, stinte, brizzolate tinte volgari dei suoi pochi capelli svolazzanti solo nella brezza del darsi tante inutili arie da uomo finto.

Sì, lo so, vi conosco. Siete adulti oramai demoralizzati a causa del vostro matrimonio scalognato e del vostro lavoro che tostamente odiate eppur conservate perché, se vostra moglie dovesse chiedervi il divorzio, oltre a non prepararvi i toast, in banca almeno avrete qualcosa da darle più dell’insalata e della lessa zuppa delle vostre cervellotiche, sterili, esistenziali frittate.

Siete uomini totalmente sfatti, gemete in silenzio l’orrore dei vostri insondabili abissi mentali purtroppo irreversibilmente insanabili. Così, insabbiate gli ancora residui vostri sogni speranzosi, gli ultimi rimastivi, dietro maschere ciniche da sapientoni cattedratici, in realtà solamente inaciditi e annoiati come da me già evidenziato e sottolineato sopra il rosso oramai smorto delle vostre (an)affettive anemie. Siete anime e visi pallidi che, per ritrovare un briciolo sparuto di epica sparita nei vostri romanticismi scaduti e svaniti, rimettete su Balla coi lupi, tifando per gli indiani da yuppies in tinta un(i)ta. Poltrite non solo sulle poltronesofà (sì, tutto attaccato) piene di acari, bensì vi svaccate vergognosamente nell’apatia di polverose esistenze prosciugate nell’anima avara in cui la fantasia vostra maggiore, misera e vana, è che la prossima bolletta della luce, anziché recapitarla a voi, sia spedita a un eremita che abita in una buc(hett)a del Sahara.

Sì, stamane ero in vena di belle donne. Allora mi son fatto… una cultura sulle telegiornaliste più sexy, scartabellandole su YouTube in cerca di video ove le più sensuali rappresentanti del costume da bagno, no, della scostumatezza audiovisiva spacciata per informazione di classe con tanto di tacchi a spillo e calze a rete arrapanti, potessero mostrarsi al sottoscritto, uomo ardimentoso ed eternamente caloroso, messo da codeste sottosopra, arditamente impudiche e ammiccanti nella trasparenza delle loro gambe suadenti, lunghissime e piccanti da regine sovrane degli ammalianti sgabelli eccitanti.

Cosicché son venuto, no, son rinvenuto i video di LA7 ove la bionda Luisella Costamagna, su In Onda, nel 2011 esibiva il suo disinibito, fiero piglio, sessappiglio da dizionario Morandini, elegante da figona da monta, associandolo a una parlantina, sì, molto intelligente, ma anche da arrivata un po’ antipatica e stronza.

Luisella è donna dal viso che subito ti prende, magneticamente fotogenico e avvolgente. Grazie al belvedere delle sue cosce magnifiche, ti stende. E con questa fa immediatamente caldo anche se ci sono zero gradi all’ombra e il lavoro quotidiano ti fotte il cervello e ogni vanagloria, appunto, ti sfonda.

Ah, poi tal fregna con l’ombretto e con quel suo malizioso sorrisetto, col suo dolce rossetto, che ci frega se indossa solo una prima nonostante per anni abbia indossato, appunto su LA/, la parte della giornalista numero uno che avrei visto, oltre che passerona qual è, benissimo a calcare una hollywoodiana passerella?

Dunque, dimenticando l’oramai invecchiata e troppo dimagrita Ilaria D’Amico, ho voluto appurare con mano… se Diletta Leotta sia realmente quella gnocca inaudita che dite.

Spingendo col mio dito sul mio mouse, cliccando di qua e di là, devo ammettere, scrivendo qui di mio pugno, che Diletta non poco mi diletterebbe a letto ma è, onestamente, un’ochetta per dilettanti. Presenta programmi calcistici ove si celebra Ronaldo, il più professionista, centravanti da marcare a vista, ma oltre al seno e al culo superbo non vedo altro. E di quadricipiti sta probabilmente messa meglio l’intramontabile eppur ancora montabilissima Carolina Morace. Donna verace.

Chi si accontenta, comunque, con Diletta molto gode. Soprattutto se è il padrone di Sky e, sfruttando i dipendenti, con Diletta si gongola, miei mongoli, e le regala il suo ciondolo anche in gondola.

Al che, ho beccato una da potenti palle in diretta, tale Barbara Francesca Ovieni. Una che tira più di un fendente di Boninsegna. Questa non ha nulla di valido da insegnare ma è assai bona.

Una che, quando fa l’amore con qualcuno, non ha bisogno di stimolarlo, sussurrandogli:

– Dai, vieni o no?

E lui:

– Barbara Ovieni, ora vengo ma aspetta ancora un momento. Lasciami altri 5 min dentro. Forse svengo.

– Ho fretta, fra cinque minuti devo fare la p… a non solo per te ma per te degli ospiti tromboni che parlano in trasmissione di calciomercato, sperando che io simpatizzi per uno di loro e al fortunato possa dargliela gratis in cambio di “pubicità”, no, pubblicità.

Sì, quel sessantenne panzone che, in giacca e cravatta, parla d’istinto, no, distintamente delle prodezze balistiche del signor Mazzola e dell’ex parlamentare Gianni Rivera, mi ha promesso che, se glielo smazzo nel camerino della romagnola riviera, mi sposerà e non avrò bisogno di fare mai da mattina a sera un cazzo.

Be’, anche adesso non è che io lavori veramente duramente, faccio solo la valletta strafottente, detta come va detta, ma io mica sono una comune fessa, so bene a chi va data per avere una vita nient’affatto sfigata da povera in(s)etta. Anche se un po’ sfruttata. Prestigiosamente inculata, disonorata e sputtanata.

Ma, in fondo in fondo, si fottano tutti e sprofondino. Sono una donna che sa quello che vuole e soprattutto ha ben chiaro come ottenerlo, eccome. Non mi faccio dei problemi. Voglio stare comoda.

Sì, in effetti, Barbara si fa tutti. Barbarella! Che siano belli e brutti non è né un irrisolvibile problema né una Leotta Diletta, no, scusate, volevo dire un dilemma.

Dunque, lemme lemme ho rivisto alcune puntate ove Daria Bignardi, a Le invasioni barbariche, chiedeva ad attrici pessime, dunque a non attrici come Luisa Ranieri se, a suo avviso, fosse meglio Balotelli o Totti. Oppure il commissario Montalbano…

Sì, domande di rilevanza oserei dire shakespeariana riguardo le vite davvero elevate di uomini che hanno dato molto all’umanità, domande sartriane da non dormirci la notte. Con milioni di telespettatori invece a soffrire d’insonnia, ponendosi quest’amletico quesito oserei dire imprescindibile per la vita di noi tutti.

Vero?

Sì, io non sono ipocrita. Ho salvato vari video in HD di Barbara Ovieni, potrebbero tornare utili nel caso che fra poco mi trovi, più che morto di figa, di fame. Al che, completamente pure senza mutande, dunque impuro, la masterizzerò su dvd per fare qualche soldo, vendendola su eBay. Tanto sulle emittenti locali, è già inflazionata e svenduta.

Ecco, la verità del mondo è solo una. O una sola…

Se sei un diverso, ti fanno credere di soffrire di turbe psichiche come il Joker.

Se scopri l’inganno e ti ribelli per la tua giusta ca(u)sa, ti urlano in faccia… che pensi di fare, cocco mio bello? Ah, bellino lui…

Sì, se non vi adatterete al porcile triviale di massa assai belluino, vi tratteranno da pagliacci e vi combineranno per le feste con far caudino. O vi bastoneranno come dei cagnolini.

Poiché, cari coglioni, arrivati a una certa età, bisogna farselo. Altrimenti ti sbattono.

A letto? In manicomio? Forse sia a letto che in ospedale psichiatrico.

Ti legano a letto e ti sedano come un cavallo. Visto come accavalla?

Quello che ho scritto è abominevole, ignominioso, cattivissimo.

Lo so, chiedo venia.

Comunque sia, cara fottuta, alta borghesia e vostra pregevole signoria, se volete che vi faccia un sorriso per mettervi buoni e tranquilli, eccovi serviti.

Visto che uomo carismatico e dal pauroso sex appeal bestiale?

Molti si stanno chiedendo come io abbia fatto a salvarmi dalla morsa della società andata a zoccole.

Be’, basta che rileggiate questo pazzo, no, pezzo e lo capirete, mie teste di cazzo.

Gli altri pazzi non sono come me. Non ci arrivano, come si suol dire.

Se volete che meglio tutto ciò argomenti e ve lo espliciti, questi pazzi assomigliano alla maggioranza. Nella quale vi riconoscete.

Eh già, avete avuto, avete e sempre avrete una vita superficiale, ridanciana, sguaiata.

In parole povere, da troie oppure da babbei e idioti, maniaci e falsi.

Mentre, dementi, il sorriso del Joker sa il Falò, fallo, no, fatto suo.

Perché questo no?

Come sostiene a ragion veduta Rust Cohle, guidato nella bocca dalla mente di Nic Pizzolatto, soltanto quando si è vicinissimi alla morte si riesce, di sfuggita, in un attimo di sospiro inequivocabile, a esplorare l’abisso delle occidentali vacuità. Delle pusillanimi ambizioni smodatamente egoiste, accorgendoci che tutta questa giostra di rivalità e competizioni altri non è stato un sogno che si è svolto fra le pareti sigillate della nostra ombelicale visione.

È una verità a cui nessuno può sfuggire. I più fortunati nella vita riescono a imporre la loro arroganza in virtù di circostanze e vantaggi psicologi e non a loro favorevoli. Quelli con meno fortuna, invece, per quanto vanitosamente abbiano inseguito i loro sogni innati, semmai pure da intellettuali dannati, prima o poi soccomberanno, verranno invalidati, mutilati e matti diverranno se quanto prima non si adatteranno, omologati e spersonalizzati, alle logiche irrefutabili di questo triste mondo schiacciante e insano.

Come dice invece il “true detective” William Petersen di Manhunterce l’hanno fatta quasi tutti. O qualcosa del genere.

Sì, la vita nostra è un carnaio, un macello ove vince, forse, chi ha più fame e voglia di vincere.

Joan Allen la cieca dovrà dunque indissolubilmente vivere nell’oscurità sin alla fine dei suoi amari giorni, sublimando le perdite affettive, elevandosi nella poesia e nella dolcezza per non soffrire o internamente meno patire. E per lei sarà sempre più dura, dolorosissima resilienza. Soltanto un pazzo, paradossalmente, potrebbe amarla o perlomeno stimarla. Accogliendo le sue infinite dolenze e le sue trattenute, represse ire.

Perché il pazzo Dente di fata ha sofferto delle stesse umiliazioni e derisioni, delle identiche emarginazioni, difficilmente rimarginabili, della cieca. E quindi può vagamente capire. Ma forse nemmeno lui poiché, comunque, la sua vita è stata diversa da questa donna a sua volta diversa. Ed è certamente diversa da quella di Petersen, per quanto analogamente speculare.

Ogni pazzo non nasce tale, lo può diventare in seguito a frustranti, reiterate provocazioni sempre più protrattesi inestinguibilmente nel tempo. Mai sanate ma solamente, ipocritamente sedate.

Qui, in Italia, per esempio molta gente, fino a vent’anni fa credeva che se fosse stata puntualmente, gentilmente rispettosa del prossimo, sarebbe stata parimenti stimata e amata. Piaciuta e benvoluta. Si è accorta che era solo un sogno. Chi ha ragione in un mondo ove il labile confine fra sanità e pazzia è andato a farsi fottere? Un tempo era abbastanza chiaro che se perseguivi una vita moralmente retta, oh sì, t’avrebbero, impegno e talento tuo permettendo, perfino eletto in parlamento. Ma così non è e forse non è mai stato. I pornoattori sono oggi i divi più imitati e osannati. Non sono un moralista. Hanno fatto le loro scelte. Ma, per piacere, almeno non facessero gli influencer. Mi tengo fieramente la mia malata mentale influenza, stando sempre più lontano da cattive, stupide compagnie con le loro condizionanti, immobilizzanti, deficienti, ricattatorie, stronze influenze. Le persone mute oppure portatrici di qualche handicap vengono salutate, come sempre, dal prossimo in modo compassionevole. E dovranno mentire, nascondere sottilmente la loro ira, fingendo pure di divertirsi, prendendola a ridere. A ridere quando un gigante di due metri sfotterà platealmente i loro umanissimi difetti fisici e dirà loro falsamente… siete dei grandi.

È questo che la mia generazione ha capito. L’orrido errore che sta alla base del mondo tutto. Di quest’immane lutto. È quello che da tempo cova nelle anime di chi nella sua intima lealtà s’è sentito ferito e tradito. Perché non è stato accettato e con sincerità applaudito quando era importante essere capiti.  Le tardive scuse, appunto, son avvenute troppo tardi. Quando oramai i danni irreparabili son incurabilmente così tanti. Prendiamo quello lì. È solo, afflitto da gravissima depressione. Be’, ci pensi tu? Ecco, ora gli trovi un lavoro. Sì, e poi? Lavorerà come un negro per essere sottopagato da gente culturalmente e umanamente più sottosviluppata di lui. Comunque sia, avrà iniziato a lavorare in quanto, qualcuno, premuroso, già dapprincipio avrà cominciato (in)volontariamente a vederlo e percepirlo come diverso e lebbroso. E quello invece? Ha avuto solo quattro donne in vita sua e ha cinquant’anni. Allora tutti lo inciteranno a darci dentro. Sì, così spenderà tutti i risparmi in puttane per piaceri effimeri che si bruceranno come neve al sole al primo battito d’un nuovo giorno malinconico o, peggio, da manicomio. Per gli altri, forse vi saranno albe ridenti, per i ciechi e quei dementi ancora speranzosi che il mondo vedrà la luce, illusi che il mondo sarà per i giusti e che gli uomini e le donne avranno buon gusto. Purtroppo, se t’incattivirai, servirà solo a metterti nei casini, se ti rabbonirai, ti diranno che sei troppo buono, vale a dire non adatto e un po’ tonto.

Se pensate che io menta e sia un esaltato, non venite però un giorno da me a dirmi che era esattamente, invece, come qui io vi dico. E già prima vi dissi. Ma non voleste ascoltarmi e continuaste con le vostre fisse.
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di Stefano Falotico

WHEN THEY SEE US, il devastante pugno allo stomaco di Ava DuVernay, un plateale, giustissimo j’accuse potentissimo


02 Jun

amici de filippi

Stronzata del giorno:

Massimo Giletti è in verità Richard Gere. Come no?

Invero, vi è poca Felicity quando si incontrano donne stronze come la Huffman se siete solo piccoli grandi uomini come Dustin Hoffman.
giletti gere

Programma di educazione civica

Introduzione: nella mia vita ho sempre sognato di essere Bruce Willis di Trappola di cristallo ma non avrei mai immaginato di essere Die Hard.

Inno alla monumentale resilienza di un uomo che combatté l’ipocrisia delle persone e ora non gli danno neanche la medaglia al valore.

Che umanità di scarso cuore, che pusillanimità di gente dall’infido decoro, che persone perfide. Ma, come un infrangibile porfido, come un inscalfibile diamante pietrificato da questi uomini di pietra non più mi fido e proseguo nella mia (r)esistenza da costoro, gli impostori, domata eppur indomabile. Recalcitrante alle loro reprimende, non faccio ammenda dei miei sbagli e or tutta la scabrosità rammento. Per filo e per segno.

In quanto, come la strofa di una celeberrima canzone di Donatella Rettore, son sempre più splendido splendente. Anche se sempre meno i soldi spendo, mie scrofe.

Perché son parco? No, perché non ho il portafoglio dei porci.

Sì, chi da piccolo adolescente non sogna di essere come lo spaccone spacca-tutto Bruce Willis?

Uno alla Demi Moore che gliela dà facile perché con quella faccia da schiaffi qualsiasi sventola vorrebbe sigillarti duramente e in maniera eroticamente, sensualmente cristallina nel grattacielo delle sue svettanti, muliebri forme vertiginose, armandoti, no scusate, amandoti nella lietezza impudica e idilliaca di una stanza da letto calda e accogliente, motteggiando e “notteggiando” sulla bellezza morbidamente vellutata della vita graziosa, Già, dopo aver con codesta femmina provocante e maliarda, oserei dire piccante e delicata, fatto l’amore in modo smagliante con la sigaretta in mano fumante tanto stuzzicante e ancor ribollente del profumo delle pelli fragranti, roventi da amanti ardimentosi e ardenti, ti senti un uomo fra le labbra al dente che conosce l’odore del proprio sangue focoso e fremente.

Ma nella vita capisci che, più che unbreakable, potresti anche essere Glass e i tuoi occhi, a causa di troppe delusioni provocateti da donne apparentemente languide, inumiditi e tristemente illanguiditi, come vetro di Murano son ora incorniciati alla tua bella statuina di cera legnosa come il mogano. Non amate le donne dolciastre di glassa.

Sì, dopo pene d’amore e patimenti, dopo tante botte perpetrateti, prima eri un uomo spiritoso con la battuta perennemente pronta al vetriolo. Adesso, langui ruvido come carta vetrata nella solitudine più vana soltanto per colpa di una per cui eri follemente innamorato con la quale bramavi di giacere smutandato sul divano, che t’ha lasciato in verità soltanto malinconicamente esterrefatto perché solo, non tanto sola soletta, un altro si è fatto, rifilandoti la sola…, lasciandoti fritto e sposato, no, spom… to.

E t’ha pure diffamato, in parole povere sputtanato.

Oramai la frittata è fatta.

Ecco allora che, se non riesci a reggere alla batosta pazzesca, potresti trasmutare arrabbiato in James McAvoy la bestia, irosamente proteso verso un(a) life style manicomiale da hater con multiple personalità animalesche, poco sane e sante. Cristo santo!

Nuovi Anthony Perkins di Psycho pullulano infatti nelle strade e tu li adocchi malevolmente, giudicandoli frettolosamente in un gioco altrettanto a sua volta ipocrita di voyeurismi più scandalosi dello sguardo penetrante di Hitchcock Alfred.

Un’umanità mortificante qui infernale vive e arde fra bruciati uomini essiccati, no, eccitati solo dalla virtualità di sogni mostruosamente proibiti da piccolo-borghesi psicologicamente repressi e castrati che, di giorno lavorano rispettabilmente, e di notte si dimenano in webcam furiosamente.

A molti di voi è successo questo, lo so. Chi dice donna dice danno. E chi dice amici spesso non sa che questi si fingono dolci mici e invero son soltanto infidi nemici. Guardatevi le (s)palle da questi guardoni, da questi indagatori della biancheria intimissima della vostra vita fighissima e dunque allo stesso tempo sfigatissima.

Poiché gli uomini e le donne belle son tanto corteggiati quanto parimenti odiati e invidiati.

Così, fra una Giada con gli occhi da gatta, non una gatta con gli occhi di giada, che ti ha trattato da Bambi, tradendo la tua durezza e purezza con un ragazzo che farebbe a tutte le altre ribrezzo e baci di Giuda falsamente amichevoli di gente che doveva esserti a fianco nel momento del bisogno e invece t’ha sfiancato nel fondoschiena come un incazzato bisonte, cornuto e mazziato, beffato e trombato dalla vita non più briosamente e calorosamente ammicchi poiché totalmente ammaccato, avvilito nell’animo sconsolato, spappolato, probabilmente solo immobilizzato dalla caudina forca d’una società ove tutti fanno i fighetti ma in realtà davanti t’allisciano e da dietro, appunto, te lo rifilano, facendoti a fette come Ava DuVernay sostiene a tamburo battente in When They See Us, miniserie stupenda, cattivissima e verissima, ove denuda il marcio d’un sistema fascista assai svelto e qualunquista, in cui  sputtana magnificamente e non tanto allegramente questa cultura trumpiana da deficienti come fosse un’infoiata Spike Lee che dà pugni alle bugie più bruttamente silenti, rompendo a chiunque le ossa parimenti al mitico Bruce Lee e anche a Lenny Bruce, polemista e umorista pure fancazzista, scardinando dalle fondamenta questo sistema burocratico e istituzionalmente inconsistente che vuole arrivare immediatamente a conclusioni affettate, no, appunto affrettate, per chiudere ogni caso, insabbiando ogni porcata mai vista.

Un sistema ove le verità capovolte vengono rigirate a piacimento, che abbatte i ragazzi più stupefacenti e sognatori, un sistema ignobile che va combattuto con tutta la forza grintosa di John McClane, colui che è per antonomasia un genio menefreghista.

Non chiudetevi in casa. Fate ora del casino se avete subito un torto, un bullismo di troppo, una prevaricazione, un’altra sconsiderata esagerazione.

Denunciate, non fatevi intimidire, non fate il loro lurido gioco. A questi non dovete dare più spiegazioni.

Ai criminali va sbattuta in faccia solo una morale lezione da far loro davvero molto, molto male.

Quanti altri casi di ragazzi innocenti, i quali hanno solo avuto la colpa di ribellarsi vivamente ad adulti imbecilli già morti dentro, vedremo semi-lobotomizzati, che ne so, in un centro di salute mentale a venir imbottiti di farmaci semplicemente perché chi sapeva, che schifo, è stato zitto e chi ha combinato quest’orrore, oh mio dio, ancora dietro profili falsi provoca per reiterare il suo crimine orrido?

Oh Signore! Abbi pietà di loro.

Quante altre persone saranno incarcerate per la rapidità sistematica, appunto, di un mondo che vuole vederci chiaro subito e invece, oltre che invisibilmente omertoso, è stato biecamente appunto mostruoso e più criminoso dei sospettati, indagati, processati e dunque rovinati? Ma li salveremo.

Sì, sono cinico come John McClane.

Un idiota, appunto per provocarmi, disgustato dalla mia onestà intellettuale e psicofisica, mi ha da poco scritto: ma perché non ti ammazzi, ti sei mai chiesto perché esisti?

Esisto perché innanzitutto son più bello di te, so che ti girano le palle ma fottiti pure, quindi esisto perché, quando si commette un delitto perfetto, calcolato nei minimi dettagli, potresti non aver previsto l’insospettabile testa di cazzo che non butti giù neanche con le cannonate.

Questo scritto è dedicato a tutti quelli che stanno aspettando? No, hanno aspettato troppo prima di reagire. E poi hanno dato di matto, passando appunto per matti quando i pazzi erano gli altri.

A quelli danneggiati da gente, come impazza di moda oggigiorno in tale collettivo impazzimento e (a)sociale rincoglionimento, che manda commenti anonimi con cui offensivamente va crudelmente, sadicamente a parare puntualmente sulle più triviali, puttanesche battute sessuali volgarissime, ironizzando beffardamente ove non si dovrebbe mai scherzare e spingersi troppo con far becero e osceno.

Sì, un po’ del John Rambo e del McClane John ce l’ho eccome.

Pure profumato…

Carissimi, miei teneroni, son qui con questa epistola a illuminarvi ancora. Finitela con le vostre rivalse, i vostri odi, i vostri insulti da facinorosi e machi da quattro soldi. Basta con le pistole e i moralistici pistolotti.

Ora mi vedete? Cosa vedete?

Uno da prendere di nuovo pel culo o uno contro cui non vi sareste mai dovuti mettere? Basta la verità omettere. Che vi fa pelo contro pelo? Che palle!

Accendiamo la lucina nel vostro cervello malato della seconda che ho detto?

Amici e fedelissimi, vi dico questo perché oramai, ne ho viste così tante, che so come va il sistema.

Quello che persone molto stupide ancora non sanno è invece questo: non amavate gli uomini liberi e vi divertiste a provocarli vigliaccamente per incriminarli ingiustamente, convinti che ogni cosa si sarebbe sistemata per dormire vostri comodi, sereni sogni tranquilli.

Sì, il sogno è bello finché a casa vostra, fra pochissimo, non verrà recapitata di primo mattino una nuova chiamata in tribunale.

Che simpaticissima sveglia.

Cazzo.

Come diceva l’uomo a cui molte persone si rivolgono di domenica nelle loro fintissime preghiere farisee: Qui habet aures audiendi, audiat.

Come dice chi non ha bisogno invece di studiare a menadito il Latino per essere un Dio barbaro: la vita è come una scatola di cioccolatini. Può capitarti anche quello che ti fa giustissima-mente vomitare perché hai capito che sei una merda.

E stavolta t’ha inculato lui, demente. Svuotandoti e lasciandoti come uno stronzo.

Adesso, per piacere, levati dai coglioni.

facebook willis die hard

 

 

di Stefano Falotico

Talvolta, vivaddio, nasce qualcuno come Ben Richards/Schwarzenegger de L’implacabile


31 Mar

runningfalotico

Ma che film! L’ho rivisto e ieri l’ho recensito.

Sì, nella mia vita mi è successa una cosa simile a quella che accade allo Schwarzy di questo film.

Ovvero mi piovvero addosso, per sfrontato gusto sadico e invidioso, delle accuse infamanti. Soltanto perché non sono mai stato un uomo comune.

E ho voluto crescere a modo mio. Vederla coi miei occhi.

Durante la mia adolescenza, mi son beccato le patenti più discriminatorie.

Così, l’elevatezza poetica diveniva, agli occhi dei superficiali burini cafoni, un mio cammino da Il mondo secondo Garp.

La mia gentilezza veniva scelleratamente paragonata a quella idiota di Forrest Gump. Il mio gentleman veniva travisato con estrema malevolenza e apparivo, anziché come James Bond, come Lando Buzzanca di James Tont operazione U.N.O.

Il mio percepirla, introiettarla, filtrarla, scandagliarla, inocularla in maniera portentosamente sofisticata indusse molta gente miope e, appunto, ottenebrata dalla sua ottusa visione limitata, a trattarmi come Al Pacino di Scent of a Woman.

La mia cinefila passione per Robert De Niro fu associata alla “schizofrenia” di Travis Bickle e, di conseguenza, fui visto come lo stesso De Niro. Sì, però quello de Il clan dei Barker.

Cosicché molta gente, farisea e stupidamente burlona, oscenamente pagliaccesca al pari di Killian/Richard Dawson, pensò bene di tirarmi uno scherzo immondamente crudele, brutale, truculento e asfissiantemente, ostinatamente menzognero e capzioso.

Sottoponendomi a estenuazioni sconsiderate per soddisfare lo psicopatico lor gioco ricattatorio del volermi indottrinare secondo fallaci, distorsive regole sociali, prudenziali e stolte.

Scaraventandomi, con superbo, sprezzante, ripugnante sberleffo, davvero nel mondo dei “folli”.

Al fine che capissi che non potevo fare la vita del bell’uomo.

Soltanto dopo aver esperito davvero la disumana animalità della società, come tutti loro avrei normalmente abiurato. Questo almeno è ciò che banalmente pensarono.

Insomma, vollero sporcarmi l’anima e la faccia per dimostrare che, in questa vita, non esistono fuggitive vie alternative.

Io non sono mai scappato da nulla. Andate a controllare agli atti. Mi pare che la mia patente di guida non l’abbia ottenuta con un concorso a premi. Che il servizio civile certamente non l’abbia svolto la mia controfigura. E certamente in quel posto non stavo assieme a delle scimmie. Ma in compagnia di gente con tanto di cultura, belli miei.

E i miei libri che stanno sulle maggiori catene librarie online non sono stati scritti da Ewan McGregor de L’uomo nell’ombra.

Quante idiozie che ho dovuto sentire. Quanti appellativi ignobili: castrato, Farinelli, fenomeno da baraccone, scemo del villaggio.

Solamente perché non ero e non sarò mai, appunto, un imbecille qualsiasi.

Sin da quando nasci, vogliono farti capire che si soccombe, si vien sbudellati, macellati, distrutti a livello psicofisico se non ci si attiene a precetti istruttivi, appunto distruttivi, di falsità e ipocrisia generale.

Come Ben Richards, fortunatamente, incontrai gente che mi sorresse, mi diede manforte, gente notturna, gente cazzuta, mica babbei, gente giustamente ribelle quando bisogna esserlo, gente che sa che non ci si può accontentare di essere uomini “normali” e “simpatici” con un lavoretto da due soldi e la ragazzina T.V.B. se la tua natura è quella del pensatore libero, del combattivo running man.

Di uno, diciamocelo senza vergogna e senza più gogne, indubbiamente sopra la media.

Credo davvero che ora la festicciola dei giochini sia finita.

E tu, sì, dico a te, non metti più paura a nessuno, ebete. Azzardati a dirmi un’altra volta demente e a ridermi in faccia da deficiente.

Te la senti adesso di giocare con uno con la mia forza e la mia mente?

Avanti…

 

Morale della favola: ragazzi, non abdicate mai. Inseguite i vostri sogni.

Ed evviva il Cinema!

Che spettacolo!

 

 

di Stefano Falotico

A volte, anzi spesso, penso di essere Robert De Niro e Spike Lee, un mio video che vi lascerà esterrefatti


26 Mar

denirofalotico

dav

Ora sento parecchie castronerie.

Ad esempio, sento dire che Adam Driver e Timothée Chalamet sono gli eredi di Robert De Niro e Al Pacino.

Sì, Driver e Chalamet sono molto giovani e indubbiamente molto bravi.

Poi, il signor Driver sta azzeccando un film dopo l’altro. Un’incetta di grandi pellicole.

Ieri sera, ad esempio, essendomelo perso al cinema, ho visto finalmente BlacKkKlansman.

Non so se sia un capolavoro ma Spike Lee, dopo qualche anno di appannamento, ha veramente indovinato comunque un filmone.

Cattivo, che ha il coraggio della verità. E aggira tutte le trappole delle retorica per inscenare un film che, sotto l’apparenza di un thriller molto divertente e scanzonato, diventa una chiarissima denuncia e una potentissima requisitoria, senza mezzi termini, contro il razzismo e ogni forma di linciaggio psicologico.

Driver è stato ottimo. Tant’è vero che si è cuccato la nomination all’Oscar.

A proposito, il signor Lee deve odiare molto Donald Trump che sta a Washington, alla Casa “Bianca”.

Però, dopo essersi affiliato per anni con Denzel Washington, ah, adesso ha beccato John David Washington. Va be’… ah ah. In effetti è il figlio.

Oh, il razzismo è brutto, orribile.

E questo film di Lee è anche contro il nazismo, soprattutto ideologico. Infatti, Driver interpreta la parte di un ebreo.

Davvero complimenti Mr. Lee. Se non ci fosse lei con la sua sana cattiveria giusta sempre sbattuta in faccia al falso puritanesimo e perbenismo bigotto, statunitense e non, il Cinema e non soltanto la Settima Arte sarebbe stato schiacciati dalla melensa scemenza di massa che oggi tanto impera.

Sì, è uno spettacolo sconsolante. Ti rechi ad esempio su Instagram e noti un fiorire d’idiozie da lasciare allibito anche un bambino di otto anni.

Una falsità talmente sfacciata e ipocrita da indurti al suicidio perché ti accorgi che viviamo in un’era di buonismi assurdi. E non abbiamo molti strumenti per contrastare tutto ciò se non opponendocene da intellettuali, da pensatori.

Ove modelle discinte si mostrano in tutto il loro indubbio splendore fisico, oh certo, non metto in dubbio che siano bellissime ma poi, nelle didascalie citano Shakespeare quando non hanno neanche mai letto in vita loro un fotoromanzo o, ancora peggio, su una loro foto inequivocabilmente provocante, mettono come sottofondo musicale una canzone della Disney.

Veramente, roba da rabbrividire.

Spike Lee non ha mai avuto paura di denunciare cinematograficamente questo sistema osceno di finte apparenze, di bugie, di edonismo e cervelli vuoti. Ove vince quello che più “forte”, l’ariano appunto, e tutti gli altri sono relegati all’emarginazione, allo schiavismo psicologico, all’apartheid, alle razziali scremature per colpa di mentalità ottuse, testardissime. Che combinano danni a tutt’andare.

Stamattina, in radio, ho ascoltato una battuta che mi ha fatto morire…

Salvini pesava 90 kg e ora ha perso dieci chili. Sì, e noi abbiamo perso dieci anni di vita…

Sì, Salvini ha fatto il lavaggio del cervello a molta gente. E stiamo tornando indietro al fascismo.

Ve l’ho già detto. Nel mio palazzo abitano vari neri. Tutti simpaticissimi. Sono fra i pochi che mi salutano sempre.

Gli altri, per via del mio stile di vita molto particolare e non allineato ai loro canoni borghesi, sì, mi salutano. Ma mi guardano anche male.

Insomma, che ce ne facciamo di questa gente bianca tanto agiata, piena di soldi e “acculturata” se poi non sa rapportarsi educatamente col prossimo o, peggio, è educata soltanto dietro finte gentilezze che invero, sotto la parvenza di sorrisini ipocriti e compassionevoli, blandiscono puntualmente, crudelmente la tua dignità con ammiccamenti e allusioni di pessimo gusto?

Figlie della loro educazione, appunto, fascistoide?

Ecco, invece tornando ad Adam Driver, sì, è bravo. Ma non avrà mai il carisma dell’interprete di Taxi Driver.

Inizialmente, Martin Scorsese doveva dirigere Clockers con Robert De Niro protagonista. Alla fine, optò per Casinò. Ma di Clockers rimase produttore. E, fra l’altro, lo sceneggiatore di Clockers è stato il grande Richard Price.

Sceneggiatore di alcuni film stupendi di Scorsese. E de Lo sbirro, il boss e la bionda.

Film che ha fatto incontrare Robert De Niro e la giovanissima Uma Thurman. Voi sapete almeno che De Niro è stato con la Thurman? Ah, questo lo sapete.

Una sua delle pochissime donne bianche. Ora, Bob e Uma sono rimasti soltanto molto amici. E li vedremo in War with Grandpa. Dovevamo vederli anche nella serie televisiva di David O. Russell, bloccata per il fallimento di Harvey Weinstein.

Avreste inoltre mai pensato che un uomo come De Niro, un BIANCO di origini irlandesi e italiane, ai tempi di Cape Fear potesse amare Naomi Campbell? Be’, a essere sinceri, una nera non tanto “normale”. Eh eh.

Sì, Bob ha sempre amato più le nere. Dicendo in merito a questa sua scelta sessuale: perché le nere sono più vere.

Quindi, d’ora in poi non voglio più ascoltare discorsi ipocriti contro i “diversi” da parte dei Nick Nolte di turno dell’appena succitato film col Bob. Sì, Bob in questo film non è esente da colpe, anzi, ma anche Nick, nonostante la Bibbia sul comodino, è un bel porcellino… Dunque, amici, se subite una palese ingiustizia immonda, partorita dall’invidia e dalla cattiva coscienza della gente, recitate la battuta di Max Cady a ogni ora dei vostri giorni…

Leggo meglio di voi. Imparo meglio di voi. Ragiono meglio di voi. E filosofeggio pure meglio di voi! E durerò più di voi! Ti credi che un po’ di botte mettano fuori combattimento questo vecchio montanaro? Dovrai fare uno sforzo molto più serio, avvocato, per dimostrare che vali più di me!

Insomma, per farla breve. Ho scritto un libro su Robert De Niro che potete trovare sulle maggiori catene librarie online.  Sì, molta gente gelosa della mia vita da uomo libero, di sana pianta, ha voluto farmi passare per una persona sofferente di disturbo delirante. Al massimo, posso soffrire di DISTURBO DENIRANTE. Se invece, qualche idiota è afflitto da disturbi di testa e d’intelligenza, si andasse a curare. E subito! Non si trovano, oggigiorno, molti uomini camaleontici come De Niro e con una voce più bella di Amendola. O no?SpikeLeeGuest

 

di Stefano Falotico

Via da Las Sfigas, remake falotico di Leaving Las Vegas


18 Feb

Sì, il termine falotico, cercatelo nel vocabolario, significa bizzarro, stravagante, eccentrico, forse birbante.

Via da Las Vegas è un film sopravvalutato, con un Oscar sinceramente regalato a Nic Cage.

Durante la cerimonia degli Oscar, fra l’altro, è accaduta una cosa inusuale. La signora Shue, una delle donne che ho sempre maggiormente sognato di scopare, si è alzata in piedi. Incitando anche Kevin Spacey ad alzarsi. Su, basta coi moralismi puritani. Spacey è un grande, aiutatelo a tirarsi su, adesso. Per colpa dei vostri usual suspects, la sua carriera è andata a zoccole.

Ecco, sì, la Shue. Già il cognome è eccitante. Poi, davanti a una biondona così, come fai a non desiderare che avvenga quello che “intravedete” in questa scena?

viadalasvegas

Sì, detto per inciso, secondo voi la Shue usa anche gli incisivi quando, succhiante nel lievitante, non necessita della pulizia delle carie dal dentista smacchiante? Una smaltatura smagliante!

Torniamo al fortunello Nicolino.

Quell’anno avrebbe dovuto vincere Anthony Hopkins con Nixon. Ah, mi fate ripetere sempre le stesse cose. Ma, per via del fatto che, solo qualche anno prima, Hopkins aveva già vinto la statuetta come Migliore Attore Protagonista per il suo epocale Hannibal Lecter de Il silenzio degli innocenti, l’Academy l’ha fatto perdere apposta. Il bis, l’Academy, a parte qualche miracolosa eccezione, vedi la doppietta consecutiva di Tom Hanks per Philadelphia e Forrest Gump, non lo concede mai e non transige. Non vuole accettar ragioni, come si suol dire. Una delle regole auree (eh sì, l’Oscar è o non è dorato?) è non premiare lo stesso attore a distanza di così poco tempo. Anche se quest’anno tale regola, non scritta ma applicata, verrà confutata ancora perché, con estrema probabilità, Mahershala Ali vincerà con Green Book. Ma che modi sono questi? Se meritava lui, cioè Anthony, meritava lui! Portate rispetto! Ha anche la patente di Sir, parliamo di un gran signore, mica di un fruttivendolo qualsiasi. Che sono questi imbrogli? Chi ha mescolato male le carte? È stato Warren Beatty con quella rincoglionita di Faye Dunaway, sì, truffaldini manigoldi alla Bonnie e Clyde da Gangster Story, oppure il bidello del Ginnasio, invidioso di Hopkins, in stile Election da mediocre Matthew Broderick? O invece è stato Mel Gibson di Maverick!? E perché non avete mai premiato Malick? Andiamo molto male!

Se Anthony meritava tutto il pezzo di torta, perché avete dato questa fetta di gloria a Nic?

Ma il Nic di questo film, comunque, non aveva in effetti tutti i torti. Eh sì, il plurale maschile di torta non è torti? Eh sì, lo sa Totò con Peppino de… la malafemmina.

Questo Nic, nel film, è un brav’uomo che ha sempre rispettato tutti, si è dato anima e corpo (appunto) come un dannato a scrivere sceneggiature, sperando d’imbroccarne una giusta per fare il salto in avanti. Per la cosiddetta svolta.

Ma infingardi, malefici produttori stronzi gli cassano ogni progetto. Al che, Nic perde appunto la brocca. E se ne fotte di tutto. Comincia a provocare le donne a tamburo battente, cantando ad alta voce al supermercato, disprezzando chiunque perché, sì, lui si è sempre comportato in maniera corretta, secondo un riguardoso fair-play nei confronti del prossimo, ma non meritava non solo l’Oscar, questo è un altro discorso e non il suo di ringraziamento ruffiano sul palco, ma soprattutto l’affronto ricevuto da una comunità d’ipocriti e irriconoscenti. Non meritava affatto l’ottuso linciaggio porco sbattutogli in faccia.

Quindi, a quel punto, capisce che Asia Argento ha lavorato soltanto perché la dava ad Harvey Weinstein, denunciando poi quest’ultimo da vera donna di malaffare, mica Elisabeth Shue, una poveretta violentata oltre che dalla vita pure da dei ragazzini scemi, e cazzeggia di brutto.

Insomma, diciamocela, se ne sbatte altamente i coglioni. Tanto sa che la sua vita, soprattutto in quell’ambiente di leccaculo e merdosi fake, è finita. Se mai fosse iniziata.

Capisce che forse la prostituta Sera (Sara)/Shue è meno in realtà meretrice di quelle finte santarelline che si spacciano per gran donne e invero, da mattina a sera, non solo hanno pensieri pervertiti sugli uomini e sul sesso ma nascondono le loro animalesche sincerità (non c’è niente di male, in fondo, se siete ninfomani, basta dirlo) dietro facciate moralistiche, appunto, da femministe del cazzo.

Ben/Cage capisce che il mondo è davvero corrotto ed è una merda. E a spron battuto, come un kamikaze della sua anima, va incontro serenamente alla morte. Non prima però di aver smerdato tutti, anche solo stando zitto.

Perché, di fronte a un muro di gomma, hai un’unica alternativa. Chiuderla qui. Ma in maniera da standing ovation.

Sì, lo stesso anno di Via da Las Vegas, uscì anche Casinò di Scorsese.

Non è che Sam Rothstein/De Niro faccia una fine migliore. Non crepa fisicamente ma nell’animo sì.

Comunque, sia Cage che De Niro almeno, prima della disfatta totale, si son fatti due passerone incredibili, la Shue e la Stone dei tempi d’oro, appunto.

Butta via.

Come dice il grande Clint Eastwood di Million Dollar Baby, il novanta per cento non arriverà mai lì, se le sogna… anzi, molti sognano oramai soltanto di arrivare a fine mese.

Non dice proprio testualmente così, ma avete capito.

E ho detto tutto.

Come sostiene il detto proverbiale: ogni lasciata è persa.

Ma è persa davvero?

Sì, e ogni lisciata è una sola, no, solo una furba leccata da paraculi.

 

In fede,

il Genius-Pop,

uno che da questa società non si aspetta molte sorprese

ma ci crede.

Come no.

Invero, neanche un po’.

 

di Stefano Falotico

I am the nothing man, parla il Joker, il più grande di tutti i temp(l)i, che le spara grosse sulla società attuale


29 Sep

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Sì, adesso vi canto la strepitosa canzone di Springsteen, il mio cantante preferito. E chi dice che da Nebraska in poi non ha più composto non solo un bell’album ma una canzone degna di nota… be’, vada a prenderselo sui viali. E continui a cazzeggiare con tutti quei minorati mentali, Kurt Cobain, uno schizofrenico tosto che, secondo me, poteva trovarsi solo quella babbuina di Courtney Love ma io avrei spedito nel manicomio di Qualcuno volò sul nido del cuculo a fare l’indiano. Ah ah. Comunque, se sta lassù in cielo, gli stringo la mano. Ha avuto il coraggio di spararsi prima di venir lobotomizzato. Ah, vero, chi si suicida non è ammesso al Paradiso, ha commesso vilipendio all’“alta costituzione” della Bibbia del cazzo, quella che tiene sul comò quell’ipocrita di Nick Nolte in Cape Fear, un ubriacone che potrebbe bombarsi quell’ex gnoccolona di Jessica Lange, infatti di notte, con tanto di fuochi artificiali, senza troppe artificiosità, gli mostra tutto il suo King Kong, ma preferisce anche farsi le scappatelle con Illeana, una che, detta fra noi, sì, pare che abbia avuto una relazione con Scorsese ma è più brutta della Mazzamauro. Sì, campa ancora Anna? Fra lei e la Marchesini, quella dell’ex trio con Massimo Lopez e Tullio Solenghi, c’è l’imbarazzo del cesso. Di mio, prendetemi pure per tamarro, prediligerò sempre quel culo immenso di Jennifer di Jersey Girl. Jennifer indubbiamente è una scema, ma con lei non puoi avere Angel Eyes ma sai subito che la tua Anaconda va out of sight. Ah ah. Sì, siamo in Italia, Paese di poeti, santi e navigatori. L’unico poeta sono io. Questo è attestato da tutte le mie pubblicazioni, sono anche santo, anche se talvolta mi masturbo, e un navigatore. Sì, come navigo io su Internet neanche quella testa di cazzo, quello zuccone dello Zuckerberg. Sì, io posso battere Tim Roth de La leggenda del pianista sull’oceano, un giorno il mio amico migliore, un mezzo strabico, scriverà della mia vita mitica. Anche eremitica. Sì, qualcuno osa sfidarmi a livello letterario e ne esce con le ossa rotte. Però costui sta messo meglio di me. Sì, per tutta la vita ha leccato il culo al prossimo, e quindi è uno che affronta la realtà come un toro, con le palle. Se l’è parato. Sì, prendiamo ad esempio i piccolo-borghesi di Bologna, città che mi ha dato i natali. Come avvenne per Pasolini, personaggio al quale giustamente mi accostano. Sì, a Bologna ci sono queste scuole classiste, licei pedanti e arroganti come il Galvani e il Minghetti, istituti per minchioni. Del latino non frega un cazzo più a nessuno. Poteva interessare solo alle semiotiche di quel panzone di Umberto Eco. Uno che ha scritto un unico capolavoro, Il nome della rosa, che però pochi hanno letto sino in fondo e in maniera profonda, tranne il sottoscritto, ma guardarono malissimo il film omonimo con Sean Connery. Ecco, Eco era un trombone, sì, a questo qui ci voleva il principe Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio Gagliardi Focas di Tertiveri più comunemente e artisticamente noto come il grande Totò. Sì, a Eco ci voleva il Totò di Totò a colori. Un falso “onorevole”, tale Umberto, a cui andava ficcata la trombetta in bocca. Umberto ha istituito, anzi, è stato uno dei maggiori fautori di quella facoltà per idioti, Scienze delle Comunicazioni. Io la scomunicherei. Un’università, o meglio pseudo tale, dove t’insegnano a comunicare. Sì, siamo uomini o caporali? Comunicare che? Si presume che viviamo in una società ove la gente non si esprima più a grugniti e versi, tranne quelli poetici, come le scimmie della preistoria. Cosa vogliono comunicare questi qui? Le notiziole a buon mercato da giornalisti della mutua? Andassero ben al fronte invece che combattere, da finti intellettuali salottieri, una cretina e infantile guerra di trincea. Ché non basta riportare una news rielaborata con parole proprie per essere dei pensatori, delle menti elevate e per “volare alto”. Incominciassero a scrivere una sceneggiatura cinematografica e si renderebbero conto della fatica vera. A meno che non scrivano un fumetto per nerd menomati, come faranno a risolvere tutti gli snodi di una storia complessa e a dar corposità a un’organica vicenda che sia originale, innovativa, appassionante e umanisticamente indimenticabile? Ah, difficile, eh? Molto più semplice invece scrivere che quella cosciona di Gal Gadot prenderà parte ad Assassinio sul Nilo. E che ci vuole? Pretendo ben altro da chi si fregia di questo pezzettino di carta chiamato Laura, no, Laurea. Sì, in Italia, quelli sinistroidi, oramai appagatissimi, con la panza piena, danno addosso al Movimento 5 Stelle. Sì, è un movimento cazzone, di gente che non sa usare i congiuntivi e utopisticamente pensa di risolvere i problemi lavorativi con la stronzata e la balla del reddito di cittadinanza e altre amenità di sorta, anzi, di sorrata. Ma invece gli altri che hanno fatto? Hanno permesso che i nostri talenti giovanili migliori si riducessero a fare gli YouTubers per raggranellare du’ spiccioli con le visualizzazioni. Visto? Eh sì, gli annunci per i giovani sono questi. NESSUNA RETRIBUZIONE. Ah, capiamo, e noi dovremmo scrivere recensioni, intervistare “pezzi grossi” per finire in mutande? Quando invece Paolo Mereghetti, per un trafiletto di trenta righe, prende 100 Euro “a botta”. Bottanone! Ah, capiamo. Lui per arrivare se l’è guadagnata. Sì, in questo malcontento generale, c’è poi chi ha il coraggio di dire la verità. Di urlare in faccia a tutti che s’è stufato di un Paese indolente, questo sì parassita, che ancora guarda Fabio Fazio e ride “raffinato” coi programmi di Serena Dandini. Serena, dai retta al mio consiglio, ché non son un coniglio! Sei andata oramai. Metti nel brodo i dadini. Se poi si esagera, ti sbattono in un centro di salute mentale. Ove scopri che il rettore è un fascista che seda le menti più brillanti perché “socialmente pericolose”. Eh sì, invece che zuccherarsi da rimbecilliti con le canzoni di Laura Pausini, amano andare da una donna e dirle:
– Dai su. Divarica le gambe e fammi leccare quel che si può inumidire per crescere… assieme.
Ha sempre funzionato così. Che sono questi femminismi e questi effeminati? Sì, Italia, Paese di “educatori”, a riscuotere lo stipendio, girandosi i pollici. E allevando figli già cresciuti nel buonismo fasullo e dolciastro. Sì, in Italia tutti ascoltano musica “pesante”. Vai da una ragazza e, per darle un bacio, devi prima burocraticamente acclararle che credi all’amore. Ma amore de che? A proposito, sapete che quell’uomo di “cultura” di Eco, appunto ne Il nome della rosa, scrive zenith al posto di zenit? Eh sì, si vede che quando ha scritto questo refuso aveva fretta. Già, aveva guardato il suo orologio proprio della Zenith… e gli scappava da cagare.

 

 

 

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