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I prossimi progetti cinematografici di Bobby De Niro, a dispetto del Covid-19 e del Gucci di Ridley Scott da girare in Italia a Marzo (con la mascherina dalle 5 alle 22, salvo controindicazioni e contrordini)


06 Nov

Ebbene, che dite? Questo nome, anzi, questo nome e cognome, cioè Robert De Niro… non m’è nuovo.

Sebbene, in Italia, dopo tutti i rimandi dovuti allo scandalo Weinstein e le quarantene imposteci varie, attendiamo che la Notorious Pictures finalmente distribuisca il tanto atteso Nonno, questa volta è guerra!

Atteso da chi? Considerato, forse a ragion veduta, uno dei peggiori film a cui De Niro abbia preso parte. In originale, intitolato War with Grandpa, da non confondere col quasi omonimo Dirty Grandpa. Ovvero, il da noi divenuto Nonno scatenato. Film, quest’ultimo, massacrato dalla Critica alla pari di Toro scatenato? Mah.

Acclarato che sia War with Grandpa che Dirty Grandpa non passeranno alla storia, certamente, come Raging Bull, sebbene Nonno scatenato, a mio modesto avviso, non sia affatto brutto come si disse, dice e dica in giro, in quanto lo vidi e tuttora vedo come una requisitoria contro il falso perbenismo, forse intrisa di qualche volgarità di troppo, un po’ indigesta sebbene piccante quasi quanto la super sexy Aubrey Plaza, guardiamo avanti e non osserviamo ciò che sta dietro come Vi presento i nostri. Plaza, che didietro, però.

Sì, la carriera di Bobby De Niro, sino a Ti presento i miei, a eccezion fatta forse di un paio di film bruttini, penso che sia stata più figa della Plaza.

Una carriera stupenda, addirittura più bella di Leslie Mann. Co-protagonista, assieme a Bob, dell’inedito The Comedian. Poi, ve ne parlerò. Sarà infatti forse inedito per voi. Ma non per il sottoscritto.

Poiché ne acquistai il Blu-ray americano in quanto fan sfegatato di De Niro e amante delle belle donne. Le quali, nella mia collezione privata e segretissima, sono sempre immancabili.

Piaciuta la battuta alla Jackie Burke di The Comedian?

In effetti, per molto tempo sognai una donna come Leslie Mann ma fui come Steve Carell di Benvenuti a Marwen. E ho detto tutto…

Nei miei periodi, diciamo, più sfigati, feci al che l’amore, cinematograficamente parlando, con De Niro. Amandolo infatti alla follia, ah ah.

Sì, me ne trasfusi, me n’identificai totalmente, m’incorporai in lui e, di simbiosi compenetrante, perfino sulla sua vita privata m’informai dettagliatamente. Tant’ che penso questo… De Niro, oggi invecchiato e forse un tantino smemorato, credo che non si ricordi quanto fosse bella Naomi Campbell ai tempi in cui lui e Naomi stettero assieme.

Io me la ricordo benissimo, invece.

Ebbene, De Niro, dopo aver lavorato con Nancy Meyers per Lo stagista inaspettato, con quest’ultima girò un mediometraggio piuttosto impresentabile, disponibile su YouTube e Netflix USA. Vale a dire l’abominevole Il padre della sposa 3.

Altra roba da cestinare subito.

Film o pseudo tale filmato con la web cam a mo’ di videochiamate streaming live di WhatsApp.

Con Anne Hathaway, sua compagna sul set di The Intern, Covid-19 permettendo, lavorerà ancora assieme per Armageddon Time di James Gray. Andiamo già meglio.

Gray è un grande. Dunque, dopo averci deliziato con la sua performance subtle in The Irishman e dopo il suo ruolo centrale in Joker, De Niro lavorerà ancora con Scorsese e DiCaprio per Killers of the Flower Moon. Film che sarà ambientato in una riserva indiana.

Ovvero, ciò che sta diventano l’umanità che, affetta dal Coronavirus, alla pari della popolazione massacrata dai cowboy, è quasi in via d’estinzione.

Ah ah.

Dunque, Gucci di Ridley Scott con Lady Gaga nei panni di Patrizia Reggiani.

Lady Gaga, all’anagrafe Germanotta. Donna però di chiare ascendenze meridionalotte, in A Star is Born perfino un po’ pienotta, oserei dire tracagnotta.

Insomma, leggermente sovrappeso e chiatta ma comunque sempre sensualissima come Tania Cagnotto.

Nelle prossime settimane, invece, il Bob dovrebbe girare a Puerto Rico, ove pare che il Coronavirus non stia mietendo molte vittime, il film Wash Me in the River.

Film che vedrà, per la prima volta in assoluto, duettare Bob con John Malkovich.

Nel cast, inizialmente doveva esservi anche Machine Gun Kelly. Giustamente rimpiazzato dal ben più valido Taylor Kitsch.

Sì, Machine Gun si vanta di aver avuto una notte di sesso con la pornoattrice Rachel Starr e di fare all’amore con la sua attuale compagna, forse tutte le notti, Megan Fox.

Sì, sono bravi tutti. Quando sei miliardario, le attrici del c… o, come si suol dire, ti fanno la corte. Ne sarebbe capace pure mio nonno, fra l’altro, morto.

Peraltro, Machine Gun è proprio un cretino. Coi soldi che ha, si accontentò solo di Rachel. Chi si accontenta gode? Ah, mi accontenterei di Rachel anch’io.

Sì, basta, non vogliamo vederlo al cinema. In un film con un uomo di altra categoria come De Niro, sarebbe c’entrato come i cavoli a merenda.

Signor Machine, mi dia retta. Continui a bombardarci di pessima musica, tanto io non l’ascolterò, e duramente perseveri a bombare la Fox, lasci stare la celluloide, però. Se proprio la sua Megan dovesse, col passare del tempo, sviluppare un po’ di cellulite, contatti il chirurgo plastico di Rachel Starr e la finisca di darsi alla Settima Arte.

Sì, non capisco perché The Comedian non sia stato mai distribuito in Italia.

È la storia della mia vita.

de niro comeback trailde niro seymour war with grandpa

 

THE COMEDIANthe comedian de niro devito

Ebbene, oggi recensiamo un film assurdamente mai distribuito qui da noi, sciaguratamente snobbato, totalmente ignorato da qualsiasi distributore italiano, introvabile, poiché mai uscito, persino in home video, ovvero il valido, esilarante e al contempo malinconico The Comedian di Taylor Hackford.

Regista, peraltro marito della grande Helen Mirren, che, a sua volta, riteniamo che ingiustamente sia stato sottostimato per molto tempo, malgrado possiamo, a suo modo, certamente considerarlo un autore a tutti gli effetti, pienamente. Sì, molto particolare, mai del tutto affermatosi e riconosciuto come tale. Il quale però, lungo la sua lunghissima carriera, sì, altalenante e comunque discontinua, disomogenea e perciò non facilmente ascrivibile forse a una poetica definita e perfettamente riconoscibile, ha azzeccato più di un film. Questo gli va riconosciuto altamente.

Ottenendo clamoroso successo planetario col celeberrimo Ufficiale e gentiluomo, dirigendo Al Pacino, Charlize Theron e Keanu Reeves nell’interessante anche se indubbiamente un po’ pacchiano e pasticciato, prolisso e confusionario L’avvocato del diavolo, raggiungendo la prima e unica, assai tardiva nomination all’Oscar come best director per il bel biopic Ray con Jamie Foxx, conoscendo la stessa sua sposa e compagna Mirren sul set del suggestivo Il sole a mezzanotte. Firmando Rapimento e riscatto con Russell Crowe e Meg Ryan ed essendo stato l’autore di quello che, a tutt’oggi, possiamo senz’ombra di dubbio ritenere il suo lavoro migliore, vale a dire L’ultima eclissi con una strepitosa Kathy Bates.

Per tale The Comedian, dopo che il suo produttore Art Linson (Gli intoccabili, Heat, Fight Club, Into the Wild) prese contatti coi suoi amici Martin Scorsese e Sean Penn al fine di affidare a questi ultimi la regia, dopo numerose vicissitudini e varie, continue revisioni della sua stessa sceneggiatura originale, rimodellata, potremmo dire, riveduta e corretta, limata e “ritmata”, rifinita dal fine Richard LaGravenese (La leggenda del re pescatore, L’uomo che sussurrava ai cavalli), leggermente modificata nei dialoghi al vetriolo, ironicamente trasgressivi e pregni di dark humor taglienti, dal cabarettista Jeffrey Ross (accreditato solo come Jeff) e da Lewis Friedman, decise di optare per Hackford.

Affidando il ruolo principale del protagonista a uno dei suoi attori preferiti, ovvero Robert De Niro.

The Comedian, nonostante i nomi coinvolti nel cast e, come detto, le pregiate penne in sede di sceneggiatura, a dispetto delle ambiziose premesse, non riscontrò i favori unanimi della Critica statunitense. Anzi, detta come va detta, andrò incontro a un sonoro flop, riscuotendo pochissimo in termini d’incasso e lasciando piuttosto freddi i recensori d’oltreoceano.

A torto, aggiungiamo noi. Poiché The Comedian, anche se indubbiamente non riuscito completamente in molte sue parti, disorganiche e forsanche appesantite da pedanti lungaggini superflue, sebbene risulti sfilacciato e non sempre funzionante a livello d’intrattenimento riflessivo e divertente che, allo stesso tempo, vorrebbe palesarsi come una dolceamara commedia leggera e brillante dalle crepuscolari tinte melanconiche à la Woody Allen mescolata a un Saturday Night Live sotto forma di lungometraggio riflettente un character study incentrato su un uomo dai tratti psicologici ed esistenziali con cura sfaccettati, è un’ottima commedia veramente intelligente.

Trama:

il comico Jackie Burke (Robert De Niro), un po’ in là con l’età, il quale per anni ha vissuto unicamente di rendita, basando la sua oramai appannata e residua popolarità su un personaggio spassoso inscenato in una sitcom, è adesso sul viale del tramonto e tira a campare alla bell’è meglio, esibendosi come guitto d’avanspettacolo.

Dopo aver aggredito fisicamente, oltre che verbalmente, lo spettatore di un suo show, viene obbligato a un lavoro socialmente utile. Ma, come si suol dire, non tutto il male viene per nuocere.

Alla mensa dei poveri, ove è stato assegnato come “servitore”, potremmo dire, conosce la sfortunata ma assai bella ed affascinante Harmony Schiltz (Leslie Mann).

Subito se n’innamora, perfettamente ricambiato.

Nonostante la forte differenza anagrafica che divide i due, Jackie ed Harmony diventano sempre più complici oltre che splendidi, sfrontati amanti passionali.

E Harmony, col suo calore e il suo amore, riesce a ridonare a Jackie la fiducia perduta.

The Comedian dura 119 min. e, oltre a De Niro e alla Mann, può vantare le presenze del mitico Danny DeVito, di Edie Falco, di Harvey Keitel e PattiLuPone oltre ai cammei di Billy Crystal e di Charles Grodin.

The Comedian non è un film, come già scritto, esente da difetti. Anzi, ma è una graziosa comedy nient’affatto banale con un De Niro, inoltre, ampiamente da apprezzare.

 

di Stefano Falotico

 

 

Robert De Niro sarà a Roma per THE IRISHMAN di Scorsese?


19 Oct

jolie maleficent

after exileChi vivrà, come si suol dire, vedrà.

Io lo vedrò?

Io già vidi il mio idolo dal vivo. Sì, quando al Festival di Venezia di molti anni or sono, presentò in Piazza San Marco, sì, non al Lido, Shark Tale. Sì, il cartone animato in cui diede la voce allo squalo Don Lino.

Avete capito la Sala Perla? No, la chicca? De Niro che fu premio Oscar per la sua interpretazione del padrino socialmente squalo Don Vito.

Vito Andolini. Lini non è il plurale di Lino, diminutivo del nome del mio godfather? No, padre e basta, Pasquale. Pasquale è assonante a squalo. Ah ah.

So ch’è una battuta squallida ma mio padre amò gli Squallor.

In questo film persino Scorsese MARTINO doppiò un pesciolone nella parte di Sykes.

Alla prima veneziana, furono presenti anche Will Smith e Jolie Angelina.

Angelina è il nomignolo che i condomini del mio palazzo hanno da tempo immemorabile affibbiato alla mia vicina di casa, la signora Angela. Una donna forse non del tutto angelica che, però, da giovane, nonostante frequentò un collegio per diventare suora, si dice che fosse anche sexy come Angelina.

Mah…

Oggi come oggi, Angela è diventata la strega di Maleficent. Ah ah.

Sì, brava donna, per carità, anche troppo. Tant’è che, non avendo mai un cazzo da fare, se non rosolare le salsicce, fa la spiona, spettegolando a tutt’andare sugli altri abitanti dello stabile.

Ogni giorno allestisce fantasie da fiabe nerissime sui condomini. Di me va a dire che io sia Brad Pitt.

Sì, ha grande stima nei miei riguardi. Come? Non è un’offesa paragonarmi a Brad Pitt? Dovrei esserne lusingato?

Macché. Lei sostiene che sia Brad Pitt de L’esercito delle 12 scimmie e de Il curioso caso di Benjamin Button.

Non è proprio bellissimo… ah ah.

Ma me ne sbatto. Tanto Angela ha poca voce in capitolo a Hollywood. Il sabato sera, difatti, frequenta il circolo del cucito delle dodici sceme.

Undici babbione che cercano sempre l’ago nel pagliaio. Ho detto tutto.

Su una ragazza gnocchissima, di cui già vi accennai, ora andata ad abitare col suo compagno, disse che, anziché essere un’avvocatessa, quale è effettivamente, fosse sempre in tribunale perché i suoi clienti volevano il rimborso degli scontrini fiscali che, a detta di Angela, questa ragazza rilasciava dopo averli invitati nel suo appartamentino.

Cioè, in poche parole, andava a dire a tutti che era una baby girl. Anzi, peggio. Le diede l’appellativo di mangiatrice di uomini come Angelina Jolie de La leggenda di Beowulf.

Donna in-stabile, come si suol dire, ah ah. Che forse cucina le salsicce bolognesi poiché, da parecchio tempo, non mangia la carne cruda di suo marito. Ah ah.

Torniamo comunque a De Niro.

Sì, è un bello stronzo come il suo personaggio di Murray Franklin di Joker.

Non caga i suoi ammiratori, un po’ come fa Jerry Lewis/Langford nei confronti di De Niro stesso nei panni di Rupert Pupkin di Re per una notte.

Nella mia vita da Arthur Fleck, eh già, vidi molti attori. Pressoché tutti si fermarono a firmare gli autografi.

L’unico che non si fermò fu De Niro. Troppo intento ad ammirare la Jolie. Tant’è che, due anni dopo, Shark Tale, la ficcò… in The Good Shepherd. Ho detto tutto.

Secondo me, De Niro non sarà a Roma. Malgrado pochi giorni fa sia stato a Londra, a quanto pare lunedì inizierà le riprese di After Exile.

Be’, però se non ci sarà Don Lino/De Niro, ci sarà suo padre, ovvero Michael Corleone/Al Pacino?

Bene, su questa stronzata vi auguro la buonanotte, sperando che non incontriate a quest’ora la signora del male ma la signora del p… e, no, volevo dire del bene.

Ché è la stessa coscia, no, cosa.

Sapete qual è uno dei migliori amici di Bob De Niro?

Ma come?

Vi do un aiutino. Se De Niro fu Don Lino, quindi uno squalo ma anche Toro scatenato, ovviamente la risposta esatta è Pesci, Joe Pesci.

Ora, concluderò così.

Dovete sapere che la mia prima ragazza era bionda come Gwyneth Paltrow.

Finì quasi in tragedia per colpa di uno stalker invidioso come Kevin Spacey di Seven.
Però, a differenza di quello che sostiene Angela, sono un angelo e perdonai questo criminale mai visto.

Infatti, fu un vigliacco e agì dietro un profilo anonimo.

Un demente che, non potendosi permettere di andare al Festival di Roma, andò e va ancora a dire in giro che io soffra di schizofrenia delirante e complottista come la povera Angelina Jolie di Changeling.
Peccato però che io non sia John Malkovich di Nel centro del mirino, bensì questo:

 

malkovich changeling

Questa, amico bello, si chiama figura di merda.

Mi spiace averti deluso.

Ma, guardate, sono un uomo magnanimo. Gli manderò un video con tanto di bacino con Al Pacino.

 

WILL SMITH is the voice of Oscar; JACK BLACK is the voice of Lenny; MARTIN SCORSESE is the voice of Sykes; ROBERT DE NIRO is the voice of Don Lino; DOUG E. DOUG and ZIGGY MARLEY are the voices of Bernie and Ernie; MICHAEL IMPERIOLI is the voice of Frankie; ANGELINA JOLIE is the voice of Lola; and RENEE ZELLWEGER is the voice of Angie in DreamWorks Pictures' animated comedy SHARK TALE.  Quality: Original. Photo:Courtesy of DreamWorks Pictures. Copyright: TM & © 2003 DREAMWORKS LLC.

WILL SMITH is the voice of Oscar; JACK BLACK is the voice of Lenny; MARTIN SCORSESE is the voice of Sykes; ROBERT DE NIRO is the voice of Don Lino; DOUG E. DOUG and ZIGGY MARLEY are the voices of Bernie and Ernie; MICHAEL IMPERIOLI is the voice of Frankie; ANGELINA JOLIE is the voice of Lola; and RENEE ZELLWEGER is the voice of Angie in DreamWorks Pictures’ animated comedy SHARK TALE.
Quality: Original. Photo:Courtesy of DreamWorks Pictures. Copyright: TM & © 2003 DREAMWORKS LLC.

di Stefano Falotico

Nemici sul grande schermo, amici nella vita reale, cornuti al cinema e sposi nella realtà: Stallone, Dolph Lundgren, Brigitte Nielsen, Van-Damme, Bolo Yeung, Michel Qissi e la lettera di Hopper di Stranger Things


06 Aug

van damme yeung

Ecco, partiamo dai due amici per antonomasia. Talmente amici che se lo danno in culo vicendevolmente, in senso metaforico, in C’era una volta in America. Ovvero Bob De Niro e James Woods.

Talmente amici, praticamente fratelli di sangue, platonicamente innamorati l’uno dell’altro, anche se non omosessuali, da fottersi reciprocamente in maniera epocale, oserei dire epica.

Chi dice donna dice danno. Fu tutta colpa di Deborah.

Poi, in Casinò, successe la stessa cos(ci)a.

Sam Rothstein/De Niro perde la testa per Sharon Stone/Ginger. Potete biasimarlo? Sharon era appena reduce da Basic Instinct. Parlavamo di una super figa che, quei tempi, non necessitava del cervello di Matt Damon di Rounders per battere quello stronzo di Teddy KGB/John Malkovich.

Sì, a Sharon sarebbe bastato aprire le gambe e te lo do io The New Pope. E te lo do io, Sharon, le tue nuove poppe di mastoplastica.

Comunque, se facevi l’amore con Stone di quei tempi d’oro, saresti impazzito. Saresti diventato Malkovich di Nel centro del mirino.

Sì, l’avresti mirata, ah, ammirabilissima, quindi lei ti avrebbe fatto volare lassù come in Con Air. E poi ti saresti schiantato a Las Vegas.

Ah, vedete che il discorso torna? Ah ah.

Non perdiamoci in Ginger e gingerini, torniamo a De Niro e James Woods.

In Casinò non sono amici. Ma mandano a puttane tutto non solo per colpa di Joe Pesci ma, appunto, a ca(u)sa di Sharon. Una puttanona.

Nella vita di tutti i giorni, De Niro e James Wood sono amici per la pelle. Si stimano tantissimo.

Vi basti vedere questo video:

Ecco, in Rocky IV, come tutti non sappiamo, Rocky Balboa/Sylvester Stallone e Dolph Lundgren/Ivan Drago si odiano a morte, anzi vogliono ammazzarsi, picchiandosi come bestie.

Ivan stava con Brigitte Nielsen nella finzione. Nella realtà, era la moglie di Stallone.

Comunque, cara BRIGITTA, te lo posso dire senza peli sulla lingua? Al signor Marion Cobretti, il Cobra, io se fossi stata in te, cazzo, avrei scelto Dolph.

Dolph Lundgren, alto un metro e novantasei!

Ora, Stallone in Rocky IV riesce a battere Dolph. Sì, perché è un film di fantascienza, diciamocela.

Stallone è alto 1,77 m.

Sinceramente, molto concretamente, a Dolph sarebbe bastato il mignolo sinistro del suo Golia per scaraventare per aria il Davide di turno.

Comunque, da allora Sly e Dolph sono amici. Invero, dobbiamo essere in questo caso un po’ più precisi.

Dolph Lundgren, caduto in disgrazia, contattò Stallone, leccandogli il culo affinché gli desse una particina nei Mercenari…

Le cose andarono così. Dolph era indebitato, doveva pagare il mutuo della sua villa. Al che telefonò a casa Stallone. Rispose la moglie di Stallone, Jennifer Flavin.

– Pronto?

– Ciao Jennifer, sono Dolph.

– Dolph chi?

– Come chi? Non mi riconosci?

– No, non so chi tu sia. Signore, perché chiama a quest’ora? Sono le due di notte. Mi sa che ha sbagliato numero.

– Guardi, signora, sono Lundgren. Io e suo marito siamo, diciamo, amici.

– Ne è sicuro? Conosco bene gli amici di mio marito. Non mi ha mai parlato di lei. Scusi, esattamente che desidera?

– Ecco, è lunga da spiegare. Onestamente, ho bisogno di lavorare.

– Ah, guardi, si rivolga all’ufficio di collocamento. Mio marito non è laureato in psicologia assistenzialistica. Ora, la prego di lasciarmi dormire. Altrimenti, la denuncio. Le sono stata chiara?

– Mi dia solo cinque minuti. Le spiego tutto.

 

All’improvviso, Stallone rincasò. Sì, era andato a ubriacarsi con Arnold Schwarzenegger al Planet Hollywood in compagnia anche di Bruce Willis.

– Cara, che sta succedendo?

– Caro, c’è un povero cazzone che sostiene di conoscerti. Te lo passo.

– Pronto?

– Ehi, vecchio filibustiere, come stai? Da quanto tempo…

– Sei Dolph?

– Eh certo. Chi sennò? Sly, sono nella merda. Mi devi dare una mano.

 

Adesso, dopo il secondo capitolo di Creed, Sly e Dolph stanno pensando a una serie televisiva da produrre…

Ho detto tutto.

Passiamo invece ora ad altri tipi muscolosi, presieduti da Muscles from Bruxelles, il Jean-Claude più famoso, forse di tutti i tempi, da non confondere con quel troione di Jean Val Jean. Pornoattore che guadagna un milione di volte di più di una persona normale.

Lui ha capito tutto. Mentre voi state a sbattervi su un libro di filosofia orientale per cercare di risolvere i vostri problemi psicologici dinanzi alle sempre più stressanti, impellenti richieste della società occidentale così massacrante, Jean se le sbatte tutte. Si va da quelle francesi a quelle tedesche, dalle asiatiche alle americane, dalle canadesi perfino alle piemontesi, dalle campagnole a quelle della Campania.

Sì, si va da Kendra Lust a Valentina Nappi in un batter d’occhio e anche di qualcos’altro.

Valentina è di Scafati, in provincia di Salerno, mentre Jean è un uomo (di che?) che ha dieci motoscafi grazie al fallo, no, fatto che ha sciacquato la sua “lingua” nell’Arno.

Ah, lui se ne fotte, scialacqua…

Come no? Se vi dico che è così è così. Sì, Jean è un poliglotta, conosce tutte le lingue del mondo. Approfondisce anche con studi e ricerche minuziose.

Sì, passa le sue giornate a connettersi ai siti delle Escort internazionali. Legge attentamente tutti i loro profili:

– Hi, Samantha, where are you from? JE VOUDRAIS ficcart’! Se po’ fa’?

 

E va pure a mangiare, ogni sera, alle migliori trattorie ove cucinano il vostro pesce fritto con tanto di linguine e inguine allo scoglio, forse pure allo scolo. Senza sconti.

Come fanno, peraltro, Van Damme e Bolo Yeung. Dunque, poveri stronzi, finitela con le rivalità, i pettegolezzi, le invidie e le gelosie.

Sembrate delle donnette da circolo del cucito.

Se ci si fotte pure fra amici, Senza esclusione di colpi, farete la stessa fine di Edward Norton di The Score.

Se vi dico che è così…

Comunque, alle lettere di San Paolo ai Corinzi, preferirò sempre quella di David Harbour di Stranger Things 3.

Dissi che era troppo mielosa.

Ma io sono un bugiardo conclamato.

Dopo averla vista, ho dovuto spendere tremila Euro per i Kleenex.

 

di Stefano Falotico

La vita è come una scatola di cioccolatini: tutti pensano che tu sia oramai scartato, scaduto, morto e sepolto e ci rimangono con un palmo di naso


15 Apr

Sì, proponiamo queste tre scene cult.

Dedicate a tutti coloro che non vedono l’ora che tu sia rovinato e invece non avevano previsto la mossa inaspettata, oserei dire miracolosa. In una parola, bestiale. Ah ah.

Al terzo posto, Bradley Cooper di American Hustle: della serie, ride come un pazzo scatenato. E rimedia, ahia ahia, da Christian Bale una “delicata” inc… a.

Cornuto e mazziato.


Al secondo posto, il grandioso Paolo Villaggio di Super Fantozzi.

Ma, ovviamente, in cima a ogni classifica rimane, imbattibile, John Malkovich di Rounders.

di Stefano Falotico

malkovich rounders

Idioti nell’ombra e costruttivismo a gogò, à gogo nel nostro Aspettando Godot: io me la godo? Di tanto in tanto, non tantissimo, molto di più dei cretini che decostruiscono le vite altrui


05 Jan
Christian Bale as Dick Cheney in Adam McKay’s VICE, an Annapurna Pictures release. Credit : Matt Kennedy / Annapurna Pictures 2018 © Annapurna Pictures, LLC. All Rights Reserved.

Christian Bale as Dick Cheney in Adam McKay’s VICE, an Annapurna Pictures release.
Credit : Matt Kennedy / Annapurna Pictures
2018 © Annapurna Pictures, LLC. All Rights Reserved.

Christian Bale as Dick Cheney in Adam McKay’s VICE, an Annapurna Pictures release. Credit : Matt Kennedy / Annapurna Pictures 2018 © Annapurna Pictures, LLC. All Rights Reserved.

Christian Bale as Dick Cheney in Adam McKay’s VICE, an Annapurna Pictures release.
Credit : Matt Kennedy / Annapurna Pictures
2018 © Annapurna Pictures, LLC. All Rights Reserved.

Sì, ho commentato la video-recensione di Francesco Alò su Vice. Poche, lapidarie righe e vengo, di punto in bianco, aggredito scriteriatamente da uno che, dopo due mie parole, ritiene che sia un “vecchio” solo come un cane, uno scrittore da strapazzo un po’ sciroccato, il quale, a suo avviso, passerebbe il tempo a gioire delle vite virtuali, mia compresa, attoriale/i e non.

La mia risposta:

ah ah, sei veramente spassoso. Potresti essere il nuovo mago Otelma, sai? Il nuovo veggente d’Italia che, sulla base di un commento di poche righe, con deduzioni del tutto astratte, suppone arbitrariamente di aver capito tutto del prossimo. Sì, potresti anche fare lo psichiatra della mutua, la classica persona molto boriosa che dopo tre sguardi a una persona elargisce diagnosi e certifica patologie con una superficialità allucinante e immondamente schiacciante. Sì, potresti fare questi due lavori. In entrambi i casi, si guadagna assai bene. Forse, non avresti la coscienza pulitissima ma il portafogli sempre pieno. Se corrispondessi alla tua facile descrizione “a prima vista”, figlia delle tue, permettimi di dire, arroganti (sovra)impressioni, sì, sarei: o un anziano signore afflitto da demenza senile, talmente rincoglionito da passare il tempo ad ammirare e contemplare la vita di attorucoli e attricette da strapazzo, uno che guarda Barbara D’Urso o C’è posta per te, oppure la schizofrenica Zellweger di Betty Love, imbambolata fra le nuvole nel suo mondo di cartapesta a idolatrare uno scemotto idealizzato da fotoromanzo. Oppure, anche Stefania Sandrelli di Io la conoscevo bene. Mi spiace invece disattendere il quadretto che mi hai appioppato, invero ogni giorno, com’è giusto che sia, vista la mia età, devo pensare a vivere e a guadagnarmi la “pagnotta”. Sebbene ciò non sia facilissimo. E la strada è perennemente impervia e dura. Con l’Arte, mio caro, lo saprai meglio di me, a meno che uno non abbia la botta di culo pazzesca, non si campa. E dunque non posso certamente accontentarmi di guadagnare, non tantissimo fra l’altro, con le vendite dei miei libri. Ma mi piace scrivere e non vedo perché dovrei abbandonare le mie aspirazioni e i miei sogni. Sulla solitudine, si potrebbero aprire capitoli a parte. No, con enorme schiettezza, posso tranquillamente ammettere che non sono certamente attorniato dalla folla. Ma neppure la vorrei. Ben lungi da me la mondanità, le festicciole frivole e tutto quel mondo di beoti leccaculo. Persone che s’illudono di avere tantissimi amici ma invero sono proprie sole come dei cani. No, non ho, ripeto, la folla e la moltitudine di gente che mi gravita attorno. E io dico per fortuna. Sai che responsabilità dover “amministrare” tutti quei rapporti sociali, spesso falsissimi, ruffiani e opportunistici, e non dover mai deludere le aspettative?

Non ho, sinceramente, l’ambizione di diventare Presidente della Repubblica. Sarebbe una vita prestigiosa nella scala gerarchica ma piena zeppa di oneri dei quali faccio volentieri a meno. La scorsa settimana, comunque, sono stato a Torino a trovare un mio amico:

E non è il solo amico che ho. Ne ho più di quelli che potesti pensare, realissimi, caro. Tornando invece a Proust, sì, molto belle e poeticamente deliziose le sue ricerche del tempo perduto, si riaggancerebbero al video che ti ho postato sopra, e molto efficace è il film con Malkovich, sebbene sia una riduzione poco purista compiuta da Raúl Ruiz. Per quanto concerne invece Philip Roth. Non male il suo L’umiliazione. E discreto The Humbling con Al Pacino, da noi mai uscito nei cinema ma presentato soltanto a Venezia. Se mi vuoi paragonare ad altri maestri della letteratura, anche se in maniera ironica e beffarda, fai pure. Hai solo l’imbarazzo della scelta. Sebbene gli accostamenti sono e saranno canzonatori, è sempre lusinghiero essere associato a nomi immortali della più strepitosa prosa mondiale. Bale, un monster?

Certo, non quello di Loch Ness e nemmeno quello di Firenze. Monstre nel senso di attore “mostro”. Capace di essere un uomo anoressico senza sonno, il fratello di un fighter sciupato e perso, Batman il muscoloso, un panzerotto di American Hustle e ancora più panzone in questo Vice. Come dice Al Pacino di Scent of a Woman: piaciuta la sparata? Ah ah.

Su Amy Adams, se non la ritieni una passerona, be’, un buon andrologo potrebbe aiutare. L’importante, al di là di tutto, nella vita è non fare la fine della faccia di merda di questo video al min. 0 e 42:

Clicca qui.

Per il resto, basta non comportarsi da maiali, portare rispetto al prossimo a prescindere se ci piaccia o meno, e ognuno vivesse come c… o vuole. Ho torto, forse?

 

di Stefano Falotico

Discorso di fine anno del Falotico, evviva lo scontro tra Francesco Alò e Federico Frusciante, e io sorseggio il vino allegro-frizzante in quanto son come Dante


31 Dec

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"Rocky Balboa" (2006)Sylvester Stallone and Milo VentimigliaPhoto Credit: Metro-Goldwyn-Mayer

“Rocky Balboa” (2006)Sylvester Stallone and Milo VentimigliaPhoto Credit: Metro-Goldwyn-Mayer

 

Son come Dante e alle donne, non sempre dandolo, mi piace vezzeggiarmi sul dondolo, apparendo tonto eppur ammirando tutti i lor culi magnificamente tondi. Ah, che dolci forme da clavicembalo ha Alessandra, l’amerei qui, seduta stante, anche solo sulla sedia cavalcandola.

Ah ah.

Ebbene, son stato a Torino. Tutto registrato nel mio account Instagram.

Sì, son uomo dal pallore allucinante, un po’ pavone e anche pieno di trascorsi pavori. Ma non mi aggrazio mai nessun favore con ruffianerie di poco cuore. Ho ancor nell’animo molto calore, alle volte timidamente arrossisco eppur in me vibra un focoso, vivo ardore.

Impavidamente, alcuni direbbero incoscientemente, girovago di città in città, seminando il Genius mio di qualità. Elargendo pillole di felicità agli uomini pigri affranti da una vita d’indubbie, tristi castità.

Amo le donne e forse vorrei amarle di più. Ma non è sempre facile (im)beccare quella giusta. Molte donne, castrandoti nei tuoi impeti veraci e pugnaci, vogliono a lor aggiustarti. Rendendoti schiavo dei loro desideri frustrati.

Io non sono né schiavo né uomo libero. Sono, come tutti, gioiosamente castigato in questo mondo spesso annacquato. Mi arrangio, scrivo di Cinema e dovete leggervi questa mia opinione su John Malkovich, un uomo che stimo e un uomo a cui, di alcune espressioni del viso, son molto affine. Un uomo finissimo, John, affatto finito.

Bene, preamboli or finiti, passiamo alla disamina di questo mio video bellissimamente infinito.

Auguri anche ad Alò, critico col quale non sono quasi mai d’accordo ma che mi dà gusto vedere nelle sue sparate.

E auguri ovviamente a voi tutti, soprattutto al Falò.

E ora balliamo. Un lento? Ok, signora lenticchia, ma preferisco ballare con quell’altra. Ha delle gambe più sexy e più magre. Scusi, eh, per chi mi ha scambiato? Per il mostriciattolo de La forma dell’acqua?

Cara Sally Hawkins, non me ne volere, tanto c’è lui, appunto, che ti vuole. Non offenderti se ti dico che pretenderei un po’ di meglio.

Basta con le invidie e le rivalità.

E cuccatevi anche questo eBook. Prestissimo in cartaceo. Leggete con cura il mio estratto. Un estratto che solo un Genius può scrivere.

Evviva San Silvestro. Un uomo che pare addormentato nei suoi cupi vespri, non guida la Vespa ma è ancor vispo.

E alle donne regala le ginestre, portando i bambini alle giostre.
Ah ah.

 

 

di Stefano Falotico

Attori rinati: John Malkovich


31 Dec

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Eh sì, ritorna questa rubrica da voi molto apprezzata, dedicata a quegli attori che, per varie traversie, per momenti sfavorevoli della loro altalenante carriera, per fuorvianti circostanze, per erronee scelte lavorative, hanno vissuto dei periodi di forte appannamento professionale ma, all’improvviso, con una manciata di prove fenomenali, sono tornati inaspettatamente, prepotentemente alla ribalta, sovvertendo i negativi pronostici che li davano oramai per finiti e spacciati.

Dunque, è con grande piacere che oggi vi parliamo di un attore rinato in maniera portentosa, ovvero John Malkovich, il cui nome completo all’anagrafe è John Gavin Malkovich, nato a Christopher, una città dell’Illinois, il 9 Dicembre del 1953.

Il protagonista di The ABC Murders, nei panni di Hercule Poirot, del quale vi mostriamo il trailer.

Una sorta di meticcio, Malkovich, figlio infatti di un editore statunitense dalle origini croate e di una madre giornalista di ascendenza europea.

Malkovich si appassiona subito alla recitazione, sebbene in tenerissima età fosse deriso perché in grave sovrappeso.

Dopo vari studi come ambientalista, capisce definitivamente che è proprio la sua passione dell’infanzia quella che deve perseguire nella vita. Cioè recitare. E da allora non si è più lasciato dissuadere a mollare il suo sogno.

Dopo la sua osannata parte a Teatro in Morte di un commesso viaggiatore con Dustin Hoffman, una microscopica parte in Un matrimonio di Robert Altman, non accreditato, Malkovich esordisce a tutti gli affetti al Cinema con uno splendido ruolo nell’acclamato Le stagioni del cuore di Robert Benton.

Ruolo per il quale, a soli trentun anni, ottiene la prima delle sue due nomination all’Oscar come miglior attore non protagonista. E comincia prodigiosamente la sua ascesa.

Hollywood rimane impressionata dalla sua fine bravura, dalle sue movenze ambigue e soprattutto dal suo volto magnetico.

Un volto, come detto da molti, da malato di mente, da persona disturbata, il volto enigmatico e indecifrabile, inquietante di uno appena uscito dal manicomio o dal carcere di San Quintino.

E, infatti, diverrà famoso, in particolar modo, per aver dato vita a molti personaggi fuori di testa, folli, maniaci, pervertiti e luciferini.

Un volto allucinato capace però di trasmettere una miriade di emozioni disparate. Espressivo al massimo, dallo sguardo arcigno, duro, minaccioso, in una parola carismatico. Imprevedibilmente mutevole, dalle mille, sottilissime sfumature.

E, in virtù di ciò, della sua ipnotica espressività naturalissima, Malkovich interpreterà di tutto e di più. Partecipando da protagonista e non a film molto importanti come Urla del silenzio di Roland Joffé, L’impero del sole di Steven Spielberg, Le relazioni pericolose di Stephen Frears, uno dei suoi ruoli peraltro più celebrati e ricordati, Il tè nel deserto del nostro compianto Bernardo Bertolucci, Ombre e nebbia di Woody Allen, Nel centro del mirino di Wolfgang Petersen assieme al suo amico Clint Eastwood, Cuore di Tenebra di Nicolas Roeg… e ci fermiamo qua perché saremmo pleonastici a enumerarvi e citarvi per filo e per segno tutte le sue eccellenti performance in film altrettanto straordinari. E non pecchiamo di superficialità se non ci soffermiamo su Al di là delle nuvole o Ritratto di signora perché, come detto, sapete benissimo chi sono i grandi registi di queste due opere e sarebbe perciò oltremodo fastidioso puntualizzarli.

Diciamo soltanto che, a fine anni novanta, imbecca altri tre personaggi magnifici. Quello appunto del pazzo ergastolano Cyrus Grissom in Con Air di Simon West con Nicolas Cage e compagnia bella, lo strepitoso e indimenticabile Teddy KGB di Rounders con Matt Damon e Edward Norton, e naturalmente proprio sé stesso in Essere John Malkovich di Spike Jonze.

Sì, John Malkovich, pur non essendo mai stato un divo da copertina, è oramai una leggenda vivente, a suo modo, tanto che Jonze gli dedica un film a sua immagine, somiglianza e addirittura cervello. Un colpo di genio.

Vi parliamo di John Malkovich perché, al di là di qualche vetta filmografica dei suoi ultimi vent’anni da attore, l’avevamo sinceramente un po’ perso di vista. Certo, film ne ha girati sempre a getto continuo ma forse quasi nessuno all’altezza di quelli precedenti.

A eccezion fatta del suo stupendo ruolo in Changeling di Eastwood con Angelina Jolie, però del 2008, quindi oramai di dieci anni fa.

Ma il prossimo anno, il nostro caro John farà sfracelli. Statene pur certi. Innanzitutto, lo vedremo protagonista assoluto nell’attesissimo The New Pope di Paolo Sorrentino e in due pellicole interessantissime, almeno sulla carta, una con Zac Efron, Extremely Wicked, Shockingly Evil and Vile, la “vera storia” di Ted Bundy, ed El Tonto.

Quindi, Velvet Buzzsaw di Dan Gilroy con Jake Gyllenhaal, ed Eve con Jessica Chastain e Colin Farrell.

Può bastare? Ci pare proprio di sì, eh.attori-rinati-john-malkovich-04

Mandatory Credit: Photo by Rii Schroer/REX/Shutterstock (6222465a) John Malkovich John Malkovich photo shoot, London, UK - 28 Jul 2016 Award-winning actor and director John Malkovich makes his London theatre directing debut in this English speaking premiere of Zach Helm's play Good Canary in September

Mandatory Credit: Photo by Rii Schroer/REX/Shutterstock (6222465a)
John Malkovich
John Malkovich photo shoot, London, UK – 28 Jul 2016
Award-winning actor and director John Malkovich makes his London theatre directing debut in this English speaking premiere of Zach Helm’s play Good Canary in September

 

 

di Stefano Falotico

Racconto di Natale, una storia assurda, tanto incredibile da essere reale e buon Natale alla Changeling


25 Dec

Film Title: The Changeling

Ieri sera, ho rivisto Changeling, uno dei grandi film più sottovalutati di Eastwood. Che assai presto recensirò.

La prima volta che lo vidi fu in una sala cinematografica a Rastignano, in provincia di Bologna. Era pieno novembre, il novembre dell’oramai lontano, orribile, almeno per me, 2008.

Era sabato e avevo ricevuto il permesso di due giorni per tornare a casa.

Perché stavo svolgendo servizio militare ed ero stato congedato per il fine settimana? No, io son stato obiettore di coscienza, il servizio civile lo svolsi nel 2000, se non ricordo male. Sì, o meglio nella stagione 2000-2001, anno più anno meno. Dovrei, per esservi più preciso, andare a controllare l’attestato rilasciatami dopo averlo terminato e che conservo da qualche parte nella marea di scartoffie e documenti, certificazioni e ciclostilati burocratici che ho ficcato in uno dei tanti cassetti del mio appartamento.

Sì, svolsi servizio civile in Cineteca perché, dopo i due giorni di leva, fui dichiarato perfettamente a posto, normalissimo, di sana e robusta costituzione e dunque non mi riformarono e dovetti attenermi, come ogni bravo cittadino italiano, a quest’onere a cui tutti i ragazzi maggiorenni adempivano quasi immediatamente se non potevano rimandarlo per motivi di studio o per gravi problemi familiari.

Cosicché, trascorsi pochi mesi dalla leva, mi giunse a casa la lettera secondo la quale, nel giro di un paio di settimane, forse qualcosa in più, avrei dovuto presentarmi ai vari uffici con la mia domanda da obiettore. Non ricordo esattamente, forse i funzionari dello Stato, dopo che compilai i questionari e mi sottoposi alle varie visite mediche, mi chiesero in quel posto fatiscente se volevo far il militare, la cosiddetta naia, o se invece preferisco dichiararmi un pacifista come Stanley Kubrick o Terrence Malick e non avessi alcune intenzioni belliche, come si suol dire. Insomma, mi domandarono se fossi un fervido sostenitore delle teorie contro ogni forma di guerra come Gino Strada. Ah ah.

Sì, scusate se la memoria, dopo circa vent’anni da allora, un po’ mi tradisce. Insomma, non mi ricordo se feci domanda subito come obiettore oppure, soltanto dopo aver superato brillantemente la leva, mi fu chiesto di presentar domanda.

Fatto sta che inoltrai un’altra domanda. Come forse sapete, all’epoca, prima che abolissero la leva obbligatoria, chi aveva deciso di svolgere il servizio civile, poteva, nel limite del consentito, vagliare alcune opzioni rispetto ai luoghi nei quali avrebbe dovuto ottemperare a quest’obbligo irrinunciabile.

Fra i vari posti sottoposti alla mia attenzione, fortunatamente, essendo io da sempre un cinefilo incallito, vi era niente meno che la Cineteca di Bologna. Subito, mi affrettai a selezionare quella “crocetta”, inoltrando seduta stante il documento per battere la concorrenza. Ah, di certo non volevo finire a pulire il culo agli anziani e a sorbirmi quasi un anno in mezzo a persone che, con tutta la stima e il bene del mondo che posso voler loro, sicuramente avrebbero infranto, col loro carico di tristezze e malattie spesso, ahinoi, penose, il mio gaudente giovincello che voleva vedere il mondo nella sua luccicante bellezza più sana e portatrice di letizia.

Ebbi grande didietro, lo ammetto. E, infatti, fui scelto assieme ad altri tre miei concittadini dalla Cineteca di Bologna.

Cazzo, i primi giorni ero spaventato. Era un ambiente del tutto nuovo, pieno di cinquantenni boriosi e schizzinosi. E io, sebbene avessi già vent’anni suonati, mi sentivo un imbarazzato, timido pesce fuor d’acqua. Ma la paura scomparve abbastanza presto. Prima mi affiancarono a una bella signora, la Marc… san, sì, forse di origini veneziane, una donna con delle cosce stupende che, però, mi guardava dall’alto in basso, mi squadrava sempre con pose da stronza insanabile e mi dettava i numeri da scrivere e da appioppare ai manifesti e alle locandine che dovevo pazientemente enumerare come un monaco amanuense de Il nome della rosa.

Era una bella donna, indubbiamente, anzi, vi dirò di più. Secondo me, col suo fare altezzoso, mi provocava apposta perché s’era accorta, all’istante, che ero l’unico che non ci provasse con lei. E il mio atteggiamento schivo, pudico e timoroso non poco paradossalmente la metteva in soggezione e la disturbava, non riuscendo lei a spiegarsi perché fossi schifosamente taciturno, indisponente con la mia atimia e non le lanciassi, come tutti gli altri, delle occhiate bavose, desiderose d’invitarla a cena e semmai scoparmela.

Cazzo, avevo vent’anni, non ero più un bambino, lei in verità non era molto più grande di me. E allora non capiva come mai un ragazzo discretamente di buon aspetto fosse così chiuso e non si lanciasse.

Sì, le piacevo, ma aveva un modo assai strano di dimostrarmelo. Sogghignava e cercava di trattenere le risate, pensando fra sé e sé, come cazzo devo fargli capire che mi piacerebbe se si azzardasse a fare la prima mossa? Sì, ero io che doveva fare la prima mossa. Se l’avesse fatta lei, i suoi colleghi l’avrebbero scambiata per una poco di buono che circuiva, oscenamente troia, i ragazzi obiettori da immorale, sessuale predatrice porca.

Alla fine, mi mandò a fanculo. Sì, non sopportando oltremodo la mia ritrosia allucinante, trovò una scusa bella e buona per sbattermi… via dal suo ufficio e mi fece accoppiare… con uno scimmione quarantenne obeso, sozzo e lercio, scoreggione. Era il fotografo della Cineteca. Un semi-invalido che nella vita non aveva trovato di meglio.

Furono mesi interminabili nei quali dovetti sopportare tale gorilla flatulente che, afflitto da nostalgie tardo sessantottine fuori tempo massimo, mi parlava dei suoi miti musicali, di Lou Reed, Nico e compagnia bella. E mi voleva invogliare al maledettismo più di maniera. Mi disse anche che apparteneva al cosiddetto gruppo degli Enfatisti: gli Enfatisti furono per la decadente e post-politicizzata Bologna una scarica di adrenalina narcisistica e autodistruttiva

Una sera, invitò me e gli altri tre ragazzi obiettori, a casa sua. Preparò il pollo con le sue mani unte e bisunte e stemmo assieme, appassionatamente, fino a notte inoltrata, ad assistere alle elezioni presidenziali americane. Sì, si stavano compiendo (oh, ora mi viene in mente l’anno esatto, il 2000) le votazioni per eleggere il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Lo scontro era tra Al Gore e quel figlio di puttana di George W. Bush, la testa di cazzo che, con la sua politica da macellaio, è stato uno dei responsabili della tragedia delle Torri Gemelle. Avvenuta infatti l’11 Settembre dell’anno successivo.

Devo dirvi la verità. Mi fece molto bene quell’anno. Fu tostissimo, duro più di Bruce Willis, ma mi svegliai parecchio, stando a contatto da mattina sino a pomeriggio pieno con tutta quella gente. In realtà, io son sempre stato sveglissimo ma mi piaceva dormirmela. Ah ah.

Fu al termine di quest’anno che cominciarono i casini. La gente attorno a me, accortasi della mia metamorfosi comportamentale, di una sorta di risveglio ai limiti dell’inverosimile, cominciò a chiedermi spiegazioni, non capendo più chi avesse di fronte. Come… uno che aveva passato quasi tutta l’adolescenza barricato nella solitudine delle sue notti malinconiche, ora, di punto in bianco, che si era messo in testa? Ah, doveva subito ora cercare lavoro o continuare gli studi che aveva interrotto. Eh sì, non era “malato”, come per qualche anno orrendamente si era arbitrariamente supposto, era solo un povero stronzo che, terminati i suoi obblighi, diciamo, coscienziosi, ancora se la tirava da artista ante litteram e adesso gli era perfino balzata in mente l’idea folle di scrivere un libro di memorie autobiografiche, romanzate e cazzute.

Dopo tira e molla estenuanti, indagini alla mia psiche, congetture, pettegolezzi, incomprensioni ai limiti del grottesco più furibondo, ecco che davvero cominciò un’altra indagine.

Stupefattomi e stufatomi di essere preso per i fondelli, mi accomiatai da quel delirio e ricominciai davvero a pensare a me.

Dato che amavo infinitamente il Cinema, volli iscrivermi al DAMS. Ma dovevo prima diplomarmi. Sì, avevo interrotto il Liceo Scientifico ed era oramai troppo tardi per ributtarsi lì. Tanto, cultura ne avevo già da vendere, in quegli anni da mio autodidatta superbamente lontano dai miei coetanei stronzissimi, avevo letto più libri io dello stesso Umberto Eco. Il diploma, il primo che mi capitasse a tiro, mi serviva solo per accedere a quella facoltà da me designata. Che poi comunque è una stronzata, diciamocela. Non è la Laurea al DAMS a renderti Orson Welles. Parafrasando Totò, signori si nasce e io modestamente, emulo di Bob De Niro lo nacqui.

Incontrai nel frattempo anche una ragazza di Trieste e poi pure un’altra. E in quel periodo mi sverginai perfino.

Ma, nei vari forum su Internet, mi arrivavano missive devastanti, con offese infamanti, calunnie obbrobriose e qualcheduno scrisse addirittura e addusse che una di queste due ragazze, da me mostrata su YouTube, era una prostituta raccattata sulla strada e dal sottoscritto, dietro laido pagamento, fosse stata obbligata a filmarsi amoreggiante con me per far sì che, finalmente, dopo anni in cui fui adocchiato come uno sfigato cosmico, volevo dimostrare che non ero un citrullo poco dotato in ogni senso, impotente e vigliacco. In verità vi dico che Rocco Siffredi m’ha sempre fatto un baffo. Lo sanno i miei ex amici coi quali giocavo a Calcio. I quali, quand’eravamo tutti ignudi nello spogliatoio, mi guardavano come fossero tutti omosessuali. Eh sì, in mezzo alle gambe, nonostante non l’abbia dato molto a vedere, c’era e c’è qualcosa di molto succulento.

Ma non perdiamoci in desideri maschili e non. In seguito a tali atti spregevoli e diffamatori, mi comportai da scriteriato e cominciai a sbraitare a destra e a manca.

Al che, come se non bastasse, essendo io tanto irrequieto e in preda a ire fortissime, fui sottoposto a una perizia, eseguitami da uno psichiatra totalmente pazzo e di una superficialità da far ammattire davvero.

In solo mezz’ora di colloquio, quando tentai di spiegargli la situazione, addivenne boriosamente, senza voler sentir ragione alcuna, che fossi paranoico e schizofrenico.

Dopo pochi giorni, vennero i carabinieri a prelevarmi coattamente. E mi trascinarono alla clinica psichiatrica più rinomata, si fa per dire, di Bologna. Finiti, sfinendomi, i quattro mesi orrendi di sedazioni e neurolettici, imbottito com’ero di tranquillanti in seguito ai quali a stento riuscivo a parlare e a camminare, i medici, dopo un’attentissima osservazione, sì, osservandomi così malridotto, incapace di esprimermi, decisero che per il mio bene dovevo essere trasferito lontano da genitori e amici.

Bello schifo.

Ed è per questo che, nel novembre del 2008, ebbi quei due giorni di permesso da quella sorta di comunità terapeutica e potei vedere a Rastignano il magnifico Changeling.

In quel posto di matti, ove io non stavo a dirci nulla, come infatti sostenuto dallo psicologo del luogo, il quale si accorse dopo trenta secondi nei quali gli parlai che si era trattato di un enorme, mostruoso equivoco giudiziario e diagnostico, e lottò affinché potessi essere liberato il prima possibile (ed è per questo che mi concedeva permessi a iosa, cose che ai “matti” sono assolutamente proibite), dovetti avere la forza immane di tenere tutto dentro, mantenendo una condotta ineccepibile che permettesse di appurare che, in effetti, era stato commesso un criminoso errore, anzi, un orrore.

Fui quindi liberato ma l’iter burocratico durò altri quattro anni, in cui fui costretto a dimostrare la mia sanità mentale.

E, in un flagellante, umiliante percorso riabilitativo ingiusto e spossante, dopo che mi sbudellai, distrussi il fegato, dopo che lavorai perfino sottopagato per acclarare che ero socialmente funzionante, fui dimesso.

Vi svelo questo, se non lo sapete. Una persona dichiarata matta, nel novantanove percento dei casi, è matta davvero. E, in quanto matta, non essendo cosciente della sua malattia mentale, nonostante tutti provino dolcemente a spigargliela, rimane matta tutta la vita. Perché la sua malattia mentale non le permette di comprendere la patologia della quale è affetta, poiché una persona matta soffre appunto di manie interpretative e distorce ogni cosa sulla base della sua alterata percezione della realtà.

Nessuna persona viene dimessa da un centro di salute mentale. Provate a informarvi e chiedete in giro.

Quindi, se ciò è accaduto, è perché i medici stessi, sconvolti, si eran accorti che la diagnosi era infinitamente sbagliata.

Insomma, ero stato cornuto e mazziato. E in questi casi nessuno ti risarcisce.

Al che, dopo poco, passato circa un anno dalla mia dimissione, imbufalito per tutto l’inferno che avevo dovuto vedere, mi sfogai ancora.

E giù di altre diagnosi inventate giusto per legalizzare e burocratizzare il casino successo. E per evitare beghe. Sennò si doveva giustificare l’ingiustificabile. Chi mai se ne sarebbe preso la briga?

Nessuno che voleva avere il coraggio di ammettere i propri scellerati sbagli, partoriti dalla fretta cattivissima consigliera e dall’arrembante sveltezza di uno psichiatra immondo che io vedrei bene, appunto, a pulire i glutei dei vecchi per scontare le sue vergognose diagnosi che hanno rovinato e spezzato centinaia di ragazzi soltanto bisognosi di essere ascoltati. Analizzati in momenti sbagliati.

Oltre alla mia tragedia, una settimana fa n’è avvenuta un’altra.

Sconvolgente.

E io sono dispiaciuto davvero.

Io ero solo arrabbiato.

Ma, nonostante ciò, auguro a tutti buon Natale.

Perché, come narra la leggenda di Changeling, io sono un folletto.

Forse, in questa brutta storia, non saprò mai chi è stato il deficiente che all’epoca mi perseguitava e mandava, vilmente, messaggi tanto da provocatori d’aver scatenato tal evitabilissimo putiferio. A me non lo confesserà mai. E io voglio soltanto che schiatti nel dolore della sua colpa.

Comunque, festeggiamo, e presto uscirà in cartaceo il mio nuovo libro.

Ringrazio il mio John Malkovich, che io so chi è ma non posso rivelarvi, strepitoso personaggio che mi ha salvato dalle grinfie della follia altrui, non la mia.

È un uomo che mi ha detto: – Vedi, le istituzioni hanno potere e non vogliono che la loro integrità possa essere minata. Quello psichiatra non ammetterà mai il suo sbaglio, gli stessi in medici e quelli che ti hanno avuto in fantomatica cura non riconosceranno i loro scempi. Perché altrimenti sarebbero radiati dall’albo.

Preferiscono dire che andavi curato anche se non ne avevi alcun bisogno e ora, dopo la cura immaginaria, stai bene ed evviva la vita.

Ti saluteranno con una stretta di mano e ti sorrideranno. Anche se, una volta che chiuderai la porta, penseranno… mio dio, che cazzo abbiamo fatto…?!

– Ma è una menzogna terrificante. Ricusare la patologia del loro malato cervello, il loro delirante abbaglio colossale, negare di aver sciupato anni di vita con una diagnosi fuori di testa.

– Lo so. Ma resisterai e vincerai, come infatti hai vinto.

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di Stefano FaloticoFilm Title: The Changeling Film Title: The Changeling

Preferirò sempre Clint Eastwood a Bertolucci. Ce la vogliamo dire? Bernardo non era un granché


29 Nov

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Sì, ecco che la sparo grossissima.

Bernardo Bertolucci è stato sopravvalutato.

Un uomo di Parma, ove mangiava già il prosciutto crudo e, tra un affettato e l’altro, aveva sviluppato un carattere affettatissimo, con tanto di r moscia da commendatore. Quindi, approdò a Roma, ove si esibì come poeta e scrisse per Sergio Leone, tra una matriciana e l’altra, una matrona e una fontana di Trevi, la sceneggiatura di C’era una volta il West, alleggerendo la rustica poetica leoniana nel magnificare liricamente le forme di Claudia Cardinale con una penna deliziosamente delicata.

Mah, questo Bernardo, in più di cinquant’anni di carriera, non è che poi abbia diretto tantissimi film, eh.

Alcuni dei quali sono sovrastimati in maniera pazzesca.

Sì, visto che erano periodi in cui fermentava l’anticonformismo, ovviamente un film come Il conformista poteva essere molto amato.

Quindi, Ultimo tango… film sul maledettismo, con molti cliché un po’ vecchiotti. Con quest’innominato Marlon semipelato che la pela alla Schneider, ottima patata per i canoni dell’epoca.

Sì, mio padre sostiene che a quei tempi tutti i maschi andarono a vederlo perché non potevano usufruire, a differenza di quel che avviene e “viene” oggi, del porno catodico-internettiano. E solo qualche an(n)o dopo sarebbe andata di moda e di monta Edwige Fenech.

Erano tempi di repressione sessuale immane. Tempi nei quali si aspettava che Laura Antonelli salisse sulla scala per far salire qualcos’altro di malizia…

Capirai che roba…

Sì, gli uomini di quell’era ipocritissima avrebbero poi tutti vissuto tragedie da uomini ridicoli. Strozzati e castrati dal matrimonio e poi negli anni novanta a idolatrare, col linguino di fuori, le vallette di Berlusconi, in un’apoteosi farisea di peccati carnali mai confessati ma solo televisivamente, fantozzianamente sognati. Sogni mostruosamente proibiti…

L’ultimo imperatore è un polpettone interminabile dieci volte peggio di Kundun e Silence.

Sì, appena giravi un colossal “epico”, ti davano l’Oscar. Un film che fa venire due palle enormi, altro film filocomunista abbastanza didascalico, più di Novecento, film della durata di cinque ore e diciassette minuti che, se resisti alla sua visione integrale, ti fanno piccolo Buddha.

Ne vogliamo parlare poi di Io ballo da sola? Con Liv Tyler, la figlia del cantante degli Aerosmith.

Sì, se una ragazza, al pari di Liv, soffriva di strabismo di Venere, l’ottica Avanzi le regalava in omaggio, dopo che costei pagava gli occhiali per allineare la convergenza-divergenza dei bulbi oculari, il film Un corpo da reato. Film nel quale davvero Liv Tyler è bona forte e rese tutti gli uomini ciechi… sì, l’ottica Avanzi è come se, con questo dono, avesse detto alla ragazza a cui fu elargito: non saranno un paio di lenti a renderti bollente come Liv, stai in occhio quando i ragazzi ti schiveranno perché induci loro a farti i malocchi.

Sì, anche John Malkovich è strabico ma ci vide molto bene quando Debra Winger, ne il Tè nel deserto, le offrì la sua “bevanda calda” molto liquida…

John strabuzzò la vista e, arrapato al massimo, adottò una strategia del ragno.

No, Bernardo non era un regista di ampie prospettive visive. Era solo ossessionato dal pavoneggiarsi come contestatore pur avendo più soldi di Benetton.

Molto meglio Clint Eastwood, un texano dagli occhi di ghiaccio.

Sì, lassù Bernardo, assieme a Marlon Brando, leggerà questa mia stronzata. Lui e Marlon si guarderanno in faccia e penseranno: questo Falotico è proprio uno spasso. Ah ah.

 

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di Stefano Falotico

“Red 2”, il Teaser Trailer


20 Jan

Dopo lo straordinario successo del primo, la banda capeggiata da Bruce Willis, con ai suoi “servigi” i prodigiosi John Malkovich ed Helen Mirren, fra gli altri, sta tornando.

 

Cambio di regia, stavolta affidata a Dean Parisot.

 

E una graditissima new entry, il grande Anthony Hopkins.

 

 

Gustatevelo!

 
(Stefano Falotico)

 

Genius-Pop

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