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I migliori film di un anno “maledetto”, oserei dire “magro”


19 Aug

Quando l’Estate ammoscia, l’Uomo che non teme il suo calore, medita sulla stagione “uva passa”, mescolando la nostalgia ai “sudori”

Sì, i miei genitori sono “in “agitazione”. Dopo un “ingrassamento a pera”, causa “calmanti” per moderare gli stati di “alterazione perversa” della mia mente, dopo che mi furon “sottratti” per appurata “purezza” delle mie fantasie “bene-fiche”, il mio corpo non è più umano. Assomiglia tanto allo Skeleton di “He-Man”, tanto che lo specchio di 2 cm invidia i miei addominali, quasi di “carta vetrata” con sbalzi “bassi” d’un punteruolo per sette “lustri” di sfighissima.

“Trastullandomi” già in pigiama, abito poco “conveniente” e “contenitivo” quando le masturbazioni bussano alla “porta” (sì, sono tutte al mare, io amo il rozzo montagnoso), fra una che contatto per stimolar le eccitazioni e una che mi telefona per “attardarlo”, penso a quali film questo 2012 ci ha offerto.
E una lagrimuccia scioglie l’irruenza maschia d’una commozione femminile.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Carnage (2011)
    Polanski alle origini del kammerspiel “in famiglia”.
    Due coppie s'”accoppano”. Jodie Foster è intellettuale alla John Lennon, Christoph Waltz uno che dà le medicine ma rimane in mutande, con tanto di Kate Winslet ad “asciugarglielo”.
    L’unico che se ne frega è John C. Reilly, beatamente ubriaco nel “puttanaio” generale.
  2. A Dangerous Method (2011)
    La famosa malattia melanconica affascina tutti gli artisti, essendone Io il Maestro che ne soffrì con “idiozie” allaVon Trier.Detta come va detta, si chiama “suggestione”. Il resto è una Keira Knightley da mettere a novanta come il “buon” Jung sapeva bene.
  3. The Avengers (2012)
    Quando l’indole del supereroe decide che è giunto il momento per fottersi Gwyneth Paltrow a mo’ di Hulk, non c’è Capitan America che tenga. Se poi aggiungiamo l'”occhio di falco” sulle vedove nere, fate un po’ voi.
    Sì, ci son molte frecce a quell’arco, e il da(r)do è tratto.
  4. Hugo Cabret (2011)
    Mai perdere i sogni. Lo sa Ben Kingsley che prima curò DiCaprio nell’isola Shutter, e poi diede spettacolo, come me.Dite a quella screanzata di lasciarmi “accecare” la Luna.
  5. This Must Be the Place (2011)
    Sì, come questo Sean Penn, sono un pagliaccio vero.A te che frega nazista? Ti “spoglio” vivo.
  6. Killer Elite (2011)
    Mai dare del “vecchietto” a De Niro.Uno che, come il sottoscritto senza “nocche” sulla tua “linguaccia”, spunta da dietro l’angolo e ti riempie di pugni al motto “Ora, stai zitto panzone!”.
  7. The Double (2011)
    Cassio sono io, e ora ti fai i cazzi tuoi, scemo!

“Killer Elite”, secondo i “sentieri selvaggi…”


04 Jun

 

Siamo tutti critici alla John Ford…

 

Il film di McKendry sembra Knockout di Soderbergh senza i giochetti metalinguistici, e si affida a una manciata di sequenze con Robert De Niro a metà tra Ronin Jackie Brown, e a un paio di mirabolanti numeri di Jason Statham. La sensazione è però quella che il cascatore scoperto da Besson si conceda a queste scene d’azione sempre più controvoglia; come già in Professione Assassino di Simon West, Statham sembra avere ormai l’intenzione di farsi riconoscere come ombroso interprete di eroi corrucciati, tormentati e un po’ meno guasconi di quanto il cinema gli abbia offerto finora.

 

Il look di Dominic Purcell è l’elemento chiave di questo film d’esordio sul grande schermo di Gary McKendry, pubblicitario nordirlandese già candidato all’Oscar 2005 per il miglior cortometraggio. Purcell, superba spalla di Jason Statham in Killer Elite, è star della serialità televisiva, già protagonista di John Doe e Prison Break, tra le altre cose. Qui sfoggia una incollaticcia chioma impomatata e un paio di baffi imponenti, e, siccome il film è ambientato nei primi anni ’80, il risultato è quello di un personaggio che non ha ancora capito che gli anni ’70 siano ormai finiti.
In qualche modo questa si rivela essere sul serio una indicazione di regia per McKendry, che fa uno spy movie spedito e virile davvero d’altri tempi, che però evita completamente di compiacersi del proprio aspetto di modernariato funky vintage, ma condensa la confezione in un ritmo secco e in una sceneggiatura senza fronzoli, basata sul romanzo-inchiesta di Ranulph Fiennes Gli uomini puma, che nel 1991 aveva smascherato le presunte malefatte dei servizi segreti inglesi nel corso della guerra per il petrolio del sultanato di Oman.

Il film di McKendry sembra Knockout di Soderbergh senza i giochetti metalinguistici, e si affida a una manciata di sequenze con Robert De Niro a metà tra Ronin e Jackie Brown, e a un paio di mirabolanti numeri di Jason Statham, tra cui una lotta con mani legate dietro una sedia non proprio inedita ma atleticamente impressionante, e un corpo a corpo di una certa potenza con Clive Owen, o più probabilmente il suo stunt double. La sensazione è però quella che il cascatore scoperto da Besson (e che non a caso qui ricomincia da Parigi – “Lo sapevo che saresti tornato!”, esclama Purcell) si conceda a queste scene d’azione sempre più controvoglia; come già in Professione Assassino di Simon West, Statham sembra avere ormai l’intenzione di farsi riconoscere come ombroso interprete di eroi corrucciati, tormentati e un po’ meno guasconi di quanto il cinema gli abbia offerto finora.
La sfida con un Clive Owen più dalle parti di The International che di Shoot ’em up, ne stimola a dovere le acerbe capacità attoriali: ma è Owen in realtà il vero protagonista nascosto del film, fantastico perdente tradito e ossessionato dal passato, di cui lo script schizza la figura con un paio di elementi e nulla più, ma di cui sentiamo tutta la sanguigna umanità.
Matt Sherring, lo sceneggiatore anch’egli al battesimo cinematografico, mostra infatti questa ottima abilità nel caratterizzare i suoi personaggi con un paio di riferimenti, qualche immagine (vedi la lettera che arriva a Statham all’inizio del film, che contiene solo una foto di De Niro in ostaggio e un biglietto d’aereo, ed è subito tutto spiegato), poche parole di contorno, e soprattutto i tempi giusti.

 

Articolo del 04/06/2012 di Sergio Sozzo

A tutto Bob!


03 Jun

 

Gli anni passano anche per le leggende ma, nonostante lo smalto un po’ “arrugginito” che non è più “lucido” come una volta, la malattia, vinta-“trafitta”, al Cancro, Robert De Niro è attivo come non mai.

La lista di film, già belli che “impacchettati”, confezionati extralusso, in fase di “filming” o annunciati, è da lasciar a bocca aperta.

Con buona pace di chi, negli ultimi anni l’ha screditato e ha poi preferito “darsi” ad attorucoli che han azzeccato solo un paio di “filmoni”.

Qualche “esempio?”

Uscirà domani nelle sale italiane, ma alcuni cinema lo proietteranno stasera.

Parliamo di Killer Elite, solido “actionissimo” con tre attori machissimi.

Oh, ma ne abbiam già parlato negli scorsi post. E allora? Riparliamone ancora. Parlando, parlando va l’amandolo…

 

Qui, un ampio riepilogo di tutti gli altri post.

Ah, ma questo è solo il “principio” del nostro Principe.

Il 13 Luglio debutta, anche in “America”, Red Lights, di cui è, da oggi, disponibile il trailer targato Millennium.

Identico a quello spagnolo, con l’aggiunta di poche ma significative varianti.

 

 

 

Delle scorse ore è la notizia che, la straordinaria Michelle Pfeiffer, sarà sua moglie in Malavita di Luc Besson.

Vi ricordate, inoltre, il rumor “persistente” del 2010 (addirittura), che pareva uno scherzo di qualche buontempone? De Niro & Stallone, riuniti sul ring per un incontro da toro scatenato contro Rocky?

Be’, c’è poco da ridere, perché l’attendibilissimo “The Wrap”, stamane, ne dà la conferma in esclusiva.

 

 

Che dire?

 

In bocca al lupo!

 

(Stefano Falotico)

“Killer Elite”, la recensione


02 Jun

 

Attenzione! Sono presenti spoiler o anticipazioni del finale.

 

Siamo uomini, ammettetelo anche voi

Si parte sempre dai personaggi, per “intimarci” e prender, poi, confidenza con l’ambientazione, la storia, la vicenda narrata.

Qui, ci troviamo di fronte a un terzetto che è già “moschettieretrio vincentissimo, lucente, fra le “locande” non tanto candide, di spadaccina audacia e inoppugnabile virilità.

Jason Statham, colosso atletico di movenze felinissime, quasi “felpato” anche nella nervatura e intelaiatura “ossea” dei suoi bicipiti “agilissimi” ma schioppettanti di “schiocco” cric-crac “spaccaossa” (e tutta la carcassa, fragorosamente “fracassandoli” di pugni e “pam pum” senza esser docile di “piume” ma acrobatico “spataccarli” velocissimamente come un selvaggissimo puma che ti “sfiora” appena appena), divenuto oramai celebre nel “cementato” (e “armato”) “mondo” dei b-movie, o delle pellicole “tritadenti”.

Azioni, inseguimenti, funambolica spia e guardingo amante fra villici lombrosiani, del suo (an)alfabetismo, poco loquace, ma perspicacissimo, spiccato a spaccar i musi di tali antipatici e ad appiccicarli…

Icona, inizialmente paragonato a Bruce Willis, in termini non proprio eufemistici, quasi “effeminandolo” d’un blandito “Non può reggergli contro”.

Assurto, invece, a eroe prescelto per questo genere, anzi, oramai per il Cinema “di genere”.

Cinema che non ha la pretesa di ereditare i geni da Woody Allen, ma che ti serve, spesso “caldo”, pietanze saporite che ti puoi gustare in sal(s)a, sgombro dagli ingombranti “imbrogli” sociali, dalle “schede elettorali”, dai capriccini, dalla riccia che, accanto a te, muove il “piedino” (ma potresti “starci”, una sola poltroncina è “scomoda”), Cinema ove il “buono” è un bel pezzo… che spezza le reni, che non viene irretito, che, “cafonissimo”, agguanta i cattivi, li sfida di “guantoni”, aggiusta i conti, anche un po’ “raccontando(se… e “ma”)la” alla sua bellona, qui Yvonne, un nome ch’evoca la Donna da “ingioiellare” anche se non sei sempre un damerino, semmai, come Jason, sei invece solo, “decorato” e decorosamente, un “giullare” che la corteggia, finissimo, d’anello al dito anulare, ché se ne “abdichi” e con te, di Notte, “canticchi”.

Questo è Statham, se stesso, inutile chiedergli di essere Sylvester Stallone dei tempi “rapaci”.

Quella è la sua faccia, e “questo” ti “schiaff(eggi)a”.

Clive Owen?

Spenderò poche parole su “costui”. Non ho ancora capito se è davvero un “mercenario“, un tizio da paycheck, o un attore “inglese”.

Qui, il mustacchio è “canagliesco”. Fottutamente bastardo.

Owen. Ma, Lei, chi è? A quale giuoco gioca?

Piacere, è un omaccione piacente, ma a volte “Non mi piace”, e non “lo” condivido sul “like button“.

Qui, sì, eccome, bravo! Il posto a tavola è per Lei…

De Niro?

Esce da Ronin, esce dal “semifreddo” di Frankenheimer, è un mentore, è un cacciatore, il ricercato forse numero uno, in possesso della sua “valigetta” malinconica. Parla, dice e non dice, ammicca, sta zitto, guarda di “traverso”, ti fa vedere, anche a settant’anni, e in forma strepitosa, le “traveggole”.

De Niro. So bene chi è Bob. Se non lo sapessi, la nostra vita non ne avrebbe giovato.

Trama, esplosiva sin nei primi, “trivellanti” ma rivelanti minutaggi esagitatissimi, di “smitragliate” a raffica su panorami deserti sullo sfondo. Di corpi sfondati con del piombo rovente, di sangue “asfaltato” dai siderali colpi letalissimi, di bronzei guerrieri metallici con De Niro, truce e ruvidissimo a sparare, “rosatamente” sventrandoli, su capigliatura sciolta, “raccolta” in una “senile” carrozzeria di Sguardo disincantato, incagnito, “scandagliante”, a rincarar poi la dose di morti ammazzati, “uccidendo” anche solo le macchine già “ammaccate”, come da sua battuta antologica nel prefinale mozzafiato.

Da Ronin è “invecchiato” di voce ancor più esperta, che ha spirato tante volte, e si è esperito di fiuto sempre più affinato e non affatto deperito, semmai a spellarli e “perirli” tutti, d’indurita chioma argentata e barba sofficemente incolta da (im)paziente “prigioniero” del meccanismo, appunto, che innesca quest’action. A breve, ce ne “ricollegheremo”.

Però, è tutto improntato nella (di)sfida, malfidatissima, fra Danny (Statham) e Spike (Owen).

Il volto dell’innocenza su cui son “sgorgate” lagrime di sangue nel frenetico, senza tregue Incipit, han intenerito il duro Statham infatti, che par essersi redento e purificato.

Ma, il suo maestro, Hunter (De Niro), è ora nelle mani di un “sultano” saudita che, come in tutti gli “scambi” (il)leciti di “rapimenti, ostaggi e riscatti”, pretende un lavoro sporchissimo da Danny, in cambio, appunto, della vita del Bob tra le sbarre, “barricato”, anzi, in una ieratica “melanconia” afosa tra schegge “sceicche” di Luce rossa come il vento di scirocco, “sapide” e lungimiranti d’un “loculo” sotterraneo di “segretissime…” confessioni.

Qui, entra in gioco Ranulph Fiennes (no, se siete dislessici e vi è venuto in mente il famoso attore “omonimo” Ralph, ci avete quasi preso, ne è il cugino), “giallista” di spionaggi e avventure “misteriose”, autore di “The Feather Men”, romanzo incentrato, “macinato”, “marciato” sul massacro di alcuni membri delle forze speciali inglesi, per l’esattezza la S.A.S (Special Air Service).

Il regista, il pressoché esordiente Gary McKendry, confeziona un filmone che nondicenulla sotto il Sole, eppure, sebbene molti se ne “accaniranno” screditandolo con recensioni “tagliate con l’accetta” dei modaioli sarcasmi snobismissimi, ce lo “spara” di combattimenti maschissimi, iperrealistici, fedelissimi a strenui amicizie, non tutte da mantenere o solo tradite, di “distretti” e di strette di mano da “morse”, di fitte dolorosissime, di corse e di quello che corre a fiotti.

Statham, allora che “picchia” legato a una sedia, con tanto di “atterraggio” da wrestler, e “carpiato” knock-out massacrante. Poi, senza sprezzo del pericolo e della verosomiglianza, spacca, ancora “ammanettato”, il vetro della finestra e “rimbalza”, “nudo”, senza paracadute su un “materasso” abbastanza resistente agli “urti”.

Ferito, solo “di striscio”, appena “zigrinati” i suoi zigomi, di mascelle slogate e “legamenti” un po’ spappolati.

Statham, allora già un classico.

Ecco il miglior Owen d’occhio “sinistro” davvero, “fintissimo” e doppiogiochista che imparerà l’unica lezione importante di chi è assoldato: quando le fazioni opposte decidono di porre fine alle ostilità, devi arrenderti, (ap)pagato o meno.

La lezione “amara”, vera di Frankenheimer.

C’è sempre una bionda che aspetta, preoccupata, nei bistrot parigini, ove può spuntare proprio Hunter il redivivo, e interrogarla per carpire informazioni utili alla sopravvivenza dell’amore.

Be’, quando si son calmate le acque, Jason sfila per il boulevard luccicoso, “stronzo” ma romanticissimo, e, con quel look police-sco, “pollice su” alla grande, vincente di risatina che “sospira”, tiratissimo in giubbotto di pelle adorante, non può che strizzarle l’occhiolino e aspettar che salga in macchina.

Sofferenze (in)giustamente patite, giusta vittoria di solletico e “sollievo”…

Vissero tutti felici, i buoni”, scontenti quelli che non ci sono più, in tutti i sensi. Forse, non erano poi tanto cattivi…

Perché, il Mondo, bello, brutto, che ci piaccia o no, o “Può darsi”, è lotta e darsele, le cazzate le risparmiamo al reparto “filosofi” delle “buone maniere”.

La verità è nella frase di Hunter, che recita a Danny le parole di suo padre, dei padri, dei saggi.

La vita è comeleccare miele da un cactus…

Che significa?

Ve lo spiega sempre Lui, ma, adesso, per (il mio) Piacere, la mia l’ho già data e detta.

 

 

Recensione spaccaregolucce…
Non è un film da spallucce e da lagrimuccine….
Prendete la valigia, “nomignolizzatela” in “valigetta”, 24h di soldi e pulp fiction, e ficcatevi nel centro della Terra. Optate, senza batter ciglio, senza pensarci due volte, a questo poker d’assi: Statham, Owen, De Niro, Strahovski. May the best man live, e vedrete che vincerete anche voi…

Yvonne, una che carezza il suo cavallo, il suo “stallone”.
E vuole amarlo…

 

(Stefano Falotico)

“Killer Elite”, part two


31 May

 

Ed eccoci alla seconda parte, dopo la prima, eh.

Lucky-Red-iamoci…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Stefano Falotico)

 

 

“Killer Elite”, esce Venerdì 1 Giugno, ripasso “lento” d’un film veloce, part one


30 May

 

Ripassiamo in rassegna, attraverso il canale ufficiale americano e quello italiano, tutte le clip, compresa la riproposizione dei vari trailer, di Killer Elite, action d’un terzetto cazzuto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Stefano Falotico)

 

“Sopravviverà solo il migliore”, è proprio così?


06 Apr

Il 1 Giugno, con ritardo pazzesco, approderà, anche in Italia, Killer Elite.

La Lucky Red “debutta” col “nostro” sito, e ci propone, a “schermo intero”, alcune immagini “salienti”.

Storie di uomini gatti, di “catture”, di teste fratturate, di “stilettate”, ah, non si va per il sottile, di muscoli, di grotte, di crani rasati, di wanted e volpi.

Chi intascherà il malloppo?

 

Jason, incazzato tostissimo, sull'”orlo…”, dei suoi nervi “sparatutto”.
Il duro.

 

 

 

Yvonne Strahovsky, “imbionda”, per la “vodka” liscia.
La ficona.

 

 

De Niro, l’Uomo ronin.
Il mentore.

 

 

Hunter & Danny, detestan le donne belle ma puttane alla Tylo Hunter.
Le due “teste di cazzo“.

 

 

Bob, “inchiappettato”.
Ma, dopo essersi liberato dall'”inculata”, fotterà tutti.
Il “finto barbone“.

 

 

Il “silenziatore“.

 

 

Clive Owen, colui che “stronzeggia”.
Il bastardo… che prenderà tante bastonate, però.
Fuma, fuma…

 

(Stefano Falotico)

Quell’Hunter di De Niro


12 Mar

Il 1 Giugno, salvo altri “slittamenti”, uscirà, anche in Italia, Killer Elite.

Pellicola adrenalica, di stile “retroguardia-ma ingrana la marcia”, diretto da Gary McKendry.

Film che segna il ritorno all’azione di Bob.

Sì, il cacciatore, non quello di Michael Cimino, bensì un’altra volta alla Ronin.

Affiancato dal “ganzo” Jason Statham e dal “mustacchio” d’un Owen cattivo e mellifluo, non ne è il protagonista, ma una “ventina di minuti” di gran forma per la sua età.

Distribuito dalla Lucky Red, ecco il trailer italiano:

 

 

Firmato il Genius
 

Sbarbato, ammiro un sicario barbuto, ch’è “cacciatore”


25 Oct

 

Molti sostengono che l’ultima maiuscola interpretazione di Robert De Niro “(co)incida” nel 1995, anno di due irripetibili capolavori, Heat & Casinò.
Niente di più erroneo. Possiamo, forse, tralasciare i suoi (non) protagonismi di Cop Land e Jackie Brown, il mellifluo Conrad Brean di Sesso & potere, e soprattutto il misterioso, laconico ma tagliente Sam del Ronin di Frankenheimer?
Per le strade d’una Nizza “parigina”, Bob “tremava” nel suo neon, tra folli inseguimenti automobilistici e una McElhone che inviterei nel mio “antro”, per “bestializzar” un po’ con Lei, “a lume di candela”. Anche di cannella, o di Cannes, eh eh.

 

Già approdato sugli schermi americani con ottimi favori al botteghino, anche se non esaltanti, va ammesso, Killer Elite è pronto a “esplodere” anche da noi, a breve, anche se non è stata ancor fissata una data italiana.

Questo, un promemoria che c’infuoca, ah, come c’info(rn)iamo con questo Bob/Hunter.
E tanto d’apertura con le “solite”, solidissime come quest’action, BMW.

 

 

 

 

 

 

 

 

Firmato il Genius

 

 

Genius-Pop

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