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Buona settimana e lunga, felice estate: vi presentiamo alcuni cortometraggi nient’affatto malvagi, siamo The Untouchables?


09 May

intoccabili kevin costner

Ebbene, la pandemica situazione ingeneratasi e innescatasi per via del famelico, mefitico, mellifluo e mefistofelico, tetrissimo e angustiante, mortificante e mortifero Covid-19, c’ha logorato, oserei dire spossato, sfibrato, angosciato, represso e incatenato in lockdown forse estenuanti e un Tarantino, no, un tantino esagerati.

Avevo scritto Tarantino? Mi son sbagliato? Ah, me giammai invero sbadato. Io tutto ho capito nella vita e azzeccato. Come no… In passato, come tutti, molte volte ho metaforicamente sbadigliato. Ancora sbadiglierò? Mi pare ovvio. Lo sbadiglio è un moto involontario del tutto congenito e incurabile.

Anche lo sbaglio. Come dice il detto, sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Ma io, essendo Falotico, voglio nuovamente sbagliare, su una donna sbavare, forse ammirarla quando, di rossetto sbavato, stringe le labbra per sottintendere a qualcosa di entusiasmante, vicendevolmente a venire… spumeggiante!

Ebbene, vogliamo qui mostrarvi una scena d’antologia, tratta da uno dei massimi capolavori intoccabili della Settima Arte. Eh sì, Gli intoccabili… ah ah.

Detto ciò, il verbo tocciare (sì, non toccare, bensì toccare con la i di Imola nel mezzo) non esiste in italiano.

Ma a Bologna, forse anche nell’imolese, si suole dire gergalmente… hai tocciato stasera?  Espressione volgarissima… che avete capito benissimo…

Vi presentiamo, dunque, due veri masterpiece indiscutibili.

Il primo ad opera d’un uomo amante di Spielberg, di Harrison Ford e di Sean Connery.

Certosina opus di montaggio perfettamente bilanciato alla musica di Morricone di The Hateful Eight? No, de La cosa? Macché, del succitato capodopera di Brian De Palma.

Il secondo firmato invece dal David Lynch della pianura emiliano-romagnola, autodefinitosi il Genius-Pop.

Essere anomalo, visionario e creativo inimmaginabile, spesso un cretino sesquipedale e inenarrabile, a suo modo l’unico uomo capace d’incarnare il miglior Cinema di Cecil B. DeMille e la faccia da schiaffi di Stephen Dorff di Cecil B. Demented.

Il Falò, ladies & gentlemen. Un uomo angelico che però ne sa una più del diavolo. Egli volteggia nel mondo con levità mansueta, egli si gongola, dondola, va al Festival di Venezia e ama le gondole, anche le vongole. Odia però i mongoli ma non quelli della Mongolia. Eh sì, egli esemplifica l’ossimoro vivente, la contraddizione incredibile più splendente.

È un uomo a volte del volgo, talvolta dei borghi, conosce Borgo Panigale, conobbe anche un tipo dal cognome Paganelli, da non confondere con l’ex celeberrimo violinista Niccolò Paganini.

Da piccolo, collezionava le figurine Panini ma state buonini. Lui ama un panino di Burger King ma anche Pannofino.

È un uomo assai fine, un uomo sopraffino. Un uomo, osiamo dire, oltre l’umanità, un uomo disumano, in passato sfigato abnorme, forse oggi un uomo abbastanza piacente e piacevole, diciamocela!

È un piacione!

Nella sua vita, s’impiegò per essere brutto ma non riuscì a vincere la sua natura indubbiamente, ciò è evidente, molto concupente… odiamo dire concupiscente.

No, non è un deficiente, è un man travolgente. Soventemente sganciato dalla mediocrità della gente.

di Stefano Falotico

Il Mereghetti 2021, dizionario dei film, è un buon acquisto da farsi a Natale? Paolo stronca l’ultimo Tarantino, non ha tutti i torti anche se credo che, in cuor suo, vada matto per Margot Robbie


28 Nov

the irishman mereghettivin diesel prova a incastrarmi

E, onestamente, se non possedete il mio carisma, è meglio che rimaniate a vita spettatori della vita e del Cinema, in quanto siete critici solo degli altri ma non avrete mai quel falò delle vanità che mi rende il Roman Polanski italiano.

Sì, sono un realista pessimista, giammai disfattista eppur obiettivo e crudelmente sincero.

Il 90% delle persone crede davvero alla validità delle quarantene del Covid-19.

Di mio, credo che Margot Robbie sia una donna che, anziché fare l’attrice, dovrebbe vendere il pesce al mercato.

Sì, assomiglia a una di Non è la Rai. Ve lo ricordate?

Io ricordo tutto. Nel mio ambiente, mi chiamano Jena…

Sì, non frequento più ruffiani ambienti altolocati e alto-borghesi dei miei stivali. Non sono salottiero e, alla Mostra della Laguna, programma cinematografico trasmesso direttamente dal Festival di Venezia di tantissimi anni fa e condotto da Serena Dandini, programma peraltro mal ricordato da Paolo che lo definisce Il mostro della laguna, preferirò sempre La forma dell’acqua.

Di mio, posso dirvi che la mia lei non è Sally Hawkins del film appena citatovi di Guillermo del Toro, cioè non è la Pallavidino.

Molte ferite del mio animo ella rimarginò, conduco ancora una vita affogata nella marginalità ma non mi lamento se Benicio Del Toro si arrabbia perché lui ha le occhiaie e io no.

Nella mia vita non sono mai stato felice, giammai lo sarò.

So però che non canterò con Laura Pausini, consolandomi nel falso buonismo clericale d’un mondo oscurato dal Covid? No, dalla retorica e dalle bugie messe in giro dalle persone più fake di Nick Nolte di Cape Fear.

Ora, scusate, s’è fatto tardi. Andrò a prepararmi una buona cioccolata calda e, con le gambe accavallate, guarderò su Netflix il “capolavoro” Qualcuno salvi il Natale 2.

Interpretato dall’attore de La cosa oggi ridottosi peggio degli zampognari vestiti da Santa Claus che, in via Indipendenza a Bologna, sperando di pagarsi le bollette, regalano alle brave personcine delle dolciastre schifezze a base di ruffianerie e pose meschine. Che manichini.

Preferirò sempre la mia vita amara alle persone che si spacciano per buone ma non conoscono nemmeno un fotogramma dei film di Carpenter.

Ricordate, a Bologna in questo periodo, come puntualmente accade in autunno, c’è la nebbia.

Sto infatti girando The Fog 2. La storia di un uomo, cioè il sottoscritto, scomparso nel buio.

Io stesso non vedo chi sono e dove mi trovo/i.

Meglio così. Tanto, come detto, molta gente non sa neanche dove stia di casa… il loro cervello.

Su questa mia battuta cinica, vi auguro Buon Natale. Spero di avere allietato le vostre tristi giornate con un candito, no, con una ben condita e non tanto candida faloticata. Salutatemi a sorrata e a mammata. A parte gli scherzi. Dai, suvvia. C’era una volta a… Hollywood è una mezza boiata.  Ha ragione Mereghetti ad assegnare a The Irishman la bellezza di 4 stellette. Non abbiamo bisogno della Pallavidino e di “critici” come Francesco Alò che The Irishman stroncò.

Se volete conoscere la verità, non me la passo benissimo. Ma almeno non lecco il culo a nessuno. Tranne alla mia lei.

Evviva il Falotico.

Il Mereghetti 2021 è da acquistare? Paolo stronca Tarantino e impietosamente assegna il vuoto pallino a THE LIGHTHOUSE ma esalta giustamente THE IRISHMAN

Paolino, mica un qualsiasi pinco pallino.

Ebbene sì, è uscita la nuova edizione del Mereghetti Dizionario dei Film.

Il celeberrimo, temibile MEREGHETTI. Spauracchio di ogni regista in erba che, dalla prosopopea spesso trombonesca di Paolo, viene stroncato severamente e soventemente reciso sul nascere. Sfiorito ancor prima che possa floridamente sviluppare la sua rosea poetica cinematografica. Poiché Paolo non vuole sentire ragioni e, in modo arbitrario, sentenzia con fare autoritario. Puntando il dito contro i giovani esaltati che a lui stanno, a pelle, antipatici.

Un uomo coraggioso, il Paolo. Un uomo con le palle! Che, nella scorsa edizione, rivalutò molti film del genio di Brian De Palma ma in questo suo ultimo aggiornamento irriverentemente abbassa il voto, da lui precedentemente e generosamente assegnato, a Omicidio a luci rosse.

Definendo inoltre Sidney Lumet, autore di Serpico e di Quel pomeriggio di un giorno da cani (mica pizza e fichi), come un normale, bravo artigiano. Poi, nobilitandolo tanto per fare il bastian contrario di sé stesso. Si decida, Paolo, altrimenti sarà citato in tribunale dal mitico Vin Diesel di Prova a incastrarmi.

Sì, un Vin nell’unico film decente della sua carriera. Un Vin simil Di Pietro! Il risolutore della tangentopoli di Mereghetti? No, delle contraddizioni di Paolo che frequentemente parte, come si suol dire, per la tangente.

Mereghetti, senza fare altresì una piega, continua a inveire contro Tarantino e, con estrema cattiveria inusitata, decide a suo modo insindacabile che The Lighthouse non è/sia un grande film, bensì una ciofeca spacciata per sofisticata, ermetica arte.

Insiste peraltro, in modo indefesso, a dichiarare orgogliosamente che Lars von Trier sia un venditore di aria fritta.

Che la Forza sia con te, Paolo.

Cosicché se, nella sua ultima edizione, campeggia Darth Vader, nel frattempo muore il suo interprete epocale, ovvero David Prowse.

Secondo Paolo, il film più bello del mondo non è affatto Quarto potere, bensì La morte corre sul fiume.
Come dargli torto, bravo!

The Irishman è un capolavoro?

Ovviamente, sì.

Mereghetti la pensa come me. Dunque, non vogliamo più vedere Francesco Alò e non vogliamo più nessuno che critichi il più grande attore di tutti i tempi.

Chi sarebbe? Robert De Niro. Certo. Ma anche questo non scherza.

Cioè il sottoscritto.

 

di Stefano Falotico

 

C’ERA UNA VOLTA A… HOLLYWOOD: Quentin Tarantino lavora per caso ai banner pubblicitari di… Leccami i piedi e altre amenità di so… a?


16 Sep

leccami i piedi

tarantino-foot-fetish-bridgetfonda

 

Compare anche a voi, talvolta, questa pubblicità sul desktop durante la navigazione per non dire qualcos’altro?

Ecco, trattasi di bagascia che, pur di tirare… a campare, s’è prostituita al vostro voyeurismo.

Vi conosco, eh? A me non la date a bere. A lei forse fate bere quello che sapete.

Sì, lo andrò a vedere.

Questa minchia(ta) di film. Ma parto stavolta prevenuto. Sì, da qualche an(n)o a questa parte, nei confronti di Tarantino uso il contraccettivo.

Sì, debbo premunirmi di pazienza poiché gli ultimi di Tarantino, a esservi sinceri, non m’esaltarono. Manco per il cazzo.

The Hateful Eight è il film più noioso della storia, 3 ore abbondanti di piani-sequenza tediosi, d’un Panavision 70 mm che, per gli spazi chiusi, non ha molto seno, no, senso. Caro bel Quentin, non sei John Ford e forse neppure l’erede di Leone.

Malgrado i tuoi continui ammiccamenti a Sergio. Che te lo dico a fare? Questo tuo nuovo film, sin ovviamente dal titolo, è un dichiarato omaggio a C’era una volta il West e in America.

A quanto pare però, Ennio Morricone, dopo che lo maltrattasti proprio per il succitato The Hateful Eight, ti mandò a fare in culo.

Nonostante ti dovesse essere debitore. Sì, riciclando la sua soundtrack de La cosa di Carpenter, vinse il suo unico Oscar dopo quello alla carriera consegnatogli nientepopodimeno che da Clint Eastwood.

Quentin, il qui presente eppur da te non visto Stefano Falotico, il Genius-Pop, ti accusa di autoreferenzialità ed eccessiva, indigesta verbosità. Oramai i tuoi film hanno perso quella freschezza ruspante, quel gusto sanamente goliardico, oserei dire quella giovialità ficcante, abrasiva e conturbante, in una parola brillante dei tuoi tre unici capolavori iniziali e magnificamente cazzeggianti. Questi, sì, realmente monumentali, esorbitanti. Mi riferisco naturalmente a Le ienePulp Fiction e Jackie Brown.

Perdonato che ti ebbi per Death Proof giacché ci stette in effetti la bischerata con Kurt Russell, debbo dirti, senz’alcun pelo sulla lingua, che sbandasti in modo pesante. Ah ah. Ahia!

Kill Bill è una sega tua mentale in due puntate, sì, una mini-saga dei manga con tanto di Black Mamba più Uma Thurman che, dopo aver partorito sua figlia avuta da Ethan Hawke, dimagrì trenta chili per fare la parte della mamma a cui ammazzarono, appunto, la (non) nascitura.

Dittico che, complessivamente, assemblate le due parti e attaccate con l’Attack, cade a pezzi ancora di più, è sinceramente improponibile. Te lo dico col cuore, fratello.

Tornando a Il Monco/Eastwood di Per un pugno di dollari… al cuore Ramón, al cuore.

Parafrasando Anna Maria Barbera, “in arte” la Sconsolata… che ce ne facciamo delle tue cazzatone se non ci arriva lì?

Ah ah.

Sì, ammiro Bastardi senza gloria, ho degli orgasmi multipli quando vedo Christoph Waltz gigioneggiare a tutto spiano ma con Django Unchained, veramente, toccasti il fondo.

Leo DiCaprio disse: avevate la mia curiosità ma ora avete la mia attenzione.

Quentin, sai che sono triste nel dirtelo ma devo esserti altresì onesto. Per me sei come un amico intimo, sei una donna che non si può offendere ma trattare coi guanti come fa Bill/Carradine nei riguardi della sua sposa… ah ah.

Io sono io e dinanzi a dio tu fai la figura del pirla e del pulcino, Quentin. Anzi, se continuerai su questa strada, dall’alto del mio padreterno, ah ah, ti sbatterò nel carcere di San Quintino.

Tu avesti la mia giusta ovazione per via dei tuoi film di superba qualità ma ora non solo non hai la mia attenzione bensì, appunto, meriti solo la mia costernazione.

Una costernazione sconsolata. T’offrirò un piatto d’insalata cosicché ti metterai a dieta e non ci propinerai questo tuo Cinema ipercalorico.

Ti stai sputtanando. Stai facendo, insomma, un po’ il troione. Perdonarmi per la sincerità. Non odiarmi.

Kill Bill… Come si suol dire, vi sono molte parti che efficacemente funzionano perfettamente ma il film, preso nella sua singolarità, essendo il bislacco, sconclusionato prodotto delle tue strambe peculiarità, mio caro Quentin, è scollato.

Non regge quasi quanto te stesso, Quentin, fidanzato con Mira Sorvino. Fidati, la dea dell’amore aveva poco da spartire con te che pigliasti in prestito le battute migliori di suo padre, Paul, di Quei bravi ragazzi.

Kill Bill verrà ricordato solo per un ispirato Michael Madsen che, appunto, in un film che dura spropositatamente, riesce a svegliarci dal torpore di tale tua pellicola iper-soporifera con l’oramai celeberrima battuta… quella donna merita la sua vendetta e noi meritiamo di morire.

Sì, una battuta di dieci secondi scarsi in un film con nemmeno un secondo in cui i personaggi stiano zitti, ove tutti se le suonano di brutto e ove, alla fine, il povero, compianto Carradine fa solamente la figura del suonato.

Ovvero del rincoglionito. Uma Thurman lo sfiora come Ken il guerriero, colui che imparò bene le tecniche, diciamo, di manipolazione, la tattile agopuntura della forza dei polpastrelli, avendo diligentemente frequentato la Divina Scuola di Hokuto, e David si scioglie.

Sì, vi ricordate il film Bomber con Bud Spencer? Quando Jerry Calà, tocca a stento un nerone a cui, pochi attimi prima, Bud gliele suonò di brutto, stendendolo?

Che dito…

Ecco, Quentin è fissato con le dita dei piedi femminili.

Esiste, come sapete benissimo, un termine per definire questa mania più maschilistica di Stuntman Mike, ovvero feticismo.

Tutto partì con le piante, anzi, le suole plantari di Bridget Fonda di Jackie Brown. E da allora fu un profluvio interminabile d’inquadrature di alluci valghi, di piedini contorti, di caviglie tatuate, di puzza sotto il naso, ah ah.

Veramente uno schifo. Quentin stai facendo la fine del pornoattore Manuel Ferrara. Uno che, nei suoi film quasi più valenti delle tue ultime porcate, odora i piedi delle meretrici manco fosse un cane da tartufo. Poi le stantuffa… Uff, che palle! Bene, un po’ di spray disinfettante e ripuliamo questo tuo Cinema recente da mezza calzetta.

Ah ah.

In verità ti dico, Quentin, che stai facendo proprio il bambagione.

Comunque, se fossi stato in te, avrei girato questa scema, no, scena così…

Brad viene provocato dalla puttanella-pollastrella. Al che, assume le fattezze dell’ex grande amico di Sergio Leone, Mario Brega.

E le urla, come in un Sacco bello, essendo Brad il bellissimo, ah ah:

– Ah, zoccolet’!

Sì, oramai le tue pellicole, caro Quentin, saranno pure esteticamente impeccabili ma sono prive di quella verve falotica che rende ogni stronzata che si rispetti, eh già, qualcosa di geniale. Perché io sono il redivivo Edward Bunker e contro di me, Quentin, passerai due minuti coi contro-cazzi.

Sì, perché io e te non potevamo essere capiti subito.

Non oso immaginare, fratello Quentin, prima che tu diventasti sceneggiatore di Natural Born Killers e regista di risma, quante umiliazioni e mortificazioni dovesti subire.

Invece immagino, eccome.

Tu, segregato in casa con una madre come quella a cui vanno a far visita i Blues Brothers.

– La signora Tarantella?

– No, Tarantino.

 

Sì, i tuoi coetanei fighetti e liceali, non comprendendo il tuo isolamento, ti avranno accusato di essere Anthony Perkins di Psyco, di essere Russell Crowe di A Beautiful Mind, di essere insomma un coglione.

Ma come disse l’Indio:

Quei due piuttosto che averli alle spalle è meglio averli di fronte, in posizione orizzontale, possibilmente freddi.

 

Perché? Perché potete anche picchiarli, sedarli, massacrarli.

Ma rimangono molto, molto più veloci di voi.

Amen.

Sì, sono stanco dei dementi maniaci, dei feticisti e di quelli che pensano che la vita sia solo aspettare il sabato sera per sbattersi la cretina che abbocca.

Sono di un’altra pasta, vale a dire non sfigato, bensì sofisticato. Visto, peraltro, che sono di un’altra pasta, non comprerò più quella della Barilla perché la Voiello è meglio

Sono di grano duro come Clint.

Se non mi capiste e fraintendeste tutto, faccio una telefonata a Margaret Qualley e le chiedo se, per compassione, vi può fare un pompo.

 

di Stefano Falotico

La “cosa” di Jerryll…


04 Jul

Salve, sono il Dark Knight! Posso stringerle la mano? Guardi bene, tocco solo le persone pulite, non m’ammorbi, altrimenti non sarò “morbido” con lei
Il ritorno d’un personaggio “oscuro“, malinconico con picchi acuti di mantello “peccaminoso” in Catwoman per un’hot Hathaway d’un fuoco che divamperà! Forse, già mi “spompò”

Nell’attesa spasmodica del Batman definitivo, volteggio, stamane, “sciroccato” in fantasie pindariche, con la maschera struccata e rughe a pittar l’anima d’esperite passioni non tutte collimate col sogno che le predò ma ne rimase “all’asciutto”, soprattutto sfiancato da delusioni cocenti d’una “risorgenza” graffiata nella Notte. Sì, posso dichiarare, in totale “menefreghismo” della mia “virilità” che, dalle donne, ho ottenuto uno “sbattermela in faccia” ma anche batoste da lasciarmi secco, anzi rinsecchito, “ululante” su un ramo d’albero con la Luna a “schizzarmi” addosso alcuni “fallimenti” troppo “precipitosi” di precoce eiaculatio. La farfalla può spremere troppo presto il fallo del falò…

Alcune mi svestirono con troppa fretta, non rispettando il mio “abito” da monaco, e “falsandolo” in erezioni troppo veloci con “sveltine” da “inumidirmi” senza neanche “darlo a vedere”, per scuse “banali” in cui “affastellai” l'”ammosciato” senza “scamosciarlo” come si (con)verrebbe.

No, son siate impertinenti, toccando più del dovuto d’un Piacere che non deve mai essere un “dovere” ma un crescente “ascendente” dovizioso del vizietto da “lupetto” che ha il “pipistrellone” nella Notte “plenilunica”, ché sia ludica e un po’ “lurida”.

Se Cristo moltiplicò i pesci, io spesso mi “sfaccetto” in disturbi di personalità, ma, più che all'”…Hyde” di Robert Louis Stevenson, assomiglio al Dottor Jerryll.

Sì, sono un poeta, ma spesso “goliardeggio” in modo imbarazzante come John Belushi, “allisciandomi” un po’ l’adipe per smagrirlo e “rassodarlo” nella panca per gli addominali.
Mentre oscillo di basso ventre, dinanzi a me, una visione paradisiaca alimenta il “fiato”, stimolando il “flauto”.
Amazzoni dal seno ignudo che spronano la mia energia”ginnasta”, ricordandomi gli happy days in cui, ancora, sono un Fonzarelli.

Dunque, Lewis e “topo” Jerry...
Ieri sera, ad esempio, son stato al cinema, la solita multisala un po’ deserta, vista e “sentita” la calura estiva.
Ho “visionato” La cosa, ma non l’ho “stroncato”.
A pochi metri dalla mia poltroncina, c’era una bella ragazzina che ha stiracchiato le sue gambe discinte su minipants “aderentissimi” al “mio”, distraendomi spesso dai “soprassalti” indotti dai colpi di scena. Con “dotta” strategia “approcciante” da procione, fingendo che stavo scomodo su tutti i “seggiolini”, cautelamente mi sono “affiancato” ai suoi fianchi, in zona limitrofa molto “adiacente”. Sì, il film è un panorama ghiacciato di scienziati sbudellati da un mostriciattolo mutante che mangia ed entra nei corpi umani. Io mi son, come un sorbetto, “assorbito” in Lei, “sciroppandola” della mia “gelatina” allenata e non più “aliena”.

Che figa! Poco prima del finale, ho anticipato l’urlo di terrore dei presenti in sala, “finalizzando” il suo gridolino per combaciarlo allo stupore “scabroso” dello spettatore “medio”, soprattutto lì.

Poi, infilandomi di nuovo la “muta”, son volato da uccello “giustizialista”, in altri “neri” gradevoli di questa cupa Estate da 4D.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (2012)
    Be’, non proprio “cavaliere”, diciamo.
  2. La cosa (2011)
    La cosa è quell’affare che s’insinua nelle cosce…
  3. Le folli notti del Dr. Jerryll (196

“La cosa”, recensioniamolo…


04 Jul

 

Gelatine d’Antartide viscida

 

Caposaldo del fanta-horror, ecco il prequel de La cosa, incursione transgenere che definirei “gelatinosa”, ibernata in tese cacce claustrofobiche nella suspense di respiri angoscianti ma palpitantemente, per noi smaliziati, alquanto noiosi in quanto, dopo multiple visioni “specialistiche” da cinefili oramai freddi e calcolatori, siam “teporizzati” in emozioni già (pre)viste e desuetamente rispettate con puntiglio cronologico del colpo di scena “comandato”, atteso e piazzato con qualche “scarto” di variabili non disattese.

 

Trama ridotta a una lastra di ghiaccio dalla misterica presenza di forma “aliena”, o forse anomala, per i soliti esperimenti da laboratorio di ricercatori “eremiti” fra polari battiti cardiaci del “romanticismo” scientifico fuori dal Mondo e dall’epoca odierna.

“Russi” installati su una base lastricata di cellule “impazzite”, o meglio clonate nella mutazione “assorbente” di un non ben identificato “oggetto” vivo e vegeto di tentacolare famelicità carnivora.

 

No, non può rivaleggiare col modello e antesignano dell’82 firmato John, ma emana una strana sensazione di morte lungo la schiena, “cutaneamente” rabbrividita dall’aria condizionata di cinema rinfrescati dal caldo estivo battente e turgido.

 

L’eroina è carina, modellata su estetiche canoniche d’una Bellezza che non turba ma stuzzica, soffice d’occhi azzurri intonati alle sintonie raggelanti di lacere abrasioni brucianti ad “appiccarsi” al mostro “(non) infiammabile”, che si rigenera come un T-1000/Robert Patrick del … giorno del giudizio di James Cameron.

Ed è proprio Cameron che fa capolino, più che il Re John.

Il finale ribalta The Abyss e lo cita platealmente in una caleidoscopia celeste ove, stavolta, la nave è il covo d’una serpentesca creatura di “fetale” rifugio, sotterraneamente colonico, nel “matriarcato” dell'”amazzone ibrida” di “femminea” voracità. Ignoto spazio profondo d’artigli extremely dangerous e letali, sceso e approdato sul nostro Pianeta da predatore vibrante di sue spire divoratrici.

 

Il duro Edgerton è il sopravvisuto, alive sino alla rivelazione finale ambigua.

 

Il contagio s’è annidato nei titoli di coda, ove i crediti son inframmezzati da una “perturbazione” ansiogena d’immediato monito catastrofico.

 

(Stefano Falotico)

 

 

Genius-Pop

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