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I migliori film sulle pandemie (il Covid-19 è ritornato come nei nostri incubi peggiori…), ieri fu la giornata mondiale “dedicata” ai disturbi mentali e i best movie sull’argomento


11 Oct

nielsen pazzo del mondo

francesco-bottonecontagion matt damonLe notizie mondiali sono sempre più allarmanti. E il Coronavirus si sta nuovamente diffondendo a macchia d’olio, seminando morti a non finire, ahinoi.

Ma non v’è nulla, invero, di cui preoccuparsi. Gli scienziati, i virologi e i cosiddetti esperti in materia lo predissero che, con l’inoltrarsi dell’autunno, il Covid-19 si sarebbe ripresentato con una nuova ondata di contagi(ati). Un’ondata meno potente della prima, certamente. Pur sempre, però, disagiante.

In queste cruciali ore, il governo Conte si sta riunendo per attuare delle nuove normative al fine di constatare, contrastare una malata situazione, anche italiana, sempre più angosciosamente mortificante…

Ho inserito i puntini di sospensione per creare la suspense… ah ah.

Pare che, prossimamente, saranno previste multe assai salate emesse a danno di chi, in barba alle disposizioni e limitazioni della libertà personale che, senz’ombra di dubbio, saranno virate e fortemente intraprese, non indosserà la mascherina non soltanto nei locali pubblici, bensì anche all’aperto.

Peraltro, i locali non potranno rimanere aperti, dunque frequentati dalla gente, oltre le 23.

Tamponare… il contagio si sta rivelando inutile. Darci la caramellina di un’altra estate limpidamente vitale, non evitò che ogni piacere condiviso fosse “evirato”. La moderazione non servì a impedire che il virus e la sua inevitabile, nuova diffusione, ancora si spandesse, si spargesse e sotto la pelle si propagasse. Di amuchina, cospargetevi. E voi, ipocriti, alla domenica mattina, intingete la manina nella vostra acquolina in bocca benedetta.

Una castrazione psicologica a base di altissima, assai grave, emotiva sedazione, ci aspetta. Come nella seconda legge della termodinamica (entropia!), rivista in forma negativa, le profezie all’apparenza più ridicolmente millenaristiche e pessimistiche si stanno trasformando in una nucleare “fusione”, potremmo dire, di notizie confuse e patetiche che vengono trasmesse dai mass media per tranquillizzarci con fake news distorsive la verità affinché l’umanità, scioccata e impaurita, possa sentirsi come i passeggeri de L’aereo più pazzo del mondo quando venne chiesto al comandante Leslie Nielsen se il velivolo con loro a/in carico stesse precipitando. Leslie fieramente affermò che la situazione fosse assolutamente sotto controllo mentre, all’unisono, allo scandire delle sue parole capziose, il suo naso, a mo’ di Pinocchio, gli crebbe.

Suscitando ilarità generale presso gli spettatori che, dinanzi a una genialata demenziale del genere, smisero di sudare freddo, liberandosi euforicamente, attraverso una risata eccezionale veramente, de/alle frustrazioni della loro grigia vita quotidiana non propriamente eccelsa. Assai divertendosi, le persone si distrassero estemporaneamente dalle loro precipitazioni, no, preoccupazioni di pagare le bollette. Se il film con Nielsen e il grande Guttenberg di Scuola di polizia fosse uscito oggi, la gente, dirimpetto a qualcosa di più fenomenale della battuta fra Martin Sheen e suo figlio Charlie in Hot Shots 2, si sarebbe ricordata di buttare via i cellulari alla maniera di Robin Williams di Hook – Capitan Uncino. Comprendendo, in quel momento di libertà goliardica assoluta, che la vita è sacra, appesa a un filo e non vale la pena dolersi se, su Instagram, la tua fidanzata abbia messo un Mi Piace sospetto a un uomo conciatosi come Dustin Hoffman di Tootsie o come lo stesso WIlliams in Mrs. Doubtfire. Fra stories nascoste, spie russe da Guerra Fredda, Salvatore Aranzulla che insegna ai pensionati come spegnere un iPhone e una pietosa, assai penosa condizione umana completamente incapace di amare M.A.S.H. di Robert Altman o di comprendere Animal House, a un certo punto arriva uno, il sottoscritto, che fa una battuta così:

nel mondo, almeno nei paesi sviluppati, ogni famiglia possiede due utilitarie e quattro Android. Rutger Hauer di Blade Runner, invece, fu un androide, non possedette nessun accessorio della Samsung e non ebbe neppure la patente B. Anche perché gli fu tolta dalla motorizzazione di Ritorno al futuro 2 e de Il quinto elemento. Ma fu un genio lo stesso.

Al contempo, una volta la gente moriva solitamente attorno ai sessant’anni per cause naturali dovute alla vecchiaia.

Oggi, a circa 80 anni, Harrison Ford interpreterà Indiana Jones 5 ma, anche se “usassimo” lo Stargate di Roland Emmerich, non riusciremmo ugualmente a ringiovanire James Spader e a renderlo meno ingessato, nella sua recitazione legnosa, dal sembrare un faraone egizio che reciti peggio di Tom Cruise ne La mummia.

La mia amica Vera Q. scrittrice satirica d’inappuntabile stile pungente, su Facebook scrisse ciò, ieri sera:

Oggi è la giornata mondiale dei disturbi mentali.

E ho letto parecchi post in proposito. Profondi, e scanzonati. Ed ho apprezzato le battute, del resto la vita stessa è un disturbo mentale, non ha alcun senso se non il banale rotolare nella fossa, unica cura, e dunque, ben venga scherzarci su.

E però mi piacerebbe per una volta essere seria sull’argomento, siccome, per troppi motivi, conosco il tema.

E non è per nulla affascinante. Perché il disturbo mentale comprende anche la gamma del ritardo e del disturbo neurodegenerativo, che no, non conquistano quanto le psicosi da Criminal Minds.

E diciamolo: Hannibal Lecter ci ha ammaliati tutti. E pensare che può bastare un’aggressione qualsiasi dell’encefalo, come accade in alcune malattie infettive gravi con febbre alta, per giocarsi la famigerata normalità, termine che piace assai. Ai cosiddetti normali.

Io ho conosciuto persone con disturbi regalati da malattie di infanzia, da ghiandole dai nomi assurdi, da abuso di sostanze tossiche e soprattutto da farmaci comuni, e poi dalla sfiga.

E già, la cara vecchia sfiga.

E infatti la psichiatria e la neurologia si sono salutate andando ognuna per la propria strada: mente e cervello non sono la stessa cosa.

Insomma, si sa poco quando si inneggia alla sfiga.

Ma la scienza concorda sul fatto che, per pronunciare la diagnosi di disturbo mentale, ci siano in gioco più fattori di origine biologica, psicologica e sociale.

E quindi, il suddetto squilibrio finisce nel calderone dei grandi boh.

Ed io, alla faccia dei professoroni, nel mio piccolo ho risolto: tolgo il disturbo sintonizzando il decoder.

 

Di mio, tolsi Sky perché costava e costa ancora troppo. Va costato, nei costati, no, constatato. Ma ho i bluray di Taxi Driver, di Joker e di tutti i film di Woody Allen ancora nel cellofan sigillati.

Non li apro perché potrei rovinarli. Nella mia casa, ci sono tremila libri. Non li rileggerò. Anche perché, così come sostiene il mitico Max Cady/Bobby De Niro di Cape Fear, li ho già letti.

Ci sono anche dei gialletti e non mi piace Marco Giallini. Giallo di Dario Argento è un film che fa paura… da quanto è brutto ma, nonostante Dracula 3DNon ho sonno e Il cartaio, Dario Argento rimane un genio. Be’, in Italia, una persona su tre ha letto un libro di Stephen King almeno una volta in vita sua. In Italia, però, se una persona scrive un libro più bello del miglior Stephen King, non ha amici e viene considerata pazza. Poiché è “sano” cantare con Tiziano Ferro e, alla domenica, essere “fighe” come Silvia Notargiacomo che, in radio, dice… nella lasagna ci vuole la besciamella, è la morte sua!

Con sommo dispiacere, mi spiace anche tristemente ammettere che Chris Walken e Bob De Niro non sono/siano né saranno più gli stessi.
Anche loro imborghesiti e vecchietti.

Chi ha orecchie per intendere, intenda. Voi, dietro le tendine, fate quello che volete/vogliate e deridete i pagliacci da tendoni da circo. Evviva La leggenda del re pescatore!

Cosicché, nel bel mezzo del cammino della mia vita, mi trovai/o dinanzi a un buio, no, a un bivio. Dovetti, devo, dovrò compiere solo una scelta possibile. Inevitabile.

Ebbi, ho due alternative. O essere Clint Eastwood del finale di Million Dollar Baby oppure quello di Gran Torino.
Di solito, sono scherzoso.war with grandpa de niro walken walken de niro war with grandpa

sandersStavolta, no.

 

di Stefano Falotico

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PINOCCHIO – Cortometraggio: per il nuovo anno, regalatevi un Falò all’insegna della perpetua libertà


29 Dec

81038942_10215328982320669_3542337099862638592_o 81214617_10215329034321969_7850873219752919040_oMi sto appropinquando, amici e (a)nemici, uomini nervosi e nerboruti, uomini stupidi e uomini di YouTube, a viaggiare alla volta di Monaco di Baviera ove festeggerò l’arrivo della mezzanotte del 2020, brindando nella sera di San Silvestro e aspettando l’alba di una nuova era.

Conserverò una bella cera o sarà una serata da C’era una volta…?

Chissà se, dopo una lauta mangiata in compagnia, chissà se, dopo uno spumante lieto, sarò allegro o m’immalinconirò, ubriaco, sin al calare delle serre, no, serrande. Poiché alloggerò in albergo e, dopo i bagordi, i forti singhiozzi, i trambusti non da uomo monacale né monastico, né chiesastico né tedesco con la svastica, semmai dopo aver preso pure uno schiaffo in faccia da parte di un crucco balordo assieme alla sua valchiria spastica, mi disinfetterò in bagno la ferita con la penicillina, smacchiando il livido con la varichina. Urlando così tanto di dolore che mi sentiranno sin dall’attico.

Sono Pollicino?!

Invero, il livido rimarrà e assumerò un look da uomo trasgressivo semi-punk. Ah ah. Con venature psicofisiche, non fighe, d’apparente psicopatico in verità umanamente Falotico ma giammai meschino. Ah ah.

Sì, mi denuderò d’ogni abito casto e, prima d’immergermi sotto le lenzuola, scatterò un selfie da cui potrete evincere la mia totale simbiosi incarnata in Arthur Fleck/Joker.

Un uomo dimagrito, disintegrato, fortunatamente non cassaintegrato e, vivaddio, non comunemente inserito socialmente poiché patti sociali fa rima con ipocrisie da mentitori animali, escoriato nell’anima, il quale talvolta è ancora Antonio Rezza di Escoriandoli e ha una faccia simpatica da pagliaccio dalla carnagione poco colorita, invero molto pallida, un uomo che, a differenza di Andrea Carnevale, non scopò mai Paola Perego ma, nei momenti di tristezza e di atroce infantilismo, gioca coi Lego e, di tanto in tanto, può scapparvi una sega.

Volete che seghi Paola? Sì, è una donna che andava bocciata prima di fare l’oca. Ah ah.

E giochiamo di doppi sen(s)i, uomini senza sen(s)o. Spesso, ancora insensatamente, mi piace giocare al ruolo del demente poiché sono un Man on the Moon come Kaufman/Jim Carrey.

Le donne mi allupano, da licantropo mi alluno e bevo tutto il lupo, no, il luppolo. Poiché la bionda è gustosa ma anche una mora che mangia il mio “Belgioioso” sa rendermi un uomo giocoso e cremoso.

Ah ah.

Pochi giorni fa, uscì Pinocchio di Matteo Garrone, miei uomini da fave, no, favole della volpe e la vulva, no, l’uva. Che comunque è la stessa cosa, sì quella cosa rosa come disse Checco Zalone. Un furbacchone ma non un qualsiasi coglione. Adesso, Checco si paragona addirittura ad Alberto Sordi e chi ha orecchie per intendere, eh già, intenda. Sta costruendo pian piano il suo personaggio, sa vendere bene la propria merce. Non è mica un distributore di cine-panettoni da Christian De Sica, addirittura adesso è un fenomeno da Ladri di biciclette. Ma roba da matti. Eppur Mereghetti Paolo e Magrelli se lo tengono pure buono. Checco potrebbe tornare utile.

L’uva è viola e, appena la vedi, ti diventa rosso e lì vola. Basta che non la violi ed è amore consenziente. Non so però onestamente quante donne, in realtà, ne siano senzienti o invece fingano per rendere i loro uomini contenti. O solo cornuti. Ah ah. L’amante fa sempre più figo e trasgressione. Finta, appunto, ah ah. Anzi, due punti. Adbundatis adbundatum, come diceva Totò della Malafemmina.

Alberto Sordi, l’italiano medio, pavido, codardissimo. Capace di scrivere nefandezze lerce da leone da tastiera ma è solo Don Abbondio.

Chi s’accontenta gode, così così, cantò Ligabue, cari i miei Geppetto.

Io sono Giotto e lei dipinge tutta la mia Cappella Sistina da Michelangelo.

Lucignolo/Ceccherini lo sa. Anche sa che ogni cantante Gatto Panceri usa oggi forse la panciera poiché non ha più un fisico da bilanciere, cosicché nemmeno gli ex Gatti di Vicolo Miracoli riusciranno a miracolarlo nel far sì che possa alla Fata Turchina slacciare la cerniera.

A parte le cazzate, stamane, dopo aver visto una video-recensione, sotto di essa scrissi un commento totalmente spontaneo, tremendamente ispirato, cioè sincero. Come dicono i toscani, sicché è codesto:

lo sapevo che era uno dei titoli da te più attesi della stagione. Credo di aver compreso, scusa se pecco di superbia, un po’ la tua poetica e la tua visione del mondo. Che è molto cinica, spietata e dunque paradossalmente romantica e favolista. Poiché la realtà quotidiana, sin dapprincipio, fin da quando usciamo dall’utero, è ricattatoria e impone immediatamente parametri protervi e violenti, insindacabili da gendarmi intransigenti. Come coloro che prelevano Pinocchio e l’obbligano, giocoforza, anzi forzatamente a “crescere”. Crescere, questo verbo che risuona, anzi, detto in maniera toscana, RISONA, insiste veemente a inseguirci e perseguitarci nell’animo sin dalla più tenera età indomita. Un comandamento imposto, ineludibile e spesso inattuabile, inattingibile poiché la vita, nel suo districarsi complessa e non intelligibile, non è un percorso a tappe retorico. Teoricamente lo è ma subentrano sgambetti, interruzioni, imprevisti mutamenti. E, serpentesca, la nostra esistenza si compie invece spesso nel non essere, nell’estraniarcene, nel depistare il cammino retto o da pancia in dentro e schiena dritta, appunto, come pretende la falsa, fascista rettitudine moralistica. E da Collodi passiamo a Dante e il suo smarrire la retta via. Il precipitare nella selva oscura dei nostri patemi esistenziali più nascosti, imperscrutabili, amnesia e buio amniotico del nostro essere che quasi mai diviene un essere e un esservi in tal vita misteriosa che c’immalinconisce, ottenebra e segrega nel ballerino danzarvi agonizzanti e poi nuovamente euforici, incantevolmente disincantati. No, non vedrò Garrone. Lo guarderò in dvd. Al momento non m’interessa. Come sai, ho molti parenti che vivono in Toscana e vi son stato proprio a Natale. Certo, ricordo bene la serie-“film” di Comencini con Manfredi e la Lollobrigida. E il rimembrarla mi porta con la mente e con l’anima laddove la mia infanzia ancora c’è eppure non può più in realtà essere. Ma persiste, squilla detonante negli attimi di solitudine o proprio durante le feste quando, addolciti dall’atmosfera sognante di pace, dolciastra bontà e apparente requie, ci accasciamo nostalgici nel “memento” dei nostri ricordi o solo dei nostri vivaci, infantili cuori. Quando ci emozionammo a giocare con gli aquiloni, quando spensierati riposammo, fanciulleschi e puri, beati e incoscienti laddove mai fu, mai sarà eppure viviamo ancora. La favola di Pinocchio, invero, è questa. Un’enorme metafora della condizione umana. Ed è per questo che, come dici tu, il testo di Collodi è dark, gotico, quasi un racconto di formazione dell’orrore con molti momenti felici, pieni di colori, altri invece cupissimi, mostruosi come Manguaf(u)oco. Noi tutti siamo Pinocchio, raggirati non solo dai volponi e dalle gatte morte, ah ah, bensì dal nostro essere forse Leslie Nielsen de quando mente ai passeggeri a bordo e gli cresce spropositatamente il naso. Noi tutti, infatti, sappiamo che stiamo precipitando e schiantandoci per forse salvarci e rispiccare il volo.

Dunque, per un anno senza fascismi da Salvini, da cui si salvi chi può, propongo alle elezioni John Belushi di Animal House, ovvero il Falò. Si sa, è ovvio, acclarato, certificato e conclamato che io sia il più grande bugiardo della storia. Sono, peraltro, l’unica persona al mondo che riesce a essere Joel Edgerton, Tom Hardy e Nick Nolte di Warrior in una sola interpretazione vivente.

Insomma, si fa quel che si può se si può.

 

di Stefano Falotico

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