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Il Falò può, i miei haters, no! Ah ah!


26 Aug

Nella vita vi è chi può e chi non può, dunque tristemente pontifica sugli altri con trombonesca monoporzione della sua limitata visione del mondo e del prossimo, con prosopopeica boria da mentale minorazione da uomo malato di fegato amaro in maniera sesquipedale. Eh già.Falotico

Quando pensi di essere Dustin Hoffman di Rain Man e invece sei Tom Cruise, video antologico, epico!


15 Apr

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Forse, non vi siete accorti dei mutamenti cronenberghiani avvenuti nel Cinema e nella vita di tutti i giorni con l’avvento dei social

Be’, chi della mia generazione non ricorda piacevolmente la canzone leitmotiv di Lucio Dalla per Lunedì Film di Rai 1?

Sì, so che voi sbarbatelli, se la doveste ascoltare oggi, riproposta in qualche programma nostalgico, pensate e pensereste:

ma chi sta cantando? Mario Biondi?

 

Peraltro, Lucio si limitava a una sorta di grammelot onomatopeico abbastanza incomprensibile ma di sicuro effetto, come un cantante jazz di New Orleans. Tra Dario Fo e un pazzo di Firenze.

Sì, per noi il Cinema rappresentava un appuntamento fisso il lunedì sera. Quando, vivaddio, l’assurdo Canone Ordinario (ordinario di che?) aveva motivo d’esistere. Mediaset era agli esordi e I Bellissimi di Rete 4 erano solo ai loro albori.

Poi, si sarebbero affinati, involgariti nel seno debordante, nel portentoso décolleté piccante e nei collant fenomenali della mitica Emanuela Folliero.

Che di Cinema ne sapeva quanto mio nonno di astrofisica. E, per introdurre il filmone in programmazione, recitava a pappardella i testi che le davano da leggere. Peraltro, erano quasi sempre estratti estrapolati dallo stesso dizionario dei film di Mereghetti o addirittura sintesi ricavate proprio dall’affiliata rivista tv Sorrisi e canzoni.

A Lunedì Cinema, avranno dato almeno cinquemila volte Lo squalo di Spielberg.

Sì, Lunedì Cinema chiudeva i battenti con l’approssimarsi dell’estate. Stagione di Spiagge alla Fiorello e di bagnanti italiani a Ibiza a esaltarsi con la radiolina che riproponeva Miami di Will Smith.

Sì, Fiorello, persona di rara ignoranza che prese Giosuè Carducci e, senza vergogna, se ne saltò con La nebbia agli irti colli…

Mitico!

Fiorello, davanti a quella donnona di Katia Noventa, oca da Karaoke, per fare il figo, le disse che conosceva il teorema di Pitagora. E, dinanzi a milioni di spettatori, lo enunciò da Bruno Sacchi de I ragazzi della 3ª C.

Molto pressappochista, il Fiorello disse sfacciatamente che, in ogni triangolo isoscele, il quadrilatero costruito su Siracusa è equivalente all’unione dei rettangoli dei due cateteri.

Sì, è questo secondo voi il Teorema? A proposito, voi, che fate tanto i trasgressivi e gli anticonformisti, avete mai visto l’omonimo film e letto il libro di Pasolini con Terence Stamp?

Rosario Tindaro Fiorello, non di Siracusa, bensì di Catania. Idolo!

Ah, ma avete allora proprio bisogno di una stampella. Più che uomini da Noventa, siete oramai a novanta, diciamocelo, dico, senza infingimenti e libretti di giustificazione con l’alibi della vostra indisposizione psicofisica dovuta allo stress di una vita febbricitante che vi ha fatto ammalare di qualunquismo, retorica e populismo a iosa.

Ma non perdiamoci in nostalgie da Stranger Things, in passatismi scolastici. In esaltazioni del Cinema degli anni settanta quando invece siete nati appunto nei seventies ma eravate troppo piccoli per poter aver visto Un attimo, una vita di Sydney Pollack.

Vi dichiarate degli espressioni astratti ma, più che al pittore Pollock, sinceramente assomigliate, molto realisticamente, solo ai polli che appunto allevava mio nonno. Pollon!

Sì, dopo l’avvento dei social, chiunque si professa attore e regista di livello e carica video in cui ha filmato una vedova che beve il caffè al bar di Zio Nino, gridando di essere il nuovo Paolo Sorrentino.

Sì, estetizzanti idolatrie di voi stessi da peggiori Toni Servillo.

Il Cinema è cambiato, la vita è cambiata. Dovete aggiornarvi.

Essere uomini come il Falotico.

Classico uomo per il quale tu pensi di averlo finalmente inquadrato e anche inc… o e invece presto, con un suo amico, girerà un grande mediometraggio.

Sì, nei primi giorni di Maggio.

Vi lascio col fiato sospeso e anche col ciuccio in bocca.

A presto.

 

 

di Stefano Falotico

 

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cruise rain man

Mi sopporto, no, non tanto, sopportami, anzi supportami


16 Jun

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Eh sì, questa vita è un porto di mare e io ne son il lupo. Come Robert Shaw de Lo squalo. Sì, gli squali mi mangeranno e sarò dunque, come si suol dire, “squalificato”. Ma ancor non mi squaglio, suvvia, sopportatemi, son uomo dalla sigaretta sghemba su lineamenti “di traverso” e, come si evince, dal piccolo taglio sulla fronte, uno che ha il bernoccolo. Sì, la mia testa è molto sviluppata, ne ha prese talmente tante che io, mia cara, ti darei una “bottarella”.

Annichilito e poi rinsavito, ecco l’uomo da tutte ambito, tranne che da sé stesso. Sì, io spesso mi odio, vorrei essere meno bello di quello che sono, e faccio di tutto per rovinarmi la vita.

Ma fa parte della faccia di “culo”.

di Stefano Falotico

Ready Player One, la patetica nostalgia degli anni Ottanta di una generazione di beoti


31 Mar
CATCH ME IF YOU CAN LEONARDO DICAPRIO Ref: AW Supplied by Capital Pictures *Film Still - Editorial Use Only* Tel: +44 (0)20 7253 1122 www.capitalpictures.com sales@capitalpictures.com f/sd016

CATCH ME IF YOU CAN
LEONARDO DICAPRIO
Ref: AW
Supplied by Capital Pictures
*Film Still – Editorial Use Only*
Tel: +44 (0)20 7253 1122
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sales@capitalpictures.com
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Sì, Spielberg è stato un grande, un accentratore del sincretismo culturale, un fantastico manipolatore dei sogni, perfino uno dei primi, nel Cinema, ad asserire l’inconfutabile verità che, al di là della nostra triste vita terrestre, oberata da etichette formali, da imperiosi obblighi perniciosi, da un Occidente sempre smanioso di privilegiare il culto dell’apparenza, afflitto dal materialismo più insulso, può esistere e sicuramente esiste la vita aliena. In maniera incantevole, giocando con l’infanzia di tutti, con la bellezza dolce di quell’età sognante, ha girato quel capolavoro immane che è E.T. e chi sostiene che non lo è… oh sì, è solo un adulto che ha perso il suo Peter Pan, un Hook meschino che non sa più amare la poesia degli stupendi miraggi fantasiosi della vita nella sua cristallina limpidità, al di là di ogni sovrastruttura, di ogni falso e capitalistico adattamento mendace, una vita che solo a quell’età può volare alta, anche quando vivi in una cittadina sperduta americana e ti abbagli della semplicità grandiosa del tuo microcosmo costellato di stelle roboanti dell’immaginazione ancor non inibita, sfrenata, gioviale, sincera come può essere il sorriso lieto di un bambino che non sa che i suoi padri fondatori sterminarono gli indiani…

E sono capolavori Lo squalo, Incontri ravvicinati…, Duel, la dimostrazione di come si possa girare un film solo con una macchina e un camion, I predatori dell’arca perduta, un film che dal nulla inventa un mito, Indiana Jones, e ci fa credere davvero che un uomo prestante, come lo era all’epoca, Harrison Ford, possa essere un “professore” archeologo esperto di antichità. Assurdo… sì, Han Solo nelle mani di Spielberg diventa un atletico uomo fascinoso un po’ alla 007 dotato di una cultura immensa. Inconcepibile, ma lui lo rende credibilissimo.

Quindi, al di là di qualche parentesi godibilissima ma non perfetta, vedi alla voce Jurassic Park ed epigoni, Spielberg decide di “crescere” e inizia a girare tutta una serie di film “impegnati”, da Il colore viola a L’impero del sole (film magnifico), da Schindler’s List, col quale viene consacrato finalmente dagli Oscar, ad Amistad a Salvate il soldato Ryan, film in cui abbonda la retorica ma che a loro modo funzionano lo stesso, e poi gioca parodicamente col grande Sogno Americano, scherzandoci crudelmente sopra ma sempre con la delicatezza “infantile” di un uomo moderato, elegante, e materializzando questa sua disillusione in Prova a prendermi, l’ultimo, vero colpo del nostro Steven.

Poi tantissimi film, A.I. da Kubrick, Minority Report da Dick, La guerra dei mondi da Wells, e tanta altra roba “inclassificabile”, Munich, che alcuni considerano un film gigantesco e altri, fra cui io, un film troppo “serio” per essere suo, come se Steven in questo caso avesse voluto dimostrare di essere, che ne so, un Frankenheimer. Invece, Spielberg è Spielberg e funziona alla perfezione quando è sé stesso, indiscutibilmente un genio, uno che è un factotum, creatore della Dreamworks, che ha prodotto Zemeckis e tante favole appunto spielberghiane, appoggiando Joe Dante e continuando a creare una realtà fatta della pura materia dei sogni.

E ora “bestemmierò”, permettetemelo: se abbiamo avuto una generazione di nerd inconsolabili, di trentenni-quarantenni ancor col ciuccio in bocca, intellettualmente impressionanti, non si può obiettare che non lo siano, eh, dai su, citazione incarnata essi stessi di tutto il “marasma” percettivo che hanno introiettato nell’infanzia e nella prima adolescenza attraverso film e televisione, lo dobbiamo a Spielberg.

Impazza la Stranger Things mania, no, non è un male, Stranger Things è il top di questo tipo di “cultura”. La vetta sincretica, appunto, di tutto quell’immaginario, una serie fondata sul citazionismo a piene mani, che plagia dichiaratamente un po’ tutto, e nel suo insieme è una meraviglia, un toccasana per l’anima.

Ma come è iniziato tutto questo? Da quando è partita questa “storia?”. Forse eri un bambino che adorava The NeverEnding Story (sì, neverending tutto attaccato, non a caso), La Storia Infinita, ed eri già un Bastian… contrario al mondo adulto, e sognavi di svolazzare con un cagnolone assieme ad Atreyu e di poter baciare la tua Principessina…, oppure eri Young Sherlock Holmes e fantasticavi nella tua Piramide di paura. No, il primo non è prodotto da Spielberg, il film di Levinson sì, ma potrebbe esserlo pure il primo, appartiene di diritto a questa filosofia…

C’entra anche Chris Columbus in questo “delirio” e, mio nerd, non gridare Mamma, ho perso l’aereo se vedi i tuoi coetanei sistemati e tu invece non hai i soldi per comprarti nemmeno una Smart, è la vita che hai voluto. Sei un uomo da Xbox che non ha mai praticato la “boxe” della vita vera e tu il Cinema di Barbet Schroeder non sai neanche cosa sia.

Quindi, non venirmi a far la predica.

Io sono un barfly, sì, come Bukowski il mio motto per vivere felice è sempre stato: meno gente vedevo, meglio stavo.

Sì, la gente è noiosa, prevedibile, va dal prossimo e la prima domanda che gli fa è: ma che lavoro fai? Hai una ragazza? Ah no, e come fai a campare? Sarai pazzo. Non sei normale.

Poi legge un mio libro e pensa che io abbia cinque lauree e invece scopre un “blackout istituzionale” che non si spiega! Ma com’è possibile? E rimane scioccato.

 

Insomma, il ready player one sono io. Non si tocca!

 

Eh sì, molti dicevano: una volta che tornerai nella realtà, puoi anche scavarti la tomba. Di questo ne sono ancora molto sicuri?

Ecco, potrei mettervi in cuffia Forever Young degli Alphaville, e invece io sono figlio delle streets o f fire… a rock & roll fable incarnata, in another time, another place…

 

NOWHERE FAST!

 

Insomma, qui parliamo di un uomo di un’altra categoria e catch me if you can, se ci riesci, devi sapere che poi impazzirai. Ah ah.

Ah, a proposito, lo squalo sono io.

Il Genius naviga sott’acqua e a volte affiora, poi ritorna nel plancton, mentre gli altri rimangono coi loro (rim)pianti e hanno radici piantate nel mondo delle trombate, dei soldi e di altre “bambinate” del genere.

Cazzo, guardiamoci in faccia. Siete messi di merda. Siete dei pescioloni! Oramai l’unica cosa in cui credete è che dovete pagar le bollette.

– Cristo, ma tu sei un bambino.

– Sì, a morire nella vita grigia ci penserò poi. Però devo svelarti qualcosa di “mostruoso”. Ho un uccello abbastanza grosso…

– Le tue, bello, sono solo fantasie.

– Le tue invece sono troie. Ti saluto.

 

Strade di fuoco Diane Lane

 

 

di Stefano Falotico

Federico Frusciante e Spielberg – (Non) ha tutti i torti, qualche torta in faccia


28 Dec

MunichFrusciante

Egregio amico Frusciante, dopo mesi di astinenza dai suoi video, la volontà altissima del Cristo, se (r)esiste, ha voluto che cercassi e trovassi tal suo cortese, pregiato video su Spielberg, che LEI, esimio, bistratta, e su cui centra molti giudizi per i quali siamo concordi, dei quali abbiamo letto e imparato a menadito le recensioni del Mereghetti, su cui molte/i di essi, come si capisce, combaciano con le sue parole, talvolta rubacchiate dal Paolino. Dissento, infatti, su Munich, così come parimenti fa Paolo nel suo celebre, non so se celebrato, Dizionario, poiché considero Munich opera di fascinoso splendore e attimi folgoranti, quanto molto noiosa in alcuni spezzoni e con un Daniel Craig al solito piacioncello prima che diventasse il James Bond più odioso della Storia. Sul resto siamo in perfetta sintonia.

Riproponiamo dunque, però, qui il suo amato-contestato video. De gustibus.

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)