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2 Giugno 2020 – Festa della Repubblica: quale? Quella di Don Luchese di Malavita di Luc Besson? A parte gli scherzi, buona vita a Clint Eastwood, un mio racconto letterario, che fantastica storia che è Il Falò delle vanità, ah ah!


02 Jun

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Partiamo subito con una freddura:

Anyone is an enemy for a price. Chiunque è/diventa un nemico che non ha prezzo. Cioè, se lo paghi, ti fotte.

Per un Jonathan Pryce?

Lo scorso 31 Maggio, ovvero domenica scorsa, compì 90 anni il più grande regista vivente. Sì, lo è.
Un tempo, in una landa solitaria delle mie notti lugubri e insonni, il mio regista preferito fu Martin Scorsese. Questo lo sanno anche le pietre. Ma, col tempo, sapete, si guarda la vita da una prospettiva più matura. Scusate, non voglio risultare però paternalista come Al Pacino di Ogni Maledetta domenica quando, per spronare i suoi boys prima del suo discorso nello spogliatoio per donare loro la grinta necessaria per affrontare un incontro decisivo, fa mea culpa dei suoi errori del passato.

Ecco, per quanto adori Al Pacino, già ai tempi di questo film di Oliver Stone, eh già, fu assai più vecchio di me. Non mi pare giunto, nemmeno adesso, il momento di esservi retorico più di Platoon.

Ah ah.

Sì, cavolo. Perché mai Platoon fu premiato come Miglior Film agli Oscar? E La sottile linea rossa, no?

Veramente uno scandalo. Forse peggiore di quello raccontatoci dal gigantesco Roman Polanski nel suo magnifico L’ufficiale e la spia.

Che cosa voglio dire con questo? Quello che ho detto. Ma non mi pare il luogo né la sede opportuna per autocommiserarmi.

E, a dirla tutta, sono stanco dei miei deliri solipsistici fanatici dello schraderiano esistenzialismo da uomo ombroso, auto-reclusosi nella cripta in modo davvero troppo precoce.

Malgrado i miei ultimi anni siano stati orribili, ve lo posso giurare su Cristo, ammesso che costui non vada a sputtanarmi con la Maddalena, così come fece Willem Dafoe in The Last Temptation of Christ, sono ancora belloccio, veloce e portentoso. Molta gente pensa che io sia matto, che debba curare il mio cervello con dei neurolettici e vorrebbe sbattermi in ospizio o, peggio, in casa di cura, così come tentarono i parenti di Walt Kowalski in Gran Torino.

Mi spiace smentire ogni mio hater, vi mostro questa mia foto scattata oggi. Secondo voi, questo qui sarebbe un uomo che dovrebbe curarsi dalla prostata e che necessiterebbe di essere rallentato nei suoi, vivaddio, slanci vitali assai furenti e passionali? Indubbiamente, il mio sguardo è un incrocio fra quello di Malcolm McDowell di Arancia meccanica, quello di Johnny Depp di Chocolat, forse pure da freak de La fabbrica di cioccolato, da mezzo scemo alla Seann William Scott, da Sam Rockwell de Il genio della truffa di Ridley Scott o forse da Sam di Confessioni di una mente pericolosa, ma sì, dai, optiamo per quello di Richard Jewell, da Stephen Dorff di Somewhere, no, più affascinante (eh, ‘na roba…) quello di Cecil B. Demented, genio “incompreso” più di Ed Wood e Tommy Wiseau, da Joaquin Phoenix della periferia bolognese, da De Niro in erba in mezzo a felsinei che di erbette, cioè gli spinelli, vanno forte più di Popeye con gli spinaci, e…

Scusate, mi sono perso un’altra volta.

Ho da poco mandato questo mio racconto a un concorso letterario.

Secondo voi, vincerò?

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Il viaggio onirico di un uomo nero

 

Innanzitutto, non per sottovalutare Sulla strada di Jack Kerouac ma credo che sia importante, soprattutto per il sottoscritto, smentire l’erronea e distorsiva mitologia secondo cui le esistenze di noi tutti siano paragonabili a un viaggio. Metafisico e non.

Soventemente e scioccamente, per esempio, abbiamo udito interminabilmente la classica, onerosa espressione fatta e pallosa… ah, in questo viaggio che è la vita oppure quante innumerevoli, insopportabili volte abbiamo dovuto ascoltare banalità del tipo: cosa rappresentò, sino a ora, questo nostro aver sin qui viaggiato lungo tante vie delle nostre vite che, semmai, non condussero a nessuna svolta?

Ah, coi patetici, autoassolutori c’era una volta e col tedioso rimembrare la nostra vita nell’intenderla come un itinerario a tappe, come un dolce e poi duro, scosceso, lievissimo o difficoltoso peregrinarvi fra saliscendi emozionali di natura esistenziale, ah, finiremo soltanto col paralizzarci nel guardarci indietro. In maniera imbarazzante. Ancorandoci, da passatisti inguaribili, nelle elegie agiografiche delle più stupidamente consolatorie, ipocrite e fottutamente dolciastre.

Specialmente, auto-ricattandoci nell’abulico spettro delle nostre lagne inaudite, penosamente morbose, infinite, da moribondi sempre spauriti. Della loro vera vita realmente sparita.

Non osservando invece, ahinoi, ciò che sta davanti a noi, magnificamente sterminato e ancora vivamente possibile.

Vivete solo di vite oramai immaginarie. Invece, immaginate…

Cosicché, ben vi starà se, conservando quest’atteggiamento malato di ritrosia e oscena, oserei dire criminosa malinconia mortifera, cascherete in un fosso, prossimo al vostro successivo passo falso, cari fessi e cari uomini e donne prosciugati sin all’osso che, dinanzi alla realtà, perfino cinica ma oggettivamente ineludibile, della vita, ah ah, ve la faceste, fate e sempre farete sol addosso.

Ah, sono stufo, oltremodo nauseato dalla pedissequa, estenuante e ammorbante definizione, poco esistenzialista, invero, della vita intesa come un lungo, morbido, forsanche impervio cammino ove si può cascare, perdendo la rotta, franando per mai più risorgere ancora intatti e mentalmente lucidi. Mettiamo fine a queste sciocchezze, peraltro mal assortite.

Ah, mi sono proprio rotto di questa scontata scontentezza fintamente buonista, capziosamente ricattatoria e pericolosamente, insidiosamente affetta, inconsciamente, da tanta cretina retorica e melensa tristizia scevra d’ogni slancio romantico dei più suadentemente vitalistici. Deturpati di ogni savia vividezza cristallina!

Dio mio, ne provo ribrezzo.

Di mio, so che molte persone, dopo la prima botta in testa, cioè dopo aver robustamente ricevuto una tostissima batosta, crollarono irreparabilmente e letteralmente a pezzi. Sì, i loro cervelli si spaccarono e, affranti, completamente nell’animo loro infranti, nel cuore fratturati, nell’amor proprio sinceramente destrutturati, giammai riuscirono a ricomporre il puzzle delle loro vite che non sanno più adesso, neppure con la fantasia, sanamente orientarsi al fine di liberamente viaggiare anche solo all’interno d’una spensierata, magica poesia ammantata di sontuosa leggiadria selvaggia e variopinta.

Affogando invece, purtroppo, nelle malinconie più stantie, figlie del loro essere naufragati in un oceano angosciante di rimpianti abissali e, per l’appunto, stagnanti e malsani.

Impantanatisi che sono costoro nelle sabbie mobili delle loro (in)ferme mentalità piattissimamente distorte più tragicamente dedaliche di una metropoli labirintica e confusa ove le vie delle loro anime dissestate s’intersecano, incasinate, in maniera sia orizzontale che verticalmente perpendicolare. Intrecciandosi in neuroni mal accordati ai loro cuori già sinistramente sprofondati nel traffico nauseante e nel caravanserraglio mortale delle più atroci confusioni sesquipedali. Ah, abbiamo pure i pendolari annoiati e quelli che, senza spirito critico alcuno integralmente personale, pendono dalle labbra di chi non sa più ammirare neppure un viale del tramonto in modo roseo e spensierato. Sì, ripetendo invece solamente antichi proverbi più vetusti delle arrugginite rotaie delle loro binarie rotelle oramai avvitatesi ed arresesi ai detti più vecchi di mia nonna purtroppo morta molti anni addietro.

Rosso di sera, bel tempo si spera? Sì, ma domani sarà un altro giorno, sostenne Vivien Leigh/Rossella O’Hara di Via col vento. Vivien che, nella versione originale del sempiterno capolavoro sempreverde di Victor Fleming, si chiama Scarlett. Così come l’attrice protagonista di Lost in Translation.

Sì, cari uomini smarritivi soltanto nell’indecifrabile transizione, mai evoluta in qualitativa, superiormente emotiva transazione arricchente i vostri spenti cuori auto-fottutisi, smettetela di fare i piacioni come Clark Gable, bensì invitate stasera stessa la vostra donna a cena.

Con tanto di abbacinante lume di candela grandiosamente riaccesosi in quanto, in cuor vostro, siete coscienti che di lei siete meravigliosamente innamoratissimi e inevitabilmente presi.

Godetevela finché potete in modo bollente. Poiché domani, invece, potreste morire anche all’alba. In modo terrificante.

Dunque, che cosa state aspettando? Di morire dentro, elevando il patetismo a uno stile di vita più fallimentare delle vostre scelte sbagliate e giammai redentesi nell’attimo di un infinitesimo gaudio straordinariamente estasiante?

Camionisti e viaggiatori delle highway americane e delle vostre Strade perdute da David Lynch più squisitamente delirante delle vostre giammai fantasie realizzate e perennemente irrealizzabili, al massimo, sostate di notte al locale From Dusk Till Dawn, memori giustamente dell’insuperabile Santanico Pandemonium, alias la superba Salma Hayek.

Attenti, però, a non venirne imprigionati, vampirizzati che sarete dalla sua estasiante beltà melliflua e succhiante ogni goccia del vostro residuo eppur scalpitante sangue spumeggiante. Sessuale e non.

Versatele da bere il vostro virile aroma incitante ad un amore caliente. Suvvia, riscaldate tutto l’ambiente, non siate vili, non fate i villici. Se volete conquistare una donna, sia costei anche una sanguisuga, forse non potrete offrirle una villa da George Clooney ma certamente potreste prometterle una gita sulle rive del lago di Como ove George si recò spesso durante le sue italiane vacanze, sperando in un modesto, sì, ma al contempo stupendo, eterno amore come ne I promessi sposi. Capolavoro letterario intriso di vertiginoso romanticismo impareggiabile dei più deliziosi.

Cioè, per farla breve, non piangete sul latte versato e sui globuli rossi dei vostri sanguigni, già trascorsi amori spermatici asciugatisi negli imperituri, più sterili, assai aridi e controproducenti, tormentosi rimpianti da zombi viventi oramai non più cazzuti.

Non magnificate ciò che fu o non fu in un periodo più remoto del tempo immemore, cioè semplicemente dimenticato, ubicato chissà dove nella vostra mente, glacialmente rivivificato nel rammemorarlo quando esso estemporaneamente riaffiora a esaltazione, sì, soltanto penosa, dei vostri glory days oramai, da tempo immemorabile, irrecuperabili e onestamente, attualmente non più avventurosi e focosi. Dimenticate subito questi oramai terminati momenti da ipocondriaci malati terminali, per quanto siano stati e siano ancora, forse, per voi indimenticabili. Esalterete, così facendo, solamente il patetismo delle vostre bruciate gioventù andate a puttane, elevando mestamente in gloria solo le vostre vite che ardimentose non lo sono più, immolandovi al piacere effimero del friggervi nell’illusione di beatificare perfino le passate delusioni più stronze e infime, bigotte e moralisticamente auto-castigatorie.

In poche parole, non crocifiggetevi mai più da conigli invero pieni di rancori. Non piangetevi addosso, basta, per piacere, con l’autocommiserazione a celebrazione d’uno spettrale vostro miserere ossessivamente imperterrito. Non impietritevi, io non m’impietosisco. Ma che siete degli storpi auto-castratori?

Scopate ancora la vita perché, tenetelo ben a mente, non è mica finita…

Sì, lo so, siete sfiniti, stanchissimi. Affaticati come se aveste corso per mille miglia senza bere un solo sorso d’acqua pulita. Oh, ottima e buonissima. Fidatevi, la vostra bile va soltanto depurata con la rinascenza temeraria delle più vivide e adamantine.

Eh già, non siete assolutamente morti. L’acqua effervescente, soprattutto delle vostre anime ancora frizzanti, ve lo giuro, sì, io so che lo sono, non costa molto. La vendono a pochi euro al primo supermercato vicino casa vostra.

Insomma, ancora vi bevete la cazzata secondo cui la vita è un viaggio senza ritorno, di sola andata e privo di possibili inversioni di marcia?

Basta svoltare l’angolo dopo aver pagato la cassiera, acquistando un’intera confezione di acqua naturale e potrete ancora bervela tutta d’un fiato in modo speciale. L’acqua facilita la digestione delle amarezze da alienati, da uomini forse mai nati e troppo presto ammainatisi, asciugando ogni vostra vigliacca, scoraggiante ansia poco amabile. Sì, lo sanno tutti che ve la state facendo soltanto nelle mutande!

Dunque, scolatevela alla grande, di dosso scrollatevi le tossine in eccesso. Tossite, espettorate ogni groppo in gola e maggiormente scioglietevi con più foga. La vita vi sarà ancora figa!

Sganciatevi dai luoghi comuni, dai modi di dire e di fare più abusati.

La vita non è un viaggio, la vita è la vita. L’acqua è la linfa primaria della vita. Infatti, se scarseggia si muore disidratati. Non vorrete mica morire pure di fame chimica? Oppure, peggio ancora, dar di panza di scoregge da merdosi poiché non sapete più amare un fresco mattino con la rugiada più letiziosa?

Divorandovi, per colpa dell’appetito nervoso, anche il vostro spappolato fegato arrugginito? Ah, siete odiosi.

Che siete, per caso, dei cannibali? Degli psichiatri antropofagi delle vostre follie da Hannibal Lecter assassini delle vostre vite da voi stessi mangiate vive in modo troppo precoce?

Siate ruggenti, risplendete lucenti!

La vita non è un viaggio che vive solamente di afflizioni atte a rifuggire, vilmente, un grigio vostro presente irrisolto.

La vita è come il grande Cinema, vale a dire un sogno stupefacente.

Sì, dovete risorgere!

Potrà finire male e potrà addirittura, prima dei titoli di coda, comparire la scritta The End dopo un pre-finale in cui moriste ammazzati.

Sì, ma stiamo parlando oramai della fine. Che vi frega come e quando morirete?

Se vinceranno i buoni oppure se perderanno i cattivi? Che, semmai, altri non sono che voi stessi? Tempo per essere buoni ne avete e avrete ancora. Datemi retta. La retta via non è del tutto perduta. Al massimo, può essere un po’ mal asfaltata per colpa d’un sindaco che non cura molto l’urbanistica.

Dunque, state calmissimi. Calmatevi, smettetela di guardare alla vostra vita da passivi spettatori arresisi alla scemenza e al fintissimo buonismo.

Siate, eccome, nuovamente grintosi, perciò affamati! Calorosi!

Avete finito di farvi i film migliori? Dunque peggiori poiché utopistici da insanabili, incurabili, stolti sognatori patologici?

Non affossatevi! Ora, uscite dal cinema, afferrate con le mani il volante della vostra macchina e in alto ancora volate. Attenti solo a questo: se accelererete troppo durante il viaggio, eh sì, potreste sbandare, schiantarvi oppure essere multati per eccesso di velocità.

Potranno ritirarvi la patente o potrete subire una fortissima, salata contravvenzione. Sono troppo pessimista, cinicamente realista e perfino moralista? Sono sol un uomo nero, dunque trasparentemente bianchissimo. Poiché so che la vita è come un’autostrada con molte carreggiate e piste. Sì, potreste entrare in un tunnel senz’apparente via d’uscita.

Auto-giustificandovi delle erronee vie che, durante il vostro irredimibile percorso, inseguiste e volenterosamente perseguiste, finendo ai piedi d’un bosco nerissimo.

Ma, in tal caso, dovete essere davvero sfortunati…

Personalmente, non mi successe mai di avere pienamente successo. Nemmeno, comunque, di entrare in galleria e rimanervi intrappolato a vita. Sebbene, al cinema, mi divertii molto, guardando Daylight con Sylvester Stallone.

Si sa, sono Over the Top.

E sarà dura farcela.

Basta anche con Amarcord di Federico Fellini e con La dolce vita da illusionisti solo dei ricordi di voi stessi, quindi da disillusi, oramai arenatisi, essiccati cuori delusi.

 

Comunque, non è vero. Non sono un uomo nero, sono noir ma mi sta benissimo anche il bianco.92245643_10216693908402968_4643096870904659968_o

 

di Stefano Falotico

La quarantena c’ha provato, stremato, forse pure scremato, tremaste tutti così come io tremai ma si deve remare e l’amore e il cuore non andranno giammai più fermati


14 May

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Sai che cosa diceva quel tale? In Italia sotto i Borgia, per trent’anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù.

(Orson Welles ne Il terzo uomo).

Sì, mi tengo tutta la mia “pazzia”. Mi fa sentire vivo, reattivo, come devo essere. Parafrasando Al Pacino di Heat.

Una delle caratteristiche che mi contraddistinguono è la mia alterità. In passato, essa fu malvista ed erroneamente scambiata per vacuità da errabondo, per patetismo laconico di un uomo troppo falotico.

Non per risalire a questioni araldiche di nobiltà medievali ma, sinceramente, malgrado mio nonno fosse contadino o, se preferite, coltivatore diretto, è altresì vero che io sia nobile, veramente.

La nobiltà abita, non so se sia abilitata o disabitata, eh eh, nella mia anima e sono disposto a perdonare i villain, pure i villani e gli screanzati che ardirono ad ardermi vivo, desiderando cattivamente che subissi devastanti umiliazioni al fine di dimostrare, assurdamente, da fascisti menomati, non so se meno amati (usando una loro espressione che dovrebbe indurre a un’amara, tristissima risata allineata alle loro battutine coi soliti doppi sensi ambiguamente impliciti e oramai intollerabili), di distruggermi la vita.

Ridendo, beati e contenti, di avermi invalidato. Sai che divertimento da beoti e poveretti.

Mi spiace deluderli. Persero la loro stessa idiozia.

I vecchi rimbambiti mi diedero infatti del vagabondo, le persone superficiali mi stigmatizzarono e inquadrarono entro la definizione di persona cupa e solitaria, pedante, pesantissima e dunque insopportabilmente cogitabonda.

No, non fui certamente James Bond e nessun mistero è chiuso in me alla Turandot.

Insomma, mi diedero del tonto e del poco di buono.  Sì, additato che fui da persone cieche nell’anima di essere lento e addirittura paranoico, fui persino accusato di andare con delle prostitute ceche, ovvero provenienti dalla Cecoslovacchia.

Ditemi voi se dovetti, per l’amor di dio, prendermi del puttaniere, gratis e poco amore, dalle madri racchie di questi ragazzi schiappe.

Poiché la gente sospettosa è avvezza a sparlare dietro le (s)palle, come dico io, inventandone tante.

Di mio, posso dichiarare in tutta onestà di essere sempre stato sveglio e mai un vigliacco.

Cacasotto è un appellativo che a me, una sorta di Michael J. Fox di Ritorno al futuro, non si dovrebbe mai dare. Come cazzo si permisero tali impostori?

Anzi, precocemente vigile e di occhio vispo, vegliai già nottetempo sulla scemenza generale anche degli uomini capoccioni e stupidamente caporali. Cosicché, m’assopii (in)volontariamente, pure da obiettore di coscienza di giudizioso servizio civile assai diligente, malgrado abbia sempre odiato i dirigenti, planando in lande più meste e contemplativamente amabili, remote dalle solite adolescenze che constano di ragazzini presuntuosi, oserei dire untori, cafoni e deficienti. Ché danno subito in escandescenza se si sbatte in faccia loro la verità più atterrente.

Minchia, signor Tenente!

Eh già, come i bambini che perdono a carte coi nonni, da loro squallidamente definiti boomer, essi ricusano la sconfitta e rigirano la frittata da totali sprovveduti oltremodo incoscienti.

Paradossalmente, sì, la mia esagerata, prematura e dunque troppo matura sveltezza nel pensiero, stando a contatto con coetanei rimasti parecchio indietro, seppur coprendosi dietro requisiti formali atti a certificare la loro mentale sanità dietro un ipocrita paravento, m’indusse a far sì che gli altri pensassero, per l’appunto frettolosamente, quindi da persone tardive e poco sensibili, che mi fossi addormentato e fossi precipitato in uno stato preoccupante di demenza, adombrandomi nella notte melanconica dei più tediosi lamenti, oscurandomi irreversibilmente nello spettro mio fantasmatico e nel diagnostico, psichiatrico specchio d’ipocondriaci tormenti, rosicando nel vedere le loro vite falsamente, ripeto, contente.

Sì, fui etichettato come persona invidiosa e gelosa, poco sessualmente golosa, diciamocela, malata di mente perfino pericolosa. Che figli di troia. Che facinorosi! Soprattutto faciloni! Dio mio, che farfalloni!

Poiché, già nauseato dalle fandonie di quell’età acerba ch’è l’adolescenza che fa rima con deficienza, ove si misura il prossimo in base a stereotipie peggiori di un’esegesi da italiano medio riguardo la poetica di Fantozzi, con estremo (dis)piacere, lasciai che tali villani assai vili inveissero su di me in modo atroce, sbattendomene altamente.

Sì, bisogna fottersene… bellamente.

Ah, allestirono assurdi deliri sul mio conto. Arrivarono perfino a credere che mi credessi Robert De Niro, il mio attore preferito di tutti i tempi.

Riuscirono addirittura a persuadere uno psichiatra forense che io fossi sofferente di disturbo delirante paranoide.

Al che, servii loro e all’handicappato che mi rifilò una diagnosi falsissima più del suo conto in banca senz’attestati… versamenti fiscali, il mio racconto Disturbo denirante.

Ci sta, secondo voi, come enorme presa pel culo sfacciata e terribilmente irriverente?

Abbastanza, nevvero?

Lottai per anni in tribunale affinché tale equivoco giudiziario nei miei riguardi, eh sì, venisse giustificato di risarcimento sacrosanto.

Nel frattempo, puntualmente, ricevetti altre missive bombardanti la mia dignità. Avendo pochissime prove in mano, reagii di nuovo scriteriatamente. Cosicché, dopo immani strazi, privazioni, osceni sacrifici e un inutile, agghiacciante calvario disumano dei più tremendi, per l’ennesima volta vinsi ogni balordaggine dettami e “attestatami”, essendo io l’unica persona al mondo dimessa, consecutivamente per ben due volte di fila, da un centro di salute mentale.

Ma io sono io. Mica una testa di cazzo qualsiasi. Insomma, questi qua furono proprio dei pazzi da manicomio. Diciamocela!

E ancora, assai presto, battaglierò in aula contro il solito criminale se non la finirà di scherzare in modo decisamente irriguardoso nei miei riguardi. Uno schifoso che mi suscita compassionevole benevolenza.

Sì, come detto, sono magnanimo e perdono questi magnaccia. Sì, questo qui, ancora infamandomi e descrivendomi come persona affetta da fobia sociale, finanche di schizofrenia ebefrenica, andando in giro, calunniandomi a iosa, dicendo a tutti, tutto ridendosela da irredento, che io sia un eunuco con un cervello piccolo quando vuole, con falsa cortesia, usare a mio danno un eufemismo tanto tenero e simpatico, invece malvagiamente offendendomi nel darmi la patente di disturbato, squilibrato e decerebrato necessitante, quanto prima, di psicofarmaci pesanti, quando gli piace e va a genio, non mio, la strafottenza più mendace, ecco… persevera a insultarmi con pusillanimità disarmante, con ingratitudine da burino lestofante.

Costui, dopo il mio volontario ibernamento esistenziale, emozionale ed anestetizzante, come poc’anzi dettovi, le mielose scemenze dei miei coetanei adolescenti, più che altro scemi, pressoché uniformemente uniformati a medietà conformiste imposte dai loro genitori all’apparenza grandi, invece castranti, quindi terribilmente arroganti, assieme a quella frigida repressa di su’ mamma, eh già, ancora insiste nel definirmi un bugiardo. Dietro una tastiera, naturalmente. Ove ogni porcata, se non opportunamente denunciata, segnalata e prestamente punita, passa gravissimamente inosservata.

Al che, liberatomi dal gravame delle infondate accuse che dal cielo mi piovvero, non ci piove che, finché tale stronzo non avrà sputato tutto il rospo, smerdandosi tutto nel vasetto, eh sì, tale bimbetto da me non sarà, per nessuna ragione al mondo, minimamente scagionato né perdonato.

Gli piace perseguitarmi, dandomi del maniaco e dell’invertito.

Vediamo invece se, unendo le forze congiuntamente coi miei attuali amici, i giochetti suoi invertiremo.

Se la sta già facendo nelle mutande?

Ah, ebbe il coraggio di dire che fui io uno che mentì a sé stesso per rifuggire una realtà che, a suo avviso, a tutt’oggi per me sarebbe inaffrontabile.

Ma per piacere, poveri pazzi e tapini rivoltanti. Sì, includo, in tale j’accuse, non solo il mentecatto, bensì tutta la sua razza di storpi e malati…

Atto accusatorio senza fronzoli!

Su’ mamma…

Oh, figliuoli, parliamo di una donna fintamente cattolica, giudaica e apostolica che sognò di essere una diva di Hollywood e si ridusse a recitare in parrocchia le sue versioni, non di latino e greco, bensì delle più leziose, francesi commediole.

Ecco come si spurga la donna bebè…

Ah, diciamo che col tempo m’indurii. Sì, fui un duro sin dapprincipio. Poi, a contatto con gente senza coglioni che mi diede del coglione, m’ammosciai in modo rude.

Ma forse sono Bruce Willis di Die Hard?

Ah, bolognesi che mi considerarono alla stregua di una negrona… ah ah, il cui unico, vero interesse culturale fu stressarmi, spacciandosi per intellettuali del cazzo.

Sì, che due marroni… gente che non conoscerà mai Gli amanti del Pont-Neuf e, soprattutto, Juliette Binoche di Cosmopolis. Ah, Juliette fu sempre donna di bellissime cosc’ da infarcire di crema dolce fuoriuscente da tali cornuti, no, da questi cornetti salati, detti mondialmente brioche.

Si sfaldano presto in bocca appena li addenti. Si sciolgono come un caldo soufflé.

Di mio, mi presero per bimbo poiché adorai i Sofficini e i Bastoncini della Findus.

Comunque, mi chiedo sempre come riuscì Ralph Fiennes, in The English Patient, a esserle così paziente.

Sì, dinanzi a un’infermiera come la Binoche, parafrasando Totò di Totò Diabolicus, siamo tutti dei pazienti che non hanno pazienza. E basta con Andrea Pazienza!

Per colpa di tali impostori, divenni Paz! Invece conoscono benissimo Apocalypse Now…

Ah ah!

Credettero che soffrissi di solitudini spaventose da Hotel paura!

Comunque, sì, lo ammetto spudoratamente, senza vergogna alcuna, divenni bergmaniano, amante perfino di Un’altra donna di Woody Allen e patii parecchio L’insostenibile leggerezza dell’essere.

Recitai, a tarda notte, pure il rosario in maniera ossessivo-compulsiva da Giovanna d’Arco della minchia.

Di mio comunque, eh sì, al Cinema di Bresson, a prescindere da Il diavolo probabilmente e dal mio essere inevitabilmente caduto in un’apatia all’epoca indubbiamente deprimente, preferii e tutt’ora prediligo Luc Besson. Anche se rimasi Milla Jovovich de Il quinto elemento.

Questa è bella, è bellissima, ah ah!

Sì, va detto. Milla è una gran figa.

E, a proposito di Bob De Niro, in Stone tradì tutti gli accordi con Edward Norton. Il quale, pur di scontare la sua pena, consegnò la patata di sua moglie, incarnata da Milla, al Bob volpone e assai porcellone.

Il quale, a sua volta, non tanto scontò il suo pene. Eppure lo scottò con lei… mica tanto da uomo perbene…

Ah, vite bruciate come la villa di Bob nel film. Povera Frances Conroy. In Stone, suo marito è un porco, in Joker, cazzo, suo figlio ce l’ha con un porcellino poiché, per colpa della politica di suo padre, Thomas Wayne, un capitalista più bastardo di Mel Brooks di Che vita da cani!, Arthur Fleck divenne un lupo mannaro americano a Gotham City…

Cazzo, roba più demenziale dell’appena succitato Brooks. Roba da John Landis!

In The Score, invece, Ed Norton pensò di essere più bravo, con metodo Actor’s Studio, di Marlon Brando e di De Niro stesso.

Sì, che bella figura… che bella fighettina…

Andiamo avanti. Al Jean Reno di La ragazza nella nebbia, preferisco mia madre. Anche se, in passato, divenne troppo religiosa. A Cose Nostre – Malavita, preferisco invece Léon.

A Natalie Porman di Heat, preferisco quella di Closer. Ragazza di ottimo culo, mica una matta sfigata poi ritrovata come ne Il cigno nero.

Ce la vogliamo dire? Il film di Aronofsky è una mezza puttanata e forse il caro Oscar dato a Natalie, eh sì, col senno di poi possiamo considerarlo davvero regalato.

Una sorta di premio simpatia nei confronti del suo personaggio di ragazza sessualmente frust(r)ata.

A quella di Thor, invece, preferisco Naomi Watts di Birdman. Ah ah.

Al Cinema di Renato De Maria e al Padre Nostro di tua sorella, sì, preferisco Gli spietati di Eastwood.

E quell’altro? Ne vogliamo parlare di Scamarcio ne Lo spietato?

Ancora rompe il cazzo a fare il malavitoso dei nostri stivali? Ma non fu da Keanu Reeves, in John Wick 2, inculato più di come la sua ex, Valeria Golino, si lasciò da lui stesso, cioè Riccardo (non tanto Cuor di Leone), tranquillamente sodomizzare?

Che poi… anche Valeria. Dovrebbe chiedere la cancellazione, dalla sua filmografia, de La puttana del re.

Tanto, basterebbero già Hot Spots! e Respiro per capire che non fu attendibile ne La guerra di Mario.

Di mio, posso dire che me ne tirai parecchie sull’ex ballerina Lorenza Mario, da anni non torno al mare e, a La Mer, celeberrima canzone melanconica per depressi oramai affogati irrecuperabilmente nell’oceano delle loro tristezze melmose da merdosi, preferisco fare un po’ la merda stupendamente odiosa.

Sì, stronzeggio quando gli altri troppo sulla mia vita cazzeggiano.

Qualche mese fa, chiesi un parere a una tizia:

– Sono di Bologna come Stefano Accorsi. Secondo te, gli assomiglio?

– Sì, sei simile a lui in Radiofreccia e in Un viaggio chiamato amore.

– Cioè, in modo cortese, mi hai appena detto che morirò suicida poiché pazzo come Dino Campana.

– In effetti, qualcosa del genere.

 

Ah, non dovete mai dare retta a Le fate ignoranti. Poi, uno crede davvero di avere Saturno contro. E si lascia travolgere dalle paranoie e dalle delusioni, tipici elementi che scatenano la schizofrenia apatica.

Accorsi è comunque un falso. Siamo tutti bravi a celebrare l’amore quando stiamo con Laetitia Casta.

Ma se lei ti lascia, ecco, non hai molte vie di figa, no, di fuga. Puoi mangiare le fave di Fuca, puoi diventare casto oppure leccare il culo ancora a Gabriele Muccino per rimanere tanto “Maxibon” e carino.

Infine, puoi venire, no, divenire il paziente, ricollegandoci al discorso sopra fattovi, de La stanza del figlio.

Baciami ancora? Ma che cazzo stai a di’!?

Se perderete un figlio, comunque, lasciate perdere Nanni Moretti. Non basta un barattolo gigantesco di Nutella per tappare il lutto. So io cos’è Bianca…

Lasciate anche stare film come Jack Frusciante è uscito dal gruppo. Ah ah, di Enza Negroni. Una che mai si spostò da Bologna e, anziché girare vero Cinema, girò film pseudo-educativi come Rotta per il Pilastro. Meglio il Cremlino a queste donne da Cremino.

Di mio, da piccolo m’iscrissi a Nuoto alla piscina Record del quartiere, per l’appunto, Pilastro. Imparai a nuotare da solo durante giornate piene di Sole e, piuttosto che fare la rana, preferii essere un principe del giuoco della palle come Lionel Messi. Sì, giocai a Calcio sino a diciott’anni, arrivando fino alla categoria Juniores.

Poi, mi fu chiesto di andare in prima squadra. Ancora una volta, mi buttai viai. Dovrei prendermi a calci nei testicoli? Sì, sono un testone! Alla Negroni, al Negroni, alle negrone, a Nerone, al Martini e al mojito, preferirò sempre Dolls di Takeshi Kitano e Le iene di Quentin Tarantino.

In passato, non ebbi Paura d’amare. Bensì, paura di soffrire. Allora, soffrii del tutto come il protagonista de Le onde del destino. Ecco, dopo questo scritto, ora capite bene che il Kobra non è un serpente…

Ci siete arrivati, finalmente? Di mio, non sono pazzo come il cattivo di Cobra ma non sono neppure figo come Sylvester Stallone. Infatti, sono più intelligente di entrambi. Finisco così…

Su Facebook, un tizio scrisse: Joker è una cagata pazzesca. È molto sopravvalutato.

Al che, gli risposi con questa freddura:

– Perché? Tu non lo sei?

 

Quindi, lui gridò, inferocito!

– Che vorresti dire? Che sono una merda d’uomo?

– No, hai frainteso.

– Ah, menomale. Perdonami se ho equivocato.

– Sì, scusami. Volevo solo dire che, per quanto mi riguarda, puoi avere anche tre lauree e due donne di nome Laura.

Ma, lasciatemelo dire, secondo me di Cinema non capisci un cazzo.

– Capisco almeno di figa? – mi chiese lui, spaesato.

– Non lo so. La tua ragazza mi disse di no.

– Che cosa? Conosci la mia ragazza?

– No, non la conosco.

– Ah, perfetto.

– La conobbi ieri sera – risposi io con sesquipedale nonchalance.

 

Costui rimarrà sconvolto a vita. La sua ragazza di più. Ah ah.

Per quanto mi riguarda, comunque, non sono cazzi vostri.
Intanto, sono diventato il re dei fan di Anna Falchi. Ma sì, ne andai matto.
Mi sa che abbisogno di tornare alle belle donne come la mia donna attualmente amata.
Basta coi moralismi delle bruttone e delle fallite.
E, dopo la giacca incazzosa di Drive, presto a casa arriverà a casa mia una di queste due giacchette da vero maschilista amante del piacere più verace.
Ah ah.
Se non vi sta bene, mi sa che farete la fine di Leo DiCaprio di Shutter Island. Eh già, non gliela potete fare neanche se vi reggesse il gioco un amico buono come Mark Ruffalo. A voi non basterebbe nessuna cura da Ben Kingsley.

Vi credeste grandi, puttaneggiando con Gandhi ma, onestamente, siete soltanto degli ipocriti.

Ricordate Ove the Top, miei topi.

Falco sono io. Volete affrontarmi? Ok, Poi però non piangete.

 

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di Stefano Falotico

Tutto ciò che è successo al Joker negli ultimi anni da saggio Holden ma voi non avete mai osato chiedere, epico!


30 Apr

Ora, vedo molti giovani iscritti alla scuola di scrittura creativa Holden che non hanno mai letto il capolavoro di Salinger.

Cazzo, questa scuola però non è tanto per eterni adolescenti. Il costo d’iscrizione viene più di 5000 Euro.

Fidatevi, con 5000 Euro, piuttosto che seguire questi corsi didattici tenuti su da gente frustrata, potete comprarvi una miriade di libri e farvi da soli una cultura che vale l’enciclopedia Treccani.

Ecco, ora vi racconto cosa mi è successo negli ultimi anni. Anzi, cosa non è accaduto.

Tanto tempo fa, fra le brughiere del bolognese, in questa landa della pianura padana ove abitano pure delle padovane, ove va ancora alla grande Samuele Bersani con le sue piadine romagnole, ah no, scusate, Bologna è in Emilia, io mi comportai esattamente come il mio idolo, ovvero Walt Kowalski/Clint Eastwood di Gran Torino.

Sì, quegli scapestrati arrogantissimi meritavano una lezione morale davvero indimenticabile. Mi fermarono per il mio coraggio da leone e cercarono di rimbambirmi, ficcandomi nelle cliniche psichiatriche. Posti comunque più sopportabili del novanta per cento degli uffici comunali ove il grigiore è all’o.d.g. e tutti si fingono brave persone che votano Democrazia Cristiana quando invece non hanno l’anima per apprezzare quel povero cristiano del Joker, uomo della DC.

Sì, in questi manicomi, la vita assume la levità della malinconia più euforica, la gente, in preda a urla devastanti, canta liberamente di rivoluzioni sessuali e sogna un mondo egualitario ove non avvengano più segregazioni da CasaPound.

I matti soavemente son sedati, imbottiti di psicofarmaci mentre gli psichiatri son più pazzi di loro e imboccano le apprendiste psicologhe su pratica applicata all’Eros freudiano, forse solo ano, con infermieri che vagheggiano la cuoca della mensa sul riso bianco dei loro sorrisi di plastica abbottonati ai loro camici intonsi.

Si tirano su le maniche ed effettuano depot, vale a dire punture a base di sostanze chimiche altamente nocive all’organismo umano, ficcate insomma a scopo contenitivo, al fine di alleviare le sofferenze psicologiche dei presunti malati di mente attraverso arbitrarie somministrazioni intramuscolari di neurolettici che li paralizzano, rendendoli catatonici, impotenti in ogni senso.

Sì, questa è la cura. A scopo, diciamo, propedeutico. Una cura che ti castra se vuoi scopare. Sessualmente parlando. Peraltro, così distrutto, dopo che ti hanno dimesso, non trovi lavoro neanche per scopare i pavimenti delle stesse cliniche ove ti hanno raso al suolo.

Come la vedete?

Insomma, una vergogna mondiale effettuata in quasi tutti gli Stati del mondo liberali e progressisti, tranne nelle regioni sottosviluppate dell’Africa. Ah ah.

Questa è bella, è bellissima. Segnatevela, ragazzi, quando qualcuno oserà dirvi che, visto che non legate coi vostri coetanei, schizofrenici e maniaci sessuali, soffocati da genitori più infantili di loro, siete socialmente pericolosi come Léon soltanto perché non leccate il culo a nessuno, amate una vita appartata e discreta, simpatizzate per la nevrotica Natalie Portman e siete dei Ronin, mercenari senza padrone che non si prendono la Laurea per scrivere sotto dettatura al fine di riscuotere uno stipendio puttanesco elargitovi dal caporedattore fascista che vi obbliga, peraltro coattamente, a redigere articoli di Spettacolo ove venite corretti, no, costretti, sennò vi licenziano, a dire che Luc Besson è uno affiliato a Cose nostre – Malavita.

Tenetela a mente quando qualcuno vorrà reprimere la vostra Nikita giustamente incazzata, lanciandovi offese perché siete ribelli rispetto a quelle della vostra età che a 18 anni hanno già 1 milione di followers di guardoni, delle gnocche, sì, ma anche palestrate oche e vuote, mica anoressiche stupende come Anne Parillaud, e insulteranno la vostra bella, raffinata magrezza perché i canoni di bellezza odierna esigono una bionda più formosa come Bridget Fonda di Nome in codice: Nina.

Be’, sinceramente, come quello “Zio Nino” di Bob De Niro di Jackie Brown, io spingerei a fondo sia su Bridget che su Anne. Anche sulla Hathaway de Lo stagista inaspettato.

Sì, The Intern, un uomo fuori tempo massimo il Bob. Sia nell’eiaculazione precoce con la femminona Fonda di Jackie Brown sia nella ricerca di lavoro interinale nel suddetto film di Nancy Meyers, una femminista.

Sì, un Nonno scatenato che senza vergogna spara battute vaginali a fica, no, a raffica.

Fottendosene… della moralità e del perbenismo. Si caccia una pippa su un porno e poi serve, con le mani ancora macchiate di sperma, al sano nostro Ted Bundy/Zac Efron una bevanda che mette calore.

Io adoro le attrici di Hollywood. Soprattutto quelle che non vinceranno mai un Oscar. Sì, attrici che venero, delle veneri secondo me comunque più oneste di quella rotta in culo di Nicole Kidman: Kendra Lust, Brandi Love, Nicole Aniston, Gracie Glam, Mischa Brooks. Per non parlare di una delle mie prime fiamme, Penny Flame, la quale infiammò la mia quaglia, squagliandola, di attimi impuri da puro Falò delle vanità. Sì, uno dei miei capolavori letterari è Hollywood bianca. Rieditato e ripulito dai refusi ma rimasto integralmente cattivo, arrabbiato, romantico e un po’ sporcaccione. Scorretto.

Quando qualcuno mi dice che sono una persona sola, gli consiglio Il fascino e la seduzione della solitudine. Quando qualcuno sostiene che sono innamorato di De Niro e non di quella scema di Scarlett Johansson, gli consiglio Robert De Niro, l’intoccabile su immagine di copertina, con tanto di diritti personalmente contrattati, di Jordi Ambro. Guardate i suoi lavori su YouTube e sappiate che io scelgo sempre i maestri.

Insomma, se mi mettete contro di me, sappiate che io sono più pazzo di voi. Ecco cos’è successo. E non vorrei che, alla prossima burla, miei sadici giocherelloni, potreste trovarvi di fronte Christian Bale di Batman. Un American Psycho che vi apre in due come una mela. A proposito, la dovremmo veramente finire con queste richieste d’amicizia inviate da tutta questa gente “carina”.

– Ho accettato. Chi sei?

– Sono una parrucchiera. Sei interessante e sembri una brava persona.

– Ah, ho capito, sei la solita zoccolona che vuole tirarmi a lucido le doppie punte.

 

Ah ah, poi mi contatta quell’altra vecchia conoscenza che giustamente mandai a farselo dare nel culo:

– Perché mi hai chiamato al telefono?

– Eravamo amici, ricordi? Possiamo tornare a esserlo. Ma prima devi dirmi se ora lavori. Ti sei inserito?

– Sì, sto lavorando veramente duro. Infatti, scusami, ora sono occupato.

– Ah, ottimo. Ci sentiamo dopo, ok? Ma puoi dirmi almeno subito che lavoro è?

– Va bene. Tua moglie mi paga per fotterla in tua assenza. È un ottimo lavoro. Fallo anche tu.

 

 

di Stefano Falotico

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Il “De Mentis” bell(ic)o, trattato “j’accuse” che si sbellica di fronte a una famiglia borghese di dementi… che, di stalking, m’accusa(n) senza scuse…


15 Mar

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… Con cui si scontrerà di nuovo in (c)appello!

Le mie son le urla d’un “vagabondo”, d’un “immondo”, d’un disperato che, però, dirimpetto a tal uomini “in pectore”, non si scappella e non mangia i tortellini, oppure, se preferite, i cappelletti.

Di fronte a questa schifezza, la mia ira (s)tira…, cari (s)tiratori “scelti” della borghesia ruffiana, arraffate, colpite di buff(ett)i e spaparanzatevi davanti, e “didietro”, al mio buffet.

Ché di “patate” vi contornate, mi sfottete da tor(n)i perché son “cotonato”, sì, amo non aver contorni, cibandomi unicamente della mia metafisica “mentina” senza “(s)fighe” su (ca)pel(l)i elettrizzati. Che sfigato! Gridatemelo.

Queste mie parole danzan soavi nel vostro piatto “prelibato”, c’incontreremo di (s)cont(r)o, cari osti che con me non avevate fatto “pen” i conti, in tribuna(le) elettorale, ove mi eleggerete poco da “elegia” e non elogerete la mia “mal(att)ia” aleggiante.

Di mel(in)a mi turlupinerete ancora, saran sol, poco Sole, che SOLA e solitudine, evviva Sansone, psichiche turbe nel vostro insultarmi d’offese turbinose e deturpanti, metti il turbo, dai, furfante, ridammi il mio fantino, son Falotico di bizzarro e non mi rizzo per le tue (ra)gazze che sghignazzano, tutt’ora di rischio azzardo e il fondo del barile, che “bile”, raschio, “innalzandotelo” perché “meriti” il tuo esser bravo “marito(zzo)” di melassa e Balanzone di panza. Non te la do vi(n)ta di b(r)ava. Son il Bravo! Imbizzarrito, mi sbizzarrisco in tal mio stile bizantino, senza la tua retorica stra(va)cca(ta), oggi vivo a Bisanzio, domani, gotico, è già passato Marzo, mio “marzapane” di ros(s)e gote. Non m’intimidisco, ti “liscio” e di striscio non ti faccio lo struscio. Ti (s)turo da “duro”. Son gran presa pel cul’. Son la pena alle tue pen(n)e. All’arrabbiata, detesto, di tal “testata”, il tuo farti passar, di passere, per giornalista che se “le” spassa. Non mi passò, ecco il ripasso, t’accerchio di compass(at)o. Tu, abbasso! Evviva Campobasso, località ove tu non hai traslocato ma che, di (lo)culetto sempre tuo, fa rima con la legge dei “contrabassi”, sì, son “bassissimo” e non ascolto “The Cure”, cantanti oramai (sor)passati d’un oscuro, adolescenziale passato senza cur(i)a ché son “suon(at)o” come la banda Bassotti, vai di Léon(e), a(g)nello di Dio da “Giovanna d’Arco”, nel Cinema “Malavita” di B(r)esson.

Son Cose Nostre, meglio dei Pater Noster e della tua donnetta con le sue cosette e la tua cas(s)etta.
Son incazzato! A bestia! La Via Latte(a)! Di tua glassa, non togliermi le mie  “tristi” galassie! Io son gelante di non esserti galante, non son grande di “glande”.

Battiato! Battuto! Sbattitene, evviva Battipaglia e il battiscopa di scientifico “scopone”.
Ti scop(r)o! Non ho alt(r)i scopi, son “piccolo” da miscroscop(p)io.

Eccomi, lupo contro i volponi!

 

di Stefano Falotico, firma assonanza di quasi rima baciata, mia incarnata stronza(ta)!

Meglio delle puttan(at)e!

(S)punta(mi)! Ecco che rispu(n)to!

Due punti, di virgola (o)metti(amo)!

 

Italia uguale Malavita, belli miei


13 Oct
Malavita, a film by Luc Besson with Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, Tommy Lee Jones, Diana Agron, John D'Leo...

Malavita, a film by Luc Besson with Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, Tommy Lee Jones, Diana Agron, John D’Leo…

L’Italia è come un palo dopo 90 minuti per recuperare, Paese arretrato, bigotto e da biscotti, non solo calcistici, ci vuole il pentito Manzoni, non Alessandro

L’Italia, paesaccio di sciattoni, di “sciatori” a Cortina d’un pezzetto di figa, di bon(azzon)e, di ciabattini, puttanoni, battone e “imbattibili” tromboni, di cascamorti e “Viva la gnocca” con le nacchere. Hanno rotto!
Basta, una delle mie massime è questa, inappellabile: “se vuoi giudicare la mia cappella, ti spacco la faccia e, se vuoi insegnarmi come si vive, t’ammazzo da schizzato”.
Sono secco, son fatto così. Di mio, alzo il “gallo” di buon ora, mischio la cedrata nel latte scremato, me lo scolo d’un fiato, caccio un peto che gaio non critica i gay, rispetto gli albini e canto nell’alba. Abbagliandomi dei primi raggi per poi abbigliar quella che mostro nuda, l’essenza mia senza maschere o retoriche petizioni ma “costretta” a indossar i pantaloni per non dar nell’occhio. In vita mia non ho mai mangiato le ostriche ma spulcio le ochette, ringalluzzendo il rizzato tirarmelo da stronzetto. Così nacqui, così annuso voi marci, così “cazzeggio” al fin “propedeutico” d’educarvi al (ris)petto. Le pollastrelle mi corteggiano ma le schiaffeggio, dopo aver versato loro in capo un po’ di “shampoo” a base di “cappuccino”. Non sei da saponetta, sei sempre bagnata da sciacquetta. Ecco il “dolcetto”, cara zoccoletta!
Da anni, son in lotta con una famiglia contro di me accanente, perché mal tollera il mio star per i cazzi personali. Gentucola cagnaccia da strapazzo, insomma i soliti (pu)pazzi. Li faccio incagnire, pensan di farmi incazzare ma rimangono incassati nelle bare del mio cagarvi.
Si copron dietro un lavorino rispettabile, son degli scribacchini ma svaccan appena in TV appar un buon cul, esaltati dalla “fica(ta)” di massa e rimpicciolendosi pur “ingrandendolo” su sgranarli eccitati. Vanno scannati o trascurati? No, a questi  coglioni va spento l’abbonamento… si dichiaran buoni e si recano a messa eppure hanno solo una fissa. Ficcarlo a una di tradimento per presto “pentirsi” dinanzi al crocefisso. Insomma, prima (si) bacian le mani, toccano e intaccano ma basta una “confessione” e la lor coscienza smacchiano.
Son “impeccabili”, vestiti a (tra)punta, per cuocerle a (s)puntini. Le puntano e le raggiran per l’anale dietro l’abito “elegante”.
Attaccano i politici e da un po’ giudicano tutto coi pollici, “girandosele” nel prenderla… a girasole e ove tira… il vento.
Mangian, cagano, dormon “beati”, son “belli” e rasati, si sballano e dunque si ridanno, come dannati patetici, ai balletti per altri an(n)i. Oggi prenderan di mira Berlusconi per sfogarsi più del suo dentro le Escort ad Arcore, meglio comunque delle lor “donnacce” d’orticaria, domani “affiggeranno” un “libro” in bacheca del cotanto lor esibito “curriculum”. A questi scoreggio coraggiosamente! Mi affliggono! Vanno asfissiati di evacuarlo!
Non preoccupatevi. Ho una scorta di fazzoletti in caso di lacrime!
Sì, dopo aver rubato lauree e sempre perdonarsi come finti santi con l’aureola, pur di conquistare Laura, adesso arieggiano da intellettuali.
Son da Carnevale di Viareggio!
Leggo l’anteprima del loro “parto”. Un libro sgrammaticato che vorrebbe diventare un vademecum per vivere “felici”.
Al che, m’abbasso alla loro ipocrisia, faccio il falso ignorante “cafone” e scrivo sotto la mia recensione: “Questo libro deve andar a prenderselo nel culone. Voto sottozero e sottomesso”.
Mi denunciano tramite polizia postale, ma recapito loro il mio plico, cioè un pacco di pugni formato “anonimo”.
Ilaria è “giornalista” grazie alle gambe, tua sorella sta in ospedale ma pensi a “curar” l’infermiera, parli in grande ma da me solo palate plateali.

Sono colossale e ora son le tue spaccate. Chiaro, animale? Se non ti va bene, ti strappo il pene. Ciao.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Totò le Moko (1949)
  2. Vincere (2009)
  3. Cose nostre – Malavita (2013)

 

Cose nostre (Malavita) – Clip “L’idraulico”


02 Oct

“The Family”, De Niro visiting the doctor


20 Sep

“Cose nostre – Malavita”, “Director’s Cut” Red Band Trailer


10 Sep

Affascina sempre più questo nuovo Luc Besson. Qui, tagliato proprio dal regista, per uno straordinario trailer R rated. Che abbina action improvvisa a virate comiche di umorismo nero. Il tutto mescolato a citazioni da Goodfellas, come da esecutivo produttore, che non a caso è Martin Scorsese, e di altrettanta novella, da cui è tratto il film. Ma i ben informati san già tutto. Mi pare inutile ribadirlo.

(Stefano Falotico)

“Cose Nostre (Malavita)”, Trailer italiano ufficiale


08 Aug

Appena sfornato dalla Eagle Pictures, per voi, dunque noi, delinquenti.


 

“Cose nostre – Malavita”, Poster italiano


01 Aug

Cose nostre fronte neutro Una traduzione come Cosa Nostra comanda. Aria di casa Manzoni, non Alessandro.

Genius-Pop

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