Posts Tagged ‘Meryl Streep’

Alicia Christian Foster, in arte JODIE – Palma d’oro sacrosanta e incontestabile al prossimo Festival di Cannes: breve ritratto fotografico di un’attrice straordinaria


05 Jun

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A ragion veduta, considero, reputo e ritengo Jodie Foster la miglior attrice vivente. Lo ribadisco di verbi sinonimi. Avete, per caso, qualcosa in contrario? Ah ah.

Ora, con buona pace delle femministe, no, delle fanatiche di Meryl Streep o di Emma Thompson, Jodie è molto più brava di loro. Insomma, di queste due vecchie galline che al massimo potranno fare buon brodo. Vi accontentate dei tortellini, miei tortelloni come Balanzone? Mah.

Lo so, Meryl ed Emma sono più racchie rispetto a Jodie, dunque le donne amano maggiormente, anzi, simpatizzano per le suddette Streep e Thompson. D’altronde, è più facile per le donne frustrate identificarsi con donne che, dal punto di vista estetico, non possono invidiare. O no? Sbaglio?

Tagliando la testa al toro, sebbene Jodie non sia eterosessuale, io invece lo sono. Dunque, malgrado (perché malgrado? No, no, è un buon atteggiamento) mi piacciano fisicamente, che ne so, faccio per dire (mica tanto) Jennifer Lawrence, Jennifer Lopez, Amy Adams, Angelina Jolie, Kendra Lust, no, scusate, quest’ultima non ha un Oscar ma assomiglia a J. Lo…

Ecco, dicevo, nella mia vita ho sempre eluso questa domanda: qual è la tua attrice preferita? Cioè, la tua favourite actress?

Ora, avendo io un sex appeal da Mickey Rourke/Johnny Favorite (pre-manicomio di Angel Heart di Alan Parker, ah ah, forse post, ah ah), so benissimo che non posso accontentarmi di Olivia Colman della Favorita.

Sarebbe il colmo, no? Ultimamente, mi sto ridando al cul… turismo, dunque è lecito che pretenda donne sensualmente più stimolanti della Colman. Il mio sguardo da cinefilo Pop-Eye, infatti, da vero Braccio di Ferro, è da uomo alla Robbie Williams, sì, il cantante. Amante, fra le altre, di Nicole Kidman & Rachel Hunter.

Il compianto Robin Williams si accontentò di Shelley Duvall, per l’appunto, nel Popeye di Robert Altman. Insomma, non tutti hanno il carisma “Grease” da John Travolta con Olivia-Newton John. O no?

Ebbene, Jodie Foster mi piace molto.

Scorriamo… le sue migliori performance attraverso una bella galleria…

Anzi, le abbiamo già scorte.

Ecco, nella mia vita ne vidi molte… insomma, ne ho avute due e ora ho avvalorato il detto non c’è due senza tre.

Con buona pace di Jodie, la mia lei è più bella di lei. Jodie. E non è, a differenza di Jodie, adoratrice dell’amore saffico.

Non so perché io piaccia alla mia lei. Lei dice che assomiglio a Bob De Niro di Taxi Driver.

La mia lei non è una stronza come Cybill Shepherd. Adora tantissimo che io sia fan di Kendra Lust.

Non è ipocrita. Però forse sbaglia a considerarmi un genio.

Comunque, ho mentito. Non sulla mia lei. Sono due le mie attrici preferite. Vale a dire Jodie Foster e Frances McDormand.

Alla pari del grande Mickey Rourke di Barfly, dico ai miei haters che ho vinto io ma non voglio umiliarli. Offro anche loro da bere. Che classe.

SILENCE OF THE LAMBS, Jodie Foster, 1991

SILENCE OF THE LAMBS, Jodie Foster, 1991

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di Stefano Falotico

Siamo tutti cornuti, Christopher Walken docet, anche Scorsese, da cui Toro scatenato…


23 Apr

dubbio streep scorsese rossellini

Io credo che Christopher Walken sia Lucifero.

Una faccia da angelo ma un maledetto.

Anche se nel film L’ultima profezia fa la parte dell’arcangelo Gabriele.

Io avevo un amico delle scuole medie di nome Gabriele. No, angelico non lo era affatto. Tentò subito di spronarmi verso una sessualità troppo precoce.

Non so che fine abbia fatto. Forse ora fa il pornoattore oppure ha interpretato un remake casareccio di A distanza ravvicinata. Sì, oggi probabilmente è un padre dalla moralità assai dubbia. Ah ah.

Sì, volete sapere perché Christopher Walken, ne Il cacciatore, si suicidò? Perché rimase sconvolto dall’orrore della guerra in Vietnam? Sì, ovviamente.

Ma la goccia che fece traboccare il vaso, diciamo, la vera ragione fu perché Michael/De Niro, in sua assenza, andò a letto con la sua donna.

Lì, non resse e perse il cervello, completamente.

Voi, sinceramente, avreste retto? Mah, non credo. Assistere a tutte quelle morti, a persone trivellate, a cadaveri putrefatti e apprendere pure che il tuo migliore amico, nel frattempo, ti ha reso cornuto, non penso che sia molto piacevole.

Sì, Chris Walken ha le corna in testa. È un tipo sveglio ma oramai fra lui e il diavolo non c’è alcuna differenza.

Entrambi, appunto, come i cervi di The Deer Hunter, presentano sulla fronte delle sporgenze, delle appendici ossute abbastanza evidenti.

Quelle di Chris non le vedete perché, prima che escano i film da lui interpretati, gliele tolgono con PhotoShop.

Corna enormi quelle di Chris. Ma anche delle cornee bellissime. Languide, ceree. Lui ha gli occhi verdi, io neri.

Ma la somiglianza fra noi due è impressionante.

Un altro specializzato in fatto di corna è Martin Scorsese.

Guardatelo in questa clip.

Come saprete, dopo che Liza Minnelli lo tradì, Scorsese tentò il suicidio. Strano. Liza ha una gran voce ma è sempre stata una racchia da competizione.

Comunque, fu il suo amico Robert De Niro a salvarlo. Cosicché, girarono Toro scatenato. E qui, infatti, quando Bob impugna la statuetta come Best Actor dell’anno, è evidentissimo che Scorsese nutra per il suo pupillo un’ammirazione sconfinata.

A fianco di Martin, la figlia di Roberto… cioè di De Niro? No, del Roberto di Roma città aperta e Paisà.

Quando si dice, infatti, tutte le strade portano e Roma e tutto il mondo è paese.

Sì, la figlia di Roberto, Isabella, stava con Scorsese all’epoca. Dove si saranno conosciuti?

Fatto sta che, di lì a poco, Isabella mise appunto le corna a Martin.

Girando Velluto blu con David Lynch e Cuore selvaggio. Girando soprattutto con mr. Twin Peaks le lenzuola poco candide della loro stanza da letto. O no?

Ora, vi racconto questa. Nel 2008 fui ricoverato per devastanti crisi depressive.

Venne a trovarmi una ragazza che bazzicavo all’epoca. Bazzicavo è un eufemismo. Praticamente, in quel periodo divenni Al Pacino di Scarface e appunto De Niro di Raging Bull.

Fui colto da crisi di gelosia pazzesche. Pensavo che i miei amici se la volessero fottere. Sì, mi comportai con loro come Pacino con Steven Bauer.

Come De Niro con Joe Pesci.

Lei venne a trovarmi in ospedale.

Con una sensibilità e un tatto veramente lodevole, come no, dopo un mese mi disse:

– Ecco, appurato che ora stai bene, sai che amo essere sempre sincera, devo dirti una cosa.

– La so già. Sono come Ben Chaplin de La sottile linea rossa. Mentre ero nella mia guerra di trincea, diciamo che tu, invece, non sei stata propriamente l’incarnazione metafisica del Cinema di Malick e ti sei data, più che altro, al Cinema di Tinto Brass. Potrebbe essere?

– Sei ermetico. Che vuoi dire?

– Non volevo essere volgare. In poche parole, senza panegirici sofisticati, ti sei trombata un altro? Togli pure il punto interrogativo. La domanda è retorica.

– No. Vedi che sei paranoico e superficiale?

– No? Me lo giuri? Perdonami, allora. Ho pensato male.

– Certo. Non sono stata solo con uno. Direi molti di più.

 

Ecco, ora è stato svelato l’arcano. Ma quale disturbo delirante!

Io ho sofferto di un tradimento più bestiale di Chris Walken.

In fondo, chi più chi meno, siamo tutti cornuti. Anche dio lo è.

A me, ad esempio, non ha mai convinto il fatto che San Giuseppe fosse, diciamo, casto.

Mah, Il dubbio c’è.

Comunque, fratelli, rimanga fra di noi. Se avessi continuato a frequentare quella tipa, avrei smesso di amare Scorsese e David Lynch.

Mi sarei ridotto a essere fan di Riccardo Scamarcio.

Pure Riccardo è cornuto, peraltro. Valeria Golino è stata con Sean Penn. Mentre Madonna, quando stava con Sean, ha fatto poco la virgin con altri.

E ho detto tutto. Dunque, uomini e donne, se pensate che non siete mai stati cornuti in vita vostra, guardate appunto Uomini e donne della De Filippi.

Contemplerete i finti amori degli altri e possiamo perciò mettervi subito in convento.

Che poi, anche nei conventi… a voia… succedono cose ben più oscene.

Parola di un santo peccatore.

Sì, la gente mi guarda e urla: oh, che peccato!

Perché sono pazzo e così si dice ai pazzi?

No, il contrario.

La gente pensa: oh Signore benedetto, questo potrebbe essere dio sceso in terra e invece si fa cornificare per troppa bontà.

Ma sono cose da matti!

Io vi benedico. Vi dichiaro marito e moglie. Tanto poi tua moglie verrà con me e sarà un Casinò.scorsese casino

 

di Stefano Falotico

The Post di Steven Spielberg secondo Paolo Mereghetti (il coraggio di Meryl Streep editrice che anima una grande inchiesta)


16 Jan

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È la macchina da presa di Spielberg che giuda l’occhio (e il cuore) dello spettatore

Una storia che ne racconta due: quella di una stampa che vuole essere libera di fare il proprio mestiere senza preoccuparsi degli interessi del Potere e quella di una donna che cerca la propria voce in un mondo tutto di maschi. A raccontarle è Steven Spielberg con The Post, il film che ricostruisce i giorni del 1971, in cui Katharine Graham (Meryl Streep) si trovò a scegliere quale futuro voleva per l’industria di famiglia. Cioè la casa editrice che pubblicava il Washington Post e che si era trovata a dirigere dopo il suicidio del marito.

Il nodo del contendere è il diritto a pubblicare i cosiddetti Pentagon Papers, cioè le migliaia di pagine che l’ex Segretario della Difesa Robert McNamara (Bruce Greenwood) aveva fatto redigere — e secretare — per ricostruire la politica americano in Vietnam, che dai tempi di Truman e Eisenhower e poi di Kennedy e Johnson aveva nascosto la verità sull’intervento nel Sud Est asiatico. E che Nixon, alla vigilia della sua possibile rielezione nel 1972, continuava a usare per nascondere la tragedia in cui mandava a morire migliaia di giovani. Il film, però, non racconta come la stampa entrò in possesso di quei materiali. O meglio, per farlo se la sbriga in poche scene iniziali, quando mostra Daniel Ellsberg (Matthew Rhys), che dopo essersi reso conto delle falsità divulgate dalla politica decide di fotocopiare le 7mila pagine del rapporto: le fa avere, in parte, al New York Times innescando la gelosia professionale del direttore del Washington Post, Ben Bradlee (Tom Hanks), deciso a trovare l’integralità dei documenti per pubblicarli.

È a questo punto che la sceneggiatura (dell’esordiente Liz Hannah, poi rivista da Josh Singer, premio Oscar per Spotlight) si «biforca», affiancando al coriaceo direttore del giornale di Washington la sua inesperta proprietaria. Anzi, se l’inchiesta giornalistica è più appassionante anche scenograficamente (come si lavorava nel 1971: le macchine da scrivere, i telefoni a gettone, le linotype, i pedinamenti, i trucchi del mestiere), il vero nodo del film è il percorso dell’editrice che deve decidere che cosa fare e che cosa pubblicare. Non solo perché Nixon fa di tutto per fermare i giornalisti, ma perché fino ad allora i rapporti tra stampa e potere erano stati molto opachi, specie per una donna come Katharine Graham abituata a frequentare presidenti e senatori.

Spielberg si trova così a dirigere una serie di incontri riservati nella casa della Graham o negli uffici del Post, scene a due o a tre dove il rischio della staticità e della fissità è altissimo. Le evita con una macchina da presa mobilissima che mette spesso al centro proprio lei, prima titubante e afasica e poi sempre più determinata e decisa. Certo, la Streep è grandissima nel restituire i tentennamenti e i dubbi del suo personaggio e riesce persino a farci sentire i suoi pensieri e i suoi dubbi senza proferire parola. Ma è la macchina da presa di Spielberg che giuda l’occhio (e il cuore) dello spettatore, all’inizio schiacciando la Graham dall’alto e poi facendola risorgere vincitrice con riprese dal basso. Attribuendole quell’importanza che i suoi consiglieri maschi non sono disposti a riconoscerle, ma che invece faranno le altre donne (la moglie di Bradlee, le militanti pacifiste all’uscita dell’udienza in tribunale). In questo modo anche Tom Hanks si ritaglia un ruolo che non è solo quello del super-giornalista ma piuttosto di un testimone maieuta, che accompagna e favorisce la presa di conoscenza e la crescita politica della sua «controparte». Preparando il giornale a quello che sarà il successivo scoop del Washington Post, l’affare Watergate.

In questo 2018, dormite, dormire conviene di più…


09 Jan

Post Meryl Streep

 

Eh sì, le persone inebetite, che si bevono tutto, paradossalmente vivono tranquille, non sono di disturbo per nessuno e ridono, scherzano, abbracciano a cuor aperto la vita, in sconsiderata idiozia della loro bambolaggine. No, bimbaggine non esiste, anche se il vostro word darà errore a entrambi i termini. Il primo invece è corretto, controllate nei dizionari, ed è quel comportamento infantile che oggigiorno vien definito tipico dei “bimbi minchia”. Definizione quanto mai agghiacciante, volgarissima, e coniata forse da qualche siculo annoiato che abusa di termini come “arruso”, che in siciliano significa “bambolina”, cioè frocio. In questo mondo infantile, i cosiddetti adulti sono più immaturi dei bimbetti che sfottono. Che semmai si rivelano molto più in gamba e intelligenti di chi li accusa di essere degli scemi.

Sì, l’Italia è stata sempre il luogo, per antonomasia, dei più biechi luoghi comuni, delle facili etichette, delle storpiature delle anime, un posto in cui si “travi(s)a” la verità per “acconciarla” secondo il proprio solipsismo e gli umori passeggeri. Paese di volatilità, di estrema futilità, esterofilo nel peggio, cafone e che ama riempirsi la panza di cazzate per evadere dalle proprie responsabilità, fra morali ribaltate a piacimento ed edonistici sfoggi di falsa sapienza. Sì, molti non sono sapienti ma saccenti, ed essere saccenti significa vantarsi di qualità, spesso intellettuali, che non combaciano con la realtà.

Sì, un Paese ove tutti si coprono dietro i pezzi di carta che par debbano attestare una certa, presunta superiorità, e straparlano, aprono bocca spesso a sproposito sull’Arte, millantando doti “critiche” alquanto infondate, in quest’impazzimento di tuttologi dell’ultima ora, d’improvvisati conoscitori del Cinema, di esibizionisti di un sapere quasi sempre ampolloso, retorico, generalista e mai davvero senziente della voglia, della necessità di approfondire alcunché. In questa fiera, appunto paesana, del qualunquismo mascherato dietro ruoli “rispettabili”, dietro la “giustezza” di uno status sociale che sembra dia a chi lo possiede il diritto di legiferare sul prossimo con screanzata, dico io, autorevolezza. D’altronde, ha sempre funzionato così, e dunque par “legittimo” non doversene dolere, non arrabbiarsi e non far sentire la propria voce, altrimenti ti ammutoliscono, zittiscono “strategicamente” con l’arma più ipocrita e meschina, quella del ricatto. Del licenziamento della tua anima, tanto delle anime tutti se ne fregano.

Oggi, ho contattato una ragazza che faceva (sì, in quel momento faceva solo quello, se ne fa… in altri momenti e anche movimenti? Dopo lo scopriremo) bella mostra della sua bellezza su Facebook, scrivendole solo, dico solo, che è molto bella. Lei mi ha risposto che non vuole essere disturbata nella sua “privacy” e non ama le persone invadenti. Ecco, se io fossi stato Dustin Hoffman, vecchiotto ma ricco e famoso, questa “invadenza” le sarebbe “suonata” come qualcosa di speciale, da “approfondire”… Ma forse anche no, visto che tutti e tutte sono ammorbati da questa nuova moda degli scandali sessuali e, tumefatti da questo moralismo medioevale, il mio dirle che è molto bella sarebbe stato “tacciato” di essere un’avance indiscreta… da attore “abusante” giovani illibatezze, non so se virginali… che voglion esser abusate solo da chi di potere, sì, abusa eppur è bravo, di delicatezza,  a “bussare” con tempistica moderatezza. E poi Dustin Hoffman è brutto. Questa vuole, sì, i soldi, ma anche la bellezza. Macché! Secondo me non le va bene neanche il Pitt. Col passare dei secondi, credo che questa scopi solo nelle sue fantasie e nella masturbazione mentale di compiacersi di piacere. Ma per favore!

Lasciamola e lasciate perdere questa stronzata, gioco di “lingua” del mio esser paroliere e non di queste donne un sensuale “parrucchiere”. Ah, le donne. La loro massima preoccupazione settimanale è l’appuntamento fisso dalle “acconciatrici”, esigendo da codeste pettinature da Barbie. Ah, anche le sbarbine più barbose son permalose se i loro amanti, vedendo che son mal di “peli” combinate, non si comportano a letto da “fini” barbieri… Sì, vanno su tutte le furie se, dopo il lavaggio e il taglio, son rimaste le doppie punte, scaraventano il giornaletto “scandalistico” su cui hanno appena letto della rottura fra il Principe “gallo” del Galles e la baronessa sul pisello, e si lamentano, inscenando disperazioni da donne del Biafra. Poi, tornano a casa e sgridano il figlio perché l’hanno scoperto che faceva lo “shampoo” a una coniglietta di Playboy in un gioco di mani da “vero” massaggiatore dei suoi proibiti bulbi “capelluti”.

Sì, poi ci sono quelle donne manager che son contente se la figlia è contenta… fin qui, mi pare un atteggiamento affettuoso e normale. Non tanto normale diventa quando la figlia non è contenta di diventare donna in carriera e vorrebbe semplicemente servire ai tavoli, ma deve essere contenta che la madre voglia per lei una vita che in realtà la scontenta. Ah, le ambizioni imposte sono quanto di più criminoso possa esistere.

Poi, ci sono gli psicologi. Stamattina, per radio il solito Morelli, il propugnatore di benessere della mutua, sosteneva che la solitudine non è poi tanto un male e non è indispensabile essere persone socievoli e socialmente realizzate. Sì, intanto lui campa grazie ai disadattati che abboccano alle sue frasi consolatorie da parroco delle ca(u)se perse. E si fa intervistare in diretta nazionale! Sì, insomma, questa mania dei following deve finire, è ora che questo abominio venga ridimensionato, anche se nessuno vi caga, avete da portare fuori il cane a pisciare. State tranquilli che lui vi seguirà se gli date da mangiare. Lo sanno i mariti di quelle donne “casalinghe” mantenute a base di gioielli e di scopatine una tantum per “soddisfarle”… che poi il marito le tradisca con delle cagne sui viali, a loro non ne “viene”…

Ah, hai ottenuto soddisfazione? Molta gente va a vedere un film e non ne esce soddisfatta. Voleva solo ridere per distrarsi dal lavoro e invece aveva scelto una pellicola di Ken Loach.

Eh sì, nella vita essere svegli come me non conviene. Si vien presi per pazzi, per persone da “educare” perché giustamente polemiche, troppo indagatorie, introspettive, profonde e dunque “disturbate e disturbanti”. Con Abel Ferrara però lego parecchio! Ah ah! Eppur mi dicono che soffro di melanconie alla Addiction!

 

Ma sì, andiamo a vedere Carlo Verdone che urla in romanesco!

Ma sì, è “meglio” la Benedetta Follia innocua, da due soldi, rispetto a chi ama sempre non fidarsi delle false, accomodanti, bugiarde versioni dei fatti.

Ah, dimenticavo. Questo mio post è sconnesso e incasinato, e salta di palo in frasca, quindi sarà utile solo per due/tre persone sveglie.

D’altra parte, a chi mai interessa uno che scrive libri? Oggi, la gente, come in tutte le epoche, vuole l’agiatezza economica, delle trombatine, non farsi “trombare” e avere qualche amichetto che lecchi il culo. Ed è “felice”.

Il motto della società “moderna” di oggi è godere, godere, godere e non rompere il c… o con le tue “strane” idee di cambiamento.

 

Mi faranno santo, anche se diranno che non ho avuto una vita sana.

 

 

di Stefano Falotico

The Giver, Official Trailer


21 Mar

“Osage County”, il Trailer


10 May

 

Be’, Meryl Streep, ancora una volta, possiamo dirle dopo aver visto le prime immagini, entra di nuovo già in corsa per gli Oscar. Ah, “insopportabile”.

 

Da un premio Pulitzer, una storia “country“.

 

La presenza di Sam Shepard fa appunto intravedere, assieme alla fotografia crepuscolare, un po’ troppo forse virata al rossiccio speranza, il fascino “western” delle quieti dopo la tempesta.

 

(Stefano Falotico)

Oscar 2012: i volti più belli, importanti o solo “impomatati”, o mattatori


01 Mar

 

 

 

 

 

In questo quartetto-pokerino, poteva mancare l’ass-o vincente di Jennifer?
Eh no… Vorrei ben vedere…

(Stefano Falotico)

 

Oscar 2012: la lista completa dei vincitori


28 Feb

 

Ecco, dal basso verso l’alto, gli Academy di quest’anno, celebrati Domenica 26 Febbraio.

Best Picture
The Artist (The Weinstein Company)
A La Petite Reine/Studio 37/La Classe Américaine/JD Prod/France3 Cinéma/Jouror Productions/uFilm Production, Thomas Langmann, Producer

Actress in a Leading Role
Meryl Streep
The Iron Lady (The Weinstein Company)

Actor in a Leading Role
Jean Dujardin
The Artist (The Weinstein Company)

Directing
Michel Hazanavicius
The Artist (The Weinstein Company)

Short Film (Animated)
The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore
A Moonbot Studios LA Production, William Joyce and Brandon Oldenburg

Documentary (Short Subject)
Saving Face
A Milkhaus/Jungefilm Production, Daniel Junge and Sharmeen Obaid-Chinoy

Short Film (Live Action)
The Shore
An All Ashore Production, Terry George and Oorlagh George

Screenplay (Original)
Midnight in Paris (Sony Pictures Classics)
Written by Woody Allen

Screenplay (Adapted)
The Descendants (Fox Searchlight)
Screenplay by Alexander Payne and Nat Faxon & Jim Rash

Music (Original Song)
“Man or Muppet” from The Muppets (Walt Disney) Music and Lyric by Bret McKenzie

Music (Original Score)
The Artist (The Weinstein Company)
Ludovic Bource

Actor in a Supporting Role
Christopher Plummer in Beginners (Focus Features)

Visual Effects
Hugo (Paramount)
Rob Legato, Joss Williams, Ben Grossmann and Alex Henning

Animated Feature Film
Rango (Paramount)
Gore Verbinski

Documentary (Feature)
Undefeated (The Weinstein Company)
A Spitfire Pictures Production, TJ Martin, Dan Lindsay and Richard Middlemas

Sound Mixing
Hugo (Paramount)
Tom Fleischman and John Midgley

Sound Editing
Hugo (Paramount)
Philip Stockton and Eugene Gearty

Film Editing
The Girl with the Dragon Tattoo (Sony)
Kirk Baxter and Angus Wall

Actress in a Supporting Role
Octavia Spencer in The Help (Touchstone)

Foreign Language Film
A Separation (Sony Pictures Classics)
A Dreamlab Films Production Iran

Makeup
The Iron Lady (The Weinstein Company)
Mark Coulier and J. Roy Helland

Costume Design
The Artist (The Weinstein Company)
Mark Bridges

Art Direction
Hugo (Paramount)
Production Design: Dante Ferretti; Set Decoration: Francesca Lo Schiavo

Cinematography
Hugo (Paramount)
Robert Richardson

(Stefano Falotico)

69th Annual Golden Globe Awards, Red Carpet


23 Jan

 

Breve ripassatina di quel ch’è successo sul tappeto rosso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Stefano Falotico)

 

Genius-Pop

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