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Fra i due litiganti, Messi e Ronaldo, il terzo gode: Edinson Cavani, ma io sono il più grande “marcatore”


01 Jul

CavaniRourke Francesco

Ecco, avete visto il goal di Cavani, ieri sera? Visto come ha arcuato il bacino, come il suo atletismo mobile si è flesso, miei fessi?

Sì, voi camminate sempre ingobbiti, incurvati, mentre Edinson ha disegnato una parabola imprendibile grazie a un tiro figlio del suo fisico slanciato. Che toro! In controtempo, di “controbalzo”. Controbalzo non esiste in italiano ma si usa, nel gergo calcistico, per definire un tocco delizioso eseguito con classe, che ha fregato il portiere che, semmai, si aspettava la palla nell’altro angolo ma, disorientato dalla sveltezza della prodezza imprevedibile, è stato colto di sorpresa e a niente è servito il suo tuffo. In poche parole, è stato fottuto e irriso. I tuffi invece di Tania Cagnotto non servono parimenti a nulla, ma almeno quando la vedi ti viene duro.

Sì, Ronaldo è un tuffatore. Quando è in area, finge spesso di aver subito fallo e si butta a terra. Un simulatore inaudito. All’epoca in cui giocavo a Calcio, un mio compagno, in questa “farsa” era un fenomeno. Nessuno lo toccava ma infilava la gamba in mezzo a quelle degli avversari, facendo finta di essere sgambettato. E puntualmente l’arbitro abboccava. Dal vivo sembrava l’avessero falciato e, a quei livelli, non c’erano moviole in campo né VAR del cazzo.

Ma che volete varare? Io varo la mia personalità a piacimento, poiché uomo che di cervello fine sa spaziare di qua e di à, oggi a centrocampo, domani sulla difensiva, poi prendendo in contropiede chi s’era fatto una cattiva idea del sottoscritto, e infilandogli le palle in quel posto. Io non attacco nessuno, quindi non attaccatemi. Altrimenti, vi attaccherò al muro. Ah ah.

Sì, io vario. E i miei umori sono variabili. A proposito, che fine ha fatto il commentatore sportivo Enrico Varriale?

Fatto sta che Lionel Messi l’ha pigliato in culo, con buona pace di Maradona in tribuna che, distrutto dal dolore, ha intonato una canzone napoletana nostalgica, in memoria dell’idolo partenopeo che fu.

Poi venne la droga, crebbe la panza e Spagna o Francia, cara Argentina, non si magna ma avete trovato sulla vostra strada un Mbappé che v’ha sbattuto al tappet’!

Sulla Torre Eiffel, festeggiano i loro champions con dello champagne ma Deschamps non può usare un migliore shampoo?

Non sa neanche tingersi i capelli!

Ah, deve usare un colorante più corvino. Così sembra solo un albino!

 

Oggi c’è Spagna-Russia.

Le spagnole sono buone, le russe anche.

Perché essere Francesco di Liliana Cavani quando posso darlo tutto l’anno in tutti gli ani, miei nani?

E ricordate: io sono un santo ma soprattutto un sano. Parlo agli uccelli perché da tempo non li usate. Guardate quante passere libere…

 

di Stefano Falotico

Siamo… Messi male se invidiamo il prossimo


22 Jun

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Eh sì, l’invidia è il sentimento più brutto dell’animo umano. Un sentimento, ahinoi, inestirpabile. Facile però a trovarsi, di questa “patologia” n’è affetta la maggioranza.

Appena uno è geniale, la gente non vede l’ora che possa cascare, per “normalizzarlo” nella sua mediocrità. Come dire… visto? Anche lui non è infallibile, ha dei punti deboli.

Per Superman era la kryptonite per Messi è l’Argentina che comunque, senza i suoi goal, non si sarebbe qualificata ai Mondiali. Per me è la vita di tutti i giorni, che io detesto, aborro, ripugno dal più profondo del cuore. Perché la quotidianità è a mio avviso ripetitiva, tediosa, puttanesca e dunque odiosa. Nel mondo di tutti i giorni, per essere apprezzato, devi continuamente venderti, offrire un’immagine di te da “intoccabile”, essere sempre sorridente e coi denti smaltati e non dare mai segnali di cedimento, ché possono allertare il prossimo, limitato e dunque pieno di pregiudizi, perché il mondo è malato di moralismo, desidera le macchine perfette e di lingua svelta spettegola appena ti mostri vulnerabile. Le persone non vedono l’ora di metterti in croce e poi, attorno al tuo cadavere impalato, sollazzevolmente deriderti e ballarti in circolo, in segno d’umiliazione. Ah, che bellezza, eh?

Questo è l’animo umano, ingordo a sua volta delle anime altrui, che adora vivisezionare per il ludibrio abominevole degli sfottò, delle burle malsanamente goliardiche, per l’orrore di massa che decreta i “vincenti” e, in questo carrozzone immutabilmente spaventoso, gode nel buttar giù dalla torre i “perdenti”. Cosa ci sia di divertente in questa competizione animalesca lo dovremmo chiedere a qualche antropologo. Ma non lo sa neanche lui perché sta con una scimmia miliardaria.
In Oriente non va così, in Occidente sì. In Occidente, vita significa sopraffazione, egoismo, arricchirsi sulle spalle di chi non regge certi ritmi, significa ammazzare psicologicamente chi non sta al passo con questa terrificante modernità.

Sì, Messi ieri è stato un perdente. Mentre lo strafottente Ronaldo, che vale dieci volte meno di lui, baciato da un momento inaudito di fortuna sfacciata, portosi (participio passato di porgersi) davanti alla videocamera, ha ammiccato con una smorfia inequivocabile, facendogli il gesto del pizzetto da “capra”. Come a voler sacramentare che lui è più forte di Lionel e lo sta dimostrando. Cristiano è un’altra merda sciolta quanto i suoi capelli ingellati. Un comportamento indegno del fuoriclasse, che comunque è indiscutibilmente, che però si abbassa a gesti di tale eclatante, riprovevole volgarità. Che triste inveire con le “emoticon” delle faccine, roba che neanche all’asilo infantile. Infatti, Ronaldo è tanto “grande” come campione quanto piccolo come uomo.

Ah, come si dice, scusate? Emoji. In questa vita, come nella pubblicità che passa per radio, ho sentito uomini guardare una donna sexy e gridarle che è da URL. Sì, dei matti da USL.

Ecco, sulla mia persona ne ho sentite tante. Tante derivate dalla miserabile cattiveria degli invidiosi. Perfino qualcuno avanzò l’ipotesi che sono il “mostro” di Eraserhead.

Sì, l’unica creatura… con più libri all’attivo di qualsiasi altro scrittore italiano, che scrive articoli di Cinema che neanche le persone laureate al DAMS, con specializzazione in filosofia applicata all’Arte convergente delle materie umanistiche rifrangenti e forse stronzeggianti di bacate menti, scriverebbero mai perché sono troppo occupate a corteggiare la fighetta in bikini su Instagram, “salvandola” in video “poliedricamente” noiosissimi a fini “finissimi”, detti anche seghe, che affinano il membro nello scorrimento calloso. Sono arrivati, quindi possono andare a puttane, anche a livello masturbatorio.

Sì, metto in vendita questo Blu-ray mai scartato perché è uscita già l’edizione migliore. Che non ho comprato perché aspetto la prossima. Ah ah. Io aspetto in continuazione.

Chi lo vuole, abbia la cortesia di non farmi la fine di quello stronzo di Max. Sì, Once Upon a Time in America è la storia di due uomini innamorati della stessa donna. Noodles, il romantico da Cantico dei Cantici, non riesce ad averla e la stupra da poveretto, Deborah disdegna anche Max ma alla fine lo sposa e gli dà un figlio perché lui le dà un impero e una rispettabilità del cazzo. Che vita da zoccola… anzi, da zoccolona, perché fa rima baciata. Ah ah.

Insomma, tutto un casino pazzesco per una che, invecchiando, è molto più brutta di quando era una ragazzina. Eh sì, Jennifer Connelly da giovane aveva un seno da mongolfiera, Elizabeth McGovern invece a me è parsa sempre un cesso. Scusate, forse non ho gusto. Ma la vedo così.

E, nonostante tutto, ho il mio fascino. Eh sì. Il fascino di colui che volteggia.

Sì, sono molto cambiato, crescendo. Prima avevo letto un solo libro di Stephen King, adesso ne ho letto qualcuno in più. Ah ah.

 

– Lei vuole salire in alto?

– No, solo al quarto piano. Buona giornata.

– Io invece oggi ho ricevuto la promozione e sono al settimo cielo.

– Ah sì? E l’ottavo qual è?

– L’ottavo?

– Sì, dopo il settimo c’è l’ottavo.

– Ma che dice?

– Scusi, se non sbaglio lei è laureata in Matematica. E non sa che dopo il settimo c’è l’ottavo. C’è anche la Nona, ma quella è di Beethoven. Ah, so io come ha fatto a ricevere la promozione…

– Cosa vuole dire? Che ho leccato il culo a qualcuno?

– No, macché. Mica il culo. Basta leccare qualcos’altro…

 

 

 

 

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Lionel Messi, 5 goal “senza vendetta”, immenso


08 Mar

 

Il 20 Aprile dello scorso anno, postai tutto ciò:

Non so se questo sia il luogo deputato al mio discorso al Re, ma ho sempre considerato il Calcio alla stregua del miglior Cinema quando balocca le masse nel suo grande spettacolo.

Soprattutto quando ieri per il Calcio (n’)è stata una giornata storica, memorabile, perché, se già Lionel Messi fu eletto Papa della sfera, ieri ne è stato consacrato nella “beatificazione” in una partita da one Man show.

Ma prima di questa partita, il Clásico spagnolo fra le acerrime concorrenti Real Madrid e Barcelona, mi par doveroso, narrarne, brevemente la cronaca.

 

Tutto esaurito al Bernabeu per la sfida di semifinale di Champions League fra le bianche merengues che giocavan in casa e i blaugrana della Catalonia per i cortei festanti di un pubblico di uno stadio “al tutto esaurito”.

Partita tattica fra il provocatore Mourinho, che alla vigilia si paragona ad Albert Einstein per le volontà motrici illimitate della sua compagine, e l'”attendista” Guardiola, entrambi impeccabili nel loro consueto stile “ingessato” da cerimonieri dei grandi eventi.

Le squadre si studiano, il Real aspetta guardingo e temporeggia come i grandi statisti, il Barcelona l’asfissia coi suoi “tic tac” di cura millimetrica. Qualche tiro “innocuo” da una parte e dall’altra, accenni di rissa ed espulsione del portiere di riserva del Barça, Pinto, per un parapiglia al rientro negli spogliatoi appena fischiato l’intervallo.

Secondo Tempo “incandescente” e subito molto nervoso. Pepe, che accomuniamo al “nazionale” tricolore calciatore solo per l’omonimia e la “pelata” ma non certo per “statura” calcistica, “esercita” le sue grazie ginnico-marziali a mo’ di uno sgraziato Van Damme sull’incolpevole Dani Alves. Espulsione diretta, il cartellino rosso che, come si dice, “spezza gli equilibri”. Più che altro Pepe rischiò di “spezzarne” una… gamba ed amputarne la carriera.

Mourinho, sprezzante dell’arbitro, lo irride, “applaudendogli” contro. Anche lui, espulso.

Fra monotoni tatticismi a centrocampo e altri clamorosi falli, si “(o)mette in luce” Adebayor, che, non pago d’esser già scimmiesco, s’avventa come un Orango Tango con una “manata” pugilistica sull’inerme Mascherano. Questa volta, però, solo una “clemente” ammonizione.

Dopo aver “appestato” la Bellezza del Calcio con queste ignominie, ecco balzarci dal cappello a cilindro delle sue magie il messianico Messi, profeta di ogni suprema raffinatezza.

Infila una doppietta che stende l’impotente Real, per un Mourinho abbattuto quasi in lacrime, che poi a fine partita recriminerà in ripicche smodate da buffone.

 

 

Ma è su Messi che allestiremo un canto elegiaco, su questo fenomeno che lustra le nostre vite spesso appannate, la mia no, ma quelle di molti sì.

A mio parere il più grande di tutti i tempi, perché demolisce con “discrezione” ogni record ascrivendolo a sé, supera Pelé e Maradona per classe, velocità e completezza, è più illuminante di Cruyff, con più charme di Platini, più insidioso e “malefico” di Van Basten, più “ornamentato” di Ronaldo. Non Cristiano, quello da Tempo non ci perviene… e non pervenne neppure ieri sera nonostante il look ingellato.

E a Lui dedicheremo un’ode, perché è talmente immenso nel farci sognare da ricordarci i grandi nomi del Cinema che hanno stupito platee intere dal grande schermo.

Messi è un “attore” geniale e, come ogni prodigio, anch’Egli fu baciato alla nascita dal dono di Dio che iniettò a Madre Natura il suo genio. Dono che non si acquista dal droghiere ma se n’è “donati”, dotati.

 

L’enigmatico genio di un mago

 

L’Uomo Messi c’appare come un fulgido, fugace brio fra i meticolosi ronzii di vite affogate nell’amarezza, il pittato color dei suoi armoniosi dardi nelle daltoniche cecità dei nostri lamentosi vagabondaggi, un “anonimo” Mr. Nessuno a prima vista scialbo e ai medi conforme, che, furente, divampa in mirabolanti, accecanti, acceleranti, fantasiose eroiche gesta per gli affranti, costernati occhi umidi di vinti rivali che, nei suoi prodi, fulminei attimi, già anch’essi avvinse. Le grintose, feline agilità di un estasiante miracolo calcistico (im)mobile come un animistico Buster Keaton che, lunare, si astrae poi circense come un funambolo Jim Carrey del “grottesco” e divertente averli beffardamenti beffati. L’ermetica, smaccata eleganza guascona da irregolare James Dean ribelle, virtuosa gioventù poetica per le nostre malinconiche nostalgie che trepidano per un sogno in più, la pomposa, sacra, altera magnificenza di Brando, la nervica, imperiosa “ira” sportiva come Al Pacino, le ribalde, indecifrabili o impreviste versatilità mutevoli del camaleontico Bob De Niro, l’eccentrica, liquida “ascesi” sensuale e fanciullesca di Johnny Depp, come Lui Peter Pan, l’intoccabile carisma-unicorno di Leo DiCaprio.

Squarcia le nostre iridi con epici afflati di futurismi cinetici dalle carezzevoli soavità arcobaleniche. Scardina, spiazza e sconfigge il collaudato giochino tatticista, scollandolo e corololandolo di variopinti coriandoli, danza con mordente sul pallone “mordendolo” sobrio, permeandone il respiro con cadenze energetiche d’inafferrabili passi ballerini. Ha imbastito la sua leggenda di baluginante estro dal luminoso diamante-avorio.

Il suo immancabile brand, di Lui che s’accentra “indisturbato” al limite dell’area di rigore, ché li ha già elusi, e calibra vigorosi fendenti di balistica chirurgia per l’osannante visibilio di tutti noi allibiti e dei suoi stupefatti amatissimi.

La vanesia fierezza ferale dell’immane.

Nell’immortale sfida fra Real e Barcelona, parafrasando Bud Spencer di Bomber a proposito del duello fra l'”ingenuo” Cassius Clay-Muhammad Ali contro il bisonte arrogante George Foreman, Messi è stato il furetto buono e gigantesco, e Mourinho & combriccola il grizzly “cattivo”.

Lionel Messi, in Arte Leo o così per gli amici, potrebbe benissimo essere un “timido” quanto esplosivo, incontenibile personaggio di Woody Allen, e, forse, venendoci in mente la Barcelona del “matto” nevrotico regista newyorkese, surclassare per grandezza l’insuperabile macho Javier Bardem.

Chissà. La “pulce” Vs l’omone.

 

 

E ieri sera, contro il Bayern Leverkusen, s’è scatenato, 5 goal a raffica. Pallonetti, rasoterra, bombe da fuori area.
Un mostro!

 

 

Ops…

 

 

Leonone

 

Questo è Lionel Messi, detto Leo, anzi il leone del Barcelona.
Il più grande calciatore di tutti i tempi.
Questo giocatore è “fenùmenèl'”, eccezzziunal verament‘.

Maronna, che goal, gli occhi si son strabuzzati. Voglio ingozzarmi ancora di Messi.
Altro che le messe. Questo “le” mette tutte “dentro”.
Com’insacca Lui, neppure un pornoattore!

 

Come dice José Altafini(o…), Messi è un fenomeno straordinario.
Che roba ragazzi, che golazzo!

 

 

(Stefano Falotico)

 

 

Genius-Pop

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