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Ecco perché Clint Eastwood è mille volte superiore a Quentin Tarantino. Ecco perché C’era una truffa a Hollywood forse è un film bruttissimo ma certamente più coraggioso di Once Upon a Time… in Hollywood


05 Feb

clint eastwoodOk, cari gringo, chiariamoci assai bene. Tarantino realizzò tre capolavori, cioè i suoi primi tre film. Le altre sue pellicole sono belle ma, al finale di Kill Bill vol. 1, preferirò sempre quello di Per qualche dollaro in più. Che è di Sergio Leone e non di Eastwood.

Comunque, il finale de Gli spietati è superiore a quello di C’era una volta il West.

Secondo voi, Django Unchained è un grande film? Forse, non lo so. Di certo, Franco Nero è più figo di Jamie Foxx, un nerone. E non sono, capite, miei capitalisti che vorreste decapitarmi, un uomo razzista o schiavista. Pensate, sono amante di Amistad, sognai per anni delle amanti come Naomi Campbell e riuscii ad amare De Niro alla follia, protagonista di C’era una volta in America ed ex della Venere Nera, sì, la venerò ma nessuna malattia venerea pigliò, amando al contempo altre negre come Charmaine Sinclair e Grace Hightower. Io amo anche Black Dahlia di Brian De Palma, regista de Gli intoccabili, un immenso western… metropolitano.

Quindi, sono intoccabile. Capito, donne? Toccatemi e non vi denuncerò. Vi amerò.

A dire il vero, quando fui adolescente, volli amare anche la Venere Bianca, all’ana… e, sì, all’anagrafe Manuela Falorni. Pare, fra l’altro, che De Niro amò Moana Pozzi mentre David Bowie, presente anche ne Il mio West, fu sposato con Iman. Sì, il Duca Bianco fu amatore di Iman, donna che amò il suo superuomo da He-Man, forse bravo a solleticarle l’imene.

A proposito, chi sarebbe China Girl? Una delle amanti bisex di David, cioè Mick Jagger?

Ora, secondo il signor Pellegrini di The Fan, Mick Jagger è gay. Eufemismo di frocio, chiaro, finocchi? Io non sono Pinocchio né omofobo e quindi riesco ad amare sia i Beatles che i Rolling Stones. Ai Led Zeppelin, ho sempre preferito la zeppa sullo zoccolo di Jennifer Lopez, sì, ho detto zoccolo…  Alla zuppa inglese, invece, preferisco la maionese. E alla maionese lo zabaione.

Al mascarpone, preferisco i mie scarponi. Non indosso gli stivaloni da cowboy ma adoro il cowgirl. Allo stivalone italiano, preferisco i tacchi a spillo.

Ecco, a mio avviso, chi considera The Hateful Eight un capolavoro è meglio che riguardi The Killing di Stanley Kubrick. E, per l’appunto, Le iene – Cani da rapina di Tarantino. Chi ama Ennio Morricone, si riascolti le sue colonne sonore per Leone e lasci stare la sua soundtrack per il film succitato di Quentin.

È la stessa cosa de La cosa con tre semi-riff in più da Keith Richards attuale. Cioè un rincoglionito come Johnny Depp de La maledizione della prima luna. Ma quali Pirati dei Caraibi, meglio The Curse of Monkey Island.

Sì, Morricone fu un genio come Mozart, lo affermò e sottoscrisse Tarantino. Ma, negli ultimi suoi anni di vita, realizzò soltanto cover più brutte delle sue colonne sonore per Giuseppe Tornatore.

Tim Roth lavorò sia con Tornatore che con Tarantino. De Niro lavorò sia con Leone che con Tarantino.

Sì, è tutto un balletto la vita, insomma una tarantella.

Vi ricordate The Blues Brothers?

– La signora Tarantella?

– No, Tarantino.

 

Kurt Russell lavorò con De Niro in Fuoco assassino, con Tarantino molte volte e con John Carpenter girò tanta roba. Roba che Tarantino riciclò in modo grossolano, cazzeggiando a tutto spiano. Secondo me, Mystic River non è un capolavoro. In quanto troppo retorico e cucinato per gli Oscar. Gran Torino e The Mule, invece, sono davvero dei capolavori. Su Facebook, qualcuno scrisse che Il cacciatore è il capolavoro di Michael Cimino. A parte Il siciliano e forse Ore disperate, tutti i film di Cimino sono dei masterpieces.

Il primo film di Cimino ebbe come attore Clint Eastwood. Il quale si fidò ciecamente di Michael. Michael, chi? De Niro di The Deer Hunter?

Insomma, Eastwood, signore come Sondra Locke e Frances Fisher, cari signori come Walt Kowalski.

Io amo anche Walt Disney, peraltro. Non solo Tom Hanks di Saving Private Ryan e di Saving Mr. Banks.

Sì, è pieno di farabutti in giro. Hanno assalito la banca di Santa Cruz o le banks, per l’appunto? Non datevi al branco ma al banco…

Tu ami Sully?

Bravo, io amo gli spaghetti alle vongole e anche quelli con Giuliano Gemma.

Comunque, ad Anche gli angeli mangiano fagioli, preferisco Un dollaro bucato e la figlia del compianto Giuliano, Vera, è vero che è rifatta ma me la farei.

Con tanto di “remake”.

Se non vi sta bene, porci, sfregiatemi come la puttana di Unforgiven.

D’altronde, sono come Richard Harris, Un uomo chiamato cavallo. Adoro anche l’attrice Valeria Cavalli. Specialmente, quando le gambe accavalla e le vorrei montare in sella. In sala? Dopo averle offerto da bere del whisky, nel saloon o forse solo nel salotto, lei berrà la mia birra…

Sì, molti uomini si montano la testa. Secondo me dovrebbero montarsi la propria donna.

In città, troppi sceriffi dettano legge.

Sono dei panzoni come Gene Hackman.

Eastwood è un genio, Tarantino mi fa un baffo.

Le sue sceneggiature non valgono un cazzo. Infatti, Uma Thurman lo mandò a farsi fottere.

 

 

di Stefano Falotico

 

Oggi esce il teaser trailer di Tenet, il nuovo film di Christopher Nolan: meglio il Cinema di Michael Cimino e Christopher Walken de Il cacciatore o forse no


19 Dec

big jane cimino

Oh, fra poche ore uscirà la nuova, super Megan Gale. No, mega puttana, no, quella è Megan, no, mega puttanata di Nolan.

Ora, chiariamoci, la sparo subito grossa. Quindi, se volete picchiarmi a fine scritto, sarà troppo tardi. Fatelo subito, prima che possa risorgere come Christian Bale di The Dark Knight Rises.

Altrimenti, un pipistrello poi aleggerà nella notte e sarà il vostro The Punisher peggiore.

Ecco, dicevo… l’unico grande film di Nolan è InsomniaRemake di un film inferiore e non voglio sentire ragioni.

Insomnia, insomma, questo noir ambientato fra i ghiacci dell’Alaska con un Al Pacino macilento, emaciato, distrutto e un Robin Williams nel suo primissimo ruolo da villain. Dello stesso anno fu One Hour Photo.

A me spiace davvero tanto essere stato frainteso. Molta gente credette che il mio essere trasgressivo e anticonformista non significasse vedere la vita da altri punti di vista come Williams de L’attimo fuggente, bensì essere disturbati e invidiare le esistenze altrui.

Sono davvero rammaricato di essere stato scambiato per un voyeur alla Seymour Parrish.

No, giammai invidiai le vie degli altri. Altrimenti, più che invidioso, sarei stato masochista. Nell’uscire con persone, appunto, da me invidiate. Perché mai?

Per soffrire, farmi del male in maniera, questa sì, socialmente pericolosa soprattutto per me stesso?

Per farmi il fegato amaro?

No, più passa il tempo e più sono convinto di essere molto simile al compianto Robin Williams.

Come Joker, infatti, conobbi attimi di melanconia, anche di espressiva catatonia, figli di una depressione immane. Ma la buttai a ridere come Patch Adams.

Ci sono tanti bambini che muoiono di fame o di Cancro e non passeranno neanche brutti momenti di tristezza…

Moriranno troppo presto e allora mi piaceva fare ridere tutti da Sbirulino. Peccato che mi scambiarono per il clown di Pennywise.

So che ci sono le guerre. Fortunatamente, io non andai mai al fronte. Né credo che vi andrò. Obiettai infatti di coscienza e svolsi il servizio civile nella Cineteca di Bologna. Fu allora che approfondii la mia passione per la Settima Arte.

Conobbi tre ragazzi, pressoché miei coetanei. Con uno di loro legai parecchio. Si chiamava Marco… si chiama ancora, penso, anche se non lo sento più da parecchio. Da Facebook, però, ho saputo/seppi che ora è sposato e si è laureato. All’epoca, difatti, dopo le superiori, non essendo stato riformato né iscrivendosi all’università, fu chiamato alla leva…

Prima di allora, finito che ebbe di diplomarsi, suppongo che avesse avuto almeno un’annata dannata da Martin Sheen di Apocalypse Now.

Ogni lunedì mattina gli chiedevo:

– Sabato sera, hai scopato?

– No, questo sabato, no.

– Ah, come mai?

– Non è andata bene.

 

Al che, lui mi chiedeva:

– Tu invece hai scopato?

 

Domanda retorica più di tanti film bellici assai brutti come We Were Soldiers.

Sì, a quei tempi ero vergine. Poi mi sverginai. Infatti, da allora successe un manicomio.

Ma chi se ne frega. Sono un giullare, ho una bella voce radiofonica e quindi Good Morning, Vietnam.

Chi se ne fotte se trascorsi anni da Williams de La leggenda del re pescatore.

In verità, tali anni miei di follia furono meravigliosi. Solo i folli possono essere poeti. Quando ti normalizzi come la maggioranza, prevale il lato edonistico, egoistico, carnale e oramai non più falotico…

Va a farsi friggere ogni stupendo delirio di superomismo e la vita diviene soltanto una cantilena di noie.

Dio è morto, diceva Nietzsche.

Sì, i primitivi inventarono Dio poiché spaventati dall’immensità dell’’universo a loro ignoto. Tale superstizione popolare crebbe e si evolse, generando la maledizione del cristianesimo.

La gente di oggi, comunque, non crede più a nulla. Soltanto a Natale fingono di essere buoni e parsimoniosi. Poi, il giorno dopo è un martire/io. Da cui, appunto, Santo Stefano.

Ove, ogni dì, leggi gli “spogliatoi” di Facebook. In cui tutti si mettono in mostra e in vetrina per non spararsi in testa.

Dunkirk è stato partorito da un matto. Poi, che c’entra Orizzonti di gloria? Perché vi ostinate ad accostare Nolan a Kubrick? Kubrick era un pessimista-umanista. Un misantropo amante dell’umanità.

Sì, Stanley amava l’uomo ma fu anche troppo realista per non poter discernere la verità.

La paura, l’orrore, le mostruosità come in Arancia meccanica, i padri orchi come in Shining o quelli talmente “educatori” da aver smorzato le ambizioni dei figli, tarpandone le ali, come in Barry Lindon.

Non andartene docile in quella buona notte,
i vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno;
infuria, infuria, contro il morire della luce.

Benché i saggi conoscano alla fine che la tenebra è giusta
perché dalle loro parole non diramarono fulmini
non se ne vanno docili in quella buona notte.

I probi, con l’ultima onda, gridando quanto splendide
le loro deboli gesta danzerebbero in una verde baia,
s’infuriano, s’infuriano contro il morire della luce.

Gli impulsivi che il sole presero al volo e cantarono,
troppo tardi imparando d’averne afflitto il cammino,
non se ne vanno docili in quella buona notte.

Gli austeri, prossimi alla morte, con cieca vista accorgendosi
che occhi spenti potevano brillare come meteore e gioire,
s’infuriano, s’infuriano contro il morire della luce.

E tu, padre mio, là sulla triste altura maledicimi,
benedicimi, ora, con le tue lacrime furiose, te ne prego.
Non andartene docile in quella buona notte.
Infuriati, infuriati contro il morire della luce
.

Così recitò Michael Caine la poesia di Dylan Thomas in Interstellar.

Così invece scrissi io nel capitolo tre del mio libro Dopo la morte:

Inizio a ricordare e m’immergo in una nostalgia laconica

Un pervadente senso, quasi macabro, di solitudine sta insudiciando le mie ossa d’un languore che mi strozza in respiri affannati, e sembra che non sia più affamato, in mezzo a un mondo che inesorabile cammina indisturbato, avvolto dalle sue frenesie, e in mezzo a tal disordine che par organizzato e imperturbabile accuso uno stordimento inesausto. Al che, son costretto a riposare, a stendermi sul letto, accasciato, e la notte si fa fosca anche quando fuori brilla il giorno e s’illumina di gente che fa della giovialità, anche finta e mortifera, il suo senso all’esistenza. Io, invece, nel seno, sì, nel suo grembo profondissimo, affondo, poco empatico col prossimo e soffrente l’enormemente lacerata mia anima spaccata di confuse emozioni che furiose ribollono, e sdilinquiscono poi veloci in bramosa voglia di baciare una donna e profumarla col mio calore, d’inondarmi di letizia gaudiosa e festante, mentre devo constatare l’amarezza costante, i bagliori intermittenti d’un implacabile dolore, d’un disagio acuto che si fa acustico nella nera opacità di dì senza brio. Avvolto da un passato che squartante mi dilania e violento mi recide in un bagno di sangue della mia anima incupita e ancor sbadigliante. Sì, perché m’incendio nei dubbi permanenti, perenni, e soffoco senza forze in lacrime nervose d’una mia alterità inguaribile. Sì, diverso per nascita, o solo destinato a un cammino inverso, tra la folla che tranquilla gioisce e contro di me, non adatto a questo ruffiano corteo di pagliacci sempre sorridenti, arridenti, fetenti, stupidamente inveisce. E non si frenano i tormenti, la mia voce del cuore singhiozza negli attimi di bellezza in cui d’armonia umorale restauro quel che scorgo ancor pungente, tremendamente lacerante.

E la memoria rifluisce detonante perché nel seppellire i ricordi e non far sì che invece emergano, con tutto il loro carico di spine, il loro florido furore e il lor insopprimibile candore, rimembrando e soffrendo il tormentato passato, si può addivenire a una lucentezza catartica, e ripristinare il tempo che, immutabile eppur mutandoti visceralmente imperterrito, colpendo delicatamente meglio ti scolpirà e, nel non più batterti dentro fremebondo, acquieterà le tue voglie iraconde. Sì, ricordo, or che il mio corpo sta smaltendo il trivellamento, oh sì, lo è stato, farmacologico per cui la mia anima fu punita e sedata, affinché non più si ribellasse ma giacesse, imperfettamente linda e falsamente rappacificata, in un limbo sensoriale in cui danzai fra crepuscoli di rabbie sopite e risentimenti sepolti d’un dolore invero ancor nitrente nel suo furioso mortificarsi in questa paciosa e dolce ma falsa tranquillità che appare stupidamente gioiosa agli occhi di chi non sa. E adesso rinsavita agli occhi di chi bellicosamente osò.

E ricordo, e fa male, ma è necessario per acchetare proprio le brame mie vendicative e nel torpore mnemonico ritrovare il perduto mio ardore. Oh, rinnovato cuore, scalmanato t’infrangesti frantumato contro l’omertà pericolosa e fosti zittito nel tuo urlo smodato. Perché arrecava turbamento, perché fu accusato in modo menzognero di esser troppo sincero.

E così come si spegne un cero e poi ribrillando si riaccende, oh sì, rimembro che io c’ero, libero e cervo, anima nottambula in questo psichedelico viaggio ch’è l’esistenza nella sua inconfutabile, imbattibile dolenza.

Respiro con affanno, latro cagnesco in umori ammutoliti da una coscienza che si tacque per non dar disturbo e or veemente rinasce, fluente.

 

Vorrei tanto avere la grinta di Stanley White/Mickey Rourke de L’anno del dragone.

Non credo più nei giocattoli come Inception.

Ma Verso il sole successe qualcosa d’inimmaginabile.

Per voi.

Io l’avevo detto che sarei tornato.

 

Un anno fa uno psichiatria mi disse:

lei ha distrutto tutte le teorie di Freud e Jung. Come cazzo ha fatto?

 

Io sono io.

E sono ancora molto giovane, molto forte.

Avete sbagliato tutti.

Interstellar è un film. Einstein mi fa un baffo.

A proposito, pigliatevi Guccini e ficcatevelo su per il culo.

Siete lenti, siete vecchi, diciamocelo, siete spacciati.

Ah, comunque, ho mentito su Rourke.

John Lone è ora sepolto vivo in bagno e se la sta facendo sotto.

Perché quando arriverò, vedrà il diavolo.

Insomma, può anche suicidarsi. Povero John, si sta ammalando di fobia sociale.

insomnia

 

di Stefano Falotico79965097_10215239166715335_5422108250822672384_o

Il Cinema è forse peggiorato perché non abbiamo più grandi anime come Michael Cimino e molti giovani non sanno chi siano Eddie Murphy e Mickey Rourke


21 Nov

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Sì, Eddie Murphy sta con una bionda che potrebbe fare la pornostar. Ma non è da una sciacquetta a fianco che si giudica un uomo.

Dubito infatti che Paige Butcher, attuale compagna di Eddie, quando conobbe Eddie, semmai a una festa, conoscesse tutti i film interpretati, antecedentemente, da Eddie.

Basterebbero tre titoli degli anni ottanta per capire che, a prescindere dal suo straordinario ritorno in Dolemite is My Name, Eddie è uno che ci sa fare…

Vi vorrei servire stasera, per cena, Beverly Hills Cop – Un piedipiatti a Beverly Hills (di cui, peraltro, presto Eddie girerà il tanto sospirato quarto capitolo), 48 ore e ovviamente Una poltrona per due.

Alla soglia dei sessant’anni, Eddie si può permettere di andarsene in giro con una che potrebbe essere sua figlia, che dico, sua nipote e guida la Mercedes come un gagà uguale a Donald Trump.

Lui può, voi no.

Sì, Eddie ha vervesavoir-faire, è un uomo che mette pepe, un uomo brilliant.

Un uomo che fa ridere. Alle donne piacciono gli uomini che le sappiano far ridere.

Pensiamo a Caroline Kava/Connie White dello splendido, irripetibile L’anno del dragone, firmato dal mitico e compianto Cimino Michael.

Stanley/Mickey Rourke la tradisce con Ariane…

Lei è distrutta, Mickey rovinò tutto.

Avete mai visto questo film?

Ora, ditemi voi, in quest’Italia ove gli aspiranti attori, anziché frequentare corsi seri oltreoceano di recitazione, pensano che basti essere Mickey Rourke degli eighties, filmandosi gli showreel col cellulare della Conad, manco della Comet, saprebbero mostrare la stessa intensità di Mickey nella scena del capolavoro ciminiano succitato quando i criminali, capeggiati dal malfattore John Lone, gli ammazzano la moglie sotto i suoi occhi.

Prima, Stanley litiga con la moglie, sconsolato esce di casa, poi cerca di riappacificarsi con lei. Lei piange, dopo di che un manigoldo afferra Stanley da dietro le spalle, a quel punto la moglie avverte il pericolo imminente, in un nanosecondo capisce che suo marito, sì, poiché nonostante il tradimento di lui, è pur sempre suo marito, sta rischiando di morire.

Esplode il suo amore per lui, lui cerca di divincolarsi dalla presa dell’assalitore e, nel frattempo, pur avendo tradito sua moglie, n’è ancora profondamente innamorato o, perlomeno, per lui è qualcosa di estremamente imperdibile.

Capisce che la stanno uccidendo, infatti lei muore. Lui, in preda alla furia scatenata, cerca di rincorrere l’assassino ma lui è già fuggito.

Cioè, in pochi minuti, Michael Cimino, coadiuvato dalle prestazioni di Rourke e di una commovente Kava, è riuscito a realizzare qualcosa che voi, voi comuni italioti, con le vostre pose da teatranti d’avanspettacolo, con le vostre canzonette, con le vostre prese per il culo su Fantozzi e troiate varie, non farete mai.

Come dire che dei beoti dicano al prossimo come si sta al mondo.

 

di Stefano Falotico

I social a volte mi rendono Bob De Niro/Michael de Il cacciatore


16 May

de nio cacciatore

 

Sì, il mitico Michael Vronsky di uno dei massimi capolavori di Michael Cimino, The Deer Hunter.

È usanza affermare che i social distorcano la verità sulle nostre identità. In gran parte, ciò è vero. Tutti tendono a esibire il meglio di loro stessi, nascondendo le loro magagne e celando, anzi incellofanando e mettendo in cella le loro reali personalità dietro profili apparentemente inappuntabili.

Ad esempio, impazzano i selfie di gruppo ove combriccole di pseudo-amici invidiosi si fotografano con le boccacce di fuori e su Instagram si postano mentre ballano ubriachi e scatenati in discoteca, a ritmi di movida e tequila.

Ebbene, questa è finta felicità, dunque felicità mortifera, tristezza oserei dire pestifera. Invero, queste tetrissime, gelosissime compagnie di amici che dunque amicali non sono affatto, eh sì, son formate da persone che rispettivamente si odiano a morte.

Modelle iper-competitive che si fotografano assieme a modelle più belle di loro. E si scambiano delle micidiali, omicide leccate di culo nello spazio dei commenti: sei magnifica, cara, sempre la numero uno.

E l’altra: no, la “meglio” sei tu. Ti adoro.

Intanto, se una si becca dieci Like rispetto alle altre, le altre urlano silenziosamente come delle matte isteriche, pensando nei loro cuoricini spappolati… ma guarda quella puttana, ha davvero molto più culo di me. Sbavano per lei. Maledetta, addà morì! Deve fottersi!

Ah ah.

Sì, leccate spesso di ammirazione lesbica oserei dire sadomasochistica. Trucidissime queste qui. Imbarazzante il loro livello d’ipocrisia, la loro enorme scontentezza spacciata per allegria e birra in compagnia.

Uno spettacolo raggelante peggiore del film I ragazzi della notte di Jerry Calà.

Sì, i maschi poi son pure peggio. Sembrano i tre bambagioni di Ore 15:17 – Attacco al treno del Clint Eastwood quando questi coglioncelli stanno a ballare ad Amsterdam nel locale notturno.

Per fortuna che nel finale si salvano la faccia e salvano pure i passeggeri della carrozza presa di mira dal terrorista. Un radicalizzato perché, essendo stato rifiutato da una modella simile a una di quelle appena succitate, non s’è eccitato e s’è scaldato.

Voleva solo essere il suo lover e invece è diventato un mondiale hater. Voleva bombarla e ha finito col comprare un mitragliatore. Voleva un bacio alla francese e ha desiderato invece ammazzare tutti quelli diretti a Parigi.

Aveva, appunto, preso di mira Laura, la modella senza nessuna laurea, da predatore carnefice, sì, ma aveva altrettanto preso male la mira sulle povere vittime perché i tre amici glielo ficcarono nel culo.

Ma cose da matti…

A proposito di Eastwood, come saprete, ho pubblicato la saga del Cavaliere. Disponibile sulle maggiori catene librarie online. Il protagonista di questi miei folli romanzi si chiama Clint. E, per chi avesse dei dubbi se sia ispirato a Clint, si beccasse la copertina de Il cavaliere di Madrid.

Se invece andrete su IBS.it, sotto la pagina de Il cavaliere di Alcatraz, troverete la recensione entusiasta di un ragazzo di nome Ettore.

Sì, è stato proprio Ettore a incitarmi di scrivere il seguito, Il cavaliere di Parigi. Chiedendomi se potessi inserire lui stesso nella mia storia. Coi dovuti aggiustamenti. E così ho fatto, concedendogli una scena surreale ove lui, incarcerato, viene a botte col vero Joe Pesci. Vera pazzia falotica.

Peraltro, in questo libro c’è pure Federico Frusciante. Sì, proprio il nostro beniamino cinefilo. Da entrambi, vale a dire sia da Ettore che dal Frusciante, ho avuto il consenso d’ironizzare sui loro personaggi. Naturalmente, prima di pubblicare il suddetto testo, ho fatto leggere loro le parti che li riguardavano. E, grazie al loro beneplacito, al loro nullaosta, alla loro naturale liberatoria, l’ho sfornato.

Al che Ettore, divenendomi molto amico, mi chiese in quel periodo consigli sulle ragazze che bazzicava.

Come fece John Cazale con De Niro ne Il cacciatore.

– Dammi un consiglio. Che ne pensi? È la mia migliore amica.

– E vuoi che rimanga la tua migliore amica o vorresti che dalla splendida amicizia si passasse a qualcosa di più intimo e consistente?

– Che vorresti dire, Stefano?

– Detta come va detta. Ti piace questa tua migliore amica?

– Moltissimo.

– Moltissimo sta per che te la vorresti scopare?

– Ma no! Ma cosa vai a pensare?

– Penso quello che in verità pensi tu ogni volta che v’incontrate. Forza, siimi sincero.

– Ecco, in effetti, voglio scoparla.

– Hai una sua foto?

– Vuoi vederla?

– Certo.

– Ecco, ora te la mando. Che ne pensi?

– No, non mi piace. È volgare.

– Come volgare? Ma se è stupenda.

– Secondo me è una mezza zoccola.

 

Ecco, solo per colpa di questa stronza(ta), la nostra amicizia è finita. Non so se Ettore e la sua migliore amica siano oggi diventati marito e moglie. Quello che so è che De Niro ne Il cacciatore è un amico che, mentre Chris Walken piange distrutto al fronte, lui se ne sta tutto dentro la sua donna. Sì, secondo me, quando De Niro è tornato in Vietnam per salvare Chris, Chris ha capito che Bob, nel frattempo, si era scopato la loro migliore amica.

 

E si è sparato. Questa vita è una continua guerra fratricida. Non state in trincea come fake su Facebook.

Vogliamo vedere se avete le palle di metterci la faccia.

 

di Stefano Falotico

Nella vita, qualche volta bisogna essere come il grande Mickey Rourke de L’anno del dragone


10 Apr

rourke dragone

 

Sì, siamo invasi da boss malavitosi. Sono in ogni dove. Persone infide, malevole, annidate in club solitari in cui di cuori malvagi gozzovigliano, drogandosi d’idiozie.

Sono dappertutto. Vestono eleganti, quasi da Armani come John Lone. Anche se in questo capolavoro ciminiano, gli abiti sono firmati dalla nostra conterranea Marietta Ciriello.

Questi Lone non sono mai lonely. No, son perennemente attorniati da ruffiani e da donnette da quattro soldi, più viziose di loro.

Le quali amano viziarsi e vezzeggiarsi coi gioielli regalati loro da questi furbi papponi. L’oro, non Loro di Sorrentino.

Sì, ci vuole una lotta senza esclusione di colpi contro questi farabutti. Un vero bloodsport da Van Damme.

Che apre gli occhi anche se, obnubilato da troppe velenose botte, deve far affidamento soltanto al suo innato talento. Ai suoi allenamenti dopo aver appreso molti saggi insegnamenti. Alla filosofia orientale per starci dentro e darle di brutto. A questi bruti.

Sì, un uomo che spacca di spaccate contro le regole ipocrite di questi dannati.

Un uomo falotico, stravagante e d’annata. Anche d’antan, in passato daltonico in quanto la sua vista era stata distorta per colpa di troppe delusioni, torte in faccia e torti da parte di finti tori, di uomini fingitori e untori, con un cugino che si chiama Antonio e ha il pizzo calabro-lucano di D’Artagnan.

È giunto il momento della resa dei conti.

Sì, Mickey Rourke è il più grande attore della storia.

Diciamocelo. Prima che si rovinasse da solo.

Un uomo dal carisma stratosferico, purezza recitativa meravigliosa e pregiato sex appeal oltremisura.

Un bianco qui coi capelli brizzolati di cognome White. Stanley White.

Che soffre come un cane per colpa delle sue scelte sbagliate, per aver abbandonato sua moglie in quella casa che pare un triste scantinato.

Poi, quando le prevaricazioni diventano esagerate, diviene scatenato contro i cani arrabbiati.

Una furia vulcanica che non fermi neppure con le cannonate.

Che filmone. Che figone, Mickey.

Mica un topo come Mickey Mouse, mica un tipo da fantozziana trattoria Gigi il Troione.

Un vero omaccione, miei furbacchioni.

Sì, nella mia vita ho avuto una sfiga colossale. Anche un f… a monumentale.

È successo.

Di mio, comunque, sono un po’ Drugo Big Lebowski e un po’ Rourke che fuma come un turco.

Chissà, forse come John Lennon sposerò una con gli occhi a mandorla.

Una statunitense mezza giapponese di origini olandesi come Ariane Koizumi.

Perché non sono un ariano ma mangio il pane semplice, quello di Lariano. Mi do delle arie. Sì.

E ora, dopo il pezzo scoppiettante, voglio esservi sincero.

Sì, è tutto vero quello che ho scritto. Son stato con una che non era affatto male.

Ma forse, per colpa di troppo miele, ci ricascai. Dove? Ma come dove?

Nei miei stati alienanti, ai confini della notte più sognante.

Perché, a esservi proprio schietti, la realtà non mi piace affatto.

V’è troppa ipocrisia in giro, tanta indifferenza. E, se ti lamenti, arriveranno soltanto altri martellamenti.

Devi farcela da solo. Non vi sono alibi che tengano.

Perché, se sei crollato come Chris Walken de Il cacciatore, puoi star pur tranquillo, amico, che nessuno ti darà una mano. Anzi, ti porgerà la pistola per incitarti al suicidio. Prendendoti per la fondina, no, per i fondelli finché il tuo cervello esploderà e addio cose belle.

Tempo fa, dissi a un medico che doveva fidarsi di me.

È stato l’unico a credere alle mie parole.

E, come nello stupendo Verso il sole, sono oggi un miracol(at)o vivente.

Sono anche però, come tutti vuoi, preoccupato per il futuro che potrà attendermi.

I miei genitori invecchiano, mia madre è sempre più malata. Tanti non stanno bene.

Altri non ci sono più. Qua va tutto a puttane.

È in questo momento che devi tirar fuori la grinta del vincente.

Oltre a Year of the Dragon, l’eye of the tiger…

Rispolverando tutto il grigiore. E non parlo, in tal caso, di questo Mickey Rourke coi suoi cinerini capelli.

Insomma, non fatemi incazzare, sennò genialmente incenerisco ogni altra corbelleria sul fatto che io poltrisca.

 

di Stefano Falotico

Muore Michael Cimino, il mio Cacciatore di evacuazione


03 Jul

cacciatore

Sono state giornate stressanti, fortemente logoranti. Così, dopo aver sofferto di polmonare asfissia e cerebrale ipertrofia, dopo mille nostalgie, riflessioni ponderate e sfiancanti, dopo essermi nel buio dei pensieri eclissato, credo sia giusto cacciare una sana scoreggina.

di Stefano Falotico

L’immorale, monumentale Mickey Rourke, un attore da amare nel “torello”


06 Oct

Se “rinascesse”, sarebbe un “rodeo”. Giocai ai tor(ne)i, ma fui preso “nel mezzo”, fra palle che, di carambole, entraron nel mio “biliardo” sempre più bilioso e, ora, finalmente, “in sella” vittorioso!

 

Ho sempre tenuto “in auge” codesto esemplare di maschio “raffinato”, che accavalla con posa da cowboy fottutamente vaccara, che “prende per i testicoli” la sua bella col “testacoda”, “sgattaiolandole” le sue fusa ad effonderla, e  suona nello sc(r)oscio grezzo, “energetico” d’un sommergerla di baci “raccapriccianti”, sudandole dentro di “fredda lievitazione” nel torbido che si rassoda, si “sdrucisce”, un po’ “lo” ammansisce” e, di fiato, tromba ancora, tempestato da malesseri in loro (in)tessuti, gravitando nei suoi sacri ardori con turbinose magniloquenze d’un erotismo candido nel suo sfrontato “sfondar” le barriere delle urla.

Mickey digrigna, spaventosamente s'”arriccia”, s'”eleva” moderando un po’ sulle sue curve modellate, quindi “balza” smidollato nel suo osso (po-r-co)spinale, ancora “in piedi”, intingendo il suo aroma nell’amorevole coccolarla, “inamidarla”, con “insistenza” degna di un “cornuto”.
Egli “animaleggia” palpeggiando, “soffiandole” sopra, iniettandole il nettare del Sesso più vero della sua indole verace.
E, sguinzagliando il cane in Lui addolcito, “sfibrò” virulentemente in Debra Feuer, tra “federe” sgualcitissime, di guance in Lei “agguantata”, di guaina da pantere nelle savane, un Tarzan della giungla che non ha timore del “(t)remarle” sopra, addosso e dietro ciò che è.

In totale esibizione del Rourke che tira fuori le unghie d’ogni Donna smaltata nei “veli” ipocriti di gonne solo da strappare, “scrocchiando” già di respiro nei tacchi e, d'”insolenza”, sfilar loro i sandali per “saldarle”.

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Barfly (1987)
    Egli scoreggia a iosa, senza mimose e senza “rosa”.
    Ma, da poeta, arrossisce e, di filastrocca “deretanica”, vive solo nella Dunaway “puttana”.
    Una che (non) ci sta…
  2. L’anno del dragone (1985)
    Semicorrotto, semistronzo, “inseminante” nelle giornaliste della Tv.
    Per uno “show” con tanto di “fotofinish” in cui bacia la sua “cinesina” e fa l’occhiolino.
  3. La promessa (2001)
    Senza più parole…
    Un Uomo devastato.

Malick è tornato a pieno regime, ma Michael Cimino?


28 Jul

 

Michael, se ci sei, batti un colpo!
Un colpo solo!

E che ne sai tu dei ricordi, di quando si scherzava senza pettegolezzi e odi, o “soldi”, senza sgambetti infantili, senza “slinguazzamenti”, senza ripicche e picconate, senza “bavette” invidiose e museruole al prossimo?
Hai mentito agli amici, traditore, volevi depredarne l’anima e “accodarla” alla tua “contentezza” finta-“allegretta” di “grilletto” facilone e “sveltino”.

Di quando, gli anni, purissimi, cavalcavano le onde dell’immaginazione, nessun trauma, nessunissima sfida, nessun “dolore”.

Andava così veloce da avere la sensazione che in qualsiasi momento avrebbe potuto alzarsi in volo.
I suoi capelli le volavano dritti all’indietro in una fiamma dorata di movimento.

(Michael Cimino, “Big Jane”, l’ultima sua opera, “narrativa”).

D’accordissimo!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il cacciatore (1978)
    Cinque amici, nessun “superstite”, un Morto vero, fantasmi.
  2. I cancelli del cielo (1980)
    La vita è un magnifico attimo.
  3. L’anno del dragone (1985)
    Qui, si combatte a muso duro, e non è un gioco da ragazzetti e da fighetti.

Genius-Pop

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