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La semantica dell’immane disagio moderno esemplificata dalle archetipiche vite delle rockstar, scolpita nella faccia di marmo di Clint Eastwood e in quella da schiaffi di John Belushi


04 Jul

eastwood swank

 

freddura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ora, questo è uno dei miei scritti più seri e argomentati degli ultimi tempi.

Però ha il finale da Scemo & più scemo.

Una volta Freud scrisse questa frase molto discutibile:

“Il momento in cui un uomo si interroga sul significato e sul valore della vita, egli è malato, dato che oggettivamente non esiste nessuna delle due cose; col porre questa domanda, uno sta semplicemente ammettendo di avere una riserva di libido insoddisfatta provocata da qualcos’altro, una specie di fermentazione che ha condotto alla tristezza e alla depressione”.

Mah, frase alquanto opinabile. Che da un analista introspettivo non mi sarei mai aspettato.

D’altronde, Freud era già morto da un pezzo quando uscì Blade Runner.

Comunque, per certi versi vera…

Ehi tu, donna, sei verissima, cala la sera e rosso di sera bel tempo fra noi si spera, ah ah.

So che vi faccio divertire con le mie smodate imitazioni falotiche dei personaggi di Mel Brooks e di John Belushi. A e me piace perché ritengo sia Mel che John dei geni assoluti.

Quindi, il mio processo d’identificazione è piacevole, empatico, oserei dire simbiotico. Godibile e goduto. Bevetelo.

D’altronde, nonostante i pochissimi film da lui interpretati, come si può confutare la frase lapidaria, irremovibilmente schietta secondo cui John Belushi sia stato un genio indiscutibile?

Basterebbe la scena di The Blues Brothers in cui, perso in un sotterraneo assieme a Dan Aykroyd, tenta di sfuggire alla caccia della polizia ma viene fermato a sorpresa dalla sua vendicativa ex, interpretata da Carrie Fisher.

Lei è convintissima di volerlo ammazzare poiché lui l’ha abbandonata a un misero, lugubre, amaro destino da donna inconsolabile. Mollandola misteriosamente proprio il giorno delle concordate nozze.

Al che lui, a passo felpato, le si avvicina dolcemente, le s’inginocchia, implorandole perdono e le recita, fingendosi colpevolmente disperato, altresì innocentemente mortificato, un pezzo storico:

non ti ho tradito. Dico sul serio. Ero rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!

Lei è già crollata, come si suol dire, si è sciolta. Ancora però ha qualche dubbio e il suo sguardo è leggermente arcigno.

Al che John le pone uno sguardo infantile con tanto di velocissima alzata sopraccigliare.

E la stende.

Insomma, in meno di trenta secondi, John è riuscito incredibilmente a esprimere una gamma emotiva così sfaccettata da premio Oscar soltanto con la sua imbattibile faccia da schiaffi impagabile.

Super Genius mai visto!

Quindi, io volontariamente mi do al demenziale perché, come c’insegnano i grandi comici, dietro anche la più spensierata e spontanea, vivandata, sbandierata ilarità esagerata, v’è un velo di profonda, incurabile malinconia infinita.

I pagliacci infatti hanno il trucco col rimmel che sgocciola come se fosse una lacrima stampigliata nella variopinta, caleidoscopica vastità imperscrutabile delle loro insondabili emozioni vulcaniche, tatuate nell’immobilità di un’espressione impassibile da Buster Keaton.

Questa è una società, insomma, che non sai come prenderla. Se la prendi in giro così come fa Belushi con la compianta Fisher, pigli per il culo forse solamente la tua vigliaccheria, non sai di conseguenza se accettarla coi suoi giochi crudeli, se buttarla in vacca, se alienartene, soffrendo però come un cane la tua mancanza di rapporti sociali, oppure se cedere arrendevolmente alle lusinghe del folle carnaio generale e diventare il prodotto robotico di un mondo basato sull’animalità più meschina, tribale e triviale.

Un mondo retto dal concetto di Eros più mortifero. Sì, in questo senso, invero in tutto il mio 6th sense, sono freudiano.

Credo che un uomo e una donna si spengano se sono carenti di Eros.

Attenzione, l’Eros non è semplicisticamente e semplicemente (eh già qui v’è una sfumatura non da poco) il sesso nella sua accezione più letteralmente burina, oserei dire, prostituzionale e mercantilistica, edonistica del significato della sua parola.

Cioè il sesso inteso come accoppiamento carnale di due corpi. Come copulazione, fornicazione o solo come attrattiva sessuale, come sex appeal, come carica erotica e sensualità a pelle, diciamo.

Bensì per Eros intendo il suo variegato, multiforme significante in senso (a)lato. L’Eros è la fame di vita, non la fame da morti di figa, attenzione. Eh eh.

La volontà vitalistica, il piacere di alzarsi la mattina e godere anche dei raggi solari dell’estate dopo una primavera tetra e piovigginosa. Il piacere di prendere la macchina, accendere l’autoradio e ascoltare le note melodiose di una canzone meravigliosa. Che, prodigiosa, sana ogni tua interiore ferita e ferma tutte le fitte, placa le piaghe, cicatrizza i dolori esistenziali dopo tante stigmate.

L’Eros non è soltanto il godimento (im)puramente, squallidamente lussurioso. Godereccio e pecoreccio, istintivamente animalesco e porcellesco.

È quel desiderio propulsivo che ci spinge a emozionarsi della vita con naturalezza fighissima. Nonostante le sue enormi, strane e tortuose complicatezze, le sue vie traverse e oserei dire perfino traviate, per cavalcare a voglia e la soddisfazione di esserci.

Anche nel bagliore di un istante fuggevole e irripetibile.

Non sono stato (dal)lo psichiatra di Kurt Cobain, ad esempio, e non abitavo neppure nella sua testa per sapere perché si uccise e come la sua testa deflagrò.

Ma da quel poco che la mia vita da “demente” può capire, comprendo intimamente le ragioni incoscientemente (il)logiche che devono averlo portato irreversibilmente a un gesto estremo così fatale e autodistruttivo.

Aveva fatto i soldi, era in quel momento celebrato come una delle più grandi rockstar sulla scena, era amato, onorato e glorificato. E non cornificato!

Sua moglie Courtney Love lo venerava come un dio e quelli della sua band pensavano davvero che lui fosse l’incarnazione umana del Nirvana…

Perciò, apparentemente cosa c’era che non andava? A prima vista, niente.

Non sono omosessuale ma ammetto addirittura, appunto, che Kurt fosse molto sexy.

Credo, in cuor mio, che niente gli dava però più piacere. Forse rimandò perfino il suicidio perché non volle abbandonare suo figlio.

Insomma, per una legge non scritta ma umanamente condivisibile, per sua stessa ammissione da lui detta espressamente in molte interviste, non provava più empatia.

Non tanto verso il prossimo quanto per la sua vita prossima. Per il suo futuro venturo.

Vide il buio totale, invincibile e, nell’oscurità, si tuffò senza sprezzo del pericolo. A capofitto. Anche a testa fritta, spappolata.

Maggiore fu in quell’attimo la gloria, maggiore fu il dolore intercostale della sua anima da lui stesso danneggiata in maniera implacabilmente esiziale e dannata.

Mick Jagger invece ancora simboleggia tutto il contrario di quel che fu Cobain.

Jagger gode proprio a vivere di sé. A dimenarsi come una scimmia alla veneranda, suonatissima età di 75 primavere. A brevissimo, settantasei. Compirà infatti 76 anni il 26 Luglio.

Elvis Presley divenne, ahinoi, invece un burattino nelle mani di squali approfittatori della sua romantica purezza. Che l’imbottirono di droghe e farmaci affinché potesse essere sempre al top. Tanto al top che purtroppo scoppiò.

Elvis è stato il più grande.

Elvis è come Clint Eastwood di Million Dollar Baby.

L’eutanasia è proibita ma è l’unico che, in piena notte, ha il coraggio mostruoso e inaudito di staccare il respiratore a Margaret/Hilary Swank, poi le inietta una dose letale per ucciderla.

Perché Clint è un romantico.

E sa che così non si poteva andare avanti.

 

Morale: il mondo è pieno di bugiardi. Prima sbagliano immondamente, scherzando sulla fiducia e i sentimenti del prossimo, storpiandolo non solo psicologicamente.

Poi, pare che siano rinsaviti dai loro sacrilegi e gli chiedono umilmente perdono. Ma è una finta, una sceneggiata, l’ennesima burla gravissima.

Certa gente non cambia. Riconosce i propri errori solo per la paura inconscia (ci ricolleghiamo a Freud) di ritorsioni e per svignarsela.

Prendiamo l’italiano medio. Ha l’indole mafiosa. Il mafioso è notissimo che, non solo a Noto in Sicilia, cerca sempre di galleggiare nel mondo, di non sprofondare economicamente e al livello di quella che lui chiama dignità e reputazione sociale. Al che, come si suol dire, si barcamena e impara il nuoto. E finché la barca va la lascia andare. Quindi, sta per annegare e se n’inventa, con la sua tristissima arte di arrangiarsi, qualcuna per riuscire, come ogni anno, ad avere i soldi per recarsi a Rimini.

Si salva sempre per il rotto della cuffia. Prima la combina sporca, poi recita l’Atto di dolore ogni domenica mattina nella sua farisea pantomima vergognosa.

Finge insomma di pentirsi ma in verità io vi dico che chi nasce stronzo rimane una merda a vita.

Le merde galleggiano.

I grandi uomini, purtroppo, conoscono il mondo in quanto lupi di mare.

Altro che lupi solitari.

C’è dunque chi, come Kurt Cobain, la chiude prima di distruggersi non solo il fegato, chi continua a rudere e ballare come Mick Jagger, comunque sia un grande, chi s’immalinconisce, chi esagera come Jim Morrison e il cielo è sempre più blu…

Rino Gateano docet. Anche i rinoceronti, miei pachidermi.

Io non ho nulla da insegnare al prossimo mio, non sono Gesù e non sono il Papa.

Il Genius-Pop non docet ma eccovi servita la mia ennesima doccia fredda.

Adesso, vi assolvo e che la Madonna vi accompagni.

Tanto so che stasera andrete a passeggiare con Maddalena, celeberrima assistente sociale delle vostre idiozie.

Leccando il gelato al limone.

 

Concluderei con questa…

una donna magnifica, praticamente miss Universo, mi ferma per strada:

– Ciao. Fermati un attimo, dammi solo dieci secondi. Avvicinati. Voglio vederti meglio. Sai, stavi attraversando la strada e non mi hai dato il tempo di fissarti attentamente negli occhi.

Scusa, però. Dove stai guardando? Ti sto parlando.

– Niente, lascia stare. Stavo osservando quel gatto all’angolo.

– Il gatto? Che c’entra il gatto?

Va be’. Comunque, sì, ora ti vedo chiarissimamente. Devo ammettere che… insomma, stasera sei libero? Verresti a cena con me? Offro tutto io.

– Sì, va bene, ti dico domani, ok?

E ho continuato a camminare.

Lei, anziché scoppiare a ridere fragorosamente, è rimasta immobile, scioccata. Per mezz’ora è restata impalata con lo sguardo vuoto, chiedendosi fra sé e sé:

ma questo è cretino, frocio o pazzo?

 

Sì, sono fatto così.

Io non appartengo a nessuna categoria. Ci sono gli sfigati che trepidano per attimi sessualmente roventi, i machi deficienti, i maniaci sessuali e basta, i guardoni, le ninfomani e le frigide, gli idioti e i geni, i cantanti che riempiono gli stadi e i begli uomini che riempiono qualcos’altro. Io ogni giorno spero di morire ma trovo sempre una ragione per continuare a vivere.

Anche solo per inventare questa barzelletta da me creata in codesto dì.

Una di queste agghiaccianti baby squillo, apparentate con Jodie Foster di Taxi Driver, mi contatta su Instagram:

– Ehi, guaglione. Questa sono io. Se ti piaccio, mandami anche tu foto hot. Piccantine, diciamo.

 

Gliele mando subito. Lei le riceve, poi euforica mi scrive:

– Che coglione che sei! Ora ti sputtano e ti ricatto. Le mostrerò a tutti. Se non vuoi rimediare una figura da puttaniere, devi mandarmi ora 100 Euro su PayPal all’indirizzo coccobella@libero.it. Anzi, mandale al mio pappone. È lui che gestisce gli affari. Io prendo poi una percentuale. La sua mail PayPal è piglialaconfilosofia@libero.it.

Forza.

– Scusa, ma tu che hai in mano per chiedermi cento euro? Hai in mano un cazzo. Mi sbaglio?

– Sì, appunto.

– Il cellulare però da cui ti ho mandato queste foto non è il mio.

– E di chi è?

– Della polizia. Dunque, abbiamo scoperto che sei una prostituta minorenne sfruttata da un criminale.

Tu non finirai in carcere. Sei appunto minorenne. Il tuo capo, sì, invece.

– Con questo che vorresti dire?

– Sai, com’è. Oggi va di moda dire che dagli psichiatri vadano solo quelli che non hanno altri cazzi per la testa.

Se lavorassero e trombassero, la smetterebbero di avere paturnie. Questo è il luogo comune di questo popolo italico di analfabeti.

Insomma, è diventata una società di troie.

– E quindi?

– Quindi, ragazza, cambia lavoro subito. Non sono un moralista ma ti troverai a 45 anni drogata marcia.

Ti guarderai indietro e vedrai solo il vuoto.

. Che bacchettone che sei. Evviva il sesso! Godere, suvvia!

– Il sesso non è brutto. È l’anima che va a farsi fottere.

– Ma smettila, idiota!

– Va bene… Ci sto. Ti scrivo fra trent’anni. Sei sicura che però sarai ancora viva?

– Certo, fallito di merda! Ma sparati, va!

– Posso farti una domanda.

– Ok, ma che sia l’ultima. D’accordo?!

– Che fai stasera?

– Ah, che vuoi che faccia= La solita vita.

– Cioè lo prendi in culo. Andrà sempre così? Opto per il sì. Tu che dici? Buonanotte.

– Ehi, io ti denuncio! Che volevi dire?

– Quello che ho detto.

 

 

di Stefano Falotico

 

La cattiveria sardonica di un genio immacolato che odia le falsità buoniste ed è un rocker, nel senso di Joe? No, nel senso di cane Spaniel Inglese col pan di Spagna del cock maggiorato


17 Feb

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Io mi sto facendo delle risate che nemmeno il diavolo sa.

Ma non è da ieri, nemmeno da un mese, sono anni immemorabili che la risata sta assumendo contorni infinitamente strepitosi. Perfettamente allineati alla mia visione cinicamente romantica. Che per molto tempo imbecilli con poco sale in zucca vollero addolcire, ammantandomi di etichette affibbiatemi per puro diletto sadico.

Loro pensavano di conoscere tutto di me, io invece io ho sempre saputo di loro, non dando nell’occhio. Infatti, m’avevano scambiato per cieco. Io ci vedo benissimo. E, senza battere ciglio, sotto i baffi mi sparavo un divertimento immenso. Sì, son baffuto come l’ex frontman dei Queen.

Dio salvi la regina? Sì, lo sceneggiatore di The Queen, firmato Stephen Frears, è Peter Morgan. Lo stesso che, assieme ad Anthony McCarten, ha scritto Bohemian Rhapsody.

Ho detto tutto.

Credo che gli inglesi siano proprio delle teste di cazzo.

La signora Elizabeth Alexandra Mary, più comunemente nota come Elisabetta II, è uguale a mia nonna. Entrambe, nella vita, non hanno mai lavorato. Ed entrambe campano ancora.

Soltanto che la prima è arci-miliardaria, si fa servire e riverire dal maggiordomo della minchia, i disoccupati da film di Ken Loach muoiono di fame ma l’acclamano, distraendosi nel tifare Manchester City mentre la loro moglie ha il Cancro. Invece mia nonna ha sempre vissuto in un tugurio da farti venire il tumore ai polmoni. E suo marito, cioè il mio ex nonno, allevava le galline. Poi, vendeva le uova scadute al mercato.

Entrambe fan buono brodo? No, solo mia nonna che almeno, a differenza della Regina, sa cucinare. I suoi tortellini sono ottimi. La Regina non usa nemmeno la carta igienica omonima. Sì, la Regina non è una donna normale. Lei non caga come tutti/e. Lei è dinasticamente una pulitissima merda e basta.

Una stronzata di donna.

Insomma, noi italiani staremo messi male. Abbiamo al governo degli analfabeti e dei puttanoni.

Ma in Gran Bretagna, e non mi fate bestemmiare contro la Brexit, stanno a pecora. Sì, come le pecorine che pascolano nelle verdi valli della Nazione limitrofa, l’Irlanda.

The Commitments, comunque, è un bel film. So già che adorerò The Irishman e mi piace da morire Liam Neeson. Ma non fatemi vedere quel Bono Vox!

Fa l’umanitario con gli anelloni placcati oro al dito. Ho detto tutto. Mister ipocrisia per antonomasia.

Infatti, gli U2 son sempre stati molto amati dalla gente ricca che, per discolparsi un po’ dai loro privilegi spesso immeritati, di tanto in tanto vanno a manifestare in stile Sunday Bloody Sunday.

Sì, cazzo, c’è anche quel film Domenica, maledetta domenica. Che cosa? È di Oliver Stone? Ma no, quello è Any Given Sunday. Questo è di John Schlesinger.

Esordio attoriale di Daniel Day-Lewis. Day-Lewis è un ibrido. Sì, un britannico con cittadinanza irlandese.

Nel film Nel nome del padre e The Boxer è irlandese DOC. Talmente rabbioso che appartiene all’IRA.

Anche in Gangs of New York mi pare irlandese. Sì, un macellaio dal sangue freddo.

Questo è un maiale che scanna tutti, anche Liam Neeson. Ah ah.

Sapete che vi dico? Sono meglio le islandesi. Sembrano tanto fredde, eh sì, in Islanda si gela, ma sono più calorose.

Sì, per anni sono uscito con degli idioti. Che, pensando di avere a che fare con un timidone, un imbranato patologico di natura fantozziana, con un taciturno “malato” di melanconia, mi trattavano, che ve lo dico a fare, da coglione.

Loro giocavano a Sin City e io già avevo un debole per Jessica Alba.

Sì, alla prima veneziana di Machete, ho visto Jessica Alba dal vivo. Ho conservato il suo pregiato culo in qualche mini-VHS. Se volete il filmato, datemi cinquemila Euro.

Ma comunque è una bambina, Jessica. Non fa per me. Dopo che te la sei bombata, come passi la giornata con questa qui? Aspettando di prendere sonno, facendo le boccacce su Instagram o Snapchat? Mah.

I primi giorni ci può anche stare. Al terzo giorno, diverrete schizofrenici e crederete davvero alla minchiata della Genesi.

Finito che Dio ebbe di creare il mondo, io mi sono sempre chiesto: ma come ha passato il tempo?

In questa galattica noia abissale e spaziale, ebbe solo un attimo di umanità. Inseminò la Madonna via etere. Sempre meglio che in vitro. Poi è capace che i figli vi nascano con problemi genetici. A proposito di geni e credervi onnipotenti.

Voi, uomini, siete solo dei nani partoriti male. Pieni di paure, di superstizioni, spettegolate, vivete d’invidie. E subito speculate sulle vite altrui.

Ad esempio, una ha letto il mio precedente scritto, ANGELO DEL BAVAGLIO e tale femminista, ragionando a cazzi suoi, turbata oltremodo quando ho detto che sono misogino, mi ha contattato:

– Ciao Stefano, come stai?

– Bene, grazie. Tu?

– Io sono eccitata.

– Perché? Finalmente la Mondadori ha accettato il tuo manoscritto?

– No, sono sdraiata a letto senza mutandine. Ti piace, vero? Forza, scendi dal pero. E succhiami le pere.

– Ah, però. Sei già alla frutta a trent’anni. Guarda che a settant’anni, bella mia, non so se ci arriverai. Non puoi andare avanti di dessert. Il diabete non ti darà tregua.

– Su, non fare il frocio. Sai la verità? Tu non sei misogino e nemmeno superiore. Sei un porco, una bestia ma non hai il coraggio di ammetterlo. E ti spacci per pensatore libero.

– Non ho il coraggio di mettertelo, sicuramente. Posso ora mangiare un kiwi? Grazie, buona serata.

 

Sì, sono terribili queste ragazze. Se sfoderi un po’ di sana virilità, anche solo a parole in uno scritto, appunto, s’incazzano e provocano per appurare se sei davvero elevato o solo uno che vuole elevarglielo.

Dev’essere stato quel movimento stupido del MeToo a fotterle del tutto.

Comunque, ora dico la mia sulle rockstar.

Jim Morrison era un maschione, anche un minchione. Si era dato da solo l’appellativo di Re Lucertola. Quindi, era “viscidissimo”.

Mick Jagger è una scimmia. Sì, avete presente quegli scimpanzé di Quark con Piero Angela?

Mick Jagger si differenzia da loro solo perché le donne dicono che è sexy. Sì, certamente.

Io conosco, ad esempio, Michele Iagghero, napoletano detto Mickey perché lui si crede Mickey, appunto, Rourke e invece non ha neppure i soldi per comprarsi e mangiarsi una banana.

Seppure sia povero in canna, non è il tipo a cui, come si suol dire, a vederlo non gli daresti una lira. No, no.

È alto, ha un gran fisico, sa ballare e ha una bellissima voce. E le donne, appena lo vedono, impazziscono.

Ma lui non può invitarle a cena, allora queste mettono su le canzoni dei Rolling Stone.

David Bowie? No, non era omosessuale. Era “trisessuale”. Sì, Life on Mars. Prima di scendere coi piedi per terra, David faceva l’amore con le saturnine. Uno Zeus. Un Giove. Poi è andato con la venere nera Iman.

Di mio, giocavo da piccolo a He-Man e ho giocato poco con l’imene. Ma me la meno.

Eddie Vedder non ho mai capito cosa sia e fosse. Piaceva ai ragazzi che hanno fatto la stessa fine di Emile Hirsch di Into the Wild.

Sì, quel rock malinconico da effeminati che si spacciano per duri.

 

Insomma, ce la possiamo dire?

La prossima volta andate a prendere per il culo vostra sorella.

Evviva Elvis the Pelvis!

 

di Stefano Falotico

Voglio essere Rolling


09 Dec

Doom and Gloom, ficcatevelo in testa, teste di cazzo!

“The fan”… “sfegatato-sfregiato” di Jim Morrison: il “maestro” dice che Mick Jagger è gay… Ah sì? Digli di andare a prenderselo nel culo!


19 Nov

City of Night…

Citazione che calza a “pennello”, trasfigurata senza figuraccia ma carico di fighe a tutti quelli che volevano “ammaestrarmi”.
Come la “scimmia” Jagger Mick, mi schiero “battente” alzabandiera contro le vetuste regole d’una società regredita all’asilo nido, piegata alle false dolcezze da Robert Zemeckis, e sbanco alla “zecca” da “zuccone”..

Sì, Bob De Niro girava a tutt’andare col furgoncino, portando suo figlio a vedere i Giants, ché acclamasse anche il pargolo l’idolo Rayburn. Ma il figlio, “catechizzato” ai precetti dei “preti”, scolarizzato già alla castrazione che inibisce il maschio vero, obietta e critica il padre che ascolta, dalla mattina alla sera, gli Stones.
Gil Renard, in uno scatto portentoso, da “venditore di coltelli”, salta su inkazzato come una bestia e offende tutto il “corpo” insegnanti.

Sì, per me Jim Morrison, assieme a Bruce Springsteen e a Tom Waits, è una delle poche “cose” per cui valga la pen-a di scoparsela questa… vita di merda.

Ci sono momenti che me “lo” sparo a palla, con le mie palle tirate a lucido, virtualmente onanistico anche quando non c’è nessuna nella stanza, eppure si “muove”, gravitano attorno al “magnetico”. In quegli attimi, l’etica va appunto a farsi fottere.
Alzo le casse, e non incasso più.
La mia casa si riempie di superfighe di tre chilometri di cosce, e le pareti sudano, in una “serpentina” delirante-sudata-anchilosata-sfiancante-focosa-affaticante nei fianchi sognanti nei tacchi attizzanti. E miscelo tutto anche col pelvico di Presley Elvis.
Che pelo, che “nero” cari polli.

Prendete “Light My Fire ad esempio “lampante”, sì, anche il lampadario balla e, d’intermittenza, lo “mette” nelle pause “buie”.

Varie teste di cazzo hanno provato a “rifarla” con delle cover che non valgon neppure la trapunta di Madre Teresa di Calcutta. Sembran le peggiori checche invaghite di quella bionda “minestrina” di Gwyneth Paltrow. Una che deve solo lavare il pavimento. E se non basterà, bastonatela con la “scopa”.

Sì, Jim aveva una faccia angelica, poi apriva bocca e gli davan dello sboccato. Ah, per forza, se uno apre, bocca volete “togliergli” la “S” davanti? La S di serpe nel “didietro”, di Superman, di Satana, di “Stronza, ti strappo e stappiamo assieme!”, la S di “Succhia!”, la S di “Ti sfanculo”.

Jim eccitava, incitava, ingravidava, gracchiava, godeva, mangiava, divorava, leccava, ficcava, danzava fra le “zanzare”, “libelluleggiava” fin all’alba, “imbellettava”, se ne beveva tante.

Pigliatevi la vostra (L.A.) Woman e “sgolatevi!”.

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Fan. Il mito (1996)
  2. Che. L’Argentino (2008)
  3. The Doors (1991)

Simpatia per il Diavolo – Rolling Stones


30 Oct

 

 
Ho sempre tifato per i diavolacci, perché si spogliano sul palco, emuli di Jim Morrison e mostran l’ambaradan con “occhio” scimmiesco su  movimenti bacini senza bacetti.
Sempre più “su” e i piccoli borghesi giù, a pigliarlo inter cul‘.

Basta col moralismo cristiano, preferisco Cristiana, “una” con cui andar piano d'”ani”.
Lo scemotto ammirerà la Capotondi. Sì, al massino “la” ficcheremo nel reparto degli aborri. Già, fu part(or)ita di depressione e malinconie del “cazzo”. Infatti, se ti pigli quella lì, ti trascina in rovina.
Dicesi “rima” e anche remare d'”ammollo”. Ah, prendersela per moglie, significa “ammosciarlo”.
Sì, gatta morta? Preferisco la mano nella mor(r)a cinese.
Come la pornoattrice Katsuni, che a volte si “graffia” Katsumi.
Nome “orientale” della declinazione “latina” di ballo “succhia-minchia”.

Tremate ritardati, tartassati, tartaglianti, balbuzienti e babbuini, bimbetti e “adultoni”, adulteri e avvocatuzzi da leggi del Taglione, io son colui ch’è sceso sulla Terra per planar “morbidamente” nel deretan’ ove l’Uomo senza rispetto di sé ama “autodistruggersi”, poiché il nichilismo è al nichel che fa la ginnastica su donne con le Nike. Dette sgnacchere, dette patonzone, dette non “allattate” al “patatone”. Clive Owen ha una faccia “buona” a mietere il grano con la pastasciutta dei “sughini” della compagna. Sarà una che ha raccattato in campagna, “tirandolo” a campare in mezzo a mondanità da Campari.
Che attore di merda.

Mica il Bob De Niro di The fan, che perde la bussola e non gliene sbatte per niente, affrontando a muso duro i radiocronisti “leccaculo” delle biondazze, le Barkin e chi l’ha “imbarcato”, che tifa “calorosamente” per il suo pupillo e vende i coltelli, soprattutto in pancia. Segando il Del Toro, che in questo film è solo uno da “saune”. Che suino, un porcone!
Da “rosseggiare” sotto la “doccia fredda” di lama ficcata nelle sue gambe da render paraplegiche di morte sbudellante.

Certa gente voleva affrontare me.
Ah, hanno incontrato un tipo tosto. Guidan la Punto e saranno presti spuntati. Dicesi “tamponamento” alle loro vite ovattate, ottuse e avvitate dal mio “bullone”.
Spingo sempre di più, consegnandoli al “burrone”. Per una caduta libera da Willy il Coyote e poi salutandoli “dall’alto in basso” nel mio Beep Beep che si scoperà un “gorilla” femmina nella Jeep.
Tutta di groppa, con della Grappa, e Lei che s'”aggrapperà”, un po’ “gratterà” e poi “gorgoglierà”.

Sempliciotti, ebetucci, tardone e tardivi, beccatevi il mio Mick Jagger.

Sono come Lui, ballo e apro la cerniera per la mia vanità che “butta al vento” quel che mi “pare”.

E se scassi, t’incasso il naso!

Facciamo casino!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Fan. Il mito (1996)
  2. Shine a Light (2008)
  3. Paul, Mick e gli altri (2001)

Walt Kowalski versione Mick Jagger


28 Jun

 

Sono sempre stato uno da Rolling Stones, secondo me John Lennon era un idiota acclamato solo da ragazzine che si “smutandavano” per le sue utopie infantili da borghesello coi fiorelli in bocca. Di Mick son fan-atico, pacifista ma “guerrafondaio” degli “affondi” nei fondoschiena, anche bisessuali, essendo Fal(l)otico che non guarda in faccia a nessuno, ma sbircia le sottane con “indaffarato” volo nelle farfalle!

Ah, ero stufo di quegli “stufati” di ebetucci, il mio corpo voleva concupir donne con cui ballar di bacino, “iniettando” loro lo schizzo, da “schizzato” di cui non mi vergogno, del mio “scimmiesco” esser teschio di cranio “capellone” e petto di torso ignudo per contorsioni avvoltolate in lenzuola ove il sangue rockeggiante, saltando sul palco del baldacchino che, intrecciato alle sue trecce, si balocca “imboccandola” fra boccoli e coccole, “letiziandola” nel mio “attizzato”, bizzarro di mosse, si “smosse” nella mossa così tanto che, vulcanico, “innaffia” d’eruzione senza “eruditi” con le loro lezioncine “a menadito”, che t’additeranno coi loro “canditi” e non “lo” infileranno mai, perché solo infilzano e si rimpinzano, coi loro “pinzimoni”, la loro acrimonia, i loro moniti, i loro “monumenti”. Sì, che dementi!
Li sbatteranno come maionese pazza in una radio ove si fa ammenda delle proprie psicopatie su onde di “frequenza” di frequentazioni con depressi e represse, e la scritta, “sovraimpressa”, in fronte: “Sono un imbecille, datemi una sberla e non la riconoscerò, perché scambio una fregna per una da fogna, e son foca senza fighe, d’afflizioni sofferente senza fiondarmi in lei che, fondentissima, m’asfissierà”.

Sì, ho sempre adorato Mick, questo scimpanzé che se “lo” ride anche ora che è “vecchio”, che con David Bowie “giocava” d’assoli “canori” e poi “cantava” per Uma Thurman nel “grilletto” del “plettro” di Keith Richards, “suonandolo” per un concerto che “la” conciava per le feste e poi “infestando” altrove d’altre alcove e covi ove, Lei “accovacciata” e Lui svaccato, non usavan certo la “varichina” ma la “cavalcata” delle valchirie, che è bellica per tutte le belle e “sbudella” i moralisti bigotti spaccando, appunto, “culi” a tutti e a tutte, essendo “fronte-retro” di sessualità “doppia” che non “arretra” ma “rettifica” irretendone una e poi “(s)tendendolo” a chi, d'”archi”, è suo “panno steso”.
Ma quali pannolini! Spruzzate la “panna!”.

Evviva il Sesso, evviva la revolución senza tromboni ma trombando di chiche per un Che che con loro, “mitragliando”, danza il Cha cha cha, “inchiappettando” la guapa che s’ingroppa “alla scaloppina” e al galoppo!
Evviva la cavallina!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Pirati dei Caraibi. La maledizione della prima luna (2003)
  2.  Che – L’Argentino (2008)
  3.  Gran Torino (2008)
  4.  Shine a Light (2008)
  5.  The Fan. Il mito (1996)
  6. Time Is On Our Side – The Rolling Stones (1983)
  7. Il re del rock and roll (1956)

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