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I Mondiali stanno finendo, chi vincerà? Comunque andrà, noi non vinceremo proprio un cazzo


10 Jul

Eden+Hazard+Brazil+vs+Belgium+Quarter+Final+ByPmK-qLaGEl

RUNAWAY TRAIN, Jon Voight, 1985, (c)Cannon Films

RUNAWAY TRAIN, Jon Voight, 1985, (c)Cannon Films

 

Ebbene, oramai ci siamo. Siamo arrivati alle semifinali, e questo Mondiale ci ha riservato molte sorprese e dei ribaltoni inaspettati. Chi avrebbe infatti mai immaginato che, al di là della Francia, una delle squadre data per favorita alla vigilia nei pronostici degli allibratori calcistici, avremmo avuto a contendersi il titolo il pur molto ben accreditato Belgio, la Croazia e soprattutto l’Inghilterra? Nazione ove si gioca il campionato più divertente e veloce del mondo, la celeberrima Premier League, ma che da tempo immemorabile ha sempre poco brillato nelle competizioni internazionali, a eccezion fatta delle coppe per club? Invece, quest’anno ha quagliato, vuoi anche che la ruota le è girata bene e, tutto sommato, non ha incontrato compagini molto solide sul suo cammino.

Io sto tifando per la Croazia. Be’, ovvio, si tifa sempre per gli “sfigatelli”.

Mi aveva decisamente impressionato nella partita con l’Argentina, ove stravinse tre a zero, annichilendo Messi e compagnia bella. Ma devo ammettere che la fortuna ha voltato dalla sua parte. I rigori sono, checché se ne dica, una lotteria e per ben due volte consecutive, agli Ottavi e ai Quarti, è passata per un soffio, vincendo come si suol dire ai punti e affidandosi alla mirabile infallibilità dal dischetto del freddissimo Rakitić, sempre calmissimo e implacabile a segnare dagli undici metri con chirurgica spietatezza.

Ieri parlavo con un mio amico e lui sostiene che la squadra oggettivamente più tecnica e forte è il Belgio.

No, obietto. Che poi può anche vincere… ha grandi giocatori e il fenomenale Hazard sta facendo sfracelli, tant’è che il Real Madrid l’avrebbe subito individuato come erede dello “juventino” Cristiano Ronaldo. Sì, si chiama Cristiano Ronaldo, e la dovremmo finire di soprannominarlo CR7.

Di solito il numero 7 si dà alla mezz’ala destra, come veniva definita un tempo, cioè a quel giocatore che gioca in avanzato centrocampo e, fluidificante, per usare un termine da allenatori, fa avanti e indietro sulla fascia, serve cross e all’occorrenza, trovandosi spesso vicino all’area avversaria, fa pure molti goal.

Quando agonisticamente giocavo a Calcio, io ero il numero sette. Mi ricordo ancora quando indossavo la maglia col 7 stampato a chiare lettere cubitali e una testa di cazzo sugli spalti, ogni volta che toccavo palla, mi definiva il settimo nano. Per via dell’altezza, sì, non sono altissimo, a stento arrivo al metro e settanta. Insomma, come Tom Cruise. Cruise dice di essere alto un metro e sessantotto, come me, a differenza che lui porta tacchi venti, e io invece scarpe da ginnastica, a tre cm dal livello del mare. Ah ah.

Dunque, Cristiano Ronaldo è un falso sette. Lui è un centravanti e i centravanti indossano il numero nove. Il sette l’ha scelto lui perché gli piaceva quel numero.

Tornando al Belgio, le belghe, da non confondere con le beghe, che rompono il cazzo, ti fan solo diventar duro il cazzo. Sì, le belghe so’ bone, va detto. Sono alte due metri come il portiere Courtois ma, a differenza dei suoi stacchi di reni, hanno notevoli stacchi di cosce che ti stimolano al “tiro” sotto l’incrocio dei peli. Peli non sta per pali pronunciato alla Lino Banfi, ma per peli e basta. Anche se credo che molte belghe se le radino. Ah, che radure, che rasature, per le minchie dure. Ah ah.

No, il Belgio secondo me è più debole della Francia. Scusate, ma non fummo noi a battere il Belgio due anni fa agli Europei grazie alle reti di Giaccherini e Pellè?

A proposito, Graziano Pellè che fine ha fatto?

Comunque sia, in questa vita siate paratori del vostro culo, e non parate a vanvera, volevo dire sparlate.

E infilate nel sacco, attenti a non ficcare anche la scrotale sacca, se no so’ cazzi amari e probabilmente abbisognate di uno che vi tiri fuori le palle. Sì, tirate fuori le palle, e che cazzo! Ah ah.

Direi di concludere con un aneddoto.

Io e la mia squadra stavamo vincendo una partita a eliminazione diretta, sì, eravamo in vantaggio uno a zero a trenta secondi dalla fine, come nel film con Jon Voight.

Io avevo voglia di giocare ancora ma di lì a breve l’arbitro avrebbe fischiato, appunto, la fine della partita.

I nostri avversari erano tristissimi e non avrebbero pareggiato manco a spingerli, come si suol dire. Al che, feci volontariamente autogoal.

E quelli della mia squadra?

– Ma che cazzo hai fatto?

– Be’, adesso siamo uno a uno. Sì, giochiamo un’altra mezz’ora. Dai dai.

 

 

di Stefano Falotico

Caro Modric, capita a tutti di sbagliare un rigore, nazisti, non siate rigorosi, nasce sempre uno che non puoi soffocare


02 Jul

36486263_10211592834599311_1297307267032416256_n Stallone Fuga per la vittoria

 

Ora, partiamo col dire che si scrive sé stesso con l’accento. In quasi tutti i libri troverete l’uso comune se stesso. Ma è sbagliato. Potete controllare.

Io son sempre stato esigente, ed è stato questo a fregarmi spesso nella vita.

Quindi, ragazzi, quando compirete, dico compirete un tema scolastico e la vostra insegnante di Italiano vi segnerà come errore sé stesso, ditele che la Laurea se l’è presa con la raccolta punti.

No, non potete compire con me, volevo dire competere. Io sono un perfezionista e quanto mi dà fastidio che su quel sito di Cinema compaiano ancora dei refusi sul mio post di Van Damme, perché vanno corretti subito e spero che il mio “capo” ritorni presto dalle vacanze e aggiusti questi spazi vacanti…

Eh sì, io odio sbagliare, soprattutto quando mi accorgo che non avevo nessuna pecca, ma furono gli altri a peccare su di me. Sì, peccarono, non furono affatto impeccabili e di me travisarono tutto.

Comunque, stamattina alle ore esatte otto e ventisette, ecco che svolto dalla mia solita vita, no via, e adocchio una ragazza sui trenta, mulatta, di cosce esagerate, tonica, con dei pantaloncini da starci attenti, nonostante il “semaforo rosso” degli ormoni estivi…

Non l’avevo mai vista prima. Da dove è spuntata ’sta gnocca micidiale? Ora, dovrò lavorarci e studiare l’approccio migliore. Innanzitutto, le dirò che vorrei donarle un’abbronzatura ancora più nera, rovente, probabilmente andando incontro a una figura di merda bruciante.

Come quella rimediata ieri dalla Spagna. Sì, eliminati dai padroni di casa russi.

– Caro capitano Iniesta, vada a mangiarsi una Fiesta, su.

– Ma che fiesta vuole che mangi? Mi prende per il culo? È l’ultimo mondiale che posso giocare. Fra quattro anni sarò in pantofole.

– Sì, però le merendine omonime ci saranno sempre. È dagli anni sessanta che vanno forte. E oggi Ferrero, il figlio, è l’uomo più ricco d’Italia, lo sa?

– Che c’entrano le merendine?

– Le Fiesta, capisc’, che non sono le Ford. Come dice Wikipedia, pan di spagna leggermente imbevuto di liquore curaçao.

– Ripeto, mi prende per il culo?

– No, per i fornelli. Volevo dire fondelli. E il cioccolato “dolce” è pure fondente.

– Io la denuncio!

– Sì, beccati questo panzerotto in pancia. Comunque vi siete evitati Luka Modrić.

– Cioè?

– Se vincevate, avreste incontrato la Croazia ai quarti.

– E quindi?

– Mah, secondo me è meglio andarci piano con un croato. Anche se sbaglia un rigore. I croati so’ forti. Pensi che invece qui da noi abbiamo le donnette che preparano la carbonara e la grande festa di Luca Carboni. Ho detto tutto…

– Chi è Carboni?

– Un bolognese autoreferenziale. Dopo essersi drogato per tutta l’adolescenza, cantava… Luca si buca ancora. Quindi, ha fatto i soldi grazie alle sceme drogate che l’ascoltavano e ha urlato che aveva il fisico bestiale. Ma cosa te lo dico a fare? E noi, coglioni, che ce ne andiamo al mare…

Tutti vogliono la bomba nucleare… io no, non sono Kim Jong-un… sono più un tipo da Jung. Sì, sono un sognatore. Ho sempre sognato un mondo migliore, ma la gente si fa le foto su Instagram e intanto i bambini muoiono di fame.

Comunque, io tifavo per la Danimarca. Quella faccia di cazzo di Davor Šuker, in tribuna, non è che sia simpaticissimo. Mi dà l’idea di essere un suca-minchia.

Molto meglio la famiglia Schmeichel. È stato commovente vedere il grande Peter che tifava sfrenatamente per il figlioletto Kasper.

Ora, ci sono vari Casper nella vita. Il “fantasmino” come me, e anche Van Dien, quello di Starship Troopers, miei edonisti.

Io preferisco, comunque, essere Stallone di Fuga per la vittoria. I nazisti hanno fischiato contro di me un rigore che non c’era. No, secondo me il fallo non c’era. Ma hanno fischiato “punizione”. Un abuso, più che un falso arbitro, un arbitrio.

Ma io ho parato ogni porcata. Sono un fanatico della Marsigliese!

 

Mi spiace. Cari bambini da Villaggio dei dannati, avete trovato un dannato e basta.

Insomma, la mia vita è stata una “rovesciata” alla Pelé che dà lezione ai “maestrini” come Caine. Con tanto di lavagna…

Quando gioco io non ci sono regole. Prendo la palla, anche le vostre palle, e zigzago per il campo.

It’s easy.

 

Applauso, e che sia scrosciante.

 

 

 

di Stefano Falotico

 

Siamo… Messi male se invidiamo il prossimo


22 Jun

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Eh sì, l’invidia è il sentimento più brutto dell’animo umano. Un sentimento, ahinoi, inestirpabile. Facile però a trovarsi, di questa “patologia” n’è affetta la maggioranza.

Appena uno è geniale, la gente non vede l’ora che possa cascare, per “normalizzarlo” nella sua mediocrità. Come dire… visto? Anche lui non è infallibile, ha dei punti deboli.

Per Superman era la kryptonite per Messi è l’Argentina che comunque, senza i suoi goal, non si sarebbe qualificata ai Mondiali. Per me è la vita di tutti i giorni, che io detesto, aborro, ripugno dal più profondo del cuore. Perché la quotidianità è a mio avviso ripetitiva, tediosa, puttanesca e dunque odiosa. Nel mondo di tutti i giorni, per essere apprezzato, devi continuamente venderti, offrire un’immagine di te da “intoccabile”, essere sempre sorridente e coi denti smaltati e non dare mai segnali di cedimento, ché possono allertare il prossimo, limitato e dunque pieno di pregiudizi, perché il mondo è malato di moralismo, desidera le macchine perfette e di lingua svelta spettegola appena ti mostri vulnerabile. Le persone non vedono l’ora di metterti in croce e poi, attorno al tuo cadavere impalato, sollazzevolmente deriderti e ballarti in circolo, in segno d’umiliazione. Ah, che bellezza, eh?

Questo è l’animo umano, ingordo a sua volta delle anime altrui, che adora vivisezionare per il ludibrio abominevole degli sfottò, delle burle malsanamente goliardiche, per l’orrore di massa che decreta i “vincenti” e, in questo carrozzone immutabilmente spaventoso, gode nel buttar giù dalla torre i “perdenti”. Cosa ci sia di divertente in questa competizione animalesca lo dovremmo chiedere a qualche antropologo. Ma non lo sa neanche lui perché sta con una scimmia miliardaria.
In Oriente non va così, in Occidente sì. In Occidente, vita significa sopraffazione, egoismo, arricchirsi sulle spalle di chi non regge certi ritmi, significa ammazzare psicologicamente chi non sta al passo con questa terrificante modernità.

Sì, Messi ieri è stato un perdente. Mentre lo strafottente Ronaldo, che vale dieci volte meno di lui, baciato da un momento inaudito di fortuna sfacciata, portosi (participio passato di porgersi) davanti alla videocamera, ha ammiccato con una smorfia inequivocabile, facendogli il gesto del pizzetto da “capra”. Come a voler sacramentare che lui è più forte di Lionel e lo sta dimostrando. Cristiano è un’altra merda sciolta quanto i suoi capelli ingellati. Un comportamento indegno del fuoriclasse, che comunque è indiscutibilmente, che però si abbassa a gesti di tale eclatante, riprovevole volgarità. Che triste inveire con le “emoticon” delle faccine, roba che neanche all’asilo infantile. Infatti, Ronaldo è tanto “grande” come campione quanto piccolo come uomo.

Ah, come si dice, scusate? Emoji. In questa vita, come nella pubblicità che passa per radio, ho sentito uomini guardare una donna sexy e gridarle che è da URL. Sì, dei matti da USL.

Ecco, sulla mia persona ne ho sentite tante. Tante derivate dalla miserabile cattiveria degli invidiosi. Perfino qualcuno avanzò l’ipotesi che sono il “mostro” di Eraserhead.

Sì, l’unica creatura… con più libri all’attivo di qualsiasi altro scrittore italiano, che scrive articoli di Cinema che neanche le persone laureate al DAMS, con specializzazione in filosofia applicata all’Arte convergente delle materie umanistiche rifrangenti e forse stronzeggianti di bacate menti, scriverebbero mai perché sono troppo occupate a corteggiare la fighetta in bikini su Instagram, “salvandola” in video “poliedricamente” noiosissimi a fini “finissimi”, detti anche seghe, che affinano il membro nello scorrimento calloso. Sono arrivati, quindi possono andare a puttane, anche a livello masturbatorio.

Sì, metto in vendita questo Blu-ray mai scartato perché è uscita già l’edizione migliore. Che non ho comprato perché aspetto la prossima. Ah ah. Io aspetto in continuazione.

Chi lo vuole, abbia la cortesia di non farmi la fine di quello stronzo di Max. Sì, Once Upon a Time in America è la storia di due uomini innamorati della stessa donna. Noodles, il romantico da Cantico dei Cantici, non riesce ad averla e la stupra da poveretto, Deborah disdegna anche Max ma alla fine lo sposa e gli dà un figlio perché lui le dà un impero e una rispettabilità del cazzo. Che vita da zoccola… anzi, da zoccolona, perché fa rima baciata. Ah ah.

Insomma, tutto un casino pazzesco per una che, invecchiando, è molto più brutta di quando era una ragazzina. Eh sì, Jennifer Connelly da giovane aveva un seno da mongolfiera, Elizabeth McGovern invece a me è parsa sempre un cesso. Scusate, forse non ho gusto. Ma la vedo così.

E, nonostante tutto, ho il mio fascino. Eh sì. Il fascino di colui che volteggia.

Sì, sono molto cambiato, crescendo. Prima avevo letto un solo libro di Stephen King, adesso ne ho letto qualcuno in più. Ah ah.

 

– Lei vuole salire in alto?

– No, solo al quarto piano. Buona giornata.

– Io invece oggi ho ricevuto la promozione e sono al settimo cielo.

– Ah sì? E l’ottavo qual è?

– L’ottavo?

– Sì, dopo il settimo c’è l’ottavo.

– Ma che dice?

– Scusi, se non sbaglio lei è laureata in Matematica. E non sa che dopo il settimo c’è l’ottavo. C’è anche la Nona, ma quella è di Beethoven. Ah, so io come ha fatto a ricevere la promozione…

– Cosa vuole dire? Che ho leccato il culo a qualcuno?

– No, macché. Mica il culo. Basta leccare qualcos’altro…

 

 

 

 

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Non siamo ai mondiali perché siamo, anzi, siete gli ultimi non solo nel Calcio ma nella vita


18 Jun

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Sì, l’Italia è un Paese di santi, poeti e navigatori. Frase del quale si effigia (effigia è un capolavoro, da effigiare) proprio l’italiano medio che, quando si sente in difficoltà e annega nella più bieca, napoletana arte di arrangiarsi, tira fuori quest’espressione, come dire: sì, forse sono un poveretto e un pazzo, un fallito e una mezza calzetta, ma l’Italia io la amo per questo. Perché è sognatrice, naviga nella fantasia e nella poesia. Sì, nella poesia della retorica, nella quale perpetuamente affonda.

Non siamo ai Mondiali perché siamo il Paese che assieme alla Spagna e all’Inghilterra spende più in giocatori che per risanare il debito pubblico, ma i nostri calciatori, pagati a peso d’oro, non hanno saputo battere neppure la Svezia. Eh sì, “mastro” Belotti e il “micidiale” Immobile, valutati 100 milioni di Euro “cadauno”, il cui reddito pro-capite è già sinonimo di capitalismo sfrenato, non hanno saputo mettere la palla in rete. Capita… e abbiamo Quagliarella Fabio, uno che in vita sua avrà letto al massimo il Guerin Sportivo, che sta oggi con una Buccino e domani con una Salvalaggio. Donne da calendari che l’italiano compra perché, dopo una giornata di fatica, si sa, tira più un pelo di fica che un carro di buoi.
Oh, ma Fabio fa sesso. Hai visto che faccia da macho? Poi me regala, oltre ai suoi “gioielli”, anche la collanona!

Debora è bellissima, il ritratto della felicità, della contentezza personificata. Non ha mai fatto un cazzo da mattina a sera, se ne fa tanti, e coi soldi che le elargiscono può vestire anche firmata dalla testa ai piedi, tanto ha milioni di followers su Instagram che la seguono con “tifo calcistico”, inneggiando appena sfodera un bikini neanche avessero visto il goal di Marco van Basten agli Europei dell’88. Incredibile, “smanacciano”, salvano nella “raccolta” in caso di “magra”. Dopo una giornata spompante, ecco la “figa” attizzante che ti tira su… l’umore.

Sì, in Italia sono tutti comunisti a parole. Perché la “cultura” di Sinistra ti rende piacente, intellettualmente appetibile, e di questa parola, “cultura”, abusano. Come se la cultura fosse solo essere sempre informati, sul pezzo, sulla notizia, aggiornati sull’ultimo libro del filosofo islandese-curdo, e in prima fila a vedere il film dell’australiano alternativo che ha filmato una pellicola in cui i canguri discettano di musica classica sulle note di amplessi animali da Zabriskie Point. Sì, questa è “Arte”, sì, la storia marsupiale di amori selvatici eppur elevati nello zampettare allegri su praterie sconfinate da sinfonia libera di Beethoven.

Ah, che lirismo…

Io non sbaglio mai un congiuntivo, eh, mica soffro di congiuntivite, ah ah, eppur in Italia, se uno in Parlamento sbaglia una coniugazione se ne fa un caso di Stato. Mentre se uno viene licenziato e si trova sul lastrico, gli si urla: datti una mossa! Ah, che mossa deve darsi? Buttarsi giù dalla finestra?

Se uno, per disattenzione, ingenuità, maldestrezza (word dà errore ma esiste), inesperienza, incoscienza, troppa buona fede, cade… sta sicuro che cadrà ancora di più.

Sì, l’italiano è menefreghista, egoista, qualunquista, ma soprattutto solipsista. Quando lui ha qualche problema, non solo economico, ma semmai sentimentale, ecco che si dispera, rende la sua giornata un melodramma da Victor Fleming, o peggio istericamente smadonna, addebitando all’ENEL il fatto che quella donna, luce dei suoi occhi, l’ha lasciato in “bolletta”. Ora si è rabbuiato… Chi lo illuminerà?

Sì, l’italiano medio crede che le sfighe capitino solo a lui. Ecco che buca la gomma della macchina e implora pietà, imprecando Cristo, lo stesso Cristo che va a pregare la domenica, dopo che il sabato sera si è fatto fare tre pompini da quattro “negrone” sui vialoni.

In Italia sono tutti “alti”. Altissimi. E tutti sostengono di meritare il meglio. Guardano un film di Carpenter e si esaltano, ma non me li ci vedo ad andare in giro con una videocamera, in piena notte, a girare una scena ispirata ad Halloween. Perché l’italiano medio ha sempre paura del ridicolo dietro l’angolo, e non vuol fare brutte figure. No, non ha paura del babau, perché sempre in preda ai suoi deliri fa bau bau e urla al lupo al lupo, forza lupi… Allora, meglio una buona spaghettata con gli amici a vedere se il “biondo” Neymar farà il dribbling col “goniometro” del suo “colpo di genio” agli svizzeri. Ehi tu, donna, mettici sulla piastra una svizzerina, che ce la magnamo col ketchup. E intanto cianciamo. An vedi quella sugli spalti?! Che svizzerona! Le darei una botta “elvetica”. Ma com’è simpatica!

Di Cinema sanno tutto. Non si perdono manco un film. Ma di nessun film hanno capito un cazzo.

Sì, Vin Diesel, tutto sommato, è un ottimo attore, Nicolas Cage è “funzionale”, Al Pacino un “mostro”, e di Pacino hanno visto solo Scent of a Woman e L’avvocato del diavolo! Panico a Needle Park pensano sia il titolo di un giornale americano di cronaca nera.

In Italia, nelle scuole t’insegnano a elevarti, a distinguerti, poi se a trent’anni sei senza lavoro… ti riempiono d’insulti, ti danno del porco o ancora peggio dell’idiota. E così va la vita, qua da noi, ecco che la donnetta col cervello di una gallina, dopo averla data anche all’ultimo morto di fame, ora è una gran “signora”, e si fotografa “linda” e col fisico perfetto in piscina. E per lei sono tutti sfigati, tranne l’analfabeta che la mantiene che però, essendo figlio di un pezzo grosso, non avendo mai avuto bisogno di farsi una vera cultura, sostiene che i film di Lynch sono per malati di mente.

Appena un ragazzo è inquieto… gli urla…:

– Povero demente, ti sbatto in manicomio! Ti faccio capire io come si sta al mondo! Imbecille.

Siete tutti mostri… Rosemary’s Baby docet.

– Ma di che ti lamenti? È la vita che ti sei scelto.

– Perché sono un alieno, io sono un alieno.

Ed è giusto che lo sappiate.

 

Mi avete scoperto. Sono Starman. Vi prego, non ammazzatemi. Tanto, per come sono fatto, non ho molto tempo da vivere. Ah ah.

In passato, mi hanno fregato e coglionato a dismisura, ora può scendere anche Gesù dal cielo e farmi credere che esiste davvero, e gli darò un calcio nelle palle. Perché credo che la gente si danni per problemi inutili e non ha ancora capito che la Terra, agli occhi di uno più evoluto, è soltanto una ciminiera.

Di mio, sono elevato. Dovessi vincere un giorno il Nobel per la Letteratura, il mio libro lo capiranno in dieci persone. E quelle dieci persone lo capiranno quando io sarò morto. Sono un pessimista? No, sono un realista.

– Ah, ma allori te ne fotti…

– Sì, me ne fotto.

– Io non me ne fotto! Eh no!

– Lo sapevo che non te ne fottevi…

– Come facevi a saperlo?

– Sei brutto. Te non fotteresti neanche se ti fottessi… e io sono pure strafottente!

 

di Stefano Falotico

L’Italia eliminata dai Mondiali, analisi falotica di una “tragedia” annunciata


14 Nov

L’Apocalisse. Sì, per il nostro Paese è un’onta ciclopica per cui…  la nostra Nazionale è stata estromessa dai Mondiali. Dopo due partite con la Svezia, nostra sfidante “robusta” dello spareggio valevole, come direbbe Fantozzi, per la qualificazione alla fase finale, non siamo riusciti a segnare nemmeno un golletto. Un misero gollettino. Zero assoluto, rasi al suolo dai volenterosi ma onestamente, diciamolo senza vergogna, nostri avversari scandinavi che, pur denunciando tutti i loro limiti tecnici, la loro scarsità tattica nonostante lo studiato ed efficacissimo catenaccio preso in prestito proprio da noi “maestri” di questo triste giochetto, la loro inadeguatezza appunto sul piano della raffinatezza e dello spettacolo, ci hanno liquidato facendoci rimediare una figura storica da annali, anzi, anale…

È vero, dovremmo preoccuparci della nostra vita di tutti i giorni e non rammaricarci per una partita di Calcio, l’Italia è un Paese ove quasi tutto non va, ove la disoccupazione è sempre in aumento, ove i giovani al solito vengono schiacciati da adulti più ignoranti della presunta ignoranza appunto giovanile, dagli adulti proprio sonoramente criticata, duramente vilipesa, ove gli anziani vengono maltrattati nelle case di riposo, ove si elargiscono grosse e smisurate pensioni a chi è stato in verità in pensione tutta la vita, vedi i parlamentari, e ove i “senatori” ricattano le matricole in questo perpetuo, immutabile gioco del gatto col topo, delle classi dirigenti che soffocano i deboli, li mobbizzano, li strozzano, un Paese col più alto numero di avvocati per ca(u)se inutili da Forum, un Paese facile alla demoralizzazione quanto cupamente moralizzatore di retorica fascista, un Paese in cui non è cambiato niente dall’epoca delle lire e ove le ingiustizie sono all’ordine del giorno, ma in fondo alla nostra gente, oltre ai maccheroni col cacio, poco importa del resto se non del Calcio. Nostro sport appunto nazional-popolare, che riesce a far da “paciere” fra amici che non si parlavano più e che, davanti a una spaghettata con l’Italia in tv, invece si riuniscono ben riconciliati, e poi i Mondiali… Ah, appuntamento quadriennale irrinunciabile, dal più scemo al più intelligente, tutti inchiodati di fronte al televisore per fare il tifo sfrenato, per urlare come matti e soffrire come patibolari condannati a morte quando la nostra Nazionale difende coi denti e con le unghie la misera rete di vantaggio che la porterebbe in finale!

Ma questo Ventura, come già dissi pochi giorni fa, è stato la nostra sventura. Sventurato il Tavecchio che l’assoldò. E (s)fortunato proprio il nostro “caro” Gian Piero che non vuole dimettersi perché se si dimettesse non riceverebbe le migliaia di Euro pattuite, verrà licenziato e dunque avrà comunque la “buonuscita”.

Sì, ci sono cose decisamente più importanti del Calcio che, invero, è solo una distrazione di massa, un “conciliabolo” e panacea dei nostri quotidiani mali di vivere. In questa chimera, la gente disperata si consola, riponendo le sue aspettative di vite sempre infognate nella mediocre iniziativa. Allora, ecco che tutti sono tuttologi in materia e vogliono dire la loro su questa disfatta epocale.

Eh sì, Ventura doveva mettere l’insigne Insigne e perché schierare un centravanti molle e immobile come Immobile? State “bonucci”, vi dico io, non piangete le vostre lacrime di coccodrillo da Buffon’!.

C’era eccome d’aspettarselo. Ventura, dopo un anno e mezzo, in cui aveva tentato di rivoluzionare la Nazionale, inserendo innesti giovanissimi e di talento, come Zappacosta, Spinazzola, Caldara e via dicendo, facendosela nelle mutande, ha poi messo in campo appunto i “senatori”. Quelli più “esperti”, dei vecchietti lenti, prevedibili, con le “palle” confuse. E poi la smettesse quell’insulso del Candreva a fare il bello e il cattivo tempo come Canova. Ah, il solito canovaccio… palla lunga e pedalare, cross in mezzo a spilungoni-lungagnoni, tanta carne e poco arrosto. Fritti in padella.

Datemi retta, italiani, l’Italia è peggiorata. E stavolta non mi riferisco alla Nazionale… Insomma, davvero un’apocalisse? Macché, la vita va avanti e qui bisogna tirare… in porta? No, a campare.

Per quanto mi riguarda, stasera prevedo un film su Netflix.

di Stefano Falotico

In questa società televisiva e stupida, mi sento come Jerry Langford


10 Nov

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Spareggio per i mondiali, agli italiani ho sempre preferito le svedesi e alla tv di regime dar ai tamarri con le loro “gattine” un po’ di mangime a base di sale in zucca. Poi, la dovrebbero finire di far le zucchine ad Halloween con quelle micine…

Ah ah. Sì, l’Italia schiererà Zaza? Come sta Zazà? Pare che si sia infortunato. Boia. Ah no, mi son sbagliato, scusatemi, volevo dire Dove sta Zazà?, canzone del Cutolo.

Sì, per anni siamo stati ammorbati da questo ritornello con Arbore Renzo e la sua r moscia in tutti questi varietà. Varietà di che? Arbore, incarnazione dello spirito partenopeo più chiacchierone, quello che quando parla sembra abbia una pizzetta al pomodoro in bocca, aspettando fra una cazzata e l’altra di bere il caffettino.

Un uomo “liquoroso”.

Mah, controllo la sua età. Vabbe’, speriamo si sbrighi…

Poi, per anni, abbiamo avuto Baudo Pippo, uno che in verità si chiama Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo. Questo “Pippo” è esemplificativo delle pippe con cui ha rincoglionito la gente, con la sua ignoranza camuffata da “informazione culturale”.

Ah, una cosa di cui mi spiaccio dell’odierna tv italiana è che le donne son adesso meno porche e di scosciate più parche. Ma i deficienti stanno sempre al parco… Rimpiango i tempi in cui “qualcosa” ringalluzzivo alla vista di quei centimetri chilometrici di epidermide rivestita da collant che davano di tacchi a spillo dei “tocchi” in più al mio “divertirmi” da tocc(at)o. Sono peccatucci per i quali non incolpatemi… voi, che avete una “sana” sessualità a base di litigi, urla in faccia, corna e che figliate non sapendo poi come educare alla bellezza i vostri innocenti pargoletti. Li indirizzate al trash, andando a buttare la spazzatura fra un Grande Fratello e le telefonate matte di vostra sorella.

Ah, adesso invece mi tocca veder queste donne, che donne “vere” erano, così pudiche, mascolinizzate in mise con tanto di giacca e cravatta. Sì, i tempi son cambiati, un tempo almeno c’era la verace scostumatezza che non si vergognava di profumarsi di puttanesca femminilità. Sì, bando alle ipocrisie, le donne si son volute indurire nei canoni non solo della Rai ma estetici-falsamente “etici” del pudore più falso, “igienico”, su su, è alla tentazione a cui devono “indurirlo”, no, volevo dire indurre.

In verità me ne frego…

In mio soccorso è “venuto”… anche lo psichiatra Morelli, uno che vien pagato per dire cose che io dico un minuto sì e uno no ma non ho ha la sua villa con piscina. Morelli ha sostenuto che non bisogna scandalizzarsi per le molestie sessuali. Secondo lui, dietro ogni donna si nasconde una prostituta che, pur di raggiungere il suo scopo, si fa… tranquillamente scopare.

Come dargli torto? Kemper, in Mindhunter, sostiene la stessa cosa. Dice che le donne hanno un “vuoto” da riempire, sono sempre insoddisfatte, e inventano strategie da “stagiste” per arrivare al “sodo”. Sì, non usa proprio queste parole, ma il “succo” è questo. Ah, succhiatrici…

Devo confessarvi questo. Son appena rincasato dopo il mio consueto giro al bar dopo pranzo. Al semaforo, mentre ero in macchina coi miei occhialetti, due sciocchine alla mia vista hanno “inforcato” le più cretine risatine, divorandomi in modo sfacciato come i mostri mangiano Sean Astin di Stranger Things. Sì, io incarno la quintessenza dello star sulle mie, e il sesso è quanto di più lontano dalla mia anima ci possa essere. Le donne se ne accorgono subito, son cos(c)e che (non) si sentono. E io gioco a far finta di niente, fra l’imbarazzato, l’imbranato e il mio “pesce” lesso. Ieri sera, comunque, ho magnato un branzino con delle patate… al forno ben rosolato nel mio dolce pancino.

Sì, sono un uomo spesso solo come Jerry Langford, uno che beveva al calar della notte con il cane della sua amarezza.

 

di Stefano Faloticolewis re per una notte

 

 

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