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Netflix, i pro e i contro


18 Sep

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La questione Netflix, e già mi espressi in merito mesi fa, torna prepotente dopo che Roma di Cuarón ha vinto il Leone d’oro all’ultimo Festival di Venezia e Sulla mia pelle, sullo scabroso caso Stefano Cucchi, nonostante l’esigua distribuzione in sala, sta spopolando su tale piattaforma di streaming. La numero uno, con buona pace di Amazon Prime Video, che dovrà faticare non poco per reggerle la concorrenza, Hulu abbastanza scarsina, e via dicendo.

I detrattori di Netflix sono tantissimi, così come i ferventi sostenitori, ai quali si è aggiunto il nostro esimio David Cronenberg con le sue recenti dichiarazioni. E a cui dobbiamo certamente ammettere nientepopodimeno che Martin Scorsese col suo The Irishman. Film che scatena in me un hype da manicomio e che, purtroppo, a quanto pare non uscirà prima del prossimo anno. Azz.

E fra pochissimi giorni sarà disponibile alla visione mondiale l’interessantissima, almeno sulla carta, prima che possiamo vederla, serie Maniac con Emma Stone e Jonah Hill. Ora, permettetemi a tal proposito una severa digressione. Non ho dubbi, dopo True Detective, sulle capacità registiche di Fukunaga, ma girare una serie sulla “pazzia” può essere un bell’impiccio. Perché è sempre difficilissimo, e di questo Fukunaga credo ne sia ampiamente conscio, poter intrattenere con gusto e allo stesso tempo filmare qualcosa che non sia pacchiano, superficiale o stupidamente innovativo sulla pazzia, appunto. La pazzia è qualcosa di delicatissimo, che non può essere a mio avviso spettacolarizzato, non è roba per il grande pubblico, a meno che non si girino schifezze, appunto, psicologicamente poco introspettive, bensì filmetti per teenagers col manuale sulle psicopatologie delle Giovani Marmotte. La pazzia è qualcosa di tanto, sì, affascinante, quanto pericoloso, cinematograficamente parlando. E io, pur considerando Il silenzio degli innocenti un grandissimo film, gli preferirò sempre Manhunter. Perfino Mindhunter. Sì, in questo caso parliamo di serial killer, ma in fondo lo psicopatico assassino seriale altri non è che la degenerazione malata di una persona disturbata. E non dico altro per non peccare io stesso di banalizzante, lapidaria grossolanità. Mi basta però dire che, come sostenuto giustamente da Wendy Carr/Anna Torv, l’agente “stressorio” sta alla base del peggiorativo esplodere della “tensione”.

È così. Una persona calma, pacata, sensibile e retta moralmente da sani principi, può impazzire in seguito a spiacevolissimi eventi rovinosi, e franare, inferma, in atteggiamenti criminosi.

Ma non avventuriamoci in disamine sulle alterare anime. Ché non basterebbe l’intera biblioteca di Alessandria per raccogliere tanto scibile “psicanalitico”. E nemmeno quella di Alessandra, donna che non ha mai letto un libro in vita sua, però scopa da mattina a sera con tutti e non gliene sbatte una minchia. Sì, Alessandra non ha una biblioteca nella sua camera, però nella sua camera gli uomini la “sfogliano”, leccandosi il pollice tra una girata e l’altra, per meglio “inumidire” la “lettura” del suo corpo.

Torniamo a Netflix. Ribadisco quanto già dissi. È molto romantica, nostalgica, nobilissima l’idea della sala, semmai di paese, con le lucine e il proiettore arrugginito che riprogramma il capolavoro epocale di turno. Con la pellicola che salta e il macchinista che, sudando come una bestia per non essere licenziato, in tempi da record, attacca tutto con lo scotch e fa ripartire la magia. Ma dobbiamo attenerci alla realtà. Sai, donna, hai dovuto aspettare mezz’ora a cazzeggiare col cellulare prima che iniziasse nuovamente il film. E, sinceramente, sei preoccupata che, in quest’intervallo, tuo marito, ch’è rimasto a casa, sia riuscito a scopare la vicina di casa. Sì, ah ah, hai voluto tu che ti tradisse perché da tempo non sai soddisfarlo, non ci sai fare, e gli hai fatto il regalo di compleanno. Da anni ambiva alla vicina. Ma sì, ti sei detta, che se la scopasse pure. È un pover’uomo, lavora come un negro. Concediamogli questo “extra”. Ma non hai voluto, appunto, assistere al tradimento e così sei andata a vedere un film di fantascienza al cinemino, lontano 50 km.

Al tuo ritorno, tutto deve essere a posto… deve essere stato un tradimento “perfetto”. Ove tu sai che lui ha fatto quel che c’era da fare, e lui sa che tu sai, non hai visto nulla, e domani è un altro giorno. La vicina però, non contenta di essere stata anche lei accontentata, potrebbe bussarti alla porta per chiederti lo zucchero che ha finito. E questa sua poca mancanza di tatto, donna, ti farà incazzare assai. E scoppierà la tragedia.

No, questa scusa non regge a favore di Netflix. No, per niente, ah ah.

Però, ecco, ieri mi è arrivato il Blu-ray de La cosa. Ci sono film che debbo avere. Sì, li bramo e li faccio eternamente miei. Almeno finché non morirò, ché poi li regalerò a qualcuno, e quel qualcuno toccherà il disco sensibilissimo, immacolato, senza neppure un graffio, con le mani unte di prosciutto.

Però non è che, ogni volta che c’è un film capolavoro, possiamo noleggiarcelo o comprarcelo. Tu sei figlio di Montezemolo?

Io no. E pagare il noleggio innanzitutto costa. Poi, il film lo puoi tenere al massimo 48 ore, quindi non puoi rimandarne la visione, anche se ti viene la febbre a quaranta. Sennò hai pagato per l’anima del cazzo. E peraltro devi sorbirti tutto il traffico della città per portarlo indietro.

Sì, questo giova a favore di Netflix.

Ora, capisco che, se siete gestori di una videoteca, vi stanno girando le palle. Ah, se tutti si abbonano a Netflix, non è vero che nessuno noleggerà più. Perché Netflix ha un catalogo molto limitato. Ovviamente, però, i noleggi caleranno e il piatto piangerà.

C’è anche da dire che le major guardano al guadagno, agl’introiti, sono delle troie. E oramai finanziano quasi solo esclusivamente film sui supereroi, ché incassano da Dio.

C’è qualche casa di produzione, al giorno d’oggi, che finanzierebbe, ad esempio, Apocalypse Now?

Non è un film commercialmente affidabilissimo. Potrebbe spaccare il culo ai botteghini come esser visto da quattro gatti.

Netflix invece se ne frega. Su un film che va malissimo e che non guarda nessuno, altri 9 non solo vengono visti ma rivisti. Basta scorrere col mouse, e ti rivedi mille volte la tua scena preferita.

Che poi The Irishman sarà un capolavoro o una delusione immane, senza Netflix non avremmo mai potuto saperlo. Semplicemente perché la Paramount, che inizialmente doveva produrlo, alla fine si è tirata indietro. Facendo questo squallido ma onestamente realistico ragionamento…

Sì, Scorsese è molto amato, De Niro e Pacino sono due leggende, ma un film sui gangster, sul tempo, in cui i protagonisti hanno più di settant’anni, invero quasi ottanta, verrà cagato?

Al che intervenne Netflix e disse: ok, quanto viene? Quasi duecento milioni di dollari? Tieni, Martin, ecco i soldi.

Non voglio più sentire stronzate su Netflix, intesi?

E non solo su Netflix. Anche sui materassi Permaflex. Secondo me sono più comodi quelli della Eminflex.

 

 

di Stefano Falotico

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