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Vivere al di là stando nel di qua


27 Sep

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Eh sì, miei baccalà e quaquaraquà. Questa vita non è uno schema prefabbricato e neppur vincendo a scherma si può mentire ai nostri desideri “proiettati” come ne La rosa purpurea del Cairo, miei caudini e fratelli di Caino che non credete né al Bene… Carmelo e neppure a Ferrara Abel(e). Ah ah.

Lo so, la mia antipatia cresce esponenzialmente come le mie genialità, che vanno di pari passo con la mia schietta asocialità. E bevo fiaschette rallegrando il mio fegato “amaro” mentre voi pensate di essere tosti e invece non siete né robusti, quindi siete fiacchi, e di lavori inutili sfacchinate, e neppure amate i toast.

Presentate sempre i vostri attestati per sentirvi superiori a chi non ce li ha. Ma io tostissimo vi dico che, miei “testoni”, non serve che mi attestiate chi presumete di essere, in base alla vostra piramidale voglia di “vincere” sul prossimo, io ho più testa di voi e conosco il vero gusto della vita, quello che gli americani chiamano taste. Non smetterò di scrivere romanzi, battendo sulla tastiera, e m’intestardisco nell’affermare, con cognizione esuberante, che son uomo al di fuori della massa, nauseato dal porcile e da queste vostre lotte fratricide che paiono rendervi così alla felicità, finta e pusillanime, appaiati. Io le vostre bugie appallottolo, se proprio non riuscite a farmi fuori con le cattiverie, sparatemi una pallottola. Ma sappiate che son un “pistola” e non me ne faccio niente dei vostri “grilletti” facili, mie donne deridenti il mio esser così ardimentoso eppur non nelle vostre fighelle “ardente”. Ci sono anche le donne a cui piace leccarlo “al dente”. Ih ih.

Facebook assomiglia a questo film col Gere, miei ghiri(gori). Tutti sembrano voler contar qualcosa agli occhi degli altri e “sbandano”, sbavano per i Mi piace, anche quando qualcuno clicca su un piatto di bavette, essi, costoro, vanno in brodo di giuggiole. E le vongole? Ah, maledetto volgo, non me ne vogliate se, tronfio, io mangio le troie, no, volevo dire le “trofie” dei vostri falsi trofei.

È pieno di persone “perbene”… ci sono le super zoccole che, dopo aver preso tre uccelli al minuto, danno la buonanotte, congedandosi con frasi davvero “sincere” della topa, no, del tipo: il mio saluto va a tutti gli emarginati, i senza patria, i disoccupati e i deboli di questa società. Sappiate che sono con voi…

Sì, intanto “la” stappa con quello riccone, forse un po’ ricchione.

Poi ci sono gli “intenditori” della “bellezza”. Che ci tengono a precisare che questo mondo superficiale si merita la schifezza di Michael Bay e non sa apprezzare le stronzate sofisticate della Coppola, una che gira “lento” ed “elegante” per sopperire non solo ai buchi della sua sceneggiatura, ma anche al “buco” della sua bernarda, Bernalda, città lucana ove festeggiò il suo matrimonio. D’altronde, chi si fotte una racchia del genere? Poteva solo Tarantino, feticista del brutto.

Ma torniamo a Richard. Richard è cresciuto negli anni. Più diventa buddista e più porta le orecchie a sventola. Un’elefantiasi al contrario. Da sexy boy a uomo maturo eppur non pachidermico. Oramai è in là con gli anni per piacere alle sventole, ma alla sua donna comunque lo sventola. Ma alzerà prima o poi l’Oscar? Insomma, non è più una bella statuina, dategli un premio, non è un primate, è un attore che primeggia e, dei primati, se ne fotte.

Ah ah.

Concluderei così. Il mio barista è in crisi, ha licenziato la ragazza che serviva ai tavoli e non paga l’affitto. Sì, prendete coscienza che il mondo sta fallendo. Dopo una vita di sacrifici, ti trovi solo in mano un cazzo fritto e hai allo stomaco le fitte. Che frittata!

di Stefano Falotico

Buona e cattiva Pasqua, nel giorno dell’ascensione, siate “maligni” e amate Richard Gere


16 Apr

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Sì, ho fatto un sogno strano. Ho sognato che nel soggiorno, di notte, venissero a visitarmi dei cagnolini, tutti bardati e “sbadati” a festa. Si cibavano di pranzetti che, da dietro il televisore, spuntavano. Rosicchiavano, spolpavano le ossa, carpendo il midollo spinale della mia predisposizione alla bontà, non al buonismo. Mentre in Corea del Nord si annunciano bombe atomiche, a Bologna ieri piovve, di tuoni tonitruanti peggiori delle calamità “artificiali”. Ma, tornando al sogno, esso poi svoltò favolistico in una dimensione colorata in cui i cani scomparivano e mi trovavo in un viale alberato, “oscuro” come la selva di Dante, in cui Silvia di Leopardi mi accompagnava alla ricerca di conigli giganteschi. E, svegliandomi, mi venne in mente Richard Gere. Uomo oggi attempato a cui però le donne vorrebbero ancora “attentare”, leccando la sua capigliatura brizzolata per rinascite “pasquali” degne del settantenne ingrigito eppur ancor fascinoso che Gere è in baldanza del suo sessappiglio col dopobarba sensibile del borghese anomalo, piccante di sguardo “pruriginoso” nella Cindy Crawford sua che fu. Esce The Dinner e le recensioni americane ne parlano come di una stronzata colossale, sesquipedale. Di mio, so che stamane ho bevuto un cappuccino e poi il caffè, ammirando le cosce di una vecchia che conosce l’odore del tempo e sa che le sue “uova” non sono più quelle di una volta in cui, anche lei, sognava la lingua del Gere in stati bradi del suo non essere “cristologica”. D’altronde, Gere sarà protagonista di Three Christs. Ogni povero Cristo ha l’agnello che si merita. E quella vecchia al dito, nonostante la morte del marito, porta ancora l’anello mentre le donne “sensuali” sognavano Gianni Agnelli. Sappiatelo, quando il buonismo vi sopraffarà e vorrete tanti farvene al “cioccolato”.

Con questa stronzata, vi lascio mangiare.

 

 

Siate Norman, non normali.

 

nm15

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