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C’ERA UNA VOLTA A… HOLLYWOOD – What Just Happened al Falò? Perché contesta Mr. Marra?


22 Sep

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Innanzitutto, prima d’acclamare l’opus numero 9 di Tarantino, recatevi su IBS.it e comprate il libro Hollywood bianca del Falotico. Opera numero due della sua produzione letteraria. Poi ne riparliamo.

Sparatevi questi due video se volete. Sennò, fatevi una sega su Bridget Fonda di Jackie Brown e così sia.

Ah ah.

Dopo averli visti, ditemi tutto o mandatemi a fanculo subito, ancora prima di aprirle. No, aprirli.

Detto ciò, passiamo a questione quasi omeriche.

Ancora la vecchia storia secondo cui i cinecomic e le graphic novel sono cultura bassa?

Ebbene, io amo sfatare tutto. Ribaltare le logiche. Poiché, nella medietà conformista, nelle rigide prese di posizione immotivatamente radicali, v’intravedo sempre qualcosa di enormemente pregiudiziale.

Adoro abbattere i luoghi comuni e, purtroppo, in Italia siamo ammorbati dalla retorica qualunquistica, dai girotondi delle banalità a buon mercato, poiché l’Italia non si smentisce pressoché mai nel suo essere vetustamente agganciata a valori superati, a etiche retrograde, a una mentalità da tromboni da tempo immemorabile fottutisi e auto-trombatisi.

Da quando m’affrancai da certe marcissime convenzionalità iper-conservatrici, oscenamente moralistiche, orrendamente pedagogiche e dunque semplicemente raccapriccianti nel proporre un modus vivendi e “ragionandi” oramai tanto innaturale quanto inattuabile che, come si suol dire, non sta più né in cielo né in terra, la mia esistenza immensamente ne ha giovato. Ne giovò. Evviva il lancio del giavellotto!

E Ginevra che fece? Tradì Artù col Lancillotto? Mah, meglio mangiarsi un panzerotto. Cioè DiCaprio. Ah ah.

Anzi, a dirla tutta, sono da allora profondamente ravvivato, nell’anima rinsavito, in una parola semplice voglio dire e dichiarare con estremo entusiasmo, simile a un’estasi mistica, che sono ritornato furentemente all’azione fancazzista. Ah ah. No, spingo con più piglio anche se ancora poche ne pigi. Ah, adoro il mio pigiamino…

Sì, a causa di tutte le reprimende e delle contenzioni psicologicamente sedative inflittemi, delle suggestioni bigotte e oscurantistiche superstizioni stronze, mi chiusi talmente tanto da sfiorare quasi il mutismo. Relegato in una dimensione talmente asfittica e ascetica da far scendere soltanto il latte alle ginocchia in maniera tristissima.

Per quanto tempo, ad esempio, dovremmo ancora sentire la stolta idiozia secondo la quale il liceo classico è la scuola culturalmente più formativa?

La cultura vera, sentita, amata e inoculata nell’anima, introiettata nel cervello e nei nostri cuori non è qualcosa che si possa parcellizzare in classi(smi).

Sarebbe come dire che Maradona fu il calciatore più forte degli anni ottanta perché frequentò una scuola di Calcio prestigiosa. Ma de che?

Maradona cazzeggiava a tutto spiano e manco si presentava agli allenamenti. Poiché, nonostante un po’ d’evidente pancetta e la sua testa indubbiamente folle, quando in campo scendeva, cazzo, dimostrava che non abbisognava d’alcuna regola balistica impartitagli dall’allenatore-statista.

Dunque, non voglio più sentire altre stronzate da ballisti. Cioè che la Juventus vince sempre lo scudetto perché Agnelli sa scegliere gli allenatori più bravi.

Grazie al cazzo che vince. Ha la squadra coi giocatori più forti. L’allenatore non c’entra un cazzo.

Per esempio, Maurizio Sarri è un campagnolo, un villano, un cafone mai visto. Se allenasse il Lame Ancora, squadra del mio quartiere in cui militai sin all’età dei diciotto anni, al massimo vincerebbe il campionato provinciale e qualche torneo rionale. Ma non per merito suo. Avrebbe trionfato grazie a me. Ah ah.

Una volta, un mio allenatore dal cognome Bongiovanni mi sfidò:

– Stefano, ti sbatto in panchina. Cominci a starmi sul cazzo. Al tuo posto, metto Chiesi (no, non Chiesa, Chiesi). Vedrai che vinceremo lo stesso.

 

La partita finì 4 a 0. Quattro per la squadra avversaria, però. Ah ah.

Ve ne racconto un’altra.

Durante un allenamento pomeridiano, un mio compagno, non mi ricordo se Pirillo o Cetti, assistette a un mio goal pazzesco su punizione.

Al che, urlando come un matto, esclamò:

– Fermi tutti. Goal enorme, sì. Ma trattasi di colpo di culo.

Facciamo una cosa.

È un allenamento. Rischieriamo la barriera e posizioniamo la palla nella stessa posizione. Voglio proprio vedere se questo Falotico riuscirà a ripetersi.

 

Al che, sussurrò alla sua ragazza, la quale era a bordo campo ad assistere al suo gagà, quanto segue:

– Ehi, mia bella, adesso io e Falotico scommettiamo 100 mila lire (eh sì, all’epoca c’erano le lire).

Se riuscirà a realizzare nuovamente un goal come quello di prima, io gli darò 100 mila lire. Se invece non ce la farà, com’è ovvio che sia, Falotico mi darà il centone.

– Accetto – risposi io.

– Perfetto. Bravo, coglione. Ecco, a posto. Barriera schierata. Quando sei pronto, Stefano, calcia pure. Voglio proprio vedere se ancora infilerai la palla sotto l’incrocio.

 

La palla finì all’incrocio. Peraltro, col portiere che si lanciò verso lo stesso incrocio della prima volta. Che pirla… ah ah. Quello che si definisce un volo d’angelo da trimone.

Partì perciò la reazione isterica della sua ragazza:

– Idiota! Stasera dovevamo andare a mangiare fuori. Quelle cento mila lire erano la tua paghetta. Stronzo!

Ah ah.

 

Questo per dire che non dovete dare mai per assodato nulla.

Tranne questo…

Carlo Buccirosso, presente in 5 è il numero perfetto, è un ottimo caratterista e anche un bravo attore protagonista delle sceneggiate napoletane. Se però in Joker, al posto di Joaquin Phoenix, vi fosse stato lui, ne sarebbe venuto fuori un film comico.

Ho detto tutto…

Anzi, no.

Sarebbe come dire… prendiamo uno di questi sessantenni che disprezzano i giovani e il nuovo Cinema, facendo loro interpretare la parte da codesti tanto mitizzata, essendo legata ai loro entusiasmi giovanili, di Al Pacino in Serpico.

Forza, suvvia. Il circolo ARCI vi aspetta e, come dicono in meridione, fancul’ a mammata.

A me fanno inoltre molto ridere quelle ragazze che si professano virtuose e ambiziose. Quelle sui trent’anni, per intenderci.

Ora, non vanno con un loro coetaneo in quanto, nonostante lui abbia un’età per cui si presuppone che maturo dovrebbe esserlo, queste qua lo considerano, appunto, immaturo e un eterno, inaffidabile Peter Pan.

Poi, per divertirsi, vanno però con uno qualsiasi.

Se invece vengono contattate da un quarantenne, lo snobbano e l’offendono pure, reputandolo troppo vecchio.

Insomma, detta schiettamente, non sanno che cazzo vogliano.

Dalla vita?

No, nella figa.

Ah ah.

 

Questo è un (im)puro dialogo pulp che fa discussione sterile eppur giocosa fra iene.

Madonna era come la Virgin? Ma de che?

Intanto, il Genius-Pop, alias Joker Marino… passeggia e dà non solo nell’occhio.

 

di Stefano Falotico

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I peggiori film del prossimo anno saranno certamente meglio dell’ultima pellicola di Tarantino


18 Jun

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Eh già, tutti fanno previsioni sui possibili film migliori della prossima stagione.

Ma è troppo facile puntare sui registi di qualità, sui cosiddetti cavalli di razza vincenti.

Ora, chiariamoci, C’era una volta a Hollywood di Tarantino, secondo me, come già profetizzai, sarà una delle solite, ultime gigionate anemiche e poco emozionanti di Tarantino.

Tarantino è un bel tipino. Ha da sempre impostato la sua carriera, girando film pieni di citazionismi che a loro volta omaggiano film del passato da lui idolatrati e adorati, quindi shakerati secondo la sua visione spesso volgarmente pulp o pacchianamente grindhouse.

Ripeto, ciò aveva un senso per i suoi primi tre film, ovvero Le ienePulp Fiction e Jackie Brown, perle che non si toccano.

Le perle non vanno assolutamente toccate. Così come le gambe di Catherine Zeta-Jones, donna ora sposata a Michael Douglas, il quale le regala tuttora collanine d’oro neanche se fosse Bob De Niro di Casinò con la sua bagascia Ginger, dunque dovete tenere ben a mente il comandamento… non desiderare la donna d’altri.

Io la desidero eccome ma Michael Douglas non lo sa perché è rincoglionito. Catherine invece sa tutto.

E non mi spingerei oltre.

Torniamo a Tarantino e non perdiamoci in freddure da Clint Eastwood di Per qualche dollaro in più.

Sì, diciamocela, Kill Bill 1 e 2 valgono solo per la scena finale del capitolo uno quando un ispirato Michael Madsen recita cimiteriale, con soffice farsela nelle sue mutande, la celeberrima… merita la sua vendetta.

Sì, una battuta di dieci secondi in un film che dura quasi due ore.

Il capitolo due invece dura quasi 140 min ma non ha neppure dieci secondi di gloria.

Quindi, secondo voi questo dittico sarebbe un capolavoro?

Se la pensate in questi termini, David Carradine deve prepararvi un panino con le sue mani lerce e servirvelo con tenerezza così come fa con sua figlia ancora innocente e incosciente.

The Hateful Eight è una spossante esibizione di attori che vogliono dimostrarci di saper recitare monologhi interminabili.

E perfino la scena finale che dovrebbe risultare rivelatrice e dunque emozionante, cazzo, non sta in piedi neanche ad attaccarla con la colla.

Scusate, uno riceve la lettera di Abramo Lincoln e, anziché conservarla come la reliquia di San Gennaro, la illiquidisce nel sangue più purulento e gore?

Il bifolco Samuel L. Jackson dovrebbe prendere lezioni d’igiene da Al Pacino di Danny Collins. Il quale, a differenza sua, coccola l’epistola recapitatagli da John Lennon neanche fosse Yoko Ono.

Sì, l’accarezza con estrema delicatezza, eccitandosi come Lino Banfi di Al bar dello sport quando, contando le banconote della vincita della sua schedina miliardaria, pare che stia massaggiando arrapatissimo le cosce di Milly Carlucci dei tempi di Pappa e ciccia.

Eh, Milly è invecchiata ma all’epoca attizzava ogni uomo pugliese di verace Calore! E anche froclen, come diceva Pasquale Zagaria, dinanzi alle gambone di Milly aveva attimi assai dubbiosi riguardo la sua senile omosessualità.

Detta come va detta, la Carlucci è sempre stata una bella donna moralmente discutibile. Sì, prostituitasi a filmacci pecorecci pur di arrivare un giorno a una vita da Ballando con le stelle.

Contenta lei, contenti quelli che son stati nel suo letto per farla ascendere ai primati dei massimi ascolti della Radiotelevisione Italiana. Scommettiamo che… andò proprio così?

Sì, so che Milly è sposata da anni.

Sì, da qualche anno, da un decennio. Da un ventennio? Da un trentello? Sì, se me lo passasse su PayPal, non avrei bisogno di partecipare ai telequiz di Mediaset. Un tempo patrocinati da Mike Bongiorno, da una vita sostenuti invece dal peso extralarge per eccellenza, soprattutto nel portafoglio, cioè Gerry Scotti.

Capisco, ora Milly è sposata. Perfetto, non ci proverò, Tanto adesso è pure rifatta.

E qui alla mia vita è stata (s)fatta una frittata! Ah ah.

Sì, sono l’unico uomo della storia che, anni addietro, finì nei centri di salute mentale. Dopo che tutti appurarono che non necessitavo di alcuna Cura da Franco Battiato, ho capito che non mi piaceva manco la filosofia sempliciotta di Lucio Battisti.

Ah, ma è tutto un battistero. Sì, prima mi chiesero di recarmi ed entrare in chiesa a confessare i miei peccati, poi vollero sconfessarmi. Qui viviamo di baci di Giuda come ne Il padrino – Parte II.

Non va bene, eh? V’è un’ipocrisia dilagante, figlia appunto della moralità piccolo-borghese di cui è, ahinoi, intrisa la falsa cultura radicalchic nostrana da farisei Pater Noster e fasulle Bibbie come se fossimo in Cape Fear di Scorsese.

L’Italia, l’unico Paese al mondo ove primeggia negli incassi Checco Zalone, ove andavano forte i film banfiani, una nazione di Cornetti alla crema, di Ciccio perdona… io no!, un posto malfamato di religiosissimi mafiosi ove tutti ammiccano e provocano con pessime, equivocabili battute scontatissime sul sesso manco se ci trovassimo, appunto, nello studio dentistico della pellicola Vieni avanti cretino col compianto Gigi Reder nella stravista, abusata parte d’una spalla fantozziana di Luciano Salce.

Tarantino è figlio della nostra peggiore italianità. Non è come il grande, succitato Scorsese, appunto. Uno che in Mean Streets ficcò in colonna sonora Renato Carosone non per fare, come Tarantino, il citazionista piacione molto cazzone, bensì perché in quei bar fetidi di Little Italy nei jukebox passava davvero il Carusone. Il suo vero cognome.

Statem’ buon’, a casa tutti bene? Come ti sei sciupato. Hai mangiato? Vuoi ancora un po’ di polpette?

Sì, le madri italiane amano i figli e i loro picciotti come se fossero bravi ragazzi…

E tu invece? Stai sul timiduzzo? Henry, perché non parli mai?

Sì, in Goodfellas passa, nella stupenda scena della presentazione dei vari personaggi, Il cielo in una stanza poiché i piccoli manovali della criminalità adoravano realmente Mina.

E può darsi che su un barcone di sballati sia andata on air veramente Gloria di Umberto Tozzi così come si vede in The Wolf of Wall Street quando Margot Robbie, scatenata e smutandata, qui sembra Sharon Tate e nel film di Tarantino no.

A proposito, secondo voi, Roman Polanski, prima che Sharon fosse oscenamente trucidata dalla banda di Charles Manson, cantò mai alla sua Tate Ti amo?

Mah, secondo me vi può fornire una risposta esaustiva in merito, eh già, Brudos di Mindhunter.

Ecco, a mio avviso i peggiori film del prossimo anno saranno dei capolavori in confronto alla super porcata mai vista di Tarantino.

Quentin, hai davvero rotto il cazzo col tuo Cinema autoreferenziale, leccaculo, auto-imbrodante.

Ha ragione l’attuale moglie di Polanski, Emmanuelle Seigner. O fai un film alla David Fincher incentrato esclusivamente sulla tragedia di Sharon Tate, oppure, se devi ficcare la storiella di contorno per altra carne al fuoco, vai a fare in culo.

Scorsese ha fatto solo una scelta sbagliata in vita sua.

Ha avuto ragione Nick Nolte a non applaudire Elia Kazan nella notte degli Oscar in cui, al regista di Fronte del porto, consegnarono l’Oscar alla carriera.

Certamente, immenso regista, Elia, ma non dovevi fare il maialino.

Sennò sei (stato) solamente un figlio di puta peggiore di Clint Eastwood de Il buono, il brutto, il cattivo.

Ve lo dice Wallach Eli.

Ora, se non ero a Cannes, se C’era una volta a Hollywood non è neppure uscito ancora negli Stati Uniti, chi sono io per dire questo?

Be’, sono il padrone di un mulo a cui non piace la gente che ride…

E soprattutto i puntini di sospensione nel titolo, cazzo, Sergio Leone non li avrebbe mai usati.

Fanno proprio schifo.

E dunque nemmeno io li uso.banfi carlucci pappa ciccia

di Stefano Falotico

C’era una volta a… Hollywood: di chi è figlio Tarantino? Lo sanno i Blues Brothers


18 May

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Sì, nelle prossime ore sarà presentato a Cannes il nuovo lavoro, si spera capolavoro, di Quentin Tarantino.

Sinceramente, come già scrissi, non nutro molte aspettative, a differenza di molti di voi, riguardo quest’opus n. 9 del Quentin.

Sebbene, cazzo, riconosca che io e Quentin ci assomigliamo parecchio. Abbiamo vissuto di folli immaginazioni, di voli pindarici assai romantici, introiettandoci nella celluloide, respirandola più di come Lexington Steele ansima con le sue pornoattrici.

Ci siamo svenati per il Cinema, ci siamo resi personaggi da James Woods di Videodrome. E dovrebbe saperne qualcosa Federico Frusciante. Fede tiene molto in auge Quentin. Certo, Quentin praticava la sua stessa professione, quella del proprietario e gestore di una videoteca. Da cui spargeva il suo scibile cinematografico, sperando un giorno di compiere il grande passo verso Hollywood.

Sarebbero arrivate molte sceneggiature potenti come quella di Natural Born Killers e, fra il dire e il fare, forse c’era anche di mezzo il mare d’inverno, tanta rabbia per una vita “sfigata” come nelle canzoni di Bertè Loredana. Una che quando devi scriverle il cognome, non sai mai che tipo di accento usare, cioè se è o é. Un po’ come accade, senza sbirciare su Wikipedia, per Fabrizio De André. O per Gian Maria Volonté. Cantanti e attori irosi, incazzosi, che sputavano e sputtanavano giustamente tutta la verità su questo lurido, sporco mondo.

Non so, ad esempio, se come Loredana, Tarantino, figlio chiaramente d’italiani, conosceva, oltre ad Alvaro Vitali, la musica nostrana di quel tempo. Non so se, tra un film di Fernando Di Leo, non immaginando mai che un giorno avrebbe lavorato con DiCaprio Leonardo, anche perché il bel Leo non aveva ancora girato Titanic ed entrambi non erano nessuno. Forse Tarantino, afflitto dalla solitudine più cupa e polverosa, nella sua video library asfittica, in preda alla malinconia più atroce, ascoltava le musicassette di Loredana, cantando Amici non ne ho a squarciagola!

Oppure, pensando che presto sarebbe affondato come il celeberrimo, succitato transatlantico, crollato cioè psicologicamente a pezzi, stanco di raccontare a tutti true lies per mantenere la sua dignità, pensava che di lì a poco sarebbe appunto colato a picco, schiantandosi contro la quotidiana, dura realtà fottuta.

Sì, Quentin non era e non è certamente un tipo cerebroleso come Terminator, no, non è grande e grosso come Schwarzenegger Arnold. Però più grasso, eh eh. A forza di curarsi il mal di pancia e il fegato amaro con i buoni spaghetti cucinati da sua madre. Volete sapere chi sia/è la madre di Quentin?

Ma è facilissimo, è questa. Classica donna siculo-calabrese da Amaro Lucano trapiantata a Los Angeles.


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Di chi è figlio Quentin Tarantino? #danaykroyd #johnbelushi #johnlandis #bluesbrothers

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Certo che è lei! Ah ah!.

A parte gli scherzi, no, Quentin doveva essere emarginato da tutti. Era un Tarantino che non veniva mai invitato a una festa. Neppure a un festino. Certamente, si era proiettato nel proiettore, danzando il valzer d’una reservoir dog.

Una vita fantasiosa, non c’è che dire, molto alla Pulp Fiction, però non ballava neppure la tarantella con qualche passerina bella.

Poi la botta di culo. Ah, che filastrocca, come adesso ti filano le super gnocche. Dopo tanta fame ecco la fama. E che fauna!

E vai di capolavori! Tanto che Quentin, questa sorta di mostro di Frankenstein, questa specie d’uomo che non gli daresti una lira, s’è scopato pure Uma Thurman.

Voi dite di no? Io dico sì.

E adesso che fa? Il gigione, cazzeggia a tutto spiano. Inserendo in Once Upon a Time in Hollywood persino il sosia di Bruce Lee, ficcandoci dentro la sua nemesi, Brad Pitt, lavorando appunto con Leonardo e potendosi permettere lo smodato lusso d’iper-accessoriare il suo film con un pezzo di carrozzeria liscia come l’olio, Margot Robbie.

Una che, secondo me, nella parte di Sharon Tate c’entra comunque come i cavoli a merenda. È una bellezza troppo Baywatch per attizzarmi come diceva il mitico Charlton Heston proprio di True Lies.

No, non sono un moralista, non sono Mosè de I dieci comandamenti eppure, rispetto alle bellezze perfette ma sciapite come quella di Margot, ho sempre preferito donne forse non fisicamente eccezionali ma con quello sguardo da Carrie Fisher che ecciterebbe(ro) pure il cagnaccio Chewbecca.

Cazzo, in The Blues Brothers alla fine compare anche Steven Spielberg. Pappa e ciccia con George Lucas.

Mi spiace molto per Carrie. Ammalatasi di grave depressione e poi morta in maniera ingloriosa.

Ma vedete che i conti tornano? Lo sa bene Clint Eastwood di Per qualche dollaro in più di Sergio Leone, maestro ispiratore di Quentin… o no?

In The Blues Brothers c’è anche il cammeo di Frank Oz. Che poi avrebbe diretto Robert De Niro in The Score. De Niro, come saprete, si drogò assieme al suo geniaccio amico “demenziale” John Belushi nella sua roulotte.

E John morì fatalmente per overdose, a differenza di Chris Walken de Il cacciatore. Quella fu solo una maledetta, russa roulette.

Ecco, credo che per molto tempo io sia stato scambiato per Ray Charles. Cioè per un cieco.

Io vedo la realtà e il Cinema meglio di voi. Anche sulla figa avrei da insegnarvi.

Sono come Aretha Franklin, Freedom!

Quindi tu, povero pidocchio, forse pure finocchio nel senso peggiore del termine, cioè rompipalle, non ci provare mai più.

Perché, cafone ignorantone, questa è la mia vita. Prova a toccarla un’altra volta e te le suono come la banda.

Mi vuoi spedire, per questa mia accesa ribellione, a un istituto correzionale o addirittura in carcere?

E qual è il problema?

Qui si balla!

Ed è epica!

Ecco a voi servito, cazzo, un “demente” vero, reale, in carne e ossa.

Ehi, biondo, lo sai di chi sei figlio tu?

 

di Stefano Falotico

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C’era una volta… a Hollywood? Ah, questo teaser è proprio brutto, al momento vince sempre The Irishman


20 Mar

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Ma che roba è questa qua? Ora, io non sono uno che giudica un film da un trailer, anzi, da un teaser.

E Tarantino è troppo imprevedibile per poter capire che razza di film abbia tirato fuori soltanto assistendo a un minuto e mezzo di filmato.

O forse ero stato io a farmi un’idea ben diversa di questo progetto. Dapprima, se ne parlò come di una sorta di noir molto drammatico incentrato su Charles Manson. Poi capimmo che Manson e la sua setta avrebbero fatto solo da sfondo, alquanto velato per quanto cruciale, alla vicenda narrata. Che invece verte principalmente su un attore e la sua controfigura.

Dunque, ripeto, ero stato io a prefigurarmi un film dalle atmosfere diverse che, almeno a pelle, da questo primissimo assaggio, non ho respirato e non traspaiono.

Pensavo a qualcosa di cupo.

Inoltre, continuo a sostenere che Margot Robbie non assomigli assolutamente a Sharon Tate, appunto, l’ex moglie di Polanski trucidata da quegli psicopatici per mandato di quel tipo manicomiale di Manson.

È lui al minuto 1 e 09? Credo di sì. L’attore Damon Herriman.

E Rafal Zawierucha interpreterà il “cameo” di Roman? Ma smettetela!

La Robbie qui appare molto bella ma, ripeto, come già scrissi, la sua è una bellezza da Baywatch. Con Sharon Tate ha poco a che vedere. Sharon era conturbante, maledetta, insomma una da Polanski. La Robbie, per quanto molto avvenente, ah, niente da obiettare in merito, mi è sempre parsa un po’ di plastica.

DiCaprio e Pitt sembrano le brutte copie di Robert Redford e Paul Newman e chi è quello lì? Quello sarebbe Bruce Lee? Ma dai. Assomiglia a Bruce Lee più il cinesino da cui ogni mattina vado a prendere il caffettino. Ed è anche più veloce. In tre secondi, prepara un ottimo caffè, cazzo, proprio buono. Con tanto di piroetta sul bancone e spaccata a chi non paga il conto.

Questo Mike Moh non c’assomiglia pe’ niente, parafrasando la celeberrima battuta di Roberto Benigni in Johnny Stecchino.

Fra l’altro, sfatiamo un altro luogo comune. Secondo cui i cinesi sarebbero tutti uguali e con la stessa faccia.

Infine, Pacino? Sì, dov’è finito? In questo trailer, di Al nemmeno l’ombra.

Insomma, Quentin, al momento questo suo film mi pare la sua solita gigionata, spacconata, sostanzialmente una mezza minchiata come The Hateful Eight.

Sa bene, signor Quentin, che io non giudico mai dalle apparenze. Ma mi sa che lei prenderà una bella trombata da Martin Scorsese col suo The Irishman.

Sebbene, lo ammetta, io sia il primo a temere che The Irishman possa deludere enormemente, tragicamente le mie aspettative. Il mio incubo peggiore.

Ma così non sarà e a Hollywood, un giorno, ricorderanno che c’era Scorsese mentre lei, Quentin, stava molto più in basso. A lustrargli le scarpe come Frank Vincent di Quei bravi ragazzi.

Si fidi. Lei è un bravissimo sceneggiatore ma con la classe e la cultura vera di Martin ha poco a che vedere, a parte DiCaprio.

E ho detto tutto.

Sì, al momento gliele suono, caro Quentin. Questo trailer fa veramente schifo e non pochino. Sembra lo spot del Galbusera.

Mio Quentin, mi sa che, se continuerà con queste cazzate, la verrò a trovare a San Quintino. E le offrirò, fra un secondino e l’altro che gliele danno di santa ragione, un farcito panino. Più nutriente di questo suo Cinema macrobiotico e invero un po’ zotico. Di troppa carne al fuoco, senz’anima se non citazionismi a iosa, come al solito. Un Cinema ipertrofico, pieno di cinquemila idee da far gridare tutti al capolavoro, invero sterile, secondo me dimenticabile, iper-frenetico, esagerato con tanto di finto logo della Columbia.

Sì, un buon panino, mio Tarantino. Perché lei spesso fa impunemente il paninaro e ficca troppa “senape” nei suoi dialoghi.

La senape è buona. Se troppa, è stomachevole.

E sa che le dico? Sebbene io sappia che mi linceranno vivo tutti i suoi irriducibili ammiratori, qui lo dico e non lo nego. Lei ha realizzato tre grandissimi film. Che sono Le iene, Pulp Fiction, Jackie Brown.

Poi, sinceramente, ha proprio rotto le p… e. Sì, lei è un pallonaro.

Ripeto, staremo a vedere. Mi auguro per lei, anche per me, in quanto spettatore che ama le grandi robe, che sia davvero un capolavoro.

Ma la prima mia impressione m’induce a un severo giudizio lapidario.

Questo è.

E, se non mi sbaglierò a visione avvenuta, la saluterò una volta per tutte.

Quasi quasi meglio Zeffirelli.

 

di Stefano Falotico

Previsioni Oscar 2020 Best Actor, sì, avete letto bene, vincerà l’interprete di Re per una notte


12 Mar

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Se non volete divertirvi coi miei calembour e giochi lessicali, passate al capitolo 2.

Quando il sottoscritto comprese le ipocrisie del mondo e partì come una furia, una lince

Chiariamoci molto bene. Se qualcuno mi ha scambiato per Leo DiCaprio di The Aviator, è meglio che si ammutolisca subito. L’unico disturbato ossessivo-compulsivo è lui che ripete sempre le stesse cose, un profluvio stancante di frasi fatte, di stereotipie, di una visione limitatissima, angusta e angustiante, della vita. E non sa volare se non nella fantasia più illusa.

Perché io assomiglio molto di più a Colin Farrell di Miami Vice. Futurista, talmente veloce da essere iper-nevrotico. Mi son talmente velocizzato che l’ascensore del mio appartamento, quando compie il tragitto da piano terra al quarto, cioè quello in cui abito, mi pare che impieghi mezz’ora e invece impiega 30 secondi. È lentissimo. E io non ho più da tempo da perdere con quelli che stanno nello scantinato.

Una corsa contro il tempo, una dinamitarda velocità recettiva mai vista. Un’elevazione pazzesca. Che se ne frega totalmente degli schemi, delle sovrastrutture e delle etichette.

La dignità non è un lavoro da quattro soldi da avere affinché l’altro, ingannato dalla nostra finta rispettabilità, possa stimarci.

Come Superman, tu sei a pagina due e io ho già finito altri due libri. E non m’importa se tu guadagni diecimila Euro, facendo semmai lo psichiatra che non ha mai visto un film di Carpenter.

Sì, che stanchezza questi uomini di Sinistra. Da Festa dell’Unità con la porchetta in bocca, i loro spettacolini teatrali da asilo nido, anzi, da ospizio. Per farsi compiacere da veltroniani già andati.

Via, il mondo va svecchiato. La loro filosofia ha reso soltanto i giovani tristi e depressi.

E quelli di Destra? Cattivi, sembrano Michael Ironside di Scanners. Vogliono sempre fare il lavaggio del cervello a chi non la pensa come loro. E vogliono comandare in maniera dittatoriale. Per essere i dominatori.

Io non sono plagiabile.

Ieri sera, ad esempio, ho finito di vedere Il nome della rosa con John Turturro. Oh, già l’avevo detto nella mia recensione. Parafrasando Nanni Moretti, ma sai che non è male affatto?

Sarà mica un caso che Turturro ha lavorato con Nanni? Oh, John è un grande. No, non ha il carisma di Sean Connery, è un mezzo cesso d’uomo. Ma è bravo, cazzo è bravo. Guardatelo anche in The Night Of e ne riparliamo poi.

Alla fin fine, Giacomo Battiato non ha fatto un brutto lavoro. Consideriamo che è una fiction e, tutto sommato, deve aderire ai canoni RAI. Oh, perlomeno, se proprio dobbiamo pagare questo canone, almeno che ci abbiano messo lo streaming su Ray Play. Ché di guardare varietà con scosciate di sceme e programmi sui cuochi, no, cocchi, mi son rotto da un pezzo.

Siamo chiari. Antonella Clerici? Ma ha un seno pazzesco questa qua, è debordante. Ma non sono il tipo da Antonella Clerici. Quando, dopo averlo fatto, sono a casa con lei, di cosa le dovrei parlare? Se il barattolo di pomodoro costa 3 Euro e invece i fagioli ieri venivano a 2?

A proposito, i vostri fagioli vengono? Mah. Ah sì? Meglio così.

Ecco, chi pensa che io viva nel mondo delle nuvole, mi sa che farà la fine di questi falsi monaci dell’abbazia. Una congrega di malati di mente, di untori, di loschi figuri abbastanza putridi come Bentivoglio. Di spioni, di pettegoli.

Sì, davanti ti dicono… quanto bene ti voglio e poi sperano che tu, demoralizzato, perda ogni voglia.

Siamo pieni di moralisti invidiosi. Fa bene Adso. S’innamora della “selvaggia” del villaggio e se ne frega dell’abito che fa il monaco.

Ecco, vorrei indurvi al sorriso. Voi, sì, incellofanati in vite che si professano allegre ma, invero, so che sono tristemente soltanto accasciate a una finta ironia di facciata ove, sfacciati e appariscenti, esibite le vostre sensualità, comunque discutibili, affinché il prossimo di voi possa ammirare la vostra più sciocca, frivola apparenza.

Oggi, ad esempio, di punto in bianco, mentre stavo mettendo a posto la mia recensione di Scanners, un mio conoscente è “saltato” in chat, con far da esaltato. Parlandomi delle sue serate salate e del suo salame.

– Ehi, amico. Ora ti dico questa. Venerdì scorso… ah, che roba. Ho conosciuto una di San Marino ed è stata una nottata da favola.

 

Al che, con aplomb mio proverbiale, continuando a fumarmi una sigaretta scacciapensieri, a mo’ di Clint Eastwood di Per qualche dollaro in più, gli ho risposto in maniera freddamente simpatica e al contempo un po’ sanamente menefreghista:

– Bravo… E a me sinceramente cosa potrebbe fregarmene?

– Be’, posso vantarmi di questa sc… a sesquipedale, no?

– Certo. Vai allo specchio, adesso, guardati attentamente e vedrai il tuo sorriso a trentadue denti, no, scusa, a 29, te ne hanno cavati tre cariati marci, che si compiace del suo piacersi. Ah, che bellezza, eh?

Ma per piacere! Son contento per te ma qui ho da fare cose serie, oggi. Delle tue avventure erotiche, non so se intrepide o tiepide, sono c… i che riguardano te e le tue amanti del c… o.

Dunque, se permetti, ora mi congelo, mi congedo. Me lo concedi?

– Certo. Ci sentiamo un’altra volta. A risentirci. Poi ti aggiornerò.

– Non ci aggiorneremo proprio su niente. Ti ho detto che dei tuoi memoriali erotici, non so se eroici, non può sbattermene assolutamente. Chiara l’antifona o devo chiamare l’Amplifon?

 

Sì, la vita sociale, anche quando solo virtualmente complice di esperienze toste, non è che abbia mai attirato molto il mio interesse.

La gente parla, favella, ci racconta delle sue fiabe, delle fate, delle fatalone, dei loro complessi fetidi e fetali ma, onestamente, possiamo dircela? A me che ne viene?

Non viene proprio nulla. Tutti alla ricerca di soldi e sesso. Sono venali, veniali. Questi si sventrano, si svenano, si svendono e poi donano pure il sangue a quelli che hanno appena avuto un’emorragia cerebrale.

A voi pare normale tutto questo? Questi sono davvero, più che scopati e accoppiati, dalle loro turbolenze gastrointestinali, turbati, accoppati e nella testa scoppiati.

Sì, col tempo ho capito che ogni inc… a passata non era attribuibile a una mia inferiorità o infermità, bensì a una marcata superiorità. Come Stephen Lack. Vi ho già spiegato questo.

Il gigante, in mezzo ai nani, diventa lui il nano e viceversa. E in questo bordello totale nessuno ci capisce un c… o. Nemmeno io. Ah ah.

Insomma, è un mondo di falsità, di verità capovolte, di gente che andava premiata e invece è finita cassa-integrata.

Così come agli Oscar.

Vince Rami Malek e avrebbe dovuto vincere Christian Bale. Ha vinto Olivia Colman e Glenn Close, dopo sette candidature, è rimasta ancora a mani vuote. È il colmo!

Ne abbiamo colme… avete capito.

Io non sono uno scanner e non sono veggente. Mi piacerebbe esserlo.

Gli Oscar sono un giochetto, un magheggio, un marchingegno di calcoli statistici, d’an(n)ate fortunate, di colpi di culo bestiali.

Avreste mai pensato, sino a dieci anni fa, che McConaughey avrebbe vinto la statuetta?

E avreste mai pensato, allo stesso modo, che ora avrebbe interpretato un film di Harmony Korine? Be’, regista carino? Insomma. Provocatorio? Ma de che? I suoi film non sono né carne né pesce e McConaughey non è Big Lebowski. Quindi, cestinate subito quest’immondizia e chiamate il netturbino.

Allora. O la provocazione si fa con eleganza alla Luis Buñuel oppure il signor Korine è meglio che la finisca con le sue trasgressioni d’accatto e si sposi Antonella Clerici. Che gli preparerà qualcosa della Bonduelle. E, il mattino dopo, gli darà un Buondì Motta.


Gli Oscar sono fasulli ma se tu, ipocrita, dici che, se vincessi la statuetta, te ne fregheresti, ti mettiamo in compagnia di Pinocchio

Ora, facciamo i seri. Quali sono gli attori che, almeno sulla carta, potranno essere con tutta probabilità candidati come Migliori Attori ai prossimi Oscar, appunto?

Dunque, prendete carta, penna, calamai, miei Calimeri, non leggete Camilleri e non mangiate, quest’estate, troppi cocomeri. Non fate con le ragazze i merli e non date a me del nero, sennò vi faccio ascoltare all’infinito Mahmood, vincitore di Sanremo. Il mio non è razzismo, ci mancherebbe, ma questa canzone fa veramente schifo. L’hanno premiata tanto per dire… sì, così diranno che non siamo razzisti ma che cattivi intenditori di musica. Non è un grosso problema, pensate che gli U2 ancora guadagnano miliardi. E ho detto tutto.

Partiamo dai soliti noti.

Ancora lui, Christian Bale per Ford v. Ferrari.

Brad Pitt per Ad Astra e Once Upon a Time in Hollywood.

Leonardo DiCaprio per Once Upon a Time in Hollywood.

Gary Oldman per The Laundromat e The Woman in the Window (fra parentesi, appunto, dopo l’Oscar è partito in quinta e quest’anno esce con 6, ho detto 6, film!).

Tom Hanks per A Beautiful Day in the Neighborhood.

Willem Dafoe per The Last Thing He Wanted.

Edward Norton per Motherless Brooklyn.

Ce ne sarebbero altri da citare ma mi fermo qui.

Ovviamente, voi sapete per chi io tifi? Nevvero? Non l’ho messo nell’elenco. Ma, conoscendomi, non ci vuole Einstein per fare due più due e arrivare a Frank Sheeran. O no? Basta, date questo terzo Oscar al Bob e vergognatevi ché manco lo candidaste per C’era una volta in America. Dico, son porcate che si fanno? Ma guarda un Bob, no, un po’.

Ve lo dice il Genius-Pop. Ohibò! Ora, vediamo gli annunci di lavori sul giornale Il Bò. Boh, nulla di attizzante. Vedo solo annunci di massaggiatrici e stiratrici. No, questo puttanaio non fa a casa mia, no, al caso mio.

E io tiferò per Bob.

E sapete perché?

Christian Bale? Trasformista strepitoso, Leo DiCaprio? Sì, ottimo. Pitt? Troppo bello. Ah ah. Gary Oldman. Ha vinto un anno e mezzo fa. Stia calmo, ora. Edward Norton. Mah, sì, potrebbe starci. Ma non vincerà.

Willem Dafoe. Ma sì, nessuno lo ha mai cagato. Ci potrebbe stare questa sua ultima tentazione da povero cristo.

Eppure quante stronzate mi hai girato, Bob.

Però, se vogliamo essere proprio sinceri, mi guardo attorno e Travis Bickle non ne vedo. Tu sei il solo. The Greatest Actor of All Time.

Aveva ragione il suo amico Harvey Keitel quando alla domanda: – Perché secondo lei Robert De Niro è il più grande?

– Ah, c’è pure da spiegarlo? Vede, Bob non è più bravo degli altri. Ma quando appare lui, chissà perché, i film acquistano qualcosa di magico. Qualcosa d’irripetibile, immenso. Gli altri non sono capaci di questa magia.

È per questo che lui è il più grande. Quando parliamo di Bob, non parliamo più di un attore, parliamo di qualcosa di favoloso che gli adulti raccontano ai bambini, come nelle più fantastiche storie leggendarie.

Bob è l’incarnazione di un poema di Omero. Qualcosa che non sai se è mito, realtà o aldilà.

Quest’ultima frase non l’ha detta Harvey.

L’ho coniata io.

E ci sta da Dio.

Se non credete che sia così, andate su Instagram e lasciate stare il Cinema.

Secondo me, dovreste lasciare un po’ tutto.

Tanto non ci arrivate.

di Stefano Falotico

Once Upon a Time in Hollywood, il film più atteso dell’anno? Da voi, forse, da me per niente


25 Jan

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Ecco, lo sapevo. Sono uscite le nuove immagini ufficiali di Once Upon a Time in Hollywood su Vanity Fair.

Ecco, Vanity Fair. Questo la dice lunga. Infatti, il film del Quentin mi sembra patinato, da rivista di moda.

Su Facebook, impazzano le stronzate. C’è chi, non avendolo neanche visto, e come poteva vederlo fra l’altro, grida al capolavoro della storia del Cinema.

Sbavando per Margot Robbie. Definendola la donna più bella del mondo!

Delirio totale, cecità universale, oserei dire spaziale e intergalattica.

Gli rispondo che, a mio avviso, attendo molto di più di andare a mangiarmi una brioche con la marmellata fra cinque minuti, dopo che avrò finito di cagare.

Chiariamoci molto bene, bimbi. Tarantino è andato molto, molto bene sino a Bastardi senza gloria. Ma, dopo Kill BillDjango Unchained e soprattutto The Hateful Eight, credo che trascorreranno molti anni prima che possa amarlo come lo amavo prima. Prima, deve sostenere varie “cure riabilitative”. Dopo di che, dopo che avrà espiato la colpa di aver girato queste bischerate modaiole e dimenticabilissime, se busserà alla mia porta, chiedendomi lo zucchero, potrei farlo sedere. Ma non a capotavola, comunque, bensì vicino alla stufa elettrica per riscaldarlo dalle freddure che ci ha rifilato, alimentandolo di calore artificiale. Perché il mio calore umano, soltanto dopo che avrà girato altri capolavori sentiti e non queste ruffiane seghe sesquipedali, potrò concederglielo di grazia, elargendogli un bacino sulla fronte.

E chiariamo anche questo. Margot Robbie è un mezzo cesso. Sì, il Frusciante mi aggredisce per questa mia lapidaria affermazione, definendola una “potta” bestiale.

Ma de che? Sembra appena uscita dal mondo dei robot, è plastificata, una bagnina da Baywatch che non emana un briciolo di sensualità.

La vera Sharon Tate è morta a 26 anni quando ne dimostrava già quaranta. Il suo viso era antico e allo stesso tempo diabolicamente seducente. La Robbie, e non fatemi citare, per piacere, quell’altra stronzata di The Wolf of Wall Street, il peggior Scorsese di sempre, sembra un manichino ossuto, una smorfiosetta né carne né pesce. Sì, non è carnosa né carnale e il mio pesciolone da me non avrà mai. Preferisco farmi prete piuttosto che sturare questa lavapiatti. Un bel prete, porco dio, sì, che la sera prepara frittura marina alla griglia, accompagnando il tutto con un vinello scacciapensieri per allietare il sonno di una notte in bianco, o forse (r)osé, prima della predica mattutina davanti a delle bacucche che furono come Margot Robbie. Sì, dopo la loro giovinezza da contro-cazzi, da iene in calore, dopo i mille pulp fiction fra amanti gonzi come Tim Roth e neroni alla Samuel L. Jackson, con tanto di voce dura da Luca Ward e del sano, saporito Negroni, curarono il loro amaro, trovando un lavoro da hostess alla Jackie Brown. Conobbero poi un Robert Forster di turno, uomo pacato, a modo, sensibile, dopo tanti puttanieri cinici e lerci, credendo di stare bene. Forse ascoltando Giorgia alla radio…

Volano le libellule

Sopra gli stagni e le pozzanghere in città

Sembra che se ne freghino

Della ricchezza che ora viene e dopo va

Prendimi non mi concedere

Nessuna replica alle tue fatalità

Eccomi son tutto un fremito, ehi

 

Ecco, secondo voi questa è una canzone o una lagna mentre, fra lasagne, tortellini e altri funghi porcini, tali pseudo-donne tagliano le cipolle o solo capiscono quanto furono polle?

Sì, sfogate tutte le frustrazioni dalla psicologa, altra repressa ma almeno più furba che campa sui traumi altrui per avere una cucina migliore, si diedero combattive al femminismo coattissimo come in A prova di morte. E, appunto, desiderarono con tutte le forze vendicarsi dei David Carradine che le sfruttarono…

Al che, interviene il solito radicale del cazzo. Sostiene che Tarantino sia Cinema di serie C. E che gli unici registi degni di essere chiamati tali sarebbero Wenders, Antonioni, Bergman.

Sì, altri molto allegri, aggiungerei io. Vicino al cimitero, li vedrei alla grande. Con tanto di omelia funebre.

Tarantino è carnascialesco e cazzaro ma questi esagerano di contraltare. Diciamocelo. Non vi è più religione!

Il Frusciante insiste nel dire che scrivo puttanate.

E io:

– Piuttosto mi stupisco di te. Hai detto in cinquemila tuoi video che le donne più affascinanti e belle son quelle con dei difetti, anche fisici. E mi cadi sulla “perfezione” della Robbie? Mi sembra una scelta banale.

 

Lo perdono e lo benedico. In men che non si dica!

 

Detto ciò, ognuno si faccia piacere ciò che vuole, io non mi faccio oramai piacere niente. Soprattutto se devo compiacere il prossimo.

 

Quella che chiamate normalità è solo un atteggiamento equidistante, moralista, ricattatorio, perbenista e falso quanto fatuo

Sì, questa putredine buonista di cui il mondo odierno è oggi afflitto, ahinoi, è da ricondurre a tale schiera pusillanime di educatori della psiche, a questi tutor economisti dell’animo umano.

Se dovessi attualmente definirmi, mi appiopperei da solo l’etichetta di coraggioso. No, non incosciente. L’incosciente è colui che agisce senza pensare e non sapendo assolutamente a cosa andrà incontrò se continuerà a perseverare nel suo atteggiamento ostile verso la maggioranza del pensiero comune.

Incapperà nella più aperta e sfacciata derisione, verrà bombardato dagli improperi più abominevoli e facinorosi, sarà furentemente emarginato, schiaffeggiato nell’onore, leso nell’amore proprio, impoverito nella speranza e saccheggiato nel morale.

Perché, giocoforza, lo costringeranno ad abdicare e ad adattarsi al becero qualunquismo, lo obbligheranno a mutilare il suo cuore per dissanguarlo nel volgare torpore, lo intristiranno e spegneranno nella solitudine, schivandolo e coprendolo dei peggiori appellativi infamatori. Lo scherniranno e lo blandiranno, lo eviteranno e probabilmente anche evireranno. Soffocandolo e obliandolo nella loro ipocrisia, nella loro malsana visione abietta e assolutista della vita. Abituandolo, dietro proibizioni, ricatti appunto, reprimende e imperterrite, ottuse umiliazioni ad alienarlo, frenandone gli istinti, placandone le vivaddio salubri ire, gli slanci vitalistici, smorzando la sua temerarietà per improntarlo all’adempimento manicheo di un mondo contraffatto, bugiardissimo che spesso premia gli strafottenti e gli stronzi e lincia i valorosi, lanciando loro contro moniti, vili attacchi sfrontati e prosciugandoli nel vivo ardore.

No, non posso darvi ragione. Anzi, nonostante i patimenti subiti, le ferite da voi inferte che forse mai più rimargineranno, sono come John Travolta nel finale di Face/Off. Quando il medico gli chiede se vuole che gli cancelli la cicatrice e lui invece gli nega la sua asportazione, dicendogli mellifluo e sicuro di sé che quella cicatrice indelebile, così visibile, quell’imperfezione dell’epidermide segnata a vita, non gli è stata donata da nessun dio, bensì dal criminale che lui ha combattuto per tutta la vita, Castor Troy. Colui che vigliaccamente voleva ammazzarlo e, sbagliando la mira, a bruciapelo ha ucciso invece suo figlio.

Sono dettagli importantissimi in un film. E anche nella vita vera di tutti i giorni. Non dobbiamo mai rinnegare o rimuovere i nostri dolori ma addirittura coccolarli, custodirli nel grembo delle nostre paure, forse oggi esorcizzate, vinte o annientate, sì, ma giammai sopite perché quei dolori ci tengono desti, ci conservano svegli, reattivi. E sappiamo che non dobbiamo, al pari di Travolta, più distrarci. Perché qualcuno, nascosto nel buio o fra le siepi, da dietro la trincea della sua viltà potrebbe ancora volerci colpire. E distruggere.

Io, ad esempio, so benissimo chi qualche giorno fa, uno scuro figuro, commentò su YouTube un mio intervento, testualmente scrivendo ciò: che tristezza, addio.

È ovviamente un profilo falso e il mio non è, come non è mai stato, nessun delirio delirante paranoide.

Follia è semmai l’evidente, continuo imbroglio di un povero matto invidioso da me fortunatamente smascherato da tempo immemorabile che insiste nel voler attaccare da dietro le “maschere”, non avendo, a differenza di me, il coraggio del confronto. E neanche nessun talento se non i suoi ipocriti, pedanti, ripetitivi luoghi comuni patetici e asfissianti.

La musica non cambia.

E dunque persevera nei sotterfugi e nelle offese a distanza, sperando di farmi cadere per poi farmi reagire in maniera scriteriata e insensata, come già avvenne. Per dimostrare di avere avuto ragione sul mio conto. E ridersela sotto i baffi.

Questo, mi spiace, idiota, non te lo permetterò più. Mai più. Fattene una ragione.

E saresti molto gentile se volessi arricchire la tua biblioteca, imbellettata di cazzate e dolciastre sciocchezze, con uno dei miei tanti libri. Ché ti entri molto in pancia, così ti curerai dalla precoce demenza che pare ti attanagli dalla nascita.

Gli fui chiarissimo. Gli dissi che mi stava ampiamente sottovalutando e la trappola che mi aveva teso in cui, ahimè, per debolezza momentanea e inaspettata sua mostruosità, caddi, gli sarebbe ritorta contro di giustizia divina.

Ma non volle darmi ascolto.

E ora, massacrato dal suo abominio, sconsolatamente, orrendamente prega giorno e notte affinché possa io commettere altri errori o malestri per appurare la sua “vittoria” da imbecille.

Non avverrà, mio caro. Mettiti l’anima in pace.

Sì, negli ultimi quindici anni, ho fatto le cose per compiacere i dementi. Gli stolti.

Io rimango me stesso.

Per fortuna. Come Roddy Piper di Essi vivono. Capiti gli inganni, non lo/mi freghi più. Devastante. Qualcosa di non calcolato. Qualcosa di potentissimo.

Balliamo come degli scemi o mi stringi la mano?

Non stringi niente? Non è che mi fai come Berlusconi? Menomale che non mi hanno stretto l’uccello. Suvvia, da un puttanone come te, mi aspetto più “eleganza”, bello mio.

Altrimenti che Presidente del “CONIGLIO” sei.

Fratelli e sorelle, la seduta è tolta. Andate a farvi fottere. Ho ora da leccare un ghiacciolo.

E ricordate: il Genius volteggia, cazzeggia, amoreggia, talvolta scoreggia ed è essenzialmente una bella gatta da pelare.

Abbiate fede. E, se non avete fede, almeno chiedete il divorzio.

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di Stefano Falotico

Annuario di FilmTV e il mio video promozionale su Clint Eastwood


12 Dec

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I sexy symbol son spesso anche dei grandi attori, mi spiace, ma è così, è giusto che lo sappiate


30 Oct

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L’invidia è una brutta bestia, vero nani, vero Nanni?

Col passare del tempo, nell’incedere fra alti e bassi della mia vita da peccatore come tutti, ho imparato a comprendere che, per quanto possa dispiacervi, per quanto, nelle vostre retoriche malsane possiate obiettarla e aborrirla, la cosiddetta verità psichiatrica, salvo rari casi, è purtroppo o per fortuna la verità stessa inconfutabile della vita.

Mi spiegherò meglio, in maniera ancor più apodittica e superbamente dogmatica.

La psichiatria, sintetizzandola un po’ alla buona, crede sostanzialmente che ogni “patologia” di cui soffre un individuo sia sostanzialmente riconducibile a una spaccatura avvenuta fra il soggetto interessato e la realtà esterna. Questa discrepanza ha creato dei forti conflitti psicologici che, giocoforza, hanno costretto, spesso inconsciamente, la persona a far sì che erigesse delle barriere fra lui e il prossimo, o più in generale fra lui e il mondo tutto, inducendola ad “ammalarsi”.

Vi faccio un esempio. Una persona che, per limiti personali, difficoltà caratteriali, pesanti rifiuti e delusioni o per avverse circostanze si è trovata in un’ostica, perigliosa, disagevole o addirittura dolorosa situazione esistenziale, per sopperire al dolore delle sue perdite, si crea in maniera solipsistica, oserei dire autoctona, il suo mondo.

Allora, c’è la classica donnetta che, detta come va detta, visto che nessun uomo se l’è mai filata, diventa maniaca religiosa e si professa spiritualmente elevata.

C’è invece il nerd che, ostracizzato dai suoi coetanei, boicottato da professori boriosi che lo angariano, guarda film dalla mattina alla sera, adattandoli alla sua visione frustrata. Cosicché, un film di Tim Burton diventa automaticamente un capolavoro perché è un’elegia colorata della poetica dei freak e dei diversi. E via dicendo. E Lynch, ai suoi occhi immaturi, diventa un cantore della sua realtà sognante e metafisicamente sfigata.

È così!

Nanni Moretti, ad esempio, è sempre stato un malato… lo dimostra il semplice fatto che, essendo un uomo profondamente polemico, rancoroso, molto pieno di sé, da vent’anni a questa parte c’ammorba con film “psichiatrici”. Appunto.

L’unico film bello di Moretti è Caro diario ove, con grande leggerezza, anzi, soave, divertente leggiadria, ironizza con far malandrino e faceto, senza troppa presunzione, sulle folli contraddizioni del mondo.

I suoi film d’esordio, soprattutto, sono i film di un giovane arrabbiato, fanatico delle istanze sinistroidi post-sessantottine, appunto autarchici. I film di un uomo con manie di grandezza, di uno sfegatato narcisista incurabile. Che par avesse l’ardire, alquanto odioso, di voler dare lezioni di vita al prossimo.

E quando. in Aprile, dice che Al Pacino è sempre più basso… in realtà, l’avete orrendamente frainteso. Non è una semplice battutina satirica. Io credo che Moretti di gente come Pacino, indubbiamente molto più brava e carismatica di lui dal punto di vista puramente attoriale, sia oscenamente invidioso.

Perché Moretti… voi dite che possiede il fascino dell’intellettuale raziocinante e pensatore. No, ha un naso da strega di Biancaneve ed è sinceramente bruttino. Poco eccitante sessualmente.

È così! Tant’è vero che uno dei suoi attori preferiti è Silvio “cesso” Orlando…

Perché in lui vede l’uomo senz’ombra di dubbio simpatico, esteticamente impresentabile, ma umano…

Perdonate questo mio lungo preambolo a introduzione della materia trattata, anzi, qui da me narrata…

 

Brad Pitt è bravo

In Italia, ahinoi, da una vita siamo stati ingannati. Si ha una pessima, distorta concezione del concetto di bellezza. Bellezza, agli occhi dell’italiano, a causa della sua bacata educazione scolastica, e poi vi dirò perché, corrisponde spesso a melanconia, a tristezza, a resilienza da onorare…

E la parola “grande” viene applicata a quegli uomini che, spesso spossati da eventi traumatici, hanno comunque saputo combattere per i loro ideali “nobili” di grandezza e gloria.

Dante era uno che non scopò Beatrice. E allora la ficcò… nella Divina Commedia. Leopardi, l’emblema del semi-impotente con tendenze omosessuali (vedi la sua relazione nascosta con Ranieri), fu ossessionato da Silvia. Ma Silvia si scopava i popolani e Giacomo non lo cagava. Al che Giacomo, fra una sega e l’altra, pensando ossessivamente al culo di Silvia, scrisse L’infinito a sublimazione della scopata mai avvenuta. Eppur fu inculato…

Interminabili spazi di là da quella… ecco, sull’al di là… da quella, potremmo indagare di esegesi infinitamente masturbatorie. Ah ah.

Sì, la dovreste smettere di dire che un attore bello è necessariamente un mediocre o uno che ha avuto solo del culo.

Alain Delon era bellissimo ed era anche (a parte tante cazzate) molto bravo. Prendetelo nei film di Visconti, nei polar e ne La prima notte di quiete.

Richard Gere, nonostante tante commediole stupidine, è uno dei miei attori preferiti. Lo sapevate? Be’, ve lo dico e ribadisco. Nei suoi ultimi film, specialmente, è stato eccezionale. L’ho visto ne Gli invisibili e ne L’incredibile vita di Norman, ed è stato un dio.

Se poi siete invidiosi perché stava e trombava la Cindy Crawford che fu… è perché siete appunto invidiosi e basta. E poi che charme, che classe in Schegge di paura.

E ovviamente andiamo, per finire, a parare su Brad Pitt e Leonardo DiCaprio. Sì, DiCaprio, da me il primo, in tanti non lo sopportaste. Perché, dopo Titanic, pensaste: ma guarda ’sto bambino quante belle bamboline che si fotte alla faccia di noi cassaintegrati ridotti nella merda.

DiCaprio, a mio avviso, non è ancora un grandissimo. E non sarà mai Bob De Niro. Ma è molto, molto bravo.

Brad Pitt, l’idolo delle donne da Intervista col vampiro in poi. Anzi, da Thelma & Louise.

Spesso cazzeggia. Ma l’avete visto, senza paraocchi, ne L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford? Non a caso vinse la Coppa Volpi, cari volponi rosiconi.

Come sappiamo, Pitt e DiCaprio stanno lavorando di nuovo con Quentin…

Marsellus Wallace: – Penso che ti ritroverai, quando tutta questa merdata sarà finita, penso che ti ritroverai ad essere un figlio di puttana sorridente. La faccenda è che in questo momento hai talento, ma per quanto sia doloroso il talento non dura. Il tuo periodo sta per finire. Ora, questa è una merdosissima realtà della vita, ma è una realtà della vita davanti alla quale il tuo culo deve essere realista. Vedi, questa attività è stracolma di stronzi poco realisti che da giovani pensavano che il loro culo sarebbe invecchiato come il vino. Se vuoi dire che diventa aceto, è così; se vuoi dire che migliora con l’età, non è così. E poi, quanti combattimenti credi di poter ancora affrontare? Mh? Due? Non ci sono combattimenti per i vecchi pugili. Eri quasi arrivato ma non ce l’hai mai fatta, e se dovevi farcela ce l’avresti già fatta.

Devo aggiungere altro? Quindi, finitela di lamentarvi e andare in giro come dei pazzi a sbandierare che non avete avuto fortuna ma eravate più belli e bravi di Brad Pitt.

Di mio, che posso dirvi?

Sono come Lincoln Hawk. Due mesi fa mandai un mio racconto a un concorso letterario.

E tutti a urlarmi… ma che sei impazzito? Non ce la farai mai. È un concorso per gente che a livello culturale ti distruggerà.

Infatti… abbiamo visto.

Questa la mail arrivatami ieri:

 

Cultora

 

 

Ecco, vi devo confidare una cosa, amici.

Ho capito, ma l’ho sempre saputo, che non sarò mai Alain Delon ma non sono nemmeno elephant man.

Non sono psicologicamente e fisicamente forte come Conan il barbaro ma non sono neppure “debole” e servile come Fantozzi.

Non ho la mente, e nemmeno vorrei averla, di un astrofisico nucleare ma certamente non ho la testa di Forrest Gump.

E probabilmente sono molto più bravo di te e anche più sexy.

Se vuoi dire che non è così, sei solo invidioso.

Sei invidioso? Mi spiace per te, ma è così.

 

Postilla: complimenti vivissimi a tutti gli stronzi malati di mente che hanno rimediato, ancora una volta, puntualmente, l’ennesima figura da merde…

 

E ora birra per tutti, offro io!


 

 

di Stefano Falotico

Once Upon a Time a Bologna e, fra DiCaprio con la pancetta e Pacino col pizzetto, ballo alla faccia delle caprette


24 Jul

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Sì, è innegabile. Il signor Eros Ramazzotti, che per molto tempo si è spupazzato una delle donne più ambite d’Italia, Michelle Hunziker, di canzonette commerciali per ragazzine sceme ne ha fatte, eccome.

Ora, parentesi Hunziker. Io credo di essere l’unico uomo a cui questa qua non piace manco pe’ u cazz’.

Molti s’interrogano sul fatto che non mi attizzi. La trovo molto ochetta, e preferirò sempre un bel panino con porchetta piuttosto che “infarcirle” la mia oca. Poi, rimanga fra noi, a me sembra anche orca. No, porca no, ma orca. Sì. Prediligo la crudezza del mio “prosciutto” all’asciutto. Sì, condito con un po’ di aceto, che fa personalità strafottente. Che si ammanta di “mistero”, anche di misero, ah ah.

E dire che per molto tempo io fui scambiato per un orco mentre invece stamattina ho firmato una petizione per mandar via dal nostro Paese Salvini.

Ma torniamo a Eros. Sono solo due o tre le canzoni belle della sua discografia.

Una l’ho citata l’altro giorno, un’altra è Terra promessa, l’altra è Adesso tu.

Canzoni onestissime, molto semplici, con un ottimo ritmo e il suo accento fra il romanesco e il meridionale cazzuto che va al bar, fissa la barista e dice, senza vergogna:

– Be’, dammi nù cafè!

Sì, cafè con una sola F, F come figa, come figo, come ficcatelo in quel posto.

 

Sì, più passa il tempo e più assomiglio al grande Giancarlo Giannini di Pasqualino Settebellezze.

E gigioneggio, doppiandomi da solo, con voce roca all’Al Pacino di annata.

!

Ci sono dei momenti, a proposito di fichissimi, in cui me la tiro da Diego Abatantuono, con la mia macchinuccia a cantar a squarciagola…

Io rinascerò cervu di montagna!

Poi, vado dal mio amico, che ha dei sospetti sulle mie origini bolognesi e mi fa i test del linguaggio.

– Ma siamo sicuri che tu sei nato a Bologna?

– Bolognese al cento pe’ cento! Socmel, Dio porc’, incù è una jurnata de merd’.

– Jurnata de merd’ non è molto bolognese.

– Sì, fa rustico, “rusticismo”. Non m’ingannare coi tranelli e l’ambiguità del DIACOLO.

 

Sì, va detto, sono un malandrino, un volpino, un cialtrone ma anche un testone. Eppur mi piaccio così e, a parte Kill Bill e The Hateful Eight, mi garba molto pure Tarantino.

Insomma, siamo chiari. Che ce ne facciamo di questo Pitt, che ha persino un piccolo uccellin’, quando sarò sempre di un’altra classe come il mitico Al Pacin’?

Sì, ci sta. Io indosso sempre i jeans, ma vellutati che ti entran “sottopelle”.

 

Sono un uomo di cashmere.

 

Al che, ieri notte, mi contatta una:

– Si dice in giro che tu abbia un grosso “pitone”. Siamo ancora svegli. Vieni a tenermi compagnia…

– Senti, stanno dando un film col Pitt su Paramount Channel. “Pittatela” da sola.Brad Pitt nudoPittarello

 

 

di Stefano Falotico

Attori bolliti: Kurt Russell


12 May

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Era ovvio che dovesse capitarmi a tiro il grande Kurt, che io qui sberlefferò con brio e sano sadismo. Ma come? Vi chiederete stupefatti voi. Proprio ora che è giunta notizia che sarà nel prossimo film di Quentin Tarantino, Once Upon a Time in Hollywood, in un parterre che comprende gli altisonanti nomi di Leonardo DiCaprio, Brad Pitt e Margot Robbie, degli immancabili Tim Roth e Michael Madsen, e del redivivo, ultra-ottuagenario Burt Reynolds? Eh sì, proprio a maggior ragione, aggiungo io, rincarando la dose.

Perché al di là di Tarantino, che lo resuscita saltuariamente, Kurt Russell è praticamente scomparso da Hollywood e da anni arranca, con volto rubicondo e pacioccone, consolandosi con l’altrettanto attempata sua compagna storica, Goldie Hawn.

Ma andiamo con calma…

È nato in Massachusetts il 17 Marzo del 1951, esattamente a Springfield, amena località da non confondere con l’immaginaria cittadina della sitcom animata più famosa d’America, I Simpson.

Fra le tantissime particine da giovinastro scapestrato, è da menzionare almeno in quel periodo la sua prova pimpante ne Il computer con le scarpe da tennis, un film che già dal titolo è tutto un programma.

Quindi, come tutti sappiamo, diventa straordinariamente l’attore feticcio di John Carpenter, la faccia rozzamente nichilista che fa proprio al caso del regista di Halloween. Come dimenticarlo d’altronde nei panni di Jena Plissken nel capolavoro 1997: Fuga da New York e nel suo sottovalutato sequelremake Fuga da Los Angeles, ne La cosa, e come Jack Burton in Grosso guaio a Chinatown, senza trascurare il suo Presley nel tv movie Elvis, il re del rock?

Un attore inclassificabile, che gira soprattutto film, come si suol dire, gagliardi, per encefalogrammi forse non del tutto piatti ma comodamente in vacanza spettacolare, come Tango & Cash con Sylvester Stallone, il tronfio e pomposo Fuoco assassino di Ron Howard, il teutonico e indigesto Stargate di Roland Emmerich, il bel Breakdown di Jonathan Mostow e l’ottimo Indagini sporche di Ron Shelton.

Nel mezzo tanta robetta, dalla stupidaggine “cultUna coppia alla deriva di Garry Marshall con la sua consorte Hawn, all’ibrido Tombstone di George Pan Cosmatos (sì, il regista di Rambo 2 – La vendetta), da Gente del Nord di Ted Kotcheff (sì, il regista invece del primo e validissimo Rambo, First Blood) ad Abuso di potere di Jonathan Kaplan, e poi altri filmetti mediocri o solo sbagliati, La rapina, Poseidon…

Molti lodano la sua prova in Miracle ma invero io vi dico che è fenomenale anche nel film per bambini Dreamer – La strada per la vittoria.

Insomma, si è capito che tutto sommato mi sta simpaticissimo?

Detto ciò, mi fa tristezza che ora che è âgée lo voglia solo Tarantino.

Con lui ha appunto lavorato in Grindhouse, nel suo episodio A prova di morte, in The Hateful Eight e, se tutto andrà secondo i piani, nell’ultimo in dirittura d’arrivo.

Non mi accontento solo di un Tarantino spregiudicato che risveglia i “morti”, pretendo da Kurt di più. Molto di più.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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