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Femmine vs ma(s)chi: date la Palma d’oro ad Alain Delon, anche il traditore Tommaso Buscetta/Favino, in fondo, come Checco Zalone, voleva solo amare Barbara Bouchet


15 May

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Ah ah.

Sì, non è che mi fate la fine di Marco Messeri nella sua famosa scena del pazzo di Ricomincio da tre?

Quando, rinchiuso nell’asilo manicomiale, sta così male che delira e rivendica la sua vita sempre sognata e mai avuta? Chiedendo insistentemente a Massimo Troisi perché non possa essere ricco come Gianni Agnelli e bello come Alain Delon? Perché? Si guardasse allo specchio e si desse una risposta. Ecco, simpaticissimo attore il Messeri, un brav’uomo a differenza della famiglia del delitto di Vetrana, i Misseri, gente veramente pazza.

Altro che questo povero cristo soltanto disperato in quanto, nonostante mille curriculum vitae inviati a ogni ufficio di collocamento, gli avevano trovato soltanto un posto da matto. Ah, bella collocazione, non c’è molto da dire. Ah ah.

No, forse il suo personaggio, chiamato semplicemente “malato mentale”, desiderava invero sola-mente (scritto apposta così) un amico vero con cui andare a bere una birra e forse un po’ più di serenità. Non ambiva a detenere l’impero finanziario dell’avvocato Agnelli ed era ben conscio di non possedere lo stesso sguardo magnetico di Delon. Eh no, gli occhi erano quelli appunto di uno da Qualcuno volò sul nido del cuculo.

In fondo, a uno come il Messeri sarebbe solo interessata una vita il più normale possibile. Senza troppe responsabilità da padrone della Fiat ed ex presidente-patron della Juventus.

Già, un uomo sanissimo. Mica un maschilista come Agnelli, uno che corrompeva tutte le segretarie da volpone lunghissimo fra un brevetto della Cinquecento e un nuovo assegno con tanto di miliardario libretto.

Agnelli, un riccone poco ricchione, come dicono in meridione, che però andava con tutte le donne bone e magre come i più stuzzicanti grissini torinesi e assumeva, per un lavoro duro, nella sua fabbrica ogni terrone che se lo faceva non di burro bensì di brutto…

Eh già, gli emigrati al nord del Mezzogiorno, nei loro paesi originari non trovavano lavoro, a meno che non facessero i baristi o i gestori di qualche video-club privato per spettacoli con quattro gatte…

Allora, gli uomini onesti salivano nelle grandi metropoli nordiste. Anche se questi qua erano laureati, i capi delle aziende pure ragionieristiche e fantozziane raramente li assumevano. Oppure, li prendevano, in particolar modo per il culo, soprattutto le derisioni arrivavano dai colleghi altoatesini che li sfottevano con classe della minchia. Perché erano considerati appartenenti a una razza inferiore.

Insomma, potevi essere bello con gli occhi azzurri come Alain Delon ma, se eri nato in Basilicata, ti sarebbe comunque aspettata una vita poco viscontiana ma da Rocco e i suoi fratelli.

Cazzo, che scalognato colui che aveva la sfiga di essere nato in terronia. Poteva essere insomma più geniale di Einstein, più sexy di Alain ma, al di là delle sue frontiere, l’avrebbero trattato come un cane alano. No, agli alani va grassa, come un cagnaccio senza Elena e neppure Maddalena.

Questa regola oserei dire aurea, ah ah, valeva anche per gli Stati Uniti. Voi ad esempio vi siete mai chiesti perché il Cinema americano abbia sfornato sempre attori e registi italoamericani di grosso calibro e cilindrata pari all’Atlantic Jeep Chrysler e cavalli di razza più cazzuti di Rocco?

No, non Alain Delon, in questo cazzo, no caso, ovviamente mi riferisco all’uomo italico meno freddo del mondo, il Siffredi. Uno che, anche quando beve da solo un caffè della Segafredo, sa che ce l’ha così bollente e schiumoso da zuccherare cremoso tutte le sue cameriere, mica come voi, mezze-seghe.

Ah, un uomo macchiato caldo, il Rocco. Vuoi mettere lui con un integerrimo terrone qualsiasi? Lui sì che non si è piegato mai a novanta al sistema.

E non ha dovuto accettare un lavoro da impiegatino. Lui, sì, che ha tirato fuori le palle!

Praticamente come quell’altro Rocco, Rocco Barbaro: me ne fotto!

Ah ah.

Nato a Ortona, in Abruzzo, quindi centro-meridionale ma comunque un uomo che sta sempre su soprattutto quando lei sta giù.

Vi pare giusto?

Ah ah.

Torniamo al Cinema americano, non perdiamoci in quello pornografico.

Ecco, Coppola, Scorsese, De Palma, De Niro, Pacino, pure Ray Liotta non erano mica degli stronzi da quattro soldi e delle mignottone.

No, se eri italoamericano, a New York e dintorni non ti assumevano come giornalista. A meno che qualcuno nel grosso giornale non t’inserisse grazie alla mafia…

Sì, pure Scorsese l’ha sempre sostenuto. Nell’incipit di The Departed lo dice platealmente.

Ah, uno come lui, cazzo, poteva solo fare il prete oppure aveva altre due scelte. Fare il gangster o il poliziotto.

No, a ben pen(sa)rci, vi era la quarta possibilità. La più difficile ma da perseguire se volevi far valere le tue dimensioni. No, non quelle di Siffredi, quelle artistiche.

Un nano, Scorsese, altissimo però a livello di cervello e forse non molto dotato di quello…

Però uno davvero che ha firmato capolavori e gioielli…

Ecco, siamo stati invasi da attori e registi italoamericani perché gli uomini che non volevano svendersi (anche se circola voce che, prima del successo, Pacino facesse il gigolò), non trovando un beneamato cazzo, potevano darsi solo all’arte. C’è chi sfondava in maniera molto più nobile di Siffredi, chi rimaneva nei circuiti amatoriali e parrocchiali, chi sarebbe diventato, appunto, il regista di Mean Streets Quei bravi ragazzi. Sì, Il traditore di Marco Bellocchio altri non è che il remake di Goodfellas. Ah ah. Come no? Che posso dirvi di me? Sono alle volte, non sempre, sennò sai che du’ coglioni, affascinante come Alain Delon. E molte femministe mi dicono che sia omofobo e misogino. Perché mi vorrebbero ma non possono. Che malafemmine… Ah, è per colpa di queste ipocrite e di questi maschioni molto meno bravi e fini di Alain se, non avendo mai tradito gli amici e non facendo il puttaniere, mi tocco, no, mi tocca essere scambiato per un cieco pazzo da canzone Ti regalerò una rosa nella versione parodistica di Checco Zalone.

… andiamo, chi è che sopra Barbara Buscetta non si è fatto una pugnetta?

Dunque, basta con le invidie. Date questa Palma ad Alain Delon. È stato un grandissimo attore e un gran figo.

Donne e uomini, se siete gelosi, fottetevi.

Sì, mi par ovvio che io sia un tipo da Cinema di Bellocchio.

Come dice Checco, io ci vedo perfettamente… 

Sono il ritratto di uno dei più grandi coglioni del mondo? Sì. Sono un genio? Non lo so ma potrebbe essere e, in questo caso, sarebbe una tragedia. Togliamo il condizionale. Purtroppo. Comunque, prendiamola come viene. Se non viene, questa qui dirà che sono impotente.

Robe da matti, adesso anche le donne frigide ce l’hanno con Delon e con me!

Secondo me, in questo mondo andato a puttane, andate quasi tutti schiaffeggiati.

Datevi una calmata.

Altrimenti, vi sbattiamo… ove stava Messeri.

Messieurs et dames, mie damigelle e cari porcelli non tanto belli, diciamocela, ciucciatemi l’uccello.

 

di Stefano Falotico

Richard Gere sostiene che siamo tutti folli e io, in mezzo alla foll(i)a, sono il più sano di tutti


29 Sep

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Gere, in forma smagliante, nonostante la pancetta abbondante e i capelli “albini” di una senilità leggermente precoce, era a Roma a presentare il “suo” ultimo film. Interrogato sui massimi sistemi, ah ah, con consueto charme inappuntabile, ha espresso questo suo pensiero forse buddista, forse positivista, forse fatalista e persino pessimista, ah ah…

 

guardi in questo mondo siamo ormai tutti folli, la soluzione sarebbe quella di creare una community che renda più facile lo stare insieme, l’ascolto e la fiducia. Il motivo per cui molti, me incluso, si rivolgono allo strizzacervelli è perché è l’unica figura professionale, che può permettersi il lusso di prendersi il tempo per ascoltare.

 

Sarà vero? Insomma, Gere crede davvero alla psichiatria e ne è cliente, come si suol dire un “socio”, un habitué? O l’ha detto semplicemente perché, essendo uomo di tanto successo e molto sesso, soprattutto nel passato, si sente in colpa nei confronti dei tanti “malati” e poveri cristi della faccia-“feccia” della Terra e ha voluto consolarli “benevolmente”, condividendosi, eh eh, nelle loro psicopatologie? Si sa, la gente comune è così presa da vite che odia ma fa, non si sa perché, di tutto per mantenere. Pare che, soffrendo, stiano meglio, una contraddizione in termini, un paradosso allucinante di questa nostra umanità bestiale.

Eh sì, ci sono i solipsisti, che in cuor loro conoscono la verità ma, puntualmente, la rifuggono, adattando appunto anche le sfighe secondo i loro tornaconti e “tornar comodo”, rigirando le frittate e facendo apparire il prossimo come il “matto” di turno che, a sentir loro arrogante, non ha capito un cazzo della vita ed è soltanto uno scemo del villaggio. Basano la loro vita sulle esigenze del momento, cambiando rotta ove tira meglio il vento. E credo siano dei miserabili, oscenamente già fottuti, loro sì, nel cervello e nell’anima. Dei finti furbi, che inventano sempre l’escamotage più vantaggioso, la chiacchiera più “scaltra” alla loro immagine e somiglianza di una realtà che plagiano secondo il godimento del periodo loro più confacente al soddisfacimento del benessere istantaneo. Di quegli attimi piacevoli da cambiare, quando diventano spiacevoli, appunto a piacimento. Gioco di parole che rende l’idea…

Ci sono poi i moralisti e gli ipocriti, quelli che “puntigliosamente” vanno a messa alla domenica e, se non ci vanno, comunque son sempre lì a farti la predica. Guardano nei presunti peccati degli altri, per scappare dalle loro colpe, dalle loro responsabilità morali, morali, cari, ripeto, moralisti. E son sempre scontenti se uno se la passa alla grande, adducendo il fatto che costui sarebbe felice perché incosciente. Altri uomini fake.

Ci sono quelli “sistemati”, che s’illudono che il conto in banca e il lauto stipendio mensile siano delle ragioni per affermare che sono in gamba e si son creati, “giustamente”, i loro privilegi, alla faccia dei fessi e di chi mal si adatta all’andazzo, che per loro è indiscutibile. Se li attacchi, ti dicono che sei polemico e troppo negativo, o peggio ti sputano in faccia che dovresti trovarti un lavoro “serio”.

Ci sono, categoria orribile, i finti depressi. Quelli che, visto che in questo mondo sono quasi tutti tristi o non soddisfatti, davanti agli altri recitano la parte anche loro degli scontenti. E poi da dietro deridono le tue “debolezze”.

Ci sono poi quelli come me, che credo oramai abbiano capito come gira il mondo, e se ne fregano delle falsità, delle “versioni ufficiali” e mainstream persino delle notizie che vengono date in radio o in tv, e cercano sempre l’essenza delle cose.

Insomma, i matti. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

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