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In un annus horribilis, funestato dal Covid, ci accingiamo alla prossima notte degli Oscar in religioso silenzio contro le scriteriate opinioni sballate di Mereghetti poco d’annata ed evviva ogni Spielberg di fantascienza rinnovata!


19 Apr

nomadland mcdormand

Che sia dannato o di migliore annata, l’importante è che il Cinema venga totalmente ripristinato ai suoi antichi fasti e ardori. Dunque, sta per ripartire la festa. A lei, signora della notte nera, non parte la Ford Fiesta? Io sono Arthur Fonzarelli, cioè Fonzie dei glory days di Bruce Springsteen. No, di Happy Days. Sono il Boss della canzone I’m on Fire. Le aggiusterò tutta la carrozzeria, smaltandogliela… Che sia il venturo 2022 un annus mirabilis da 2001 kubrickiano. Ah ah. Ah, mie uomini spregevoli e sprovveduti, ammalativi non di COVID-19, bensì della peggiore A.I.

Partiamo col pezzo da David Fincher, no, da David Foster Wallace italiano di falotica, astrusa e cervellotica scemenza cazzuta, spero, geniale o soltanto pedagoga, probabilmente educativa, dunque comparativamente simbiotica o solo sinonima, soltanto psichiatrica per diagnosticare ogni falsa intellighenzia da reparto pediatrico, cioè infantile e adatta a un mondo di deficienti che si credono adulti sapienti. Che tromboni deprimenti!

Eh sì, gran parte dei film candidati quest’anno agli Oscar non sono affatto piaciuti a Paolo Mereghetti, critico da “colonne portanti” della pagina Spettacoli del Corriere della Sera oramai da anni… irrecuperabile, no, volevo dire non ancora, pensa lui, pensionabile. Paolo è, a tutt’oggi, attendibile? Paolo, entrato da dritto o di diritto in tutti gli annuari ciclopici, no, enciclopedici della Critica recensoria dei film, no, nell’immaginario cinefilo collettivo soprattutto as Il Mereghetti, auto-sottotitolato(si) Dizionario dei Film. Che, a scadenze regolari, viene perennemente aggiornato e rivisto a mo’, forse, di Ciak la rivista generalista per eccellenza della nostra povera Italia popolaresca ove tutti si dilettano a essere tuttologi della min… ia, imparando bieche pappardelle a memoria estrapolate dalla terribile Wikipedia iper-qualunquista che è stata portatrice di danni disumani alla coscienza umana stessa non solo dello spirito critico dell’attuale Critica cinematografica, bensì della vita in generale. Parcellizzata, così facendo, da pseudo-caporali neo-laureati col Bignami che tengono molto in auge la falsa intellettuale Daria Bignardi.

La terribile, temibile, statene lontani, Wikipedia! Vade retro, Satana!

“Legalmente” letale per ogni tardo-adolescente e uomo ancora in fase puberale-adolescenziale auto-ingannevolmente persuasosi che basti enumerare ed elencare, un tanto al chilo, informazioni sterilmente nozionistiche assai superficiali per fare colpo su qualche ragazzina speciale che penderà dalle sue labbra fintamente ebbre e fameliche di scibile saccente più indigesto di un tiramisù mangiato assieme alla pancetta non di McDonald’s ma del suddetto panzerotto prematuramente sovrappeso, manco fosse un commendatore dalla panza piena, per l’appunto, della Destra più salviniana, ché s’atteggia da adulto in modo spaventosamente incosciente, sfoderando una classe (ig)nobile da pubescente amante della Scienza più falsamente acclarata sulla base precaria di conoscenze sommarie e assai provvisorie, improvvisate, più che altro da somaro incredibile.

Si crede dio ma non vi crede, contesta perfino Buddha, soffre di manie di onnipotenza da far paura all’anticristo e ragiona per stereotipie imbarazzanti e raccapriccianti, approntando tesi assurde da mettersi le mani nei capelli. Ha un diavolo per capello? Dinanzi a questo qua, un quaquaraquà, urliamo: oh, Signore, salvaci tu da costui, oh Gesù!

Egli cattura info filtrate e recepite unicamente in maniera mnemonica e assai stolta da demente sesquipedale ché crede, essendo un idiot savant impresentabile anche a Forrest Gump, di rappresentare invece l’esatto contrario, vale a dire il fenomeno “paranormale”. Egli s’interroga studiatamente, come no, sui fenomeni scientificamente irrazionali, dunque anormali. È un fenomeno anomalo o sol anonimo che, ahinoi, si sta espandendo a macchia d’olio.

Uomini di vera cultura, secondo voi, a quale generazionale fenomenologia possiamo accludere tale ragazzo inutile? Ah, quanta ignoranza abissale! Questo qui è inclassificabile ma tutto vuole catalogare e vivisezionare! Intanto, lei abbocca a tale semi uomo frequentante la rinomata Bocconi degli esaltati e stupida, no, rimane stupita dagli effetti speciali non della più avanguardistica CGI, bensì dell’androide bambolotto robotizzato dalle enciclopedie online scritte e redatte da androidi peggiori di lui. Lei perde cretinamente la testa per tale deep fake vivente in grado soltanto d’imbrodarsi e d’imbambolarla, recitando, a mo’ di Laurence Olivier de no’ a(l)tri, un numero d’informazioni impressionanti da lui diligentemente imparate, per l’appunto a memoria, più che altro appuntate, per fare bella figura dinanzi alla sua immagine allo specchio da Amleto della situazione ben conscio di non essere manco sanamente pazzo come il principe di Danimarca dell’omonimo capolavoro scespiriano. Egli è una tragedia incarnata davvero plateale. Platea, ridete, dai, su!

Sì, non è colto come Kenneth Branagh eppur dice di adorare Orson Welles, semplicemente perché non ha mai invero visto un suo film per intero ma, dinanzi alla sua immagine fessa, no, riflessa… nota che l’unica, incontrovertibile somiglianza immediatamente ravvisabile con Orson, eh già, è la misura extralarge non del cervello, bensì della taglia dei pantaloni da puro coglioncello cresciuto a meme, hotdog, la peggiore PlayStation e tante assortite, affini idiozie videoludiche tanto belle… Sì, egli è Cicciobello. Costui è una capra, un penoso cartone animato, un barboso e barbuto caprone dell’Argentario e confonde Luca Argentero con l’oro colato. Sì, su questo ha ragione, Argentero non è propriamente un attore molto dotato, no, dorato, gliene devo dare atto. Sebbene, debba io ammettere, altresì, che Argentero sia molto adorato. Da chi?

Stavolta, inconsapevolmente, confondendo gli asini dell’Argentario col pastore tedesco, mandriano della recitazione in cerca di pecorine, no, pecorelle smarrite, il ragazzo pecoreccio alla Ezio Greggio che denigra Dario Greggio in modo tristemente televisivo, essendo lui cresciuto con Striscia la notizia, colpì nel segno a mo’ di arciere di The Witcher. Ah, le ancelle amanti del pesce lesso Henry Cavill, il quale è più inespressivo del vero cacciatore di streghe del videogioco omonimo, sono sue fan accanite, dicasi anche frustrate mai viste che vedrei bene nel prossimo film di Robert Eggers, no, di Dario Argento. Nei panni delle donne educande, prede vulnerabili che manco un serial killer vorrebbe trombare, no, sgozzare perché poi Barbara d’Urso lo inviterebbe a qualche trasmissione ereditatale, ereditale se amate la scrittura aulica, ereditaria se credete che il DNA si trasmetta in base alla genetica dell’albero genealogico. Ah ah. Ereditale, non L’eredità, altra boiata bestiale. Ah, il nerd odierno altri non è che il ritratto terrificante del profilo psicologico di un omicida seriale di cazzate co(s)miche che non ebbe le palle, a differenza di Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti, di confrontarsi almeno con un’appassionata del Cinema di Jonathan Demme. La vera amante di Demme si può riconoscere immantinente con un facilissimo quesito. Le si pone, davanti agli occhi, la scritta stilizzata Philadelphia (qui, corsivizzata). Se, alla domanda, lei cosa vi vede?, vi risponderà Tom Hanks, è apposto. Se invece vi replicherà, a mo’ di replicante bellissima ma tontissima come Sean Young di Blade Runner, vi vedo una sottiletta Kraft, è adattissima per il tizio tozzissimo e “tostissimo” sopra (de)scrittovi. Costui confonde il logo di Batman di Tim Burton con le macchie di Rorschach. A proposito di Orson Welles e Burton, lui è il nuovo Ed Wood. Piaciuto l’ammiccamento cinefilo?

La personalità di questo qui è racchiudibile, se volessimo essere sbrigativi in modo empirico e direttamente proporzionale ai suoi giudizi banali e precipitosi, schematici e insostenibili, a quella d’un ragazzo impubere ed ebete che considera il Batman, con Robert Pattinson, un vero capolavoro. Il film non è ancora uscito ma lui è già addivenuto a tale conclusione apodittica perché è appassionato di Matt Reeves e pensa di essere un genio come Andy Serkis… In verità vi dico che non è Serkis/Cesare e neppure il King Kong di Peter Jackson. È Gollum!

Ma non perdiamoci col bamboccione-bambagione-“bonaccione” nient’affatto bonazzone. Egli non è Bonaccini, il governatore emiliano-romagnolo, neanche Sean Astin, inconfondibile hobbit. Ha degli hobbies?

Lui è Sean di Stranger Things.

Ma ora torniamo a Paolino Paperino, no, a Mereghetti e alle sue fenomenali papere incommensurabili. Il Mereghetti!

Esagerato tomo di matrice archivistica da esegeta della mutua o da recensore d’un vademecum indispensabile, di stellette indicative, per ogni giovane marmotta? No, per ogni ignaro della Settima Arte che a quest’ultima si volesse approcciare ed alfabetizzare a mo’ di Bob De Niro/Max Cady di Cape Fear. Il quale, dopo essersi “acculturato” con Max il leprotto, si laureò senz’attestato in Giurisprudenza da avvocato del suo povero diavolo leninista-stalinista un po’ sciroccatamente comunista e vendicativo-giustizialista contro un ipocrita da cui non fu doverosamente difeso ma malvisto, incarnato da Nick Nolte, un immenso bigotto fascista! Classico uomo piccolo borghese che riterrà le teorie di Mauro Biglino, da quest’ultimo emesse contro ogni cattolica messa e contro la Sacra Bibbia in modo giudicato blasfemo, eh sì, una bestemmia meritevole del suo moralismo anacronistico non aperto al revisionismo più possibilistico. Sì, Nick Nolte reputa Biglino un biblista, no, un ballista. Mereghetti, invece, non ama molto JFK di Oliver Stone, in quanto da lui reputato un film troppo retoricamente complottistico. Allo stesso tempo, però assegna quattro stellette a Una storia vera di David Lynch, ritenendolo una chandleriana poesia dolente della quotidianità più mansuetamente lirica. Mentre, all’identico Nomadland di Chloé Zhao dà un voto mediocre. Sostenendo pazzescamente che la regista, in modo troppo ricercatamente minimalista, pare essere più di Sinistra, no, preoccupata di riprendere un bel tramonto da Sol levante con in sottofondo la musica suggestiva di Ludovico Einaudi, maestro delle colonne sonore intimiste, anziché spiegarci il pietismo-patetismo ingiustificabile di una donna che, in fin dei conti, potrebbe superare il lutto incolmabile della tragica perdito del marito, andando a letto col personaggio interpretato da David Strathairn.  Sì, che riempisse la ferita dell’animo non cicatrizzabile (solo quella?), con una scopata indimenticabile! No, Frances non vuole cornificare suo marito, anche se lui è morto e sta lassù fra le stelle. Per addolcire il fegato amaro, forse mangerà un maritozzo.

E Mereghetti questo non lo capisce. Testardamente! Così come non capisce perché il Serpico di Sidney Lumet, alias Al Pacino, denunci i colleghi corrotti per rovinarsi la vita. Eh già. Aveva pure la biondona e un buono stipendio, suvvia, pirla! Bastava che si prezzolasse e non sarebbe finito “pateticamente” barbone.

Secondo il “metodo scientifico”-ermeneutico alla Umberto Eco, no in stile mereghettiano, perché Paolo, se la pensa in maniera così intransigente, assegna allora tre stellette a Gli invisibili con Richard Gere?

Paolo afferma perennemente che il grande Cinema debba evocare suggestioni suadenti senza la pretesa di voler insegnare alcunché a scopo pretenziosamente didattico, cioè deve raccontare una storia senza necessitare di scolastiche spiegazioni pallose. Mi spiego? Però non si spiega come mai Paolo veneri giustamente La morte corre sul fiume ma abbia ritenuto troppo ermetico Mank di Fincher. A tal proposito, Mereghetti asserisce altresì che non importa se la storia narrata in una pellicola sia romanzata o meno. Però, idolatra Rashomon e non concepisce, allo stesso tempo, perché mai il defunto padre di David Fincher, prima di morire, abbia voluto riscrivere la genesi di Quarto potere.

In verità vi dico che Mereghetti adora donne da Un uomo tranquillo di John Ford, da lui molto Joe D’amato, no, amato. Paolo si delizia con donne osé, no âgée, calme e sensibili, forse solo senili come Piera Detassis e dunque Paolo non può essere un John Lennon ante litteram con la Yoko Ono di turno. Secondo me, Paolo dovrebbe guardare qualche film con attrici da “Oscar” quali sono le asian girl(s) del Cinema ove si recò Travis Bickle di Taxi Driver, al fine coerentemente, mentalmente masturbatorio di stimolare le “palline vuote” che dà molto alla cazzo di cane, come si suol dire, ai film da lui stroncati e censurati, no, castrati, no, fottuti con disdoro da critico impeccabile pagato a peso d’oro. Scusate, si è fatto tardo e una tardona, no, tardi. Dopo aver rivisto Il processo ai Chicago 7, voglio guardare Borat 2.

Domanda per ogni Mereghetti in erba: Forrest Gump e John Lennon, i quali compaiono assieme in chissà quale film… di Robert Zemeckis, sono entrambi idioti o tutti e due sono dei geni inarrivabili? Geni inteso in senso metaforico e/o lato, non b. Insomma, sono geniali o, in base alla genetica di ciò che nasce dall’accoppiamento dei genitali dei genitori, sono nati male? Sono degli aborti? Imagine… cantò John. E certo… Utopia purissima. Se fosse ancora vivo, Lennon saprebbe spiegarmi come mai una donna stupenda va, per esempio, da un ragazzo down e lo tratta con compassione? Poi, mentre accavalla le gambone, gli porge un sorrisino delizioso e stronzissimo, dicendogli: – Sei un bel ragazzo, ce la farai, dai. In bocca a lupo, bello guaglione.

Quindi lo saluta da volpona, forse da lupona, sposando il ricco rincoglionito Mick Jagger. Tanto privatamente la dà a un toy boy da Madonna-Ciccone. Sì, in effetti John Lennon era un genio. Non aveva capito un cazzo della vita, vero? Sì, era un simpatico idiota. Ovviamente… Mentre il personaggio della McDormand di Nomadland, secondo Mereghetti, è una vecchietta maschilista in menopausa, no, una femmina dai tratti mascolini, altresì machista con Maciste, no, masochista che potrebbe tranquillamente godersela perché è inutile, a suo avviso, penarsi e piangersi addosso, volendolo prendere in culo ingiustificatamente e inconsolabilmente a raffica.

Mereghetti è uguale a John Lennon o a Forrest Gump? Su questa domanda da futuri premi Oscar, no, Pulitzer o Nobel, vi lascio segarvi di elucubrazioni affinché possiate fornirmi una risposta da intelligentoni oppure da coglioni? Comunque, in passato disprezzai Tom Cruise. Penso che Tom sia Jerry, no John Lennon. Disse che gli psicofarmaci non servono a nulla, sono soltanto un palliativo e un alibi artificiale per non ammettere di non farcela in questa vita che è durissima. Sì, il mondo è duro come qualcosa in mezzo alle gambe davanti a Nicole Kidman tutta ignuda. Ecco perché Tom è the man, è Tom Cruise, sì. Perché è un grande attore. E spinge di burro, no, di brutto. A Tom Cruise non interessava essere Stanley Kubrick. Ma, sul set di Eyes Wide Shut, si alzava alle tre del mattino e, se Nicole di bagnava, no, se lui sbavava, no, se sbagliava la scema, no, la scena, la rifaceva altre mille volte sino alla mezzanotte. Perché era ed è il suo lavoro essere Tom Cruise. Non voleva e non vuole essere Albert Einstein o Freud. Infatti, Tom è un genius. Einstein o Freud erano due imbecilli peraltro anche molto esteticamente e fisicamente cessi. Il primo elaborò la teoria della relatività. È per colpa, infatti, di Einstein se ci siamo sorbiti quella puttanata galattica di Interstellar. Nel 2021, la verità è che siamo ancora coi piedi per terra. Altro che odissee nello spazio. La gente vorrebbe andarsene da questo pianeta di morti di fame e baldracche ma non può raggiungere una galassia lontana. Cosicché, prende la vita a culo, osservando il fondoschiena di una donna astrofisica? No, super figa dal cognome Galassi. Mica la compianta Margherita Hack! Allora, si spara i film e, per non spararsi in testa, va a farsi curare, più che altro inc… are da psicologi freudiani. Che li psicanalizzano da porcelli anali, no, rifilando loro parcelle esosissime mentre imboccano l’infermiera di Arancia meccanica. Di mio, mentre i miei coetanei sono invecchiati in quanto “arrivati” chissà dove, grazie alla mia “pazzia” equilibrata, sono ritornato bello come Tom Cruise? No, come Cooper. Cooper, chi? Gary o McConaughey della stronzata spaziale di Nolan succitata? Io sono l’agente Cooper di Twin Peaks. Sapevate che sarei tornato. La vostra scienza come se lo spiega? Mereghetti, invece, darà finalmente, prima o poi, quattro stellette dell’Orsa Maggiore a Figli di un dio minore?

Ora, se vogliamo scherzare, diciamo pure che sono un bambinone. Se vogliamo parlare seriamente, sono di un altro Pianeta e su questo non ci piove. Dunque, attaccatemi e deridetemi ma arriverà La guerra dei mondi. Arriverà il dolore! Evviva la fantasia più limpida e linda, evviva Steven Spielberg e il suo Cinema “infantile!”. Perché solo chi resta Peter Pan può amare alla follia la vita e il Cinema!

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A tutti gli altri, lasciamo il loro cinismo da vecchiacci, da ritardati, da gente che abbisogna di diagnosi e speculazioni deduttive per non rendersi conto di essere il nulla. Essi vivono o essi sono un immane buco nero? Ricordate: il buco va riempito! Ah ah.

Stephen Hawking non poté, io sì.

 

di Stefano Falotico

Robert De Niro oramai fuori dai giochi dell’Oscar, una sconcertante, clamorosa esclusione e i miei registi e attori del futuro. Ma quale futuro? Ah ah


12 Dec

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Sono davvero Russell Bufalino, no, imbufalito. Oltremodo incazzato come un Al Pacino estremamente sopra le righe e furentemente infervorato. Ho un diavolo per capello. De Niro, come sap(r)ete, è stato escluso dalle candidature dei Golden Globes e soprattutto degli Screen Actors Guild Awards. Salvo per un miracolo, no, salvo un miracolo, ah ah, non lo vedremo nella cinquina dei nominati agli Oscar come miglior attore.

Trovo che ciò sia riprovevole, imbarazzante, oserei dire perfino allucinante.

Ma come? L’attore protagonista della pellicola, assieme a Parasite, meglio recensita dell’anno, del film che con molta probabilità vincerà i premi maggiori, non sarà candidato?

Ma è uno scandalo! Chi è stato l’artefice di tale complotto? Forse Tommy Lee Jones di JFK. Forse Fidel Castro, da lassù, con la sua “baia dei porci”.

De Niro che, prima di Kevin Costner, fu opzionato da Oliver Stone per essere il protagonista del film appena sopra menzionatovi.

E che avrebbe dovuto persino, tanti anni fa, interpretare una commedia con lui nei panni di Fidel che espatriava nientepopodimeno che nei suoi odiati, da sempre combattuti Stati Uniti per guardare una partita di baseball. Sì, non vi dico balle. Non mi ricordo come avrebbe dovuto intitolarsi questo progetto ma De Niro, a metà anni novanta, voleva portare sullo schermo questa bislacca storia.

De Niro che infilò poi Castro nella sua seconda regia, il sottovalutato The Good Shepherd.

Sono pochissimi gli attori che, venendo esclusi dalle nomination agli Screen, hanno poi ottenuto ugualmente la candidatura agli Academy Awards.

Mi viene in mente, per esempio, Edward Norton di American History X. Che, nel rush finale, surclassò Joseph Fiennes di Shakespeare in Love.

Ed fu però candidato ai Golden…

Leonardo DiCaprio, nominato agli Screen per il film di Tarantino, consegnerà il premio alla carriera degli Screen stessi a De Niro in persona.

Ah, capisco.

Ma DiCaprio non fu candidato per il film che, assieme a Ben-Hur, è il più oscarizzato della storia, vale a dire Titanic. Che bella inculata.

Questi Oscar fanno acqua da tutte le parti più del transatlantico omonimo al titolo del film di Cameron che fu abbattuto da un iceberg stronzo semi-galleggiante.

Sì, i votanti dei Golden e degli Screen sono stati freddissimi quanto me quando una donna stupenda, pur mandandomi foto di lei più sexy di Kate Winslet a pru(gn)a e a poppa/e, tenta di provocarmi coi suoi “auto-ritratti” in chat su Facebook, perché non si capacita di come il sottoscritto, il quale prestissimo pubblicherà un altro graphic novel noir-erotico, apocalittico e divino, con una meravigliosa ragazza in copertina, possa essere più bello di Leo DiCaprio ma sia restio ad affrescare di pennello, di sua Cappella non so se Sistina, una con la quinta e con un paio di gambe più lunghe di una celeberrima ex di Leo, Blake Lively.

Lei mi vuole sedurre come fece Anne Bancroft de Il laureato con Dustin Hoffman e desidera quanto prima salvarmi dal divenire un Uomo da marciapiede.

Questa è bella, è bellissima, ah ah.

No, in tempi non sospetti, leccai il petto di una tizia e lei mi trattò da pollo arrosto, friggendomi nella sua patata al forno. Da allora, dopo che codesta mi strapazzò come un uovo al tegamino, nella fermentazione da “Quattro salti in pa(de)lla” della sua ovulazione post-mestruazione, fu combinata alla mia vita una frittata. Una stronzata!

Adesso, sono un ibrido, un uomo né carne né pesce che vaga nel mare infinito della sconsolatezza più amara. No, non voglio più amare.

Sì, lei con le sue gambe da giraffa m’avvinghiò, me lo prese e lì se lo sistemò, tutto fluidamente entrò, rimasi annacquato in quel Triangolo delle Bermude a lungo, bollendo mentre lei, godendo, imprecando e inveendo, posseduta come Linda Blair de L’esorcista, emise persino delle ignobili bestemmie in tale nostro atto orgasmico in cui crocifisse ogni mia castità per sempre perduta.

Dopo tanto tempo in cui il sesso fu da me temuto, fui dentro di lei sverginato e lei, gemuta e (m)unta, macchiò per sempre la mia oramai irrecuperabile innocenza della mia giovinezza che fu e giammai sarà più pura come prima di quel momento di me in lei spremuto e duramente sperduto.

Sì, uomini, non sposatevi.

Non fate neanche gli intellettuali e disdegnate pure la vita coniugale. È solo una pugnetta! Lo dico sempre… è meglio un congiuntivo mal coniugato piuttosto che vedere lei in bagno che si lava i denti e semmai soffre pure di congiuntivite.

Di notte, dei balordi potrebbero lordarla e allora diverrete un Cane di paglia.

Farete il culo ai bastardi ma, stando alle leggi italiane sul legittimo diritto alla difesa, vi prenderanno e vi ficcheranno in un centro psichiatrico come Alex di Arancia meccanica. Ah ah.

Lì vi sederanno e impasticcheranno di brutto. Sarete talmente rintronati che Rain Man sfigurerebbe dinanzi a degli uomini (ar)resi autistici in maniera esponenzialmente più devastata e devastante di lui.

Sì, eravate Top Gun, belli e gagliardi come Tom Cruise. Al che dei violenti fecero irruzione a casa vostra proprio nel momento in cui stavate per sparare a razzo una supersonica eiaculazione.

Adesso, non vi svegliate più. Nemmeno se degli infermieri vi riempiono di botte affinché dal letto vi alziate per andare a fare colazione. Sono lontani i tempi della vostra Isola che non c’è da Peter Pan. Tutta colpa di Hook. Sei anche tu, amico mio, un Eroe per caso? O siamo tutti noi degli antieroi come Lebowski che giriamo con le pantofole non solo in casa? La leggenda del re pescatore!

Pensate che vogliono dare l’Oscar ad Adam Driver per un film uguale a Kramer vs. Kramer. Ragazzi, non crescete mai. Le donne vorranno effeminarvi e vi trasformerete in Mrs. Doubtfire e in Tootsie. Non fate carriera. Sarà solo una laida vita da Sesso & potere. Tutti gli uomini del presidente!

Ad Alan J. Pakula ho sempre preferito Qualcuno volò sul nido del cuculo e sinceramente il culo, da Silenzio dei prosciutti, di Joanna Pacula.

Insomma, ho fatto le mie esperienze. Ma sono rimasto Travis Bickle di Taxi Driver, cioè Joker, ah ah.

Rimarrò imperituramente adolescente. E svecchiamo il Cinema! Evviva Nicolas Winding Refn, evviva Joaquin Phoenix, evviva la follia, il cinismo dei romantici, evviva gli ossimori, le contraddizioni viventi poiché è meglio rimanere deficienti piuttosto che leccarlo a questo mondi di ricchi in verità puttanieri e nullafacenti! Via tutte le maschere, il festino è finito!79117418_10215187069812945_554831786627039232_o

 

di Stefano Falotico

Eh sì, cari muli, è dura svegliarsi, è duro quando ci si sveglia


05 Oct

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Duro svegliarsi

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Pictured: Johnny Depp stars as J.M. Barrie in scene from FInding Neverland.

Pictured: Johnny Depp stars as J.M. Barrie in scene from FInding Neverland.

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Sì, come Matthew McConaughey di EdTV (titolo a volte scritto anche Ed Tv o EDtv), al risveglio, potreste avere un’erezione imbarazzante. No, nessuna telecamera ma lo sguardo puro di vostro figlio di due anni che non capisce l’ingrossamento, in quella zona lì, del pigiama.

Oppure, come Michael Peña di World Trade Center, vi affacciate al crepuscolo albeggiante e guardate la città. Pensando che il mattino abbia l’oro in bocca. E invece sarà il giorno più nefasto della storia, vostra e di quella americana.

Michael Peña, una faccia penosa, appunto, e da idiota come pochi, ma uno che lavora in cinquanta film all’anno e ora è anche in The Mule di Eastwood. La storia di un bravo vecchione, reduce di guerra che, con un piede già nella tomba, deve trovarsi un lavoro da “stagista inaspettato”. E scopre invece di essere entrato nel film Sicario.

Sì, ma gliela farà.

Molti di voi, invece, non ce la faranno. Siete troppo brutti. Al che, o vi date a una carriera da caratteristi come Michael Peña, per tirare a campare, oppure dovete studiare come degli ossessi per potervi guadagnare la vita da pseudo-intellettuali. Semmai inforcando occhialetti di sintomatico mistero come Battiato. Per far colpo sulla racchia del primo banco che segue, bagnata, ogni vostra stronzata di Storia, appunto, su Pipino il Breve.

Di mio, credo che mi farò assumere come controfigura di Johnny Depp per le scene dei suoi film, in flashback, quando era più giovane. Un lavoretto da quattro soldi ma sai che bello, fra un ciak e l’altro, mangiare il cibo in scatola nella roulotte?

La vita è anche una roulette, speriamo non russa. Voi continuate pure a farvi il grande sonno, a russare.

Ché qua c’è da farsi il culo, non prima di un caffè che te lo tira su.

 

 

di Stefano Falotico

Lezioni di savio nichilismo, la grandezza di un uomo che fu “credente” e (lo) sarà


05 Oct

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Adesso, forse, è sanamente deficiente ma, in questo dondolar nella “scemenza”, ha trovato l’ancoraggio incoraggiante, raggiantissimo, alle vere pulsioni passionali del suo cuore indomito, adamantino come quello di un cavallerizzo splendente nel tramonto ossigenante di suoi sogni ancora albeggianti. E non deceduti né trapassati, nonostante siano un po’ (de)caduti. Non ancor decapitato/i.

Sì, sono ermetico e in questo ermetismo mi rendo anche eremitico, lasciando che la massa si gu(a)sti nelle più frivole sconcezze, sempre procacciatrice, com’è per sua indole carnale, di accoppiamenti triviali e animaleschi, perché accoppiandosi pensa di sanare i suoi stress quotidiani. State lontani dalla gente “normale”, vorrà solo istruirvi, dunque distruggervi, irretirvi alla falsa, morigerata compostezza della fiera delle banalità, soffocandovi nei vostri slanci e dandovi appellativi di cappellai matti se alle loro regole caudine non vorrete abdicare. Io non rimpiango le mie scelte, oramai son radicate nel mio carattere docile quando al mattino mi sento “sveglio”, irruento quando qualcuno vuol farmi apparire per quello che non sono, costringendomi, dietro ricatti e meschine provocazioni, a voler aderire all’immagine distorta che lui vorrebbe proiettarmi per “fini” cattiverie dettate solo dalla sua perenne insoddisfazione. Quindi, in questo mio orgoglio restaurato e non ancor cedente all’etichette che vorrebbero traviarmi, affossarmi e immiserirmi, soprattutto nell’anima, (r)esisto con la costanza di un uomo che, nonostante le batoste e i vergognosi affronti, le bugie più maligne e le burle più figlie della piccineria tristissima di chi si pensa meglio di me, crede alla vita nel suo disegno strano. Non profetizzo nessun futuro “stabile” per me, perché son nato ribelle, ripeto, agli schemi prefabbricati e sono l’incarnazione più al(a)ta di un’insopprimibile angoscia, che reputo essere salvifica, la fonte inesauribile della mia creatività e dell’essenza più sincera del mio io profondo, non traviabile. Nonostante spesso dal mondo scompaia e non mi allineo a chi vorrebbe impaginarti nella relegazione di qualche certezza, così si mette a posto la coscienza e vive nell’illusione di averti “schedato”. Che orrore. Come se fossimo, noi umani, dei prodotti di qualche casellario. E avessimo smarrito la pienezza delle nostre complicatezze, delle nostre unicità. Ma, si sa, in una società che annienta e “lobotomizza” le individualità, per molti è più comodo volerti far scivolare in qualche abietto reparto delle ovvietà, figlie delle frasi fatte, di quella vita metodica e “incanalata” che ho sempre, lo asserisco con estrema vanità saccente, rifiutato e stroncato in toto. Prediligendo anche le mie ansie, che non sono cagionatrici di “disagio”, bensì l’attracco a una saggezza che guarda al mondo da prospettive più visionanti l’insieme, la totalità dell’essere nel suo farsi, disfarsi e poi ricomporsi, creare e ricrearsi, rigenerarsi e rinascere sempre in nuove, esaltanti, vitali forme. Sono un camaleonte e, quando io stesso penso di aver capito qualcosa di me, svio le spiegazioni che mi diedi per sviare in altre vi(t)e.

Insomma, avrei poco da credere a tutto e a niente. Ma nei miei nichilismi mi scopro più credente di quanto sembri, nonostante sia agnostico, probabilmente ateo, sostanzialmente non un coglione da Ateneo.

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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