Posts Tagged ‘Pier Paolo Pasolini’

Indubbiamente, I am pirla o un san(t)o: KILLERS OF THE FLOWER MOON con DiCaprio & De Niro a Venezia?


28 Jun

Monica Bellucci Passion Christ Gibson

Prima o poi, come in Scanners di David Cronenberg, la mia testa, sovraffollata più di una sala alla kermesse veneziana, scoppierà. Dopo anni in cui condussi una vita da Willem Dafoe de L’ultima tentazione di Cristo, anzi, peggio, cioè come Santo Stefano (nomen omen), dopo essermi sverginato nel 2003, varie volte, non solo in maniera onanistica, qualcos’altro è scoppiato. Sì, mi sono accoppiato varie volte.

Per l’esattezza, pienamente a livello carnale, con tre donne diverse. Facciamo cinque e mezzo perché vanno calcolati anche vari baci e leccate. Anche ai gelati al cioccolato. Quindi, si monta, il tutto ammonta, dai, arrotondiamo a sei ed eviriamo, no, evitiamo, per piacere, i Sette Peccati Capitali, ah ah. Per questa “colpa” veniale, volete accopparmi?

Suvvia, non mettetemi in croce. D’altronde, chi è senza peccato scagli la prima pietra. I miei genitori rinnegarono nostro Signore, no, le tradizioni di famiglia e mi chiamarono, per l’appunto, Stefano, anziché come mio nonno materno che si chiamò Pietro. Natio d’un paesino vicino Matera ove, dopo Pier Paolo Pasolini de Il vangelo secondo Matteo, il regista-attore di Braveheart, sotto citato, girò la sua passione…

Ma passione di che? Sì, Gibson avrà trombato almeno cento donne, cornificandole più di Lucifero… e ho detto tutto…

Non so se riuscirete a cogliere tutti i riferimenti cinematografico-letterari da me stesso diluitivi in tale video che, a volte, senz’ombra del diavolo, no, di dubbio, passa di pelo, no, di palo in frasca.

Il J. Edgar Hoover di Public Enemies di Michael Mann è Billy Crudup. Uno che, come il Falò, nei panni di Tommy Marcano da adulto in Sleepers, venne… salvato da padre Bobby, ovviamente De Niro (scusate, lo dice il “nomignolo” per cui è simpaticamente, presso i cinefili, noto). Nel film Innocenza infranta, sotto gli occhi gelosi del fratello Joaquin Phoenix, trombò Jennifer Connelly. Anche nella vita reale, prima di Paul Bettany, eh eh.

Joaquin Phoenix, infatti, prima di perdere la testa come in Scanners e in Joker, ah ah, fu anche un povero cristo, per l’appunto e ho detto tutto, eh eh, in Magdalene. Ove non conobbe, però, Barbara Hershey e Monica Bellucci di The Passion of The Christ ad opera del poc’anzi menzionatovi Mel Gibson, bensì la sua attuale moglie, ovvero Rooney Mara.

Tornando al Crudup, l’avrei visto bene al posto di Dafoe nel Pasolini di Abel Ferrara.

Mentre, in The Good Shepherd di e con De Niro stesso, interpretò un personaggio ambiguo. De Niro produsse anche The Stage Beauty…

Comunque, rimanga fra noi, bando alle ciance, Leonardo DiCaprio di Shutter Island è Stefano Falotico.

Falotico, famoso Mickey Rourke di Bologna e soprattutto di Angel Heart.

Nel mio libro a venire, cioè Il commissario Falò, sostengo nuovamente che Mefistofele è vergine. Sì, a prescindere dal fal… o, no, fatto che, ne L’esorcista di William Friedkin, a possedere (peraltro solo mefistofelicamente, no, metafisicamente) Linda Blair fu Pazuzu e non Belzebù, pare che all’inferno finiscano le anime dannate che non potranno più, eternamente, godere dei piaceri sessuali. Anche in Paradiso. Ah, bella roba. Voi veramente credete che Gesù fu partorito in vitro dallo spazio? Io ho gli occhi vitrei.

Soprattutto, pensate davvero che Gesù sia esistito? Perché, se siete dei credenti cristiani a cui, dinanzi a tale domanda storica, su cui si basa quasi tutto il (retro) pensiero occidentale della tematica umanistica, quasi calvinista, della colpa-redenzione e non so se ascensione con annessi complessi psicologici freudiani-junghiani, verrà… questo non poco atroce dubbio, non posso prendervi sul serio, pagliacci.

Chi ha orecchie per intendere, intenda… se lo volete fare dietro le tendine, non sono fatti miei.

Di mio, sono Dante Alighieri o Dante Cruciani de I soliti ignoti? E invece chi siete voi nelle vostre notti? Buonanotte. Non voglio sanificarmi né sacrificarmi, neanche scarnificarmi o santificarmi!

 

di Stefano Falotico

Frusciante recensisce AD OVEST DI PAPERINO, io invece recensisco Rocco e i suoi fratelli?


16 Aug

frusciante ovest di paperinoLe citazioni sono importanti. Siete ignoranti e dunque, come disse Totò, informatevi. Sapete ben poco della mia vita e delle mie emozioni, trascorse o presenti. Io sono onnipresente, sono da presepe ma non sono forse onnisciente, miei falsi sapienti. Non affibbiatemi nessuna patente. Ah ah. Siete tanto belli, evviva la topona e anche i topolini. Eh eh.

https://it.wikipedia.org/wiki/Niccol%C3%B2_dell%27Arca

https://www.comitatobsa.it/compianti-pieta-bologna/

Pasolini era un genio ma anche un uomo troppo polemico – I quattro gran pagliacci più belli e duri della storia


15 Aug

Falotico

Pier Paolo Pasolini non si discute. Però, fra molti suoi film e libri eccezionali, fra molte sue parole straordinarie, a ben vedere e leggere, vi ravviso anche molta frustrazione.

Basterebbe questa sua storica frase a dimostrazione del mio Teorema:

Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l’immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di «raptus»: era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti.

(Pier Paolo Pasolini)
Ecco, a Pasolini che fregava della felicità degli altri? Talvolta, era invidioso come Michael Wincott de Il corvo? Secondo me, sì.

Detto questo, in Italia abbondano i luoghi affollati a Ferragosto? Anche. Soprattutto, abbondano i luoghi comuni…

Vi faccio un esempio. Se un uomo ha una vita non diversa, sessualmente parlando, bensì solamente diversa dalla massa, la massa gli vuole far credere di essere, in ogni senso, un diverso. Poiché imperano, ahinoi, ancora le discriminazioni omofobiche e razzistiche.

Di mio, solo perché non mi sveglio la mattina e svolgo un lavoro mediocre, ricevo offese bulliste delle più vergognose e deplorevoli.

Non sono omosessuale ma la gente ignorante si dimostra più burina del Pelosi e ti dice che devi avere più pelo sullo stomaco. Scusate, se sono abbastanza glabro, devo diventare uno scimmione?

Non capisco.

Fatto sta che ci tengo alla mia “diversità”. In un mondo cinico, sono romantico come tutti i “grandi pagliacci”. Sono “stupido” come loro, eterno adolescente come loro, sono quello che sono e vi dirò di più, spesso non prendo sonno.

Semplicemente perché soffro d’insonnia? No, perché è finito ferragosto ma non si riesce a dormire.

Dei tamarri, sotto casa mia, all’una di notte fanno casino. Ah ah.

Amo Joker, Eric Draven, Cheyenne di This Must Be the Place e Robin Williams de La leggenda del re pescatore.

 

di Stefano Falotico

Frusciante è davvero un comunista che odia il capitalismo & gli edonisti, è veramente coerente o solo farneticante e/o deflagrante?


09 Aug

Federico FruscianteFrusciante non è affatto coerente, non diciamoci stronzate. Se qualcuno, scherzosamente o goliardicamente, democraticamente o in forma sanamente irriverente, dunque innocuamente divertente, lo controbatte, lui lo stigmatizza e platealmente lo deride con strafottenza ripugnante. Predica valori morali in maniera del tutto velleitaria, retorica e da lui perennemente smentita attraverso i suoi atteggiamenti palesemente contradditori. Pratica bullismo “forzuto” contro chi non s’attiene alla sua maieutica critica insindacabile, per modo di dire. Ostracizzandolo e offendendolo dall’alto d’una presunta superiorità derivante da cosa? Suffragata da quali elementi concreti? Dal numero, semmai, delle visualizzazioni e degli iscritti suoi maggiori rispetto ai suoi, non dico odiatori e/o detrattori, ragazzi semplicemente non a lui concordi? Che pena, proprio lui. Il quale sostiene che, nella maggior parte dei casi, se un film piace a molte persone, significa che è furbo, di facile accessibilità e sviluppato in senso commerciale nell’accezione di commerciale più vicina alla parola prostituzione. Se qualcuno s’azzarda a non essergli d’accordo, lo oscura e offende con far enormemente prepotente e con cafonaggine inaccettabile, malgrado sbandieri ai quattro venti la parità, l’equità sociale, la solidarietà (invero più vuotamente buonista e finta), l’accettazione incondizionata di qualsivoglia diversità, fisica e/o psichica, l’aberrazione di ogni forma di razzismo, fascismo e intolleranza, si dimostra paradossalmente “deflagrante”, per usare un aggettivo a lui carissimo, usato impropriamente e in maniera oramai parossisticamente indigeribile, contro chiunque dica la sua, diversa dalla sua. Fra i suoi registi preferiti, vi sono Carpenter, Tim Burton e molti altri enormi cineasti che hanno sempre portato avanti una personalissima poetica scissa da ogni forma di convenzionalità bellicosa.

Potrete anche ridere e denigrarmi, ascoltando e vedendo questo mio video, non m’importa. Non m’intimidite più né mi suggestionate con la vostra boria.

In mio soccorso, estrapolo alcune illuminanti parole di Pier Paolo Pasolini, poi vi spiegherò. Non tutte le sue famose frasi, spesso rabbiose, nate dai suoi conflitti psicologici irrisolti e giammai sanati, erano forse giuste. Forse, gli erano dettate dal frangente delle sue riflessioni di certo ben elegantemente esposte, comunque partorite estemporaneamente in attimi contingenti i momenti e i periodi, più o meno lunghi, in cui sentiva di dire ciò che nel suo animo sentiva (ripetizione voluta). Però, questa sua frase è più vera di una frase da me coniata, originalmente concepita, cioè la seguente: la verità assoluta non esiste, tutto è suscettibile di opinabilità a sua volta discutibile.

Ecco, questa è mia, eh eh, la sua è: Finché il «diverso» vive la sua «diversità» in silenzio, chiuso nel ghetto mentale che gli viene assegnato, tutto va bene: e tutti si sentono gratificati della tolleranza che gli concedono. Ma, se appena egli dice una parola sulla propria esperienza di «diverso», oppure, semplicemente, osa pronunciare delle parole «tinte» dal sentimento della sua esperienza di «diverso», si scatena il linciaggio, come nei più tenebrosi tempi clerico-fascisti. Lo scherno più volgare, il lazzo più goliardico, l’incomprensione più feroce lo gettano nella degradazione e nella vergogna.

Elencatovi e citatovi ciò, tornando invece al Fruscio, lui demonizza da sempre Netflix perché gli porta via il pane, cioè il lavoro ma, assurdamente, sotto le sue mini-rece Patreon, inserisce i link Amazon per acquistare dvd. Poiché, essendo gestore di una videoteca, se chi visiona i suoi video, cliccando sui link da lui inseriti nelle relative descrizioni inerenti la recensione o le recensioni dei film da lui presi in questione, dai medesimi link acquista i film da lui segnalati e, per l’appunto, recensiti, “dona” a Frusciante una percentuale che gli spetta in quanto gemellato ad Amazon. Amazon Prime Video, secondo Frusciante, non è streaming? Se non vi fosse Amazon, i soldi da lui ricavati dal guadagno da lui accumulato in base alle percentuali suddette, li guadagnerebbe? E soprattutto, se nessuno acquistasse da Amazon, non solo dvd e Blu-ray, Amazon scomparirebbe e fallirebbe? Credo decisamente di sì, no?

Dunque, Frusciante è davvero coerente in maniera intoccabile e stimabile? In modo allineato alla sua politica comunista? Solitamente, il capitalismo si regge sulla semplicissima regola matematica del più dai e più ricevi. Anzi, mi correggo, più sei pagato per ciò che fai, a prescindere dalla qualità e l’utilità per cui svolgi il tuo lavoro, più guadagni con tanto di interessi.

Forse, è per questa ragione che le sue recensioni, per esempio, sui film di Elio Petri, ottengono dieci volte in meno della metà delle sue recensioni, il colmo dei colmi, riguardanti i suoi registi più odiati, in primis Michael Bay e Zack Snyder? Che i suoi followers gli richiedono a man bassa perché sanno già che il Fruscio li distruggerà, usando sterminato turpiloquio da scompisciarsi dalle risate? Fruscio non vede l’ora che qualcuno gli chieda di realizzare recensioni sui suoi registi che odia maggiormente. Perché sono le recensioni che gli fruttano di più. Poi, per dimostrare che non è un capitalista, bensì, parafrasando Mario Brega di Un Sacco bello, un comunista con du’ palle così, su venti monografie dedicate ai registi più famosi, più o meno bravi degli ultimi vent’anni (Nolan, Fincher, che fanno “figo” e visual assicurate), per non sputtanarsi del tutto, ci tiene eccome, ah ah, alla sua coerenza, piazza qualcosa su Peter Bogdanovich. La monografia meno caaaata del Fruscio.

Appena qualcuno osa dirgli che Avengers: Endgame è un bel film, ecco che, come i cavoli a merenda, tira fuori Fritz Lang, Orson Welles, Alfred Hitchcock, perfino Pasolini. Dicendo che, dinanzi a questi titani, la “titanica” Marvel va a farsi fottere.

Peccato che, nel suo canale, abbia praticamente recensito (quasi sempre male, ma ciò non c’entra col mio discorso, chi ha orecchie per intendere, intenda) tutti i cinecomics del mondo ma non esista un solo straccio di monografia su Lang, Welles, Hitchcock, Pasolini? Non c’è Fellini, non c’è la mono sul suo amatissimo Monicelli?!

Perché forse Fruscio sa che le rispettive mono su questi autori (tutti morti, quindi di scarso appeal per molti giovani, i massimi fruitori di Cinema e del suo canale) nessuno caeerebbbe?pasolini

La nobile arte del doppiaggio spiegataci da Pino Insegno e i metodi Stanislavski e Lee Strasberg “impartitici” da Stefano Accorsi


27 Dec

Lasciami+Andare+Closing+Ceremony+Red+Carpet+cVGqgmd43WhlSu suggerimento di un mio amico, ho guardato ed ascoltato molto volentieri le interviste del celeberrimo Marco Montemagno rivolte rispettivamente a Pino Insegno, doppiatore oramai provetto e fortunato ex marito della bella e sexy Roberta Lanfranchi, oggi sposato con l’altrettanto pimpante e sgambettante, no, sgambata e non so se in gamba, Alessia Navarro, e a Stefano Accorsi, famoso testimonial indipendente, no, pagato in modo davvero rimarchevole, forse un po’ da marchettaro, indimenticabile nel Maxibon ché two gust’ is megl’ che one, detto in cadenza strascicata alla bolognese di s alla James Bond/Sean Connery menzionato da Insegno, celebre Dino Campana sui generis di Un viaggio chiamato amore per la regia di Michele Placido. Dino, uomo per nulla placido, abbastanza turbolento, molto simile invero all’Accorsi de La stanza del figlio di Moretti Nanni. Dino, non quello di dammi un Crodino ché mi devo rifare la bocca di un altro sport, no, spot degli anni novanta arcinoto, quasi da circolo Arci, Dino, molto poco campano, infatti fu di Marradi in provincia di Firenze, “pazzo” alla stregua del pittore Giuseppe Arcimboldo, assai meno banale di Massimo Boldi, Dino, da non confondere con Dean Martin e con George Clooney del Martini. Ah ah. Comunque, a Lisa Snowdon, ex di Clooney, preferisco Colombari Martina.

Stefano Accorsi, protagonista popolare di Radiofreccia, interprete di Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enza Negroni. Ho detto Negroni, da non confondere con l’illustre, oserei dire egregio signore, no, esimio cocktail dello stesso nome. Che piace molto alle signore così come l’Accorsi, ragazzo dai sani valori, più che altro da Antica Gelateria del Corso con limonate e peperonate servite in modo macchiato caldo alle sue ex donne più gustose d’un frappè al cioccolato.

Ho detto Jack Frusciante, fra l’altro. Non Federico Frusciante, gestore della videoteca Videodrome di Livorno che omaggia il capolavoro omonimo di David Cronenberg, ho detto Jack Frusciante, da non scambiare con John Frusciante, straordinario chitarrista epocale dei Red Hot Chili Peppers.

Ho detto Red Hot, da non confondere con hotdog, da non scambiare per una chat erotica.

Comunque, molta gente è tarda di comprendonio e, per anni, confuse Hotmail per un programma, in tarda serata, con Manuela Falorni, detta Venere Bianca. Ho detto Venere Bianca, da non confondere con la Black Dahlia, da non scambiare con David Bowie, detto il Duca Bianco.

Tornando a Nanni Moretti, bisogna avere gusto a tagliare il Mont Blanc, forse anche a digerire chili di Nutella da una confezione gigantesca in Bianca. O no? Oppure inevitabilmente ti viene il fegato amaro se vieni puntualmente snobbato da Laura Morante della quale sei da sempre innamorato.

E non c’è verso che lei ti caghi anche se le dedichi i migliori, più alti, poetici, deliziosi e squisiti versi. Sei un tipo introverso, forse, a lei forse piace Enrico Lo Verso.

Accorsi con Lo Verso girò Naja, Laura tanti ne girò, non te la dà e ti dice solo: stai buono, anche se sei maxi-bono come Stefano, vai a nanna.

Ho scritto Red Hot Chili Peppers. Da non confondere con Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles, da non scambiare con gli anfibi Dr. Martens.

Stefano Accorsi, ex marito di Laetitia Casta. Scritto senz’accento sulla a di… ammazza quanto sei bona.

Laetitia, donna tanta, donna però non tanto castana naturale. O forse è davvero bionda e casta? Lo sa Louis Garrel. Se fossi in Louis, la lascerei subito. Una così attizza mille sguardi e non so come faccia, il Garrel, a non essere ancora impazzito come Dino Campana.

Stefano Accorsi, ora sposato con Vitali Bianca.

Ecco, interviste molto belle quelle di Montebianco, no, di Montemagno e risposte garbate dategli dai suoi intervistati. Uomini più fortunati di chi, per dirla alla Lino Banfi di Al bar dello sport, ha vinto il Montepremi.

Però, non esageriamo nell’autoglorificazione. È vero, sì, Pino Insegno ha fatto la gavetta e ora, dall’alto del suo apprendistato e del suo rimarcare vanagloriosamente che è/sia un professionista (nell’intervista l’avrà ripetuto ed evidenziato, con voce stentorea, almeno diecimila volte), vada giustamente orgoglioso dell’essere cresciuto esponenzialmente come doppiatore dopo la sua parte da “Oscar” di Roberto Vacca nel “capolavoro” Mezzo destro mezzo sinistro – 2 calciatori senza pallone con Andrea Roncato, bolognesissimo, ma m’è parso troppo imbrodante quando ha modulato la voce nel farci sentire come s’impostino le corde vocali per recitare un audiolibro con delicati, romantici melliflui toni toccanti.

Di mio, su Audible, vi sono miei tre audiolibri da me recitati. Presto, saranno quattro e non mi sono avvalso della compagine tecnica di Pino. Non sono così ben attorniato. Non ho neanche come strumentista Pino Donaggio. Sapete che farò? Andrò alla gelateria Pino e gusterò un cremino, forse mal digerendo il mio essere spesso un cretino.

Pino che, nel ri-doppiaggio di De Niro nel secondo Padrino, a dircela tutta, fa sinceramente un po’ schifino…

Per quanto concerne Accorsi, che dirgli? Come Primo Ministro in The Young Pope di Sorrentino, be’, è meno credibile dell’attuale Presidente del Consiglio quando sostiene che non vi saranno altri lockdown e, nel mentre, dietro di lui assistiamo al volto da sfinge assai bugiarda del Casalino…

Accorsi, Il giovane Casanova, ci vorrebbe far credere che, per interpretare Made in Italy, utilizzò i metodi Stanislavski e Strasberg.

In tal caso, è meno credibile di Al Pacino come psichiatra forense in 88 Minutes.

E di De Niro in Nascosto nel buio. Poiché dubito che il Bob, per la parte dello psichiatra specializzato nell’infanzia che vuole fare sesso con Elisabeth Shue, la co-protagonista di Karate Kid e allo stesso tempo di Via da Las Vegas, educando una ragazzina in questo film più brava di lui, Dakota Fanning, abbia adottato un metodo recitativo d’immedesimazione alla Raging Bull. Rivolgendosi, per lo studio del personaggio, a qualche psichiatra del reparto SPDC dell’Ottonello dell’Ospedale Maggiore di Bologna ove, probabilmente, saranno ricoverati ragazzi con insanabili disturbi paranoici e deliranti, affetti da fobia sociale e maniaci depressivi con gravi tendenze al suicidio a mo’ di Angelina Jolie di Ragazze interrotte o della figlia di Meryl Streep, assieme alla sanissima, non proprio santa, Amber Heard, quest’ultima nei riguardi di Depp stronzissima, in The Ward di John Carpenter.

Una volta, un bolognese d.o.c., sì, di origine controllata, non Accorsi, nemmeno Andrea Roncato, neppure io, nato al Sant’Orsola, ovvero Pier Paolo Pasolini, soprattutto nella versione di Abel Ferrara con Willem Dafoe, disse:

l’inferno sta salendo da voi.

Ecco, non sono Pasolini, non sono così esaltato da credermi un chitarrista come Frusciante…, a malapena infatti so suonarmele da solo quando mi flagello perché sono troppo bello per non essere emarginato, traducibile letteralmente con indiavolato, no, invidiato, sono molto autoironico in merito alle mie epiche sfighe passate ma non desidero che Insegno m’insegni a recitare il ruolo che mi sono cucito addosso più delle stigmate di Padre Pio. Non amo le false zie e le donne fintamente pie.

Quale sarebbe questo ruolo? Quello di Dafoe ne L’ultima tentazione di Cristo? No, quello di Sylvester Stallone in First Blood.

Traducibile in… tutti pensano che io sia un povero pazzo coglione.

Ecco, in effetti Rambo è lo scemo del villaggio. Infatti, Pino Insegno e Stefano Accorsi non sanno recitare Dante. O forse sì. Secondo me, sarebbero bravissimi.

Ma li reciterebbero a modo loro. Il modo Falotico è un altro. A dirla tutta, non m’identifico in Rambo. Tipo troppo cattivo. Facilmente permaloso oltremodo.

Sono uno sfigato come Rocky Balboa.  Me ne sto per i falliti, no, fatti miei. Non voglio però essere provocato da nessun Ivan Drago o da qualche fanatico di Stalin. Neppure dal nuovo Charles Manson o da Mason Dixon. Sapete com’è. Qualcuno… potrebbe prenderla a male, si potrebbe arrivare alle mani e io potrei prenderne davvero tante… Sì, mi macellerebbero. Avrei la faccia fracassata. Ma anche loro tornerebbero a casa con le stampelle. Sono un rompiballe? Citando Vasco Rossi, spesso sovreccitato, no, sovrastimato e troppe volte, a sproposito, citato:

Forse non lo dici, però lo sai, e non andrai in para… diso

Forse non lo dici, Però lo fai… E questo non è mica… bello

COME STAI, Stefano? Bene, grazie, si tira a Campari. Sì, un Campari è meglio che campare.

Come state, compari? Non è che avete sposato una comare?

A parte gli scherzi, Accorsi è parecchio migliorato. È cresciuto. Non era difficile. Stando con Laetitia, crescono tutti…

Pino Insegno è un maestro del doppiaggio.

Io invece sono esperto di doppiette.

Come dice il grande Terence Hill in Lo chiamavano Trinità…

Non c’hai capito niente, eh? Te lo rifaccio, se vuoi.

Lo chiamavano Bambino come Bud Spencer ma, a essere sinceri, senza girarci attorno, centrando appieno il bersaglio, sta diventano molto, molto duro.

Insomma, passano gli anni, sono rimasto un volpino o forse solo sempre più col pigiamino…

E pensare che molti credettero che fossi Michael Douglas di The Game.

Mi piacerebbe avere un fratello come Sean Penn. Almeno lui è ricco, nella realtà.

Di mio, sono come Gaetano Rino.

Sì, è bruttissimo essere figlio unico. È bruttissimo anche essere fratelli, oppure gemelli.

Se sei figlio unico, ogni botta che prendi, eh già, devi condividerla con la tua immagine allo specchio.

Si spera che non sia quella dell’agente Cooper dinanzi al fantasma di Bob… De Niro?

Se hai un fratello, forse tuo fratello andrà con nostra sorella. E se nostra sorella fosse Gianna? Se sei gemello omozigote, forse il tuo gemello è comunque diverso, in una cosa, da te. I suoi gemelli sono più grossi. Forse aveva ragione Loredana Bertè.  A un certo punto della tua vita, batterti contro ogni Bull Harley della Letteratura è una sfida che puoi indubbiamente perdere. Ma c’è un però. Di solito, tutti gli scrittori sono monotematici. Dostoevskij, per esempio, era pessimista. Edgar Allan Poe era fuori come un cavallo. Lovecraft credo che non abbia mai mangiato una sottiletta Kraft. Di mio, penso di cambiare sempre registro. Cambio la presa come Lincoln Hawk.

Apollo Creed aveva ragione, invece, ad avere paura. Aveva capito subito che Rocky era più forte. Facendo lo stronzo, voleva suggestionarlo ma gli andò malissimo.

Anche a me, anche a te, anche a noi. Se v’illudete che non sia così, ne prenderete molte…
Beati voi.

di Stefano Falotico

L’amore vince su tutto: se Fedez forse non tradirà mai la Ferragni, il grande ROCKY BALBOA visse per Adriana e non la tradì neanche da morta, ci avevate mai pensato?


05 Oct

rocky tommy gunnstanzionerocky davide daltri

Alla Bacinotti, detta La Baci, preferisco la bici? Non credo.

Al bacio al cioccolato, comunque, preferisco il pistacchio.

Sceriffo Teasle: – E vorrebbe dirmi che duecento uomini contro il suo Marine sono nella posizione di non poter vincere?

Trautman: – Se ci manda tanti uomini non dimentichi una cosa.

Sceriffo Teasle: – Che cosa?

Trautman: – Una buona scorta di barelle.

Per quanto tempo, su R 101, Silvia Notargiacomo e Francesca Bacinotti leggeranno il gobbo gossiparo per illustrarci della storia d’amore (?) tra Fedez e la Ferragni?

Di mio, ho sempre considerato Ryan O’Neal un grande e Love Story un bel film, a differenza di Ghost.

Guardando invece Al Pacino in Bobby Deerfield, debbo ammetterlo, credetti di essere omosessuale come Gabriel Garko. Perché Al, in questo film, è più figo che in Crusing. Ah ah.

Anni fa, da Bruno Vespa, Vittorio Sgarbi litigò furiosamente con Garko. Invece, Elenoire Casalegno forse litigò con Matt Dillon di In & Out? Ah ah. Be’, se avesse litigato con quello de La casa di Jack, avrebbe potuto anche non bisticciarvi, diciamo. Tanto lui l’avrebbe ammazzata ugualmente. Se invece la Casalegno avesse incontrato il Dillon di Fort Washington, non si sarebbe arresa dinanzi alla schizofrenia di Matt e l’avrebbe lo stesso amato come Jennifer Connelly nei riguardi di Russell Crowe di A Beautiful Mind. Cioè, alla follia. Ah ah. Se la Casalegno avesse incontrato il Dillon di Singles, l’avrebbe lasciato dopo tre giorni e si sarebbe chiusa, non solo in casa, depressa a morte, riascoltando tutta la peggiore, dunque migliore musica grunge malinconica per ritrovare i(l) Nirvana. Invece, se avesse incontrato il Matt di Rusty il selvaggio, credo che sarebbe andata con suo fratello, cioè Mickey Rourke. Voi dite di no? Non diciamoci stronzate. Se la Ferragni avesse incontrato il Rourke dei primi anni ottanta, avrebbe lasciato Fedez dopo tre secondi netti. Peraltro, Rourke non stava messo male a soldi.

La Notargiacomo e la Bacinotti sono due donne molto sexy, la seconda però, anziché avere una voce calda e dunque radiofonica, come si suol dire, appena apre bocca, mette solo voglia di amare Piccolo Buddha di Bertolucci. Poi, se la vedi su Instagram, senza che lei minimamente fiati, è mozzafiato. Sì, ottime gambe, seno esplosivo, una bionda da leccarsi i baffi.

Ecco, dopo queste gustose freddure in puro stile Falotico, ne aggiungiamo un’altra. A 13 anni, dopo la licenza media, rimasi innamorato d’una delle mie ex compagne di classe delle medie. Lei s’iscrisse all’istituto per geometri, il Pacinotti di Bologna. Io, invece, dopo mille delusioni, amai da morire Al Pacino di Serpico.

Cavolo, ne so una più de L’avvocato del diavolo. Ah ah.

So farvi sempre ridere ed essere autoironico sulle mie sfighe. Sulle mie fi… e, sono molto serio. Ecco, cerchiamo di fallo, no, difatti… di mantenere un atteggiamento da duro… non lasciamoci intenerire da troppi ricordi da rompiballe. Ah ah. Credo di credere all’amore nonostante le inculate bestiali ricevute. E dire che non sono gay passivo. Ah ah. Neanche attivo. Tant’è che, qualche anno fa, vollero affidarmi all’assistenza sociale. Per fottermi di più? Ah ah. Sì, ci sono cosiddetti tutoralias educatori, che tradiscono le mogli con le ragazzine malate di mente da loro prese in cura, forse sotto gamba. Eh già, codeste ragazze, apparentemente sprovvedute, sputtanano tali pedagoghi della mutua e li fanno impazzire. Ah ah. Sì, infatti costoro sono sempre affiancati da uno psichiatra. Ah ah.

Sono uno dei pochi uomini che ama Pier Paolo Pasolini ma solo dal punto di vista del lato artistico e non del lato b, a differenza di Ninetto Davoli. Willem Dafoe interpretò Pier Paolo per Abel Ferrara. Massimo Ranieri invece per David Grieco. Scusate ma il Ranieri de La patata bollente non piaceva evidentemente ad Edwige Fenech ma forse sarebbe piaciuto a Giacomo Leopardi. Sì, diciamocela, la celeberrima Silvia di Leopardi fu usata a mo’ di copertura alla pari di Eva Grimaldi e Manuela Arcuri con Garko. Basta, fermatemi! Ah ah.

Uh uh, che diavolaccio che sono. Il mondo è pieno di maligni, non esiste solo il Maligno. E io ho un diavolo per capello. Ah ah. Molti anni fa, mi piacque molto Luisa Ranieri, poi compresi che era, fu, è e sarà un’attrice solo del cazzo. Ah ah. Luisa s’innamorò di Luca Zingaretti dopo averlo ammirato ne Il commissario Montalbano. Se l’avesse visto in Vite strozzate e ne Il branco, avrebbe cantato con Adriano Pappalardo di Ricominciamo. Ah ah. E Luca, consapevole di essere stato uno stronzo, avrebbe urlato a squarciagola con questa.

Credo di essere stato sempre molto più avanti rispetto ai miei coetanei. Ai tempi delle medie, infatti, mentre quelle della mia età adoravano Claudio Baglioni, io amavo questa canzone:

Nel ‘92, il Festival di Sanremo fu vinto da Valerio Mastandrea de La prima cosa bella. Cioè Luca Barbarossa, ah ah. Non so, comunque, se Paolo Virzì dedichi alla sua Micaela una canzone di Eros Ramazzotti oppure questa:

Comunque, Sylvester Stallone di Rambo è ascetico. Mentre quello della saga di Rocky è forse l’uomo più romantico di sempre. Non tradisce mai Adriana. Nemmeno da morta. Rocky non è soltanto una storia di sconfitta e redenzione commovente over the top. È la storia di un “fallito”. È la storia di un uomo, la storia di un uomo… come Il grande Lebowski. È la storia di un uomo che accetta ogni provocazione e colpo basso. Ma è una grande storia d’amore soprattutto, ripeto.

Ora, molti mi chiedono come abbia fatto a essere piaciuto e a piacere alla mia lei.

Risposta: – L’ho vista e le ho detto che volevo baciarla. Non solo baciarla, direi che mi sono spinto oltre…

– Eh, chi sei? Alain Delon?

– Alain Delon ha più di ottant’anni.

– Ma va’, va’. Chi sei? Una viene con te perché sei, saresti più bello mentre gli altri devono farsi il culo per essere amati?

– Significa che non amano, sono dei leccaculo.

Comunque, appoggiato dalla mia lei, sto terminando Bologna insanguinata. Libro di circa 300 pagine che disaminerà amori, imbrogli, reati, ipocrisie, delitti efferati avvenuti nel capoluogo emiliano che mi diede i natali. Un excursus mai visto, soprattutto letto, su Bologna e dintorni. Dall’Uno Bianca di Castelmaggiore a Villa Clara, da Marco Dimitri alla strage della Stazione Centrale, da Andrea Roncato a Pupi Avati, dalle scuole Guido Reni alle Salvo D’Acquisto, dai licei Galvani e Minghetti al Sabin e al Copernico, dal Righi a una che amò i Righeira ma non andò mai in riviera, dai suicidi indotti dal bullismo alle persone rinate grazie al loro devastante e ribaltante colpo inaspettato da gancio sinistro micidiale e geniale alla Balboa.

Nel frattempo, D. Stanzione, critico di Best Movie e mio amico, mi ha promesso che stasera mi manderà, in allegato PDF, su Messenger, la prefazione da lui curata del mio prossimo libro pubblicato dalla Kimerik Edizioni. Fenomeni e campioni, chi sono io? Nessuno. Sono uno che, per colpa d’imbecilli, si beccò una diagnosi totalmente sbagliata. Nessuno al mondo resiste a una mostruosità del genere. Nessuno tranne John Rambo.

Cari idioti, ora vi do una Bacinotti e un bacino. Siete felici o volete un altro mio (s)gradito regalino? E quella Notargiacomo la dovrebbe finire di parlare in radio solo di lasagne. Avrebbe bisogno di una besciamella e so io di cosa. Densa e granulosa. Dolce e cremosa. Oserei dire, voluttuosa e associata a qualcosa di grosso, diciamo, molto voluminoso.

 

di Stefano Falotico

francesca bacinotti

silvia notargiacomo

casalegno sgarbifedez ferragni

Anche questo Festival di Venezia è andato, la vita passa in un(a) lampo, la nuova stagione cinematografica, chi vivrà vedrà, eh già, sono ancora qua


11 Sep

PasoliniAh, i colpi di fulmine, le maschere di cera ed ecco che, zac, scivola la cerniera, salta la cena ma l’appetito vien mangiando, solo trombando(si).

Il tempo passa. Il tempo insiste, sì, è persistente oltre che insistente. E la calvizie si fa prominente oppure la stempiatura tua si fa sempre più evidente, oserei dire incipiente? Mio demente?

C’è, chi col tempo, incontenibile diviene, chi diventa incontinente, chi ha viaggiato in tutti i continenti, chi, invecchiando, è divenuto saggio oppure insipiente, c’è chi non è mai andato nel Biafra e, non solo è ben pasciuto, sì, di brutto ha sempre magnato, pure a sbafo, bensì ha tante donne inchiappettato e divorato. Detto altresì, costui, impunito sciupafemmine, forse pure sfruttatore magnaccia. Mannaggia! Poi abbiamo i patiti… di Lucio Battisti (ho fame, non soltanto di te), quelli col cervello partiti oramai da una vita, quelli che sono morti oppure semplicemente spariti, sì, un’inaspettata loro dipartita avvenne. Ci sono gli spioni, quelli che vengono spiati e quelli che non vengono neanche se, da voyeur, le coppiette spiano.

Ma che vogliono spiare? Le loro colpe espiassero, anzi, respirassero. Cioè, detta come va detta, scopassero! Sì, guarda quante passere, dai, suvvia… passerà. Mangia intanto l’uva passa e dai da mangiare ai piccioncini, mio passerotto.

Ci sono quelli che guardano solo le partite e quelli che, invece, non guardano manco un film ogni tre anni ma lanciano più di un occhio (eh sì, portano gli occhiali, sono i cosiddetti finocchi, pinocchi forse quattrocchi e idolatrano Michela Quattrociocche, donna sciocca ma gran gnocca, detta anche sgnacchera), eccome, solamente alle donne eppur le donne che guardano, eh sì, amano i calciatori coi soldi e non i tifosi che scommettono alla SNAI e non vincono mai. Perdendo pure il danaro da loro utilizzato nelle bische clandestine ove rimediano un due di picche pure di una partita a Poker.

C’è chi, come me, s’identifica col Joker, chi invece non ha mai letto un solo libro, dunque non è molto esperto d’italiana Lingua ma, fra un piatto di linguine allo scoglio e forse uno scolo, fra uno scolapasta e una donna che ama le olive, non soltanto ascolane, a letto è campione bilingue da inserire negli annali. Annali con due n. La N di Napoli e la N di Nunzia che però non è partenopea, neppure patriottica, bensì abita a Salerno e, oltre ad andare col “linguista”, va pure con uno che ama la Juventus e non ha mai gustato un grissino torinese.

Insomma, Gianna di Rino Gaetano andava con tutti, Il cielo è sempre più blu e tu non gliela fai più. Oltre a non fartene una manco se, per scioglierla, le regali tutti i dischi dei Roxette. Lei dà il rossetto e non solo quello/a a un uomo che, a differenza di te, non è mai solo. Appunto! Ma a lei non importa, affatto, essere presa per una poco di buono, non è di bocca buona, è solo bona da fare schifo al c… o e non le interessa darla al primo venuto… anzi, a uno che viene con tutte.

La vita è una sola… Quindi, il motto moderno è: goditela finché puoi, finché puoi. Finché, soprattutto, lei ne vuole, finché ha(i) voglia. A “voja”, te, a impegnarti al massimo se poi sei povero in canna e, in frigorifero, non c’è neanche il Vov. Famoso liquore afrodisiaco per vite, a differenza della tua, più paradisiache. Eppure sei bello da morire, sì, dionisiaco mentre Stefano Dionisi, pur essendo carino, in Farinelli – Voce regina, per chiarissime ragioni, anzi, per regioni da eunuco, non è che ne potesse fottere molte. Si lasciò però fottere dal cazzone del suo amico.

Ora, Farinelli fu omosessuale passivo? Invece, il critico di Cinema Pino Farinotti scrive il Dizionario dei film grazie solo alla farina del suo sacco o si affida al direttore della Cineteca di Bologna, l’omonimo (di cognome) Farinelli? Uomo però, a differenza dell’identico, nomen omen del personaggio incarnato da Dionisi, decisamente molto attivo, non solo a livello di Cinema Ritrovato.

Moretti girò Ecce bombo e a quella ragazza schizofrenica non importò assolutamente andare con lui.

Preferì non dargliela ma dirgli: faccio cose, vedo gente.

Chiedo io, anche venia: quali cose? Quale gente? Non mi sven(d)o!

So io quale gente bazzicate, voi, uomini e donne di malaffare. Siete degli affaristi o solo degli arrivisti?

Non arriverete a nulla se continuerete a non fare una beneamata minchia dalla mattina alla sega, no, sera.

Vi auguro buonanotte. Ah ah. Specialmente, buone mignotte.

E quell’altro? Che fine ha fatto? Il Magnottta! Lo presero per il culo con la storia della lavatrice.

Mentre Dante Alighieri lo volle mettere, da sempre, in quel posto (fisso, statale o comunale, ecco, sì, stavolta ci sta… anale) a Beatrice ma poetizzò ogni meretrice fottuta (da lui, no, però), ficcandola nel Purgatorio.

E Virgilio? Ne vogliamo parlare? Secondo me, fu meglio Numa Pompilio.

A essere sinceri, Pompilio, ovvero il secondo re di Roma, non valse una pippa. Ed è comunque sempre meglio Campbell Naomi nuda anche se sarà solo una fantasia (auto)erotica.

Quando si suol dire: Naomi non è una che giammai andò e vada per il sottile, la diede e dà a tutti indiscriminatamente, è/fu una facilona ma non guarda/ò quelli che non valgono/valsero (balli un valzer?) un cazzo, da lei quindi non otterrete neanche un pompino.

Se invece sarete i nuovi Flavio Briatore, state tranquilli, oltre a Naomi, avrete anche Nomi e non andrete mai con una frustrata come la cantante Noemi.

Siete un vuoto a perdere.

La cellulite, le mie nuove consapevolezze?

Campbell Naomi può essere pagata a peso d’oro e può permettersi ogni liposuzione. Voi, invece, comuni donne più altamente morali rispetto a Naomi, però più mortali, non avete neanche i soldi per portare il cane di vostro marito dal veterinario. Siete degli animali! Delle leonesse, delle fesse di sorrata?

Intanto, vi crescono le mammelle e i mammoni non esistono più. Ora, abbiamo i ragazzini che amano le milf coi seni rifatti più delle labbra di Alba Parietti.

Ah, che suzioni mammarie. Ah, che somari. Ah, che porci. Ah, vomito. Sto male, per la Madonna, santissima Vergine.

Aveva ragione Pier Paolo Pasolini. È tutto un porcile… Tutta una questione di Uccellacci e uccellini, anche di tamarri e burini che vogliono sol uccellare. Non soltanto con tipi come Pier Paolo, pure con Giampaola. Come dettovi prima, ci sono le alopecie androgenetiche, i nazisti che credono all’eugenetica, quelli che perdono i capelli e quelli che perdono pure la faccia. E non basta un lifting per mettergliela a posto. Ci sono le tragedie annunciate e incombenti. Ci sarà forse pure, presto, un altro tizio che vincerà il Nobel. Cavolo, allora, altro che ritardato. Ma sarà comunque troppo tardi.

Il suo nome infangaste, infingardi, ingiustamente lo snobbaste e di chissà quali crimini lo additaste e accusaste. Scusate. Ogni verità è stata svelata, tu sei stato poco svelto, svegliati, sveltisciti, in una parola… finiscila… ti dicono se non stai zitto. Sapete che vi dico? Me ne fotto!

Ti ricattano e ancora vogliono la ricotta, ti scottano, t’intimidiscono, coi giochini ti terrorizzano. Ma un uomo si rialza all’’improvviso ed è qualcosa di mai visto. Fa paura, che gran casino, è come Sansone. Oh, Cristo! Non ce la farà, sta crollando… tutto. Ma con lui, vivaddio, anche tutti i filistei.

Soprattutto i filibustieri, cioè i figli di puttana che vanno pure con le puttane.rino gaetano

 

di Stefano Falotico

Scritti corsari pasoliniani


02 Mar

pasolini willem dafoePer un mondo ove a vincere sia sempre la fantasia, la bellezza della poesia e la venustà delle liriche oniriche, un Falò abbatterà ogni nazifascista col solo potere del suo carisma un po’ da menefreghista, da nullista e da romantico antileghista

Riferendomi a FilmTv.it, qui.

Affermai che i miei scritti qui, al di fuori delle recensioni quasi quotidiane, io avrei ficcato di lunedì. Ma preferii non inflazionarmi e aspettare martedì. Poiché mi prese un cosiddetto venerdì.

Sì, il messaggio di fratellanza e amore puro e perpetuo di Pasolini fu mostruosamente equivocato, non perpetuato e Pier Paolo fu scandalosamente trucidato.

Oppure, troppo fu compreso e, non potendolo nessuno lui sedare con delle compresse castranti la sua trasgressiva forza libertaria, non riuscendo più a inibire la sua innata joie de vivre da lui taciuta dietro una perenne malinconia di facciata da uomo, fuori dalle situazioni pubbliche, spesso volutamente taciturno, i potenti complottarono per farlo precocemente morire, falciandolo. Oscurando quindi il tristissimo complotto perpetratogli da farabutti. Insabbiando il misfatto in maniera oscura.

Pasolini, uomo dalle mille ombre, ombroso ma anche radioso, amante del Calcio inteso come sport di squadra e non come competitivo giuoco d’interessi miliardari. Spesso antisportivi, giocati contro ogni fair play.

L’esercitazione del potere, esercitata non solo fra i gerarchi e i militari, ancora purtroppo milita in questa società, silente e omertosa, che vuol ardere chi, obiettando di coscienza, ha il coraggio di opporre un imperioso no a ogni forma di prevaricazione e violenza, psicologica e non. Poiché spesso il sistema soltanto irreggimenta, sebbene non possiamo generalizzare, le anime considerate diverse. Tacciandole come sceme e tacendole, oppure scremandole, in modo squallidamente corretto politicamente, fra chi lavora alla ferramenta e chi, avendo ottenuto privilegi maggiori, si crede caporale che detta regole arbitrarie delle peggiori con giochetti assai scorretti da malfattori.

Altro che sergenti istruttori.

Spesso infatti decidono i più ignorantoni distruttivi come il dottor Balanzone in merito ai destini di chi vuole continuare a nuotare liberamente puro come un delfino che fluttua senz’affoganti, soprattutto affossanti e asfissianti, direttive redatte da chi si crede sano ma, invero, non saprebbe riconoscere neanche un santo.

Andando a dire semmai che San Francesco era solo un vizioso perfino lurido e lussurioso. Un figlio pericoloso, stando alle folli teorie del Lombroso.

Ah, gente da Lambrusco. A Bologna, direbbero, monnezze viventi da gettare nel rusco. Gente con la puzza sotto il naso, maleodorante e losca che, invecchiando, nient’affatto migliora come il buon vino stagionato. Anzi, si fa crescere solo la panza e sviluppa maggiore supponenza arrogante.

Nel 1975, nello stesso anno in cui morì, Pasolini scrisse ma non pubblicò gli Scritti corsari. Fu da tempo già scambiato per pazzo ma qui io voglio estrapolarvi solo un suo pezzo:

«Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale».

È sempre dei suoi presunti vantaggi, per me solamente untuosi, eccome, se un cattivo direttore di una capziosa istituzione fa l’untore e se la tira pure da saccente professore terribile nel credersi l’unico dotato di buona (d)istruzione. Dettando, non solo di dettati ai suoi studenti da lui demagogicamente ammaestrati e maltrattati da bestie da soma(ri) attraverso rigidi dettami conservatori, degli inutili precetti atti solamente a mantenere l’inattuabile integrità, non più morale, di uno status quo da quaquaraquà per non scombussolare un fascistico (dis)ordine pericolosamente meritocratico da dittatore/i, facendo il bello e il cattivo tempo perfino sulle giovinezze più belle. Tarpando loro lei ali poiché sanamente ribelli nel loro essere stupendamente vere e autentiche, scevre dai giochini, per l’appunto, di potere di chi sta in alto e, oltre a tre ville al mare, detiene pure tanti poderi. Ma non sa volare…

Che situazione desolante, demoralizzante, moralistica e fascistica.

Sì, molti giovani, apparentemente non adatti al nazismo tutt’oggi imperante, saranno demoralizzati affinché si prostituiscano, il prima possibile, al primo lavoretto che passa/i il convento. Poiché i potenti dicono loro che sarebbe troppo bello credere nei propri sogni e fare gli artisti. I potenti stanno in cattedra sullo sgabello e fanno dunque gli sgambetti a chi è troppo in gamba. Ah, questa è proprio bella, ah ah.

Nel libro Lettere luterane, Pasolini scrisse le testuali parole già lapidarie e quasi testamentali:

siamo stanchi di diventare giovani seri, o contenti per forza, o criminali, o nevrotici: vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare. Non vogliamo essere subito già così sicuri. Non vogliamo essere subito già così senza sogni…

Gli artisti furono di buon occhio mai visti. E sempre si diedero loro patenti di finocchi, di Pinocchio e di figli di ‘ntrocchia. Per spaccare loro le ginocchia e impiegarli a livello comunale o statalmente a un’esistenza da frust(r)ati. Allora ben vengano i gran pagliacci che allieteranno, con far beffardo, il porcile… no, il cortile di chi manco sa decentemente leggere e scrivere ma ebbe l’ardire, per l’appunto, di volerli ardere e troppo presto adattare al troiaio collettivo. Esistono ancora persone combattive capaci, come Alex Del Piero detto il Pinturicchio servito da Gilardino, di disegnare una parabola maestosa imprendibile.

Che semifinale mondiale!

Ogni nazista nell’animo, non solo tedesco, va ora giù e non ce la fa più, coi ricatti sulla “ricotta” e i suoi modi stronzi, a mangiare anche solo un tiramisù senza che non gli vada storto. Dai, su.

Lui odiò gli “storti” ma dovrebbe rivedere il suo cervello, non solo quello, osservandosi allo specchio e prendendo consapevolezza della sua malattia, cioè di essere uno storpio. Nel cervello, certamente, ma io credo soprattutto in quello, eh sì, cari fringuelli, prima o poi (ri)nasce chi non è da Qualcuno volò sul nido del cuculo ma fu preso pel cul’ in quanto ancora sempre credette, crede e anche nell’aldilà crederà che la vita e anche qualcos’altro non sia giocarsela da leccaculi.

Leccate un gelato e buonanotte.

Come disse Pasolini, ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere in modo sleale…

Su Facebook e altrove, da molti non vengono graditi i miei modi clowneschi e mi si dice che io sia una persona seria e piacevole quando parlo come un trombone. Invece, è proprio quando sono un po’ come tutti dai trent’anni in su, eh già, cioè composto e a modo, quando fingo di aver messo la testa a posto, quando capisco, certo, come si sta sulla faccia della Terra, oh sì, che mi sento profondamente infelice.

L’altra sera, mi ricontattò su FB una ragazza. Le mostrai un mio recentissimo video, a detta di molti assai poetico, ma lei mi scrisse di esserne rimasta disgustata poiché denudai il nostro intimo, trascorso rapporto, non rispettando la sua riservatezza.

Viviamo ancora nelle proprietà private?

Ora, se il suo ricontattarmi fu un tentativo di riavvicinamento tardivo, mi spiacque deluderla, freddandola con una rievocazione romantica ma impietosa del tempo nostro che è oramai finito.

Forse si aspettò una mia nuova dichiarazione d’amore commovente. Invece, rimase basita dinanzi alla mia immutabilità impressionante, dicendomi che non sono, nonostante lo schifo successomi, cambiato per niente.

Sperò probabilmente che io, nel frattempo, mi fossi imborghesito e intristito come lei.

E forse apposta lasciò che si calmassero dentro di me le acque, attendendo il momento giusto per rifarsi viva.

Ma dinanzi a lei, sebbene dietro uno schermo, non incontrò un ragazzo cambiato e cresciuto.

Trovò la solita testa di c…

Poiché, ripeto, nessuna violenza e nessuna compressa potrà mai fermare la mia inquietudine esistenziale. A costo che io ancora non venga compreso.

Se a voi piace sottomettervi alle regole farisee per due mi piace in più, prego, accomodatevi.

Tolgo il disturbo ma continuerò, anche accomiatandomi, anche fingendo di calmarmi, a disturbare chi vorrà imporre la sua (im)posizione da capotavola.

Perché io sono questo e non ho intenzione di diventare una povera merda col sorriso a trentadue denti e il fisico sempre perfetto.

Preferirò essere un miserabile piuttosto che uno con la bile per tutti i giorni feriali e il sorriso falso e meschino nel giorno festivo in cui, dopo tanti festini, vi azzardate pure a inginocchiarvi, sputando in faccia a Cristo e non avendo alcuna dignità di voi stessi.

Come d’altronde sostenne il grande Ryan Gosling: Only God Forgives.

E sono ancora troppo giovane per aver finto di avere perdonato.

Chi fu capace soltanto a premeditare una tale mostruosità dovrebbe solamente vergognarsi e farla finita.

Dal Pasolini di Abel Ferrara:

– Fammi tornare alla mia domanda iniziale. Tu, magicamente, cancelli tutto. La scuola dell’obbligo, i funzionari eletti, la stessa televisione. E che cosa ti resta?

– TUTTO. A me resta tutto. Me stesso, essere vivo, essere vivo nel mondo, vedere, lavorare, capire. I miei libri…

 

di Stefano Falotico

 

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MINDHUNTER: Is There Method in the Madness? Per molti di voi, no, nasceste pazzi e morirete, sperando nei sogni della vostra Hollywood, più che da Memento, da dementi


16 Aug

anna torv

pacino pomeriggio da cani

Innanzitutto, prendiamola a ridere subito. Sì, iniziamo con una battona. No, con una battuta.

Le donne meretrici ridono sempre. In verità vi dico che tristissimamente ne vedo tante per strada. Sono poverissime, non solo moralmente, eppure offrono sorrisi a gigolò, no, a gogò, ballando allegramente.

Ah ah.

Ora, molte di queste ragazze, a causa delle loro adolescenze da schizofreniche, nonostante si siano normalizzate col subentrare della loro vita adulta, sono però rimaste troppo indietro. Dunque, si sono date a prenderlo nel didietro completamente.

Piuttosto che farsi il culo, ritornando a studiare, hanno scelto la strada, appunto, più facile…

Sì, il loro inserimento sociale è ecumenico. Lasciano che tutti gli uomini più sistemati, cazzo, sistemino loro qualcosa d’inserente. Ah, è tutto un inserimento a vicenda. Tu me lo metti in quel posto, (s)cavalcandomi, io poi mi affilio al comunismo, vero cavallo di battaglia di chi, essendo stato trombato, combatte il sistema bastardo.

Uh uh.

Sabina Spielrein, interpretata da Keira Knightley nel film A Dangerous Method, sì, docet.

Se si fosse affidata alle cure mediche di Sigmund Freud, sarebbe rimasta fottuta. Ah ah. Per sua fortuna, incontrò Jung.

Sì, Freud e Jung ebbero un confronto-scontro riguardo la psicologia della posologia, diciamo, d’applicare a Sabina al fine che lei non diventasse isterica irrecuperabile:

– Carl, secondo me quella donna è incurabile. È come lavare la testa a un’asina. Si perde tempo e sapone.

– No, Sigmund. Non è incurabile. A mio avviso è inculabile.

– Cosa? Che vorresti dire?

– Voglio dire che vorrei praticare su di lei un esperimento mio sessuale per vedere se posso salvarle la vita e offrirle un sociale, oserei dire consenziente, solidale inserimento che possa donarle una vita meno speciale e più economicamente stabile.

– Ah, fai pure. Sei sicuro di quello che stai facendo? Fin dove vuoi spingerti…?

– Sigmund, stasera la metto a novanta. Tanto, più a pecora di così, la nostra Sabina non può stare. Sta malissimo.

Spingerò parecchio.

– Carl, non è che tu sei Andrea Roncato/Loris Batacchi del capo ufficio pacchi di Fantozzi subisce ancora?

– Un po’ sì.

 

Uh uh.

I giovani d’oggi si riempiono la bocca, parlando a vanvera della New Hollywood, sì, stando sdraiati al mare da palestrati e allenati alla panza piena, ah ah!

Guardate, io non sopporto Christopher Nolan. È tutto ciò che disprezzo, dal mio profondo del cuore, del Cinema odierno.

Un Cinema di pacchiana grandeur cucinato per un grande pubblico di spettatori che, dinanzi a questo venditore d’aria fritta, inchinandosi a quest’imbonitore di giochi di “prestigizzazione”, s’esaltano dirimpetto alle sue furbissime prodezze registiche, si fa per dire, basate sulla suggestione lobotomizzante di coscienze già marce.

Sì, la gente vive in una tale agiatezza che parla sempre di tristezza appena entra in contatto con storie più realistiche rispetto al loro distorto concetto di realtà probabilmente sofistico. O sofisticato?

La realtà di questa gente che, di fronte a Nolan, s’esalta e magnifica ogni sua iper-commerciale buffonata, consta di selfie su Instagram nei quali fan sfoggio di addominali-tartaruga e di culi spropositatamente più curati degli effetti speciali utilizzati da Christopher.

Sì, ieri pomeriggio son rimasto scioccato nel vedere la foto di una.

La scritta, da lei appioppata con tanto di font da blockbuster sbanca-botteghino, soprattutto la bottega del suo fidanzatino, era/è questa:

in quest’ano, no, in quest’anno mi sono fatta il culo e ora me la godo.

Sì, una foto con tanto di zoom sulle sue natiche fisicamente asciutte nonostante fossero bagnate dall’acqua marina e, a mo’ di collage, la miniatura di lei e il suo ragazzo con quest’ultimo che le bacia il fondoschiena, ancora vividamente in primo piano, da cui il famoso espediente cinematografico-televisivo definito   Picture-in-Picture e la faccia ridente di questo “lucky guy” su espressione loquace che pare dire da rapace e da uomo (in)capace:

stasera il mio non si rimpicciolirà, anch’io mi son fatto il culo e stasera me lo farò ancora, lavorando duro. Di brutto e di burro.

 

Sì, aveva ragione Arnold Schwarzenegger quando, in Danko, scopre che pure in Russia si sono corrotti. Entra nella sua camera d’albergo e in tv passa una scena inequivocabilmente pornografica.

Arnold, su sua consueta espressione granitica, pronuncia disgustato la lapidaria, secchissima parola… CAPITALISMO.

Sì, questa società (s)fatta di salute e benessere, questa società all’apparenza impeccabile, è una società schifosamente andata completamente a puttane.

E ora vi spiego perché.

Parlano tutti di crisi ma io questa crisi non la vedo.

Dopo lunghe meditazioni, ho compreso che il PD fa schifo. Il mio pc va cambiato, Salvini non v’ha salvato.

A me sinceramente il sesso fa schifo. Schifo, schifo, schifo, lo ripeto, ripetizione, schifo. Dunque, non prendetemi seriamente. Anche se combatto per un sistema egualitario, dunque anche se dovessi emanciparmi, ripugno sia le donne emancipate che quelle sottomesse, ah ah. Vi espugno. Viva le pugnette!

Sì, sento al massimo l’esigenza di noleggiarmi un porno come quello vede Schwarzy. Nel sesso virtuale, puoi essere “violento”. Meno del mondo cosiddetto reale, violentissimo davvero.

Nella realtà sociale e nel senso così carnascialesco e frivolo, in cui voi sguazzate a tutt’andare, il mio pesce è fuor d’acqua.

Sì, è sempre stato così. Da quando mollai tutto per annerirmi, dunque splendidamente vivere nel sottosuolo delle mie eterne memorie d’una vita da me già mandata a farselo dare nel culo.

Odiavo i miei coetanei, questi ragazzi già iscritti al codice fascista del classismo che frequentavano scuole ove, fra videogiochi da The Games Machine simili a Inception e canzoni dei The Cure, mi odiavano. Poiché, secondo questi pappagalli, io necessitavo di cure. Si attennero alle prescrizioni impartite loro da genitori il cui unico interesse era quello di educare i figli a essere dei prodotti da mercanzia, avviandoli al puttanesimo falso del raggiungimento ruffiano di titoli e referenze inutili, atte solo ad attestare una presunta superiorità e un suprematismo radicalchic di natura capziosamente culturale.

Per poter così soggiogare i cosiddetti deboli.

Sì, oggi uno come Pasolini sarebbe sbattuto e centrifugato, inculato e sedato in un centro di salute mentale.

Poiché i suoi discorsi contro l’omologazione di massa sarebbero visti come disturbo borderline o doppia personalità da aristocratico socialmente pericoloso che ha i soldi ma se la tira da stronzo.

Sì, Pier Paolo lo sottoporrebbero a demagogiche pedagogie per uniformarlo al porcile d’illogiche idiozie.

Soltanto dopo che avrà abiurato al consumismo delle carni Manzotin, solamente dopo che si sarà plastificato e piegato ai ricatti d’un sistema (ba)lordo, potrebbe continuare a girare film. Sì, però quelli di Nolan.

Perché è questo che la gente vuole.

Non vuole più storie perturbanti come ne Lo spaventapasseri di Jerry Schatzberg, non desidera più Taxi Driver perché oggigiorno il motto è vivi sano e scemo. Non fare il coglione, appunto, goditela.

Vai alle feste, divertiti, ubriacati e poi, da bravo bambino, inchinati alle responsabilità adulte del nuovo fascismo ideologico, lavorando come un negro, stando zitto e aspettando il sabato sera per fare appunto il porco.

Oh, mi raccomando, non azzardarti a trasgredire l’ordine costituito, non dire per alcuna ragione la verità, sennò subirai nuovi terrorismi psicologici. Non piagnucolare! Sei un uomo!

Sarai minacciato di ricoverato psichiatrico.

Sì, prova solo a scrivere un libro come questo, Dopo la morte, e ti distruggeranno. Lo trovate in vendita a mio nome. Cercatelo e ficcatevi tutte le vostre bugie ove sapete che vanno messe.

Sì, questa gente filistea va anche a messa.

Mah, io più che Joker e villain, se mi fate incazzare, divento villano. Faccio casini della madonna e sveglio tutto il villaggio.

Questo è body horror, filosofia della nuova carne cronenberghiana.

Falotico, Scanner totale. Pensaste di far scoppiare il cervello a me ma non prevedeste che il mio nome è Stephen. Stephen Lack. Io vi vedo lungo. Voi invece ce l’avete pure corto. E ora sono cazzi vostri!

Abbiamo finito coi funny games? No.

Sì, guardate. In questi anni, ho visto un sacco di donne che si professano psicologhe. Ma di che? Queste qui, dopo aver passato tutte le estati a Ibiza, hanno imparato du’ nozioncine a memoria e le hanno applicate, peraltro malissimo, sui malcapitati pazienti loro di turno.

Ah, poi hanno dei turni in cui iniziano alle nove di mattina, alle due vanno in pausa-bagno col direttore del centro psichiatrico, alle sei e mezza devono già scappare perché devono fare l’aperitivo con le amiche.

Sì, devono darsela sempre a gambe levate. Sono impegnate. Più che altro, impregnate. E hanno pensato a come fare i soldi, sfruttando la dabbenaggine della gente normale che, in quanto normale, soffre questa vita animalesca e bestiale. Queste mentecatte vogliono solamente scopare e festeggiare con lo spumante.

Sono molto, molto cattivo.

Sono Matthew McConaughey di True Detective.

Non l’avevate capito?

 

di Stefano Falotico

Dubbio amletico: nel Cinema e nella vita, secondo voi, malattia fisica e psichica sono sullo stesso piano? Sono comparabili, equiparabili o incomparabili?


07 Aug

hamlet branaghCaro diario…

Copio-incollo da Wikipedia il famoso monologo di Amleto. Sì, ne ho il libro cartaceo, ovviamente, ma mi darei troppa penna, no, pena a scannerizzare la pagina e a fare copia-incolla dalla medesima scansionata.

«Essere, o non essere, questo è il dilemma:
se sia più nobile nella mente soffrire
colpi di fionda e dardi d’atroce fortuna
o prender armi contro un mare d’affanni
e, opponendosi, por loro fine? Morire, dormire…
nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine
al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali
di cui è erede la carne: è una conclusione
da desiderarsi devotamente. Morire, dormire.
Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo,
perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale
deve farci riflettere. È questo lo scrupolo
che dà alla sventura una vita così lunga.
Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo,
il torto dell’oppressore, l’ingiuria dell’uomo superbo,
gli spasimi dell’amore disprezzato, il ritardo della legge,
l’insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo
che il merito paziente riceve dagli indegni,
quando egli stesso potrebbe darsi quietanza
con un semplice stiletto? Chi porterebbe fardelli,
grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa,
se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte,
il paese inesplorato dalla cui frontiera
nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà
e ci fa sopportare i mali che abbiamo
piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?
Così la coscienza ci rende tutti codardi,
e così il colore naturale della risolutezza
è reso malsano dalla pallida cera del pensiero,
e imprese di grande altezza e momento
per questa ragione deviano dal loro corso
e perdono il nome di azione.»

Me lo ricordo pressoché tutto a memoria ma potrei sbagliare in qualche virgola o invertire qualche frase e il refuso, la svista e gli errori, di vita e non, non si addicono al Principe della Danimarca.

Io non sono principe di niente, però.

E, sebbene talvolta gli assomigli, non sono neppure Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, detto appunto il Principe Antonio De Curtis, nazionalmente conosciuto come il Principe della risata, ovvero Totò.

Non sono come quel pornoattore orribile, Prince Yahshua, nonostante me ne tirai tante su Brooks Mischa, minchia, e alcuni mi dicono che, se avessi una brava insegnante di canto personale, potrei potenzialmente essere il Rogers Nelson italiano, ovvero il grande Prince e basta.

Purple Rain!

Non intendevo causarti nessun dolore

Non intendevo causarti nessuna pena

Volevo solo vederti ridere una volta

Volevo solo vederti 

ridere nella pioggia viola

, Purple Rain è una delle canzoni più malinconiche di tutti i tempi. Vedo molti giovani insipienti e incoscienti che, quando la mettono su nei locali da ballo, si scatenano tutti belli, pensando che sia una canzone allegra.

Perché l’italiano medio canta le canzoni senza conoscere una sola parola d’inglese. Storpia non solo i testi ma anche le teste altrui.

Poiché, da analfabeta della musicalità delle anime del prossimo suo, da lui visto con troppa superficialità, combina più danni di un bambino di cinque anni se gli dai in mano una chitarra.

Ché, a chi non s’adatta al ritmo generale, gliene suona di santa ragione.

Anche questa storia della santa ragione e della santissima religione. Chi l’ha detto che esista la ragione assoluta e dogmatica, assolutistica? L’illuminismo è stato giustamente soppiantato dal nuovo misticismo, il misticismo a sua volta è stato fottuto dal moderno oscurantismo e qui, in questo mondo buio e triste, fintamente ridanciano, prevedo lacrime amare come quelle di Rutger Hauer di Blade Runner per le più sensibili anime.

Le anime ingenue e pasoliniane, semplici e pure che, in maniera però proporzionalmente inversa all’androide Rutger/Roy Batty, una volta entrate nell’età adulta, bruceranno al doppio della velocità di una persona considerata, anzi, cosiddetta normale.

Quest’arsione da sociale-sessuale tenzone e “inversione di tendenza” non avverrà dal giorno alla notte ma, state pur certi, che molti crolleranno. Ripeto, non sarà una caduta immediata ma progressiva. Anzi, degenerativa e regressiva sino al finale spegnimento emozionale delle loro anime nelle ali tarpate.

Così come avviene per una tumorale malattia fisica. Che puoi attaccare, combattere, cercare di vincerla ma alla fine impietosamente ti uccide, non lasciandoti scampo.

Ebbe ragione Clint Eastwood di Million Dollar Baby quando, dinanzi alla straziante sofferenza provata dalla povera Hilary Swank, fregandosene della legge dell’uomo e di dio, la ammazzò per risparmiarle un calvario senza fine.

Ebbe anche ragione Jack Kevorkian quando, di fronte a malati in stato terminale, praticò loro illegalmente l’eutanasia.

Tanto i miracoli non esistono, non sono mai esistiti e giammai esisteranno.

Azzardo qualsiasi persona sana di mente a contraddirmi. Se mi dimostrerà che è stata miracolata davvero, sì, le prenoto seduta stante un trattamento sanitario obbligatorio alla psichiatrica clinica più vicina.

Per tamponare e contenere subito la sua follia da sedicente illuminato e folgorato sulla via di Damasco.

Ecco, io consiglierei subito una riabilitazione anche agli amanti di Rossi Vasco, gente che s’illude che il Blasco conosca la via lontana da ogni ipocrisia. Poiché loro l’hanno eletto come messia.

Quasi tutti di costoro appartengono alla piccola borghesia oppure non credono più alla Chiesa e pensano che il Vasco abbia rivelato loro chissà quali profezie.

Io non credo alla Chiesa, credo a qualcuno purché non sia chicchessia. Non è che posso andare in giro e stringere la mano al primo venuto. Però, detto ciò, stringerei la mano a qualsiasi ragazza bella con cui venire. Sì, su questo non ho nessun dubbio amletico.

I miracoli non esistono. Io sono un miracolato ma mi son fatto il culo per esserlo. Mica come questi lagnoni che si crogiolano nel piagnisteo. Se la vostra vita vi fa schifo, basta che andiate a rifare il Battesimo e tanto sarà peggio di prima. Ah ah.

Ah, di gente strana ne vedo tanta. C’è un tizio su YouTube, il quale si fa chiamare Silverblacksky 01 che inserisce tutti i video della sua dea, Susanna Dellavia, milf model che ho pure io fra i contatti su Facebook, sebbene io abbia però la foto-profilo vera e non mi nasconda nei l(u)oghi ambigui col faccione di Kevin Spacey.

Susanna è un figone, almeno su questo non ci piove.

C’è un altro, non mi ricordo però in tal caso il nome, che passa il tempo a filmarsi sotto la doccia, cacciando scoregge a tutt’andare.

Coi soldi ottenuti dalle visualizzazioni, il giorno dopo filma di nuovo le sue aerofagie, il suo meteorismo e le sue incontinenze, viste ma fortunatamente non sentite in ogni continente.

In molti, nello spazio commenti, lo mandano a cagare ma lui, imperterrito, ai suoi hater emette e promette, soprattutto, altri video che, dopo che li avrete visionati, a causa del voltastomaco dovrete andare dal gastroenterologo.

Purtroppo, la malattia psichica esiste. Nel novanta per cento dei casi non è di natura genetica od organica.

Si sviluppa per tutta una serie, appunto, di fattori sfavorevolmente concomitanti.

Per malattia mentale s’intendono una serie di comportamenti ano(r)mali rispetto alla normalità reputata conformisticamente ordinaria, data per assodata, cioè azioni atte a compromettere gli equilibri altrui, soprattutto la mente stessa e il corpo di chi n’è affetto. Cazzo.

Sono stato telegraficamente generalista e superficiale in quest’ultima frase ma la brevità di un post mi obbliga a esserlo. A essere o a non essere?

La tragedia pura è ritornare a essere quello di prima ma il prima non c’è più e il dopo chissà cosa può essere. Ora, amici, vi lascio con uno dei miei video più spontanei. Credo che sia il mio più bello. Il più sentito.

Su Facebook, hanno eliminato l’audio finale. Con la scritta: la UMG ha preso provvedimenti.

Provvedimenti di che? Fra l’altro, l’audio si sente pure prima.

Siete voi che non sentite niente. Ah, su questo vi metto la mano sul fuoco. Sì, tanto è uno che non serve a nulla. Possiamo anche bruciargli non solo la mano. Su quella, invece, brucerei qualcos’altro.

E anche stavolta, dopo essere andato da dio sino alle ultime due frasi, ho mandato tutto in vacca. Ma ci sta o non ci sta questa qua? Chi lo sa? E voi invece siete He-Man o Skeleton?

Chissà.

Ecco, sia per quanto riguarda la malattia fisica che quella psichica, la medicina ufficiale non ha ancora trovato i farmaci adatti, nella maggior parte dei casi, per allentare il decorso delle malattie stesse.

Ecco, Michael Douglas è riuscito a curarsi dal Cancro. Sì, vero. Ma perché è Michael Douglas e deve aver sperperato miliardi su miliardi per sottoporsi a cure massacranti dalla mattina alla sera. N’è uscito per miracolo, appunto. Ha potuto, cioè, permettersi il fior fiore di tutta un’iper-specializzata equipe tecnica adeguatamente preparata.

Ora, se la malattia gli fosse stata diagnosticata in fase avanzata, sinceramente, poteva chiamare a raccolta e al suo capezzale Catherine Zeta-Jones, numero uno in fatto di capezzoli, no, i più grandi e dispendiosi luminari ma sarebbe morto lo stesso. Gli è andata, diciamo, fatta bene. Ah, più fatta bene di Catherine, c’è solo Santa Caterina da Siena. Con l’unica differenza che quest’ultima Caterina non ha mai indossato la maschera di zorro per essere beatificata in tutto il mondo.

Che voglio dire con questo? Chi ha orecchie per intendere, intenda, chi è ricchione non sarà mai il suo Antonio Banderas. Secondo me è così… poi fate come cazzo vi pare.

Micahel s’è comunque salvato, come si suol dire, per un pelo, per il rotto della cuffia. Quella da lui indossata durante la chemioterapia.

Ma almeno a Michael Douglas è stata offerta la possibilità di curarsi e di poter ricevere le migliori cure mediche possibili e immaginabili.

Perché aveva e ha i soldi. Molti, come detto, li ha spesi. Ma tanto gli sono stati restituiti dalla banca. Il suo capitale gli frutta molti interessi. Inoltre, tutti i suoi colleghi di Hollywood, visto che s’era salvato, per leccargli il culo, gli hanno pure mandato molti assegni.

Alla gente comune ciò non è permesso. Spesso, si trovano medici superficiali che fanno diagnosi alla buona, i cosiddetti medici della mutua. E i farmaci che prescrivono, eh sì, anziché vincere la malattia, ne accelerano addirittura l’implacabile evoluzione.

Bello schifo.

A mio nonno, ad esempio, fu diagnosticato un cancro al pancreas o al fegato, se non vado errato, se non sono erroneo.

Pareva che fosse stato preso in tempo. Tant’è che lo dimisero dall’ospedale. Poi, pochissimi mesi dopo, cominciò ad accusare fortissime fitte allo stomaco. E vomitò sangue.

Mia nonna chiamò immediatamente l’ospedale. E mio nonno salì dal sud al nord, proprio qui a Bologna, ove abito io, perché gli avevano detto che Bologna è una delle città più all’avanguardia in fatto di malattie tumorali.

Ecco, mio nonno, di lì a poco morì. Le metastasi oramai l’avevano flagellato irreversibilmente.

Stesso discorso per le malattie cosiddette psichiche. Vi auguro per voi, figlioli cari, che non finiate mai in un centro di salute mentale dei dipartimenti statali.

No, non voglio mettere in dubbio la buona fede, la preparazione, la disponibilità e la cultura degli psichiatri che praticano qui il loro lavoro al massimo della diligenza. Ma prendono ordini dalla dirigenza…

E vi posso garantire che hanno troppe persone.

Ora, a volte mi reco da uno psichiatra anche se, onestamente, mi serve solo per fare due chiacchiere e confidare segreti intimi che non si rivelano neppure agli amici per la pelle. Perché qualche amico potrebbe pensare male riguardo certi miei pensieri da beat generation. E potrebbe malignamente tradire i patti d’amicizia, farmi lo sgambetto e stigmatizzarmi in modo cattivo agli occhi degli altri vicendevoli amici, trattandomi da degenerato.

Mi troverei sguarnito, senza difese, se non quelle immunitarie della mia forza di volontà atte a contraddirlo e combattere le sue calunnie. Ma una volta, come si suol dire, che si sparge la voce in giro, la gente parla ed è impossibile fermare le stronzate. Quello che Philip Seymour Hoffman ne Il dubbio chiama, appunto, il pettegolezzo.

Bene, sapete che io non ho nulla da nascondere e dunque, in tutta sincerità e a cuore aperto, posso dirvi che lo psichiatra sopra citatovi, bene, è addivenuto a una conclusione piuttosto tragica. Conclusione a cui, peraltro, io ero arrivato da solo già a vent’anni.

– Devo dirti la verità. La diagnosi è sbagliata, dalla a alla z.

– E come mai nessuno dice niente?

– Sai com’è. Ti hanno dimesso ma scoppierebbe uno scandalo se chi t’ha fatto la diagnosi, diciamo, la smentisse. Ne andrebbe della sua reputazione.

– Questo si chiama insabbiamento.

– Anche inculata con “coglionamento”. Purtroppo, sì.

– Però come mai lei è riuscito a capire tutto e gli altri medici no?

– Anche gli altri hanno capito tutto. Ma la legge parla chiaro.

– Si chiama allora ingiustizia.

– Infatti lo è, anche mostruosa, se proprio vogliamo dircela tutta. A questo aggiungiamo, appunto, il fatto che quelli del pubblico, avendo così tante persone, non hanno il tempo e non hanno neppure la voglia di (psic)analizzare caso per caso ogni singolo paziente. Hanno anche loro i cazzi per la testa, soprattutto le psichiatre. S’innamorano degli infermieri. Preferiscono sbrigare le pratiche con diagnosi a buon mercato e qualche medicinale prescritto ai pazienti da farmacisti, più che da umanisti.

– Lei, quindi, è un umanista.

– No, non sono un fascista.

– Io chi sono?

– Non l’hai ancora capito? Mi troveresti un altro “pazzo” che sappia scrivere un pezzo così?

– Ah, ma allora questa è una super tragedia mai vista.

– No, assolutamente. Molto di più.

 

 

di Stefano Falotico

 

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