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A Licorice PIZZA di Paul Thomas Anderson, preferisco PAMELA, la capricciosa e le quattro stagioni


19 Mar

Licorice Pizza poster

Guardate, andrò a vedere il n. film di Paul Thomas Anderson. Ma questo regista, da voi venerato, a me non convince. Mi pare falso come molti di voi, artefatto e lezioso. Poi, per Caritas, no, per carità, parlatemi di Arte perché non siete artisti. Ora, Pamela Anderson aveva e ha ancora forme bombastiche non propriamente belle per chi ama il cul(t)o della bellezza ellenico e debbo ammettere che le preferisco Milla Jovovich, ex di Paul W. S. Anderson, regista di Resident Evil. Al critico Onofri, mia nonna, anche da morta, preferisce Onofrio. Di ciò ne sono assolutamente convinto. Comunque, la mia faccia da Sean Penn è imbattibile, sebbene non credo nella Madonna e neppure nella signora Ciccone. Fatto sta che la mia vicina di casa fa di cognome Cecchini. Bradley Cooper fu un cecchino in American Sniper di Clint Eastwood mentre Penn, in Mystic River, più che un duro, mi è sempre parso uno stronzo e un cretino. Al film Milk di Gus Van Sant, preferisco il latte parzialmente scremato della Granarolo e allo Sean di tale mezza boiata, preferii Mickey Rourke di The Wrestler. Splendido nella pellicola La promessa, eh eh. A Marisa Laurito, ovviamente, ho sempre preferito Marisa Tomei. Sì, vi fu un periodo nel quale la Tomei divenne il mio sogno proibito più falotico, no, erotico. Insomma, a volte assomiglio anche a Robert Downey Jr. di Only You. Rimanga inoltre fra noi, uomini, a Charlot, non solo di Richard Attenborough, preferisco ogni film con Al Pacino. Dunque, cari cecchini, no, cocchini, sono stufo di voi, lecchini. Fatemi, per piacere (in ogni senso), un sano pomp… no. Molti sostengono che il Cinema di Anderson è simile al miglior Robert De Niro, no, Altman. Suvvia, non diciamo stronzate. Altman era un grande, corrosivo e sanamente tagliente, beffardo e corrosivo oltre ogni dire magnifico. Altresì romantico, lui, sì, davvero gigantesco e adorabile. Mentre tale Anderson può illudere solamente coloro che credono che Stanley Kubrick fosse un genio. Kubrick non era un genio, era un misantropo. Di mio, posso dirvi che pensai per molti anni di essere Sean Penn di Mi chiamo Sam. Ho scoperto, purtroppo per vostro sommo dispiacere, di essere Mark Wahlberg di Boogie Nights. Vale a dire sempre Sean Penn dei film mai visti, tranne dalle sue amanti, che lui gira in privato. Sì, ho voluto terminare questo scritto con la mia consueta freddura. Se non vi piace e io non vi piaccio, meglio così. Non vorrei, infatti, che foste quel tizio losco e moralmente orribile che sbatte Tim Robbins in macchina nell’incipit del succitato film di Eastwood con Kevin Bacon. Cavolo, a ben pensarvi, tale pedofilo doveva essere il Bacon di Sleepers. Cosicché, intellettuali inetti, mentre voi vi lasciate crescere la pancetta, io fumo molte sigarette.

Se siete dei salutisti e pensate pure che le patatine siano stomachevoli, a Marisa Tomei, sicuramente, preferite suo marito. La Tomei non ce l’ha. Cosa non ha? Ah, non lo so.

di Stefano Falotico

Da JOKER al COVID-19, da THE IRISHMAN al Cinema di oggi, attualmente quasi scomparso, la mia e vostra vita in un annus horribilis e al contempo mirabilis, vi racconto…


23 Feb

joker

So che forse non v’interessa, so che lo reputerete uno sfoggio vanitoso o forse, ancora peggio, un modo che ho io di allentare la noia esistenziale di queste nostre giornate pregne d’apatia immane, rallentate da qualcosa di grave e sconcertante che, in men che non si dica, parve passeggero e momentaneo, entrambi sinonimi di un “attimo” che, con l’arrivo dell’estate e il suo apparentemente tranquillo inoltrarsi, sembrava svanito, dimenticato. Per sempre sepolto nel passato. Sì, solamente un triste episodio estemporaneo oramai estinto, del tutto scomparso. Come si direbbe in gergo medico et similia, debellato.

I virologi accennarono infatti, molto vagamente, soltanto a una seconda, innocua ondata. Invece, i loro calcoli in merito al Coronavirus, sì, di questo stavo parlando, ve n’eravate accorti o no, miei sbadati e superficiali, ecco… dicevo, perdonatemi se mi son incantato e momentaneamente perso per strada.

Rinvengo, risorgeremo? Non più c’oscureremo oppure, dopo gli incalcolabili danni economici e psicologici di tale interminabile periodo protrattosi in modo estenuante, sì, fino allo sfinimento non preventivato né “diagnosticato” da una massa di scienziati incauti e frettolosi, dai disturbi psichici derivati dal Covid ci cureremo?

Ci salveremo, saremo santi, no, sanati? Tutto tornerà alla normalità? Ma quale sanità, per carità!

Personalmente, il termine normalità non appartiene da tempo immemorabile alla mia vita già trapassata in tempi non sospetti ove la gente, per via del mio vivere fuori dalla norma, sì, dal comune, volle impedirmi di spostarmi tra le regioni, no, fra le ragioni della mia mente ubicata chissà dove. Anche in questo vi è la misura restrittiva? Sì, fui messo alle strette in modo folle. Per fortuna, non fui messo fra le tette. Io non ho le tette, quindi non riesco a entrarvi in sintonia. Che cazzo volete da me?

Sì, da tempo, a mo’ di Guy Pearce di Memento, smemorato che sono io del mio dietro, consapevole solo di aver un discreto lato b, cioè didietro, debbo ammettere che in passato non ebbi molto culo e presi varie botte. Fisiche ma anche in senso lato, sebbene non sia mai stato un omosessuale passivo, sì, in passato mi fottei da solo. Dimenticando perfino che Carrie Anne-Moss fosse figa. Sì, una mezza bagascia passabile per poi ficcarla nel rusco.

Adesso, col senno di poi, no, col senno al posto giusto e anche qualcos’altro tornatomi alla memoria, no, tornato dritto, en pleine forme, devo essere onesto con me stesso. Credo di aver assunto la pillola sbagliata di Matrix.

Cioè quella per cui, se l’ingerisci, diventi Bradley Cooper di Limitless, dunque Carrie Anne-Moss ti sembra Anna Mazzamauro/signorina Silvani della saga di Fantozzi.

Sì, quando divieni superdotato non solo nel cervello, non te la tiri più su Carrie ma te la tiri su tutte, no, puoi permetterti di fare lo snob come John Wick. Vero ascetico a cazzo duro. In tutta franchezza, un povero cristo.

Forse farai la fine di Laurence Fishburne fra qualche anno. Sì, Laurence lo vedo sullo svaccato forte. Mi sa che si ridurrà “indurito” come il pornoattore Prince Yahshua.

Ci rendiamo coito, no, conto in che mondo siamo precipitati? Un tempo, la gente ascoltava quel genio di Prince, all’anagrafe Rogers Nelson, di Purple Rain.

Adesso invece vanno di moda uomini “cazzuti” e donne cazzone amanti di farsi i “cavoli” altrui.

D’altronde, da una vita le milf sostengono che i bambini nascono, nascano da un cavolo.

S’, sono alquanto misogino. Non vedo nessuna differenza fra Cherie DeVille e la Meloni. La prima è una pornostar, la seconda voleva esserlo ma, essendo più racchia, l’ha buttata sul far la figa di questo par de palle. Che palle, ‘sta donna.

Sì, la gente passa il tempo su Instagram a cazzeggiare in modo totalmente debosciato.

La depravazione impazza, in piazza urla per l’appunto la Meloni assieme a quel traviato di Salvini mentre Bonaccini offende Tiziana Panella perché non gliela dà e a lui girano non poco, virando dunque sulla virologia e non sull’essere stato da lei “evirato”.

Su Facebook anche la timida cantante Giorgia sputtana ogni sua depressione cronica, dandosi alla pazza gioia da frustrata mai vista, spogliandosi in diretta al suono del popolo eccitato a morte che, non capendovi una minchia in mezzo a questo porcile di fake news, di devastati uomini fuori come dei cocomeri, di donne cinquantenni in menopausa cazzeggiante, venditrici da mercato ortofrutticolo delle loro pere rancide, non sapendo che fare dal coprifuoco sino all’alba di un’altra giornata moscissima, riguarda su Netflix i peggiori film della loro vita.

Pensando: be’, in fondo non erano così brutti. Almeno c’era il Cinema, una volta.

In radio, dobbiamo sorbirci l’ennesima lagna di Federico Zampaglione, a San Silvestro abbiamo mangiano lo zampone ma la vita non è più dolce come un afrodisiaco zabaione.

Io non mi intendo di Musica. L’unica musica che ascolto è quella della mia anima. Io non ho soul, ho solo jazz.

Per esempio, oggi tutti reputano David Bowie un genio.

Quando uno muore, diventa un genio. In vita, sì, fui, no, fu molto amato. Insomma, so che Mick Jagger lo amò e David Bowie giocò a essere ambiguo sessualmente come Tilda Swinton.

Sì, credo che Tilda Swinton sia identico, no, identica a David.

Di mio, più passa il tempo e più sembro David Lynch.

A parte gli scherzi, no, non sono cambiato. Non riesco ad appassionarmi a David Bowie, ai Radiohead e a tutti questi sofisticati dei miei coglioni che siete voi.

Le tragedie esistono e io amerò eternamente Bruce Springsteen.

Non mi piace il Cinema francese e quello di Paul Thomas Anderson. Non lo capisco, non lo voglio capire.

Mi piace guidare ai 200km/h da solo a tarda notte, sfidare ogni curva come Ryan Gosling di Drive, se qualche mio amico viene tradito, divento Frank Sheeran di The Iishman, mi piace rispuntare dal passato come William Munny /Eastwood de Gli spietati, il revenant.

Sì, non mi piace il mondo, non mi è mai piaciuto, non mi piace la socialità, non mi piacciono i compromessi e nei miei libri ho raccontato la mia (non) vita.

Compreso, Bologna insanguinata.

In cui ho detto tutto. Mi denunciassero tutti.

Ma perché?

Perché non mi piacete, non mi siete mai piaciuti ma solo a quarant’anni da suonato, no, suonati, ho il coraggio di farla finita… con voi, col Cinema, con la Musica, con me stesso, col sesso, questa stronzata per cui v’inculate a vicenda.

Mi sono rotto il cazzo.

Fottetevi. Se non vi sta bene, sbattetevi in manicomio. Tanto il mondo è un ospedale psichiatrico allargato. Meglio essere di nicchia.

 

di Stefano Falotico

Dubbio amletico: nel Cinema e nella vita, secondo voi, malattia fisica e psichica sono sullo stesso piano? Sono comparabili, equiparabili o incomparabili?


07 Aug

hamlet branaghCaro diario…

Copio-incollo da Wikipedia il famoso monologo di Amleto. Sì, ne ho il libro cartaceo, ovviamente, ma mi darei troppa penna, no, pena a scannerizzare la pagina e a fare copia-incolla dalla medesima scansionata.

«Essere, o non essere, questo è il dilemma:
se sia più nobile nella mente soffrire
colpi di fionda e dardi d’atroce fortuna
o prender armi contro un mare d’affanni
e, opponendosi, por loro fine? Morire, dormire…
nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine
al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali
di cui è erede la carne: è una conclusione
da desiderarsi devotamente. Morire, dormire.
Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo,
perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale
deve farci riflettere. È questo lo scrupolo
che dà alla sventura una vita così lunga.
Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo,
il torto dell’oppressore, l’ingiuria dell’uomo superbo,
gli spasimi dell’amore disprezzato, il ritardo della legge,
l’insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo
che il merito paziente riceve dagli indegni,
quando egli stesso potrebbe darsi quietanza
con un semplice stiletto? Chi porterebbe fardelli,
grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa,
se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte,
il paese inesplorato dalla cui frontiera
nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà
e ci fa sopportare i mali che abbiamo
piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?
Così la coscienza ci rende tutti codardi,
e così il colore naturale della risolutezza
è reso malsano dalla pallida cera del pensiero,
e imprese di grande altezza e momento
per questa ragione deviano dal loro corso
e perdono il nome di azione.»

Me lo ricordo pressoché tutto a memoria ma potrei sbagliare in qualche virgola o invertire qualche frase e il refuso, la svista e gli errori, di vita e non, non si addicono al Principe della Danimarca.

Io non sono principe di niente, però.

E, sebbene talvolta gli assomigli, non sono neppure Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, detto appunto il Principe Antonio De Curtis, nazionalmente conosciuto come il Principe della risata, ovvero Totò.

Non sono come quel pornoattore orribile, Prince Yahshua, nonostante me ne tirai tante su Brooks Mischa, minchia, e alcuni mi dicono che, se avessi una brava insegnante di canto personale, potrei potenzialmente essere il Rogers Nelson italiano, ovvero il grande Prince e basta.

Purple Rain!

Non intendevo causarti nessun dolore

Non intendevo causarti nessuna pena

Volevo solo vederti ridere una volta

Volevo solo vederti 

ridere nella pioggia viola

, Purple Rain è una delle canzoni più malinconiche di tutti i tempi. Vedo molti giovani insipienti e incoscienti che, quando la mettono su nei locali da ballo, si scatenano tutti belli, pensando che sia una canzone allegra.

Perché l’italiano medio canta le canzoni senza conoscere una sola parola d’inglese. Storpia non solo i testi ma anche le teste altrui.

Poiché, da analfabeta della musicalità delle anime del prossimo suo, da lui visto con troppa superficialità, combina più danni di un bambino di cinque anni se gli dai in mano una chitarra.

Ché, a chi non s’adatta al ritmo generale, gliene suona di santa ragione.

Anche questa storia della santa ragione e della santissima religione. Chi l’ha detto che esista la ragione assoluta e dogmatica, assolutistica? L’illuminismo è stato giustamente soppiantato dal nuovo misticismo, il misticismo a sua volta è stato fottuto dal moderno oscurantismo e qui, in questo mondo buio e triste, fintamente ridanciano, prevedo lacrime amare come quelle di Rutger Hauer di Blade Runner per le più sensibili anime.

Le anime ingenue e pasoliniane, semplici e pure che, in maniera però proporzionalmente inversa all’androide Rutger/Roy Batty, una volta entrate nell’età adulta, bruceranno al doppio della velocità di una persona considerata, anzi, cosiddetta normale.

Quest’arsione da sociale-sessuale tenzone e “inversione di tendenza” non avverrà dal giorno alla notte ma, state pur certi, che molti crolleranno. Ripeto, non sarà una caduta immediata ma progressiva. Anzi, degenerativa e regressiva sino al finale spegnimento emozionale delle loro anime nelle ali tarpate.

Così come avviene per una tumorale malattia fisica. Che puoi attaccare, combattere, cercare di vincerla ma alla fine impietosamente ti uccide, non lasciandoti scampo.

Ebbe ragione Clint Eastwood di Million Dollar Baby quando, dinanzi alla straziante sofferenza provata dalla povera Hilary Swank, fregandosene della legge dell’uomo e di dio, la ammazzò per risparmiarle un calvario senza fine.

Ebbe anche ragione Jack Kevorkian quando, di fronte a malati in stato terminale, praticò loro illegalmente l’eutanasia.

Tanto i miracoli non esistono, non sono mai esistiti e giammai esisteranno.

Azzardo qualsiasi persona sana di mente a contraddirmi. Se mi dimostrerà che è stata miracolata davvero, sì, le prenoto seduta stante un trattamento sanitario obbligatorio alla psichiatrica clinica più vicina.

Per tamponare e contenere subito la sua follia da sedicente illuminato e folgorato sulla via di Damasco.

Ecco, io consiglierei subito una riabilitazione anche agli amanti di Rossi Vasco, gente che s’illude che il Blasco conosca la via lontana da ogni ipocrisia. Poiché loro l’hanno eletto come messia.

Quasi tutti di costoro appartengono alla piccola borghesia oppure non credono più alla Chiesa e pensano che il Vasco abbia rivelato loro chissà quali profezie.

Io non credo alla Chiesa, credo a qualcuno purché non sia chicchessia. Non è che posso andare in giro e stringere la mano al primo venuto. Però, detto ciò, stringerei la mano a qualsiasi ragazza bella con cui venire. Sì, su questo non ho nessun dubbio amletico.

I miracoli non esistono. Io sono un miracolato ma mi son fatto il culo per esserlo. Mica come questi lagnoni che si crogiolano nel piagnisteo. Se la vostra vita vi fa schifo, basta che andiate a rifare il Battesimo e tanto sarà peggio di prima. Ah ah.

Ah, di gente strana ne vedo tanta. C’è un tizio su YouTube, il quale si fa chiamare Silverblacksky 01 che inserisce tutti i video della sua dea, Susanna Dellavia, milf model che ho pure io fra i contatti su Facebook, sebbene io abbia però la foto-profilo vera e non mi nasconda nei l(u)oghi ambigui col faccione di Kevin Spacey.

Susanna è un figone, almeno su questo non ci piove.

C’è un altro, non mi ricordo però in tal caso il nome, che passa il tempo a filmarsi sotto la doccia, cacciando scoregge a tutt’andare.

Coi soldi ottenuti dalle visualizzazioni, il giorno dopo filma di nuovo le sue aerofagie, il suo meteorismo e le sue incontinenze, viste ma fortunatamente non sentite in ogni continente.

In molti, nello spazio commenti, lo mandano a cagare ma lui, imperterrito, ai suoi hater emette e promette, soprattutto, altri video che, dopo che li avrete visionati, a causa del voltastomaco dovrete andare dal gastroenterologo.

Purtroppo, la malattia psichica esiste. Nel novanta per cento dei casi non è di natura genetica od organica.

Si sviluppa per tutta una serie, appunto, di fattori sfavorevolmente concomitanti.

Per malattia mentale s’intendono una serie di comportamenti ano(r)mali rispetto alla normalità reputata conformisticamente ordinaria, data per assodata, cioè azioni atte a compromettere gli equilibri altrui, soprattutto la mente stessa e il corpo di chi n’è affetto. Cazzo.

Sono stato telegraficamente generalista e superficiale in quest’ultima frase ma la brevità di un post mi obbliga a esserlo. A essere o a non essere?

La tragedia pura è ritornare a essere quello di prima ma il prima non c’è più e il dopo chissà cosa può essere. Ora, amici, vi lascio con uno dei miei video più spontanei. Credo che sia il mio più bello. Il più sentito.

Su Facebook, hanno eliminato l’audio finale. Con la scritta: la UMG ha preso provvedimenti.

Provvedimenti di che? Fra l’altro, l’audio si sente pure prima.

Siete voi che non sentite niente. Ah, su questo vi metto la mano sul fuoco. Sì, tanto è uno che non serve a nulla. Possiamo anche bruciargli non solo la mano. Su quella, invece, brucerei qualcos’altro.

E anche stavolta, dopo essere andato da dio sino alle ultime due frasi, ho mandato tutto in vacca. Ma ci sta o non ci sta questa qua? Chi lo sa? E voi invece siete He-Man o Skeleton?

Chissà.

Ecco, sia per quanto riguarda la malattia fisica che quella psichica, la medicina ufficiale non ha ancora trovato i farmaci adatti, nella maggior parte dei casi, per allentare il decorso delle malattie stesse.

Ecco, Michael Douglas è riuscito a curarsi dal Cancro. Sì, vero. Ma perché è Michael Douglas e deve aver sperperato miliardi su miliardi per sottoporsi a cure massacranti dalla mattina alla sera. N’è uscito per miracolo, appunto. Ha potuto, cioè, permettersi il fior fiore di tutta un’iper-specializzata equipe tecnica adeguatamente preparata.

Ora, se la malattia gli fosse stata diagnosticata in fase avanzata, sinceramente, poteva chiamare a raccolta e al suo capezzale Catherine Zeta-Jones, numero uno in fatto di capezzoli, no, i più grandi e dispendiosi luminari ma sarebbe morto lo stesso. Gli è andata, diciamo, fatta bene. Ah, più fatta bene di Catherine, c’è solo Santa Caterina da Siena. Con l’unica differenza che quest’ultima Caterina non ha mai indossato la maschera di zorro per essere beatificata in tutto il mondo.

Che voglio dire con questo? Chi ha orecchie per intendere, intenda, chi è ricchione non sarà mai il suo Antonio Banderas. Secondo me è così… poi fate come cazzo vi pare.

Micahel s’è comunque salvato, come si suol dire, per un pelo, per il rotto della cuffia. Quella da lui indossata durante la chemioterapia.

Ma almeno a Michael Douglas è stata offerta la possibilità di curarsi e di poter ricevere le migliori cure mediche possibili e immaginabili.

Perché aveva e ha i soldi. Molti, come detto, li ha spesi. Ma tanto gli sono stati restituiti dalla banca. Il suo capitale gli frutta molti interessi. Inoltre, tutti i suoi colleghi di Hollywood, visto che s’era salvato, per leccargli il culo, gli hanno pure mandato molti assegni.

Alla gente comune ciò non è permesso. Spesso, si trovano medici superficiali che fanno diagnosi alla buona, i cosiddetti medici della mutua. E i farmaci che prescrivono, eh sì, anziché vincere la malattia, ne accelerano addirittura l’implacabile evoluzione.

Bello schifo.

A mio nonno, ad esempio, fu diagnosticato un cancro al pancreas o al fegato, se non vado errato, se non sono erroneo.

Pareva che fosse stato preso in tempo. Tant’è che lo dimisero dall’ospedale. Poi, pochissimi mesi dopo, cominciò ad accusare fortissime fitte allo stomaco. E vomitò sangue.

Mia nonna chiamò immediatamente l’ospedale. E mio nonno salì dal sud al nord, proprio qui a Bologna, ove abito io, perché gli avevano detto che Bologna è una delle città più all’avanguardia in fatto di malattie tumorali.

Ecco, mio nonno, di lì a poco morì. Le metastasi oramai l’avevano flagellato irreversibilmente.

Stesso discorso per le malattie cosiddette psichiche. Vi auguro per voi, figlioli cari, che non finiate mai in un centro di salute mentale dei dipartimenti statali.

No, non voglio mettere in dubbio la buona fede, la preparazione, la disponibilità e la cultura degli psichiatri che praticano qui il loro lavoro al massimo della diligenza. Ma prendono ordini dalla dirigenza…

E vi posso garantire che hanno troppe persone.

Ora, a volte mi reco da uno psichiatra anche se, onestamente, mi serve solo per fare due chiacchiere e confidare segreti intimi che non si rivelano neppure agli amici per la pelle. Perché qualche amico potrebbe pensare male riguardo certi miei pensieri da beat generation. E potrebbe malignamente tradire i patti d’amicizia, farmi lo sgambetto e stigmatizzarmi in modo cattivo agli occhi degli altri vicendevoli amici, trattandomi da degenerato.

Mi troverei sguarnito, senza difese, se non quelle immunitarie della mia forza di volontà atte a contraddirlo e combattere le sue calunnie. Ma una volta, come si suol dire, che si sparge la voce in giro, la gente parla ed è impossibile fermare le stronzate. Quello che Philip Seymour Hoffman ne Il dubbio chiama, appunto, il pettegolezzo.

Bene, sapete che io non ho nulla da nascondere e dunque, in tutta sincerità e a cuore aperto, posso dirvi che lo psichiatra sopra citatovi, bene, è addivenuto a una conclusione piuttosto tragica. Conclusione a cui, peraltro, io ero arrivato da solo già a vent’anni.

– Devo dirti la verità. La diagnosi è sbagliata, dalla a alla z.

– E come mai nessuno dice niente?

– Sai com’è. Ti hanno dimesso ma scoppierebbe uno scandalo se chi t’ha fatto la diagnosi, diciamo, la smentisse. Ne andrebbe della sua reputazione.

– Questo si chiama insabbiamento.

– Anche inculata con “coglionamento”. Purtroppo, sì.

– Però come mai lei è riuscito a capire tutto e gli altri medici no?

– Anche gli altri hanno capito tutto. Ma la legge parla chiaro.

– Si chiama allora ingiustizia.

– Infatti lo è, anche mostruosa, se proprio vogliamo dircela tutta. A questo aggiungiamo, appunto, il fatto che quelli del pubblico, avendo così tante persone, non hanno il tempo e non hanno neppure la voglia di (psic)analizzare caso per caso ogni singolo paziente. Hanno anche loro i cazzi per la testa, soprattutto le psichiatre. S’innamorano degli infermieri. Preferiscono sbrigare le pratiche con diagnosi a buon mercato e qualche medicinale prescritto ai pazienti da farmacisti, più che da umanisti.

– Lei, quindi, è un umanista.

– No, non sono un fascista.

– Io chi sono?

– Non l’hai ancora capito? Mi troveresti un altro “pazzo” che sappia scrivere un pezzo così?

– Ah, ma allora questa è una super tragedia mai vista.

– No, assolutamente. Molto di più.

 

 

di Stefano Falotico

 

Il vaso di Pandora dei social, la sciagurataggine dell’umanità odierna ove ogni scheletro nell’armadio ha rivelato il Joker dentro ognuno di voi


06 May

de niro joker

Sì, fremo, fibrillo, non sto nella pelle, son convulsamente eccitato nell’attesa che il Joker con Joaquin Phoenix esca sui grandi schermi.

Ah, questo Principe dei clown, questo viveur bukowskiano fuori da ogni schema che, dopo mille delusioni e ambizioni massacrategli da uomini intellettivamente più preparati di lui in tal gioco della scherma ch’è la vita, dopo che appunto è stato infilzato, sbudellato nell’anima, angariato, vilipeso, nell’amor proprio infranto, dopo che è stato accusato di essere semmai un infante perché troppo puro, s’è dato alla follia più esuberante con tanto di papillon variopinto su trucco esilarante.

Divertendosi da matti a prendere in giro un mondo più folle di lui che s’è permesso il lusso sfrenato di deridere la sua anima diversa e non omologata al porcile di massa.

Dopo tanta cinica baldoria, la sua euforia e ogni suo slancio spontaneo son stati castrati dall’arroganza farisea di uomini di panza.

Sì, il Joker dev’essere un sociologo, un antropologo di questa società iper-cinetica figlia di un montaggio allucinato da peggior Cinema del compianto Tony Scott, un nemico pubblico Gil Renard di The Fan che erroneamente credette ingenuamente all’idolo chiamato mito, alla cultura ellenica, al culto di ogni venerazione della bellezza artistica. Ma, tradito dalle scelleratezze di un’ipocrisia stagnante, ciclicamente punitiva nei riguardi delle persone troppo sincere e dunque senza maschere, ha smascherato a sua volta, attraverso la sua irridente, strafottente mask grottesca, un mondo pirandelliano, compiendo prodigiosamente e stoicamente una metamorfosi alla Kafka, da mosca cronenerghiana, sputtanando di brutto la pirotecnia folcloristica d’una società frenetica come un film prodotto da Jerry Bruckheimer, diretto da quel cazzone di Michael Bay, destinato a lobotomizzare ragazzi già innatamente deficienti, cresciuti a botte di anabolizzanti ed edonismo da robot coi cervelli poco Transformers, vuoti e stolidi soltanto nello svuotare il portafogli, rinnovando l’abbonamento in palestra per mettere su muscoli da Boogie Nights.

Sì, un mondo oramai andato a zoccole.

Falsissimo. Ove tutti si professano sani di mente e sani. Invero son sporchi, corrotti, in una parola porci.

Ben venga allora l’onestà (im)morale, la pornografia da collezionare con tanto di HD nel prendere tutto a culo in 1080p con tanto d’ingrandimento orgasmico sull’inculata collettiva.

Sì, siete tutti fottuti.

Oggi non potete più nascondervi nei vostri trucchetti. Sì, basta spiare i vostri profili. Siete una contraddizione vivente. Che voyeurismo!

Sì, gente che inneggia al Cinema di Sokurov e a quello metafisico di Malick e poi, al contempo, inserisce post peggiori di Così fan tutte.

Abbiamo allora uno spopolare di medici senza frontiere, sì, sessuali però, abbiamo turisti del Louvre, tornati da Parigi, che si fanno i selfie in zona Fiera con una Gioconda, leggasi prostituta di bassa sega, no, lega che ti fa il sorrisetto se le sganci un centello.

Sì, siete il più grande museo vivente delle bugie da imbalsamati mentitori delle vostre coscienze. Le vostre mentalità sono più immobili di una statua di cera di Buster Keaton.

Ecco allora quello col reddito di dignità che, in preda a manie di grandezze, dopo una vita vissuta nel buio della sua notte più fonda, disegna a matita la reggia di Versailles, sognando di essere il Re Sole per sconfiggere una solitudine da colui che dovrebbe solo ghigliottinarsi.

No, invece, non pago della sua tristezza, motteggia per far ridere ancora di più la gente. In modo che qualche anima pia, più ingobbitasi di Quasimodo del Victor Hugo, almeno possa benevolmente, pateticamente compatirlo.

Sì, grazie alla sua autoironia e al suo pietistico sarcasmo, spera pure di rimediare una scopata fra un antidepressivo e l’altro, una canzone di Elisa e qualche risata da rimbambito con i film di Vincenzo Salemme.

Di contraltare, in questa chiesa materialisticamente fatiscente, in questo mono destrutturato e bruciato più della cattedrale di Notre-Dame, abbiamo anche gli influencer.

Cioè degli idioti leggermente più furbi degli altri imbecilli.

Sì, donne che hanno letto solo la pagina degli oroscopi della Guida Tv, le quali dispensano saggezze a un loro pubblico di fanatici, poveri cristi che però, a differenza di Cristo, il quale morì vergine e, a parte la tentazione per la Maddalena, comprensibile in quanto super patonza mai vista da trombarsela a cazzo durissimo, era completamente disinteressato al sesso, sì, ah ah, pendono dalle labbra ma soprattutto dai glutei di queste massaggiatrici delle dure balordaggini più fisicamente appetibili.

Se a voi questo mondo di oggi piace, buon appetito.

Evviva la pazzia.

Vai, Joker. Buttati nelle strade, datti all’idolatrica ilarità sconsiderata, gigioneggia e scoreggia, cazzeggia, quindi immalinconisciti e canta al plenilunio con Jimmy Durante.

Ché la tua vita distrutta sia di monito a un mondo di ritardati e furfanti, di troie e bastardi.

Sì, tu sei The King of Comedy, tu sei Travis Bickle.

Beccati questa, pappone, lurido maialone.

E andate tutti a farvelo dare nel culo.

Siete venuti a galla, miei galli. E io sono Asterix. Ah ah.

Vi siete smascherati per i miserabili che siete sempre stati ma, prima dell’avvento di Facebook e Instagram, andavate in giro in giacca e cravatta. E gli altri davvero pensavano che non vi guardavate i film con Nicole Aniston.

Laureati! Con tanto di lode. E, come dico io, di lorde. Cioè quelle che, abboccando ai vostri soldi, imboccavate…

La verità del mondo è una sola:

Ed Sheeran ha sempre avuto una faccia da scemo. Durante l’adolescenza, non poteva farci niente. Se, all’ennesimo affronto e presa per il popò, assalito dalla rabbia, gli fosse saltato in mente di fare del casino, l’avrebbero internato come Arthur Fleck.

Ora, dopo due tre canzoni, ha i soldi che gli escono pure dalle orecchie da Dumbo. Sì, ha una faccia da cretino più di prima. Ma, se qualcuno l’offende pubblicamente, questo qualcuno viene contattato dall’avvocato di Sheeran. E il coglione finisce in mutande con tanto di rehab. Con tutti gli altri possibili, futuri e immaginabili Ed Sheeran, non ancora arrivati a un successo Perfect, che lo trattano da pagliaccio.

Molto triste, vero? Why so serrious?

E dai, non fare il musone, ce l’hai un lavoro? E una ragazza con cui guardare A Star is Born? E smettila… ma che vuoi dalla vita? Non mi dirai che ti fai i segoni su quella lì, eh? Ma che schifo!

Vergogna!

The Show Must Gon On.

Ricordate. Resiste e vince il più puttaniere e motherfucker.

Quindi, dateci dentro!

 

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di Stefano Falotico

Il principe non cerca moglie e aspetta il nuovo film con De Niro


28 Mar

principe cerca moglie

 

Citti, e statev’ citt’, che significa zitti, al Maurizio Costanzo Show, quando tutti provocarono Carmelo Bene per istradarlo a pensieri più “normali”, per lobotomizzarlo, disse a gran voce che se ne fregava di quella massa starnazzante e becera, buzzurra e irrispettosa, che credeva in Bene perché il bene dell’umanità egli sapeva fosse il genio di Carmelo. Sì, checché (e quei detrattori eran pure, o impure, rinnegate checche), ne diranno, io crederò in te sino alla morte…

Io non so se sono un genio. Quelli che leggono i miei libri con cognizione di causa e non si lasciano incancrenire da bigottismi e moralismi spiccioli, rimangono stupefatti e, nonostante io spesso giochi di artefatte prose troppo arzigogolate, ne restano soddisfatti, così come sarebbe una donna ninfomane dopo aver fatto l’amore con un plotone di marines. Datemi retta, queste ninfomani sono dappertutto. Sì sì.

Sì, io marinai un po’ tutto, in quanto della mia anima marinaio e infatti ordino spesso, al tepor della sera, quando i cani tornano da un lavoro fustigante e le mogli cucinano loro manicaretti a base di sughini appetitosi, una bella marinara ordinata dalla Pantera Rosa. No, non è un riferimento al film con Peter Sellers, perché i proprietari sicuramente non l’hanno mai visto, Rosa è il loro cognome, infatti dagli eredi di questa pellicola mitica furono citati per copyright e adesso hanno inserito dei, sì dei Rosa. Rosaerosarum, rosis e tu rosichi, prima declinazione plurale latina da cui Massimo Ranieri trasse la sua celeberrima Rose Rosse (Per Te), da non confondere con Io, tu e le rose di Orietta Berti, che non è parente di Nicola, ex calciatore diventato famoso per aver preso la palla nella sua area di rigore, aver dribblato tutti, essersi fatto tutto il campo con la sfera al piede e poi segnando indisturbato. Oltre a quello, seppur giocò la finale di Brasile Italia quando Baggio sbagliò il rigore clamoroso, Nicola non ha mai fatto un cazzo, tranne andare a Controcampo col ciuffo leccatissimo e le gote alla Mickey Rourke di Johnny il bello.

Sì, sono un genio spaventoso, passo di pala in frasca, amico, ti passo la palla e ce la giochiamo alla grande e, sotto le frasche, c’è un uomo non tanto fresco che lo mette nella prugnina di una prostitutona. Sì, lo so. Lasciamolo fare, che cazzo ce ne frega? Lui in quella fregna lo sfrega, ma io ti dico che è una strega.

Sì, sono ascetico ma anche masturbatorio, l’incarnazione dell’onanismo totale. E perciò la gente pensa… ma quello come fa a non trombare mai? Non è normale, non me la racconta giusta, non lo dice a nessuno ma, quando scende la notte, andrà a “pagarle”.

Mi spiace deludere questo retropensiero piccolo-borghese, sospettoso e tipico di chi, anziché guardare alla sua vita, pensa alle fighe, vere o presunte, degli altri. Ah, ci son anche quelli che pensano che tu sia sfigato quando poi scopri che questi qua pur di averne una son andate allo zoo a comprare una scimmia.

Di mio, gli arachidi mi piacciono…

Sapete chi ragiona così? Gli psichiatri. Sì, con me la psichiatria ha fallito, in modo tout court. Tu cur’? No, con me queste sovrastrutture, tese a strizzar il cervello e anche a non far tirar l’uccello con sedativi, non funzionano e puntualmente tutti lo prendono da me in cul!

Sì, io non posso cambiare. La gente non capisce perché anziché spendere 40 Euro per andare in discoteca, anche se forse ne servirebbero di più, ho ordinato il cofanetto di Twin Peaks, che non scarterò neppure per non rovinarlo, perché le opere d’arte, come me, vanno conservate libere dalla polvere e dagli agenti patogeni di chi potrebbe guastarle coi suoi pregiudizi ammorbanti.

Sì, mi danno del matto maniaco-ossessivo. Le mie ossessioni me le tengo, voi beccatevi una donna tanto “figa imperiale” che vi “borseggia”, sì, pur di scoparvela una volta al mese, vi siete dati al gioco. Oh, mi direte voi… sì, però quando me la scopo godo. Mah, siamo sicuri? A me pare una scema… Che godimento può esserci nell’infilar la parte più sacra del proprio corpo in una comune porca?

E, giocando d’azzardo, ci si riduce a vedere solo le partite di Calcio e i goal di Eden Hazard. Evviva Zorro!

Sì, io gioco il mio gioco per i cazzi miei. E, dopo The Irishman, De Niro non ha annunciato nessun altro film. Non è da lui.

State in orecchio/a. Ah, mi danno pure del ricchione. Di mio, talvolta mangio le orecchiette e pussassero via queste ochette.

Sì, il mondo è pieno di orchi, so di avere una bella “oca”, ma la uso in maniera privata, possibilmente quando ne ho voglia. Praticamente mai. Potrebbe essere così? Chissà… e sul dubbio vado a mangiar la cena.

E John… Cena? Pare sia stato con una zoccola.

Sì, per Pasqua, quando gli altri si comprano una Ferrari, io mi farò come regalo un lettore Blu-ray per PC.

Che vita straordinaria…

 

Però ho una voce alla Tonino Accolla. Lei si accolli una che si appiccica come la colla. Ah, ti tiene per il collare.
Eppur cola.

 

 

di Stefano Falotico

Il “principe” Alberto di Monaco non è un monaco, ma sicuramente un mona


04 May

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Mona: sostantivo “maschile”

plurale: -e
(region. ven., volg.) vulva, vagina
♦ n.m. e f. invar.
(region. ven., volg.) stupido, minchione

Etimologia: ← voce di area veneta, forse di origine greca.

 

 

Ieri sera, ha assistito alla disfatta della squadra del suo “principato”, sconfitta dal Pipita di doppietta colossale, accompagnato dalla sua “gentile” signora che a fine partita lo consolò.

Eppure Alberto è, diciamolo, un po’ come il lupo celeberrimo del fumetto italiano. Uno sfigato di “risma”, che mangia, caga e dorme, ma soprattutto “ficca”. Grazie alle sue battone, no battute ficcanti da uomo di “galateo”, nel suo lettuccio ha portato donnine davvero “principesse sul pisello”, più che altro sul suo pivello. Non si contano le relazioni “scandalose” del nostro “eroe”. Da Naomi Campbell alla zoccolona Simona Tagli, sì, quella del Cruciverbone scosciatissimo, dalla Sabatini, tennista davvero di “palle” in volo, a chi più ne ha più “lo” metta. Alberto non “lo” omette mai, presto in “quella” divenne ometto. Dopo (da) studi classici da inappuntabile “maestro” dell’etichetta, eh eh, a sciupafemmine incontrastato del suo re(gno). Un uomo che non fa un cazzo dalla mattina alla “sega” mai, eppur sa “usarlo” con “dovizia”, “perizia”, un uomo amato per la sua “delizia”. Alberto è un mito. E se Carlo abdicherà in favore di colui che invece si scopa Kate Middleton, Alberto diverrà mona(rca) con la sua faccia di culo? Alle donne della Francia la “dura” verità. Loro lavorano, lui se le cucca, care sciocche.

di Stefano Falotico

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