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La Trilogia del Tempo di Sergio Leone esiste? In verità, no. Invece, la Trilogia dell’Apocalisse di JOHN CARPENTER? Yes!!!


27 Apr

Sì, ma cosa disse il personaggio di Nicholson al pelle e ossa, no, pellerossa nel film da me citato con Louise Fletcher di Miloš Forman? Disse: – Suvvia, datti una mossa, Non fare l’indiano!

Non fa ridere? Invece, fa ridere. Repetita Juvant: la cosiddetta Trilogia del Tempo di Sergio Leone non esiste, è pura convenzione dizionaristica. E ripeto, figli(u)oli e poveri cristi, non affidatevi alle piccole menti dei cialtroni sul web. Costoro, dei veri impostori, asseriscono, totalmente incoscienti, oltre che assai ignoranti, di essere delle enciclopedie viventi. Al massimo, sono dei sempliciotti prestati all’enciclopedismo e all’elemosina che realizzano “video-recensioni” tramite squallide e penose donazioni!!!

Affidatevi al Falò e comprate ogni suo libro. Dopo averli letti, impazzirete come tutti gli uomini e le donne de Il seme della follia? Ma è un rischio che dovete correre se non volete finire lobotomizzati come Randie McMurphy? Soprattutto, non fatemi la fine di Kurt Russell & Goldie Hawn in The Christmas Chronicles. Oppure, come Balanzone e la sua racchia moglie frustrata e rancorosa, alias Nonna Papera. Ah ah ah!nicholson cuculo mcmurphy indiano Carpenter Falotico copertina

di Stefano Falotico

 

TITANIC è un capolavoro, voi no!


15 Jun

Titanic Winslet DiCapro


Bisogna abbattere la Critica cinematografica assai vetusta, dunque parziale, superata e logora, bisogna scardinare i luoghi comuni, non solo sulla Settima Arte più raffinata, anche di noi stessi…

Ancorati a una visione vecchia, dobbiamo svecchiarci e ringiovanire tutti assieme appassionatamente.

Evviva la retorica? No, la veritas.

Ebbene, con lo spopolare del web, tutti si stanno dilettando a far i tuttologi, anzi i dietrologi.

No, gli psicologi, i cardiologi, pure i virologi. E questo morbo è più virale del fantomatico Covid-19.

Su cui avrei da dirvene, anzi, già ne sparai parecchie nel mio libro Bologna HARD BOILED… in vendita sulle maggiori catene librarie online (questa dicasi, ah ah, pubblicità occultissima).

Sì, i potenti stanno occultando la verità, seppellendola in un mare d’inganni. Noi, circuiti, traviati, adesso tutti vaccinati.

Ci allarmarono e terrorizzarono, incatenandoci in quarantene figlie dell’oscurantismo più medioevalistico.

Così è, non voglio sentire ragioni. Da un po’ ci si può spostare, fra l’altro, tra regioni. Anche erogene? Oh, finalmente si può fare all’amore senza la profilassi delle precauzioni?

Ciak, azione. Cos’è un film con Siffredi Rocco? Macché. Oramai, Rocco è andato… e non solo con quelle… da tempo immemorabile. Rocco è fottuto, moscissimo. Bisogna pensare al nuovo. Ci siamo induriti e rotti le palle a causa dei lockdown esagerati.

Uomini e donne, eh eh, siate accalorati. Negazionisti, non negateci però il piacere dell’amoroso contagio più letizioso, oserei dire sfizioso, per la donna cremoso e per il maschio voglioso.

Basta, adesso. Non facciamo all’amore, facciamo i seri. Sì, le persone troppo serie non sanno amare neppure il Cinema con gusto e quella sana impudicizia che fa rima con godibilità malata soltanto di fottuta, superba malizia.

Che voglio dire con questo? Sono affetto da anti-moralismo, da ermetismo, oppure da poetico decadentismo? Non lo so.

Voglio dire che i veri amanti del Cinema e non solo di questo, eh sì, non hanno alcun pregiudizio.

Sono capaci di amare un film abbastanza mieloso e sdolcinato come Paura d’amare con Al Pacino e Michelle Pfeiffer, in quanto romantici come quel frustrato di Giacomo Leopardi, e allo stesso tempo sanno adorare anche Julia Roberts di Pretty Woman.

Ecco, se sei Richard Gere del succitato film di Garry Marshall (anche quello con Al, eh eh, lo è), vieni reputato figo. Se sei un cassaintegrato, vieni considerato un miserabile che deve pagarla, sennò non arriva/i a niente! Ah ah.

Di mio, sono Al Pacino di Serpico. Non mi vendo. Amo le donne ma posso giurarvi che non ne pagai mai una alla pari del grande Charles Bukowski. Allora, non capisco perché i perbenisti vogliano farmela pagare. Che ho fatto di male? Ah, ma allora sono dei moralisti falsi. Sono dei maniaci. Ah ah.

Comunque, io non sono un monaco. Detto questo, Capodanno a New York, sempre del Marshall, non è affatto male. A parte il fatto che abbiamo un Jon Bon Jovi nelle sue ultime, musicali performance decenti. Poi, abbiamo un parterre di donne capaci di risvegliare un morto qual è De Niro alla fine del film (spoiler!) Dunque, il film è vedibile, eccome. Ah no? Halle Berry, Lea Michele, ancora Pfeiffer Michelle, Sofia Vergara (cioè la controfigura e la “brutta” copia dell’ex pornoattrice Esperanza Gomez), Jessica Biel, Katherine Heigl e Sarah Jessica Parker? No, quest’ultima è racchia. Ex del Cage? Mah, contento lui…

È sempre assomigliata, molto vagamente, a Barbra Streisand. Con l’unica differenza che Barbra è una cantante che, pur esteticamente impresentabile, grazie alla sua voce melodiosa, riusciva a essere la Maga Circe. Insomma, non certo fisicamente una sirena. Ah ah.

Ah, mi son dimenticato di Hilary Swank. Ora, ha delle gambe magnifiche ma ci sarà un motivo se interpretò Boys Don’t Cry? E ho detto tutto.

Arriviamo a noi. Tanto, con queste qua, pezzi da novanta…, non potremo arrivare a una beneamata minchia. Ah ah. Sono inarrivabili. Vi arriverete soltanto se siete ricchi come Richard Gere. Ah ah.

Oppure se le vedrete nelle loro scene di sesso. No, non sex tape, cavolo! Pensate sempre a quello? Mi riferivo ad Halle Berry di Monster’s Ball unrated. Ah ah.

Sì, siamo uomini e donne angariati da una vita ladra e puttana. Al che, per compensare le mancanze e il vuoto interiore, non riuscendo a riempire e tappare i buchi…, ci diamo al Cinema, dando ancora più soldi a Richard Gere. Ah ah.

Be’, col tempo, compresi di essere demenziale come Mel Brooks. Cioè, in una società di matti e dementi, sono stato l’unica persona al mondo capace di distruggere un intero ordine psichiatrico, emulando, contro ogni strizzacervelli, il Mel di Alta tensione.

È vero, non sto mentendo. Mi credete? Miscredenti, atei, creduloni? Sì, un plurilaureato in Freud, ah ah, pensò che fossi da manicomio. Al che gli chiesi con estrema nonchalance:

– Mi tolga una curiosità, primario e luminare. Qual è la percentuale di guarigione dei pazienti in quest’istituto ove sono internati i suoi curati…?

– Una ogni morte di papa.

Uhm… sarebbe la morte cerebrale di Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo?

 

Dopo questa risposta, fui dimesso e tutti gli psichiatri furono radiati dall’albo.

Ora, prendiamo un regista che è sempre stato fissato coi manicomi. Ovvero John Carpenter.

Io sono l’unica persona al mondo capace di guarire Amber Heard di The Ward e Sutter Cane de Il seme della follia (eh già, il matto è lui, non Sam Neill), in virtù del fatto che sono il bambino sano di Village of the Damned. Comunque, non sono albino, non sono neanche un alpino. Però sono una cima. Ah ah.

E dire che fui scambiato per Fantozzi/Paolo Villaggio. Be’, in effetti, se mi fossi attenuto ai metodi psichiatrici, sarei divenuto Christopher Reeve dopo la sua caduta da cavallo.

Sono rimasto lo stesso… Superman. Ovviamente.

Comunque, complimenti di nuovo ai medici. Mi scambiarono per Fracchia la belva umana e invece non riuscirono a capire che fui e sono Clark Kent. Ah ah.

Voi credete nell’imponderabile? Non tutto ha una spiegazione scientifica nella vita.

Sì, credo in tutta sincerità di possedere poteri paranormali.  A mo’ di Chris Walken de La zona morta e di Jude Law di The Young Pope. Più che altro, quando sono in vena, riesco a entrare in telepatia, no, in empatia-sintonia col prossimo. A meno che lui non soffra, nei miei riguardi, di preconcetti e consequenziali antipatie. Ah ah. E vi garantisco che non c’è bisogno di essere laureati in psichiatria per capire che, se una persona si vuole suicidare, è perché è caduta in un profondo stato di apatia o melanconia. Oppure, non più gli tira a causa dei farmaci assunti. Oppur ancora vuole andarsene via in mezzo a tanta pazzia.

Io sono cinico? No, realista.

Un mio ex amico mi domandò:

– Stefano, secondo te, se la tua ragazza (la sua, oh, non la mia, suvvia) ti lascia, non bisogna farsene un cruccio? Anzi! Forse non era quella giusta! Sì sì, è così.

– Come no… Forse invece era quella giusta. Ma tu non eri quello per lei, giusto? Sbaglio? Per lei eri per di più sbagliato.

– Quindi, mi devo suicidare?

– No, ti dico la verità. Se vuoi consolarti, leggi le frasi dei baci Perugina.

– Sei troppo pessimista.

– Invece tu sei troppo ottimista.

– No, dico solo che non bisogna farne una tragedia. Me ne troverò una migliore. Sì, la troverò. Però, che (s)figa!

–  Vuoi che ti sia sincero?

– Certo.

– Non la troverai.

– Perché mai?

– Hai la stessa età di Richard Gere ma, a differenza di Richard, non hai i suoi soldi.

– E che significa?

– Significa che, al massimo, troverai una vecchia di settant’anni!

 

Perché sopra scrissi… ex amico? Perché si ammazzò. Lo uccisi io? No.

Ecco, che c’entra tutto questo con la cinefilia e i luoghi comuni attorno al Cinema? C’entra, eccome se c’entra. Se invece non entra, significa che non te l’ha data. Ah ah. Solitamente, tutti quelli che dicono che Nicolas Cage sia/è inespressivo (si fottano i congiuntivi del cazzo, ah ah), non hanno mai recitato neppure nel suo film peggiore come interprete, ovvero Zandalee. Però, vi avrei messo la firma per essere al posto suo. Il suddetto, molto sudaticcio film, eh già, fa schifo per l’appunto al cazzo ma Nicolas Cage, in tale pellicola, ha un paio di scene da Siffredi. Capisc’ a me!

Nel Cinema e nella vita vera, senza falsità o consolazioni, si fa tutto un altro campionato. E io sono stanco di passare il tempo a fare le classifiche. Continuate, pure, a farvi le seghe. A fare le distinzioni. Volete essere uomini distinti. Fidatevi, è meglio Basic Instinct. Non desidero per nulla fottermi nel discutere col prossimo se sia più bello Taxi Driver o Al di là della vita. Film metafisici par excellence. Nel primo vi fu Cybill Shepherd, nel secondo, Patricia Arquette ma, rispettivamente, entrambi i protagonisti non è che se le scopino molto. Diciamocela! In Taxi Driver, De Niro salvò una prostituta minorenne. La gente lo elevò ad eroe. Dopo aver portato la Shepherd a vedere un porno, lei lo scambiò per un pervertito e lo mandò a farsi fottere. Alla fine, gliel’avrebbe data tutta ma lui la mandò a fanculo. Ah, bella roba, ah ah. Nella vita reale, comunque, Cage la sbatté in quel posto a Patricia molte volte. Nel frattempo, girò pure City of Angels.  La verità è una sola (l’accento ficcatelo voi, a piacimento!). Nicolas Cage è un grande, Richard Gere è un grande (guardatelo ne Gli invisibili, eh eh, incapaci).

E, secondo me, chi parla ma non fa mai nulla, se la fa solo sotto. Per esempio, da un punto di vista prettamente cinematografico, Over the Top con Stallone è un film puerile. Cioè, avreste preferito che avesse vinto o vincesse Bull Harley? Ah ah.

Col passare del tempo, ho capito che Titanic di James Cameron è un capolavoro. Sì, lo è. In poche parole, Cameron voleva arrivare allo spettacolare e devastante climax dello scontro con l’iceberg del transatlantico ma, per tre ore abbondanti, non ci raccontò questo.

Cioè, noi sapevamo già come sarebbe andata a finire ma volevamo vedere come sarebbe finita, cosa fu quella storia. Questo si chiama genio.

Cameron ribaltò il concetto secondo cui la trama sarebbe importante. No, la vicenda narrataci può essere anche apparentemente banale e sdolcinata. Niente è banale e dolciastro se chi dirige la storia sa come emozionarci, sa come viverla… sa come tenerci col fiato sospeso.  Soprattutto perché volevamo vedere integralmente le tette di Kate Winslet ma Cameron ci fotté.

Dunque, sapete chi dice roba del tipo… oramai è stato già detto e inventato tutto? I falliti. Quelli che parlano e criticano. E basta. Oppure, peggio, esaltano e magnificano i “maestri” perché loro non lo sono. Ma, idolatrando i maestri, si sentono meno stupidi e meno inetti.

In giro, sento un sacco di cazzate. Sento che il mondo è peggiorato, che la società fa schifo. Che gli uomini e le donne sono imbarbariti. Mi spiace deludere questi tristissimi luoghi comuni.

Sembrano Harvey Keitel sia di Taxi Driver che di Holy Smoke.

Sono peggiorati quelli, coloro che fanno certi discorsi. Perché non sanno fare altro. Solo chi fa, sbaglia. Rimedia figure di merda e non. Altrimenti, siamo soltanto zombi. E molti di voi lo sono ma non lo sanno.

Di mio, posso dire che ho una certa faccia da culo.

Infatti, le donne mi guardano e pensano: quel ragazzo va fottuto a sangue.

Sì, molte donne vogliono, in tempi di pari diritti, farselo come un uomo.

Un tempo, solo gli uomini lavoravano.

Oggi come oggi, il culo se lo fanno anche quelli che non sono omosessuali attivi.

Insomma, come dice Peter Boyle, chi più chi meno, siamo tutti fregati.

Dunque, fottetevi, ah ah.

Su questa cazzata, vi lascio alle vostre porcate.

Domani, devo farmelo ancora.

Invece per voi saranno cazzi amari.

 

di Stefano Falotico

Non seguo più la cerimonia degli Oscar come un tempo, un tempo mi tiravo a lucido, quasi in smoking, e mi docciavo per essere al top durante la visione, neanche se fossi stato io il winner… o Peppino Lo Cicero


04 Mar

lo cicero servillo

Sono particolarmente legato al film 5 è il numero perfetto di Igort.

Lo vidi, in anteprima, al Festival di Venezia dell’edizione stravinta da Joker. Proiettato, peraltro, proprio in quegli stessi giorni.

Fu stroncato ma io l’amai subito. In quanto, l’incipit con Servillo dal naso adunco e posticcio, mi ricordò la caricatura di Bob De Niro in Ronin. Quest’ultimo, nel film di Frankenheimer, scendeva le scale di una scalinata (per forza, le scale fanno parte della scalinata, non credo della Scala di Milano, ah ah) di Parigi, passeggiando torvamente per poi addentrarsi in un bistrot frequentato da spie forse losche, forse bazzicato da Natasha McElhone. Diciamocela, una gran gnocca.

Inizialmente, De Niro fu corteggiato per la parte andata poi, dopo molte vicissitudini produttive, a Toni Servillo, definito il De Niro italiano. Ora, con buona pace di Toni, se lui è il De Niro italiano, io sono il Daniel Auteuil del bassifondi felsinei.

La vita va avanti, a volte va indietro. Credo che sia giusto così, in fondo…

Sì, credo che un tempo fossi una persona migliore con enormi ambizioni. Credevo fermamente che un giorno avrei vinto l’Oscar. Ma divenni un Toro scatenato. Infatti, nella domenica mattina della nottata a venire dell’edizione degli Oscar, che si tiene dopo la mezzanotte, ora italiana, entravo in ansia e mi lavavo imperterritamente per trovarmi in splendida forma spumeggiante, quasi schiumosa al Neutro Roberts, per tifare contro Julia Roberts, donna da me mai sopportata, sentendomi più che una celebrità, diciamocela, un uomo pulito e immacolato da disturbo ossessivo-compulsivo di natura maniacale-igienica tendente al carnato mio di pelle chiara, oserei dire candida e smaltata più d’una bella statuina dorata.

Mi ricordo comunque che non poco m’identificai col vincitore Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato. Ah ah. Ah, che annata. Vinse tutto Titanic, tralasciando Helen Hunt…

Qualcosa è cambiato è una vera, soprattutto realistica, storia d’amore, altro che il film di Cameron.

Non uccidetemi per questa mia affermazione: il Cinema di James Cameron è inferiore a quello di Mario Camerini. Comunque, Kate Winslet è più figa rispetto ad Helen Hunt.

Andiamo ora avanti. Non facciamo della dietrologia per queste mie asserzioni banali. Che volete? La banana?

Oggi come oggi, debbo ammettere di essere cambiato in qualcosa? No, quasi in tutto. A quindici anni fui Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Sì, fui preso per pazzo solamente perché disertai il liceo. Non mi pento di tale mia scelta. Gli altri facevano occupazione mentre i professori facevano un po’ i disoccupati. Quindi, io sono stato coerente.

Se non vi sta bene, denunciatemi al sindacato di Jimmy Hoffa di The Irishman, miei mafiosetti e ragazzine smorfiosette. Ho delle belle fossette, dunque più di tanto non mi affosserete.

Peppino Lo Cicero, Peppino De Filippo, Peppino Impastato e Carlo Buccirosso as Totò o’ macellaio. Di mio, preferisco Antonio de Curtis di 47 morto che parlaE ho detto tutto…

Suvvia, guaglioni, non fatemi una Smorfia, neppure napoletana. Non ho bisogno di interpretare i vostri sogni per giocarmeli al Lotto. Voi, dalla nascita, vi siete fottuti il cervello. Quindi, i vostri sogni sono aria fritta come quelli di Iaia Forte nei panni di Madonna. Scusatemi, compari, ma non era Veronica Ciccone la… Madonna?

State messi male. In Italia, pensano che Sergio Castellitto sia un grande attore e che sua moglie, Margaret Mazzantini, sia una grande scrittrice. Sì, la Mazzantini vinse il premio Strega. Siamo sicuri che fosse della letteratura?

Castellitto è un mediocre. Lo apprezzo solamente nel film di Vincenzo Terracciano dal titolo Tris di donne & abiti nuziali.

La sua faccia infatti mi puzza di stronzo. Basti vedere le sue scene vergognose ne La carne con Francesca Dellera e il suo metodo molto sentito con Claudia Gerini in Non ti muovere.

Invero, di notte registravo tutte le puntate di Playboy Late Night Show. Durante la giornata, leggevo più di Dennis Hopper di Una vita al massimo. A eccezione della Notte delle Stelle in cui, possedendo io solo un videoregistratore ai tempi delle VHS, non essendo tale apparecchio dotato della possibilità di registrazione multipla a più canali, per una notte non mi distraevo con Marliece Andrada, futura star di Baywatch, fingendo spudoratamente, anzi, con estrema pulizia e pudicizia da Academy Award, per l’appunto, di essere un topo, no, un tipo che necessitava di starsene buono e zitto, amando donne bastarde eppur di gran classe come Louise Fletcher. Infatti, la parte di Fletcher in C’era una volta in America co’ De Niro fu tagliata…

Devo esservi sincero, Jack Nicholson ha recitato con attrici bravissime. Fra cui Diane Keaton, Meryl Streep, Faye Dunaway e via dicendo. Ed è stato sposato per anni con un’attrice meravigliosa ma, indubbiamente, oggettivamente bruttissima, cioè Anjelica Huston.

Nel tempo libero, fra una lite e l’altra con Morticia Addams, a mo’ di 3 giorni per la verità del suo amico Sean Penn, autore di Lupo solitario, col quale Jack avrebbe recitato pure ne La promessa, pur conservando omertosamente, a mo’ di mafioso bugiardissimo, L’onore dei Prizzi e l’impeccabile reputazione della “famiglia” alla Marlon Brando de Il padrino, non aveva prezzo quando segretamente sfilava le calze col pizzo di Amber Smith. O no?

Come si suol dire, Wolf – La belva è fuori? No, il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Sì, Jack è sempre stato un vizioso e non è affatto vero il detto fariseo… l’ozio è il padre dei vizi.

Di mio, per esempio, ho sempre oziato eppur non soffro de Il vizietto con Ugo Tognazzi. Non sono omofobo, non so neanche se sia io un uomo. A volte, comunque, mangio le uova. Le donne ovulano e i maschi amano spesso le galline spennacchiate. Molti uomini sono dei galli cedroni. Be’, fatemi bere ‘na cedrata.

Per via dei miei innocui vizi pubici, no, pudici, fui accusato di essere uno sfigato come Ugo Fantozzi. Sì, i miei coetanei mi sfottevano a sangue. Si sa, erano e sono immaturi e strafottenti. Loro se ne fottevano…, ancora se ne fottono.

Io accettavo ogni presa per il culo senza battere ciglio? No, senza battere. Sì, molti adolescenti della mia età invece già battevano senza darlo a vedere…. Stavano sempre a cazzeggiare e a limonare in qualche pub(e). No, non erano delle prostitute di bassa lega. Meglio non fare una sega? No, farsene molte… Questi pubescenti venivano… foraggiati dai genitori d’alto bordo che li mantenevano agli studi di ogni lingua, straniera e non, scandinava, spagnola o semplicemente “poliglotta” affinché si sviluppassero… con qualche tamarra già molto “esperta”, sebbene prematura con scapp… mento a destra? No, maturanda presto laureanda bravissima agli orali… Molte di queste donne, ex universitarie da Conoscenza carnale di Mike Nichols, adesso sono diventate Anne Bancroft de Il laureato. Sì, per mantenere la facciata di brave signore moralmente integerrime, sono regolarmente sposate a un uomo laureatosi alla Bocconi, poi nel privato, forse solo nel club privé, amano un Piccolo grande uomo alla Dustin Hoffman da attrici “navigate” come Brenda James, Julia Ann, Brandi Love. Finito ciò, ritornano a fare le donne di casa da maionese Calvé. Attenti, mariuoli, queste vi rigirano come un calzino e vi fanno impazzire.

Sì, queste attrici da me appena menzionate, sono specializzate alla boc… hini ai ragazzini? Forse, diciamo, che non sono Jodie Foster di Sotto accusa e de Il silenzio degli innocenti? Direi di no.

Be’, diciamo che i tempi sono cambiati. Dobbiamo aggiornarci, non essere bigotti. Nel sessantotto, si combatté per la libertà sessuale, poi arrivò il 69, adesso le Anne Bancroft dei “tempi d’oro” sono diventate Jodie Foster di The Dangerous Lives of Altar Boys.

Essendo un po’ in là con gli anni, tifano per Ragazzi fuori, no, per ragazzi puri come Ethan Hawke di Paradiso perduto. Eh già. Che cazzo possono fare, d’altra parte? Come si suol dire, nemmeno Francesco Benigno se l’inc… a. Cioè, sono passate dal bramare John Lennon e Paul McCartney dei Beatles a parteggiare per il protagonista biondino de L’attimo fuggente.

Ah, per forza. Vecchie decrepite come sono, possono solo recitare la parte delle filantrope. Sono passate dal credersi Ava Gardner al ballare nel giardino delle loro great expetactions perdute per colpa della menopausa più cavalcante di un Cowgirl – Il nuovo sesso con l’ex di Hawke? Sì, Uma Thurman ma queste qui non “thurmano”, no, non mi turbano. Onestamente, sono già state fottute da parecchio. Che si fottano. Riguardassero Ethan Hawke in Prima dell’alba e poi, se ancora sentiranno qualcosa, rivedessero il loro Prima del tramonto?

Che volete farmi per queste battone, no, per queste mie battute? Sono nato nel ‘79 e, parafrasando il buon Eastwood con E.G. Marshall in Potere assoluto, sono troppo vecchio per raccontarvi puttanate.

Il nostro mondo ha perso. Meritava di vincere come quando fu candidato Al Pacino agli Oscar per …e giustizia per tutti ma Al fu battuto, ingiustamente, da Dustin Hoffman di Kramer contro Kramer.

Quest’anno, tiferò per Nomadland. Tanto per dimostrarvi che non sono misogino. Sì, ci sono ancora le grandi registe donne dopo Jane Campion.

Ma mi sorge, qui, spontanea ora una domanda. Come ca… è stato possibile che Gran Torino di Eastwood non sia stato candidato a nulla? È semplicemente uno dei tre quattro film per cui valga la pena di vivere. Vedo gente che litiga perché è in disaccordo su un film. Vedo uomini che ammazzano le loro donne solo perché hanno scoperto che esse amano Jodie Foster. Da quando nasci, t’insegnano che sei una brava persona se fai lo schiavo che lavora come un negro e vive di messe e compromessi. Mentendo sempre a sé stesso per avere tanti amici e tante stronze. A un certo punto però, in questo mondo che non crede a nulla ma crede che siano giuste le quarantene dovute al Covid, come dice Eastwood/Walt Kowalski, avete presente che di tanto in tanto si incontra un tizio che è meglio non far incazzare? Beh, quello sono io… Sì, mi spiace che, a fine maggio, Clint Eastwood compirà 91 anni. Non penso che girerà molti altri film. Come dicono a Napoli, cè pecchet’! Cioè, che peccato! I geni non devono morire mai, i geni non devono stare con la gente normale. La gente normale è formata da ladri, da bugiardi, da guappi, da cornuti e traditori, da gente che di mattina mangia un cornetto e poi prega col cornetto affinché tu possa morire d’un male impietoso. È gente che crede a dio, è superstiziosa. Pensate, molti credono pure al diavolo, uno con le corna in testa… Crede davvero che un attore sia meglio di un altro perché a differenza dell’altro ha vinto l’Oscar. Appena alla gente sputi in faccia la verità, ti dicono che sei delirante. Be’, non ho bisogno più dei figli di bottana. Poiché, come sostenne Nietzsche, l’uomo all’apparenza più debole è invece il più forte. Un tempo, inoltre, la Critica cinematografica era formata da uomini in gamba. Adesso, tengono banco Frusciante e victorlaszlo88. Il primo è uno che, nella sua monografia su Carpenter, sostiene che dovremmo lavorare un’ora al giorno, massimo, e goderci la vita. Parla, parla, parla ma sta sempre a fare un cazzo, chiede soldi per “lavorare” a mini-recensioni di 2 min. Il secondo, a furia di vedere film e non farsi una trombata con Valeria Golino, sta diventando Victor Frankenstein.

Come sosteneva Clint, il mondo si divide in due categorie. Quella degli umani e quella dei nani. Voi siete nani. Continuate con l’onanismo. Ciao ciao.

 

locandina 5 numero perfetto servillo

di Stefano Falotico

 

In tempi di COVID-19 angosciante, vogliamo vedere CRY MACHO di Clint Eastwood e ascoltare, su Audible, BOLOGNA INSANGUINATA, poliziesco e thriller di grande suspense


15 Feb

eastwood million dollar babySì, ho una venerazione particolare per Clint Eastwood. Tant’è che, alle volte, dinanzi alla sua forza non solo cinematografica, temo di essere gay e di essermi compenetrato nella sua Settima Arte in modo così amoroso da venir… ammalato di malattia venerea.

C’è un film che, a prescindere dal disagio devastante indotto dalla situazione pandemica attuale, alquanto angosciante, aspetto con trepidazione immane, sì, con incommensurabile ansia. Ovvero Cry Macho, firmato da colui che, per antonomasia, incarna la mia moral guidance, ribadisco, par excellence. Vale a dire ovviamente l’immenso Eastwood, Clint Eastwood. Per dirla à la Michael J. Fox del terzo capitolo della saga, se preferite chiamarlo/a franchise, di Ritorno al futuro.

Be’, Back to the Future di Bobby Zemeckis è uno dei film della mia vita. No, non posseggo la macchina del tempo e, al massimo, al posto della DeLorean super-accessoriata con tanto di flusso canalizzatore inventato da Doc Christopher Lloyd, debbo ammettere che in passato assomigliai al Lloyd di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Sì, non fui funestato dal Covid, detto altresì Coronavirus, bensì dal d.o.c. di purissima origine controllata e certificata. Sì, fui Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato, essendo stato considerato anaffettivo, affettato e artefatto, no, affetto da un innocuo disturbo ossessivo-compulsivo di matrice ritualistica e relative manie igieniche da mentale igiene… assolutamente inutile da vostro asilo nido.

Ecco, oggi ne sono ammalati tutti. Se entri in un bar, per esempio, e prima di bere un caffè non ti pulisci le mani col gel igienizzante, è capace che il gestore del locale chiami la polizia. Dunque, vieni preso per il culo e poi per il collo, quindi picchiato e imbracato con la camicia di forza, spedito a un TSO atto a sedare, con misure restrittive di quarantene a mo’ di governo Conte e Draghi, ogni tuo ministro Speranza. No, scusate, volevo dire, atto a inibire ogni tua “aggressività” figlia dell’essere stato estenuato, castigato, murato vivo dai vari lockdown veramente ammorbanti e castranti. Tristissimi e deprimenti. Basta con le reprimende. Sì, sono tremendo.

Stiamo perdendo le speranze, ci stanno chiudendo forse metaforicamente all’Ottonello di Bologna, celeberrimo nosocomio ove chi, esasperato da una vita stressante e strozzante ogni impulso per l’appunto istintivamente, sanamente vitalistico dei più umanamente inneggianti alla libertà non coartata né maltrattata in modo arbitrariamente coatto, accusa scompensi psicologici acuti dei più gravi e allarmanti. E, in quanto urlante come i coatti alla fontana di Trevi della capitale italiana, viene multato in modo salato. Anzi, mi correggo. Viene reso muto solo perché rivendicò che, senza un sostegno non farmacologico, bensì prettamente economico, detto anche indennizzo, non soltanto non potrà pagarsi il mutuo ma sarà pure presto sepolto vivo e suicidato.

Sì, davvero. Non se ne può più. Ci mancava Walter Ricciardi. Non bastarono le Brigate Rosse a fare del terrorismo? Adesso, questo medico dei muti che stiamo diventando noi, no, della mutua, propone violentemente e propugna brutalmente gli arresti domiciliari a briglia sciolta, sì, le catene, cioè la totale quarantena.

La gente, distrutta e sempre più disoccupata, nelle zone erogene spappolata, angariata e martoriata, dopo aver passato le pseudo-vacanze natalizie in cui festeggiò, per modo di dire, la nascita del Cristo, colui che passò un osceno martirio, a rivedere I ponti di Madison County e Gli spietati su Netflix Italia, nell’utopia che il romanticismo di Eastwood alleviasse ogni ferita non solo del cuore, si sente ora irrimediabilmente sfregiata, più che altro fregata e fottuta come Anna Levine Thomson dello stesso Unforgiven.

Al che le persone, arrugginite come William Munny, si persero nella nebbia dei loro fantasmi. Ma vogliono ugualmente combattere ostinatamente, saviamente più che altro, ogni malasanità e falso diritto poco egualitario. E, anziché fare irruzione nel saloon ove spadroneggia e detta legge il vile e laido, corrotto sceriffo impunito e poco pulito, Gene Hackman, ubicato nella spettrale Big Whiskey, in tale era del Proibizionismo emesso da privilegiati pavidi, a mo’ di Kevin Costner del western metropolitano Gli intoccabili, anela solamente a poter bere del sano whisky in un normale pub.  Che sarà mai un bicchierino? Basta con Lucia Azzolina. A cui canterei una bella canzoncina: rose, no, zone rosse per te, ho comprato stasera e il tuo cuore lo sa.

Ah ah.

Eppure i locali chiudono alle 18 e, solo per due ore, fanno da asporto. Asportando ogni chimera anche di chi non è un alcolista cronico o anonimo, bensì una semplice vecchietta non cocainomane ma umilmente amante solamente, più che altro solissima, del caffè da brava signora della notte… come Frances Fisher.

Ebbene, in un mondo e in un Belpaese ove la demenza impazza a Montecitorio, stanno esagerando, no, esigiamo tutti assieme appassionatamente, a suffragio universale imprescindibile e insindacabile, una ribellione popolare? No, vogliamo almeno andare, semmai anche in modo ameno altrimenti tutti vi meno, dal tabaccaio anche alle 23 se siamo sprovvisti d’un pacchetto di sigarette Chesterfield. Le sigarette del cowboy dei poveri, abitante anche nella Pianura Padana. Grande fruitore, peraltro, di piadine romagnole e dotato all’occorrenza non della 44 Magnum da Callaghan fra le gambe, bensì della celebre, sebbene non finissima, espressione sorbole!

Così anche i laureati alla Sorbona, pure le laureate più bone invero raccomandatissime dal professore universitario corruttore e “promoter” delle bonazzone di “bocca buona”, eh già, sono sul piede di guerra e decretano l’insurrezione. In questo mondo crocifisso, vi sarà una catartica resurrezione?

Ebbene, dopo questa mia lunga e “penosa” digressione, arriviamo al punto dell’ascensione. No, della questione. Sì, voglio l’eccitazione. Avverto, in giro, troppa preoccupazione.

In Parlamento si dibatte, in queste ore, in merito ai nuovi e orribili provvedimenti da perpetrare a danno dell’incolpevole e impotente popolazione ridotta a essere dissidente, no, vulnerabile e resiliente.

Mentre un uomo, un revenant, un tale Falotico che “non vale niente”, ecco che diventa John Cusack di Mezzanotte nel giardino del bene e del male, trasformandosi nel mitico Sam Rockwell di Richard Jewell.

Egli è Steve, Steve Everett di Fino a prova contraria. Vuole vedervi sempre chiaro. Poiché, a mo’ di monco di Per qualche dollaro in più, non gli torna(va)no i conti…

Sì, finita l’era Conte, Il Falò deve far di conto. Spera anche che, con la sua lei, la quale abita in un’altra regione, possa presto consumare nuovamente vari coiti. Vediamo… uhm, tale Ricciardi deve essere molto ricco per fare lo stronzo e il figlio di put… none. Draghi è proprio un drago, come no, nell’aver rivoluzionato così tanto il governo da aver conservato non l’ordine sociale, bensì aver espresso la sua fiducia ai soliti noti di queste retrive, indelebili, cattive e impresentabili tradizioni.

Ci fu un uomo, un uomo smarritosi nella sua lunga notte da Mystic River, capace di recitare per 4h e 56 min. un audiolibro ove, alla pari di Eli Wallach de Il buono, il brutto, il cattivo, le spara grosse.

In tale Bologna insanguinata, tale “poveretto” accennò anche a Marco Dimitri. Capo dei Bambini di Satana, morto lo scorso e assai recente 13 Febbraio. Finalmente. Aveva rotto i cog… ni.

Poiché tale Falò adora La nona porta di Polanski.

Insomma, se credete al compianto (da chi?) Charles Manson, sareste capaci di massacri ignobili e di un esecrabile, immondo eccidio da Cielo Drive solo perché Rosemary’s Baby vi urtò non poco. Figli d’un demone Giuda!

Personalmente, adoro Walt Kowalski di Gran Torino, uno con le palle in mezzo a una società omertosa e collusa ai bullismi porci.

Ricordiamo inoltre a vossignoria vanagloriosa e lercia fino al midollo che, da qualche giorno, su Netflix essa può commuoversi, perlomeno una volta nella sua esistenza misera e sporca, dinanzi a Million Dollar Baby. Capolavoro assoluto! Non si discute. Chi lo discusse o lo discuterà, con me se la vedrà. Gli consiglio di vederlo oppure rivederlo, altrimenti sarà rivedibile.

Frankie non è mai più tornato. Non ha lasciato neanche un messaggio. Nessuno ha mai saputo che fine abbia fatto. Ho sperato che fosse venuto a cercare te. A chiederti per l’ennesima volta di perdonarlo… ma forse non c’era rimasto più niente nel suo cuore. Spero solo che abbia trovato un posto ove vivere in pace. Un posto in mezzo ai cedri e alle querce. Sperduto tra il nulla e l’addio. Ma forse è soltanto un’illusione. Ovunque si trovi adesso, ho pensato che fosse giusto farti sapere chi era veramente tuo padre.

Detto questo, spero di poter vedere Cry Macho al cinema come dio comanda e quanto prima.

Spero anche che Martin Scorsese si dia una mossa a girare Killers of the Flower Moon con Leo DiCaprio e Bob De Niro.

Sennò, mi gireranno.

Ricordate: un Falò incazzato è uno spettacolo che vale il prezzo del biglietto.

Comunque, non spargete la voce. La figlia di Eastwood, Alison, è gnocca.

Devo, infine ma non sfinito, dirvi la verità.

Pensai di essere debole e indifeso come uno dei McFly.

Purtroppo, sapete da dove viene il detto: non fare l’indiano? Da Qualcuno volò sul nido del cuculo.

In periodi da manicomio, ci vuole un tizio davvero forte. Capace di sollevare un macigno.

Ogni infermiera alla Louise Fletcher comincia a piangere. Non è colpa mia se io sono io e voi no.

Parola del Signore e non delle sceme signorine, signorotti e signorone di questo stivalone di porcelloni chiacchieroni.

Vado adesso a fumare un sigarone, poi mangerò un piatto di spaghetti western alla Sergio Leone, no, un po’ di maccheroni, miei bambagioni.

Salutatemi vostra madre. Lei gestisce il bordello. Lei è la matrona.

Chi è il padrone di questo cesso?

Un Falò nella notte, un ghost che ha, come dicono a Bologna, la cartola.

 

di Stefano Falotico

 

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BACK TO THE FUTURE III, Michael J. Fox, 1990.

BACK TO THE FUTURE III, Michael J. Fox, 1990.

polanski rosemary babycuculo nicholson indiano

 

stefano falotico

JOKER: i migliori pazzi della storia del Cinema, da Jack Nicholson a Gary Oldman ma il Principe jolly di corte rimango io, ah ah


08 Oct

nicholson cuculo

Sì, le somiglianze fra la storia di Arthur Fleck e la mia vita sono veramente inquietanti.

Perciò, bando agli smascherati banditi e alle ciance di chi non sa più come blandire, devo togliervi il mascara e ammettere, un po’ a malincuore ma anche con gagliardezza indomita, che Arthur Fleck sono io. Sì, da piccolo fui fanatico della serie televisiva che, di tardive repliche italiane, andò per la maggiore, vale a dire Happy Days. Spaccato della provincia statunitense degli anni cinquanta, ritratto generazionale forse troppo buonista ma nient’affatto sensazionalista.

Illuminato dalla presenza immensamente ipnotica d’un titanico Henry Winkler, alias Arthur… Fonzarelli, detto più comunemente Fonzie.

Un uomo, un genius.

Un uomo forse ignorante come Adriano Celentano ma capace, col solo potere del suo indubitabile, immenso carisma, d’essere l’unico meccanico in grado di dare consigli di vita a collegiali probabilmente più istruiti di lui. Anche però più conigli.

Sì, Fonzie era uno zotico mai visto che viveva praticamente giorno e notte nella sua officina.

Un uomo però imbattibile in fatto di fascino a pelle. Infatti, indossava sempre il giubbottino nerissimo, assumendo un sex appeal invincibile da Bruce Springsteen del videoclip di I’m on Fire, un uomo che non deve chiedere mai.

Fra l’altro, in questa epocale clip, Bruce si scalda più del pornoattore omonimo, Bruce Venture, appena la milfona gli mostra solo le gambe. E lui, sporco e grezzo, col viso impregnato di sudore freddo ma soprattutto macchiato d’olio ancor bollente, solamente sbirciando di sottecchi le magnifiche cosce di questa patatona caliente, della quale non scorgiamo neppure il volto, parte in quinta con far ardente, sognando di sgranocchiarsela con lingua fra i suoi denti e labbra aperte.

Accende il motore e s’invola notturno verso l’abitazione della bellissima donnona. Sì, Bruce non solo canta la sua canzone, bensì col cuore al “radiatore”, già pensando a lei surriscaldato, nel suo cuore mette su Gianni Morandi… parlami di te, bella signora, del tuo mare nero nella notte scura… signora solitudine.

Sapete, no, che il celeberrimo monologo allo specchio di Bob De Niro/Travis Bickle di Taxi Driver, You Talkin’ to Me?, fu involontariamente ispirato e improvvisato da De Niro stesso, memore d’aver visto un concerto del Boss pochi giorni prima del ciak?

Sì, può essere che la bionda del video I’m on Fire sia in verità nientepopodimeno che Cybill Shepherd/Betsy.

Come no? Come fate a dire che non è lei? Qualcuno l’ha vista, per l’appunto, in volto?

Che ne sai? Potrebbe anche essere Vladimir Luxuria oppure Jodie Foster cresciuta e platinata.

Ma potrebbe essere perfino Maurizio Umberto Egidio Coruzzi, detto Platinette, prima che ingrassasse.

Ah ah.

Sì, comunque e chiunque sia e fosse stata, aveva dei quadricipiti da scosciante show girl televisiva arrapante. Diciamocela.

Una capace di far impazzire quell’angelo di Ron Howard ma anche quel nerd di Keith Gordon di Christine del Carpenter. Entrambi infatti fanno di cognome Cunningham. L’avevate notato?

Ron Howard, dopo essere stato il figlio modello dell’America un po’ falsa, dolciastra e puritana, girò Fuoco assassino, mentre Keith Gordon, anche lui diventato regista come Howard, alla pari di Ron, non però l’omonimo cantante, indubbiamente dell’altra sponda, sognò di scopare Jennifer Connelly del suo film Waking the Dead.

Keith, nonostante impeccabilmente la diresse e la spogliò in una scena particolarmente hot, non se l’ingroppò, mentre Billy Crudup se la trombò sia per finzione nel film che nella vita reale. Come no? Oh oh!

Insomma, ragazzi, a che serve avere A Beautiful Mind se poi le donne ti prendono solo per pazzo e per un così bravo ragazzo che, stringi stringi, desiderano invero solo ù caz’?? Ah ah.

Ciò Fonzie già lo capì. Cosicché, mentre gli altri studiavano per farsi il culo senza mai arrivare a quella, a lui bastava alzare il pollice su per alzarlo a tutte.

Se non è un genio il Fonzie, scusate…

Ora, detto questo, passiamo a fighe, no, classifiche serie. Non perdiamoci in puttanate.

A mio avviso, i migliori pazzi della storia sono Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo e Gary Oldman di Dracula.

Adesso vi spiego perché, un attimo, che cos’è tutta questa fretta?

Pazientate, lasciatemi riflettere.

Ecco, avete presente il detto non fare l’indiano?

Bene, deriva dall’indiano proprio del capolavoro di Milos Forman.

Will Sampson/Chief Bromden è apparentemente muto. In realtà, sa parlare benissimo. Ma si apre soltanto a Jack.

Poiché Jack è l’unico normale in una società d’idioti. Infatti, lo lobotomizzano. Ah ah.

Sì, poiché è un personaggio scomodo e la gente vuole continuare a ridere dinanzi a Virginia Raffaele che imita una più brutta di lei però ritenuta più bona dagli uomini medi, ovvero Belén Rodríguez. Sì, vi sarò sincero. Belen a me fa schifo. Virginia invece la sposerei subito. Innanzitutto, è molto più gnocca di Belen, poi è brillante, intelligente, trasformista. Insomma, non è solo una pazza, no, un pezzo di carne. Infatti, non capisco molti uomini e ragazzi. Che ve ne fate di una come Belen? Tanto vale andare a zoccole direttamente. Sì, è sexy ma, una volta che vi hai fatto sesso, una così la porteresti mai a vedere Joker?

Insomma, Belen è la donna più inutile di tutti i tempi. Voi siete soltanto dei poveri coglioni, va detto. Idolatrate una comune sciacquetta che, con le sue curve mozzafiato, vi fa perdere la testa ma, secondo me, la testa non l’avete proprio dalla nascita. Andavate subito mozzati. Ma, dato che non avvenne, vi mando lo stesso a mori’ ammazzati. Anzi, vi piglio a mazzate. Siete cioè, per l’appunto, delle teste di minchia.

Di mio, sono romantico come Gary Oldman di Dracula.

Infatti, dopo tanta mia senilità, dopo essere spaventosamente ringiovanito, scopo, no, scopro purtroppo che la mia Winona Ryder non riesce a riprendersi dalla morte di Sean Astin di Stranger Things.

Ho detto tutto. Insomma, la mia vita è una tragedia. Ma, rispetto alla vostra, è un capodopera.

 

di Stefano Falotico

Tutto quello che non sapete degli ultimi miei quindici anni, e vi mostro in video storici, un j’accuse pazzesco, alla Jack Nicholson


28 Nov

Sì, negli ultimi quindici anni, ne sono successe di tutti i colori. E qui, senza sprezzo della vergogna, in un falotico funambolismo mai visto, esibisco tutto il mio fregolismo da uomo dapprima fregato, spappolato nel fegato, quindi sfregiato e poi, di poetica altezza nobiliare, di grandi successi fregiatosi dell’aura criptica di un Nicholson maudit oltre ogni convenzione umana.

Sì, io credo di non avere mai avuto un’infanzia. Ero già molto avanti. Quando i pargoletti miei coetanei guardavano i puffi, io m’identificavo in Gargamella. Ah ah.

Sì, Gargamella era un uomo calvo, leninista, un po’ alla Bersani, sì, il “pazzo” della Sinistra.

E tutti quei giochini con le bamboline già mi avevano annoiato. Ero diventato un fanatico del wrestling. Il mio idolo era Hulk Hogan. Sì, il suo incontro vendicativo con Undertaker fu qualcosa di epico.

Sì, poi verso gli otto anni, i bambini della mia età andavano matti per film come La storia infinita. Sì, s’identificavano con Atreyu, invece io ero precocemente un Bastian… contrario. E m’identificavo nel lupo della foresta poiché ero sempre incupito e ululavo di notte fantasie erotiche troppo premature per un ragazzino ancora molto immaturo. Sì, all’epoca andava forte Ritorno al futuro. Nel secondo episodio di questa trilogia, Jennifer Parker è interpretata da quella passerona esagerata di Elisabeth Shue. Lei divenne una delle mie fighe preferite dell’adolescenza. Ah sì, come invidiai Nic Cage in Via da Las Vegas quando le succhia quel seno magnifico. Sì, la “smaltò” tutta, se la sbaciucchiò dalla testa ai piedi e si cuccò pure la statuetta smaltata. Insomma, Elisabeth prima glielo dorò e poi Nic, alla premiazione degli Academy Award, dedicò il premio alla sua ex moglie, Patricia Arquette, con parole di adorazione. Eh sì, Nic par che penò parecchio per conquistare Patricia. E dovette regalarle perfino l’autografo di Salinger per convincere tale Arquette a farsi sbattere da lui sulla moquette. Ah ah. Quando si dice un uomo Al di là della vita.

Furono anni miei di profonda inquietudine. Divenni una creatura da film di Bergman. Odiavo il contatto fisico, ero molto suscettibile e spesso tremavo come Michael J. Fox. Sì, non quello di Zemeckis, ma quello odierno col Parkinson. Ero sempre funestato da dilemmi amletici e vagavo di notte al plenilunio come un licantropo.

Mentre i miei coetanei, dopo aver leccato il culo ai genitori, imparando latino e greco a pappardella, trascorrevano i sabato sera con qualche pischella che leccava tutti i loro sconci piselli e poi andavano a vedere porcate come The Watcher, io me ne stavo tranquillamente sul divano ad ammirare Carmelo Bene al Maurizio Costanzo Show.

Sì, adoravo la metafisica di Terrence Malick e le super gnocche che, di notte, registravo nel mio catodico penetrarle da James Woods di Videodrome.

Quelli che mi frequentavano mi ricattavano perennemente. Addebitandomi varie malattie mentali, un campionario di maldicenze ignobili: fobia sociale, depressione con manie ossessivo-compulsive, schizofrenia delirante, paranoia da teorie del complotto e altre infami stronzate derivate dalla loro ignoranza più calunniosa e probabilmente figlia di una mentalità assai invidiosa.

Come dire? E che sei Alain Delon, il più bello, per fare quel che cazzo che vuoi mentre noi dobbiamo sopportare le angherie di nostra madre che ci educa al perbenismo più bigotto e mentiamo spudoratamente, da marci ipocriti in erba, sognando invece di copulare con qualche zotica in sporchissimi pub per ebefrenici? Dopo esserci presentati a lei come bravi ragazzi, no, non goodfellas, ma figli di papà fighettissimi? Sì, siamo delle merde ma trattiamo da merda te, che hai il coraggio magnifico di esserti estraniato da questo mondo puttanesco e miserabile.

Dunque, sostenni la leva, non mi riformarono perché, ovviamente, sono l’uomo più bello del mondo. E mi ficcarono a fare il servizio civile nella Cineteca di Bologna. Ecco, dovesse capitarvi un giorno di recarvici, sappiate che l’archivio di manifesti, locandine e poster è stato interamente da me allestito. Stavo a contatto da mattina a sera con ex sessantottini maniaci di Lou Reed. Il mio capo reparto era un ruffiano inaudito. Pigliava tutti a pesci in faccia, aveva sulla scrivania una statuina di Superman/Christopher Reeve in miniatura e poi, da uomo piccolissimo, invitava sempre una certa Manuela, un’altra data entry, a far colazione al bar antistante. Credo che quest’uomo fosse sposato ma non disdegnava lo zucchero schiumoso al suo “cappuccino” con Manuela, poiché amante del “cornetto”.

Sì, finito che ebbi di farmi un culo come l’Everest, decisi d’inquadrarmi. Ma quelli attorno a me, spazientiti dal mio spirito libertino e anticonformista, ascetico-buddista affatto moralista con tendenze mie mai rivelate da angelico satanista fancazzista, cominciarono davvero a rompermi il cazzo.

Coprendomi degli appellativi più ignominiosi: parassita, omuncolo, castrato, maniaco sessuale (ah ah, un maniaco sessuale vergine io non l’ho mai visto, voi sì?) porco, puttaniere, criminale. Eh sì, il piccolo borghese, allineato appunto all’ipocrisia più mendace da Domenica a messa e lunedì all’inferno, prendendo per il culo chiunque, percepisce come Johnny Boy di Mean Streets chi è fan di Scorsese. Si capisce…

Sì, mi dissero che mi credevo Robert De Niro e avevo perfino ambizioni rivoluzionarie, utopistiche da Che Guevara e da Fausto Bertinotti.

Sì, solo perché non amavo il Cinema di Muccino e non coccolavo qualche scemina, mi consigliarono il film Paura d’amare con Al Pacino.

E giù di altre offese, dalle più accettabili alle più infamanti: sì, da sfigato a pazzo, da illuso a idiota, in un crescendo rossiniano d’immonde falsità discriminatorie.

Una volta, telefonai alla madre di uno di questi per chiedere spiegazioni a riguardo di tal comportamento così vile e mostruoso. Lei mi rispose in questi esatti termini:

 

– Hanno fatto bene. Sei un senza palle, un coglione immenso, su, sparati in testa. Levati dal cazzo.

 
Io, l’aggredii verbalmente, dicendole che impotente lo andava a dire a suo marito. E ribadii con fermezza signorile: – Guardi, veda di trattare così sua figlia. E state ben attenti che non v’inculi tutti a sangue.

 

Partì un’altra denuncia di “stupro preterintenzionale”.

Avvenne anche un episodio da Dogman. Sì, un altro demente bastardissimo, che aveva trent’anni ed era assolutamente fuori corso a Scienze Politiche, perché passava il tempo a voler “uccellare” a destra e a manca, mi apostrofò così:

 

– Senti, Stefano. Domani, tu vai anche a pulire i cessi. Se ti azzarderai a varcare il portone di casa per farti un tranquillo giro in macchina e continuerai a volertela tirare da poeta, stai davvero in guardia. Lo vedi questo dobermann al mio guinzaglio? Ti faccio sbranare da lui.

 

Li mandai tutti a fanculo.

Perciò, per strane circostanze del destino, conobbi una ragazza di Trieste. Alla notizia di questa “novità scandalosa”, piovvero altre oscenità: mi dissero che mi recavo sin a Trieste per fare sesso lercio con una della minoranza slovena.

Accuse vergognose!

Alla fine la rabbia esplose devastante. Un cretino di psichiatra disse che soffrivo di psicosi paranoica e mi prescrissero un TSO, con tanto di sequestro di persona e deportazione da ebreo nei “campi di concentramento”.

E tutto un percorso “pedagogico” (in)degno da Vincent D’Onofrio di Full Metal Jacket. Semplicemente perché avevo avuto i coglioni, finalmente, di ribellarmi a tali maialate.

 

Dopo un calvario infinito, ingiustificato, atroce, scabroso, ho addirittura scritto un libro intitolato Dopo la morte. Altra potentissima sputtanata a un sistema terrificante!

 

E questo? Non è male!

 

Insomma, ecco a voi l’uomo che non sa “affrontare la realtà”, che dà del lei da signore educatissimo a uno più giovane di lui, che risponde a domande indubbiamente imbarazzanti, facendo finta che siano domande “cinefile”, e che con enorme ironia sostiene che la letteratura sia “depurativa”. Che testa di cazzo! Ah ah.

Insomma, questo è Jack Nicholson. E guardate come adotto/a una parlata “in falsetto”.

Ah ah.

Eh sì, mi sa che sarà questa la mia fine.

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Volete rimediare altre figure di merda?

No, non ho ancora capito come si sta al mondo.

NO, NO, ASSOLUTAMENTE!

 

Adoro la mia pazzia!

Attori rinati: Danny DeVito


20 Nov

Un gigante!

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Eh sì, stavolta andiamo a parare proprio su questo “piccolissimo grandissimo uomo”, il mitico Danny DeVito.

Lo stiamo vedendo in una particina spiritosissima e molto buffa da medico gnomo che cura la prostata di Michael Douglas nella serie Netflix Il metodo Kominsky, e nei prossimi mesi lo attendiamo nel Dumbo del suo fido Tim Burton.

Quale occasione migliore dunque per soffermarci su di lui?

Quest’uomo all’apparenza insignificante, bassissimo ai limiti del nanismo, goffo, tarchiatissimo, cicciottello, appunto un freak da circo, una creatura burtoniana per antonomasia. Ma anche un grande attore coi fiocchi.

Di qualche giorno fa, peraltro, la notizia assurda secondo cui in un college americano sarebbe stato trovato un segreto santuario eretto in suo onore. Ah ah.

Danny è un uomo che, se non sai chi è e lo vedi camminare in giro per strada, indubbiamente attrarrebbe immediatamente la curiosità di chiunque per via delle sue alquanto anomale fattezze fisiche.

È invece un factotum geniale del Cinema. Oltre che attore, è tra i più intuitivi e fini produttori di Hollywood, e a mio avviso anche un bravissimo regista. Insomma, proprio un bel personaggio.

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Nato a Neptune il 17 Novembre del 1944, Danny, nonostante i suoi appena enunciativi difetti fisici perfino un po’ imbarazzanti, è uno che ha voluto da sempre fare l’attore. E con enorme coraggio, senza sprezzo del pericolo, come si suol dire, s’iscrisse giovanissimo all’Accademia americana di arti drammatiche di New York.

Un po’ per le sue marcate stranezze corporee e un po’ anche per il suo indubbio, spiccato talento, Danny viene subito notato.

Al che esordisce con enorme successo, al fianco del geniale Andy Kaufman, nella famosa sitcom Taxi, sul cui set conosce anche Christopher Lloyd.

Appare dunque ne Il dittatore dello stato libero di Bananas di Woody Allen ed è fra gli interpreti de La mortadella del nostro compianto Mario Monicelli.

Al che, girando sempre assieme a Lloyd il celeberrimo, epocale ed oscarizzato Qualcuno volò sul nido del cuculo, diviene presto amico del suo grandioso protagonista, Jack Nicholson.

Jack dirigerà Danny in Verso il sud, i due sempre più affiatati gireranno Voglia di tenerezza e Mars Attacks!, poi Danny sarà il regista di Hoffa – Santo o mafioso?

E a proposito di Michael Douglas, peraltro produttore di Qualcuno volò sul nido del cuculo, DeVito stringerà via via anche sempre più una collaborativa, fruttuosa amicizia con quest’ultimo.

All’inseguimento della pietra verdeIl gioiello del NiloSolitary Man, il già succitato Il metodo Kominsky e naturalmente La guerra dei Roses, diretto come sapete dal nostro Danny.

Ma Danny dimostra comunque di non essere l’ombra di nessuno e secondo neppure a divi molto più belli e fascinosi di lui.

Diventa lo straordinario protagonista de I soldi degli altri e nel corso degli anni continua a incrociare enormi cineasti. Brian De Palma con Cadaveri e compari, ovviamente Tim Burton col suo indimenticabile Pinguino di Batman – Il ritorno e con Big Fish, Curtis Hanson in L.A. Confidential, Francis Ford Coppola per L’uomo della pioggia.

I gemelli assieme ad Arnold Schwarzenegger diventa un hit mondiale e Danny gira con Jim Carrey, per la regia di Miloš Forman, lo stupendo Man on the Moon, ove chiarissimamente omaggia il mai dimenticato amico Kaufman nei panni del suo impresario Charles Shapiro.

Be’, mi pare inutile starvi a citare tutti i suoi film da interprete, finirò col dire che secondo me il suo ruolo più bello in assoluto… il nostro Danny l’ha avuto nello struggente, malinconico Kiss di Richard LaGravenese.

 

Insomma, si fa presto a dire nano. Danny DeVito è un gigante, altroché.

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di Stefano Falotico

TOP TEN Jack Nicholson


19 Nov

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Ebbene, quando sento dire che Daniel Day-Lewis è il più grande attore vivente, rabbrividisco.

Sì, verissimo. È l’unico attore della storia del Cinema ad aver vinto tre Oscar come protagonista.

Ma non lo considero affatto il più grande. Mi ero già espresso molto tempo fa in merito. Anzi, considero Day-Lewis perfino limitato.

Per giudicare appieno un attore nella sua totalità, dobbiamo badare a molti aspetti. Day-Lewis è certamente uno dei migliori attori drammatici che, con metodo Stanilavskij (anche se non credo abbia mai frequentato l’Actor’s Studio, e non mi va di approfondire a riguardo, eh eh, perché fra cinque minuti devo andare a cagare), forse alla Douglas/Sandy Kominsky, s’immerge nel personaggio con assoluta dedizione e mimetica capacità camaleontica.

Ma Daniel non è molto bravo come attore brillante, non emana molta verve comica, anzi, è un gentleman molto compassato, sì, molto simpatico e carismatico, ma poco versatile sul piano della poliedricità.

C’è un altro attore che ha vinto tre Oscar, Jack Nicholson. Due come protagonista e uno come non protagonista. Ci sarebbe anche Walter Brennan ma Brennan chi era se non un “caratterista?”.

Quindi il discorso per quest’ultimo non vale.

Ecco, in molti sono convinti che sia proprio Jack Nicholson il più grande attore, perlomeno cinematografico, di tutti i tempi. Anche su questa radicale, netta affermazione io ci andrei molto cauto.

Ma è altresì vero che Nicholson, se non erro e non erro affatto, fratelli miei, è l’attore con più nomination fra i maschietti. Le candidature alla statuetta dorata in realtà non possono misurare l’effettiva, superiore grandezza di un attore rispetto a un altro che ne ha ricevute assai meno. Ora, bestemmio. A proposito di Michael Douglas, che produsse giovanissimo Qualcuno volò sul nido del cuculo, beccandosi l’Oscar appunto come producer, il signor Mike detiene un solo Academy Award, peraltro discutibilissimo, e una sola nomination.

Eppure Douglas non ha nulla da invidiare a Jack. Anche come sciupafemmine, categoria nella quale Nicholson è stato maestro assoluto, non fosse stato per la guastafeste Anjelica Huston, della quale è stato sempre inspiegabilmente innamorato, che l’ha distolto per molto tempo da tante zoccole.

Eh sì, l’amore è cieco e Jack chissà che ci trovava di bello in Morticia Addams…

Comunque sia, Jack è un mito. E mi sa tanto però che la sua ultima interpretazione rimarrà quella abbastanza innocua di Come lo sai. Eh sì, ora Jack, un po’ molto rimbambito, afflitto probabilmente da demenza senile, guarda le partire dei Los Angeles Lakers con far pachidermico da pagliaccio della scena. E fra una patatina e l’altra scoreggia senza far rumore. Questa personale classifica è assai provvisoria e alla buona. Perché di Jack, ahimè, mi mancano le sue primissime prove nei film di Roger Corman e Monte Hellman, oltre a Cinque pezzi facili, lo so, grave lacuna, e Conoscenza carnale. E anche qualche altra pellicola.

No, non sarà una top ten. Affatto. E, se avete letto sin qua, vi ho fregato. Ah ah. La dovete smettere di dire che Jack interpreta solo parti da pazzo. Semmai lui è sempre stato il simbolo ribelle dell’anticonformista cazzuto e fuori dagli schemi. Posso comunque dirvi che la migliore interpretazione di Jack in assoluto degli ultimi trent’anni è quella in 3 giorni per la verità. Per il resto, io so quali sono le sue dieci migliori performance ma non ve le dico. Sì, perché mi tira il culo così. Sono proprio un Joker alla McMurphy.

Per il resto, a molte donne io faccio drin drin da postino che suona sempre due volte. Loro non aprono la porta e nemmeno qualcos’altro, anzi, spesso i loro compagni me le suonano più di una volta.

Finito che hanno di suonarmele, faccio l’amore con Campanellino.

Campanellino ha un ottimo paio di cosce, possiede le ali e io la possiedo come Peter Pan senza paura che mi possa chiedere il divorzio o costringermi a un lavoro di merda perché vuole pane oltre che pene…

 

Ce la vogliamo dire?

Questo Jack è proprio uguale al Falotico. Con tanto di berrettino, sguardo da lupo e giacchetta di pelle.

Insomma, avercene di pazzi come me e come Jack.

Rendono la vita più gustosa, meno lagnosa, e sanno dire stronzate con classe inaudita.

Un po’ cazzeggiano, un po’ folleggiano, sostanzialmente sanno…

Io faccio miracoli, ragazzi. Con me, amico, non devi fare l’indiano.

Vuoi scoparti quella lì? Eh, capirai. Perché tutte queste inibizioni e formalità col sottoscritto?

Scopatela pure, sai quanto cazzo me ne fotto. Ho da scopare a terra, adesso. Poi, una volta finito, mi mangerò il gelato Indianino.

Morbido, con tanta cioccolata, aspettando altre scopate…

 

 

di Stefano Falotico

Solo l’incoerenza dei pazzi può generare capolavori, statemi bene…


26 Mar

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Sì, sono un tipo ostico, ostrica, il litorale di Ostia… e ha ragione Papa Francesco quando dice che è meglio essere un ateo che un ipocrita cattolico. Sì, vediamo questa gente che puntualmente va a prender le ostie benedette e poi già il lunedì mattina maledice tutti quanti, non dà la mano ai poveretti al semaforo perché sono “lerci” e poi guarda Brutti, sporchi e cattivi… ho detto tutto.

Sì, leggo sconcezze inaudite. Tutti patiti di Cinema e scrivono che il film tal dei tali ha una colonna sonora “allarmante”. Allarmante ho sempre saputo fosse qualcosa che desta inquietudine, spavento, preoccupazione e apprensione. Allarmante… capisco. L’unica “track” su cui ci sarebbe da allarmarsi sarebbe l’encefalogramma di questi deficienti che oramai usano la lingua italiana adattandola a un gergo giovanilistico, non giovanile, ho detto giovanilistico, che sa di modaiolo nella sua accezione più vetustamente meno allineata alla venustà, sì, alla bellezza della forbitezza del parlare con purezza. Siate puristi della lingua e usate invece la lingua di pa(pi)lle gustative poco puritane. Per la Madonna pu… a!

Altra espressione “cool” è A BESTIA. Bestie… si utilizza per definire gli essere viventi che non appartengono al genere umano. E quindi di scrivere cose “random a bestia” è qualcosa che esula dal mio pensare, non so se sapiente ma antropologicamente senziente.

Eh sì, quanto è figo quello… io ho sempre odiato la fatuità, questa frivolezza che ammira persone prive di talento, senza valore, che però contentano il gusto mediamente conforme della carineria, del ruffiano piacere. Tutti ossessionati dal culto dell’esteriorità quando, invero, tutti i valori si son smarriti e tutti badano egoisticamente ai propri interessi, presi dai loro stress, ben fieri di “dormire” perché, a detta loro, sognare da imbecilli è “letizioso”, piacevole, è pigliar la vita con “melodica” leggerezza, inutile penarsi, anche pensarsi, per una visione più equa, egualitaria, ed ecco perché abbonda il cinismo programmatico di Black Mirror, perché la gente è talmente impudente, nel suo falso romanticismo gridato ai quattro venti e poi sempre nel concreto rinnegato, che adora la sprezzante consapevolezza d’incarnare la merda. Merda esaltata, coccolata, spacciata per cioccolata, moralmente inaccettabile.

Non appartengo alla frustrazione di massa. Le persone frustate… ah, ce ne sarebbero da dire. Sono quelle donne che semmai hanno davvero sposato un uomo colto e intelligente che le porta a teatro e garantisce loro un’ottima stabilità economica, ma son comunque inappagate perché poi vanno al cinema e notano che gli uomini strabuzzano gli occhi e sbavano per Monica Bellucci, e allora si struggono, rosicano e fra sé e sé si chiedono imperterritamente… a me cosa manca per essere come lei? Ah, ma guardatela… è una villana, è poco istruita, sarà anche bona ma volete mettere me con questa malcostumata e rustica zotica? Insomma, mi curo, mi reco sempre dal dentista che mi dona un sorriso smaltato e perfetto, vado in palestra, sono di sinistra, quindi intellettualmente “superiore”, ho delle belle gambe, un seno che fa invidia a tutte le mie colleghe ma a stento mio marito mi caga… Eh sì, chi ti caga? Un tempo quest’espressione veniva usata dai maniaci sessuali che amavano pratiche abbastanza escrementizie per sollecitare il godimento, nell’“eccitarsi” con qualcosa di schifosamente trasgressivo, ché faceva “CARNE & SANGUE”.

Sulla mia vita, ne ho sentito un sacco… bugie immonde. Che nessuno aveva saputo indirizzarmi a un percorso “corretto” e quindi mi sarei ritrovato sbandato, “tagliato fuori”. Mi spiace deludere questi luoghi comuni infami e pressappochisti, che con me non attaccano.

C’è sempre tempo per trovarsi una squinzia con cui giocar di liquirizia. Eh sì, la liquirizia ha questi “valori”… nutrizionali: è un ottimo digestivo, espettorante e antinfiammatorio, cura tosse e acidità gastrica.

Qui, i malati di panza siete voi, sempre indaffarati ad apparire, a “esternarvi”, a socializzare col vinello d’annata in mano. Che voi siate dannati! Ah ah!

Solo i pazzi come me possono creare capolavori. Visionari, allegramente malinconici, umoristici e umorali, di qua e di là…

Che se ne fa uno come me di sapere la vita di Quinto Curzio Rufo?

Ma per piacere e pigliate delle pasticche… non per curarvi dalla depressione. Emanate una tristezza ch’è qualcosa d’insanabile, fidatevi, e nessuno può sanarvi dalla scemenza e dalla becera sguaiataggine.

A proposito, ma c’è ancora chi ascolta Riccardo Cocciante?

Povero diavolo, che pena mi fa…

Eh sì, stanno tutti bene…, ah no, quello era il film di Tornatore, c’è anche il remake di Kirk Jones, mi riferivo al Muccino Gabriele. A casa… come va? Insomma, è arrivato un’altra bolletta. Fortunatamente però cucino un lesso aromatico ma non sono bollito come la maggior parte… delle “patate”.

Direi di concludere in “bellezza”… conversazione fra una psichiatra e un “matto”:

 

– La vedo in ottima forma. Adesso si potrebbe davvero pensare un a inserimento lavorativo.

– Mah, sa, io invece stavo pensando a un altro tipo di “inserimento”. Di altra natura, diciamo.

– Mi prende per il culo? A cosa vuole alludere?

– Guardi, vada a darlo/a via.

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di Stefano Falotico

Il cucù


20 Jun

 

Il loro consiglio, “nobile”, fu: se sei un vergine nubile, prendi una “donna” e “dalle” una botta, altrimenti ti picchierem di botte. Invece, la bomba esplose, sentite che botto!
Il cuculo è l’uccello che si “annida” per slegare i nodi…

Col passare degli anni, il mio volto asciutto si sta “prosciugando” in un “nicholsonando” sempre più somigliante al Jack, di pelle e giacchetta, più ribelle.
Oltre a una leggera, “lieta” stempiatura e sfibrati capelli, ex cotonati e ora “balsamici”, gli occhi, “torvamente”, si stan strabuzzando in una “pazza” espressione fra il commosso (cerebrale) e il “beato” malinconico con schizzi imprevisti d’euforico candore “comico” e sprizzante vitalità nel mio effervescentissimo frizzantino d’un cervello “bizantino” e una sessualità “fantina”.

Ah, avrei da raccontarvene sulle “istituzioni” psichiatriche, ove gli infermieri, di Notte, dopo aver sedato i pazienti che non hanno pazienza, “pazziano” nel “bucato” delle colleghe, “collegatissime”, pazzerelle, fra un orgasmo poco “mozzarella” e una zazzera spettinata, molto petting, “slanciato” nel petto, delle farfalline fra cosce e zanzare…

Sì, la mia storia è identica al “cuculo” McMurphy, un Uomo sanissimo ma (in)cosciamente “inculabile” perché non aveva un “ruolo” sociale, dunque facilmente “schedabile” per calmare la sua bile infervorata nei confronti d’un Mondo che non “lo” soddisfava e con “il quale”… “giogaron” a biliardo…

Così, fui “internato” perché non avevo neanche un lavoro interinale, e posso ora narrarvi, “dispiaciuto” da tutto ciò che vidi e, su cui, in ogni (det)taglio, non sarò affatto “affettato” né mansueto.

Vidi “medici” ordinare che “legassero” ai piedi del letto degli epilettici, solo perché la loro crisi era “scalmanata”, e poi manescamente, animalescamente, torturarli “a fin di bene”.
Vidi apprendiste “prenderlo” molto bene dal direttore della “clinica”, che ben “analizzò”, “a fondo”, tutta l'”igiene”.

Vidi gente minacciare il suicidio, venir somministrata d’una minestra “fredda”, e vidi geni accusati di “deformità genetica” solo perché la loro mente è sproporzionata rispetto alla demenza d’una società in cui, i “valori”, son farsi valere da “volenterosi”, volenti o nolenti, con la “violenza”.
Ove chi vince in questo schifo, è l'”uomo” con le palle da toro, che spacca il culo.
“Complimenti”.

Vidi analfabeti a capo(rali) dei “capi”, e “capoccioni” lobotomizzare i sognatori, perché “deniravano”.

Vidi questi psichiatri accoppiarsi fra un accoppare “una” e “coppe al gelato” di suzione mammaria al seno più “latteo”.

E, come McMurphy, io (e)levo un grido, e stimolo l’indiano a defenestrarli e a purificarli nel lavabo!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Shining (1980)
  2.  Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975)
  3.  3 giorni per la verità (1995)

Genius-Pop

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