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Rivedendo Edge of Darkness con Mel Gibson, mi ricordai tre nomi sottovalutatissimi, cioè Martin Campbell, Ray Winstone & Danny Huston


11 Jun

mel Gibson Edge of Darkness

danny huston Robin Hood

Ebbene, molte persone si dichiarano fan, mi auguro non alla Gil Renard, ah ah, di Bob De Niro.

Ma in verità vi dico che non lo sono. Poiché, nessuno fra questi, eccetto qualche eletto e illuminato, per meglio dire, vero aficionado del Bob mondiale, che rappresenta l’eccezione che conferma la regola, è a conoscenza che De Niro interpretò la parte di Jedburgh in Edge of Darkness con Mel Gibson per qualche giorno, prima cioè che desse forfait per ragioni abbastanza ignote e oscure, forse perché entrò in disaccordo col regista della pellicola suddetta e in questione, ovvero Martin Campbell. La parte abbandonata da Bob andò poi a Ray Winstone, splendido interprete, corpulento fisicamente e carismatico immantinente e immensamente, di Sexy Beast firmato da Jonathan Glazer, assieme a un Ben Kingsley che andò vicinissimo all’Oscar. Jonathan Glazer… il quale, prima di fare sfracelli con l’acclamatissimo Under the Skin, doveva dirigere il film Chaos, con De Niro e Benicio Del Toro, per la regia di Hideo Nakata, all’epoca un nome ricercatissimo da Hollywood dopo il suo celeberrimo The Ring pre-remake, con Naomi Watts, di Gore Verbinski. Mentre parve che Martin Campbell fosse stato designato da De Niro, prima della sua dipartita da Edge of Darkness, per dirigere 36 con George Clooney e De Niro medesimo. De Niro, attore scorsesiano per eccellenza, insomma per antonomasia. Ma in The Departed fu rimpiazzato da Jack Nicholson e non fu presente neppure in Hugo Cabret. Ray Winstone, invece, sì. Grande attore, Ray. Il Beowulf zemeckesiano. Il fiore all’occhiello della più pregiata e calibrata recitazione in sottotono, con la sordina assai rinomata e britannica, figlia della regina, no, della veterana e ben navigata scuola di recitazione di matrice affascinante e altolocata. Un omone che pesa più d’un quintale, un attore dalla caratura e recitativa statura degna della miglior Inghilterra quasi vittoriana. Patria ove, se un Winstone non ce la fa, altri ipotetici Winstone finiscono a fare gli hooligan.

Winstone, un degno sostituito del De Niro mancato. A Bologna, direbbero, che cartola… Cioè, a proposito di Winstone, in tal caso un uomo che recita senza recitare, cioè sibilando le sue battute con aplomb, per l’appunto, da vero englishman non da ora del tè, bensì da Guinness di cinque litri scolata e tracannata in qualche bettola e osteria da camionista duro e impuro, in qualche tugurio e scantinato ove si conservano i migliori vini d’annata, oppure in famosi pub di Londra anche più malfamati, pullulanti di gente scalcagnata e moralmente dannata. Ah ah!

Infatti, in The Departed, le sue migliori scene con DiCaprio avvengono in quelle paninerie e tavole calde ad alto tasso calorico e alcolico, anche pregne di uomini emotivamente sanguigni, calorosi e dal carattere fumantino e antiero(t)ico. Ove, fra tanto fumo di sigarette Chesterfield rosse, da un momento all’altro, potrebbe fare er… ne, no, irruzione l’ex stupenda pornostar Rhiannon Bray. Una delle donne per cui andai matto verso il 2006. Bellissima, tatuata, con un fondoschiena più eccitante di quello di tutte le modelle avute dal bel Leonardo… fra un ciak e l’altro.

In fatto di magnifiche donne, va forte ed è sempre andato fortissimo anche Danny Huston. A proposito del sovreccitato, no, succitato Jonathan Glazer, siamo sicuri che la scena di sesso fra Danny e Nicole Kidman, in Birth, fosse simulata? Diciamo che Danny entrò… nella parte in maniera molto sentita e accalorata. Ben goduta e sensibilmente recitata. Ah, adoro quest’uomo anche se non sono omosessuale. Lo venero perché è stato l’ex compagno storico di una Venere, una delle ex donne più sexy del pianeta Terra, vale a dire Virginia Madsen. Infatti, in The Hot Spot di Dennis Hopper, perfino il signor Miami Vice, ovvero Don Johnson (altro sciupafemmine mai visto, ex di colei che sta ancora con Antonio Banderas, cioè Melanie Griffith mrs. Omicidio a luci rosse, e ho detto tutto…), ebbe forti dubbi se scegliere Jennifer Connelly o Virginia. Sì, molti uomini considerano Jennifer la donna dei sogni suprema. Ma, dinanzi alla Madsen dei tempi d’oro, un uomo, se dovesse scegliere fra quest’ultima e, per l’appunto, la Connelly… be’, diciamocela francamente, la situazione per lui si farebbe… dura, veramente dura, durissima…  Siamo sicuri che io abbia scritto bene? Ho scritto durissima con la a finale? Ah ah, l’Ah di Deborah di C’era una volta in America. Eh eh. Ebbene, Martin Campbell sta girando un nuovo film con Liam Neeson e Monica Bellucci. Quale Monica, miei finti monaci? Quella de I mitici – Colpo gobbo a Milano, chiamata Deborah con la desinenza aspirata… da Ricky Memphis e invece avuta nella vita reale da Claudio Amendola? Ah, i figli d’arte sono avvantaggiati, non raccontiamoci cazzate. Danny Huston è infatti il figlio di John Huston. Non ho mai capito perché però sia nato a Roma. Inoltre, se Orson Welles realizzò Quarto potere a soli 25 anni, Danny Huston girò il suo primo film da regista in quella zona lì. Ah, Mr. North!

Di mio, alla pari di Danny Huston, avrei voluto girare il mio primo film da giovanissimo quasi imberbe, diciamo, in barba a tutti. Vidi Ronin e m’innamorai di un’altra ex di Danny, cioè Katarina Witt, una delle più grandi pattinatrici del mondo. Infatti, la vedevo e mi serviva molto ghiaccio, ah ah. Scivolava che era una bellezza! Pare anche che Danny abbia avuto un flirt con Olga Kurylenko. Ora, la sorellastra di Danny è Anjelica Huston. Cioè una delle donne più brutte della storia. Ma donna di grande classe. Ex amante epocale di Jack Nicholson. Sì, sapete, sono l’unico uomo al mondo capace di amare De Niro, naturalmente soltanto a livello virtuale di ammirazione sconfinata, e incarnare il Jack Nicholson della situazione.

De Niro non lavorò, quindi, con Martin Campbell ma stette con Naomi Campbell. Di mio,invece  non sono De Niro ma il mio fascino “folle” da Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo mi permette di possedere una grinta da Mel Gibson al topo, no, alla topa, no, al top. Non ho i celeberrimi occhi azzurri di Mel ma ho gli occhi neri. Rarità inestimabile. Molte donne, per via dei miei occhi desueti ma magnetici, a mo’ di presa per il culo gigantesca, mi guardano e mi cantano bello, bello e impossibile con gli occhi neri e il tuo sapor medio-orientale.

Sì, questo capita con le racchie come Gianna Nannini. La mia lei invece sa che, a letto, sono Mel Gibson di Arma letale.

Su questa freddura, vi lascio. Ah ah. Anzi, no. Per molti anni, essendo io un uomo libero, fui invidiato a morte e in molti cercarono di ammazzarmi, inventandosi la storia secondo cui mi inventai tutto da Falotico, no, da fantomatica “teoria del complotto”. A un certo punto, compresi ogni schifezza perpetratami a mo’ di Gibson di Fuori controllo. I nemici commettono difatti, prima o poi, sempre una mossa sbagliata. La mossa sbagliata di Danny Huston, in Fuori controllo, fu la seguente. Chiese al personaggio di Gibson, dopo avergli fatto le condoglianze, posso farle una domanda? Che cosa si prova?

In quell’attimo, Craven/Gibson comprese che Danny fu uno dei principali responsabili della morte della figlia. Al che, lo inseguì per tutta la città di Boston a velocità pazzesca, entrò nella macchina ove vi era il mostro, cioè questo stronzone immane, gli puntò alle tempie e alla gola la pistola e gli domandò in maniera bestiale e micidiale: e ora che cosa si prova?

Ecco, amici, nella vita s’incontra sempre qualche strega che pensa di fotterti e rubarti la bellezza e la purezza.

Mai mettersi, però, contro uno da Interceptor. È un genio vero, lo è sempre stato, e ha fatto molto, molto male. Il male giusto! CHE COSA SI PROVA?

Una delle scene più belle del Cinema di Martin Campbell è presente in Fuga da Absolom. Sapete meglio di me qual è. Sono come Ray. Dirimpetto a un uomo grande e grosso che vuole intimidirmi, sono Ice Man.  Vi è un solo modo per fottermi. Se, davanti a me, mi trovassi Rhiannon Bray, non Ray(!), e Katarina Witt ignude come delle amazzoni selvagge, non avrei molte speranze di sopravvivere. Eh sì, figlioli, la situazione si farebbe dura, davvero dura. Ho scritto dura o volevo dire che me la vedrei, come si suol dire, assai nera? Almeno, Don Johnson ebbe la possibilità di scegliere fra una bionda e una mora. Comunque, come dice il detto, non vi è due senza tre. Perciò, con calma olimpica da Ray, no, non Liotta, Ray Winstone, voglio rivelarvi la verità e scoprire tutti gli altarini. Molti anni fa ebbi una relazione con una donna più bella di Angelina Jolie. Dunque, Rhiannon e Katarina, dopo avermi avuto, sarebbero gelose di tutte le altre donne del villaggio. Perché mai? Ah, ma allora non mi seguite. Secondo voi perché Anjelica Huston era sempre arrabbiata con Jack? E ho detto tutto. Insomma, per farla breve, Mel Gibson ha un casino di figli. Per forza! Ha gli stessi occhi di Danny Huston ma, onestamente, rispetto a Danny, ha molti più muscoli. Soprattutto uno. Da cui, per dirla alla Lino Banfi, state attenti a Mel, è incazzeeeto. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

angelina jolie beowulf

beowulffuga da absolom locandina

Il mito di Robin Hood e le più belle storie d’amore del Cinema e non solo


09 Apr

robin hood crowe blanchett

 

 

– Già una volta ho detto addio a un uomo che andava in guerra e non è più tornato.

– Chiedimelo con grazia.

 

Cate Blanchett e Russell Crowe nel Robin Hood di Ridley Scott. Una delle scene più struggenti ed epiche, emozionanti di sempre che batte ogni pathos de Il gladiatore solo con la forza rocciosa della voce del doppiaggio di Luca Ward e con gli occhi languidi, innamorati di una straordinaria Cate/Lady Marion, a sua volta doppiata dalla calda, non so se solo di gola profonda, Roberta Pellini.

Ora, a molti uomini, dopo la prima volta serve la penicillina, altri non si riprendono più e spellati, facendo pena, patiranno solo pene… d’amore perduto.

Sì, una scena magnifica girata da uno Scott molto ispirato, forse in quel momento tremendamente innamorato di sua moglie. Innamorato Scott, no, cotto, insomma Scottissimo!

Sua moglie altri non è che Giannina Facio, detta anche Gianina, sì, l’ex di Fiorello.

Eh, si sa. Care oche, fiorin’ fiorello l’amore è bello soprattutto se lo fai con (il) Rosario, non quello per cui si prega la Madonna. Bensì col Rosario con la coda di cavallo ai tempi di Karaoke.

Ah, che scena. Rimembrante tempi davvero leggendari.

Commovente, peraltro, quasi quanto un uomo innamorato “a bestia”, non so se imbizzarrito come lo stallone cavalcato da Russell, forse poi reso cornuto.

E rimasto solo come un cane alla maniera dell’Harrison Ford di Blade Runner a sognare l’unicorno. Ah ah.

Ah, è bellissimo andare in pasticceria con una donna e mangiare assieme un cornetto alla crema. Quando il fornaio, a tarda notte, come in Qualcosa è cambiato con Jack Nicholson ed Helen Hunt, sforna Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda o pasticcini semplicemente stomachevoli come i film più pateticamente dolciastri e stucchevoli.

Intanto, il sindaco Merola di Bologna sostiene che molta gente, abbattuta dalla quarantena, non tornerà più alla normalità a livello psicofisico. Nel senso che, dopo tale privazione e quest’indotta, subliminale e non tanto sublime castrazione, non farà più all’amore? Vai di andropause e menopause.

Ma sì. Tanto alla tv daranno il film melodrammatico per eccellenza. Ovvero I figli… so’ pezzi ‘e core diretto da Alfonso Brescia. Uomo, non so però se regista stimabile, conosciuto anche con lo pseudonimo di Al Bradley.

Invece Dino Abbrescia di Cado dalle nubi con Checco Zalone con chi amoreggiò? Col suo compagno, ah, con tanto di burrata.

Checco osservò la scena, disgustato. Dino gli chiese:

– Com’è la pasta?

– Uhm, è cotta, è cotta.

 

Filmaccio che vale un’ottima battona, no, una splendida sbattuta, no, una meravigliosa battuta caduta “a fagiolo” nel momento topico…

Marmellata e cioccolata, ci può stare anche la frittata!

E il pesce pure fritto!

Comunque sia, voi preferite la coppia Kevin Costner e Mary Elizabeth Mastrantonio del Robin Hood – Principe dei ladri di Kevin Reynolds oppure i succitati, molto eccitati Russell Crowe e Cate Blanchett?

Quello che so io è che molti uomini, a letto, macchiano piacevolmente le donne e le donne amano più questo tipo di bianchetto rispetto a quello che serve per cancellare gli errori delle brutte copie. No, scusate, delle brutte coppie.

Cioè, per farla breve, si copia, a volte si copia male, spesso molti di voi malissimo copulano.

E poi scoppiano.

Va be’, è sporco a terra. Non basta il bianchetto, serve la scopa. Ma, soprattutto, la serva scopa?

Cambiando i fattorini, uno di loro due è più robusto rispetto all’altro e carica meglio le valigie.  Invece, invertendo i fattori, il prodotto non cambia anche se i fattori sono uguali.

Da cui il famoso libro La fattoria degli animali. Ah ah.

Io non sono omofobo, quindi fate quel cazzo che vi pare e piace. Basta che non mi diate dell’invertito.

Sono uno spostato? Non lo so.

L’amore, in verità, è bellissimo finché dura. L’amore, indubbiamente, leggermente rincoglionisce.

Provoca stati di estasi che rimbambiscono colui che ne è affetto. Ma si vive comunque di grandi affetti.

A meno che non siate troppo affettati oppure affrettati. Nel primo caso, lei non vi sopporterà poiché voi vi dimostraste poco spontanei, nel secondo caso, non vi saranno i preliminari e, in caso di troppa fretta, neanche il resto. Arriverete subito alla frutta.

Innamoratevi, uomini, della donna giusta. Una donna non si sceglie al banco degli affettati. Non abbiate, cioè, il prosciutto davanti agli occhi. E, quando troverete la vostra metà della mela, non fate i salami e, mie teste da meloni, offrite lei la vostra banana.

Se invece v’innamorerete della cassiera ma lei amerà, al posto vostro, un uomo che mangia solo la porchetta, recatevi al banco frigo e scegliete un buon tiramisù.

Vidi uomini amanti del Bardo come Kenneth Branagh che, appena la loro Emma Thompson li tradì con uomini meno scespiriani ma più sospiranti, fecero Molto rumore per nulla.

Di mio, so che per Kate Beckinsale farei un gran casino.

Ah, è meglio farlo il più a lungo possibile. Sì, non abbiate paura di sbagliare. Piuttosto, anzi molto tosto/i, spingete a più non posso.

Sin all’osso.

Resisterete o, stancativi presto, sbadiglierete?

Dunque, prima di sba(di)gliare o prendervi in pieno, prima di fallire, corteggiate con ardire, ardendo come dei cavalieri di distinto portamento. Anche di egregio istinto. Uomini di cor(t)e, non siate taccagni in quanto a sentimenti. Siate lunghi! Le lusingherete.

Non dovete avere il braccino corto. Tanto, anche se vi mancasse o vi moncaste un braccio, lei può abbracciarvi lo stesso. Un bacio, comunque, non vale la candela.

E che ve ne farete di tanti bacini se non pot(r)ete abbacinare la vostra lei con qualcosa che una donna non ha e per cui perde spesso la testa in maniera avvinghiante?

Sì, dovete essere avvolti, lì. A meno che, là, in quella zona, qualcosa vi manchi.

Alle donne manca, sì, poiché non ce l’hanno e vogliono arrossare la loro parte lilla ma sanno compensare il vuoto, non solo emotivo, in maniera più che empatica se al loro uomo invece può anche mancare tutto ma, in fatto a quello, non commette mai un fallo. Ah ah.

Sì, non avete mai usato il cosiddetto bianchetto? Io, sinceramente, con Lorena Bianchetti avrei usato anche l’evidenziatore.

Sì, comunque molti uomini confondono il Monte Bianco, sulla cui sommità fa molto freddo, detto anche Mont Blanc, in quanto si trova in Francia, al dessert omonimo.

Di mio, parafrasando Lino Banfi di Al bar dello sport, preferisco una vita dolce da montepremi.

Nanni Moretti, in Bianca, rese celeberrimo il dolce citatovi sopra. E in questo film leccò anche una confezione gigantesca di Nutella. Solo quella…

Per leccare invece il seno di Laura Morante dovette aspettare La stanza del figlio. E ho detto tutto.

Insomma, la dovreste finire di leccarvi. Qualcuno non leccherà più e sarà un pasticcio. Anzi, un pastrocchio.

A proposito di cose dolci e piluccanti, forse solo piccanti, di baci alla francese e di donne eleganti, Juliette Binoche guarda Johnny Depp in Chocolat. Colpo di fulmine all’istante! Appena incrocia il suo sguardo, se lo vuole, infatti, cuccare seduta stante. Johnny ha delle iridi stupefacenti. Ho detto cuccare. Potevo anche usare un altro verbo quasi uguale, aggiungendo due i e non una c. La c di…?

Non pensate male. La c di Como. Poiché, sulle rive del lago di Como, questo matrimonio non s’ha da fare, sostennero i bravi, capeggiati da Don Rodrigo, ne I promessi sposi.

Ebbene, se Lucia non fosse stata liberata dall’Innominato, si sarebbe data solo al cucito e al cucinare?

E amate di più Danny Huston nei panni di Re Riccardo Cuor di Leone nel film di Scott o il cammeo di Sean Connery?

Ursula Andress di Dr. No lo sa.

Orsù, uomini che da tanto tempo non più amoreggiate, sì, non amareggiatevi.

Mare, profumo di mare…, sapore di sale. Sale tutto.

Smettetela, suvvia. Sean compare tre minuti e batte Danny col solo potere del suo coronavirus, no, della Corona, malgrado avesse, già all’epoca, molti meno capelli del Principe Carlo d’Inghilterra.

La povera Lady Diana fece bene a non volere che Carlo indossasse la Corona, bensì un bel paio di corna.

Carlo, un uomo ricco fuori ma povero dentro. Infatti, secondo me Lady Diana ebbe una fortuna sfacciata.
Meglio morire tragicamente, imboccando un orribile tunnel, baciando però colui che davvero si ama, piuttosto che farlo tutte le notti con chi si odia.

Sì, è ovvio. Fu solo un matrimonio di convenienza.

Carlo fu da camomille, no, da Camilla.

Ora, a dire il vero, Russell Crowe nei panni di Robin Hood appare un po’ troppo panzone e, se non fosse stato per il suo carisma più contagioso del COVID-19, sarebbe risultato solo demenziale e un uomo in calzamaglia come Cary Elwes del Robin Hood di Mel Brooks.

Infatti, inizialmente, prima che alla regia subentrasse Scott, Crowe avrebbe dovuto interpretare lo sceriffo di Nottingham. Anche se così fosse avvenuto, avrebbe comunque sfigurato dinanzi alla cattiveria del magro Alan Rickman.

D’altra parte, il vero Robin Hood rimane e rimarrà Errol Flynn.

Certamente non Luc Merenda di SuperfantozziColui che ruba ai ricchi per dare ai poveri…

Sì, non lo sapevate? Alla fine di Trappola di cristallo, quando Bruce Willis fa il culo a Rickman, Rickman pronuncia:

– Com’è umano lei…

 

Che c’entra? C’entra eccome.

Sì, Patrick Bergin, in Robin Hood – La leggenda, chiese a Uma Thurman:

– Amore, siamo qui a letto e abbiamo fottuto, inculato lo sceriffo. Ora, possiamo godercela. Insomma, io me la godrò e tu te la/o godrai. Ma sono un attore molto dotato, infatti sono così versatile che potrei incarnare perfino una maschile pornostar.

Ecco, Uma, secondo te c’entrerà?

– Robin, si dice… c’entrerà, entrerà o centrerà? Ragguagliami. Non lo so, sono un’ignorante popolana da centrini. Ma domani, che è domenica, mi porterai al Centro di Imola a vedere il castello medioevale? Informami, intanto adesso infornami.

– Sì, va bene. Hai ragione, pensiamo al ponte levatoio.

 

Ecco, questa è una battuta, come si suol dire, del cazzo.

Comunque, i migliori film d’amore sono I ponti di Madison County e Un amore splendido con Cary Grant e Deborah Kerr.

Quindi, non fatemi più vedere puttanate come Dirty Dancing o Pretty Woman.

Altrimenti, con voce da Luca Ward, doppiatore di Samuel L. Jackson in Pulp Fiction, se mi farete davvero arrabbiare, farete la figura delle sceme come Amanda Plummer e dei cretini come Tim Roth nel suddetto film.

Innamorati cronici senza una lira.

Meglio così. Le persone ricche si tradiscono. Invece Tom Waits e Lily Tomlin di America oggi lo sanno…

Le coppie con troppi soldi, eh sì, hanno parecchi interessi ed è tutto un giro di prostituzione.

Fidatevi.

Come storia d’amore leggendaria, non è male neanche Rocky.

Rocky non è un film sul pugilato.

È, per l’esattezza, un film che prende la boxe come metafora della vita, è la storia di un uomoè la storia di un uomo, è la storia di un uomo…

Scusate, qui mi sono perso un’altra volta come Sam Elliott de Il grande Lebowski.

Amico, versami da bere un whisky.

A me quella non interessa. Quella, non solo si beve i film più brutti, bensì anche qualcos’altro dei meno romantici.

Comunque, tornando a Luca Ward.

La sua voce, a dircela tutta, non è un granché.

Può piacere solo a Giada Desideri.

E ho detto tutto.

A parte gli scherzi e i gusti, il Robin Hood di Ridley Scott è appena sufficiente.

Dura due ore e mezza ed emoziona solo nella scena del bacio speranzoso fra Russell e Cate.

Stessa cosa dicasi per Interstellar di Nolan.

Emoziona solamente quando la figlia incontra il padre. Sì, più giovane di lei. Inoltre io ebbi sempre questo dubbio.
Non è che la figlia di Matthew McConaughey desiderasse un rapporto incestuoso? Oh, con un padre bello come Matthew, non si sa mai.

No, che cazzata. Da grande sarebbe diventata Jessica Chastain. Avrebbe potuto permettersi più di un McConaughey. Ah ah.

Se proprio vogliamo essere onesti e non invidiosi, la mia voce è più bella di quella di Luca Ward.

Non ho gli occhi blu di McConaughey, però. Infatti, le Jessica Chastain di Bologna mi mandano a fare in culo. Sì, è bellissimo essere mandati a fanculo. Soprattutto se il loro fondoschiena è più bello di quello di Jessica Rabbit.

Ah ah.

Sono più bravo a scrivere di Quentin Tarantino e forse sono più autoironico di Mel Brooks.

Insomma, chi sono?

Forza, la verità la sanno tutti. Tranne io.

Tornando a Pulp Fiction e a Bruce Willis.

Dovevo incassare i soldi e perdere. Ora mi vogliono tutti morto. Cazzi loro.

Come dice il mio hater preferito, sono l’idolo delle folle.

Sono Joker e Robin Hood. E non ho niente di cui vergognarmi.

Ah ah ah ah ah ah ah ah ah.

Ho molte frecce ancora al mio arco.

Sì, e che me ne faccio? Viviamo nel 2020. Le frecce, oggigiorno, servono solo per segnalare alle autovetture che stai svoltando.

Dove? Io non vedo nessuna svolta. Ah ah.

Molta gente, invece, crede ancora a Cupido.

Sì, soltanto sotto San Valentino. Per tutti gli altri giorni, sfogliano solamente il giornale e non le margherite.

Per finire, tralasciando gli scherzacci e le cos(c)e goliardiche, il bacio fra Russell e Cate è una delle scene più ficcanti di sempre.

Scena masterpiece.

 

di Stefano Falotico

 

Se tanto mi dà tanto, JOKER sarà il film di apertura del Festival di Venezia


14 Jul

joker phoenix

Permettetemi quest’introduzione goliardica per poi passare a una disamina sociale triste, sì, perché questo mondo è triste e si sta/mi sta intristendo sempre di più

Eh sì, Annibale fu denominato il Temporeggiatore. No, scusate, il Temporeggiatore fu l’altro, il suo rivale, ovvero Fabio Massimo. Attenzione, non confondetelo con Massimo Decimo Meridio, vale a dire Russell Crowe de Il gladiatore.

Eh sì, sono un personaggio gladiatorio fuori da ogni tempo, da ogni tempio, talvolta mi scoppiano le tempie perché il mio carattere irascibile, dunque umorale, va in surriscaldamento. In alcune circostanze sono anche amorale ma non vi preoccupate, eh già, so amare ogni donna anche sul Monte Sinai e non soltanto in spiaggia, sulla riva del mare.

Ah, voleste farmi (de)cadere, miei matti come Joaquin Phoenix. Dandomi del puttaniere e dell’asino.

Ma son rimontato in sella come Robin Hood, ovvero Russell Crowe in uno dei film più brutti sempre di Ridley Scott. Film che vale solo per la scena in cui, questo Robin Hood con la panza, un uomo in calzamaglia, grida tonante il suo amore a Cate Blanchett perché è stanco delle notti in bianco e vuole a lei donare il suo bianchetto…

Ah, son uomo con molte frecce al suo arco. Più che altro, sono talmente sbadato che, sebbene abbia svoltato, cambiando la mia vita, mi dimenticai di accendere la freccia della macchina.

Persi molti treni nella mia vita ma preferirò tutta la vita, appunto, Italo a Frecciarossa Trenitalia. Si risparmia.

E mi viene voglia di vendicarmi di tutti i soprusi subiti, alzando la voce per farmi finalmente valere.

No, non sono imperatore di niente, nemmeno di Capri. E non sarò mai Leonardo DiCaprio.

Ma ho una voce imperiosa come Luca Ward. Sono un cantante melodico come Peppino di Capri. E ballo il twist…

Al massimo, tra qualche faraglione e un’ottima faraona, condita e ben rosolata lontano da Ramses II, amata a tradimento come dio (non) comanda, da cui il famoso “editto”… non desiderare la donna d’altri, nemmeno di Daltri, un mio amico dell’infanzia, adesso felicemente sposato e ammogliato, me la tirerò… da ribelle come Mosè. Sì, Mosè ricevette da Dio in persona I dieci comandamenti. Dio li editò per lui, puntandogli pure il dito.

Io ho sia il carisma di Charlton Heston che la follia demenziale del mitico Mel Brooks de La pazza storia del mondo.

Sì, sono un matto mai visto, infatti il mio editore, sempre Charlton Heston, però de Il seme della follia, ha appena contattato Sam Neill perché crede che io sia Sutter Cane.

Di mio, vorrei solo un po’ di pace e serenità. Non è mia intenzione fare il demiurgo lovecraftiano. Comunque, se voleste comprare qualche mio libro, sbarcherò meglio il lunatico, no, il mio lunario da essere falotico.

Detto ciò, dopo tutto questo preambolo epico-biblico, quasi da peplum, miei patrizi e miei plebei, quale sarà il film di apertura della prossima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia?

In queste ore sarà annunciato da Alberto Barbera. Il quale, dopo l’annuncio, guarderà pure un cartone animato di Hanna-Barbera. Di mio, bevo inconsolabilmente come La Sconsolata, ovvero appunto Anna Maria Barbera, il vino La Barbera.

Mah, di mio oggi andrò dal barbiere. Mi taglierò i capelli e la barbetta per avere un look più appetibile per tutte le Barbie.

Sono un uomo come Diego Abatantuono di Mediterraneo. Che distrugge ogni isolana come Vana Barba.

Detta anche Vanna. Una che, col fisico che ancora ha, cioè da bonazza, non avrà mai bisogno di venir imbonita da Wanna Marchi. No, Vana Barba non necessita delle creme di bellezza di Wanna.

Per la Madonna! Cioè la Ciccone che canta per me La isla bonita.

E io, sul divano, massaggio la sbarbina in quanto uomo vanitoso che sta sul vago e sul vanissimo. Forse solo sotto di lei.

Solitamente, il 15 Luglio viene comunicato il film di apertura del Festival.

Sarà il JOKER.

Se ve lo dico io…

Siamo una famiglia, una collettività senza più albero genealogico, consanguinei della nostra irreparabile perdizione non (salvi)fica

Sapete che mi dicono quando mi fermo, ponderoso e poderoso, a riflettere sul mondo?

Mi dicono che sono/sia un coglione storico, eppure stoico.

Ora, la prenderò larga. La terza stagione di Stranger Things 3 m’è piaciuta ma decisamente meno rispetto alle altre. L’ho anche scritto nella mia recensione. Nella quale, forse avrei dovuto aggiungere che quest’intera Season 3 fonda molte delle sue intuizioni su La cosa di John Carpenter.

Ma non volevo spoilerare. Qui, sì.

Dopo aver terminato di vedere il settimo episodio, pensai che i fratelli Duffer stessero scherzando riguardo al fatto, fatto loro pronunciare da Caleb McLaughlin/Lucas Sinclair, che il remake de La cosa sia più dolce e più fresco dell’originale.

Caleb fa riferimento al rifacimento del 2011 firmato, si fa per dire, da un regista dal nome e cognome talmente impronunciabili che da allora non ha più diretto un lungometraggio. Soltanto corti. Un regista dal respiro cortissimo.

Vale a dire Matthijs van Heijningen Jr.

Mi ricordo piuttosto bene, comunque, di questa pellicola. Da noi fu distribuita in sala nell’estate del 2012. Andai a vederla con un mio amico, considerato non tanto a posto, diciamo.

A entrambi non piacque molto. Se penso che nel 2012 ero ancora abbastanza allegro come essere umano, così come lo era questo mio amico, ora macellato dalla società e a pezzi mentalmente, tant’è che vive pressoché isolato e sperduto in una zona di confino dell’estrema provincia bolognese, mi viene da piangere.

Paiono infatti trascorsi mille anni e invece ne sono passati soltanto sette.

In questi anni sono cresciuto molto. Prima ero Brontolo, quello dei Sette Nani, appunto. Malgrado a Biancaneve volessi ficcarglielo con sette anali.

Forse però sono regredito del tutto. Strani e bislacchi eventi son infatti occorsi nella mia vita. Son stato anche un paio di volte in ambulanza e sono finito al pronto soccorso.

Anzi, sul finire del 2014, sfiorai davvero la morte. Che mi crediate o no. In privato, se mi contatterete, visto che io non ho nulla da nascondere, ve ne rivelerò le motivazioni.

Ammesso che v’interessi. Sennò, vi lascio alla vostra cena. Mi raccomando, spolpate bene le costolette di maiale e succhiatemi tutto il midollo spinale.

Qui, mi sono un po’ perso. Ma io mi perdo sempre. Sono un licantropo che vaga nella brughiera e mangia anche, come un topo, il gruviera.

Alcuni, anzi molti, mi considerano un personaggio talmente oltre da meritare probabilmente perfino la galera. Ah ah.

Sì, io non la mando a dire. Eh già, perché mai dovrei affidare le mie parole da scritti corsari a un’ambasciatrice che non porta pena quando invece, di pene, devo essere io colui che le prende?

Dico? Io mi assumo ogni responsabilità. In nessun posto di lavoro mi assumono ma piaccio alle donne segretarie. Mah. Vogliono da me amplessi in formato fotocopia.

Adesso, veniamo al dunque, siamo seri. Per l’amor di dio! Non lasciamoci prendere la mano!

Dov’eravamo rimasti? Ah sì, a Stranger Things 3. L’episodio sette è, nonostante questa cazzata cosmica detta da Caleb, quello migliore della stagione.

Quello finale, della durata di circa un’ora e venti insopportabili, è il peggiore. Mah, solitamente, essendo il finale, dovrebbe essere il migliore. Invece così non è, manco per il cazzo.

Innanzitutto, il personaggio di Dacre Montgomery muore. E dire che non vedevo l’ora che si trombasse quella bona di Cara Buono. Ma Netflix deve aver pensato che, sì, è un servizio streaming ma non è un VOD, ovvero un Video on Demand da siti per adulti per il download di pellicole con super tope del tipo Milf love teens e altre puttanate di sorca, no, di sorta.

Non so perché, guardando Dacre, m’è tornato alla mente un mio amico delle scuole medie, Fabio Betti.

La faccia è uguale. Spero che Fabio, ragazzo che sognava di giocare nel Bologna, infatti militò nelle sue giovanili fin circa la maggiore età, stia bene.

Dacre schiatta invece, ucciso e trafitto nel cuore dal mostro del Mind Flayer.

Così come crepa anche David Harbour/Jim Hopper.

E ora? Come potranno realizzare la quarta stagione, già annunciata, senza il mitico David?

Certo che Winona Ryder in questa serie è davvero una sfigata mai vista.

Poi, ha avuto un cambiamento, una metamorfosi kafkiana da far paura anche a Dracula di Bram Stoker.

Che io mi ricordi, era una figona. Adesso, sembra la sorella gemella di Arisa.

Arisa, sì, la cantante di Mi sento bene. Mah, Winona non è che io la veda benissimo, ora come ora. Anzi, a ogni minuto che passa, diventa sempre più racchia e minuta.

E ora, appunto, pubblico, voglio il riso. No, non le risate, bensì un risotto di patate… che si sciolgano in bocca. Ah ah.

Tornando a Winona, nella stagione 1, le sparisce il figlio Will, nella seconda il figlio, in seguito al trauma, è rimasto scioccato. L’uomo con cui sta, inoltre, Sean Astin, viene divorato sotto i suoi occhi da un demogorgone.

E, nella terza stagione, finalmente rivela il suo amore inconfessato a Jim, sebbene non glielo dichiari platealmente. Peraltro, dopo l’irruzione nel covo dei gerarchi russi, sperava che lui se la inchiappettasse e invece lo prende in culo un’altra volta. Lui le si spegne davanti agli occhi. Praticamente è lei che lo ammazza, premendo sul rosso…

Insomma, questa è una vedova inconsolabile con un figlio traumatizzato che si è salvato dal Sottosopra ma, a differenza dei suoi coetanei, i quali cominciano a “darci dentro”, desidera rimanere nel seminterrato.

Ed è pure un’omicida di quello che poteva essere il suo amante coi contro-cazzi.

Il contrario, cioè, di suo figlio Will, un fanatico di Dungeons & Dragons ma per cui prevedo un futuro poco da drago…

Winona, una donna distrutta. Per di più, il figlio con ambizioni artistiche, da fotografo alla Robert Capa, consolida la sua love story con Nancy, interpretata da Natalia Dyer. Natalia di faccia è piuttosto carina ma in quanto a seno non è che sia molto dotata. Insomma, questo Charlie Heaton/Jonathan Byers, secondo me, doveva fare solo Helmut Newton, immortalando l’immane davanzale di Roberta Capua.

Invece, m’è diventato uno da libri di Moccia.

Ah, Roberta Capua. Stava con Massimiliano Rosolino. Nuotatore fenomenale, campione dello stile rana.

Massimiliano aveva e ha ancora un gran fisico. Era insomma belloccio. Non era un rospo e, diciamoci la verità, chi non avrebbe voluto essere il principe azzurro di Roberta?

Non c’è bisogno di essere stati un campione della Nazionale Azzurra per sognare un amore acquatico e un’immersione con orgasmi in apnea, non solo al mare e in piscina, con Capua Roberta.

Chiunque vorrebbe incarnarsi nel suo Rosolino e rosolarglielo, di bagnasciuga, perbenino.

M’immagino quando Massimiliano e Roberta stavano assieme. Lui era bello, lei di più

Devono essere partite scene di gelosia da manicomio. Sì, ecco la situazione… Massimiliano e Roberta si trovavano al ristorante Guarda Omar quant’è bello, (i)spira tanto sentimento, sì, celebre battuta di Totò in Totò sceicco (Massimiliano la conosce benissimo, essendo come il Principe della risata, eh già di Napoli, così come Roberta), al che entra un concittadino partenopeo verace, appunto, che fissa insistentemente il seno della Capua, come detto assai procace. A Massimiliano va il sangue al cervello, al partenopeo nei vasi dilatatori. Deve intervenire allora il buttafuori in seguito a questo diverbio prima della sedata, possibile rissa:

– Ehi, strunz’, che cazzo guardi?

– Guardo la tua donna. Embè!? È proibito?

– Ora io ti spacco la tua Capua de cazz’, no, scusa, volevo dire la tua capa di minchia.

Ecco, Carpenter non avrebbe mai filmato un finale triste, sì, ma conciliatorio e buonista come quello di Stranger Things 3. Prendiamo per esempio La cosa. La creatura mostruosa viene ammazzata, sopravvivono il bianco e il nero. Che rimangono al freddo e al gelo, fissandosi negli occhi, come per chiedersi vicendevolmente: non è che sei tu la cosa?

Sì, è una società d’idioti. Oggigiorno, Pier Paolo Pasolini sarebbe preso per un malato di mente e finirebbe in cura come Joaquin Phoenix del Joker.

Perché?

Perché Pasolini era e sarebbe ancora un genio.

Il mondo invece è andato a troie e non avrebbe capito nulla di lui.

L’avrebbe macellato.

Avete visto la foto rilasciata da Empire di Robert De Niro nella prima immagine ufficiale di Joker?

A me è parsa davvero inquietante.

De Niro ha un’espressione inorridita e Joaquin Phoenix gli è di spalle ma non lo vediamo in volto.

Fa spavento questa foto. È terrificante.

Avevo creato una miniatura, per un mio video su YouTube, a tal proposito. Che ripropongo.

Insomma, la storia è questa.

Joaquin/Arthur Fleck è un uomo buono, forse anche un po’ tonto nel senso positivo del termine.

Capisce però che, se non si omologa ai gusti della massa, verrà presto tagliato fuori.

Al che, decide di dare spettacolo.

De Niro/Murray Franklin lo deride impietosamente davanti a tutti.

Forse, scherzando un po’ troppo sulle debolezze psicologiche di Arthur. Insistendo, come si suol dire, come un maiale.

A questo punto, Arthur diventa il più cattivo.

Stando ai rumors, Joker finirà internato.

Ma in fondo, come ho scritto nel mio libro John Carpenter – Prince of Darkness, in merito a The Ward, siamo tutti dentro un enorme manicomio figlio della nostra cultura folle.

 

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di Stefano Falotico

Nel giorno del Royal Wedding, annuncio il mio suicidio da Birdman e non pago il barman


19 May

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Oramai, molta gente si è aspetta che le spari grosse.

Su Facebook, ho scritto: sto morendo, spero che qualcuno se ne sia accorto.

Al che, un cugino di vecchia data, che fisicamente assomiglia a Michael Wincott del Robin Hood con Costner (e ho detto tutto…), pensando che scherzi (potevo mettere anche scherzassi), mi scrive… quando c’è il funerale, c’inviti?

Ecco, e poi uno dici che non deve essere depresso. I parenti sono come i serpenti, nelle limacciose paludi delle loro vite crasse, un tempo votavano Craxi e ora son contenti e pasciuti delle loro vite berlusconiane.

Sì, abbisogno di sgravare la mia anima. Non è un grido d’aiuto ma è come fossi stato investito da un’auto.

Il mio fisico, dopo anni impertinenti, ingiustificati di psicofarmaci ha cominciato a incrinarsi, e si è rammollito. Un tempo ero campione di Calcio e Tennis, ma ero un “debole”, vincevo tutte le partite tranne quella del campo da gioco dei “duri”, e tutti mi gridavano che dovevo farmi crescere le palline. Poi, con sedazioni mostruose, figlie degli abomini più catto-borghesi, le palle son scomparse anche fisicamente. E vago per una zona eunuca ove contemplo ogni donna come se non suonassi la chitarrina ma la pianola della Bontempi. In verità vi dico che, nonostante tutto, faccio ancora la mia porca… figura.

Chitarra e catarro. Sì, più passa il tempo e più ho sviluppato una voce roca da Tom Waits. Un mio amico mi dice che sono pazzo a fumare tre pacchetti di sigarette al giorno, io gli dico che è pazzo a scopare due volte al giorno sua moglie. Io ne sarei rimasto intossicato nei polmoni della libertà. Le donne castrano, provocano ictus e disabilità, e riducono pure la fertilità perché ti tradiscono e poi dicono che il figlio è tuo, perché quello che se l’è ingroppate non può mantenere il pargoletto e tu hai invece la faccia di cazzo da uomo “neonato”. Sì, farò la pubblicità dei pannolini.

Sì, le donne è meglio stiano lontano da me. Ti vincolano e poi divincolarsi è una gatta da pelare come un vicolo vizioso. E voglion esser viziate. Sì, sì, sì, quando sono tristi necessitano di uno che le tiri su, “tirandoglielo” in mezzo, quando sono allegre disprezzano la tua parte maschia e ti dicono di leggere più libri “alti”. Sono incontentabili. Un giorno godono, l’altro fanno sì che tu non goda. Allora, arrivederci e sogni d’oro. Almeno, posso “tirarmela” da solo.

I sogni sono l’unica cosa che l’uomo ha. Al di là dei due di picche, della solita annale, forse anche anale se sei omosessuale, ripicca e questione col tuo collega che da dietro te lo mette in culo, al di là del lavoro da quattro soldi, i sogni sono l’unica ragione reale per cui si deve vivere.

Reale. Ah, questi principi inglesi voglion essere celebrati nel loro reame. Sì, è stato fotografato il matrimonio di Harry con l’attrice Meghan Markle. Mah, e dire che coi soldi che ha questo Harry poteva sposarsi con Megan Gale. Markle. Scusate, alle nozze c’era pure la Merkel?

Io vivo nel mio Teatro, underground, e stanotte sarò Batman.

L’altro giorno ho scritto un post terribilmente misogino e ho subito attacchi da parte delle femministe Me Too.

Ribadisco quello che penso. E, per avvalorare la mia tesi, vi dico questo. Due anni fa ero nella merda assoluta e nessuna mi cagava. Poi, ho messo questa foto sui social e improvvisamente mi hanno contattato tutte in chat.

Secondo voi, molte donne non rispecchiano il “fallo”, il fatto che sono (o siano?) delle poco di buono? Comunque, nonostante i facili costumi, sono indubbiamente bone.

Sì, in questa foto non sono Alain Delon ma non sono neanche elephant man. Il guaio è che non posso neppure buttarmi giù dal balcone. Perché sono come Michael Keaton? No, perché potrei rimanere ancora più offeso.

Stasera comunque andrò al bar. Questo barista bara sempre sul resto. Del resto deve tirare a Campari pure lui. E allora non lo pagherò. Io non la pago mai, neanche quando dovrebbero pagarla gli altri, che infatti la pagano… si sono sposati con delle puttane. Che hanno pensato… non male, i soldi ce li ha e mo’, dopo avergliela mollata a peso d’oro, mi ammoglio…

Sì, nella vita mi son precluso molte cose. Diciamo la verità. Son stato per molto tempo escluso e, appena mi ribellavo, dicevano che erano tutte scuse.

Comunque quelle ragazze che mi sbertucciavano non mi son mai parse molto “chiuse”. Son sempre state apertissime… a nuove esperienze.

E il principe Harry è oramai fottuto.

Passerà la sua vita fra agonie e tormenti nel presenziare di qua e di là e a esibire sorrisi di facciata per non sputtanare il “casato”.

Che vita orribile. E deve guardare solo film della Disney! Non può dire che, nelle sue intimità, guarda Arancia meccanica. Lo radierebbero…

Io adoro essere il principe dei ladri. E lo sa pure mio fratello, che non ho.

ROBIN HOOD : PRINCE OF THIEVES, Christian Slater, 1991

ROBIN HOOD : PRINCE OF THIEVES, Christian Slater, 1991

 

di Stefano Falotico

 

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