Posts Tagged ‘Rust Cohle’

Sono il signor WOLF(man), risolvo i (miei e vostri) problemi – Bologna POLAR, un Falò al massimo, evviva comunque Sharon Stone! Ah ah!


26 Oct

sharon stone stallone stone specialistaIl regista de Lo specialista, con Sylvester Stallone e Sharon Stone (forse più bella qui rispetto a Basic Instinct, il che è tutto dire, ammazza, oh), a cui alludo, si chiama Louis Gara? No, Lluis Loosa. Da non confondere con Joel Souza. Regista di Rust con Alec Baldwin. Set sul quale è avvenuta una tragedia storica quasi, se non superiore, a quella occorsa (e non bastò il pronto soccorso, eh eh) a Brandon Lee? Intanto, fratelli della congrega, vi consiglio questo mio libro. Mi pare un buon libro. Ed è stata la mano di dio! Ah ah. Una storia di folle detection, firmata Rust Cohle di True Detective? Ah ah. Lo trovate sulle maggiori catene librarie online, uh uh!

di Stefano FaloticoFalotico Bologna Polar

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UNA STORIA VERA: in tempi bui di quarantena, un sentito omaggio poetico alla grande Sophia Loren, ad Al Pacino, ad Al Bano e alla vita


20 Nov

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Amici, adepti e non della congrega di fedelissimi non soltanto del Cristo, la vita va avanti, malgrado tutto.

THE STRAIGHT STORY, Richard Farnsworth, 1999. ©Buena Vista Pictures

THE STRAIGHT STORY, Richard Farnsworth, 1999. ©Buena Vista Pictures

Il Cinema tentenna, le produzioni sono bloccate e Martin Scorsese, dallo scorso marzo, sta aspettando di girare Killers of the Flower Moon con Leo DiCaprio e Bobby De Niro.

Mentre Lady Gaga sarà Patrizia Reggiani per Gucci di Ridley Scott, avente nel cast the greatest actors alive, ovvero i nostri beniamini di The Irishman, cioè Al Pacino e sempre lui, Bob, mentre la signora Germanotta diventa sempre più donna, sempre più bella, sempre più irresistibile, diciamocelo, sempre più bona e tatuata, la mitica ed immarcescibile Scicolone, in arte Loren, forse ce la farà ad ottenere un’altra storica nomination agli Oscar per La vita davanti a sé del figlio avuto con Carlo Conti, no, con Carlo Ponti.

Se così fosse, fra la sua precedente caricatura, no, candidatura e quella che noi, italiani di razza, tifanti per lei, ci auguriamo che possa ottenere, sbaragliando una concorrenza agguerrita in cui primeggiano Frances McDormand e Vanessa Kirby su tutte, sarebbe intercorso un infinito tempo pari soltanto, perfino superiore, a quello trapassato, no, semplicemente passato dalla primissima nomination ottenuta da Henry Fonda per Furore al suo Oscar, decisamente troppo tardivo, per Sul lago dorato…

Perché C’era una volta il West e forse soltanto Claudia Cardinale, a quei tempi, poteva battere la Loren in fatto di sex appeal.

Dinanzi a loro, si rimaneva in silenzio come Charles Bronson. Impietriti, durissimi…

A essere sinceri, La vita davanti a sé non è un granché ma io mi sono emozionato a vedere la Loren in quest’intervista:

Così come mi emoziona, nonostante tutto, sapere che un uomo bruttino come Al Bano sia riuscito a conquistare, per tantissimi anni, il cuore di una donna magnifica, vale a dire Romina Power, figlia di un uomo a sua volta bellissimo, Tyrone.

Così come mi commuovo sempre a sapere che la loro figlia, Ylenia, forse si perse da Ragazza nella nebbia di Donato Carrisi

Chissà se è ancora viva, se Rust Cohle/Matthew McConaughey di True Detective avrà le palle per raccontarci la verità sulla sua tragica scomparsa.

Perché, checché se ne dica, questa è una delle scene più belle, più forti e più struggenti di sempre:

Al Pacino forse è più grande, più grintoso, più potente di Bob De Niro.

Forse David Lynch è il più grande regista di sempre.

Perché forse aveva ragione la sua ex, ex anche di Scorsese, cioè Isabella Rossellini. Quando disse che, con tutta la stima e l’amore possibile che possa valere, no, volere a zio Marty, David non lo vede neanche.

Sapete qual è la verità? È così.

Perché Twin Peaks: Il ritorno non è una serie televisiva. È il più grande, stupendo, impressionante film della storia del Cinema.

Basterebbero tre scene per definirlo, senz’ombra di dubbio, così. Il risveglio dell’agente Cooper, il finale e i titoli di coda di ogni episodio. Allora, sono più di tre scene?

 

di Stefano Falotico

 

La malattia mentale esiste davvero non soltanto nel Cinema e in True Detective? Oppure è una fandonia creata appositamente dalla psichiatria a mo’ di spauracchio per chi odia i geni che non credono all’eugenetica della mi… a?


28 Jun

van gogh schnabel dafoe

Inizio spiritoso per poi arrivare al finale malato… di metafisica.

Ora, che c’entra True Detective? C’entra eccome.

Nella prima stagione, così come le altre due, scritte da Nic Pizzolatto, Rust Cohle/Matthew McConaughey è malato di mente. La sua non è però una malattia mentale socialmente pericolosa, anzi, tutt’altro. È lui che, grazie al suo fiuto da tartufo, in virtù del suo pessimismo cosmico da Giacomo leopardi ante litteram e, forse, rispetto a lui meno letterato ma probabilmente più lettore dei libri di criminologia non scritti da egregi, noiosissimi dottori, bensì da provetti, privati investigatori alla pari di lui espertissimi di assassini seriali, perfino rispetto a lui più intuitivi e migliori, in maniera prodigiosa riesce a catturare lo psicopatico pedofilo e a smascherare non soltanto il maniaco sessuale, bensì anche le false congreghe di ciarlatani affetti da manie religiose.

Rust non è un fanatico, non è neanche un esaltato. È proprio un gran figlio di puttana nella sua accezione più figa di Michelle Monaghan e di Alexandra Daddario.

Invece, il suo “partner” esclusivamente lavorativo, Marty/Woody Harrelson, non soffre di nessuna patologia mentale, non è uno psichico, tantomeno uno da internare in un centro psichiatrico.

Però, a vederci chiaro, è in effetti malato del seno della Daddario. Mentre Rust sodomizza sua moglie e poi scatta la rissa fra i due amici/nemici che si danno più colpi di quelli rifilati a Rachel McAdams da Ray Velcoro/Colin Farrell nella seconda stagione.

Anche Ray è malato.

Difatti, è tanto certosino e impeccabile nel suo lavoro quanto borderline e facile alle botte da dare non solo a Rachel, bensì a ogni ragazzino bullo, indubbiamente disturbato, che fa lo sbruffone con suo figlio “ritardato”.

Vince Vaughn, invece, è manesco, è un puttaniere conclamato ed è un fesso mai visto.

Sì, sua moglie è una fessa incredibile, nel senso meridionale del termine (fessa infatti, al sud, significa gran pezzo di patonza che, a sua volta, si dice in Toscana, maremma maiala!), eh già, Kelly Reilly.

Oramai specializzata in ruoli da mangiatrice di uomini, “rinomata” nella parte della bagascia di bell’aspetto che può cavalcare sia Kevin Costner, ovvero MrBalla coi lupi, di Yellowstone che un nerone come Denzel Washington di Flight.

Nonostante ciò, Vaughn la tradisce con delle meretrici di bassa sega, no, lega.

In ciò, va detto, assomiglia a Stephen Dorff. Uno che, alla pari di Bret Michaels, riuscì a fottere Pamela Anderson.

Mentre, in Somewhere, Stephen inchiappettò Laura Chiatti. Secondo me, non solo nella finzione.

Con buona pace del cornuto di Marco Bocci.

In True Detective 3, Stephen interpreta la parte, per l’appunto, del tipo piacione un po’ coglione e, nel finale, molto panzone ubriacone.

Stephen, in questa serie, non è malato di mente. Di bionde, nel senso stavolta di birre, sì.

Ha pure la parrucca biondissima!

Mentre Mahershala Ali diviene progressivamente demente e non ricorda più quasi niente.

Vi garantisco, comunque, che Carmen Ejogo è una passerona che non si dimentica facilmente.

Ora, perdonatemi. Non ho più voglia di scherzare e sdrammatizzare.

Avverto un blackout dietro di me, qualcosa di enormemente bergmaniano.

Negli ultimi anni, quasi tutte le persone a me care, purtroppo, sono morte.

E anch’io non mi sento bene.

Più che malinconico, sono nostalgico.

Ma forse qualcosa è rimasto, qualcosa echeggerà eternamente.

La mia anima vivrà per sempre.

Non è un testamento funebre ma una presa di coscienza lapidaria.

Ecco, detto questo, elenchiamo dei film ove i protagonisti sono, in un modo o nell’altro, dei pazzi.

Blown Away – Spazzato via:

Ecco che si riforma la coppia formata da Corey Feldman (identico nell’aspetto a un mio ex amico delle elementari e delle medie, Marco Trasatto) e dal compianto (da chi?) Corey Haim.

La loro patologia consiste in questo: perdono la testa per la stessa donna, cioè Nicole Eggert. In tale thriller erotico girato col culo. Un film, diciamocelo, del cazzo.

Non guardatelo, scaricatevi solo le clip in cui Nicole si mostra più e più volte generosamente ignuda.

Comunque, a Nicole Eggert e a Pamela Anderson, ho sempre preferito Marliece Andrada. Anche lei bagnina bagnatissima di Baywatch e sicuramente una che, come Alexandra Paul, soprattutto di Christine, può trasformare un nerd come Keith Gordon in Flash Gordon.

Proof:

qui, Anthony Hopkins, dopo essere stato il celeberrimo cannibale de Il silenzio degli innocenti, interpreta la parte di un genio matematico impazzito. Il quale non riesce neppure a capire che sua figlia, incarnata da Gwyneth Paltrow, la diede a Brad Pitt.

Dire, cazzo, che Anthony e Brad girarono assieme Vento di passioni. Anche Vi presento Joe Black.

Pare che Pitt e Claire Forlani non abbiano mai avuto alcun tipo di relazione sessuale e/o sentimentale.

Sì, questo lo andranno a dire a quella zoccola di Angelina Jolie.

Andiamo avanti…

Qualcosa è cambiato:

qui, Jack Nicholson interpreta la parte di un misantropo che scrive romanzi d’amore. Ma che significa?

Allora, odia l’umanità o non gliela fa? Lo sa Helen Hunt.

Per riuscire a farcela…, Jack prende le pastiglie, cioè gli psicofarmaci.

Molti di voi, invece, non abbisognano di pasticche come il Viagra.

Non gliela fate manco con questo/e. Ah ah.

Joker:

non so se ne siete stati informati. Questo film è la storia della mia vita.

La mia esistenza è stata plagiata da Todd Phillips e da Scott Silver.

Ho chiesto il risarcimento danni all’Infortunistica Tossani. Ma come? Ho pure vinto l’Oscar come miglior attore protagonista? No, l’ha vinto Phoenix.

Insomma, ‘na tragedia. Ah ah.

Rambo:

qui, Stallone, dopo essere impazzito a causa degli orrori del Vietnam, dà di matto.

Sicuramente meno, comunque, rispetto allo sceriffo e ai suoi scagnozzi fottuti. Non solo nel cervello.

Risvegli:

una malattia chiamata encefalite letargica. Un miracolo inaspettato. Peccato che duri pochissimo. Quasi quanto la corta durata di Stand by Me di Reiner. Una magia e un magnifico ricordo che finiranno solamente nel brevissimo, impercettibile tempo di un’estate bellissima.

A Beautiful Mind:

discreto film, assai retorico. Nemmeno una donna bella come Jennifer Connelly riesce a salvare un genio dalla follia.

Neppure il suo amore riesce a curarlo dai suoi demoni…

E che se ne fa John Nash del Nobel?

Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità:

forse l’arte, la fantasia, l’immaginazione salveranno il mondo da ogni aberrazione e da ogni ipocrisia.

Forse, la forza della grandezza artistica permetterà a Vincent di essere un grande uomo come il Pasolini descritto da Abel Ferrara. Ancora una volta, strepitosamente aderente al viso cristologico del leggendario Willem Dafoe.

di Stefano Falotico

Federico Frusciante non ha capito nulla di JOKER: ha poco a che vedere con FALLING DOWN di Joel Schumacher ma ha molto da spartire con DOG DAY AFTERNOON e THE SILENCE OF THE LAMBS


29 Jan

Da circa un anno, sono in contatto con una ragazza per girare un cortometraggio. Al che, intervenni su un suo post in cui dissi, scherzando, che DiCaprio è meno bello di me.

Senza motivo alcuno, lei mi scrisse in chat che dovrei guardarmi allo specchio. Sì, dopo che lesse la mia sceneggiatura. Capace pure che me l’abbia fregata.

Ma chi cazzo credete di essere? DiCaprio lo vedrete col binocolo e mi sa che, se continuerete a tirarvela, vedrete anche qualcos’altro da lontano, di riflesso, diciamo.

Sì, quando m’incazzo, Vittorio Sgarbi mi fa un baffo.

Sono diventato uno psichiatra “cannibale” delle idiozie e delle battutine di cattivo gusto. Alla pari di Hopkins nella scena de Il silenzio degli innocenti in cui viene provocato dalla senatrice e lui psicologicamente la annienta, dicendole che i suoi capezzoli sono ora tropo duri dopo che allattò la piccola Catherine.

Al che, la senatrice gli urla che è un mostro orribile. Lui ridacchia e poi la sconvolge ancora. Rivelandole il nome dell’assassino, anche se non è lui.

Sì, per colpa di gente bigotta che me la combinò (s)porca, in questi anni mi sono indurito veramente troppo. Diventando una sorta di Matthew McConaughey di True Detective.

Un po’, anche, come Max Cady di Cape Fear.

Insomma, incontri Errol che vuole svezzare con crudeltà la verginità altrui. Col piccolo dettaglio che Errol ora ha di fronte uno più cattivo di lui. Questo non l’aveva previsto, però.

Sì, io sono amichevole, anzi amicale, spesso ammiccante con tutti. Tanto amico di tutti che, nel cammino della mia vita, fui accusato di essere solo come un cane.

Sì, poiché non attenendomi ai parametri istituzionali della borghesia felsinea, già ai primi vagiti della mia adolescenza tormentata, dunque già al fiorire di miei desideri, sin troppo pronunciati e marcati, presto stigmatizzati e marchiati, verso le vagine più rimarchevoli, eh sì, non comprendendo io la filosofia nerd dei miei coetanei, indaffarati più che altro a giocare col pc in videogame come Doom, le mie cosce, no, la mia (in)coscienza s’ottenebrò e sin da subito mi spompai e tutto s’annacquò. Questo mio (d)eludermi dal mondo, questo mio prematuro essere invero già troppo maturo, indusse gli adulti, anzi la gente che si considerò più grande psicologicamente e intellettivamente di me, gente che presuppose di essere, rispetto a me, molto più matura, ecco… dove minchia ero rimasto, andiamo avanti anche se, come appena accennato, molti pensarono che fossi rimasto indietro, insomma degli arretrati, portò gli adulti a vedermi come ragazzo vulnerabile, innocuamente indifeso.

Cioè, scambiarono uno che, anziché innamorarsi di Liv Tyler di Io ballo da sola, smanettava di brutto sulla figona del video di Vasco Rossi, Rewind.

Sì, me ne sarò sparate circa diecimila su quella lì. Anche se, in quel periodo pieno di seghe non solo mentali, andai matto pure per la super figa ciclopica di Smack My Bitch Up dei Prodigy.

Registrai, dopo la prima visione, immediatamente da MTV la suddetta, molto da me sudata, ah ah, clip con tale gnocca esagerata.

Però, dovevo premere pause, anzi stop prima del finale esplosivo, no, scandaloso. Sennò mi s’ammosciava proprio prima dell’attimo deflagrante e più schizzante del piacere focoso. Eiaculante! Eh già.

Che uomo brillante! Ah ah.

Non era una donna, bensì un uomo poco arrapante e, a darcela tutta, no, dircela, anche un po’ peloso.

Avrei da raccontarvene di quel periodo veramente sfigato del mio essere Quentin Tarantino di Dal tramonto all’alba.

Eh, come ancora me la tiro. Un paio, in effetti, me ne tirai anche su Juliette Lewis… di Cape Fear. Ah, quelle cosce morbidamente vellutate, lisce come pesca da accarezzare di primo mattino e deglutire come una sveltina ah, che spensierata sobrietà fu quella mia dolce volgarità nel mio allisciarmelo da lupo cattivo come Max Cady/De Niro.

Datemi pure del cretino, io so che Juliette ama molto il cremino…

Molti credettero che fossi un vizioso viziato assai capriccioso e più complessato dell’appena eccitante, no, citata Juliette. E pensarono che mio padre fosse Nick Nolte, cioè un ipocrita che di giorno svolgesse un lavoro utile alla burocrazia e di notte, segretamente, “racchetasse” sulle milf che, giocando a squash, via cavo sviluppavano le sue malsane voglie sulle donne più perversamente sexy.

Sì, Illeana Douglas di Cape Fear è un po’ come la signorina Silvani/Anna Mazzamauro di Fantozzi.

Oggettivamente, fa schifo al cazzo ma forse, proprio per via della sua evidente bruttezza inconfutabile, emanava un non so che di morbosamente attraente.

No, mio padre non fu avvocato, si laureò in Scienze politiche. Che è un ramo di Giurisprudenza.

Svolse il lavoro di capufficio. Non gli piaceva affatto ma doveva pagare il mutuo della casa.

Di mio, rimasi muto, spesso nella cameretta. Ah ah.

Ho sempre saputo che, quando io e mia madre eravamo in vacanza d’estate nel paese dei miei genitori, mio padre deve averci dentro a più non posso pure sulle tenniste che, verso quel periodo, mostravano le gambe, più di una valletta, sulla terra verde di Wimbledon.

Non so quali fossero le sue preferite. Di mio, posso dire che, appena vedevo Gabriela Sabatini, qualcosa non rimaneva più piccino e s’ingrandiva più delle mie pupille dilatate su vasi dilatatori tesi alla massima potenza. Mio padre non è originario di Potenza, bensì di un paesino vicino Matera, eh sì, uomini maturi.

Siete duri nella testa come dei Sassi ma molto mosci altrove. Ficcatevelo/a dove dico io.

Anzi, pazzo come John McEnroe, arrivavo subito all’ace a mo’ di Pete Sampras.

Sì, vi ho detto che ero già precoce, anche di eiaculazione. Nella vita e nella figa volevo arrivare istantaneamente al sodo, senza girarci attorno e senza far godere lei.

Sì, non è che vivessi una vita godibile. Onestamente, vissi molte fighe virtuali ma assai poche a livello tangibile.

Ah ah, questa è bellissima. Sì, mi toccavo come un ossesso ma, in quanto a reale sesso, la mia quaglia poco quagliava. Anzi, appena incontravo una, lei violentemente mi offendeva in tre secondi ritti, no netti, e me la squagliavo mentre lei, sicuramente, con un altro se la squagliava…

Sì, le ragazze non vogliono un tipo sveglio, sincero o troppo svelto, bensì uno che se la tiri/a da dritto e nelle gambe, no, in gamba.

Sì, dei cazzoni farisei. Come detto, felsinei. Sì, il bolognese medio parla di donne a destra e a manca ma, sostanzialmente, mangia solo la carne dei tortellini.

Ah ah.

Anni fa, un’altra che mi fece perdere la testa, soprattutto i testicoli, di dritto e rovescio… fu Flavia Pennetta. Come direbbero a Bologna, in fallo, no infatti… un’ottima penna. Traducibile in passera di livello superiore alla media. Già oltre, come me, gli onanismi scolastici assai ombelicali della scuola media e più dotata in maniera da 110 e lode. Diciamo che non ho bisogno di allori e lauree, ce l’ho profumato di quasi trenta centimetri. Parlatene con colei che mi sverginò e capirete perché mi disse che, non solo gli altri, bensì io stesso di me capii un cazzo.

– Siamo sicuri che, prima di questa selva, no, di questa sera… tu fossi vergine? E sei sicuro di essere uno da Cinema di Bergman, depresso che odia il contatto fisico? Non hai mai pensato che Mark Wahlberg di Boogie Nights è come il tuo “Grande Lebowski” che cura ogni frigida e la rende rossa, non solo nei capelli, come Julianne Moore?

– No, non ci avevo mai pensato. Fammici penare meglio, no, volevo dire pensare.

– Per forza. A furia di sentirti dire che eri meno dotato, te n’eri convinto. Parte tutto dall’ipofisi, sai? Ti hanno suggestionato. Direi invece che, stanotte, tu hai sanato ogni mio pensarmi poco donna.

– E come avrei fatto?

– Mi sa che la vergine ero io…

 

Ah, gambe toniche quelle di Flavia Pennetta, miei uomini con la panza piena che aspettano solo la domenica per magnare le pennette all’arrabbiata perché vostra moglie non vuole che amiate il gioco, non delle palline, bensì del pallone.

Siete dei palloni gonfiati.

E da tempo immemorabile, davvero poco memorabile, oramai i coglioni che non siete altro, eh già, hanno rotto quella, no, la scapola dell’ultimo scapolo, oh, miei ammogliati.

Ora, questo lungo e grosso pene, dopo tale disamina vera da uomo penoso, spesso fallace, fallico o solo pen(s)ante, no, questo palloso panegirico, per venire… a una questione che mi (s)preme di più.

Cioè, credo che la gente di me non avesse capito nulla.

No, non sono mai stato il tipo da canzoni di Leonard Cohen e da La Mer da Charles Trenet. Anche se, crescendo, odio sempre più andare al mare. Appunto… ah ah.

Credo di essere un montanaro come Max Cady.

Vi ricordate la scena del pestaggio di Cape Fear?

Avvocato. Avvocato, sei tu, vero? Avvocato. Vieni fuori, dai forza, fatti vedere. Io non sono un povero pezzo di merda. Io sono meglio di tutti voi. Io imparo meglio di voi, leggo meglio di voi, ragiono meglio di voi e filosofeggio pure meglio di voi. E durerò più di voi. Ti credi che un po’ di botte mettano fuori combattimento questo vecchio montanaro?

 

Bob De Niro, per questo ruolo, fu candidato all’Oscar ma fu battuto da Anthony Hopkins de Il Il silenzio degli innocenti. Sapete, no, che Jonathan Demme, prima di affidare la parte ad Hopkins, pensò proprio a De Niro?

Infatti, qualche anno fa, De Niro e Bradley Cooper avrebbero dovuto lavorare nell’ancora irrealizzato Honeymoon with Harry. Che doveva essere diretto da Demme.

Cazzi loro…

Per farla breve, io fui accusato di fobia sociale, di semi-schizofrenia diabolica come Linda Blair de L’esorcista, di essere l’incarnazione, ah ah, dell’innocenza del diavolo. Mi diedero la patente di attore monstre delle sue menzogne, di Pinocchio, di finocchio, soprattutto di figlio di ‘ntrocchia, questi figli di troia.

Di mio, posso dire, che d’inculate ne ricevetti tante.

Posso dire che colei che mi sverginò era di Trieste ma non apparteneva alla minoranza slovena.

M’insegnò tutto, dove toccarla e come incularla ma alla fine mi coglionò e mi mandò a fare in culo senza più bisogno di fotterla. Ah ah.

Se fossi voluto andare con una dell’est, bastava che chiedessi alla ragazza delle pulizie del mio pazzo, no, del mio palazzo, di smettere di farselo da sola.

La mia seconda tizia era più grande di me. All’anagrafe. Io avevo 28 anni, lei 33. Che colpo d’ano.

Oh, non è colpa mia se non ci arrivate…

Così come non è colpa mia se odiate Philadelphia di Jonathan Demme perché siete omofobi e considerate Bruce Springsteen un troione. Pigliatevi pure Eddie Vedder, quel pelato di Billy Corgan, Kurt Cobain e tutti quei froci. Ah ah.

E non è neppure colpa mia se odiate la classe della prima della classe, Jodie Foster.

Ora, che c’entra il Frusciante?

C’entra il Frusciante, eccome. Mi specchiai, mezzo nudo, davanti allo specchio.

Mi sa che sto facendo la fine di Anthony Kiedis.

Dunque, non voglio più sentirmi accusato di stronzate.

Pigliatevi Muccino, suo fratello e tutta la retorica catto-borghese di quest’Italia di (po)lentoni, di tardone e ritardati, e soprattutto vedete di non rompere più i maroni.

Purtroppo o per fortuna, sono diventato identico a Rust Cohle.

Metto le corna al diavolo e pure al mio miglior amico. Partono risse mai viste.

 

di Stefano Falotico

Joaquin+Phoenix+26th+Annual+Screen+Actors+uxtVVScSEVTl

 

Il signor Nic Pizzolatto si decide a scrivere la quarta stagione di TRUE DETECTIVE o sta mangiando solo la pizzaiola con la pummarola ‘ncoppa?


04 Jan

rust cohle true detective

Sì, io mi sono sempre chiesto quanto segue: gli sceneggiatori di Hollywood, dopo essersi dedicati ad allestire, per filo e per segno, per virgola e doppie punte, no, doppi punti, i loro script, che fanno nel tempo libero?

Per esempio, si sa benissimo che Sean Penn nel tempo libero scopi tutte le donne libere. Non tutte perché è umanamente impossibile ma quasi tutte sì.

Ora, obietterete voi. Sean Penn è un attore, non uno sceneggiatore. No, è regista e le sceneggiature di The Gunman, di Lupo solitario, Tre giorni per la verità e Into the Wild le ha scritte lui.

Infatti, The Gunman lo diresse Pierre Morel e ne venne fuori una schifezza improponibile ove c’è pure Jasmine Trinca, la donna più antipatica di tutti i tempi. Infatti, fu scoperta da Nanni Moretti, il quale la dovrebbe finire di criticare il signor Al Pacino e scoparsi finalmente Laura Morante.

Sì, secondo me, Nanni non scopò mai Bianca. Al massimo, ne La stanza del figlio, ficcò la scena in cui le baciò il seno poiché Laura ama Henry- Pioggia di sangue.

A mio avviso, Nanni è un uomo socialmente pericoloso. A forza di fare il moderato di Sinistra, il troppo Caos Calmo lo indusse a sodomizzare Isabella Ferrari. Isabella fu il sogno erotico di molti italiani, fu l’amante di Gianni Boncompagni e, ne La grande bellezza, si fece ingroppare da Jep Gambardella.

Insomma, Nanni, tu che ami i pasticceri trozkisti, te la sei fatta… con una borghese da Sapore di mare e Sotto il sole di Riccione? Ci mancava solo Tommaso Paradiso che, mentre lei fu terrorizzata dalla tua aggressiva sodomia, cantasse a Isabella… no, non avere paura…

Comunque, Nic Pizzolatto, nel tempo libero credo che guardi a ripetizione Habemus Papam. Sì, Nic studiò tutto il pessimismo cosmico, è un trascendente metafisico, adora la spiritualità creatasi in seguito a conflitti psicologici di natura ermetica. Questa è ermeneutica, poveri cazzoni come Woody Harrelson. Non sto dicendo, stavolta, stronzate. La prima stagione di True Detective è intrisa di dolore, è la via crucis di Rust Cohle. Infatti, nel finale, quando è sul letto d’ospedale, pare Gesù Cristo. Rust è come il Papa, in un certo senso. È un uomo che dice espressamente che non è un tipo da feste.

Poi, non so se abbiate notato. Quando tradisce l’amicizia del suo partner, sodomizzando la sua compagna, urla come se fosse Willem Dafoe di The Last Temptation of Christ. Fu colto dalla tentazione verso la Maddalena/Michelle Monaghan e non riuscì a reprimersi. Animalescamente quasi violentandola e poi, imbestialito, maledicendola come se fosse stata il diavolo. Perché, sostanzialmente, è religioso. Non della fede cristiana, bensì di un personale codice morale che lo obbliga, inconsciamente, a sentirsi in colpa.

Ci sono considerazioni più ampie all’opera. Principalmente, l’idea di quello che ci è dovuto in quanto società per le nostre reciproche illusioni… Questo è quello che pensi. L’avete mai fatto? Li guardi negli occhi, anche in una foto. Non ha importanza se siano vivi o morti. Puoi comunque leggerli. E sai cosa capisci? Che loro l’hanno accolta. Uhm, non subito ma proprio lì, all’ultimo istante. È un sollievo inequivocabile. Certo, erano spaventati e poi hanno visto, hanno visto per la prima volta quanto fosse facile lasciare, lasciarsi andare. Hanno visto in quell’ultimo nanosecondo, hanno visto quello che erano, che noi, ognuno di noi e tutto questo grande dramma non è mai stato altro che un cumulo di presunzione e ottusa volontà. E allora puoi lasciarti andare. Alla fine non devi aggrapparti così forte per capire che tutta la tua vita, tutto il tuo amore, il tuo odio, la tua memoria, il tuo dolore erano la stessa cosa. Erano semplicemente un sogno, un sogno che si è svolto in una stanza sprangata. E grazie al quale hai pensato di essere una persona.

E, come in molti sogni, c’è un mostro che ti attende alla fine…

Tale discorso di Rust/Matthew McConaughey, ribattezzato Filosofia dell’esistenza, è molto bello ma gli americani lo definirebbero predictable, cioè moralistico ed effettistico. Ma la regia di Fukunaga lo rende appassionante così come la sentita recitazione di Matthew. È un discorso, in un certo senso, di natura pasoliniana. Sintetizza anche ciò che dice William Petersen nel finale di Manhunter… Alcuni, nel silenzio degli innocenti, non ce la faranno, purtroppo. In tanti accetteranno di resistere, sì, vivranno nella cosiddetta resilienza, mentendo a sé stessi per sopravvivere. Ma saranno da tempo morti dentro. Altri moriranno del tutto. E torniamo a Moretti e al suo omaggio a Pasolini di Caro diario. Il mostro per loro non sarà Errol Childress, bensì la società lupesca, da Pasolini definita porcile… Alcuni impazziranno come Arthur Fleck/Joker, altri soccomberanno e si adatteranno di malavoglia. Soffrendo enormemente ma nascondendo la tristezza dietro balletti e canzonette. Lo stesso Errol Childress è/era uno di loro. Il quale però, anziché morire nell’anima, optò per il satanismo, trasformando le sue paure nell’ululato del cannibale… Persino Rust è un vinto. Ma non si dà per vinto. Combatte e cerca la luce, malgrado sappia che forse non esiste. Questa sua forza lo contraddistingue. È la stessa forza che mantiene in vita Wayne Hays/Mahershala Ali. Non riuscirà a risolvere l’enigma in quanto addirittura ammalatosi di demenza. Probabilmente, i bambini giammai scomparvero e fu tutta una sua fantasia generatasi dall’essersi perso lui stesso in Vietnam.

Propongo una sfida a Nic Pizzolatto.

Come sentii un mese fa per radio da una criminologa, non esistono, se non pochissimi, film o serie televisive sulle serial killer donne. Secondo questa donna, le assassine seriali non è vero che non esistano. Sarebbero anzi, a suo dire, persino in maggioranza rispetto agli uomini. Ma la cultura maschilista non è interessata alle donne “mostre”. Poiché l’uomo moralmente sano è affascinato comunque dalla sua parte diabolica mentre non gl’importa nulla del suo lato femminile più perverso. Ed è per questo che si diverte a bullizzare gli altri maschi. Poiché, in realtà, chi fa del male lo fa per esorcizzare il suo incubo peggiore. Cioè, non è un uomo, è una donna che ha paura di esserlo.

Ecco, per questo nuovo anno, vorrei chiedere a Nic, se potessi e se lo conoscessi, di scrivere il copione di un ipotetico True Detective 4 con protagonista la reincarnazione di Chris Walken de La zona morta. Però, stavolta non scoprirà lo stupratore uomo, bensì la strega cattiva. Ma, visto che Nic non sa neppure chi io sia, lo scriverò io.

Incipit:

la città era avvolta nel buio e un’insegnante dell’asilo nido, apparentemente integerrima, stava rientrando a casa. In città corse subito voce che fosse una donna perennemente sola, senza un compagno. E che, durante le notti lugubri e tempestose, praticasse magia nera, sacrificando i bambini della sua migliore amica. Era solo una maldicenza. Tale donna non era capace neppure di cucinare un uovo al tegamino, figurarsi se poteva soltanto immaginare una mostruosità del genere. Nei momenti di noia, al massimo guardava Chi l’ha visto? Ah, lei sicuramente credo che non l’abbia mai visto. Che cosa non avrebbe visto? Come che cosa? L’uccello. Cosa se no? Al che, frustrata come non mai, alla mattina faceva la sadica sulle povere creature, inveendo loro contro perché ben conscia che loro, un giorno, l’avrebbero infilato in qualche coscia mentre lei lo prese in culo come un bel vestitino rosa.

Secondo me, come inizio fa schifo al cazzo ma potrebbe svilupparsi. Certamente, non in questa donna, in questa qui non si svilupperebbe neanche se fosse bella come Jodie Foster. La quale è lesbica. E ho detto tutto.

Che cosa avrei detto? Non lo so, chi ha orecchie per intendere, intenda, chi è ricchione canti con Alan Sorrenti la sua intramontabile hit, Figli delle stelle. Basta che a me non scassi ù caz’ e viviamo tutti felici e contenti. Forse lei è un cornuto, lo sa?

 

di Stefano Falotico

Mesmerismo – Il pessimismo congenito e incurabile di un uomo realista, dunque disfattista


29 Sep

rust cohle

Un discorso cupo, forse neorealista da uomo che è stanco degli equilibrismi, di questa società artefatta, arretrata, in realtà è finita.

Sì, con estremo cordoglio, anche con gioia annuncio la fine dell’umanità comunemente intesa.

Sì, con gioia. Poiché, se debbo assistere a questa processione di morti viventi, fidatevi, è meglio farsi zombi davvero.

Non è difficile. M’hanno detto che basti riesumare la salma di Romero e chiamare il demone Pazuzu de L’esorcista.

Sì, un mio amico, il quale è molto preso da questo film sopravvalutato di William Friedkin, tempo fa contattò Friedkin stesso.

Chiedendogli:

– Il demone Pazuzu esiste davvero?

– Certo, lo conobbe Padre Amorth.

– Ah sì? Sarebbe possibile avere il suo numero WhatsApp?

– Sì. Un attimo che trovo il blocnotes ove l’ho appuntato e glielo riferisco di dettato. Intanto, si munisca d’una penna. Ha preso la penna? C’è l’inchiostro? Perfetto, il numero è 6666scemo a credere al diavolo.

– Ah, capisco. La parte non numerica necessita degli spazi o va tutta attaccata?

– No, con gli spazi. Poi, all’unisono, invii anche un SMS con la scritta: caro Pazuzu, mi raccomanda Friedkin.

Così, le abbonano la chiamata.

– Grazie mille.

 

Dopo tre minuti:

– Pronto? Chi parla?

– Parlo con Pazuzu?

– Sì, lei chi è? Stavo guardando un film della Disney. Che vuole?

– Dunque lei esiste davvero? Non è una stronzata inventata per intimorire gli spettatori facilmente suggestionabili?

– No, in verità sono uno psichiatra.

– Ah sì? Lo psichiatra Pazuzu?

– Sì, certo. Laureatosi per il rotto della cuffia. Grazie a Cristo, riesco a praticare.

– Quindi, lei è un mezzo ciarlatano.

– Sì, come tutti gli psichiatri. Fanno credere alle persone non adatte a questo mondo di bestie di soffrire di qualche malattia mentale. Così, queste persone si rabboniscono, sono circuite dietro quest’inganno abissale e vengono sedate con psicofarmaci per cui, se prima provavano paura a vedere L’esorcista, nel loro delirio allucinante e allucinatorio per il quale s’auto-suggestionarono, adesso potrebbero vedere pure la Madonna e pensare che siano stati miracolati.

– Ah sì? Sono rincoglioniti forte, allora.

– Eh, abbastanza.

– Come mai vanno dagli psichiatri?

– Semplicemente perché l’umanità è animalesca. Tutto ciò che l’uomo fa è proteso, inconsciamente e non, al soddisfacimento dei beni primari, anzi da primati.

Vale a dire vivere per mangiare, dormire, scopare e coprirsi di un lavoro migliore, economicamente più soddisfacente, per mangiare, dormire e scopare di più.

– Ah, funziona così?

– Eh certo. Puoi pure essere bello come Brad Pitt. Ma se non ti assumono a Hollywood, col tempo diventi brutto. Perché non hai i soldi nemmeno per avere il tempo di guardare l’ultima puttanata di Tarantino.

– Ah, quindi a lei non è piaciuto il nono film di Tarantino?

– Guardi. Le spiego una cosa. Se questo film l’avessimo girato io e lei, c’avrebbero rinchiuso in manicomio. Se lo gira Tarantino, la gente, anziché celebrare la vita, esalta la malinconia dei sogni perduti sebbene abbia solo vent’anni.

La gente è pazza.

I ragazzi di quindici anni amano i film nostalgici di Fellini perché sono stati imboccati da padri che, non essendo riusciti a concretizzare i loro desideri, in maniera immaginifica magnificarono eternamente le loro giovinezze di colorati Amarcord.

– Ma il Cinema è sublimazione, l’arte è elevazione della coscienza per trasfigurare la realtà in modo sognante.

– Anche no.

– Che vorrebbe dire, Pazuzu?

– Ha visto che generazione di minorati che è stata prodotta? Una generazione di gente che deve sempre essere felice, altrimenti viene guardata con sospetto, discriminata, colpevolizzata per non essere adatta a un mondo, per l’appunto, di scimmie camuffate in abiti borghesi.

Adesso, abbiamo pure le trailer reaction. Persone poi che, a proposito di Tarantino, anziché dire Margot Robbie, dicono Margot Robbins e nelle loro recensioni sono profondamente ambigui come il viso di  Eva Robin’s. Non si sbilanciano.

Abbiamo poi gli speaker radiofonici. Dei poveretti che leggono notizie gossipare scritte da gente più incolta di loro. E propugnano banalità a buon mercato.

Si è accorto di come siano ripetitivi?

Se un uomo, per esempio, ammazza qualcuno, dicono puntualmente:

tragedia. L’uomo era affetto da disturbi psichici.

– Sì, cazzo, è vero. Non approfondiscono le ragioni, giuste o sbagliate che siano, che possano aver indotto l’uomo a impazzire.

– No, alla gente non interessano le ragioni. La gente si basa sui fatti. Gliel’ho detto. Puoi essere William Shakespeare ma se non guadagni almeno diecimila Euro al mese, eh già, sei trattato dalla società alla pari di un demente.

A quel punto, hai due scelte. O soccombi e accetti psicologicamente di morire nell’anma, andando appunto da uno psichiatra che ti certifichi una diagnosi di questo tipo:

per via del suo disagio, lei è invalido e lo Stato le passerà i soldi della pensione.

 

Ciò però presuppone una vita di prese per il culo devastanti.

Oppure combatti come fece Pasolini.

– Non esiste la terza alternativa?

– Sì, la tragedia.

– Definisca tragedia, in questo caso.

– L’uomo decide di ammazzarsi ma prima ammazza tutti coloro che l’hanno portato ad arrivare a questo.

 

Sì, è una realtà veramente penosa. Patetica.

È il mondo occidentale che avete creato.

Poi, non lamentatevi se qualcuno ha il coraggio di diventare Joker.

– Ma no! Arthur Fleck potrebbe avere una vita appagante. Un lavoro, la domenica sportiva, una donnetta che gli prepara da mangiare e accompagnare i figli a scuola affinché diventino più matti di lui, considerate tutte le stronzate sulla competizione e la rivalità che adulti ritardati instilleranno loro.

Lei tradirà Arthur, Arthur tradirà lei ma assieme agli amici ascolteranno Ed Sheeran.

Mi tolga una curiosità. Ha visto True Detective?

– No, ma sto vedendo lei. Non è che sia, diciamo, molto in forma. Ha una brutta cera, sa? Lei è talmente pessimista che, solo a guardarla, viene voglia di andare dall’estetista.

 

 

di Stefano Falotico

I migliori auguri pasquali, molto sani, non da nani e da finti santi


21 Apr

rustcohletruedetective

Buona Pasqua: rifondazione risorgente! Strafottente e ridente! Da Rocky e Rust Cohle, m’avete provocato…

 

No, non è il Ciclo delle Fondazioni di Isaac Asimov. Del quale dovreste leggere soprattutto Fondazione anno zero.

Uno dei migliori della serie. Ove svetta, arcana e illuminante, la titanica figura di Hary Seldon, l’inventore della psicostoria.

Geniale teoria sull’evoluzione dell’uomo.

Sì, non voglio apparire disfattista. Ma credo davvero che dobbiamo ripartire dalle basi per ricostruire una società oramai distrutta più dei grattacieli sgretolati d’Inception.

Un mondo che non crede più nel potere emozionale e oserei dire subliminale dei sogni, travolto com’è dall’alta marea della sua abissale tetraggine mortifera.

Siete colati a picco, lo so. E dunque daje, ah ah, giù di picconate!

Stamane, in questo ribaldo giorno pasquale, io e mio padre, detto Lino, diminutivo di Pasquale, appunto, come il mitico Banfi, abbiamo deciso, ovviamente di prima mattina, di appianare le antiche acredini fra di noi e di uscire assieme, al primo canto del gallo, a far colazione.

Ma, lungo la strada, un piccione viaggiatore s’è schiantato contro il vetro della macchina.

Ora vai di passato remoto e futuro anteriore dopo tanti colpi bassi nel posteriore.

Sì, il piccione vi sbatté la testa. Non combinando però alcun danno. Udimmo soltanto il fragoroso rumore del tonitruante impatto.

Il vetro, essendo robusto e infrangibile, neppure si lacerò. Mentre voi siete sempre più laceri infranti perché ve la suonate e ve la cantate, miei infanti, invero fate solo baccano insulso e disturbante.

Sì, miei piccini, affermate di volare alti come il suddetto piccione e, assieme a Laura Pausini e Biagio Antonacci, nei vostri dolciastri amori piccolissimi, vi consolate pateticamente, rinnegando in questo giorno cristiano le vostre mentalità nane da furfanti.

Siete come i mafiosi, miei picciotti. Durante tutto l’anno, combinate porcate da plebei e poi, in questo dì di letizia, dite di amare il mondo come buoniste colombe, come dei gentili patrizi.

Prima offendete e ammazzate il prossimo, poi andate a messa, scagionandovi da ogni imperdonabile peccato inconfessabile eppur da voi assolto grazie a una misera confessione falsa, dunque il mattino dopo ancora uccidete fratricidi e fradici ogni fragrante, leggiadra speranza del vostro prossimo, in maniera costernante. Picchiandolo anche sul costato. Trucidandolo di offese ed emarginazioni a raffica con far meschino e insultante.

Sì, prima adorate il Cristo, colui che miracolante stava fra i lebbrosi, poi schivate razzisticamente e bigottamente coloro che considerate malati di lebbra. Pigliandolo/i a pesci in faccia.

Cristo moltiplicò i pesci e io non abbocco più alle vostre esche. Restituendovi pan per focaccia.

Sì, non porgerò mai più l’altra guancia dinanzi alle vostre oscenità da uomini di panza!

Voi, donne, vi rifate le labbra ma nell’anima siete putrefatte.

Voi, uomini, siete oramai di plastica. E impazza sempre più il nuovo, orrendo fascismo innalzante in gloria quella puttanata della svastica.

Sono Santo Stefano? No, quello è solo il mio onomastico, cioè il 26 di Dicembre.

Dovreste rivedere le vostre autocratiche mentalità follemente meritocratiche, dimenticando una volta per tutte quel traditore di Craxi e scendendo fra la gente comune come Travis Bickle col suo taxi! Ah ah!

Sì, sono stanco.

In Italia tutti si professano, appunto, santi ma è il Paese con più alto tasso di prostituzione.

Quindi, se esistono tante donne come Maddalena, non mi pigliate più per fesso. Pigliatevi la vostra fessa… solo lei può credere che non la tradiate, spacciandovi per uomini fedeli e romantici quando, in verità, vi dico che siete… avete capito. Ah ah.

Sì, l’italiano medio è così.

Un grande oratore a parole. Retorico, amante dei comizi elettorali oserei dire ecumenici e pontifica su tutto.

Poiché, dall’alto del suo ideologico papato, vuole scomunicare coloro che, più veri e meno ipocriti, non si attengono ai vostri dogmi.

L’uomo di Sinistra ecco allora che predica benissimo, santificandosi dietro la parlantina forbita e appunto buonista, tirandosela da educatore che vorrebbe sanificarci. Poi è più fascista di quel mio vicino di casa che disprezza il nero nostro coinquilino.

Dite che siete artisti ma non avete le palle per compiere scelte davvero coraggiose come quella di San Francesco.

Sbandierate e millantate talenti che io non vedo poiché, come il grande Roddy Piper di Essi vivono, ora la mia vista è imbattibile.

Voleste farmi credere di essere un personaggio da Cristicchi, io non vi regalerò una rosa, bensì molte spine.

Con me tutte arrossiscono. Sì, sono bello ma sono talmente timido che le metto in imbarazzo.

Quindi, non fatemi credere di essere cieco perché ho il vizietto di Checco Zalone di A me mi piace quella, ah ah.

…dicono che a lungo possono essere dannose. Ma sinceramente a me non m’hanno fatto niente: ci vedo perfettamente.

 

Poiché, come Lazzaro e come il Cristo, una volta resuscitato, vidi la vita reale, non le chiacchiere e i distintivi, i mille pregiudizi.

Smettetela di cantarmi, a mo’ di presa per il culo, l’immortale hit di Cocciante col ritornello… rinascerò cervo a primavera.

Sono Chris Walken de La zona morta, non quello de Il cacciatore.

Più che Cocciante, sono proprio cocciuto, un mule come Clint Eastwood.

E le donne in Italia si dividono fra mule e asine.

Sono poche quelle come Santa Chiara. Al massimo, inconsolabili, cantano con Vasco Rossi…

Sapete perché? Perché Helena Bonham Carter è proprio bona.

E voi non siete Mickey Rourke.

E neppure Matthew McConaughey di True Detective.

Ecco, io non sono ateo. Sono agnostico. Ci sono dei momenti nei quali non credo più a nulla. Ne ho viste troppe.

E perciò non voglio farvi la morale.

A differenza, ripeto, di molti di voi. Bravi a predicare ma bravissimi, soprattutto, a combinare assai poco eppur a combinarne tante.

Siete proprio eccezionali in questo sport nazional-popolare a base di cretinate. Ah ah.

Di mio, non sentenzio con faciloneria, non emetto mai affrettati giudizi, so solo che si festeggia Pasqua per ricordarci che dobbiamo essere tutti fratelli, eternamente. Non soltanto oggi. Tutti fratelli, senza eccezione alcuna, come si suol dire.

Quindi, cari zii, dovete stare zitti.

Al demente che fa il maestrino e tratta tutti come dei babbei, rifilategli un ceffone subito. Vediamo se, stordendolo, diventa più tonto di quello che credevamo.

Che fa? Dalla rabbia scalcia come un dannato? Allora, come Terence Hill de Lo chiamavano Trinità, dobbiamo suonargliele ancora. Vediamo se ci arriva.

Qua la mano, invece, figliolo.

rocky stallone francesco

di Stefano Falotico

Luke Perry è stato colto, come sapete, da un ictus, io fui colto poi meno, mi colpirono peraltro vari raptus e anche dei velociraptor, ma sono sempre Lucky Luke and rides again


02 Mar

luke-perrylukeperry

Sì, il povero Luke è ridotto assai male. Devastato. E forse, mentre scrivo questo pezzo, sarà già deceduto.

Povero, salutisticamente parlando, invero molto ricco. Ha una villa a Beverly Hills 90210? Mah, forse anche due.

Ora, voi non sapete e non avete mai saputo un cazzo della mia vita.

Io conosco Luke Perry come le mie tasche. Poiché, quando frequentavo le scuole medie, impazzava appunto questa famosa serie televisiva dell’epoca. Che, detta fra noi, io non ho mai cagato, se non per tirarmene qualcuna su Shannen Doherty. Ah no, non era male, Shannon.

Paragonabile alle ragazze di Non è la Rai di quel periodo. Il mio “foro” all’occhiello, ah ah, fra tutte queste sgallettate iper-scosciate, era Cristina Quaranta.

Stavo sul divano, molestandomi prima di svolgere doviziosamente i compiti assegnatici dai professori e, dopo pranzo, delizioso modulavo vellutato onanismi sfiziosi. Sognando la Quaranta messa a novanta con tutta la sua criniera bionda da ochetta per la mia oca un po’ (s)porca e un po’ pura com’è quel coso fra le gambe nel tumulto puberale dell’immaginare a lei anche un plateale anale oltre il corposo l(i)evitare.

Ah ah, l’ho detta!

Ambra Angiolini, no, non mi è mai piaciuta. Telecomandata da Boncompagni, sempre civettuola con un sorriso falso stampatole sulla faccia dalla finta, pubblicitaria rete commerciale di massa per antonomasia.

Adesso comunque è più allegra di prima, giulivamente ama le olive di Allegri e assieme, a letto, miliardari entrambi suonano la “pianola” Bontempi.

Ah, che tempi. Mi ricordo che ero molto amato dalle ragazze del mio coso, no, del mio corso.

Ragazze che, fra un gioco della bottiglia, un’algebra fatta di seni loro inversamente proporzionali ai brufoli crescenti, mi volevano ardente per testare “con mano” le prime lor esperienze bollenti.

E andiamo di rime baciate, un due tre stella. Ah sì, queste stelline bramavano il mio già scalpitante pisellino e io ero belloccio, niente da dire, niente da obiettare ma solo da uccellare fra prime, turgide inquietudini preadolescenziali e un già mio precoce pessimismo cosmico leopardiano.

Ah, che virtuosa candidezza macchiarsi nei sogni lievi e innocenti ma, fra il dire e il fare, era solo un dolce naufragar in questo mar(e). E poco amare eppur molto segare.

Mai marinai a quei tempi la scuola ma avrei voluto mangiar una ciambella alla marinara semmai con Antonella o Gabriella, sgranocchiando fragrante e cogliendo in flagrante qualcuna di queste intraprendenti, smaliziate pischelle, con tanto di zucchero a velo e un buco venuto bene… di miele… Che c’è di male?

Nella vita son stato più volte trombato ma mai dimenticherò quegli happy days in cui queste pulzelle, immaginandomi a loro nudo col mio tosto fringuello, non sapevano se paragonarmi a Jason Priestley o, appunto, a Luke Perry.

Io somigliavo più a Luke. Viso spigoloso, quasi alla Rupert Everett/Dylan Dog ma non ero stronzo come Luke, non erano visibili sul mio volto i tratti del lucky bastard ma una delicatezza allineata graziosamente a lineamenti più efebici, simili a quelli di Jason. Alla fine, non me la davano mai e spaccavo tutto come quello di Venerdì 13. Ah ah.

Ma quale Luke e Jason, io ero già un fan del Pelvis, sì, Elvis Presley. Un Cuore selvaggio da Love Me Tender.

Queste, in verità, dopo essersi sparate pure la seconda puttanata gemellata, ovvero Bayside School con Mario Lopez, qualche an(n)o dopo… si eran già fottute… anche il cervello. Smarrite fra le prime, agghiaccianti perdite di verginità con un “uomo” Massimo, di nome e forse di fallo, ma non di fatto, intellettivamente parlando.

Che scuoiava le loro pelli come Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti, leggasi simpaticamente, semplicemente che le deflorava, senza comunque andare oltre il lecito di fava…

Massimo non prometteva loro vite da favola ma le sverginava anche sul tavolo.

Poi sarebbe venuto per lui e per loro il Tavor.

Massimo il “bono”, il bovaro che fra una chiavata e l’altra, togliendo a queste qua gli Swatch e giocando di “splash”, intonava Ligabue… certe notti c’hai qualche ferita
che qualche tua amica disinfetterà…

Giochi di palle, di pallonari, di cazzari, di racchie e noie bulimiche con le racchette dello Squash.

Insomma, ho fatto bene io a non voler somigliare a Luke.

Meglio Bob De Niro. Vero, Juliette Lewis?

Idiota, non ci hai capito niente, eh?

Come diceva Terence Hill… in Lo chiamavano Trinità.

Te lo rifaccio, se vuoi.

Vi ho distrutto i cervellini, galline?

Il sottoscritto invero è un fuoriclasse come Mahershala Ali e se tu, maiale panzone, lo fai incazzare, diventa Rust Cohle. E te le suona di santa ragione. Mio puttanone.

A quel punto, fattela nelle mutande, stronzone.

Mai mettersi contro un metafisico-trascendente. Mai.

E mai scherzare con le vite degli altri. Perché, sai, dal cielo ti potrebbe cadere una mazzata devastante e ora capisci che significa… crescere.

E non giocare da adulto scemo con imbecilli proibizioni e castighi. Su, non siamo mica più bambini.

Non siamo mica più alle medie ove i coglioni alzano il dito medio e parlano, sognano ma non favellano.

Vero?

Ognuno nella vita vive come cazzo vuole.

E questa è la versione vera della storia. Non ce ne sono altre, imbroglione.

di Stefano Falotico

C’era una volta la vita, non c’è più, c’è l’aldilà, super sparata alla Rust Cohle


27 Jan

truedetective

Questo. È di questo che sto parlando. È questo che intendo quando parlo del tempo e della morte e della futilità. Ci sono considerazioni più ampie all’opera. Principalmente l’idea di quello che ci è dovuto in quanto società per le nostre reciproche illusioni. Durante le nostre quattordici ore filate a guardare corpi morti, questo è quello che pensi. L’avete mai fatto? Li guardi negli occhi. Anche in una foto. Non ha importanza se siano vivi o morti, puoi comunque leggerli. E sai cosa capisci?

Che loro l’hanno accolta. Uhm, non subito ma proprio lì, all’ultimo istante. È un sollievo inequivocabile. Certo, erano spaventati e poi hanno visto… hanno visto per la prima volta quanto fosse facile lasciare, lasciarsi andare. Hanno visto in quell’ultimo nanosecondo, hanno visto quello che erano, che noi, ognuno di noi e tutto questo grande dramma non è mai stato altro che un cumulo di presunzione e ottusa volontà. E allora puoi lasciarti andare. Alla fine non devi aggrapparti così forte. Per capire che tutta la tua vita, tutto il tuo odio, la tua memoria, il tuo dolore erano la stessa cosa. Erano semplicemente un sogno. Un sogno che si è svolto in una stanza sprangata. E grazie al quale hai pensato di essere una persona.

Puzzolento: variante arcaica di puzzolente. Miei pezzenti.

La demenza della società di massa e la paura inflitta e restituita

Tutto sbagliato dalla A alla Z. Anzi, da teorema del delirio con tanto di Pi greco.

Un tragico sbaglio, una cosmica tragedia. Un momento duraturo di sbadiglio e le porte dell’inferno, nello strazio irrimediabile, irredento di fiamme ardenti, si spalancarono tremende.

No, tutto uno sbaglio. Sin da quando l’anima, dissociatasi dai miei coetanei, frivoli, carnascialeschi, immondamente festaioli, ossessionati da abissali, infime competizioni sessuali, da tribali rivalità malsane a base di giochetti adolescenziali immaturi, si spalmò nella notte, nel lucernario incandescente di un sogno languidamente malinconico.

Al che, con irruenza funesta, con ricatti maldestri, con provocazioni indigeste, ecco che adulti pasciuti, goderecci, insensibili, porci e lerci, con le loro clamorose allusioni, attentarono alla mia immacolata verginità. Stuprandola con imbecille, invereconda ottusità.

Provocando con far bieco e ipocrita. Al fine che smettessi di languire in una zona solitariamente ermetica ai confini dell’immaginazione più favolistica. E, come un bravo soldatino, mi attenessi agli ordini, alle prescrizioni di un mondo che non concede vacanze, eremitaggi, soste impreviste e passeggere sviste. E che t’inciterà, caudino, sempre a immiserirti nel porcile più suino e obbediente supino al lestofante, potente imbroglio. Perché anche tu, adattato e conformato alle istanze, piegandoti alle invettive, accetterai volente o nolente le comuni direttive. E, in questo filisteo patto sociale, non sia più di disturbo a nessuno con le tue sacrosante ire, con le tue inaudite verità considerate cretine.

Strozzato da un asfissiante lavoretto logorante ad attendere il tempo libero per cazzeggiare stolto nel cortile.

Corteggiando belle signorine a cui offrire rose e fiorellini, a tracannar birra in qualche localino, ad ascoltare musichetta in radio e a ridere scherzare, stupido e piccolino, come tutti questi falsi adulti che, invero, son soltanto sciocchi, presuntuosi, cafoni bambini.

No, non ha funzionato. E io sapevo che non avrebbe funzionato. Perché son sempre stato un tipo troppo sofisticato per potermi sbloccare solo con una squallida scopata.

Perché io sapevo che un ambiente carino e tenero non avrei mai incontrato. Bensì un lupesco pasto ingordo della mia carne e della mia anima divorata, smembrata, macellata e poi ancora screziata.

Così, platealmente schernito, non accolsi subito l’affronto, il lurido, cannibalistico, sporco vostro mondo.

E non mi ammutolii ma, scalciando, ribelle osai sfidare temerario l’immane povertà morale di questo triviale, frenetico e superficiale, puzzolento, infame posto sconcio.

E cominciarono altre punizioni. Inferte senza minimamente pensare alle conseguenze.

Una coscienza che si placa, addormenta o meglio s’è acchetata in un placido quanto nervoso dormiveglia candido, che poi si risveglia e urla furiosa non la si può zittire, sedandola con scriteriata superbia idiota. Non si può reprimere uno stupendo, vitale capriccio per ammansirlo nell’adattamento più meschino.

Perché, terminata la sedazione, finita la mostruosa punizione, non vi sarà più un bambino né un adulto.

Neppure un burattino

Ma un’implacabile titanica ira di Dio.

Come Dracula. È notte fonda, è cominciato il coprifuoco.

Se io perirò nella solitudine per colpa di spregevoli trappole ricattatorie e moralistiche, fuggirò ancora, ruggirò ancora, tremerò ancora.

Loro hanno riso e scherzato in maniera oscena quanto potevano ridere e scherzare.

Non si può scappare dalla verità.

Come dice il grande James Woods… ovunque andrai, io ti troverò, ti verrò a cercare…

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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