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Sono il simbionte di me stesso e anche il tuo sembiante… lezioni di stile, oggi sono un lestofante, ieri un elefante, domani ancor faloticante


31 Jul

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Perché devo sempre “correggere” le vostre figure di merda e anche retoriche? Siate voi stessi e sappiate che si scrive sé stesso, non se stesso. O, perlomeno, la forma davvero purista è la prima.

Ah sì, non è così? Capre, informatevi!

Sì, sono un provocatore. Fa parte della mia faccia di cazzo. Roba che il simbionte di Venom mi fa un baffo.

Ecco che su Facebook, una pseudo-maestrina delle Giovani Marmotte, famosa associazione di Paperopoli alla quale tale Nonna Papera dovrebbe stabilirsi a vita, cucinando torte di mele e flirtando con il mio vicino di casa zoppo, tale Sacchetti, sostiene di essere distrutta da quest’analfabetismo dilagante perché si trova costretta a correggere dei testi pieni di strafalcioni, errori grossolani, roba da mettersi le mani nei capelli e gettare la spugna.

E asserisce, in gloria di sé (detto fra noi, uno come Tom Hardy questa qui la manderebbe a cagare senza neppure augurarle buonanotte), che sé stesso è un errore madornale.

Ebbene, stavolta ha incontrato un super stronzo, il sottoscritto.

La vedi quella panca per gli addominali? Sappi che ora faccio su e giù e tu puoi andare a prepararti il caffettino, bertelo tutto, fumarti una sigarettina, tornare in questa stanza, e vedermi ancora fare su e giù.

Capito l’antifona?

Sono un uomo? Non lo so, ma mi piacciono le uova, non quelle però delle umane galline. Uomo sono, è ovvio, no, non uovo, nonostante talvolta rinunci alla mia parte virile, guardando i Puffi, ah ah.

Uomo che nei suoi libri scrive sempre sé stesso. So che qualche bagascia, leggendomi, sghignazzerà, ma lo prenderà in quel posto se la sua bocca maligna e ignorante presto non si cucirà.

Perché il Morando Morandini, critico compianto di enorme scibile, non si sbagliava.

Bella cara, vedi di andare a dar via il culo. Come urla Sgarbi alle caprette.

Sì, John Rambo mi fa ridere. Dovevate essere voi a farmi il culo e invece è successo il contrario!

Com’è stù fatt’? Sì, mi ero proprio stufato! E mò me lo cucino con tanto di patate… Cosa? Lo stufato, cosa se no, anche sennò. Ah, cazzo, mi fate perdere il senno. Io voglio rimaner uomo colto a cui sempre piaceranno i bei seni. Io non insegno, e non sono Pino il doppiatore.

Ma che mi fate dire?

Sapete, io sono spesso depresso ma, se mi fate girare i coglioni, divento una specie di Sputnik.

Che cosa? Spock? Che cazzo c’entra Star Trek? Ho detto Sputnik, per la Madonna!

– Il Devoto-Oli contempla entrambe le forme, caro coglioncello.

– Ah sì? Ti dico io qual è la forma corretta. La forma corretta, anzi ritta, è questa.

– Che fai? Che sono queste sconcezze? Rimettilo dentro. Non essere volgare!

– Volevo che tu, donna con le fossette, mi fossi devota per averti aperto gli occhi. E, sai, con un po’ di olio l’inculata vien meglio. Questa non è volgarità, si chiama solo sana libidine. Facciamolo qui, nel fosso. Ci prenderanno per fessi ma io ti prenderò per la fessa (Fessa, espressione meridionale per indicare, senza peli sulla lingua, la figa!).

Comunque, voglio lasciarvi con una cagata, mio “cavallo di battaglia” da Orlando, non quello/a di Tilda Swinton…

Lo disse Dante, lo ribadì Ariosto, sei nato pollo e finirai arrosto.

Non fa ridere? Ma pur sempre una cagata di classe è, non si discute.

Adesso, scusate, devo tirarmela di più. Ah ah. Capito il doppio sen(s)o? Come no? Adesso capisco perché lei, donna, non sa un cazzo. Lei non sa un cazzo. Ma proprio nu caz’!

 

Ora si spiega perché va a messa, non ha incontrato uno che in questo modo gliel’ha messo.

Come sono messo? Io son messo bene, sì, son ben messo. Sei tu che vai a messa e sei malmessa. Che vuoi mettere? Ma dico?!

 

 

di Stefano Falotico

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