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Sly Stallone la dovrebbe finire di programmare remake e reboot di Cobra e Demolition Man, il Cinema deve rigenerarsi ed evviva Robert Rodriguez!


04 May

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Sylvester Stallone, tramite il suo oramai quasi quotidiano appuntamento fisso coi suoi video del suo stesso canale ufficiale Instagram, c’illuminò, si fa per dire, in merito all’imminente entrata in pre-produzione del sequel di Demolition Man.

Direttamente da una pausa del set di Samaritan, Sly, con pizzetto d’ordinanza e look da maniscalco calabro-lucano, forse dopo aver trangugiato una saporita pizzetta marinara o capricciosa, probabilmente al salame piccante con qualche invisibile fogliettina d’insalata o rosmarino fra i suoi denti placcati d’oro, da buon cariato, no, da ben mantenuta (mica tanto) cariatide, annunciò tale news che ha dell’assurdo più sconsiderato.

Con immotivata baldanza, Sly esibì ancora con robusta sicumera anche la sua folta, capelluta criniera brizzolata. Argentata su tracce di parrucchino mal attaccato e il suo eloquio un po’ pasticciato da uomo leggermente andato che, a differenza del pregiato vino d’annata, appare ora assai invecchiato.

Oserei dire rimbambito, diciamo pure senza vergogna, in zona moscia da rincoglionito tosto. Insomma, Sly è partito…

Piuttosto, Sly fu forte un tempo. Ma i glory days passano per tutti, tranne per me, ovviamente. Ah ah, magari. I miei capelli un po’ ricrebbero, io crebbi a fasi alterne. Sverginandomi tardivamente, risvegliandomi fuori tempo massimo, fermandomi totalmente da adolescente assai vicino a stadi incurabili da infermo demente, dunque precipitando a uno stato infantile per cui regredii in modo imbarazzante. Lasciando tutti esterrefatti, negativamente.

Sì, divenni quasi integralmente stupido ma poi, rialzandomi sempre come Balboa Rocky, da me stesso rimasi stupito. Talmente scioccato dinanzi alla mia rinascita inaspettata, talmente distrutto dall’aver preso coscienza di essermi macellato da solo, da prendermi a pugni e a testate, prima di quelle mie odierne da bravo, freelance giornalista del cazzo, a mo’ di Bob De Niro rovinato di Toro scatenato.

Che riebbe voglie sessuali da Dirty Grandpa… ah, Nonno scatenato non del tutto suonato né trombato, bensì ancora così tanto fascinosamente acculturato, sebbene un po’ sporcaccione e volpone, da ammaliare quel gran pezzo di patonza di Aubrey Plaza. Una gnoccona esagerata.

Recitai lei il mio insanabile rimpianto da mai più indimenticabile da uomo da me stesso dimenticato. Dunque, detta come va detta, avendo bassissima autostima del sottoscritto, fui meno(a)mato pure dalla mia mano di pugno, no, di pug… tte e fui sul punto (non G) di gettare anche la spugnetta.

Diciamo… il fazzoletto.

Persi molte prugne, così come dicono i bolognesi, riferendosi volgarissimamente al succo prelibato e molto succulento ove finisce la maschile banana semmai dopo aver palpato delle lisce pesche vellutate.

Memore della leggendaria Lenore de Il corvo di Edgar Allan Poe, me la tirai… sì.

Mi diedi anche molte arie… fritte. Ah ah. Ah, la mia vita fu sempre una bella frittata.

Una vita mezza disastrata da semi-disagiato, spesso disoccupato, spaesato, disorientato, più penoso di un vero handicappato poiché, tristemente, sono molto dotato. Ah, bell’inculata. Ah ah.

Al che, combattei il mio Grudge Match contro me stesso per far sì che il mio passato da uomo disperso e nell’animo affranto, interamente steso, si riprendesse per ottenere quanto prima una vita più distesa.

Ah, covai infiniti rancori che addolcii in un amaro liquoroso come il bacio ad alta temperatura etilica, no, erotica di una donna che sa ubriacarti con amplessi flessuosi più ginnici di un Muhammad Ali ai massimi storici.

Ah, movimenti di bacino da lasciarti stecchito, da farti dimagrire, rendendoti uno stecchino.

Insomma, a Milano va forte il cognome Brambilla, io rimbambii, anzi, vissi da bambino a vent’anni, da adulto precoce e precotto a quindici, ora che ne ho quarant’anni, sì, credo che riguarderò Demolition Man di Marco, per l’appunto, Brambilla. Repetita juvant e abbasso la Juventus, miei “poveri” Agnelli!

A forza di guardare indietro, mi sto fottendo pure il presente.

Sotto Natale, non faccio più il presepe ma mi piace ancora fare la bella statuina.

Sono, sì, di Bologna e i felsinei sono spesso pericolanti come la torre Garisenda. No, non sono pericolosi ma li vedo vicini al crollo. Ah, son Asinelli e sono dei buo(n)i a nulla.

Il dottor Balanzone lascia crescersi il panzone e fa il trombone. Se la suona e se la canta, non fu mai esteticamente carino e poco, invero, usò l’ocarina. Da porcellino, parlò perennemente di passerine ma, secondo me, deve sempre aver avuto un ignobile uccellino.

E un cervellino più falso e fintamente buonista di Gabriele Muccino.

Ma a parte l’irriverenza e i falsi reverendi, le ottuse reprimende o il far all’amore dietro una tenda, mi pare inutile piangere sul latte versato. Tante me ne combinarono, io ne uscii spolpato, stanco, davvero affaticato. Quasi stigmatizzato però non del tutto vinto o dissanguato. Insomma, fui mal combinato e anch’io, debbo ammettere, di averne combinate tante… che disgraziato, Madonna dell’Incoronata!

Rischiai di finire spappolato e non solo nel fegato inacidito, fui prossimo all’essere davvero da tutti emarginato e credetti che nessuna delle mie ferite si sarebbe perfettamente, mai più, rimarginata.

Cioè, fui realmente demolito, abbattuto, scoraggiato, demoralizzato e quasi murato vivo.

In faccia scoreggiato, schifato e pressoché marchiato, duramente colpito, forse dai vili, nel mio orgoglio virile, umiliato e calpestato. Ma resistetti e penso che sia puerile cercare ancora sfoghi vendicativi.

Stetti, sì, davvero per morire. Caddi, svenni e rinvenni di colpo. Un colpo devastante come il sinistro di Rocky. Esploso di rabbia come Rambo dopo essere stato ingiustamente indagato, oltremodo colpevolizzato, punito e picchiato.

Me l’andai a cercare, va detta, esagerando di reazioni scriteriate troppo poco istrionicamente moderate. Furono le mie le grida arrabbiate di un semi-pazzo esagerato oppure, semplicemente, di un ragazzo stufo di farsi chiamare matto e decerebrato.

Ma, a differenza di Sly, non sono per niente invecchiato né vivrò da persona eternamente rassegnata o amareggiata.

La nottata è ancora lunga, si prospettano nuovamente calorose, bellissime giornate. Non passerò le mattinate a leggere soltanto riviste di Cinema e a sfogliare il giornale. Non m’illuderò neppure che, sfogliando le margherite, sarò amato senza dare niente in cambio.

Ah, l’amore, sentimento dai cinici disconosciuto, ripudiato e bistrattato.

Sono pochi, infatti, i fortunati che possano dichiarare, onestamente, di averlo incontrato.

Nella vita, esiste l’amore puro e innocente della prima adolescenza, l’amore tormentato della fase vicina a quella adulta. E poi quello forse eterno, il più etereo poiché vero. Senza falsi pudori insinceri.

Adoro Lars von Trier per Dancer in the Dark e Bruce Springsteen per Dancing in the Dark.

A dire il mio “Verbo”, non fui mai di mente malato, tutt’al più molto dalla realtà sganciato.

E mi creai un’idea distorta anche degli storpi. Vedendo il mondo come se mi trovassi in un neo-noir distopico. Recitando la parte dello sfregiato Marv ma, in verità, sognando il culo di Carla Gugino e il seno di Eva Green. Cazzo, è enorme!

Passeggiando da duro compassato alla Bruce Willis, imperturbabile ma, nel cuor suo tenero eppur romantico, conservando un istinto da uomo duro e incazzato.

Vidi Sin City quando uscì al cinema, nel 2005. Come già vi dissi, verso la fine del 2003, incontrai una ragazza. Invero, ne incontrai diverse. Ma solo con una funzionò, diciamo, sostanzialmente.

Andammo, assieme a un suo amico (io ebbi sempre, peraltro, il dubbio che non fosse solamente un suo amico) a vedere il succitato film.

Ma la nostra breve storia fu già sul punto di finire. Fu agli sgoccioli, come si suol dire.

Senza una ragione particolare, le ruppi lo specchio di casa, arrecandomi più di sette anni di sfiga.

Dopo di lei, comunque, amoreggiai per più di un anno con una buona figa.

Da allora, fu uno schifo. Persi la testa più di un innamorato fottuto non solo nel cervello.

Fui ricoverato, sedato, d’iniezioni inchiappettato.

Poi fui assolto da ogni mio sbaglio poiché tutti gli esperti s’accorsero, con ritardo vergognoso, d’aver completamente sbagliato. Ne rimasi scandalizzato. Gli altri, sinceramente, se ne fotterono da menefreghisti bastardi.

Insomma, fui non poco raffreddato e raffrenato, sigillato e quasi castrato. Ma sono realista, obiettivo e non vi racconto cazzate. Demolition Man 2 sarà una cazzatona, Su questo possiamo esserne sicuri. Molti mi chiedono se io abbia mai visto dal vivo la tanto celebrata, desiderata e divinizzata Jessica Alba. Certo che la vidi. Alla prima di Machete al Festival di Venezia del 2010. Mi aspettai di vedere in passerella anche Bob De Niro ma avvistai “solo” Danny Trejo, Robert Rodriguez e, per l’appunto, Jessica, detta la passerona sconfinata. Non prendetemi ancora una volta per cretino, sapete invece che vi dico?

La donna per cui sono attualmente innamorato, per fortuna contraccambiato, è molto più bella di Jessica. E molto più matura di lei. Potete anche non credermi, tanto giammai mi credeste. Invece, se osserverete con attenzione i miei occhi neri nei miei ultimi video, dovreste accorgervi che non sto affatto mentendo. Sì, basta con gli stalloni italiani. Evviva Robert Rodriguez. Un grande, quasi quanto Tarantino. Come direbbe Adriano Celentano, parafrasandolo, sì, Robert e Tarantino sono molto in gamba. Ovviamente, dopo di me. Ah ah.

Detto ciò, non voto Salvini ma non sono ancora del tutto savio né salvo. Vedo però gente che, alla sua età, ancora si arrapa dinanzi a Salma Hayek di Dal tramonto all’alba col linguino da Fantozzi.

Altri invece, ah ah, basta che si tatuino il bicipite e pensano di essere George Clooney. I peggiori, comunque, sono quelli che credono di essere Mr. Wolf di Pulp Fiction. Fanno i preti e danno consigli ai giovani semplicemente perché sono più allupati di De Niro di Cape Fear. Quindi, non potendo più scopare la Juliette Lewis di turno, aspettano l’Alba ma, invero, per loro è notte fonda già da un pezzo.

Fidatevi per una buona volta, non fate gli stronzi, gli sfigati, i coglioni e i mal fumati.

Malfamati, siete solo affamati!

di Stefano Falotico

Uomini immarcescibili come Rocky Balboa, gli intrallazzi cine audiovisivi del Joker, video incredibili e il grande Colin Farrell


14 Apr

Come sta andando la quarantena, figlioli? Vi vedo già sul moscio. Non state resistendo.

Vi mancano i baci di una donna che, dolcemente, lambisce/a le vostre labbra al calar delle tenebre e al calare dei vostri pantaloni quando qualcosa, sapete bene cosa, non è più tenero. E con lei, indurendosi più di Sly Stallone degli anni ottanta, edonisticamente si tende con un montante imprendibile.

Gli ani, no, anni novanta… peraltro. In cui spopolò la Tarantino mania e la vita assunse un colorito più pulp.

Andarono forte anche le storie hardboiled in noir cazzuti ma Stallone rimase un mito anche quando, ingrassando a dismisura, interpretò Cop Land. Una delle sue migliori interpretazioni in assoluto.

Stallone non fu mai portato per la commedia. Infatti, quando se ne cimentò, fallì miseramente in maniera ignobile. Poiché Stallone, a prescindere perfino dalle sue parti impegnate, è uomo onesto con sé stesso. E spudoratamente, in tempi non sospetti, ammise che non sarebbe mai stato un attore capace di recitare Shakespeare.

Stallone è così, prendere o lasciare.

Un uomo che, con gli anni, divenne pure amico di Bob De Niro. Per Rocky, Stallone fu candidato agli Oscar ma non lo vinse. Neppure De Niro per Taxi Driver, nominato nello stesso anno. Rocky vinse però come miglior film, battendo Taxi Driver.

Mentre De Niro vinse l’Oscar come miglior attore protagonista per Toro scatenato. Perdendo ai punti contro Stallone ne Il grande match.

Su un bel canale YouTube si sta discutendo in merito alla saga balboiana. Dilatata poi nello spinoff Creed e nel suo sequel.

Ora, a sproposito, collezionisti di ombre, tranne della loro vita oramai fantasmatica o troppo acculturata, eh eh, si scherza, per pura antipatia gratuita contro Sly, asseriscono con fare prosopopeico assai ardito che Over the Top e Cobra siano due cagate micidiali.

In effetti, è così. Cinematograficamente e idealisticamente fanno pietà. Ma hanno momenti che valgono il prezzo del biglietto.

Chi, dopo la quarantena, sarà un Survivor? Vi state infrollendo come il Balboa nel terzo Rocco…

Mentre Siffredi, a forza di fare il duro al colare delle sue tenere, non capisce più un cazzo. Completamente rincoglionito. Insomma, fottuto. Ah ah. E la dovrebbe finire anche con lo spot sulle patatine. Visto e rivisto, fatto e strafatto con la panza piena e qualcosa che non spinge più come una volta.

Di mio, gigioneggio. Mi districo fra intrallazzi da cinefilo, articoli giornalistici, flessioni ginniche.

E voglio qui ricordare a tutti i voi i miei tempi del Ginnasio. Che non vi furono poiché m’iscrissi al Liceo Scientifico ma presto gettai la spugna.

Sì, un ambiente di damerini tutti in tiro, trigonometrici e robotici, non si addisse al mio talento imprevisto da uomo nudo e crudo come la pelle di Stallone al mattino sotto una doccia fredda.

Mi applicai da autodidatta, fui additato come sfigato e malato di depressione cronica, mi appassionai sfegatatamente a De Niro, incontrai una e fu un incontro sino all’ultimo round sul suo letto ove, di Eye of the Tiger, venne fuori il ring(hio).

Sì, all’epoca ripresi a respirare, fu un Burning Heart. Un cuore bruciante agganciato a qualcos’altro ficcante.

Successero dei casini, avvennero delle risse ma non ricordo di essere mai stato ingannato da una rossa come quella che sta con Tommy Gunn per soldi nel quinto Rocky.

Sino a qualche mese fa, fui molto vicino a diventare Arthur Fleck/Joaquin Phoenix nel pre-finale di Joker quando, distrutto, esausto, massacrato e massacrante, inneggiò alla libertà con la folla in lacrime a onorarlo in gloria.

Anzi, sinceramente in disgrazia.

Una scena commovente.

Oserei dire straziante. Ogni nostra emozione celata davvero svelante.

Sì, gli anni passano, lo presi in quel posto non so quante volte.

Mi scatto un selfie e come mai io sembro un ventenne quando voi invece, a trent’anni, sembrate davvero suonati?

A furia di andare con bagasce varie, a forza di drogarvi o, pure peggio, di cazzeggiare da intellettuali della minchia, siete andati giù.

Molto giù.

Non ce la fate più.

Eh sì, No Easy Way Out.

Be’, debbo dirvi che fu un anno intenso, quasi da circense. Un mio amico, prima del Covid-19, mi portò sempre a Imola.

Soprattutto al locale LAB0542.

Posto pieno di vita. Sono stanco di gente che non vale il mio mignolo sinistro e vuole rendere la mia vita una tragicommedia.

Il JOKER MARINO, signore e signori.

Un uomo che s’inabissò, molto se la russò ma che conosce tutto e tutti.

Infatti, il regista Petrarolo mi saluta, chiamandomi per il mio vero nome.

Poiché io l’intervistai di persona.

Il Joker rinasce sempre come Rocky.

Fa la parte del matto poiché conosce la realtà. Che è dura e fa male.

Ma il Joker sa il Falò suo.

Se pensate di essere arrivati, sbagliate di grosso come Mason Dixon. Anche se siete i più forti, non bisogna mai abbassare la guardia.

Per tutti noi, che vogliate o no, ammesso che vivere vogliate davvero, arriveranno altre palate. Non so se patate, sicuramente le bollette. Alcuni di voi, inoltre, perderanno la testa e pure i testicoli per delle bollite.

 

di Stefano Falotico

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