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TITANIC è un capolavoro, voi no!


15 Jun

Titanic Winslet DiCapro


Bisogna abbattere la Critica cinematografica assai vetusta, dunque parziale, superata e logora, bisogna scardinare i luoghi comuni, non solo sulla Settima Arte più raffinata, anche di noi stessi…

Ancorati a una visione vecchia, dobbiamo svecchiarci e ringiovanire tutti assieme appassionatamente.

Evviva la retorica? No, la veritas.

Ebbene, con lo spopolare del web, tutti si stanno dilettando a far i tuttologi, anzi i dietrologi.

No, gli psicologi, i cardiologi, pure i virologi. E questo morbo è più virale del fantomatico Covid-19.

Su cui avrei da dirvene, anzi, già ne sparai parecchie nel mio libro Bologna HARD BOILED… in vendita sulle maggiori catene librarie online (questa dicasi, ah ah, pubblicità occultissima).

Sì, i potenti stanno occultando la verità, seppellendola in un mare d’inganni. Noi, circuiti, traviati, adesso tutti vaccinati.

Ci allarmarono e terrorizzarono, incatenandoci in quarantene figlie dell’oscurantismo più medioevalistico.

Così è, non voglio sentire ragioni. Da un po’ ci si può spostare, fra l’altro, tra regioni. Anche erogene? Oh, finalmente si può fare all’amore senza la profilassi delle precauzioni?

Ciak, azione. Cos’è un film con Siffredi Rocco? Macché. Oramai, Rocco è andato… e non solo con quelle… da tempo immemorabile. Rocco è fottuto, moscissimo. Bisogna pensare al nuovo. Ci siamo induriti e rotti le palle a causa dei lockdown esagerati.

Uomini e donne, eh eh, siate accalorati. Negazionisti, non negateci però il piacere dell’amoroso contagio più letizioso, oserei dire sfizioso, per la donna cremoso e per il maschio voglioso.

Basta, adesso. Non facciamo all’amore, facciamo i seri. Sì, le persone troppo serie non sanno amare neppure il Cinema con gusto e quella sana impudicizia che fa rima con godibilità malata soltanto di fottuta, superba malizia.

Che voglio dire con questo? Sono affetto da anti-moralismo, da ermetismo, oppure da poetico decadentismo? Non lo so.

Voglio dire che i veri amanti del Cinema e non solo di questo, eh sì, non hanno alcun pregiudizio.

Sono capaci di amare un film abbastanza mieloso e sdolcinato come Paura d’amare con Al Pacino e Michelle Pfeiffer, in quanto romantici come quel frustrato di Giacomo Leopardi, e allo stesso tempo sanno adorare anche Julia Roberts di Pretty Woman.

Ecco, se sei Richard Gere del succitato film di Garry Marshall (anche quello con Al, eh eh, lo è), vieni reputato figo. Se sei un cassaintegrato, vieni considerato un miserabile che deve pagarla, sennò non arriva/i a niente! Ah ah.

Di mio, sono Al Pacino di Serpico. Non mi vendo. Amo le donne ma posso giurarvi che non ne pagai mai una alla pari del grande Charles Bukowski. Allora, non capisco perché i perbenisti vogliano farmela pagare. Che ho fatto di male? Ah, ma allora sono dei moralisti falsi. Sono dei maniaci. Ah ah.

Comunque, io non sono un monaco. Detto questo, Capodanno a New York, sempre del Marshall, non è affatto male. A parte il fatto che abbiamo un Jon Bon Jovi nelle sue ultime, musicali performance decenti. Poi, abbiamo un parterre di donne capaci di risvegliare un morto qual è De Niro alla fine del film (spoiler!) Dunque, il film è vedibile, eccome. Ah no? Halle Berry, Lea Michele, ancora Pfeiffer Michelle, Sofia Vergara (cioè la controfigura e la “brutta” copia dell’ex pornoattrice Esperanza Gomez), Jessica Biel, Katherine Heigl e Sarah Jessica Parker? No, quest’ultima è racchia. Ex del Cage? Mah, contento lui…

È sempre assomigliata, molto vagamente, a Barbra Streisand. Con l’unica differenza che Barbra è una cantante che, pur esteticamente impresentabile, grazie alla sua voce melodiosa, riusciva a essere la Maga Circe. Insomma, non certo fisicamente una sirena. Ah ah.

Ah, mi son dimenticato di Hilary Swank. Ora, ha delle gambe magnifiche ma ci sarà un motivo se interpretò Boys Don’t Cry? E ho detto tutto.

Arriviamo a noi. Tanto, con queste qua, pezzi da novanta…, non potremo arrivare a una beneamata minchia. Ah ah. Sono inarrivabili. Vi arriverete soltanto se siete ricchi come Richard Gere. Ah ah.

Oppure se le vedrete nelle loro scene di sesso. No, non sex tape, cavolo! Pensate sempre a quello? Mi riferivo ad Halle Berry di Monster’s Ball unrated. Ah ah.

Sì, siamo uomini e donne angariati da una vita ladra e puttana. Al che, per compensare le mancanze e il vuoto interiore, non riuscendo a riempire e tappare i buchi…, ci diamo al Cinema, dando ancora più soldi a Richard Gere. Ah ah.

Be’, col tempo, compresi di essere demenziale come Mel Brooks. Cioè, in una società di matti e dementi, sono stato l’unica persona al mondo capace di distruggere un intero ordine psichiatrico, emulando, contro ogni strizzacervelli, il Mel di Alta tensione.

È vero, non sto mentendo. Mi credete? Miscredenti, atei, creduloni? Sì, un plurilaureato in Freud, ah ah, pensò che fossi da manicomio. Al che gli chiesi con estrema nonchalance:

– Mi tolga una curiosità, primario e luminare. Qual è la percentuale di guarigione dei pazienti in quest’istituto ove sono internati i suoi curati…?

– Una ogni morte di papa.

Uhm… sarebbe la morte cerebrale di Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo?

 

Dopo questa risposta, fui dimesso e tutti gli psichiatri furono radiati dall’albo.

Ora, prendiamo un regista che è sempre stato fissato coi manicomi. Ovvero John Carpenter.

Io sono l’unica persona al mondo capace di guarire Amber Heard di The Ward e Sutter Cane de Il seme della follia (eh già, il matto è lui, non Sam Neill), in virtù del fatto che sono il bambino sano di Village of the Damned. Comunque, non sono albino, non sono neanche un alpino. Però sono una cima. Ah ah.

E dire che fui scambiato per Fantozzi/Paolo Villaggio. Be’, in effetti, se mi fossi attenuto ai metodi psichiatrici, sarei divenuto Christopher Reeve dopo la sua caduta da cavallo.

Sono rimasto lo stesso… Superman. Ovviamente.

Comunque, complimenti di nuovo ai medici. Mi scambiarono per Fracchia la belva umana e invece non riuscirono a capire che fui e sono Clark Kent. Ah ah.

Voi credete nell’imponderabile? Non tutto ha una spiegazione scientifica nella vita.

Sì, credo in tutta sincerità di possedere poteri paranormali.  A mo’ di Chris Walken de La zona morta e di Jude Law di The Young Pope. Più che altro, quando sono in vena, riesco a entrare in telepatia, no, in empatia-sintonia col prossimo. A meno che lui non soffra, nei miei riguardi, di preconcetti e consequenziali antipatie. Ah ah. E vi garantisco che non c’è bisogno di essere laureati in psichiatria per capire che, se una persona si vuole suicidare, è perché è caduta in un profondo stato di apatia o melanconia. Oppure, non più gli tira a causa dei farmaci assunti. Oppur ancora vuole andarsene via in mezzo a tanta pazzia.

Io sono cinico? No, realista.

Un mio ex amico mi domandò:

– Stefano, secondo te, se la tua ragazza (la sua, oh, non la mia, suvvia) ti lascia, non bisogna farsene un cruccio? Anzi! Forse non era quella giusta! Sì sì, è così.

– Come no… Forse invece era quella giusta. Ma tu non eri quello per lei, giusto? Sbaglio? Per lei eri per di più sbagliato.

– Quindi, mi devo suicidare?

– No, ti dico la verità. Se vuoi consolarti, leggi le frasi dei baci Perugina.

– Sei troppo pessimista.

– Invece tu sei troppo ottimista.

– No, dico solo che non bisogna farne una tragedia. Me ne troverò una migliore. Sì, la troverò. Però, che (s)figa!

–  Vuoi che ti sia sincero?

– Certo.

– Non la troverai.

– Perché mai?

– Hai la stessa età di Richard Gere ma, a differenza di Richard, non hai i suoi soldi.

– E che significa?

– Significa che, al massimo, troverai una vecchia di settant’anni!

 

Perché sopra scrissi… ex amico? Perché si ammazzò. Lo uccisi io? No.

Ecco, che c’entra tutto questo con la cinefilia e i luoghi comuni attorno al Cinema? C’entra, eccome se c’entra. Se invece non entra, significa che non te l’ha data. Ah ah. Solitamente, tutti quelli che dicono che Nicolas Cage sia/è inespressivo (si fottano i congiuntivi del cazzo, ah ah), non hanno mai recitato neppure nel suo film peggiore come interprete, ovvero Zandalee. Però, vi avrei messo la firma per essere al posto suo. Il suddetto, molto sudaticcio film, eh già, fa schifo per l’appunto al cazzo ma Nicolas Cage, in tale pellicola, ha un paio di scene da Siffredi. Capisc’ a me!

Nel Cinema e nella vita vera, senza falsità o consolazioni, si fa tutto un altro campionato. E io sono stanco di passare il tempo a fare le classifiche. Continuate, pure, a farvi le seghe. A fare le distinzioni. Volete essere uomini distinti. Fidatevi, è meglio Basic Instinct. Non desidero per nulla fottermi nel discutere col prossimo se sia più bello Taxi Driver o Al di là della vita. Film metafisici par excellence. Nel primo vi fu Cybill Shepherd, nel secondo, Patricia Arquette ma, rispettivamente, entrambi i protagonisti non è che se le scopino molto. Diciamocela! In Taxi Driver, De Niro salvò una prostituta minorenne. La gente lo elevò ad eroe. Dopo aver portato la Shepherd a vedere un porno, lei lo scambiò per un pervertito e lo mandò a farsi fottere. Alla fine, gliel’avrebbe data tutta ma lui la mandò a fanculo. Ah, bella roba, ah ah. Nella vita reale, comunque, Cage la sbatté in quel posto a Patricia molte volte. Nel frattempo, girò pure City of Angels.  La verità è una sola (l’accento ficcatelo voi, a piacimento!). Nicolas Cage è un grande, Richard Gere è un grande (guardatelo ne Gli invisibili, eh eh, incapaci).

E, secondo me, chi parla ma non fa mai nulla, se la fa solo sotto. Per esempio, da un punto di vista prettamente cinematografico, Over the Top con Stallone è un film puerile. Cioè, avreste preferito che avesse vinto o vincesse Bull Harley? Ah ah.

Col passare del tempo, ho capito che Titanic di James Cameron è un capolavoro. Sì, lo è. In poche parole, Cameron voleva arrivare allo spettacolare e devastante climax dello scontro con l’iceberg del transatlantico ma, per tre ore abbondanti, non ci raccontò questo.

Cioè, noi sapevamo già come sarebbe andata a finire ma volevamo vedere come sarebbe finita, cosa fu quella storia. Questo si chiama genio.

Cameron ribaltò il concetto secondo cui la trama sarebbe importante. No, la vicenda narrataci può essere anche apparentemente banale e sdolcinata. Niente è banale e dolciastro se chi dirige la storia sa come emozionarci, sa come viverla… sa come tenerci col fiato sospeso.  Soprattutto perché volevamo vedere integralmente le tette di Kate Winslet ma Cameron ci fotté.

Dunque, sapete chi dice roba del tipo… oramai è stato già detto e inventato tutto? I falliti. Quelli che parlano e criticano. E basta. Oppure, peggio, esaltano e magnificano i “maestri” perché loro non lo sono. Ma, idolatrando i maestri, si sentono meno stupidi e meno inetti.

In giro, sento un sacco di cazzate. Sento che il mondo è peggiorato, che la società fa schifo. Che gli uomini e le donne sono imbarbariti. Mi spiace deludere questi tristissimi luoghi comuni.

Sembrano Harvey Keitel sia di Taxi Driver che di Holy Smoke.

Sono peggiorati quelli, coloro che fanno certi discorsi. Perché non sanno fare altro. Solo chi fa, sbaglia. Rimedia figure di merda e non. Altrimenti, siamo soltanto zombi. E molti di voi lo sono ma non lo sanno.

Di mio, posso dire che ho una certa faccia da culo.

Infatti, le donne mi guardano e pensano: quel ragazzo va fottuto a sangue.

Sì, molte donne vogliono, in tempi di pari diritti, farselo come un uomo.

Un tempo, solo gli uomini lavoravano.

Oggi come oggi, il culo se lo fanno anche quelli che non sono omosessuali attivi.

Insomma, come dice Peter Boyle, chi più chi meno, siamo tutti fregati.

Dunque, fottetevi, ah ah.

Su questa cazzata, vi lascio alle vostre porcate.

Domani, devo farmelo ancora.

Invece per voi saranno cazzi amari.

 

di Stefano Falotico

Cos’ho imparato dalla vita? Che Johnny Depp e Brad Pitt sono indubbiamente belli e fotogenici, altresì ho appreso di possedere un fascino da Dean Corso de La nona porta, anche da James Dean e basta


16 Aug

nona porta depp

Sì, senz’ombra del diavolo, no, del dubbio… credo di essere il figlio di Mia Farrow di Rosemary’s Baby, geneticamente possiedo l’autoironia intellettuale d’un John Cassavetes ante litteram, ho scoperto di non essere misogino, neppure misantropo, eppure preferisco l’originale Sharon Tate alla Margot Robbie di C’era una volta… a Hollywood. Adoro inoltre tutti i film di Roman Polanski, compreso lo stupendo e sottovalutato, per l’appunto, L’uomo nell’ombra.

Ultimamente, mi stanno perfino proponendo dei lavori da Ghost Writer e la mia attuale lei sostiene che alcune mie espressioni le ricorda/ino Ewan McGregor.

Ora, non esageriamo. Ewan è molto più alto di me, sebbene il McGregor di Big Fish sia spiccicato al sottoscritto. Ah ah.

Sì, sono sempre stato uno storyteller, un inventore di trame spesso fantasiose, autore di libri che oscillano fra il thriller e il fantastico in maniera meravigliosa. Libri la cui prosa, barocca-gotica, ricolma di qualche stronzata, di voli pindarici dei più azzardati e descrizioni minuziose, gioca sulle emotive, soventemente vergognose, perlomeno inconfessabili sensazioni interiori che ognuno di noi vive anche se spesso nasconde per timore di cascare nella ridicolezza, diciamo nel ridicolo. Non poetizziamo troppo, suvvia.

In quest’ultima decade, ho affinato spaventosamente la mia allure da uomo decadentista. Molte volte, inoltre, sono stato dal dentista. Sapete com’è… a forza di mangiare il gelato al cioccolato, è spuntata qualche carie. Non vi preoccupate, basta una bella e approfondita igiene dentale e, se qualche vecchia cariatide, la quale non comprenderà la vostra giovinezza eterna da Johnny Depp, il quale a sua volta è sicuro che abbia pattuito un contratto faustiano per conservare la sua immacolata beltà pulita da elisir di magnifica, lunghissima vita, dicevo… se delle cariatidi, non comprendendo le ribalde vostre sensuali gagliardezze da ragazzi maledetti, vorranno sbattervi in un centro di salute mentale, sbattetevene.

Ecco, Johnny Depp non è un uomo normale. Credo che ogni psichiatra del pianeta Terra non possa contraddirmi in merito. È infatti inconfutabile il fatto inequivocabile che, se un uomo, nella sua vita riesca a fare all’amore con Winona Ryder e chi più ne ha ne metta di super femmine da spot Calzedonia con tanto di eleganza da donne d’alta classe recitativa che lavorarono perfino con Scorsese e Coppola, riuscendo nel frattempo a lavorare con Kusturica, sia un genio assoluto.

Metteteci pure che Depp, oltre a possedere una bellezza dionisiaca, oserei dire idilliaca da far impallidire, anzi, arrossire-arrossare, finanche bagnare ogni essere dotato di estrogeni del nostro mondo, è pure chitarrista-bassista apprezzabilissimo, ecco, possiamo affermare insindacabilmente che Johnny non appartenga alla razza di animali così come praticamente tutti i cosiddetti uomini del globo terrestre. Comunque, non sono omosessuale, sono eterosessuale. A Depp e a Brad Pitt, preferisco Amber Heard. Dato che è in causa giudiziaria col Depp, la contattiamo subito su Instagram per vedere quello che si può/possa fare…

Sì, voglio segnalarla. Non si doveva permettere di rompere i coglioni a Johnny. Come direbbe Sgarbi, andasse a dar via il c… o. Diciamo, comunque, che una remotissima possibilità che io possa sbaciucchiarla c’è. Non ridete. Mantenete un contegno, non date spettacolo.

Sono più cinico di Polanski, sono molto più giovane di Depp e, oltre a essere l’unico attore di me stesso, dono riservato forse solo a Dio, sono uno scrittore amabile e un mezzo-doppiatore dalla voce e gola profonda cavernosa da cavernicolo facilmente troglodita di corpi cavernosi dilatati dinanzi a ogni selvaggia come Amber, indosso tutti i miei fallimenti esistenziali col savoirfaire dell’uomo che non deve chiedere mai… alla Caritas e all’assistenza sociale poiché non è un comune idiota che non ha mai visto Gli invisibili con Richard Gere, non è un uomo che scriverà patetici opuscoli e vademecum intitolati Recupera la tua autostima, guardandoti allo specchio e capendo, obiettivamente, che non sei Depp e Pitt ma non sei nemmeno un cesso della Stazione Termini, non è uomo che ci tiene/tenga a dimostrare di esserlo, esibendosi in linguacce su Instagram al fine che qualche tonta e sciocchina possa abboccare alle sue smorfie da Fabrizio Corona dei poveri che va(da) compatito e soprattutto preso a sberle non sventole come la Belena e la Heard, non è un uomo che vuole/voglia arrivare subito al dunque, eh sì, non soffro/e di eiaculazione precoce, non è un uomo perbene, no, per niente. Possiede/o l’anima mirabile di Elephant Man e la cultura di Frederick Treves e di Hannibal Lecter.

Questi sono super uomini alla Nietzsche, cazzo.

Dunque, in un mondo in cui molta gente pensa che Pamplona di Fabri Fibra featuring Thegiornalisti sia una canzone che dica il vero sull’attuale porcile della società, svelando chissà quali segreti del nostro contemporaneo status penoso e puttanesco di volpi, lupi, cani e porci, feriti ed ammazzati, uno come me può solo adorare il film Scappo dalla città – La vita, l’amore e le vacche, stare con una donna magnifica che si distingue/a principescamente da qualsiasi donna oramai svaccatasi, può inevitabilmente soltanto essere un recensore di Cinema più ricercato dell’Indio di Per qualche dollaro in più, un writer amante di Clint Eastwood dal carisma mille volte superiore a ogni Sean Connery/James Bond, con tanto di stempiatura da alopecia androgenetica del testosterone caldissimo, un uomo che ne sa una più del diavolo di The Ninth Gate.

Sì, il diavolo non esiste. Non esiste neanche dio, purtroppo. E Il Signore del male di John Carpenter, assai sottovalutato ai tempi della sua uscita, è uno dei film più belli del mondo.

Sicuramente più bello di Johnny Depp e Brad Pitt.

Di mio, faccio quello che posso. Ho acquistato un giubbotto da Wish. Mi sta benissimo. Perché l’ho comprato? Perché fa figo? No, perché costava poco ma fa la sua porca figura da Al Pacino di Serpico. No, non è un chiodo da Cruising. Non provateci… Allocchi, non sono Lefty di Donnie Brasco.

E questo è quanto.

È finito ferragosto, è finita domenica, sta finendo l’estate e fra poco inizierà il Festival di Venezia ove parteciperò in veste di accreditato stampa. Venerdì prossimo, invece, dovrò lavorare all’editing del mio nuovo romanzo scritto in stream of consciousness. Libro di circa 500 pagine. Al che, incontrerò la mia lei. Qui, la vita si sta facendo molto, molto dura. Teniamo duro.

L’importante è raccontarsela un po’, non mentendo però sul fatto assai reale, tangibile in due tre miei sex tape privati che, nella mia vita, ho/abbia fatto all’amore con tre ragazze diverse, una più bella dell’altra. La terza, quella di ora, è molto più bella di Amber Heard. No, non sono un attore hard, non sono affatto matto, ballo benino il Tango, la mia lei è insuperabile col tanga e di tanto in tanto però non valgo un cazzo. Come tutti. Non mi pare un problema insormontabile.

Ora, come ho fatto a conquistare la mia lei? Le scrissi… sei una gran figa. Lei apprezzò tantissimo e non la reputò affatto una volgarità.

Anzi, mi disse: – Di solito, ci provano viscidamente, scrivendomi… complimenti, sei una donna molto bella. Sono degli ipocriti di merda. Tu sei stato alquanto diretto.

Io: – Sì, sono stato spudorato. Peccato che io non sia bello come te.

– Sì, fai veramente schifo. Non ti si può vedere. Se fossi in te, quando vai in giro, indosserei in viso un telo da Joseph Merrick?

– Perché mai? Sono, sarei un mostro?

– No, sono gelosa da morire.
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di Stefano Falotico

Tre racconti (im)morali per questa vostra Halloween da fottervi!


01 Nov

Compariranno in un altro mio libro, non provateci, è tutto salvato e registrato!

Halloween: la leggenda Gran Torino di Walt Kowalski, che macellò i bulli da “scherzetti” cattivi con un “dolcetto” imprevisto da eroe e “martire”

Calvario, anche calvo se mi va, me la son sempre cavata, lontano dal trambusto, sono un “bellimbusto”, un “ignorante saccente”, un ossimoro vivente, un teschio ossuto di carnale rinomanza “offerto in remissione dei peccati” dinanzi al (ro)manzo vostro delle carneficine da maiali. Se non vi piaccio, contattate il carro funebre, perché sono malinconico, adoro odorare l’odor del vento di prima mattina con la birra in mano, mi asciugo le palpebre in questo nosocomio di matti dai visi pallidi con giustizialismo Callaghan versione Good in mezz’appunto a bulli bad e al mio “ugly” quando sparo angry, ringhio e non dovevi farmi arrabbiare perché, se la prima volta ti salvasti per il rotto della cuffia, adesso t’acciuffo per la seconda lezione in casina tua, succederà un casino, non mi hai tranciato i canini né deragliato la mascella, macellaio ti spedisco in corte d’appello e poi finirai per direttissima a esser “incappucciato” in prigione, ove te lo faran “nero” assieme a secondini nel benedirti, “Dio che figa…” (come dici tu…), prima dell’estrema unzione nella “cappella” e dunque la sedia elettrica. Piaciuta la “sega?”.

Da che mi ricordi,
son sempre stato vecchio. Perlomeno, da una certa età in poi, quando la mia coscienza s’elevò da poeta. Arrivato nel bel mezzo di una quasi “normale” adolescenza, traviai fottutamente nell’adiacenze d’una serenità nottambula “ghiacciata” come le mie iridi vitree, su spalmarmelo lievemente in carta “al vetriolo” ostinato rimbalzante fra i balordi balzani e gli “adulti” panzoni. La mia ricetta era questa, un po’ di narcisismo, poche chiacchiere, tua colite su derisioni che mi fan un baffo mentre sbuffo altra noia da elegante “accattone” quasi “elefantiaco”, disprezzo totale per quasi tutta la società e tuo padre vada a lavar i piatti e s’ecciti di fronte alla scosciata del programmino “piccante” mai quanto me che gliel’appuntirò nell’evirarlo di netto appena “sbotta” dalla patta e mi urlerà ancora “Basta!”. Di mio, preparo la pasta e poi mi massaggio il “fagiolo”, scoreggiando in faccia a tali (g)nomi, essendo io mille nomee in questa contea di fascisti.
Mi chino per poi non salir la china e non faccio mai (f(at)ica, perché mi vanto di tirarmene… fuori. Se un’anziana signora mi disgusta, la “bacio” di saluto “militare” e le auguro un piatto “caldo” con mio sputo al catarro. Sì, la mia raucedine è acida così quanto la mia anima, liscia e levigata, ché di guerre e retoriche ne ho piene il mio “alzabandiera”. Preferisco strusciarmelo sotto il plaid assieme a un cane che carezzo soprattutto quando ce lo rizziamo assieme, contemplando il “planarlo” via in spirito ribelle su bollente affumicante vicino al camino.
Va da Dio, meglio di te in “carrozzella” con la “principessa” crocerossina.
Alle infermiere, preferisco “ferirmelo”. Al tuo miele, una sodomia a farti male.
Alla religione cristiana, un sano ridermela da matto.

Ma qui la gente non ha rispetto. In questo, è peggio di me. Quando succedono gli scandali, si fa i cazzi propri, tiene la bocca chiusa e pensa solo che domani, oltre al lavoretto per tirar… a campare, devono andare in palestra a “rassodare”.
Non dimentichiamo il bar(o).

Questo mio stile eccentrico di (non) vita, non è stato ben accetto.
Minacciarono e poi, vigliacchi, ribaltarono il crimine quando m’incazzai.
Arrivando perfino agli “stupri”.
Il prete è mio amico, m’intimò a lasciar perdere ma insistetti. Mi sta lì che un idiota venga in casa mia e si permetta di “sparare”, continuando nelle sue porcate.
Il prete m’avvisò che, se avessi reagito… di testa mia, avrei passato i guai.
Me ne fregai altamente, in linea con la mia Altezza.
Mi recai nei pressi del malfattore, l’animale, e lui sparò di nuovo, poco a “salve”.
Non mi salutò neanche, saltò.

Non morii e anzi sta continuando la battaglia legale.
Di mio non son cambiato, odio gli sciocchi e chi li ha “educati” all’omertà schifosa, provoco a f(r)asi alterne per veder come si “muovono”, non mi do una mossa e, se mi va, oltre a farti pagare altri soldi, ti “sedo” io stavolta, sbattendoti in manicomio giudiziario.
Vedremo se avrai ancora il vizietto di toccare oltre il lecito.
Figlio di puttana, ti avvertii di lasciarmi “perdere” ma non volesti darmi ascolto.
Allora, ne sentirai…

Notte di Halloween, racconti inauditi di un “deficiente” stralunato a babbei inculati: Dracula il maudit contro un idiota maligno, Dracula ulula e lui urla

Iniziamo con quello “serio”, se non gradite la serietà, passate al secondo, poi ci sarà il dolce a “frutto” della tua “banana” sbucciata!

Il lupo perde il pelo ma non il vizietto, ah ah!

Studio della mente di uno psicopatico, che trovò Dracula ad analizzarlo, anche in senso anale e presto carnalmente come la sua idiozia “straziante”

Appartengo a quella stramba, onorata categoria di chi oscilla perentoriamente fra stati umorali d’un brad(ip)o orgoglioso di mia “brodaglia”, poi sussurro agonico “malincuore”, stremato fra delusioni insistenti e una rabbia vincente.
Quella che ti fa innalzare tra suini a me or supini, in volo tramontante acciuffo il criminale di turno, strangolo la sua indole teppistica e lo inchiodo alle responsabilità del (ris)petto che non indossa a vesti altrui spellate.
Che costui, sciaguratamente, sempr’invade, copre di calunnioso “annot(t)arle” in diagnosi da schedario del suo paio di palle imbracate in pantaloni consumati di “strappo”…
Con me, iniziò una lotta sfrenata di abusi psicologici e ricatti degni di Auschwitz, per “infantilizzare” la mia volontà e circoscriverla nei suoi circhi stracolmi d’aridità e arsioni.
Abrasione dietro altre bruciature “marchianti”, col beneaugurante suo desiderio “intimo” del final arrostirmi in “fornace” crematoria. Gustare il rancore “impotente”, macellazione “sedante” d’altro “godere” oscenamente il suo ferreissimo “intelletto superiore” anelante alla cagione gradente nuove impiccagioni. Un manifesto mostro, reiterante in “tirarselo” a “lucido”, ghigliottinando con “appuntite” lame del suo “morto” di fame.
Qui, non c’è la rima ma il bacio del ritmo a suo graduale cagarsela.
Ma narriamola con calma, così può assaggiare la suspense dell’attimo vagamente “crepitante” in cui, (in)castrato con le (s)palle al muro e inchiodato in pelle tanto da lui scarnita da cane, “fremerà” in febbricitante nervosismo dell’implorazione a una pietà che non gli sarà concessa.
“Punitore eretto” in glorificarsi nel ficcare… ma trascurò l’impalatore Vlad, anima ribelle convertitasi al diabolico Cuore immolante spettri sonnecchianti un ritorno fervido, placante solo quando il Sole ancor m’addolora in troppi suoi raggi frivoli.
Queste luci stroboscopiche della Luna cangiante ossequiano la mia signorilità divinizzata in principato altero, or che mi son trasformato in ateismo (s)consacrato.
So, posso turbare le coscienze piccole, addentar di canini i virginali colli con “bianchetto” presto (s)macchiante del “segno” non ingravidante eppur affondandolo (s)degnoso da “lebbroso” in labbra calde su incagnirmelo di grosso spolparle, ruvido nel rovente sciogliermi con disgelat’anima in succhiotti a pelo maculato nel mantello nero dentro muliebri “oscurità” di fino esplorate. Ma sì, devo deflorarmi e smascherare me quanto soprattutto le bugie con cui vi “colorate”, a scopo assai scop(pi)ante, del già vostro essere imbruniti nel grigiore maleodorante dei porcili più ambigui, perciò ripudianti da podio di quelli che agognano a sgozzar il pollo per il podio dei “galli”.
Ai galli, ho sempre preferito sbattervi in galera.
Alle galee dei galeoni, il tuo galeotto. E vari giavellotti da Artù contro il traditore Lancillotto. Meglio Mina di Ginevra. Anche se Mina me lo conciò per le feste. Ginevra, almeno, spappolò i testicoli di Lancillotto. La perdonai, tanto Lancillotto non vale un cazzo. Avranno giocato solo a carte.
Alle futili “gioie”, un gioco adesso mio e non puoi sfuggirmi. Ti godo da Dio, in gola! Dove cazzo scappi? Ah sì, il tuo cazzo sta nelle mutande, spesso delle troie da te sporcamente denudate, subitaneamente “eiaculi” fuoriuscente.
Io sono il pulitore, mio punitore. Dai, stringimi la mano, attento al braccio. Sai… quando uno “spezza” a chi puzza… non fa male al polso reciso ma di solito, anche fra i mostri con forma umana come te, il braccio è collegato in quel “posto”. Alla base del collo o del culo? Il dolore, del rompertelo, lo avverti vicino alla giugulare e poi crepi di lento crepacuore… Un “infarto” dissanguante. Non urlare!
Idiota, chiamami solo ululato! Non sapevi che Dracula è matto?
 
Come inculo il Mondo da lupo e regalo un (t)orso notturno alle “lontre”, dette foche per fighe mie mobili, talvolta anomale, eh sì, sono le magie del “mio” su “ prestidigitazione” in malia “oliata” e limonante da “solo-sodo”, il “mobiliere”

Le “regioni pneumatiche” di un gatto

Da che mi ricordi, dall’età di 13 anni, prendo per l’ano il Mondo. A tambur battente. Se una ragazza vuole del “burro” da me, che non mi svendo, prima lascio che s’imbrodi da lasciva e dopo la… sbroglio, “facendola” che si decolli a sognar il mio Ercole. Io a costei non lo sventolo. La sventrasse un altro goloso. Già, imbrogliandomelo da solo, essendo fuori dalla ma(ta)ssa. Sì, le donne stressano, meglio il materasso Eminflex di tuo fletterti in peti cosmici, il cui odorino “sparisce” senza “darlo” a vedere. Un po’ si sente ma è evacuar “sentimento”, dicasi anche gastrite e farsi il marcio fegato.
Da allora, oramai ho perso il conto delle mie masturbazioni. Un Tempo, sapete, le annotavo su un taccuino. Periodo puberale ove abbisogni di tener le “notti” quando si gonfia dinanzi a svettanti tacchi su belle cosce pienotte. Oltre a registrarle dalla TV, le archiviavo in un “diario”.
Insomma, non lo davo eppur venino… lucidato. Talvolta, dovevo pulire lo schermo per troppi atti “impuri” incontenibili. Ve ne racconto “una”, ad esempio, del mio “lampante”. Sì, se non schizzava sul lampadario o sul pavimento, è lapalissiano che, issato al massimo in acme arrossito, “partiva” di “botto” previo fazzoletto “imbranato” su troppo eccitamento fuori dalle orbite. Strabuzzando, si (s)lanciava “fulminante”. E le macchie cospargevano la catodica “vittima” (non) designata. Sì, avevi mirato in mezzo a quella con le gambe più carine, accavallate per il tuo cavallino matto e, invece, “cannavi” su inquadratura (s)voltante di primo piano aberrante del presentatore “mascolino”. Cioè, un minchione. Avevo e ho un bersaglio “infallibile”.
Gioco di fallo e di fava, di fame e di feci non tanto me le facevo, di Fuca e tutto lungo di forza.
Oggi, la “musica” non è tanto cambiata. Ad Halloween, questa festa pagana importata dagli americani, preferisco sempre il mio “cagnone”. “Celeberrimo” lupus in “fragola” per la zucca “vuota” eppur di scherzetto a poi addolcirsi con niente fra le dita, tranne il “dolciastro” un po’ amarognolo-denso dell’essertelo infranto.
Vengo umiliato da tutte le gatte “nere”, da cui il mio racconto preferito, “The Black Cat” di Edgar Allan Poe.

Morale:

“tiratelo da sé” se non c’è il tiramisù, meglio “berselo” in un bicchier d’acqua.
Poi, mescolare con altro “zucchero”, detto anche saliva sbavante dell’ultimo grido, fare… un gir(in)o in macchina e “inondare” le strade affamate su malfamati spermatozoi innocui, poiché già denutriti della “potenza” pericolosa. Sì, sono un onanista a luci rosse dei cazzi miei. Meglio di te, pedofilo. Al lupo, al lupo, tu pervertito mi fai paura! Non violentare il bambino!
Ce la vogliamo dire? Non cambia (contro)mano, me ne son sempre (s)fregato delle regole. E, se mi spacchi il pacco, te lo apro con una tegola sui testicoli e testacoda sgommante.
La tua scema non voleva delle gomme da masticare? Mangiasse allora la schifezza!
Brum brum, ah ah, salutami tua madre! Me ne son fatte tante… su di lei.
E lo sa.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Halloween. La notte delle streghe (1978)
  2. Halloween. The Beginning (2007)
  3. Il signore del male (1988)
  4. Gran Torino (2008)
    E Pippi Calzelunghe si chiama Tama Rein e ha (e)messo il primo porno.
    Sai che roba. Ne verranno altri. Da me lo prenderanno nel culo.

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