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JOKER & THE IRISHMAN: quanti problemi che vi fate sull’esegetica, l’ermeneutica, la semantica dei film e della vita, imparate da Woody Allen e da Sharon Stone


26 Oct

sharon stone stardust memories

Sì, in passato odiai Woody Allen.

Perlomeno, per allietare le mie notti alterate e solitarie da lupo mannaro alla Arthur Fleck, nei miei pomeriggi opachi ubicati nell’asfittica Bologna, prendevo la macchina e mi recavo al videonoleggio Balboni. Pian piano, noleggiai tutti i film di Woody Allen.

E, spaparanzato sul divano, me li sparai uno dopo l’altro, a raffica. Dal primo all’ultimo in ordine rigorosamente cronologico.

Sebbene all’epoca giocassi ancora a Calcio, dunque se mi riflettevo allo specchio, vedevo un ragazzo con dei buoni quadricipiti e col fisico muscolosamente asciutto, debbo ammettere che già accusavo i primi sintomi delle riflessioni suicidarie di Allen in Manhattan.

Similmente alla celeberrima scena in cui Woody, sul divano, elenca le cose per cui valga la pena di vivere, io inserivo al primo posto le cosce di Sharon Stone di Basic Instinct. Sognando di ciucciarmela col mio wurstel alla Wudy sul letto nel quale, in quel momento, ero mezzo distrutto e psicologicamente a pecora.

Cioè cotto più di un salamino? No, di caldo hamburger. Ah, pur di fare all’amore con Sharon di quei tempi, avrei preso il primo aereo per Amburgo. Ma in verità ero solo nel film di Wim Wenders, Il cielo sopra Berlino.

Sì, alla stessa maniera de La rosa purpurea del Cairo, immaginavo la mia Sharon che, alla Videodrome di Cronenberg, mi rendesse James Spader di Crash.

Sì, con Sharon sarei anche un pervertito. Ma forse lo sono… con Sharon di Sliver. Ah ah.

Che volete farmi? Bruciarmi la casa? Posso essere o no William Baldwin di Fuoco assassino?

Sì, credo di averlo preso sempre in quel posto ed è stata dura trovare un posticino.

Grazie alle mie intime conoscenze con una persino più figa di Jennifer Jason Leigh, sono sbattuto da qualche parte. Ah ah.

Ma mi sono salvato comunque grazie a un gesto eroico da Steve McQueen.

Quando tutti non hanno avuto le palle per ribellarsi a questo mondo di bulli, io mi sono immedesimato in Clint Eastwood di Gran Torino. Non sono morto ma mi hanno semi-internato.

Vivo forse in un seminterrato? Oppure ogni rabbia repressa ho dissotterrato? Su tale dubbio amletico, vi lascio riflettere mentre salvo subito in download tutte le scene più hot della Stone da celebritymoviearchive.com.

Sito che anche voi dovreste ficcare tra i preferiti. Poiché, quando passerete la notte in bianco, vi basterà cliccare sul video in VLC e tutto si raddrizzerà.

Ah ah.

I bulli però hanno fatto la figura dei maiali. Ed è quello che più m’importava. È inutile che provino ancora a etichettarmi come si fa col prosciutto. Sono carne cruda e io li ho spellati.

Ah, rimembro quelle Stardust Memories delle mie celate, nient’affatto gelate, fantasie proibite su Sharon dei miei trascorsi Radio Days.

Quando non esisteva Instagram e potevo gustare persino Kundun di Scorsese senza incappare nelle fotografie arrapanti di modelle che, oggigiorno, hanno massacrato ogni mio buon proposito da Dalai Lama.

Sì, noi uomini non possiamo stare tranquilli. Accendi Instagram per vedere, sulla pagina ufficiale di Martin Scorsese, le foto della prima di The Irishman e ti capita di scorgere in passerella quella passerona di Juliette Lewis.

Un po’ invecchiata e liftata ma indubbiamente ancora assai bella per noi fringuelli. Ah ah. Va tutta impomatata!

Al che, per non turbarti, non accendi nemmeno più la tivù. Tanto in televisione sono tutte oramai mezze nude.

Peccato che, nel mentre di tale tua resiliente ascesi da John Rambo dei poveri, una tua conoscente ti mandi un’erotica foto mozzafiato di lei in bikini su una spiaggia esotica assieme al suo nuovo fidanzato di colore. Sostanzialmente di calore.

A Bologna è inverno, lì invece, a quanto pare, è estate torrida. E lui con lei è super solare a mezzogiorno.

E dire che ho disdetto il mio abbonamento a tutti i siti porno di sesso interraziale fra un mandingo e le figone bionde.

E dire che mi sono sorbito tutte le vostre disamine e le vostre folli elucubrazioni sui significa(n)ti reconditi, metaforici e non, perfino su un semaforo attorniato da luci al neon, in stile Taxi Driver, di Joker.

Inoltre, pochi giorni fa, al Festival di Roma, mentre ho fatto la fila per vedere The Irishman in sala Petrassi, ho dovuto sentire uno che, dietro di me, ha affermato che Scorsese ha potuto realizzare questo film solo grazie a Netflix.

Poiché Netflix ha avuto il coraggio d’investire tanti soldi su un capolavoro del genere.

Peccato che costui abbia definito The Irishman un capolavoro ancora prima d’averlo visto.

Peccato che costui era affiancato da una bellissima donna, probabilmente la sua, che preferisce i cinecomic, peccato che codesto personaggio forse, qualche ora dopo, avrebbe visto Scorsese in conferenza stampa.

Ma non saprà mai chi è Scorsese. Semplicemente perché Scorsese è Scorsese, Woody Allen è Woody Allen, Stefano Falotico è Stefano Falotico.

Vedo molte persone disperate.

Nella loro vita, non funzionò il cosiddetto piano A, al che si diedero al piano B ma risultò fallimentare pure questo. Hanno scelto l’opzione C, cioè chiedere l’assistenza sociale. Anche condominiale. Ah ah.

Quello che posso dirvi è questo, amici:

di mio, abito al quarto piano.

Basta che funzioni.

Cosa?

L’ascensore?

Eh certo, l’ascensore, no?

Che minchia avevate capito? Ah ah.

Vi lascio con una mia barzelletta alla Woody Allen.

Una donna va dallo psichiatra:

– Dottore, non ho capito un cazzo della vita. Non me la godo proprio.

– Ah, capisco. Dunque lei è una suora?

– No, sono un’insegnante di Educazione Fisica. Perché?

– Niente, per chiedere. Dobbiamo entrare in intimità di transfert.

– Siamo sicuri che lei sia uno psichiatra? Non è invece un pornoattore?

– Signora, sono la stessa cosa.

– Cioè?

– Uno psichiatra crede che ogni conflitto psicologico dei pazienti parta inconsapevolmente da un adulterato rapporto con una sessualità irrisolta a livello inconscio.

Dunque, lo psichiatra stimola le cosce per incassare la porcella. No, mi scusi, volevo dire la parcella.

Non c’era ancora arrivata?

La faccio arrivare io.

 

Ebbene, adesso vi sarà uno spoiler. In The Irishman, De Niro ammazza Al Pacino/Jimmy Hoffa. Spoiler per modo di dire.

Davanti al prete all’ospizio, prima di aspettare di morire, De Niro fa capire al prete che forse ha un solo rimpianto in vita sua.

Non rimpiange di essere stato un assassino e un criminale, non rimpiange forse neppure di aver tradito la fiducia di sua figlia.

Rimpiange di aver ammazzato il suo unico amico.

Ma è stato costretto. Perché, altrimenti, la mafia avrebbe ucciso lui.

Se non è un capolavoro questo, certamente non lo è nemmeno Io e Annie.

Ecco, la lotta per l’Oscar come miglior attore sarà fra Joaquin Phoenix e De Niro.

Come miglior film, Joker appare decisamente sfavorito rispetto a The Irishman e a C’era una volta a… Hollywood.

Comunque, tre film sul mondo.

Un mondo che non c’è più. Nel bene o nel male.

Macellato dal cinismo, dall’arrivismo, dalle solite regole di potere.

di Stefano Falotico

William Baldwin poteva essere il più grande attore del mondo e io potevo essere De Niro ma rimasi nell’ombra, assalito dal fuoco assassino dei piromani?


01 Jul

baldwin backdraft

No, degli erotomani.

Ora, non so se lo stiate ammirando nella serie Too Old to Die Young. Secondo me, serie vicinissima al capolavoro assoluto. Sto parlando di William Baldwin, ovviamente, detto Billy.

Copia-incollando direttamente da Wikipedia, leggiamo tutti assieme appassionatamente quanto segue:

«Figlio di Carol Newcomb e Alexander Rae Baldwin Jr., è fratello dei noti attori AlecDaniel e Stephen Baldwin, conosciuti come i fratelli Baldwin. Si laurea in scienze politiche alla Binghamton University, dove ha fatto parte del team di wrestling. Considerato il più bello tra i suoi fratelli, ha iniziato a lavorare come modello, apparendo anche in alcune pubblicità. Dopo aver frequentato corsi di teatro, debutta sul grande schermo nel 1989 in Linea mortale e Fuoco assassino, venendo considerato un sex symbol anche grazie alle prestazioni ad alto contenuto erotico nei film Sliver con Sharon Stone e Facile preda con Cindy Crawford, benché ambedue i film non abbiano riscosso un particolare successo al botteghino».

Innanzitutto, essendo io il più grande intenditore di Cinema, oserei dire, del mio palazzo, intervengo di errata corrige.

Wikipedia infatti ha sbagliato. A scrivere questa sorta di prefazione riguardo la carriera del Baldwin, eh già, sarà stato un ragazzino di sedici anni nel doposcuola.

Perché ha scritto delle inesattezze, oserei dire, madornali.

Linea mortale e Fuoco assassino sono del ‘91.

Baldwin, invero, debuttò con una piccola parte in Nato il quattro luglio.

Detto ciò, dal 1991 a oggi, sono trascorsi 28 anni e, se la matematica non è un’opinione, Linea mortale e Fuoco assassino rimangono i suoi film migliori come attore.

Ho detto tutto.

Non che siano dei capolavori, tutt’altro. Ma in quest’annus suo mirabilis il Billy esplose come le case del film di Ron Howard.

Si spense però da solo, senza necessitare dei pompieri. Sapete perché si arse vivo? Poiché, accalorandosi troppo di calore, esal(t)ato come il tricticlorato, si montò la testa e forse anche Sharon Stone e Cindy Crawford e, da allora, (s)pompato al massimo, si sputtanò del tutto.

Segnali di questo suo pervertimento si ravvisarono già nel 1993.

Anno nel quale fu protagonista di Sliver. E torniamo a Sharon Stone, una che l’anno prima divampò nell’olimpo delle stelle di Hollywood, incendiando Michael Douglas in Basic Instinct.

Per anni, molte malelingue mi paragonarono al personaggio interpretato, appunto, da Baldwin in Sliver.

Sì, in effetti ammetto che era un periodo in cui mi piaceva farmi i cazzi degli altri. Essendo molto depresso, era però sostanzialmente la gente che mi spiava e sospettava di me.

Ah, non dovete fidarvi di molta gente. È guardona, adocchia di malocchio e pensa che tu sia un maniaco quando invece stai solo con le mani in mano.

In questo film, c’è Polly Walker. Per anni io divenni suo fan sfegatato. Ne ero innamorato, sfiancato, spappolato.

Guardatela in Roma e 8 donne e ½. Capirete perché quelle della mia età mi facevano ribrezzo. Non potevano competere con una milf così. Qui parliamo di un donnone che… ho detto tutto.

Ero gerontofilo o un uomo incastrato, dunque castrato, in un corpo da nerd?

Le maldicenze su di me si moltiplicarono, fui perfino scambiato per James Woods di Videodrome.

Quello che posso dirvi, col senno di poi, è che ero soltanto a pecora, emotivamente parlando. Nessuno comunque riusciva davvero a inchiappettarmi.

Baldwin, invece, è rimasto tale e quale, spiccicato a prima, cioè un attore e forse un uomo di merda nonostante un po’ di panza in più. Auto-fottutosi.

È veramente devastato in Too Old to Die Young. E non vi dico altro per non spoilerare.

Billy è stato inoltre con Jennifer Grey, quella di Dirty Dancing.

Ho detto tutto.

Be’, sì, se non fossi rimasto tra le fiamme della mia malinconia per molto tempo, oggi sarei davvero il De Niro italiano.

Ma va detto che conservo ancora un fascino da Donald Rimgale.

Insomma, ragazzi, se gente cattiva vi ha bruciato ogni speranza, non diventate hater.

Non fatemi la fine di Donald Sutherland…

Ne ho visti tanti… di ragazzi bruciati.

Non è da una bruciatura che si vede una (ri)cotta, figlioli.

Se è andata male con Jennifer Jason Leigh, fidatevi… andrà bene con un’altra?

No, non andrà per niente.

Eh sì, eh.

Capace che poi incontrate la Sacerdotessa della Morte, Yaritza.

Un consiglio dunque a ogni coniglio: non sognate le conigliette, non avete la giusta faccia da culo… di Baldwin?

No, la mia.william baldwin wikipedia donald sutherland fuoco assassino

BACKDRAFT, Robert De Niro, 1991

BACKDRAFT, Robert De Niro, 1991

 

 

di Stefano Falotico

 

 

TOO OLD TO DIE YOUNG: la realtà non è mai come la immaginiamo, come la sognammo, perfino come la disprezziamo


29 Jun

Yaritza

Ero pervertito, no partito assai prevenuto, come si suol dire, riguardo questa serie di Amazon Prime firmata da Nicolas Winding Refn. Pensavo che si trattasse della solita narcisistica, pretenziosa, autoreferenziale castroneria spacciata per qualcosa di arty in tipico stile Refn.

Regista da alcuni osannato, venerato, elevato in auge. Da altri sinceramente snobbato. Refn è un megalomane nella tradizione dei cineasti più folli e autoriali di cui il Cinema, sin dai suoi albori, è tuttora stracolmo.

Mi mancano alcuni suoi film e onestamente, come già scrissi, ho le mie riserve addirittura su quello che da molti viene considerato il suo intoccabile capolavoro, ovvero Drive.

Che, al di là della strepitosa track Nightcall, di alcune fiammeggianti riprese notturne, malgrado la recitazione piacevolmente catatonica, in stato di trance lisergico, di un impenetrabile e carismatico Ryan Gosling, difetta assai nel finale, essendo a conti fatti una scialba, oserei dire patetica imitazione di Takeshi Kitano in salsa danese-statunitense.

Detto ciò, Too Old to Die Young è una serie magnifica. La sto vedendo, rivedendo, vivisezionando. A prescindere dal secondo episodio, lunghissimo, soporifero e insostenibile, dal quarto episodio in poi ingrana finalmente la quinta, azzecca il giusto, calibrato livello fra adrenalinico intrattenimento e artistico godimento. Assecondato in ciò dall’ipnotica musica di Cliff Martinez, sorretto dalla performance d’un Miles Teller in stato di grazia (in)espressiva, illuminato dall’innocenza angelicamente conturbante di Nell Tiger Free, dalla briosa follia d’un William Baldwin ambiguo e forse incestuosamente onanista (guardatelo qui per non credere ai vostri occhi), dalla venustà soda, capricciosa, maligna di Cristina Rodlo nei panni della stupenda, diabolica Yaritza, dalla presenza ieratica e oserei dire quasi pauperistica di un tosto, immarcescibile, profetico loser, John Hawkes, il cui personaggio è un diseredato a metà strada tra un semaforo ove fermarsi per elemosinare, sì, è un semaforo man, e il tipo/topo affascinante poiché maledettamente barbone con la barbetta incolta e le rughe marcatissime, il viso incancrenito nella perenne ansia oscillante fra il nevrotico vitalistico e il nichilista fottutamente menefreghista, un uomo arcigno, spigoloso e acidissimo con la faccia imbattibile di un equivoco viscido.

Una serie nerissima spaccata sensualmente dai semi-cammei della bomba Jena Malone, figa liscissima. Una che nei film da lei interpretati raramente si spoglia ma a cui basta un movimento inaspettato dei suoi occhi iridescenti per irraggiarci di beltà scostumata, emanando sex appeal a pelle, fottendo in maniera subliminale, forse inguinale, ogni uomo che indubbiamente non può resisterle, illuminandolo da maliarda fatalona di sobrio, elegante eppur devastante erotismo accent(u)ato da un po’ di caldo, provocante rimmel per indurre tutti gli eterosessuali non solo all’indurimento erettivo, bensì soprattutto e sopra e sotto all’intorpidimento toutcourt per i maschi intimamente noir ed eternamente affascinati dalle femme fatale bastarde con le gambe lunghe in tailleur attizzante.

Una donna vera e chi dirà che, vedendola, rimane col braccino corto… è un Pinocchio che fa finta di non amare i suoi occhi, la sua gnocca da notti ove giocarle di grossa oca.

Sì, con lei il gomito da tennista si sviluppa più di quello di John McEnroe e, se non hai i soldi, lei ti lascia a secco. Spompatissimo. Comunque, per ricarburare basta un po’ di benzina e una normale pompa…

Non ci crede nessuno che non vorreste giacere con lei sin all’alba e dopo gli ululati fare i galli, eh già, il naso vi si allunga e anche qualcos’altro.

Comunque, William Baldwin, se già in Sliver fu l’incarnazione del riccone cazzone iper-voyeurista, qui ascende a idolo assoluto prima della sua dipartita grazie alla sua confessione orgogliosa da uomo traviato e debosciato mai visto. Roba che Kurt Russell e De Niro/Ombra di Fuoco assassino l’avrebbero bruciato vivo.

Baldwin, lo scorso mese, è uscito pure con Backdraft 2. Film che, nonostante l’apparizione di Donald Sutherland, hanno visto solo i suoi fratelli.

Kurt Russell e De Niro, appunto, hanno disertato non solo la suddetta boiata pazzesca, bensì la incendieranno perché rovinerà la reputazione del capostipite. Che, comunque, non era poi chissà che.

Chiariamoci, un buon film di Ron Howard, non certo da mettere al rogo ma neppure paragonabile a Inferno di cristallo.

E torniamo a Sliver, film ove le dinamitarde, esplosive gambe chilometriche di Sharon Stone sono quasi più alte del grattacielo ove Baldwin viene arso nell’anima in maniera atrocemente pirotecnica.

In Sliver vi è anche Polly Walker, la donna dal culo più bello della storia. Tornito, modellato delicatamente in forme geometriche oserei dire simmetriche, anzi, perpendicolari a qualcosa che dentro di lei morbidamente e duramente si appaierebbe volentieri in maniera orizzontale o forse verticale. Spingendo in maniera bestiale. Badate a cos(c)e importanti.

Come no?

Una che a quei tempi era capace di uccidere un uomo senza accoltellarlo, appunto, come Sharon Stone di Basi Instinct ma usando soltanto il tritaghiaccio del suo fondoschiena tagliente.

Guardate 8 donne e ½ e poi morirete…

Insomma, a tredici anni pensavo che sarei diventato astrofisico nucleare.

Invece ho scoperto che sono un figo abbastanza atomico. Romantico a cazzo mio.

Il problema è che molte donne non vedono questo.

Per forza, non vedono una minchia.

Sono talmente frustrate che leggono L’insostenibile leggerezza dell’essere. Che poi…

Secondo voi, Antonello Venditti ha mai letto Milan Kundera?

Macché, Antonello sta sotto il cupolone della magica Roma.

Cosa volete che ne sappia pure dell’Inter.

E, tra una Ferilli e una Leoffreddi, è tutta una grande bellezza… tra fusilli e penne puttanesche.

Insomma, Venditti cantò…

quando pensi che sia finita è proprio allora che comincia la salita.

Invece, io sono come Matthew McConaughey di True Detective, un pessimista cosmico a cui fa schifo pure Giacomo Leopardi:

quando pensi che sia finita, sai qual è la verità? È finita davvero?

No, ma è una vita di merda. Oggi va, domani no.

Un giorno morirò e risorgerò.

Sì, se credessi a dio e alla religione cristiana, miei falsi, poveri cristi.

O no?

Notate infine questa finissima, raffinata miniatura ove la ypsilon, ipsilon, la i greca in maniera isoscele si accorda a mo’ triangolare con qualcosa che spara nel grilletto di dolce mitragliare. O no?

yaritzafalotico

 

di Stefano Falotico

 

William Baldwin è un genio con le palle


19 Jun

baldwin too old to die young

Bambagioni e pappagalli, recitate a memoria questo pezzo prima di andare a dormire, anziché contare le pecorine, no, volevo dire le vostre smarrite pecorelle.

Io non mi vedo come tu mi vedi, proprio non mi vedo, non mi sento: post serissimo sulla follia umana

Parlerò di quello che leggerete per cognizione di causa.

Oramai sono esperto di psicologia più di uno psichiatra laureato a Cambridge. Sono la cartina tornasole di ogni disturbo psichico da me vinto, combattuto, ostinatamente annichilito. Insomma, sconfitto con tante fitte. Fritto.

Perciò ora mi sento svuotato e non tanto rizzo, no, ritto. Come un corridore, un maratoneta che ha percorso mille miglia, spingendo troppo a sciolta briglia. E, anziché esultare per aver tagliato il traguardo della sua vittoria personale, invece s’è dissanguato nello scontento più costernante e atroce. Sparendo nel vento, sparando a vuoto, eclissandosi ancora dopo tanto venoso, cardiaco battito esageratamente violento ché, per superarsi, ha ecceduto necessariamente di un impegno, di una concentrazione, perfino di un’elevazione impressionante per sé stesso. Soprattutto steso.

Come se a sé stes(s)o, sottovoce, nel ventre ventricolare dei meandri della sua anima straziata da tanta psicofisica fatica disarticolata, una volta raggiunto l’obiettivo prefissatosi, non credesse ai suoi occhi e rimanesse paralizzato da una sensazione di paradossale amarezza sterminata. Tumefatto, sfatto, putrefatto da un’universale disfatta, pervaso e allo stesso tempo imbrogliato, no, imbrigliato nello scioglimento emotivo più tremendo, addirittura stravolto nello “scoglionamento” sessuale così incredibile da lasciarlo spossato, senza fiato così come le gambe di Sharon Stone da farti prendere un infarto.

Ah, un tempo, Sharon fu fatata femme fatale e me n’infatuai. Ora la ripudio, malgrado io sia adesso sul podio.

Una per cui, appunto, dovevi superare mille scogli se desideravi approdare alla paradisiaca scogliera del suo Triangolo delle Bermude. E, quando valicasti mari e monti, dopo patibolari, sesquipedali fatiche da moderno Sisifo, distruggendo ogni hater con la svastica, passò troppo tempo e lei or è invecchiata. In spiaggia non si mette in topless e non le vedi nessun bikini da ex provocante birichina, è rugosa e affogata in un costume intero che non lascia nulla all’immaginazione calorosa. Sì, perché se immaginassi la sua nudità ardimentosa, preferiresti bambinescamente stare a moscio, no, a mollo con far innocentemente smorfioso.

Sono un uomo dissoltosi nella penombra rosa e nerissima, nella penosità e nella continua peluria, no, esistenziale penuria, vago come un lupo mannaro nella brughiera e, dinanzi a me, osservo pianure di scimmie che s’accoppiano nella radura, nella selvaggia natura.

Al che accendo una sigaretta e la bruciacchio nell’apoteosi della sua forza essiccante ogni mia residua, viva speranza, privo anche di ogni stimolo iroso, son ora barboso, barbuto come un lupo cazzuto, prosciugato nei polmoni dallo sforzo aspirante di essere cosciente, oramai, dell’inghiottimento perpetratomi da una società animalesca e porcellesca. Forse solo fottuta. Steso, stirato, completamente andato, disidratato, neanche me la tiro. Passeggio sconsolato, pigliando in giro le anoressiche che non vogliono mangiare nemmeno l’insalata, infliggendosi pene terrificanti, costipando, castigando, mortificando la beltà ridente dei loro cor(pi) invero ancora bisognosi di calor(i)e. Non sono dementi ma non hanno voglia semplicemente di qualcosa di ardente e al dente.

È tutto un carnaio, uno svaccamento collettivo fra uomini toreri e donne tornite, fra ragazzi taurini e adolescenti spaurite. Tra milf rifatte e nerd strafatti. Che (dis)umana frittata ch’è stata questa società, un’immensa cagata.

Così ancor sparisco, inabissandomi nell’equinozio invernale della mia depressione an(n)ale. Sì, ancora mi fotto da solo, preferendo l’’onanistica ammirazione del mio ombelico dinanzi a questi nudisti che fanno i fighi, invero sono soltanto nell’anima finiti.

Il naufragare non m’è dolce neppure al mare poiché odio la luce del sole come un vampiro avaro.

Tutti questi uomini in mutande sarebbero da spogliare del tutto. Queste donne senza dignità sarebbero d’appendere al chiodo del loro tamarro non tanto di qualità.

E così va.

Non va.

Ricordate:

molti uomini hanno una vita del cazzo e non hanno tempo per prendersi cura di vite altrui di merda.

Molte donne si/li consolano e, in questa consolazione buonista di massa, cammino a testa alta, pavoneggiandomi un po’ e subito oltremo(n)do.

La mia prima ragazza pensava di farmi del pene, no, del bene, scopandomi.

Questi sono i risultati.

Fidatevi.

William Baldwin di Too Old to Die Young è un genio.

Sua figlia diciassettenne è stata a letto col più stronzo di tutti. Lei glielo riferisce. Al che va dallo stronzo per antonomasia, il suo attuale boyfriend, e gli dice che suo padre vorrebbe conoscerlo.

Lo stronzo enorme è impaurito, preoccupato che il padre Baldwin possa farglielo a striscio, addirittura denunciarlo in modo tale da non fargliela passare liscia.

L’essere escrementizio si presenta a casa dell’eventuale, futuro suocero, un riccone annoiato a morte, il Baldwin. E chi sennò? Il ritratto vivente del pappone.

Baldwin, l’interprete di Sliver e Fuoco assassino, quello a cui hanno sempre detto che, anche se recitò con Kurt Russell e Bob De Niro, non varrà mai l’unghia del fratello maggiore, Alec.

Fissa lo stronzo nella pelle, nelle palle degli occhi senza battere ciglio, poi gli parla discretamente in privato con severo cipiglio. Lo stronzo è terrificato dalla possibile reazione del Baldwin stizzito. E lo stronzo rimane impassibile, in una parola zitto.

Baldwin gli si pone pressappoco in questi termini:

– Ti sei scopato mia figlia minorenne. Be’, che possiamo fare? A lei è piaciuto? Sì. A te pure? Sì. Tanto prima o poi doveva succedere. Lei è felice, tu sei un bel ragazzo come Elvis.

Dove sta il problema?

 

Una scena scioccante. William Baldwin è un grande.

Sì, il suo personaggio dev’essersi fatto un culo della madonna per arrivare dove è arrivato.

E a che è servito?  Il mondo è sempre uno schifo, la figlia una pazza viziata. Era meglio forse se fosse stato un caso umano.

Almeno avrebbe avuto la solidarietà penosa e compassionevole del novanta per cento dell’umanità, formata da irriconoscenti ritardati, da egoisti maniaci, da pervertiti mascherati dietro una facciata perbenistica da falsi e ipocriti dei miei coglioni.

E questo è quanto.

Il mare a me non piace, preferisco le rocce.

Anche le mie cosce.

di Stefano Falotico

Attrici bollite: Sharon Stone


09 May

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Ebbene, sto offrendo una panoramica, spero divertente, corrosiva, irriverente e un pizzico sadica, invero lucidissima e profondamente obiettiva, sugli attori che considero oramai al capolinea o che forse saranno salvati in extremis, per il rotto della cuffia, come si suol dire, da qualche grande cineasta particolarmente magnanimo che offrirà loro il ruolo della perpetua salvazione per redimerli da una carriera finita “in prescrizione”, o nella dannata, più sconcia perdizione.

Oggi però voglio parlarvi non di un maschio, bensì di una delle esponenti più egregie, si fa per dire, del gentil sesso hollywoodiano, la mitica, imbattibile, sempiterna e benemerita Sharon Stone. Colei che, a mio avviso incarna ineludibilmente uno dei più ignoti, inconcepibili misteri dell’umanità. Sì, perché Sharon Stone, a distanza di quasi trent’anni dalla pellicola che ne ha decretato il suo fenomeno e l’ha resa popolare in tutto il mondo, ovvero Basic Instinct, a eccezion fatta del capolavoro Casinò di Martin Scorsese e del bizzarro e interessante Pronti a morire di Sam Raimi, possiamo asserirlo platealmente, senz’ombra alcuna di dubbio, deve la sua celebrità al semplice fatto di essere celeberrima per ragioni che a me sfuggono. Come sfuggirebbero a chiunque dotato di senno. Bastano tre quattro film per elevarla intramontabilmente a star planetaria?

Sì, la signorina Sharon Stone, nata in Pennsylvania il 10 Marzo del 1958, esordisce con Woody Allen in uno dei suoi film meno riusciti, Stardust Memories, ma nessuno si accorge di lei perché nel film è soltanto una mezza comparsata del tutto superflua e accessoria.

Al che gira filmacci che siamo sicuri che esistano solo perché vengono contemplati da IMDb o su qualche vademecum delle filmografie attoriali, roba indegna e terrificante come Allan Quatermain e le miniere di re Salomone (il regista John Lee Thompson qui era ai minimi storici), Gli avventurieri della città perdutaScuola di polizia 4Ossessione d’amore, e gli sfacciati b movie Action Jackson con Carl Weathers (sì, Apollo Creed) e Nico con Steven Seagal!

Al che la sua bellezza viene notata e le danno spazio maggiore Paul Verhoeven con Atto di forza e John Frankenheimer col suo film più brutto di sempre, L’anno del terrore. Nel mezzo ci sta un’altra schifezza, Scissors – Forbici.

Al che sempre Paul Verhoeven, dopo aver offerto la parte da protagonista a Julia Roberts, Geena Davis, Kim Basinger e Meg Ryan, e ottenendo puntualmente i loro no secchi, non sa più a chi rivolgersi, e allora sceglie ancora, memore di Total Recall, Sharon Stone, per il suo epocale, “scandaloso” Basic Instinct. La Stone, della quale si vocifera che all’epoca avesse una tresca segreta proprio con Verhoeven, accetta senza batter ciglio. È un ruolo rischioso, deve spogliarsi con generosità (anche se in molte scene “hard” userà la controfigura), non aver paura di niente, deve gettarsi a capofitto in questo thrillerino erotico sopravvalutato, concedendo le sue grazie voluttuose all’impertinente e pruriginosa macchina da presa, e girerà sfrontata e disinibita la famosa scena dell’interrogatorio senza mutandine… Al che, scoppia la Sharon mania. Gli uomini vanno matti per questa donna, il film diventa a sorpresa un campione d’incasso stratosferico per gli standard dell’epoca, considerando il budget relativamente basso, e la Stone trionfa sulle copertine più platinate dell’intero globo.

Sì, a lei è bastato maliziosamente accavallare le gambe per diventare una diva e un sex symbol indiscusso.

Al che, anche se in maniera decisamente più pudica, si spoglierà ancora per l’ignobile Sliver di Philip Noyce e per il filmetto Lo specialista con Sylvester Stallone. Ma, come detto, Raimi e soprattutto Scorsese vengono folgorarti da costei e dalla sua magnetica bellezza, e fanno carte false per averla. Scorsese le dà un ruolo magnifico nel suo altrettanto indimenticabile Casinò e la Stone sfiora l’Oscar.

E poi? Il buio, o quasi. Tantissimi film, due nomination ai Golden Globe regalate per Basta guardare il cielo e La dea del successo, lei che imperterrita continua ad andare al Festival di Cannes pur non avendo nessun film in Concorso e nemmeno nelle sezioni collaterali, giusto per farsi fotografare, per puro sfoggio esibizionistico, per spicciola mondanità futile e triste, e macina innumerevoli pellicole che, ripeto, veniamo a conoscenza che “sussistano” perché menzionate nei dizionari.

Insomma, un’attrice con all’attivo 140 film circa interpretati, tra fiction, camei o soltanto lei che fa da voce narrante o presta le sue corde vocali a qualche personaggio animato.

Ha avuto un ictus, e sinceramente ce ne dispiacciamo. Ma dobbiamo davvero crederle quando sostiene che prossimamente tornerà da regina incontrastata? Uscirà con un film di Scorsese misteriosissimo, ma non sappiamo se è un documentario, una retrospettiva, uno strano esperimento o qualcosa del genere, e giura che sarà protagonista di The New Pope del nostro Paolo Sorrentino.

Intanto sul suo profilo Instagram continua sciattamente a immortalarsi in lingerie assieme ai suoi cani barboncini o dalla parrucchiera con arruffata mèche.

Contenta lei…

In fondo, vecchia gallina fa buon brodo.

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di Stefano Falotico

 

Rendiamoci conto che esistono ancora attori come William Baldwin. Non vi lamentate se il mondo è triste


30 Mar

Questo è un tristo mai visto… che puzza!

Sì, è una generazione d’imbecilli. Lo è sempre stata. D’altronde, uno dei must della mia generazione di nerd idiotissimi era Fuoco assassino, quintessenza della retorica più trita e tonta, melodramma salvato solo dagli effetti speciali e con impresentabili scenette di montaggio incrociato prese in prestito dalla serie Baywatch, i cui primi episodi andarono in onda nel 1989. Ora, se Ron Howard doveva imitare il peggio dell’americanismo, ci è riuscito alla “grande”. Ecco, questo Backdraft è un film che se vedi a 13 anni può anche galvanizzarti, e io non so perché mi comprai pure il poster formato gigante da appendere in camera, ma fortunatamente non lo esposi mai al pubblico ludibrio. È un film di sfacciata romanticheria a stelle e strisce che ti lascia costernato e devi poi guardare tutti i film di Bergman per capire che stavi morendo avvelenato da tale sciocchezza e riequilibrarti in un po’ di sana malinconia. Un putiferio di luoghi comuni, un’esaltazione delle virilità più stupide da camerate di bamboccioni, con due degli attori più odiosi della storia del Cinema, in cui “primeggia” Kurt Russell, faccia da patatone che deve tutto a John Carpenter, ma su cui possiamo anche sederci a tavolino e discutere sulla sua effettiva bravura, perché come attore di genere e icona trash per Tarantino funziona, un uomo altamente da stimare perché è ancora sposato con una delle donne più sceme del mondo, Goldie Hawn. E già per questo ha tutta la mia ammirazione. Sopportare un’oca di questo livello e riuscire al contempo a girare film in cui mostri i muscoli, come lo scult Tango & Cash, è una prova di forza psicologica inaudita, altro che le cinquanta donne trombate da Ercole in una delle sue più grosse fatiche alla Lou Ferrigno. Quindi, sì, ci sta, Russell è un attore, più o meno. Ma è sull’altro “soggetto” che, soffermandomi col senno di poi, rimango basito, William Baldwin, apoteosi incarnata, come dico io, dell’esplosiva imbecillaggine, il prototipo facciale della fesseria e chi più ne ha ne metta di sinonimi che possano accordarsi con tal vivente baggianata. Vivente? Sì, io spero ancora per poco. Uno che ha provato pure a fare il figo, scopandosi Sharon Stone in Sliver e Cindy Crawford in Facile preda, due film più schifosi della sua faccia di culo.

Adesso, dopo anni passati a girare filmacci, anziché elemosinare all’assistenza sociale, unico servizio “sanitario” che accetterebbe un uomo che solo a vederlo ti sprona e stimola “vogliosamente”… a essere asociale, perché rappresenta il volto più stolto della razza umana, la simbolizzazione personificata dell’idiozia da me più ripudiata, ecco, dopo questo giusto dimenticatoio, avrà nuovamente i suoi 15 minuti di gloria perché sta girando Backdraft 2 “firmato” da un regista cazzone insostenibile. Insomma, l’originale era una boiata immane di un regista premio Oscar, figuriamoci che oscenità sarà questo seguito. Ma questo Baldwin ha mai avuto un seguito? Nel senso che qualcuno davvero se l’è inculato seriamente? Probabilmente qualche omosessuale che ama i musetti a culo di gallina e apprezza la versione più magra del fratello più talentuoso, Alec, tanto per sperimentare qualcosa di follemente lussurioso.

Insomma, basta. Chiamate il 118. Non dobbiamo permettere a questo qui di girare più nulla. Anzi, non deve proprio per strada girare. Ah ah.

Sono crudele e cinico? No, sono uno che non tollera William. Se lei lo tollera è perché ha una compagna intollerante e dunque si sfoga frustratissimo su questo coglione, da spettatore passivo e fottuto.

Insomma, tornando al Fuoco…, è un film che ha battute da terza elementare, del tipo… Tenente, ha notato la lucina che le sta brillando all’angolo dell’occhio? È l’indicatore del livello della sua carriera e sta lampeggiando sul rosso…

Giù tu… giù noi!

Non sono cazzate, non sono cazzate!

Che cosa ne faresti del mondo intero? Lo brucerei…

Roba di una banalità psicologica da lasciare esterrefatti. E lo sceneggiatore l’hanno pagato a peso d’oro.

Ora, mi soffermerei sul concetto di banalità.

Guardo una donna, io sono come Ombra, Donald Rimgale, un essere abbastanza ombroso, appunto, ma schietto che arriva dritto al punto, non so se G.

– Ciao, guarda, potrei invitarti a prendere un drink e potremmo sorseggiare i nostri reumatismi esistenziali e parlare di filosofia tedesca, anche se tu conosci un’altra filosofia seria che non sia tedesca? Sì, cazzo, Nietzsche era tedesco, ma insomma… ecco, potremmo fotografarci dei selfie e poi usare qualche effetto speciale per renderli dei quadri di Kandinskij, potremmo leggere un libro di Ballard e io, citandoti le curve pericolose della sua scrittura, crederei che voglio leccarti la figa solo perché conosco le prime cento pagine della Treccani.

– Ah, mio Dio. Leccarmi la figa? Come sei banale.

– Banale sarei stato se ti avessi corteggiato, dicendoti che scrivo libri per far presa sulle donne. Alle donne importa un cazzo delle cose che scrivo. Non solo alle donne, a essere sinceri. Sono onesto.

– Onesto un par de palle, stronzo!

 

Sì, e su quest’immagine vi lascio. Ci credereste che costui è miliardario? Se non ci credete, non avete capito nulla…

William Baldwin

 

 

di Stefano Falotico

Puttane, Liz Berkley, Hurley e Harley Davidson, Don Johnson, showgirls, Sharon Stone, sgabelli, Parietti, sudate pareti, tette, culo, basta con questo sliver e lingue, borghesi morite, ficcati a mio inguine piccante!


27 Sep

Finiamola con questa merda di film, si producevano una volta. Nei tempi in cui ogni uccello era da anni 90. Ah ah. Stavate piegati male alle direttive del direttore. Era Berlusconi e lo è ancora. Ma che volete arrestarglielo?
Compreso Verhoeven rincoglionito con Berkley e spogliarelli! Che da Silvio non ottiene più atti di forza!
Basta, voglio del sano cazzo in culo alla vita! Non mignotte, magnoni, Baldwin, pappine, mammone, milf e compagnia bella o brutta oppur di malaffare. Siete alle peggiori frutte(ret-t-e?).
Ecco il Fruttolo mio, bacati e ballerini da yogurt, dame e giullari, oche giulive e olivine. Finitela zie e zitte. Basta zitella e prepara gli ziti della Barilla. Assieme a pasta formato ricchioni.
Ori di riccioli e vai di liscio, tanga e tangheri, sceme e sbudellamenti, Machete e Jessica Alba.
Che società di puttanoni! Ma come si fa ad accettare? Siate acidi! Mangiate carne con insalata e poi vi dichiarate donne vegetariane col salame crudo! Che schifo! Datevi alla chirurgia di Mickey Rourke e fumate come turchi nella sin city. Sì, a dame to kill.
Vaffanculo!

Beccati questa bellona biondona e ficcatela mentre strusci la striscia di cocaina. Basta vederti il ciuffo e hai capito quanto annusi, mio marcio!

 Diciamoci la verità. Il rincoglionimento partì da John Lennon. Lui e immaginar la gente che balla e canta sotto le stelle. E sotto le stalle no? Stiam messi a pecora! Doveva sposare Milly Carlucci, almeno sarebbe morto di crepacuore nel più buonista fottersi (del)la donna accavallante tardona già a 30 an(n)i, non farselo ciucciare da Yoko Ono. Doveva leggere Banana Yoshimoto quello scemotto inglesino col bavero da paperino.

Poi finitela con questi film orientali e con queste giapponesine che giudicate fighe stratosferiche. Io vedo solo un buon seno a cui sparger dei veleni da Tina Pica.

Grande Annunziata, mica come quella vergine mai sverginata della televisione politica. Tina sapeva come ascendere pur da vecchiona!
Criticava tutti di polemica, non politiche ma polenta! Lente, castrati e agnelli di Dio ché io tolgo i peccati del tonto! Koi no tsumi sarebbe un pleasure di guilty of romance? Basta coi romanzi erotici di Oriente, Manzoni e i manzi, basta! Ma mi faccia il piacere, avrebbe detto Totò. Ficcando nel popò quel poco di porca della Megumi Kagurazaka. Giuseppe Simone col Diprè va in Australia e Megumi glielo rende mondiale come la coda dura dura del canguro! I soliti ignoti per scardinarla di legumi e fagioli a metodo fu cimin. Tutta è una porcata. Fregati! Pasolini voleva i pisellini? E allora? Meglio che camminare sui ceci, caro mio cieco. Beccati Fellini e gradisca! Impara a vivere e succhia la banana. Io mai fui come Mifune a capolavoro samurai. Mai sarai più perché ti assassinerò come non lo vedrai di punto in bianco! Ah ah!
Sarai impiccato di tante fune, scannato di fucili e focosamente bombardato! Ah ah!

E ora stai sedato in casa!

Genius-Pop

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