Posts Tagged ‘Space Cowboys’

JOKER e Festival di Venezia: amici e clown, ci vediamo tutti al lido col papillon, che annata storica da Neo(n) delle nostre avventure, che figata da Sharon Stone, sono il PRINCE, super video mai visto!


19 Aug

68424032_10214307443422835_8672605969349345280_n

Nella mia vita, ne ho viste tante: fui scambiato per Eminem e invece ero Michael Douglas di Wonder Boys

Innanzitutto, avete cliccato sul CAZZO di audio?

Ora, provate a recitare velocemente questo pazzo pezzo come se fosse del tosto rap. Senti che musica, maestro! Qui arriviamo a livelli di sublime estrosità per assoluti estrogeni. Sì, sono un uomo che sogna gli astri ma non crede negli oroscopi di Astra, talvolta dalla realtà mi astraggo ma che male c’è a essere uno che vuole masturbarsi dietro uno schermo, ammirando una virtuale cubista irreale senza la pretesa di essere a questa un pittore come Kandinskij oppure un surrealista metafisico come Giorgio de Chirico?

Allora, sarò uno che amerà a dismisura Franco Battiato e Cucurrucucú paloma?

Macché, sono un po’ come Il sarto di Panama di Geoffrey Rush, sì, alla fine molte donne che appaiono fighe a prima vista, cazzo, sono solo trash. Meglio la veterana Jamie Lee Curtis, adatta al mio uomo che si auto-inganna di True Lies.

No, in effetti i miei calunniatori sanno pochissimo della mia vita privata. Meglio così. Altrimenti capirebbero che sono forte come Schwarzenegger.

Avanti, donne, cantiamo di Zucchero:

Funky il gallo, come sono bello stamattina

non c’è più la mia morosa

e sono più leggero di una piuma

oh e intanto Zio Rufus sta

coi suoi pensieri in testa

portando in giro la vita a fare la pipì

per colpa di chi chi chi chi chicchirichì

Aveva ragione Robin Williams di Will Hunting.

Quel troione arricchito di Stellan Skarsgård voleva manipolare un genio come Will per poter lucrare sulla sua pelle, togliendogli le palle con la scusante che l’umanità non poteva perdersi un futuro Shakespeare.

Invece William detto il Bardo, no, Williams detto il saggio, disse a Stellan che a Will non interessava di diventare una stella.

Sì, inizialmente fra lo psicologo e il paziente, ovvero Will, non corse buon sangue. E Will forse v’andò troppo giù pesante. Ma Williams capì che le offese di Will, indubbiamente stronze e bastarde, furono soltanto il segno di reazione affinché avvenisse tra loro l’empatico transfert.

Sì, non v’era criminosità in quei suoi gesti da bulletto, bensì disperazione, solitudine e alienazione.

Cosicché Williams capì che per Will, nonostante le sue immani potenzialità spropositate, non fregava sostanzialmente di fare il professore dell’università di Harvard.

Infatti, che può farsene un ragazzo di una prestigiosissima cattedra accademica con tanto di cornice della lodevolissima laurea se poi, come sempre, gli manca la materia prima?

Cioè la poesia dell’anima del mitico cantante Michele della super-(s)cult Dite a Laura che l’amo?

Che canzone meravigliosa e purissima, profuma di romantica, autentica sincerità molto più stimabile di tanti laureati senz’anima.

Sì, questi miei ricordi affievolitisi nelle membra(ne) del mio appartamento, no, dissipamento, oh sì, dopo tanto scoramento, stanno ribalzando in gloria di tutta gola.

Tremano le pareti e io sono sempre più indiavolato, divorato dentro da un enorme abbattimento scatenato.

Molta gente, arrivata a livelli così atroci di sconforto e silente, inascoltato, tormentoso lamento, trova conforto nella solidarietà socialmente più penosa. In verità vi dico, eh sì, assai pericolosa e senile.

Molte persone, difatti, distrutte dalle loro rabbie e soffocate dalla loro allarmante solitudine disarmante, s’iscrivono a qualche partito comunista per alleviare in compagnia demagogica la mancanza di democrazia delle voci contradditorie dei loro interiori demoni voraci.

Al che, nelle loro ferite anime afflitte da incapaci e poco cresciuti, si alleano, dandosi manforte in leccate di culo impressionantemente incresciose e pietose.

Sì, mangiando assieme le crescentine, si fanno i pompini a vicenda per ottenere soltanto un po’ di “mi piace”.

Ma per piacere!

Piace invece la mia voce genuina, roca e rocciosa, oserei dire cavernosa, una voce sinuosa e armonica che, serpentesca, bacia carezzevolmente le corde dei cuori ancora speranzosi, spronandoli all’azione e al gusto dell’onestà morale che, malgrado le batoste ricevute e mai restituite, sa commuoversi dinanzi al vostro tramonto e a nessuno dei suoi cazzi trascorsi, forse da agnellino o da orso, deve più dar conto.

Non ho rimpianti se non due soltanto: quello di non aver mai spinto, quando potevo, dentro una che, durante una sera per lei fredda, rimase a pecora, cioè terra con le ruote, chiedendomi caritatevolmente… scusi, mi darebbe una spinta?

Mi fermai, le gonfiai la ruota sgonfia ma lei mi guardò con aria stronza. Poiché comprese che io non compresi la sua metafora. Sì, non abbisognava del mio meccanico fai da te, semplicemente a quell’ora tarda della notte, eh sì, desiderava solamente gonfiarmelo. Per consolare reciprocamente i nostri vuoti pneumatici. Quello mio emotivo e il suo oggettivamente ubicato sia davanti in mezzo alle gambe che, in maniera perpendicolarmente simmetrica, dall’altra parte, da cui la famosa espressione lato b.

Sì, lezione di matematica sessuale: lato per lato si ottiene l’area del quadrato, se a una donna lo dai prima in quel lato e poi nell’altro, lei ti avvolgerà di calore a sfera.

Un cerchio concentrico! Ah ah.

Ma io la spompai subito, fraintendendo che cazzo volesse.

Poi, il mio più forte secondo rimpianto fu quello d’essere stato zitto e troppo signorile per troppo tempo. Cosicché, i miei coetanei non poterono mai appurare la scrittura creativa della mia anima che apparve poco reattiva. Facilmente addussero che io fossi un disagiato e mi cacciarono vari mancini tiri.

In parole povere, scambiarono Michael Douglas di Wonder Boys per Eminem.

Mi diedero del mammone, così com’è infatti Eminem in 8 Mile, ma in verità vi dico che ho tutta la collezione privatissima dei migliori nudi di Kim Basinger.

Kim anticipò molti ani, no, anni addietro le milf più fighe dei porno americani che ora lo prendono nel didietro.

Sì, Brandi Love, Brianna Love, Brianna Beach, entrambe peraltro ritiratesi ma che ancor me lo tirano, non potranno mai competere con la Kim di Getaway.

Lo so, voi mi farete la fine di quel porcellino di Michael Madsen del film suddetto ove l’ex di Kim, il grande Alec Baldwin, dovette sudarsela… per fotterlo.

Voi, uomini oramai corrotti e persivi (persivi è da Nobel, ah ah) nell’olezzo di un’umanità porcellesca che spesso mi fa ribrezzo, smarriste nel vostro percepire la vita oramai senza più stile e ogni pudore vostro senziente è adesso stato abbattuto dal sopraggiungere mendace della vita adulta più volgarmente pugnace o solo puttanesca, quella purezza che un tempo scalpitò giustamente tormentata nelle vostre anime linde, oh sì, non c’è più. Né rinascerà giammai!

In quanto, angariati da genitori pressanti e da vostri coetanei ripugnanti, soltanto nei sogni inviolabili del Cinema più elevato, nella musica sanamente arrabbiata, eh già, trovaste la quiete e il porto felice, lontani da ogni male e, appunto, da ogni squallida bidonata.

Poi, col passare degli anni, col subentrare delle prime passerine e il vostro furbetto entrare in qualche ano con l’uccellino, le vostre depressioni scomparirono, la carnalità prese il sopravvento, l’animalesco barbarismo consumò ogni vostro pulito sentire.

V’adagiaste al compromesso più meschino. Sì, anche voi che una volta andaste puntualmente a messa, oh sì, so io ove ora andate, inchinandovi alla dea del piacere più genuflessa al vostro dio danaro, oh sì, sbandati, sbavate in giro con un solo pensiero in testa e soprattutto nei testicoli. Non passa infatti, oserei dire in fallo, un solo minuto in culo, no, in cui… in mezzo a queste strade bagnate dall’ipocrisia battente dei vostri peccati sempre più fetenti, la vostra mente non pensi ad altro, sì, in verità vi dico, se non a trovare qualcuna da raccattare per le vie del vostro viale non più vitale, in realtà così aridamente bestiale, da ricattare e pagare affinché possiate sfogare con lei ogni vostra giornaliera inchiappettata.

Andate dai ragazzi non ancora toccati dalle vostre perdizioni insanabili e urlate loro, con protervia e presunzione altera, che le loro emozionalità diverse, dette altresì vive, vivaddio, sentimentali alterità immacolate, debbano essere quanto prima sanate.

Fate i santi e i sani ma invero siete appunto, da tempo, andati. Andate solo ora sputtanati!

Oddio, mi stanno bombardando di messaggi tutti i miei contatti su WhatsApp.

Mi sto “orgasmizzando” per il Festival di Venezia.

Le donne mi mandano richieste (im)proponibili, hanno avvistato da qualche parte la mia bellezza magnifica, le ragazze mi corteggiano, è un’esplosione sensoriale che non sentivo da immemorabile tempo.

Mi stanno scoppiando le tempie, sono divenuto il re d’ogni tempio. Sta deflagrando la mia mente e anche qualcos’altro…

Non posso soddisfarvi tutte. Non posso rispondere a ogni amico. Ritirate il biglietto e fate la fila. C’è una figa che m’aspetta. Finito che avrò, sarò da voi.

Le persone malvagie vollero sputtanarmi, gettandomi addosso del fango e sputandomi, ma invece spuntano come funghi amici dimenticati e recuperati. È tutto un pullulare!

Ora, ho pure messo zizzania nel rapporto lesbico fra due tipe assai tope di vent’anni. Anzi, la mia prescelta ne ha 18. Va benissimo. Sono come Miles Teller di Too Old to Die Young. Sì, io non ho età, abbatto ogni regola! Quel Marcel Proust lì non serve a nulla!

Sì, c’è una tizia che m’arrapa non poco. A lei piaccio molto. C’è però un piccolo problema.

Le inviai, qualche giorno fa, un messaggio inequivocabile. Mi rispose, infuocatamente, la sua ragazza:

– E tu chi sei, scusa? – chiesi io.

– Sono la fidanzata di Alice.

– Ah, quindi Alice è…

– Già, sta con me e me la scopo io.

– Be’, suvvia, il verbo scopare fra donne un po’ stona. Non c’è la penetrazione. Diciamo che è tutto un leccalecca. Sì, prendete quel Mahmood e company con Calypso… basta, mette angoscia.

Donne, ecco a voi invece il mio gelato Calippo, sono simpatico come lo fu Claudio Lippi. Uno che sapeva cosa volle da Ravegnini Luana, sì, lei era mora ma lui le offrì la sua “birra” bionda di luppolo…

– Sì, comunque lei sta con me.

 

Intervenne Alice dopo che la sua ragazza, ingelosita a morte, prese su il telefono, appunto, per suonarmele:

– Stefano, ho provato a spiegarle che io e te siamo solo amici ma ora è incazzata e mi sta facendo il culo.

 

Al che, ritornò a parlare la sua ragazza:

– Allora, bello. Guarda, io ho appena ascoltato per sbaglio il messaggio che hai da poco mandato ad Alice.

– Sì, era per lei.

– Lo so, appunto!

– E allora come mai l’hai sentito tu?

– Vedi, è arrivato questo messaggio. Alice ha dovuto assentarsi per un po’. Le ho detto… c’è un vocale per te, Alice. Lei mi ha risposto…  di chi è?

E io… di un certo Falotico. E lei… sì, ascoltalo pure, è un mio amico.

Amico un par de palle! Ora, Stefano, mi devi rendere coito, no, scusa. Secondo te, a un’amica si manda un messaggio di questo tipo?

Peraltro, Alice, devi stare zitta. Zitta, ho detto! Con me te la vedi dopo! Tu lo chiami amico, questo qui? Un amico, diciamo, un po’ troppo intimo. O no?!

Allora, adesso esigo delle spiegazioni da entrambi!

– Senti, io sono solamente amico di Alice.

– Cazzo! Ad Alice non piacciono gli uomini. Lo capisci o no?

– Mah, ne sei sicura? Comunque, a me piacciono le donne. Anzi, stavo pensando a questo. Avete mai visto Vicky Cristina Barcelona? No, per chiedere, a voi garba Javier Bardem?

– Alice! Hai sentito che ha detto? Allora è proprio uno stronzo.

 

Riprese a parlare Alice:

– Lo so, è fatto così.

. Alice, come fai a sapere che è uno stronzo?

– Ho appurato.

– Hai appurato? Che significa che hai appurato?

– Ho constatato con mano, diciamo.

– Con mano?

 

A quel punto, successe il finimondo.

A parte gli scherzi, no, fra me e Alice non c’è niente.

Sì, questa è la versione con la quale la ragazza di Alice si mise l’anima a posto.

Ah ah. Sì, che volete che possa esserci? Al massimo, qualche confezione di detergente.

Fallo sta, fatto sta che fervono i preparativi per Venezia. Sono fervido, effervescente! Cazzo, la mia vita è stata davvero strana. Son passato dal mutismo a corteggiare una molto più figa di Ornella Muti.

In passato fui taciturno, come si suol dire, non spiccicai parola. Adesso sono appiccicoso. E se mi scassi la minchia, ti avverto, al muro ti spiaccico.

Una volta che mi attacco a una, non mi stacco più. Le offro tutto il mio gelato al pistacchio.

Ma non nel senso che non mi levo più dalle palle poiché sono un moroso morboso, nel “seno” che diventa più denso e cremoso.

Che gigione! E sono anche amico di Stanzione!

Ancora devo districarmi fra mille hater. Ma chi se ne frega dei calunniatori se posso essere un dongiovanni? Un pazzo mi dà del vecchio ma Giovanna sa che io sono più giovane di lui e con me lei ha imparato anche a usare meglio la lingua italiana…

Sì, sono un linguista. Oggi con una dea greca gioco di latinismi, donandole ogni declinazione di rosa rosae, da cui il famoso dato, no, detto, rosso di sera bel tempo si spera, domani con una rossa la rendo viola, ai cattivi faccio le linguacce in quanto son più bravo a scrivere del Boccaccio.

Sono proprio un insanabile diavolaccio. Voi, uomini freddi e tristi, ah, poveri cristi, dormite alla diaccio e da me non meritate nessun abbraccio.

Tu, donna, come ti chiami? Cristina? Dammi un altro bacio e annodami il fiocchettino. Dai, forza, struccami, rendimi il tuo pagliaccio.

Sì, odio i tipi in giacca e cravatta, spesso in casa io sto in ciabatte ma eccome se mi arrabatto, poiché nessuno mi batte.

Le tentarono tutte per incularmi. Ma io sempre sgattaiolai, le donne con me miagolano, gli stronzi mi pungolano ma rimango perennemente intatto e, con enorme charme, cammino tutto ritto e compunto.

Che cazzo volete da me?

Sono un uomo che mette pepe a questo mondo di pendolari che fanno pena. Hanno delle vite orribili. Persero il treno della vita ma ogni mattina prendono quello per lavorare come schiavi negri.

Della serie: dopo la vita non c’è il paradiso, bensì la speranza per la tredicesima. Una volta v’era il Tredici, adesso manco quello.

E quello che autobus prende? Il 18? Ma il 18 non porta alla stazione. Ah ah.

Gli sbirri arrestano gli innocenti, Vincenzo s’è comprato un’auto d’epoca dell’Innocenti, Innocenzo fa l’amore con Vincenza, un altro sta con una di Vicenza, la vicina di casa se la fa con i topi delle cantine, tua sorella invece sta come una gatta morta ma so che a lei piace da morire Joaquin Phoenix.

Si dichiara pudica, virtuosa e virginale ma in verità le dico che, avendo costei trentacinque anni, se avesse voluto farsi monaca, l’avrebbe già fatto.

Dunque, bugiardi, non ci provate mai più.

Mille ne penso, duemila ne peno, tre mi faccio ma così va per tutti.

Se pensate di fare i furbi, credendo che la vita sia solo rose, appunto, e fiori, ricordate che io son un oratore da foro. Sì, tutti i mondiali più prestigiosi fori sono miei. Ah ah.

Dall’Arena di Verona a una di Cremona, dal tramonto sin all’aurora, prendo per il culo te, tonto con una faccia da mona, come dicono a Padova, mentre bagno il mio Pavesino anche a una d’un piccolo paesino.

Se sei invidioso, il primo centro di salute mentale t’aspetta.

Sì, uomini grigi, pensate alla salute.

Intanto, vi saluto.

Voi siete ingrigiti, non vi posso aiutare. Siete oramai andati. Già troppo tempo mi faceste perdere con le vostre stronzate. Stasera devo irrigidirlo a una assai meno rigida della vostra mentalità da idioti.

Mi spiace.

Ho vinto io. Ora vi prendete tutte le vostre bugie e ve le ficcate in culo con tanto d’iniezione intramuscolare.

Sì, capisco, ho il cervello piccolo.

Sì, col vostro modo di ragionare stava diventando davvero piccolo.

Invece è molto grosso.

Ammazza, come v’ho preso un’altra volta pel culo. Ah ah.

Già, qual è la frase finale di Robin Williams in Will Hunting?

Ah ah. Ora, sì, devo andare a confessarmi in chiesa come un bravo bambino, poi vi farò di nuovo la catechesi. Poveri malati di mente.

 

 

di Stefano Falotico

 

alice

Mi folgoro troppo spesso, dovrei anestetizzarmi alla bellezza, soprattutto femminile, me la godrei di più, ah ah


29 May
SPACE COWBOYS, Clint Eastwood, 2000

SPACE COWBOYS, Clint Eastwood, 2000

Ecco, il titolo è quello che si dice una frase contradditoria, ossimorica, accostamento di concetti lontani anni luce. Come infatti si può godere se uno si anestetizza al piacere? Ce l’ho sulla punta della lingua, ci dev’essere un altro termine oltre a ossimorica per definire una frase, anche una mia fase, di questo tipo. Ma probabilmente è solo “fame”. Sì, di qualcosa di buono, come il voglino di quella donna capricciosa della celeberrima pubblicità del Ferrero Rocher.

In verità era un languorino… Ah, eccome se languo, languidissimamente. Mi prostro a una condizione quasi penosa di desideri vogliosi, eppur giammai mi prostituisco al primo lavoro del “cazzo” né mi abbandono alle prostitute, per un’astinenza che mi par stia durando un po’ troppo. Sì, pura resilienza sessuale dovuta a circostanze castranti, indubbiamente sfiancanti. Eppur come fiancheggerei quei tuoi fianchi e ben me ne affrancherei, rimanendo giacente in zona a noi franca e forse facendo la fine di James Franco, perché so che per le mie avance troppo piccanti, tu, donna doppiogiochista, potresti arrivarmi a denunciarmi. Lascia invece che mi enunci e a te non rinunci, e giochiamo di scopa di tue coppe e del mio bastone che come “oro colato” trionferà ficcante da re di “spada”. Ti farò vedere la Luna!

Sì, noi uomini ci straziamo, soffriamo, ci affatichiamo e invece le donne stanno belle ferme e lasciano a noi la fica, volevo dire la fatica. Questo non mi sembra giusto, dall’uomo si pretende che sgobbi, che porti a casa la pagnotta, che sia colto, intelligente, sexy e ricco, e che non si stanchi mai. Adesso capisco perché Elvis Presley, dopo aver tanto scopato, è scoppiato. L’avete spremuto come un limone. Dico? Son limonate che si fanno? Ed Elvis per un paio di “pompelmi” di troppo non cantò più Love Me Tender.

Vabbe’, vado a farmi una spremuta. E voi spremetevi le meningi.

Sì, state pretendendo troppo, donne. Non posso accontentarvi tutte, anzi, dirò di più, non posso accontentare nessuna. Io son uomo spesso scontento e, si sa, voi cercate un uomo sempre felice che vi faccia ridere e vi “solletichi”. Questo non posso esserlo. Son uomo che conosce le sue lune di traverso e spesso mi giran troppo i coglioni per mantenere una “rettitudine” piacente. Voi invece abbisognate di coglioni veri, da comandare a bacchetta. Io non sono lo sguattero di nessuno, perché sgombrate ogni mia dignità affinché non sia troppo ingombrante? Sì, io ingombro e nessuna compro. E voi invece volete un uomo leggero da trattare come cazzo vi pare e piace. Eccome se vi piace.

Per queste e altre motivazioni, come il saggio Pai Mei di Kill Bill, mi ritiro sulla montagna. Comunque sia, se ci sono fra voi delle Uma Thurman o delle Daryl Hannah potrei dar loro “ripetizioni”.

Non avvelenatemi, andate semmai ad avvelenare il vostro compagno, così dopo non potrà picchiarmi.

Sì, dobbiamo sbarazzarci di quel rompiballe, senza aspettare un attimo di più.

È solo una mezzasega, una bega. Che poi io non ho mai capito le donne e gli uomini sposati. Per tutta la vita stanno assieme alla solita persona, ai soliti suoi ballerini umori, alle sue noie, alle sue frustrazioni, alle sue rabbie, ai suoi odori e sudori. Alle solite bollette da pagare, spesso al solito lavoro, nella solita casa, coi soliti figli scassa-maroni.

È una vita di merda.

 

Facciamoci un viaggio, dai dai.

 

 

di Stefano Falotico

Space Cowboys di Clint Eastwood? Anche di Falotico


06 Jul

02291003

Nel 1998 quattro vecchi ex piloti collaudatori infinocchiano la NASA e, con due “riserve”, si fanno mandare in orbita a riparare un satellite russo di telecomunicazioni, in realtà carico di sei testate nucleari. Per salvare la Terra e i compagni, Hawk, uno dei quattro, porta il satellite verso la Luna. Gli altri ritornano su uno Shuttle avariato che il vecchio Frank fa atterrare pilotandolo a mano. Sul classico tema della “seconda occasione”, cimentandosi in un genere per lui nuovo, il settantenne regista-produttore C. Eastwood pilota ammirevolmente un altro film con l’abituale understatement, mescolando con sapiente leggerezza i toni, dall’umoristico al drammatico. Coerente con la sua concezione artigianale del cinema, ricorre agli effetti speciali subordinandoli al racconto e rivendicando la centralità delle doti umane (manualità, intuito, libertà di scelta) contro la supremazia della tecnologia. Melanconico e genialmente retorico epilogo lunare nel nome dell’amicizia in cui “Hawk vi si è riappacificato col suo destino, dopo un’attesa durata quaranta anni.” (A. Piccardi). Scritto da Ken Kaufman e Howard Klausner.

 

Tratto dal dizionario Morandini, deceduto forse sul Pianeta Rosso.

 

Con (pensiona)bile non so cos(ci)a, rammento la mia vita da trapassato e coniugo il futuro prossimo a memoria delle mie or(g)e già scadute, probabilmente non ancor “venute”. Da capitan di ventura del mio uccello, no, vascello, debbo ammettere che, alla mia placida, tormentata età di 36 anni suonati, non ho trombato molto, ma mi trombarono, metaforicamente, nel for(n)o della mia melanconia, facendomi tutt’or pa(r)tire.

Io subordino la vita reale alla grottesca danza “senile” d’una gioventù, appunto, ancora da (s)venire e rimembro Antonio Conte che perse la semifinale con la Francia ai rigori con la Germania, mentre Luca Carboni ha approntato due versioni della sua “Happy”, una in cui celebra il Calcio nazionalistico, dandolo in pasto al popolo, un’altra in cui afferma di contraltare di detestare i confini nazionali. Una contraddizione bolognese tutta sua.

Ma non me ne dolgo e misuro a (di)letto le doghe della mia periferia. Poche fighe vedon le mie ossa eppur mi (ri)poso. Poca carne al fuoco! Non avrò mai una (s)posa e questa è “bacata”, bella poesia. Così sia, io non son il messia ma che dice del mio pisello sua signor(i)a? Non ne vuole e allora sì che duole.

Cosa? Clint Eastwood (non) le dosa e sa quando volar sul nido del cu(cu)lo e del satellite nostro amico, cioè il mio man on the moon.

Questa dicasi stronzata da rincoglionito eppur è un coglione che ne ha due come Tommy Lee Jones.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)