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EVA DE DOMINICI: lasciate stare Osho, il buddismo, i budini e le burine, gli psichiatri, le pasticche, Nanni Moretti, Morelli e le morette


28 Jul

Eva del peccato

Sì, son particolarmente ispirato in questo periodo. Son risorto come il Sole ogni giorno.

Sì, il Sole sorge ogni giorno. Alba Parietti invece sta declinando al tramonto mentre io respiro aria solare tre volte l’anno. Quando, dopo nottate mie insonni da lupo solitario della brughiera della nebbiosa periferia bolognese, non avendo preso sonno, apro la finestra, cammino fuori come un balcone con in mano un caffè da vero nevrotico dall’aspetto smunto simile a Nosferatu e brindo agli amori perduti e agli albori dardeggianti d’un crepuscolo da Ugo Foscolo sui generis o forse reincarnatosi, in lui generatosi.

Sì, sono io l’autore del carme Dei sepolcri, essendo oramai senza carne eppur vivendo di totale karma.

Da tempo immemorabile, infatti, non faccio una scopata, se non a terra. Visto che, durante la mia notte turbolenta, nella quale mangiai di fame chimica il mio risotto in bianco, indistruttibilmente funereo come il metallico, più duro adamantio, rimango nonostante tutto una persona romantica.

A differenza di voi che, malgrado ogni notte vi siate imboscati e (im)bucati con qualche lucciola, il mattino dopo già vi disperate con le vostre esistenze poco adamantine, affliggendovi nel più inconsolabile, nefasto, nero pianto.

Sì, state sempre a lamentarvi. Non ve ne va mai bene una. Sì, ieri vinceste alla SNAI una cifra pazzesca, al che sperperaste tutta la vincita, appunto, con una mignotta che, col sen(n)o di poi, vi rimase sullo stomaco quando prima vi stette sul cazzo. Cosicché, al risveglio, siete sempre rimasti poveri in canna e non avete ora neanche non solo una dea ma neppure tre deca per rifornirvi dallo spacciatore che ha il doppio lavoro. Sì, il vostro pusher non soltanto vende illegalmente sostanze stupefacenti, ovvero un campionario di droghe che vanno dall’eroina alla cocaina sin alle più misere canne, invero nel tempo libero fa come Harvey Keitel di Taxi Driver, sì, è pure il pappone delle belle bambine…

È un uomo che si chiama Sport e, coi soldi guadagnati dalle vostre tasche, s’è fatto addirittura l’abbonamento completo a Sky per guardarsi Ronaldo alla tv e Il cattivo tenente.

Sì, il losco figlio di zoccola s’è sistemato alla faccia vostra.

Già, vedo i ragazzi migliori della mia generazione oramai assaliti dalle più misteriose, non diagnosticabili patologie mentali.

Al che, ecco il disoccupato che si auto-dichiara affetto da disturbo borderline soltanto perché è stato lasciato da una malata di anoressia. Forse solamente frigida oppure ninfomane. Cosicché, nella bulimia delle sue irose crisi depressive, prende di mira tutti gli invalidi. Da quelli psichici a quelli meno(a)mati fisicamente.

Non fa altro per tutto il giorno, se non inveire su tutti, senz’eccezione alcuna nella sua smania delirante d’onnipotenza, tranne quando va dallo psichiatra che, coi soldi da lui elargitigli, chiama Sport/Keitel per impasticcarsi di sesso freudiano con la minorenne da lui educata come Michael Fassbender nei confronti di Keira Knightley di A Dangerous Method.

Un troiaio generale di caporali che dettano regole e sbattono pure tegole in testa ai senzatetto. Anche a quelle senza tette.

Comunque, persino i barboni si sono infurbiti. Adesso, non elemosinano più ai semafori.

Dalla loro camera iper-tecnologizzata, diffondono in rete le loro richieste assistenzialistiche da veri informati(ci) aziendalisti. Sì, ora domandano con insistenza soldi da gigolò, no, a gogò tramite il crowfunding delle risorse umane. Questo il messaggio tipico:

questo sono io. Ho la connessione ADSL e non ho l’AIDS. Pago tutte le bollette della luce e del gas e mangio piuttosto bene. Però, non ho i soldi per stare alle Seychelles e dunque per farmi un selfie come vanno di moda oggigiorno su Instagram. Ne va della mia dignità.

Perciò, vi chiedo cadauno almeno venti Euro.

 

Sì, le persone sono impazzite. Vivono di autocommiserazioni, cercando solidarietà da chi sta messo più a pecora di loro.

Si rivolgono allora ai filosofi d’oriente ma non ne cavano niente. Si recano quindi dagli occidentali curatori dell’anima, oserei dire incidentali. E cacciano più accidenti!

Psichiatri dei miei coglioni li rabboniscono, sedandoli come cavalli quando, prima di recarsene, almeno erano imbizzarriti stalloni come Rocco Siffredi.

Guardate, è penoso Siffredi. No, non sono un moralista ma, cazzo, uno che non ha problemi d’erezione com’è possibile che sia così impotente nella dizione? Gli occorre il Viagra per curare la sua difficoltà a parlare in italiano retto, no, corretto.

Una fica bestiale, no, fa una fatica incredibile. Suda freddo appena deve recitare la pubblicità delle patatine…

Di mio, sono appena reduce dalla visione del film Sangue nella bocca.

Una porcata rarissima. Non perché questa pellicola contenga scene sessuali ai limiti della pornografia più casareccia, semplicemente perché aveva ragione Orson Welles.

Il sesso filmato nel Cinema di “serie a” non serve a una minchia.

Il piacere nasce dal non detto, dagli sguardi sottilmente ammiccanti, dall’aura magnetica della seduzione invisibile eppure corposamente pugnace.

Non c’era bisogno dunque di spogliare la bellissima Eva De Dominici e sottoporla alle perenni sodomizzazioni del regista. Che, dopo una vaccata del genere, a mio avviso s’è infatti auto-inculato.

Sì, Sangue nella bocca è un American Beauty argentino mischiato a una telenovela, appunto, sudamericana con scene molto spinte e sudate. Talmente reiterate e interminabili che comunque devo stringere la mano appunto al suo regista. È riuscito a curarmi dall’insonnia. Dire, cazzo, che le avevo provate tutte.

Ah ah.

Pensavo che sarebbe finito almeno come Million Dollar Baby. Manco questo.

Il protagonista, detto Il Tigre come Vittorio Gassman, viene lasciato dalla moglie e dunque dai figli, perde il match della sua rinascita e la ragazzina con cui sta lo cornifica con un bisteccone…

Sì, Sangue nella bocca è lo scult di fine stagione.

Vale comunque per Eva.

Sì, la fine di ogni uomo partì per colpa di Eva. Adamo docet.

Di mio, che posso dirvi? Voi v’indiavolate a fottervi a vicenda ma a me piace, come Lucifero, mettere la mia lingua serpentesca fra moglie e marito. Ecco, avrei due domande da porvi. Voi conoscete Rambo? Chi non lo conosce? Mentre in questa foto cosa si vede? Un cotton fioc piantato nell’orecchio?

Bravi. Mi compiaccio nel sapere che ancora dementi del tutto non lo siete diventati.67682919_10214159488604057_6823429897663283200_nEVA DE DOMINICI FIGA evadedominici Eva sbaraglia De Dominici

 

Omaggio al grande Rutger Hauer, la mia vita da replicante ricorda la Total Recall delle mie origini da Paul Verhoeven


24 Jul

ladyhawke blade runner sean young hauer blade runner

Sono specializzato, d’altronde, nelle freddure.

Ebbene, lo sappiamo. Se n’è andato anche un altro maledetto per antonomasia.

Ovvero, il grande Rutger Hauer, protagonista di tante pellicole memorabili, altresì onnivoro, cinematograficamente parlando, d’innumerevoli schifezze.

Born:

January 23, 1944 in Breukelen, Utrecht, Netherlands

Died:

July 19, 2019 (age 75) in Netherlands

Ora, nato a Breukelen, vale a dire in Olanda, cioè i Paesi Bassi ove purtroppo abitano a tutt’oggi molti italiani che, semmai, stazionano fisicamente a Milano ma nel cervello sono poco statuari, diciamo.

Breukelen, da non confondere dunque con Brooklyn, chiamata a sua volta da quelli di Little Italy as Broccolino.

Voi siete sempre brocchi e poi, umiliati da voi stes(s)i, sbroccate. Dando voce al peggio delle vostre bocche sboccate.

Abbisognate di più bocciature.

Di mio, sono bassino, solo uno e 68, portabile al metro e settanta se indosso scarpe da ginnastica coi tacchetti e potabile a uno e sessanta dopo una giornata di merda per cui ho la schiena a pezzi.

Sì, m’ingobbisco, mi rannicchio e soffro tutte le osteoporosi possibili.

A me furono fatte peraltro varie diagnosi totalmente erronee e ora erro, anti-eroe, in una zona di prognosi riservata, in uno spazio-tempo melanconico simile al celeberrimo monologo finale di Blade Runner.

Per cui s’utilizzarono molte scene di Shining. E ho detto tutto…

Sì, vago da Lupo solitario come il primo film da regista di Sean Penn, ricordando che fui young e ora sono un Indiana Jones solo delle mie tempie maledette, distrutte da emicranie che mi donano, si fa per dire, una semi-paresi facciale da Ryan Gosling di Blade Runner 2049.

Questo Ryan, cazzo, non muove un muscolo facciale ma riesce a essere più carismatico di Takeshi Kitano.

Kitano soffre, per caso, della paralisi di Bell? E allora come mai non è bello come Gosling?

Sì, l’ho già detto ma lo ripeto. In Drive, Gosling ha recitato invero il remake di Hana-bi – Fiori di fuoco.

In realtà, la storia è molto diversa. Ma le atmosfere di Nicolas Winding Refn ricordano molto quelle malinconiche del capolavoro kitaniano par excellence.

Insomma, se proprio vogliamo sintetizzare, alla buona, la trama di Drive:

un uomo che, a prima vista, potrebbe sembrare Kurt Russell di A prova di morte, si dimostrerà esattamente il contrario. Laddove Kurt fu misogino e testa di cazzo sfasciacarrozze, Gosling sogna invece con Carey Mulligan solo un amore pirotecnico da fuochi passionali assai poco artificiali, dei fiori di figa per farla breve, ma fanno fuori il suo unico amico, quello sposato con la sua prediletta con cui non finì mai a letto e scoppiò un bordello.

Sì, su per giù, questa è la trama.

Abbiamo anche quel brutto uomo di Hellboy, Ron Perlman. Ancora una volta nella parte dell’uomo a cui nessuna donna assennata, di sesso assetata, direbbe… ehi, sei un playboy, di nome Nino.

Mentre ne Il nome della rosa fu Salvatore di nome ma non di fatto per sé stesso. Tant’è che lo bruciarono vivo.

Ah ah.

Di mio, per anni m’hanno ridicolizzato, trattandomi da bambino quando invero avevo già un ottimo cosino, mi sfottevano, urlandomi:

– Ehi, Stefanino, anche oggi l’hai pigliato nel c… ino?

 

Sì, guardate, uno schifo. Una vita piena di botte…, mie mezzeseghe.

Ma andiamo con calma. Sempre meglio comunque che finire come quei minchioni esaltati che vanno soltanto, da mattina a sera, a mignotte.

Vado dallo psicanalista e mi sdraio sul lettino. Lo psicanalista è un uomo, non è dunque Lorraine Bracco dei Soprano…

– Allora, qual è la diagnosi del cazzo, dottorino?

– Falotico, lei non soffre di nulla.

– Ah no?

– No, ma se continuerà per la sua strada, farà la fine di Ray Liotta di Quei bravi ragazzi.

– Non è un grosso problema. Sempre meglio che finire come Joe Pesci.

Guardi, le sarò franco. Se io fossi davvero un gangster come James Gandolfini, lei sarebbe la mia Lorraine. Potrei pure innamorarmi di lei. Ha delle gambe stupende. Ma Lorraine è una gatta da pelare. Ottima figa, per carità, ma l’ha mai visto Tracce di rosso? In quel film, Lorraine tocca l’apice della gnocca, ma che zoccola…

– Dunque, che vuole fare nella vita?

– Non lo so. Canterò Luna di Gianni Togni e Il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano. Anche Gianna!

– Un po’ pochino, Stefanino.

– Sì, ma vale la pena elevarsi? Ci si brucia presto. Pensi a Roy Batty…

Io ne ho viste cose…

– Ah sì? Mi racconti. Sono interessato. Mi tolga anche una curiosità. Ha visto anche molte cosce?

– Sì, gliel’ho detto, Lorraine Bracco ha un paio di cosce, almeno le aveva, da guinness dei primati. Sì, vai da Lorraine, lei è mora sebbene spesso si tinga di biondo, le offri una bionda, lei ci sta e diventi un primate.

Forse, sei talmente eccitato, da battere pure ogni primato.

– Cioè? Questa non l’ho capita.

– Ah, lei non ha di questi problemi. Con quella faccia… sembra Billy Crystal di Terapia e pallottole, lo sa?

– Ecco, a parte gli scherzi, mi dica. Lei mi ricorda la ragazzina di Ecce Bombo…

– Sì, faccio cos(c)evedo gente…

– Sostanzialmente, non fa niente.

– Diciamo che mi arrangio. Non sono un Soldato d’Orange.

Che poi, caro mio, uno crede all’amore e a dio ma è capace che un vescovo gli lanciai una maledizione da Ladyhawke.

Sì, ad Aguillon, preferisco gli aquiloni.

Comunque, è un casino essere un uomo, sa? Ci sono dappertutto degli attentatori dei nostri volatili…

Per dirla alla Lino Banfi, sono volatili per diabetici, cioè cazzi amari.

In Ladyhawke, Hauer è un falco, in Nighthawks è uno psicopatico che ammazza quelle più bone come Michelle Pfeiffer.

Al che interviene lo Stallone en travesti.

Cioè, per ammazzare questo porco che uccide come ne Il silenzio degli innocenti, indossa i panni di Buffalo Bill.

Il silenzio degli innocenti è un film reazionario, peggiore di Cobra.

Scusi, lei è uno psicanalista, giusto?

Mi spieghi il finale.

Allora, questa Clarice Starling va in manicomio… da Hannibal Lecter. L’unico che può aiutarla a capire la mente di Buffalo.

Che cazzo se n’è fatta di tutte quelle splendide delucidazioni, se poi, anziché aiutare Buffalo e curarlo, lo ammazza come una Furia cieca neanche avesse di fronte il protagonista di The Hitcher?

Buffalo non era un matto incurabile come John Ryder, era un uomo con dei problemi. Lei doveva salvarlo.

Peraltro, Jodie Foster è pure lesbica… sa com’è? Poteva addirittura sposarsi Buffalo. Avrebbero vissuto felici e contenti.

– Secondo me, Falotico, di lei nessuno ha capito chi sia davvero.

Lei è forse Andreas Kartack de La leggenda del santo bevitore.

Ma non voglio santificarla. Lei è un peccatore come tutti.

Sa che Anthony Hopkins, prima di vincere l’Oscar per il menzionato film di Jonathan Demme, era come lei, in questo momento?

Sì, pensava sempre al suicidio. Era perfino alcolizzato. Lei non è alcolizzato ma tabagista, questo sì.

Ora, il nostro colloquio è finito. Alla prossima.

Ma, prima di salutarla, mi dica… le piace ancora Cristina Quaranta?

– Certo. Come fa a saperlo?

– Ho appena visto il suo video su YouTube. Quali sono le sue bionde preferite?

Anche Katarina Vasilissa de L’uomo che guarda è stata un mio must per an(n)i.

Gliela faccio io, ora, una domanda.

Che ha da guardarmi?

– Lei mi piace, sa?

– Ah, ora capisco il significato del termine psic-ANAL-ista.

Non mi rilascia neanche la ricevuta fiscale.

Morale della favola:

mai pensare di avere a che fare con un agnellino quando invece hai dinanzi uno con una mente che ti sbrana.

 

di Stefano Falotico

I migliori film sull’istituzione scolastica – I soliti (ig)noti


22 Jun

prima notte di quiete delon

Il film Arrivederci professore di Wayne Roberts con Johnny Depp non è un grande film ma non è neppure così disdicevole e da buttar via.

Trattasi di operetta sorretta dal carisma di Johnny Depp.

E sul Depp vorrei finalmente chiarire un punto importantissimo che spesso ai più sfugge.

Stiamo parlando di un attore vero che non ha frequentato però nessun Actor’s Studio. È un talento istintivo immediatamente scoperto per fortuite circostanze e per la sua naturale, incontaminata intraprendenza assai coraggiosa. Sottolineata inoltre dalla sua iniziale carriera all’insegna di ruoli sdruciti come i jeans di un novello James Dean (Dean forse in vita sua mai lesse una novella), ruoli smaccatamente iscritti alla sua genetica fisiognomica da eterno adolescente, un po’ efebico e molto dionisiaco, simbolizzazione della rabbia tormentata del giovane, appunto, leggermente sbandato ma dall’anima intattamente romantica.

Fu istradato, come scrissi qualche giorno fa, alla carriera cinematografica nientepopodimeno che da Nicolas Cage. Sì. E se, da Nightmare alla particina incisiva in Platoon, da Kusturica a Tim Burton, il passo fu brevissimo più di un fulminante lampo, il Depp è uno dei pochissimi attori nella storia, oserei dire, che a soli trentatré anni, l’età in cui Cristo morì, ascese consacrato ad avere il nome del personaggio da lui interpretato, ovvero Donnie Brasco, nella bellissima pellicola omonima di Mike Newell, sceneggiata da un Paul Attanasio in stato di grazia. Uno dei pochissimi a cui fu dato il permesso di recitare con mr. Corleone e Scarface/Carlito in persona, Al Pacino.

Vorreste correggermi? Donnie Brasco è uscito nel ‘97 e dunque, essendo Depp nato nel 1963, aveva 34 anni all’epoca.

Sì, ma le riprese iniziarono molto prima e Depp, per questo film, per tale ruolo suddetto e sudato, sicuramente il copione l’avrà ricevuto, almeno, l’anno prima.

Quindi ho ragione io. Erano 33 come gli anni di Cristo. Tu invece hai ottant’anni e manco hai mai visto Donnie Brasco.

Fra l’altro, non vorrei infamarti, vecchiaccio della malora, ma secondo me non hai mai visto in vita tua neanche una Winona Ryder nuda. Nemmeno nei film con lei protagonista.

Su questo non posso obiettare. E dove potevi vedere Winona nuda? È l’attrice più pudica del mondo.

La massima scena di sesso che s’è concessa, in mezzo déshabillé castigatissimo, è stata in The Iceman.

Ma si rivestì subito perché Michael Shannon le fu appunto freddissimo. Eh già, come fredda lui Uomini e donne da De Filippi, cioè merde mai viste, nemmeno un cecchino.

Poi Winona, con estrema parsimonia, elargì qualche reggiseno di qua e di là ma Gary Oldman, ne il Dracula di Bram Stoker, in versione mostro-licantropo s’ingroppò l’amichetta ignuda.

Ma siamo sicuri che il Dracula di Coppola sia uno dei film d’amore più puri della storia? Forse sì, il Nosferatu di Oldman ci dà senza badare a fedeltà coniugali, spinge in forma, diciamo, maledetta.

Roba che Marlon Brando di Ultimo tango a Parigi è un mon(a)co.

Peraltro, prima di sbarcare a Londra, se ne stette nel castello dei lupi da Frankestein Juniorlupo ululi lupo ululà con tre pezzi dell’Ubalda fra cui Monica Bellucci, una sempre andata forte a tette.

Sì, praticamente Hugh Hefner.

Detto ciò, Arrivederci professore vale il prezzo del biglietto anche per Rosemarie DeWitt. Donna spesso racchia ma che, in questo film, coi suoi tailleur finissimi in più di un’occasione me l’ha fatto diventare ritt’.

Dunque, arriviamo a Scent of a Woman, film iper-retorico che, a differenza di quello che potrebbe sembrare dal titolo, non è incentrato tanto sul profumo femminile, bensì sulla castrazione psicologica di un ragazzo buonissimo, lo studente in erba di una scuola prestigiosa mentre gli altri coetanei del suo paese stanno solo a cazzeggiare in cortile, fra porchette e parchetti in eterne pause molto cretine più che ricreative, fumando l’erbetta con le sciocchine.

Al che, ad Al Pacino girano i coglioni e fa piazza pulita di tutti gli imbroglioni. Ecco, davvero vogliamo che i Philip Seymour Hoffman della situazione, questi futuri panzoni pieni, oltre che di carne di maiale nel cervello come in Onora il padre e la madre, nel fegato marcio, si arroghino il diritto, un domani, di essere dei porcellini in parlamento?

Questi qua sono delle serpi. Sono quelli che oggi, sotto profili anonimi, si scatenano sotto i video sexy di YouTube a scrivere oscenità triviali e pazzesche alle donne scosciate più sensualmente allucinanti, eppure fra solo un paio d’anni saranno rettori di una cattedra universitaria.

Ho detto tutto.

Ci vorrebbe Sean Connery di Scoprendo Forrester… Sean, il protagonista de Il nome della rosa.

Da cui, ragionando di semantica da Umberto Eco, il parallelismo con la celeberrima poesia di Walt Whitman, Carpe Diem, recitata sino allo sfinimento da Robin Williams de L’attimo fuggente:

Cogli la rosa quando è il momento ché il tempo, lo sai, vola e lo stesso fiore che sboccia oggi, domani appassirà.
Infatti, Robin Williams vinse l’Oscar per Will Hunting ma poi cadde in depressione.

Anziché fare la fine del suo personaggio ne La leggenda del re pescatore, si rifiutò di seguire le cure farmacologiche, a base di neurolettici immondi, prescrittigli dai nuovi lager nazisti, ovvero i pedagogici, come no, centri di salute mentale.

Fece benissimo, quando una vita è distrutta, le compressioni e i buonismi consolatori non servono a nulla. Se non a renderti più rimbambito del demente che la vita, con le sue botte tremende, ti rese. Meglio la resa alla resistenza, fidatevi.

Peraltro, io non ho capito l’incoerenza del personaggio di Depp, Richard, in Arrivederci professore.

Prima va nel pub con pubescenti che, se non realizzeranno i loro sogni, diverranno materia di studio per un film di Todd Solondz, beve birra in loro compagnia, fa l’occhiolino alla barista sfigata e dopo un minuto se la fotte in maniera screanzata e villana nel bagnetto.

Dunque, gli vengono i sensi di colpa moralistici e, prima di morire di cancro, recita l’ultimo predicozzo ai suoi allievi.

Dicendo loro che la vita è tutta un porcile, una puttanata.

Infatti, non essendo questi ragazzi figli di giornalisti affermati o figli d’arte, cazzo, saranno fottuti.

Questa è la verità.

Il resto è retorica.

Prendete ad esempio Paul Giamatti de La versione di Barney. Diventa Innamorato pazzo come Adriano Celentano per la sua Rosamund Pike. Lei però lo tradisce con tutti, pure col miglior amico.

E Giamatti, dopo mille poesie leopardiane, dopo aver ammirato la sua Rosamund leopardata, perde ogni grinta leonina, nessuna pecorina con lei fa più ma viene messo a pecora dall’inculata bestiale.

E da Giamatti diviene matto e basta. Bastonato!

Che poi… anche se non sei esteticamente fantozziano come Giamatti ma un figone come Ben Affleck, la Pike ti combina lo stesso casini della madonna.

Basti vedere L’amore bugiardo – Gone Girl.

Mah, a me non convincono neanche quei maschi critici di Cinema che si dichiarano, oltre che ben pagati, felicemente sposati e appagati. Non sono mai soddisfatti, diciamocela.

Sì, nelle loro recensioni inseriscono sempre battute piccanti sulle Edwige Fenech di turno.

Dunque, non sono credibili in merito alla loro esegesi non solo cinematografica, bensì rispetto a quella… riguardante il loro sguardo oggettivo della vita.

Detta come va detta, sono uomini che hanno fatto flop.

Quindi, se il critico della minchia sostiene che Kubrick sia universalmente, imperituramente superiore a Cronenberg, lo ficchiamo subito all’Overlook Hotel e poi mi dirà…

Sì, Cronenberg è un genio, Kubrick era solo un misantropo.

Di mio, che posso dirvi?

Sto antipatico a tutti, soprattutto a me stesso.

Io non mento mai, nemmeno se fossi Alain Delon.

Ah che guaio se un giorno lo diventassi.

Avrei l’anima spaccata in due. Allora davvero non ci capirei un cazzo.

Sapete la verità?

Questa disgrazia è successa e sarà La prima notte di quiete…

Parola di Michael Douglas di Wonder Boys.

Che poi… anche quel brutto detto italiota… ah, se non studi, farai il camionista.

Non c’è mica niente di male a fare il camionista.

Prendiamo Stallone di Over the Top. Un filmetto e in questo filmetto Stallone, indubbiamente, non interpreta la parte di uno laureato alla Bocconi. Ove peraltro i professori imboccano le studentesse più ingenue.

Però, uno come Stallone, uno con la faccia da zotico camionista, come dicono i grandi acculturati del cazzo, non si sarebbe mai sognato di commettere e perpetrare bassezze oscene, a differenza di quello che nonnetti radicalchic sono invece capacissimi di combinare. Speriamo non più, eh eh.

Ah, il nonnismo!

E mi pare giusto che Lincoln Hawk, il falco… della notte, abbia a codesti impostori dato una lezione di vita da spezzare loro il braccio e anche qualcos’altro.

Sì, siamo stanchi di questi tromboni che vanno a dire in giro che sei un ignorantone come Stallone, da costoro reputato un uomo e un attore di merda, gli stessi che esaltano la “folle” classe recitativa di Jack Nicholson ma hanno sempre avuto un piccole problema di comprendonio.

Loro nella vita non sono stati né Stallone né Nicholson. Capisc’?

Semplicemente non sono stati nulla. E la finissero pure di esaltare I soliti ignoti. Sì, grande film ma poi questi nella vita vogliono essere notissimi, danno al prossimo perennemente delle note, giocano di super-cazzole da Amici miei pericolosissimi.

Che tristezza di gente, ragazzi.

 

di Stefano Falotico

Buon Sabato, miei guerrieri della notte, giochiamo a fare la guerra? Ecco a voi un ottimo lupo, super video


03 Nov

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Buongiorno, amici e come dico io (a)nemici, sì, persone che, imborghesitesi, hanno prosciugato il loro sangue nella compostezza odiabile d’una vita che lor reputano godibile e invece, frustrante, sempre più l’incattivisce di cattiva bile.

Voglio qui presentarmi a voi, io Principe della metafisica, ritornato al suo antico splendore dopo che nefasti calunniatori ardirono a voler ardere la mia natura poco propensa alla carnascialesca socialità stolta, inducendomi a ottemperare a una bieca e porcellesca animalità.

No, mi spiace (d)eluderli. A codesti che mi avevano scambiato per Checco Zalone di Cado dalle nubi e risero di me come Giulia Michelini (una povera, sprovveduta esaltata zoccolina), in maniera scelleratamente sguaiata, considerandomi un sempliciotto ignorantone e un tamarro che non sapeva vestirsi, porgo ancora il vestiario della mia anima.

Perché, come Edgar Allan Poe, non sono nato per confondermi col porcile, col ciarliero, frivolo chiacchiericcio. Lascio ai ragazzini sciocchini le loro “simpatiche” bambine e io ancor mi gusto, in quanto uomo giusto che voi non aggiusterete, I guerrieri della notte.

Sì, coi vostri ricatti, la vostra piccineria stupidina mi avete solo fatto perdere quindici anni in balzane idiozie.

Ho frantumato ogni vostra “psichiatrica” certezza come il più grande Lynch e Laughton col suo enorme Robert Mitchum di The Night of the Hunter.

Quando pensate di avermi inquadrato, sono semmai io che v’inquadro, guardandovi fuori dalla finestra dei vostri orrori come Al Pacino di Cruising che beffardamente, col giornale in mano, osserva il mostro Richard Cox.

Piacere, avete appena incontrato un Carter/Stallone.

A propositi di notte e “note”, come disse David Strathairn: Good Night, and Good Luck.

Io sono The Saint e vi benedico. Andate in pace e in pece. E adesso ballo perché sì.

Ricordate: sono un intellettuale ma anche Bruce Lee se mi tira il culo.

di Stefano Falotico

Mi vergogno di essere italiano, mi vergogno sostanzialmente di essere


14 Aug

"Rocky". Im Bild: Sylvester Stallone (Rocky). SENDUNG: ORF1, SO, 15.05.2005, 00:30 UHR. - Veroeffentlichung fuer Pressezwecke honorarfrei ausschliesslich im Zusammenhang mit oben genannter Sendung des ORF bei Urhebernennung. Foto:ORF/-. Andere Verwendung honorarpflichtig und nur nach schriftlicher Genehmigung der Abteilung ORF/GOEK-Photographie. Copyright:ORF-PHOTOGRAPHIE, Wuerzburggasse 30, A-1136 Wien, Tel. +43-(0)1-87878-14383.

Lionheart Bomber Spencer

Sì, aveva ragione Amleto, il principe folle a non essere, a scomparire nei bui tetri della sua anima angosciata. Titubando in continuazione perché sapeva che, nella realtà abietta e miserabile di tutti i giorni, sarebbe crollato e l’avrebbero intubato. Mostrando poi i video di lui, devastato, su YouTube per il ludibrio di gente che, ridendo a crepapelle, avrebbe deriso il suo dolore. Un dolore dell’anima, un dolore da chi non vuol per niente spartirsi con gli animali.

Sì, la realtà è spaventevole eppur io la sopporto, ma borbotto. Quante botte! E basta con queste bottane!

Tanta gente non ama sentirsi dire la verità e poi s’infuria, bestemmia, smadonna, in preda a deliri solipsistici di pura demenza.

Sono stanco… sì, innanzitutto sono stanco degli ipocriti, quelli che puntualmente rimproverano il prossimo, lanciandogli ammende e reprimendolo, elargendo sempre consigli da baristi, bravissimi a parole ma poi incoerenti, inattendibili nei fatti. Preti insomma nella tonaca sociale della maschera composta e sussiegosa, diplomatica da paraculi, e poi porci nelle loro intimità impudiche, volgarissimi e sprezzanti nei giudizi facili, nel loro suddividere il mondo in categorie, nelle ripartizioni manichee fra giusto e sbagliato, nelle superficiali scremature fra nero e bianco, e non parlo di razzismo, parlo di fascismo.

Mi hanno rotto il cazzo!

Dispensatori di chiacchiere, di aria fritta, integerrimi dietro un lavoro socialmente rispettabile perché così possono essere guardati con rispetto, e dunque facilitare il loro percorso nella vita, ottenendo applausi e consensi con la scaltrezza più lerciamente furba dell’etichetta ch’espongono in tutta boria autorevole e cattedratica. E la povera gente, pendendo dalle labbra di questi venditori di retorica, si fa ingannare, stoltamente, crocefiggendo le proprie volontà, castigando i propri intimi desideri, azzerando le proprie umanissime, naturalissime, normalissimi pulsioni e passioni nel farsi comandare a bacchetta, nemmeno fossimo alle scuole elementari, da tali maestrini faceti e insensibili, che continuano ad arricchirsi e ad accumulare fortune proprio sfruttando la dabbenaggine altrui. In un carrozzone che, protervo e tronfio, nelle sue iniquità mostruose, avanza carnevalesco in tal marciume e in tanta biasimevole, vomitevole corruzione.

Sì, la mia è florida eruzione! E non me fate incazza’!

 

Sono stanco dei lamentosi. Sì, ne ho frequentati parecchi negli ultimi anni. Sostengono che sono persone buone e non meritano le emarginazioni e le cattiverie che subiscono. Ma non fanno niente per migliorarsi. Hanno delle vite penose ove, appena si svegliano, inveiscono contro il mondo in un tripudio terrificante di oscenità. Ce l’hanno con quello e quell’altro, puntano il dito contro chiunque, affermando che è sempre e soltanto colpa degli altri se sono finiti nella merda. Ma nella merda comunque ci sguazzano, da quelle sabbie mobili pare che vogliano rimanere intrappolati. Perché è molto più comodo crearsi l’alibi, imputare al prossimo le proprie sfighe, tutto sommato vengono mantenuti dalle pensioni d’invalidità, e vai oggi con una canzone di Giorgia alla radio, negli attimi in cui si sentono romanticamente patetici, e poi vai giù col metallo pesante nei momenti in cui si sentono nichilisti, degli haters co’ du’ palle così.

Sono devastanti questi qua. Provi perfino ad aiutarli, a farli uscire dal loro inguardabile mondo di pietismi da latte alle ginocchia, l’invogli, offrendo loro stima e apprezzamenti, difendendoli nelle loro “guerre di trincea”. Ma poi, essendo matti incurabili, ecco che ricascano nelle solite, puntualissime, prevedibili invettive, gridando orgogliosamente che non hanno alcuna intenzione di cambiare e che sono sanissimi così. E se non vengono capiti, sì, se ne fottono. Rimanendo morti di fame, con le pezze al culo, e i loro mal di pancia che neppure un gastroenterologo svizzero riuscirebbe più a estirpare. Loro si “eviscerano!”.

Mi hanno rotto il cazzo. E dire che, con compassione disumana, tentai di umanizzare costoro. D’insegnar loro ad accettar le proprie sfortune, a farsene una ragione e a inseguire intrepidamente i loro sogni. Ma non vogliono impegnarsi, si lamentano e sbraitano perché hanno pochi soldi mentre quelli della loro età stanno tutti a ridere e ballare, e invece loro affondano nel fango, fra costipazioni diarreiche della loro arrabbiata logorrea e altre escrementizie accidie. Tanto ricevono comunque l’assegno mensile, non è molto, ma permette loro perlomeno di non finire sotto i ponti. Ove, sì, che verrebbero straziati dal vero, autentico dolore della perdita. Seguono tutte le trasmissioni radicali e s’infoiano appena sentono un politico da strapazzo che asseconda le loro inettitudini, le loro pigrizie, perché si eccitano nell’udire da un “pezzo grosso” che lavoro non ce n’è, viviamo in un periodo di profonda crisi, e perciò, nell’ascoltare populismi atroci, si esaltano, ritrovano la gioia di vivere, ricominciano a sorridere. Come dire, pensano questi qua, non sono soltanto io a passarmela male, c’è tanta gente che sta messa come me, se non peggio. La teoria del mal comune, mezzo gaudio. Anzi, si sentono “graziati” nel sentire che un innocente è stato ingiustamente condannato, ha scontato dieci anni di carcere per l’anima del cazzo, e alla fine è stato assolto perché vi è stato un equivoco giudiziario.

 

– Porco Dio, che sfiga! Be’, io vivo in una prigione psicologica, ma almeno posso far quel cazzo che voglio. Oh, vecchio, buttala via… stasera c’è comunque pane e cicoria e il collegamento Fibra. Così mi posso rifar gli occhi su du’ patonze d’Instagram. E daje! Che Domenica inizia la Serie A, con Cristiano Ronaldo! E ci può scappa’ ’na scommessina alla Snai, così ’sto mese, se vinciamo, ce lo passiamo un po’ più tranquillo. E vaffanculo a tutti. Sì, se vinco il SuperEnalotto, ve manno tutti quel paese! Ah ah!

Che vita “straordinaria”. Ci sono pure quelli di Napoli che non parlano più col vicino di casa perché il vicino ha un gatto nero, sperano nella Vergine Maria che faccia loro il miracolo, e urlano assieme allo speaker partenopeo Auriemma: si gonfia la rete!

Sì, e la loro vita parimenti è sempre più sgonfia, superstiziosa. Cosa dice il Papa oggi? Com’è buono lui…

E De Laurentiis, dall’alto della tribuna VIP della minchia, si gode lo spettacolo, tanto diventa ricco a vista d’occhio, dicendo vetustità al posto di vetustà e producendo i film con Boldi.

 

Ci sono i finto-depressi. Quelli che non si danno mai da fare perché, poverissime vittime, hanno preso psicofarmaci per tanti anni e son stati “spezzati”, interrotti. Sì, però la forza per andare a troie e fumarsi le canne ce l’hanno. In queste situazioni diventano vitalissimi, con un’energia e uno slancio che nemmeno Jim Carrey al top del suo funambolismo istrionico e più “tosti” di Arnold Schwarzenegger ai tempi di Terminator! Qui sono indistruttibili!

 

Ci sono quelli “cresciuti”. Che dicono di non ridere alle battute “squallide” di Checco Zalone, perché è un uomo “basso”, loro non guardano mai un film con Van Damme perché il signor Jean-Claude è un “burino”, è uno stupido, un idiota. Non spacca nessuno con le sue spaccate. Loro sono “altissimi”, fotografano monumenti e panorami “suggestivi”, e citano i più misconosciuti compositori di Musica Classica, perché hanno “cultura”.

Sì, recensiscono sempre i film più “di nicchia”, ma le foto che scattano sembrano quelle di un minorato mentale. E non sanno neanche come si recita la letterina di Natale.

 

Ci sono quelli “sistemati”. Dopo un’adolescenza da cacasotto, son riusciti con un concorso truccato a farsi assumere in Comune. Ove, con le gambe accavallate, ammiccano “simpaticissimi” alla segretaria, ché ha du’ gambe… e qualche volta, senza sforzarsi troppo, timbrano…

A questi danno fastidio proprio gli adolescenti. A loro “fanno pena”, perché sono chiassosi, perennemente turbati, non hanno una “collocazione”, non sono “inseriti” e hanno pensieri “pericolosi”. Che vogliono? Perché ascoltano Jim Morrison, che era solo un pazzo drogato?

 

Abbiamo la “sofisticata” attrice Guerriero. Che non sta nemmeno su IMDb. Anzi no, c’è. Ha interpretato il film Il ricordo di una lacrima, di Marco Santocchio! Una che si fa i selfie su Instagram, attizzando gli sguardi “virili” col suo culo marmoreo. Molto “passionale”, crede nell’amore vero… Che, se la contatti, per complimentarti con la sua bellezza, ti risponde, inviandoti il link del suo svenderla. Sì, facciamole questo “piacere”. Rechiamoci sul suo “mercatino”, e compriamo un poster di lei discinta. Sì, nella vita codesta ha frequentato i più altisonanti corsi di recitazione…

 

Abbiamo i “laureati”. Così possono ricattare meglio gli “ignoranti”. Psichiatri che sedano i ragazzi con tutta una vita davanti perché sono un po’ troppo “vivaci”. E più uno è triste… e più loro diventano allegri…

Il loro “insegnamento” è che, se sei malinconico, con un potenziale enorme, non vale la pena darsi anima e corpo per valori a cui non crede più nessuno. Sono infatti i curatori dell’anima… mens sana in corpore sano…

 

Ci sono gli operai della FIAT, che han messo su famiglia dopo che, prima di sposarsi con la prima da “rottamare”, son stati per anni in vacanza a fare turismo sessuale con le svedesi. E oggi sono moralisti, “brave persone che si fanno il culo”…

 

C’è poi il peggio del peggio. Quelli che pensavano che sarebbero stati artisti, registi, cineasti. E vanno al Festival di Venezia, applaudendo a film che manco capiscono, basta che abbiano l’autografo da Chan-wook Park.

Gente che aveva visto lo stupendo L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, e lo fischiò perché quei “cieli in movimento” facevano scialba imitazione di Malick.

E, dopo aver letto cinquemila riviste ghezziane, adesso:

– Chi firmerà i prossimi episodi di Mindhunter? Andrew Dominik. Cazzo, Andrew Dominik, un grandissimo! Un genio!

 

Chi sono invece io? Non lo so…

Sì, questa è la risposta giusta, come mi direbbe il mio “amico” Ed Kemper…

Avete fatto male, molto male a sottovalutarmi…

– Ho scommesso quello che avevo su Atilla!

 

 

di Stefano Falotico

Caro Modric, capita a tutti di sbagliare un rigore, nazisti, non siate rigorosi, nasce sempre uno che non puoi soffocare


02 Jul

36486263_10211592834599311_1297307267032416256_n Stallone Fuga per la vittoria

 

Ora, partiamo col dire che si scrive sé stesso con l’accento. In quasi tutti i libri troverete l’uso comune se stesso. Ma è sbagliato. Potete controllare.

Io son sempre stato esigente, ed è stato questo a fregarmi spesso nella vita.

Quindi, ragazzi, quando compirete, dico compirete un tema scolastico e la vostra insegnante di Italiano vi segnerà come errore sé stesso, ditele che la Laurea se l’è presa con la raccolta punti.

No, non potete compire con me, volevo dire competere. Io sono un perfezionista e quanto mi dà fastidio che su quel sito di Cinema compaiano ancora dei refusi sul mio post di Van Damme, perché vanno corretti subito e spero che il mio “capo” ritorni presto dalle vacanze e aggiusti questi spazi vacanti…

Eh sì, io odio sbagliare, soprattutto quando mi accorgo che non avevo nessuna pecca, ma furono gli altri a peccare su di me. Sì, peccarono, non furono affatto impeccabili e di me travisarono tutto.

Comunque, stamattina alle ore esatte otto e ventisette, ecco che svolto dalla mia solita vita, no via, e adocchio una ragazza sui trenta, mulatta, di cosce esagerate, tonica, con dei pantaloncini da starci attenti, nonostante il “semaforo rosso” degli ormoni estivi…

Non l’avevo mai vista prima. Da dove è spuntata ’sta gnocca micidiale? Ora, dovrò lavorarci e studiare l’approccio migliore. Innanzitutto, le dirò che vorrei donarle un’abbronzatura ancora più nera, rovente, probabilmente andando incontro a una figura di merda bruciante.

Come quella rimediata ieri dalla Spagna. Sì, eliminati dai padroni di casa russi.

– Caro capitano Iniesta, vada a mangiarsi una Fiesta, su.

– Ma che fiesta vuole che mangi? Mi prende per il culo? È l’ultimo mondiale che posso giocare. Fra quattro anni sarò in pantofole.

– Sì, però le merendine omonime ci saranno sempre. È dagli anni sessanta che vanno forte. E oggi Ferrero, il figlio, è l’uomo più ricco d’Italia, lo sa?

– Che c’entrano le merendine?

– Le Fiesta, capisc’, che non sono le Ford. Come dice Wikipedia, pan di spagna leggermente imbevuto di liquore curaçao.

– Ripeto, mi prende per il culo?

– No, per i fornelli. Volevo dire fondelli. E il cioccolato “dolce” è pure fondente.

– Io la denuncio!

– Sì, beccati questo panzerotto in pancia. Comunque vi siete evitati Luka Modrić.

– Cioè?

– Se vincevate, avreste incontrato la Croazia ai quarti.

– E quindi?

– Mah, secondo me è meglio andarci piano con un croato. Anche se sbaglia un rigore. I croati so’ forti. Pensi che invece qui da noi abbiamo le donnette che preparano la carbonara e la grande festa di Luca Carboni. Ho detto tutto…

– Chi è Carboni?

– Un bolognese autoreferenziale. Dopo essersi drogato per tutta l’adolescenza, cantava… Luca si buca ancora. Quindi, ha fatto i soldi grazie alle sceme drogate che l’ascoltavano e ha urlato che aveva il fisico bestiale. Ma cosa te lo dico a fare? E noi, coglioni, che ce ne andiamo al mare…

Tutti vogliono la bomba nucleare… io no, non sono Kim Jong-un… sono più un tipo da Jung. Sì, sono un sognatore. Ho sempre sognato un mondo migliore, ma la gente si fa le foto su Instagram e intanto i bambini muoiono di fame.

Comunque, io tifavo per la Danimarca. Quella faccia di cazzo di Davor Šuker, in tribuna, non è che sia simpaticissimo. Mi dà l’idea di essere un suca-minchia.

Molto meglio la famiglia Schmeichel. È stato commovente vedere il grande Peter che tifava sfrenatamente per il figlioletto Kasper.

Ora, ci sono vari Casper nella vita. Il “fantasmino” come me, e anche Van Dien, quello di Starship Troopers, miei edonisti.

Io preferisco, comunque, essere Stallone di Fuga per la vittoria. I nazisti hanno fischiato contro di me un rigore che non c’era. No, secondo me il fallo non c’era. Ma hanno fischiato “punizione”. Un abuso, più che un falso arbitro, un arbitrio.

Ma io ho parato ogni porcata. Sono un fanatico della Marsigliese!

 

Mi spiace. Cari bambini da Villaggio dei dannati, avete trovato un dannato e basta.

Insomma, la mia vita è stata una “rovesciata” alla Pelé che dà lezione ai “maestrini” come Caine. Con tanto di lavagna…

Quando gioco io non ci sono regole. Prendo la palla, anche le vostre palle, e zigzago per il campo.

It’s easy.

 

Applauso, e che sia scrosciante.

 

 

 

di Stefano Falotico

 

Troppo forte: perché essere Rambo quando posso essere un rombo e anche un quadrato, un quadrilatero e un esagono? Mie teste di cono?


23 Jun

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Sì, nel 1986 usciva uno dei film più brutti e maldestri di Carlo Verdone. L’altro pomeriggio, su YouTube, ho visto una sua intervista in cui, nostalgicamente esaltato dalle sue memorie, ha rimembrato questo film, lodandone l’inizio, quando il suo burino entra in un bar e gioca col flipper come se fosse un amplesso. Verdone, soggiogato dalla lacrimuccia, dice che è un grande inizio. Invece io lo reputo osceno, esagerato, patetico. Sì, era l’epoca di Rambo e di Born in the Usa di Springsteen e allora Oscar Pettinari, affiliandosi e attingendo a questi due modelli culturali che andavano per la maggiore, si barcamenava come comparsa, fregiandosi di essere un attore di (ca)risma. Fra aneddoti di scene rocambolesche e mitizzazioni di sé stesso, un ignoto, insulso figuro romanaccio finito nei guai e salvato per il rotto della cuffia dallo scalcagnato avvocaticchio, malato di amnesie, interpretato da Alberto Sordi. Un film a cui mise mano anche Sergio Leone, ai suoi minimi storici. Uno che credeva sconfinatamente in Carlo Verdone, tanto da finanziargli i suoi primi film. Sì, Verdone andava sempre a casa di Sergio e gli cucinava delle ottime fettuccine, pulendogli col bavaglio anche il labbro sporco di sugo. Cosa non si farebbe per farsi raccomandare? Troppo forte è un film un ch’era già impresentabile all’epoca ma questo tipo di commediole all’italiana andavano, appunto, fortissime. E non c’è da stupirsi che, col beneplacito del popolino, incassavano cifre da capogiro. È un Cinema piccolo piccolo, da periferia, già stanco e privo d’idee, un ininterrotto flusso di sketch tragicomici da cabaret. Una zozzeria che non fa nemmeno tanto ridere, sguaiata, sbrindellata, goffa e modaiola. Il tipico Cinema italiota, beota e stronzo, leccaculo e volgarotto. Macchiettistico nell’accezione peggiore del termine, limitatissimo. Roba che con una Super 8 filmi un lungometraggio veramente superiore e da Oscar, rispetto a questo Pettinari. La pinetina… “teribile”. Con una r. E basta con quel romanesco strascicato da “irriducibile”. Che palle! Quell’anno l’Oscar lo vinse La mia Africa. Nemmeno questo un capolavoro ma in confronto a Troppo forte… Poi, ci chiediamo perché in Italia siamo sempre dei sognatori… sognatori e basta, ed è capace che magnifichiamo anche Vincenzo Salemme, e la frittata è fatta. Di mio, son stanco dei giochetti adolescenziali del pigliare a modelli le stelle di Hollywood. Mi guardo allo specchio e ho il fascino dell’uomo che è orgoglioso di specchiarsi. Perché De Niro, nonostante tutto, rimane il mio attore preferito? Scusate, non si vede che classe che ha a indossare la cravatta? Tempo previsto per oggi: caldo, probabilmente asciutto come me.

 

 

di Stefano Falotico

L’anno in cui ero l’uomo inconfutabilmente più bello del mondo, letale mix e incrocio fra Sly Stallone, Johnny Depp, Ray Liotta, Bob De Niro e Bruce Willis più magro, vedere queste foto incredibili


03 Jun

Sì, io sono esperto di mutamenti fisici, mi adatto all’ambiente circostante. Così, se frequento uno dell’alta borghesia medica, inforco gli occhialetti e assumo espressioni composte da uomo che fa la colazione coi biscotti del Mulino Bianco, uomo dolce e carezzevole, posato e tranquillo, e legge trattati sull’impazzimento delle cellule cancerogene, se frequento un meccanico, assumo una faccia da scaricatore di porto, mi faccio crescere la panza da bevitore di birra sfrenato, se incontro una donna che mi piace divento innaturale perché vorrei dirle che voglio scoparla, senza peli sulla lingua, anzi, con moltissimi peli, ma avrei paura che lei mi facesse pelo contro pelo, allora mi presento a lei pelato, per avere un carisma alla Sean Connery. Alle donne piacciono gli uomini con l’alopecia androgenetica, sono convinte che più pelati sono e più siano dei fenomeni a letto. Anche se questa regola “basica” non ha mai funzionato con un mio amico. Perché oltre a essere pelato è anche grasso. E le due cose, sensualmente, non si accordano. E dunque lui non si accorda alle cosce ma continua ad accordare la sua chitarrina per avere un fascino da cantante maledetto. Mah, ce la farà?

Cambio sempre, a volte in peggio, ho spesso bisogno di uno che me le suoni, perché soventemente mi perdo e mi affloscio. Poi mi raddrizzo e metto la testa a posto, cioè sul collo, anche se vorrei mandarvi a fanculo.

Notare il look da casa, canottiera mal stirata su volto tirato in stile Die Hard, tutina Champion da Jean-Claude Van Damme casareccio, appunto, espressioni da Full Metal Jacket, con occhio da “pazzo”, bicipiti affusolati e sguardo penetrante, probabilmente fottuto.

Checché se ne dica, ho sempre avuto il mio perché.



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di Stefano Falotico

Il Calcio è bello nonostante i troppi miliardi, guai a chi lo critica per “partito preso”


04 Aug

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Iniziano le partite di Calcio. Invero, il Calcio non si è mai fermato. Semmai quello europeo, per la sosta post-campionato. E c’è già chi rumoreggia, facendo “sentire” la sua voce etnocentrica, perché detesta questo sport e si lancia in frasi banali, scontate come un PC svenduto, del tipo “Prendono soldi per dare calci a un pallone, andassero a lavorare, merde”.

No, è un pensiero che non condivido, pur ammettendo che i soldi pagati per Neymar, una cifra astronomica, mi fan accapponare la pelle. Indubbiamente, una matta esagerazione. Ma perché accanirsi sul Calcio? In fondo è uno sport abbastanza coretto, virile il giusto, di sana competizione. Un mistero, forse. Come mai, a più di cento anni dalla sua invenzione, appassiona tanta gente questo prender a calci una palla per infilarla in una porta con la rete? In ciò, nella sua sesquipedale semplicità, consiste il suo fascino, e mi par superfluo non farselo piacere per tirarsela da “grandi” pen(s)atori e intellettuali, invero un po’ d’accatto. Prima del business miliardario, che sicuramente non gli sarebbe stato gradito, il Calcio era l’attività sportiva preferita da un luminare come Pasolini. E la lista non certamente si ferma solo a lui. Insomma, godiamoci, finché possiamo, questi uomini “in mutande” che danno calci a una sfera. Il mondo non è piatto, non appiattiamoci a chi, per partito preso, da prevenuto e da chi se la tira, fa il radicalchic de no’ altri.

di Stefano Faloticovit25

Essere un intellettuale oggi… ne val la pena?


04 May

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Il problema di chi, sconcertato spesso da un mondo mendace e affarista senza scrupoli, indaga nel suo profondo per cercare di “elaborare” il mondo e provare a darne un sen(s)o, un senno, forse un “seme”, è sempre lo stesso: tutta questa fatica val la pena o era meglio adattarsi alla comune massa starnazzante, o(r)ca, che pen(s)a solo, da mattina a ser(r)a, all’“euforica” figa?

Sì, il sesso, come Woody Allen insegnò meglio di Freud, bergmanizzando poi il suo umorismo in fotocopie della sua stracca malinconia oggi, appunto, rassegnatasi a filmetti di “bon ton”, ha un ruolo primario, basilare nel nostro mo(n)do di percepire quest’immonda umanità che sbava e allo sbando è arrapata.

Ecco che il sesso riempie la boccaccia di tutti, ora dopo ora, insinuandosi nei posti di lavoro, nelle battone, no, nelle battutine fra colleghi, fra provocazioni goliardiche e segretarie “golose” di cui, a culo, rider “a sbafo” in (andro)pausa-mensa.

Il sesso, sin dalla pubertà, influisce inconsciamente sulla nostra visione delle cos(c)e. La volgarità oggi non fa più paura e si “esonda” nel noioso straparlar di sesso come fosse una cosa normale.

Cari puri e cari por(c)i, va detto che normale non è perché l’uomo ha una mente ragionante e una coscienza, si spera, evoluta. E tutto questo luridume inzozza solo chi non si rassegna alla “pastorizia” delle pecorine. E qui son pecoreccio!

Ma l’intellettuale, che crede di esserlo, solo perché esalta i film di Nolan, della sua freddezza ha, in cor(po) suo, calore? Insomnia.

Insomma!

Tutto sommato, era meglio il grande Pacino di Donnie Brasco.

Sognate le stelle, intellettuali, ma cosa succede nelle stalle?

Il solito Stallone italoamericano a Roma, cioè chi si crede Sly.

 

di Stefano Falotico

 

 

di Stefano Falotico

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