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Zandalee, recensione del cavolo per usare un eufemismo


29 Mar
ZANDALEE, Nicolas Cage, 1991, (c) Astro Distribution

ZANDALEE, Nicolas Cage, 1991, (c) Astro Distribution

zandalee erika anderson

ZANDALEE, Nicolas Cage, 1991

ZANDALEE, Nicolas Cage, 1991

ZANDALEE, Nicolas Cage, Erika Anderson, 1991

ZANDALEE, Nicolas Cage, Erika Anderson, 1991

Incupiti dalla quarantena impostaci, strozzati fra le pareti anguste delle nostre domestiche vite castrate, non caste se siete sposati poiché il Coronavirus può tutto ma non è certamente un avvocato divorzista, vorrei riparlarvi di tale scult epocale.

Film decisamente ignobile da rammemorare, oserei dire, eh sì, da evocare solamente in memoria dello splendido posteriore della sua protagonista che dà il titolo a tale pellicola ché, se non fosse per lei, così come infatti sostenuto da Paolo Mereghetti nel suo Dizionario dei film, sarebbe inguardabile.

Sto ovviamente parlando della bellissima Erika Anderson. Da non confondere con la bombastica, leggendaria Pamela Anderson di Baywatch. Tantomeno accomunabile a un’altra bionda assai formosa della serie televisiva che andò per le maggiorate rifatte, no, per la maggiore negli anni novanta, vale a dire la superba Erika Eleniak. Presente in Trappola in alto mare e co-protagonista bollente di Una bionda sotto scorta di Dennis Hopper (!).

Comunque, le mie preferite furono Carmen Electra e Marliece Andrada. Detto ciò, non perdiamoci con le playmate(s). Parliamo invece di questo filmaccio ove Nicholas Kim, “in arte” Cage, nipote di Francis Ford Coppola e originario, di albero genealogico, di Bernalda in provincia di Matera, fa il playboy non tanto elegante come Hugh Hefner, assomigliando perlopiù a una versione possibilmente più zotica del già impresentabile cafone Rommy Cammareri di Stregata dalla luna.

Un fornaio che ben fornicò con Cher grazie al fascino del suo petto villoso sfoderato, oserei dire sfornato in modo levitante su canottiera lercia e oleosa con tanto di suoi capelli folti prima dell’alopecia androgenetica di cui soffrì da Cuore selvaggio in poi. Lontano anni luce dal filmone romantico di David Lynch, uscito quasi in concomitanza con questo Zandalee invedibile, Erika Anderson a prescindere, a differenza della Palma d’oro in cui Nic s’esibì lodevolmente a reinterpretare Love Me Tender di Elvis Presley, fottendosene di ogni perbenismo del cazzo, qui il signor Cage interpreta, con tanto di parrucca posticcia da rockstar dei poveri e ciglia pittate da etero Boy George macho della New Orleans più sporca, in tutti i sen(s)i, un pittore che affresca, senza inibizioni e con “pennellate” degne di un attore di film per adulti, la povera protagonista sessualmente insoddisfatta.

Sì, da tempo immemorabile, Zandalee non fece all’amore come si deve, come si suol dire. Suo marito, infatti, Thierry Martin (Judge Reinhold, il quale forse avrebbe dovuto per l’appunto chiedere a un judge che non fosse lui… il divorzio), da tempo con sua moglie cazzeggiò pur essendole impotente.

Al che l’ottima super figa Zandalee fece sì che Johnny Collins (Cage) se la facesse, combinando una tragedia peggiore di questo film che fa veramente schifo. Sapete a cosa… Sì, fa pen’!

In questo film vi sono due scene molto spinte, forse persino non simulate. Cosicché Nic Cage, prima di succhiare il seno di Elisabeth Shue in Via da Las Vegas, prim’ancora di sposare Patricia Arquette, a mio avviso fu già meritevole dell’Oscar. Sì, da interprete della min… ia. Sinceramente, caro Nic, credo che Scorsese di Al di là della vita non avesse mai assistito a tale tua performance “straordinaria” prima di darti il ruolo principale nel suo film. Ove incarnasti un uomo affetto da metafisica alla Paul Schrader.

Con Erika Anderson, diciamo, che fosti affettuoso parecchio e non soffristi di nessun complesso di colpa cristologico, bensì spingesti, non solo di overacting, a più non posso come un ossesso. Con tanto di massaggi all’olio di olive, no, oliva.

Nel film abbiamo pure i cammei di Marisa Tomei e di Steve Buscemi. Insomma, un pastrocchio mai visto. Zandalee, una porcata epica. Comunque ripeto, stringo la mano a Nic, qui sudaticcio, per il coraggio e per non essersi affatto tirato indietro. No, no, lo tira avanti e lì dall’inizio alla fine. Eccome.

Quando si dice… un attore che sa farci.

 

di Stefano Falotico

Ieri fu l’11 Settembre, ricordando, vado elucubrando


12 Sep

Film Title: World Trade Center. Film Title: World Trade Center

Uomini, attanagliati dal mondo, udite tal mio monito. Ieri si celebrò il tristissimo anniversario della caduta delle Twin Towers, e questa tragedia dovrebbe farci riflettere. Siamo invasi da invasati, ma i malati non sono solo i terroristi islamici che stanno ancora mietendo vittime e mettendo a ferro e a fuoco il nostro mondo, sconvolgendo i nostri valori e impaurendoli affinché possiamo abdicare ai loro credi fanatici.

Siamo invasi dai tuttologi, essi imperano su Facebook, “socializzando” con mezzi discutibili per irretirci alle loro cazzate. Sono uomini mentitori che, nascondendosi sotto mentite spoglie, appunto, inducono all’illusione che essi siano saggi. Sono invero seguaci di Satana, perché al Maligno cedono e vorrebbero trascinarci nelle loro “lusinghe”. Non fatevi persuadere neanche dai testimoni di Geova, i peggiori son quelli di Genova perché “predicano” con la loro sala del regno, io direi del “ragno” (eh sì, intessono tele ingannevoli per catturarvi nella loro spire, cacciateli con l’aspirapolvere), anche allo stadio Marassi e cercarono di circuire perfino l’incorruttibile Ferrero, il presidente che tutta Italia conosce per il suo cioccolato fondente in modo parimenti sciolto come la “diarrea” della sua sesquipedale ingenuità. Date a questi testimoni un uomo della pioggia alla Francis Ford Coppola, egli saprà guidarli verso la retta via evangelica-apostolica, ficcandoli in culo.

Sì, deliro, ma il mio delirio è sano e poggia su sacri valori inviolabili che voi, traditori non solo del patto sociale ma dell’amichevolezza amorevole, rinnegaste a favor dell’amoralità più abietta, al fine di potervi scopare Betta. Io, quand’ero giovane, giocai a calcio col mio compagno di classe, un certo Betti, ragazzo dotato di un sinistro notevole, tant’è che nessuno vuole incrociare i suoi sinistri, perché la sua assicurazione non è molto forte di braccio destro.

Sì, ridiamo con queste mie cazzate e balliamo, gioviali come Buscemi di Tim Burton nella vastità di un’oasi felice che non avremo mai. Perché nel mondo reale il clima è sempre “umorale”, nonostante proviamo, anche dinanzi alle catastrofiche piogge di Livorno, a sdrammatizzare con umorismo. Siamo pervasi da perturbazioni, non solo meteorologiche, delle nostre panze troppo liete, che si son dimenticate di vivere davvero, ascoltando musica sincera e roteando nella fantasia più bella della purezza.

Abbiamo perduto, so che state deperendo, eppur dipende. E, cari dipendenti, pagate il mutuo e date dignità anche ai muti. Mutuate insomma le vostre abitudini di vita. Siate vitalistici e impedite che i parlamentari abbiano il vitalizio.

E comunque secondo me Fassone del Milan è un fessone.

Se avete preso seriamente questo mio scritto, (non) avete fatto bene. Fate del bene, non fatevi pena e, voi donne, non fatevi troppi peni. Pene, tante e uno solo.

Andate ora in pace. In pece. Come già detto in pene.

di Stefano Falotico03024118

Rebuild dopo l’uragano


06 Dec

De Niro, Pacino, Whoopi Goldberg, Michael J. Fox, Steve Buscemi e altri per la ricostruzione…


 

Ultima Mezzanotte prima di fare il botto!


28 Nov

L’addome s’appiattisce, il cervello diluisce, qualcos’altro “smaltisce” mentre smalta

L’anomala(ttia) ipocondria-ca d’un Uomo che poteva essere il nuovo Re di Troia e sta “scomparendo” simil-Polaroid alla Massimo Troisi, di grande freddo polare, come il padre “fantascientifico” di Ritorno al futuro.
Un mio amico prova scongelarmi, l’ibernazione riscaldata provoca un “effetto serra” perché vorrei ancora barricarmi “al calduccio”, nella mia zona rintanata senza i “buchi dell’ozono” da donnaiolo qualunque per erogene zone “contaminatissime”, visto l’andazzo puttanesco delle odierne “amazzoni”.

Sì, da statuario “a stenti”, la fame si fa sentire, provo a “racimolare” me stesso, raggranellando il mio corpo prima che sparisca nella polvere. Forse, ci s(t)arà lo sparo in testa, deflagrazione alla purezza estinta di tinte sanguinanti su pareti imbrattate.

Spedisco i miei manoscritti ovunque, ogni volta che squilla il telefono, spero sia uno che possa darmi speranza. Un editore, un “buon” contatto, o una che, anche di “amanuense” raccomandazione dietro “Intimi” favoretti sessuali a spingerle dentro, possa darmi la spinta.

Lo slancio s’ammoscia, il “laccio” mi renderà un ramoscello, e penderò dalla trave in mezzo a questa società traviata e corrotta. Sì, urlerò “Adesso mi sono rotto, cosa volete da me? Mi son spaccato il culo, credo che mi spezzerò il collo!”.

Sì, in questo Mondo t’accoltellano se non “decolli” e, se presto non cogli, t’accusano d’averti (s)beccato in flagrante. L’altra sera ero a un bar. Entrò una signora con tre chili di trucco.
Le chiesi gentilmente se potevo “toccarla” per constatare se, nonostante le mie afflizioni castranti, ancor “tosto” è appetibile nello zucchero del suo “scappellar’” da falsa cappuccina della sua pelle “al caffè”. Sì, copre le rughe della senilità con un che d’”abbronzante”. A parte l’età e la sua tintura, se li porta bene. Cosa? I seni? Completamente rifatti. Eppur ci vorrebbe un “rifarsela”.
Mi diede della “fece”, esponendo davanti a tutti la sua nuziale “fede”, molto religiosa al marito cornificato peggio di Belzebù.

Mi cacciarono dal locale a calci in faccia, stuprando il mio desiderio “innocente” di volerle esserle “marmellata” di brioche.
“Catapultai” in mezzo alla strada, frequentata da balordi che attentarono, cupidi, a violentarmi pesantemente d’offese “carnali”. Fuggii alla disperata, gridando aiuto “Al lupo! Al lupo! Hanno la lupara! Sono dei mannari, vengono alle mani, questi animali!”.

Dalla padella alla brace, dai buoi alle mannaie, ecco. Girando l’angolo, scorsi una coppietta lesbica che aveva imbavagliato un ragazzino, obbligandolo a esser “rigido” cattivo tenente dinanzi alle loro tette slinguazzate. Tentai di liberarlo, ma caddi in tentazione nei riguardi, irriguardosi, della rossa, di nome Michelle. Afferrai la sua compagna, Chanel, bionda d’origini terrone nascoste nel nome eccitante francese, e la “imbragai” per “infilarle” un bacio “naturale”. Scivolai, nel frattempo, in una pozzanghera lì vicino e il ragazzino, intanto slegatosi dai nodi “marinareschi” (scoprii più tardi che viene pagato per questi “umilianti” giochetti, marinando la scuola), m’inveì contro d’altri insulti derisori: – Ah ah, sto venendo. Sei un omosessuale”.

Tornai a casa sano e salvo, “semicalvo” per il pericolo scagionato, mi sdraiai a letto. Dopo tre minuti di sonno “pesante”, fui svegliato dal Pinocchietto lì appostato sul comodino: – Dai, Falotico. Forza, non mentire. Hai voglia d’un femminile “grilletto”, s’è allungato il tuo “nasino” di “cartilagine” nelle mutande. Guarda qui che Pollicino, io direi polluzione!”.

Il burattino mi “scaraventò” a letto. Scoprii presto che non ce l’”aveva” di legno. Infatti, dopo dieci secondi, non tanto netti, ma da inetto, il “suo” si sbriciolò prima di “bruciare” come Mangiafoco.

Corsi in cucina, aprii la finestra e mi affacciai al balcone, svegliando tutto il vicinato: – Sono il Papa. Mio zio acquisito, Gigi, è come Sammarchi. Stessa andatura da cretino. Non è laureato, lavora tre ore al giorno come “bibliotecario” nella libreria del paese natio dei miei genitori. Ha sempre percepito più di mia madre, che è biologa. Secondo me l’”ha dato” al sindaco! Sappiatelo!

Ho sempre creduto alla morale cristiana, all’Eucarestia e alla Caritas, ma con me non sono stati tanto “cari”.
Mi trovo qui, solo “in pigiama”.
Quindi adesso, platealmente, mi sparo una sega sul terrazzo!

Dunque, con estrema indifferenza, dopo averlo “spiattellato”, il caramello, sulla faccia d’uno scemetto lì sotto, per caso, nel cortile, mi risbatto dentro. Lo scemo incassò lo “spermicida”, io nascondo l'”omicidio bianco”, ficcandomi in casetta.
E penso ai fessacchiotti. Il Mondo, perlopiù, ne è stracolmo.
Pieno zeppo di queste zecche ammorbanti. Ma il problema è genetico, anzi congenito alle “pedagogie” dei genitori, ossessionati, come da tradizione fortemente “metafisica”, alla potenza del maschio “topolino” e all’”agghindamento” della femmina, la zoccola.
Il maschio, sin dalla nascita appunto, vien sbirciato e all’occorenza “prepuzizzato” di circoncisione, come da discendenza egizia. Sì, affinché cresca “forte” di buon auspicio che il glande “fertilizzi” fottendo gli ebrei, “invaginandosi” senza complicazioni contraccettive da invaghimento che, senza profilattico, potrebbe “scioccarlo” anafilatticamente. Viene semiesportato affinché s’esponga “tutto”, così non avrà bisogno della palpatina “aromatizzante” prima del blowjob scoppiettante. Le donne, di “contraltrare”, stan al gioco. Le madri, premurose perché sviluppino seni avviluppanti, incitano infatti all’ingrossamento mammario per l’erezione peniana, penando se la figlia, entro il compimento dei suoi quindici anni, non ha ancora tonficato l’“alto” addome di grazia spermatozoica, come esige il passaparola di generazione in generazione del “Più fai sangue e più figli trucidi tramanderai nel verbo della lingua biforcuta”.
Sì, infatti si spaccian per religiosi. Il Sabato sera “tribalizzan” di (tim)balli, sganasciandosi nella forchetta d’una cenetta, poi nella porchetta di chi le infornerà di sandwich, il panino del “prosciuttino” tutto pienotto di “cotta”. Dopo tale “crocifissione”, di Domenica si sveglian tardi, tornan ai fornelli, rimembrando il membro del rude torello delle loro cavalcate da rodeo, quindi, dopo opportuna, nuova abbuffata, “digeriscono” schiantate in poltrona, sintonizzando di nuovo l’occhio su un marpioncino “in famiglia”, ben augurante per una pia, ripetitiva settimana lavorativa d’oneri “doverosi” salvo lo svago della “svaccata” del weekend.
Le donne, sì, son pallose, gli uomini di contro sono invidiosi, e rosicano di fegati “appallottolati” nei thriller più “fucilanti” da chi ha le palle e poi si sottomette da ragionierino dell’ano tutto “insaccato”.

E la vita di questi qua va.
Imborghesita ma “felice e contenta” come se Brad Pitt recitasse nel film Intervistarono il mio vampiro ma le mie belle svampite, disturbate dal mio volto troppo “affilato” di canino, non mi furon più cagne di vampate, e finii angioletto senza Jolie Angelina, intanto “concupita” dal “gel” d’uno più peloso di “cotonarla”.

Titolo impressionantemente “lungo” che però “la” dice tutta su questa razza animalesca del “bestione” che è l’uomo, inteso in senso primitivo.

No, non recedo. Mi massacreranno in cella d’isolamento ma io ribadirò: “Io m’isolo senza le vostre suole. Suore, voi siete solo delle sorcine e tu, che volevi picchiarmi, sarai trombato come quella suonata di tua sorella!”.

Evviva Socrates!

Sì, sono l’elogio della follia, come Erasmo da Rotterdam!
Anche se odio gli sceriffi di Nottingham.

Su questa stronzata, buonanotte! Anzi, Robin Hood, colui che toglie ai ricchi per dare ai poveri.
Ma aveva ragione Superfantozzi, se uno toglie ai ricchi per dare ai poveri, i poveri poi diventan ricchi, e tutto va a puttane un’altra volta.

Infatti, Merenda nel suo cognome sa che è Lucky. Il “suo”, sul picnic, spicca “solare” e sporca le porcelline da “lupetto” di macchioline sulle fragoline.
Ma rimane un attore di merda.

Finirei in “bellezza”. Una psichiatra prova ad “accerchiarmelo”, nel persuadermi che, così (non) facendo, perderò la stima di me stesso.

– Sì, Falotico, senza sesso poi laverai i cessi.
Per ottenere il sesso, ci vuole il successo.
Le ficcai il ciucciotto e, sotto camicia di “sforzo”, la implorai sin a “esplodere” in un “Accattalo!”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. La fattoria degli animali (1954)
  2. Animal Factory (2000)
  3. Anime fiammeggianti (1994)
  4. Sette anime (2008)
  5. Biancaneve e i sette nani (1937)
  6. Cuori in Atlantide (2001)
  7. I Goonies (1985)

“Con Air” – Recensione


28 Oct

Il volo della libertà, di ali Po(ll)e

Ah, c’è poco da ridere, inghippi d’incastri e giustizie ingiuste.

Cameron Poe, un pleridecorato al valore, il Rambo di turno. Che, a detta dello stesso Cage, ha assunto il cognome dal Re dell’horror, no, non Stephen King, ma appunto il suo progenitore, Edgar Allan… ecco, bravi. La “mimesi” con l’indagatore dei nostri “mostri”, il creatore della suspense e dei meccanismi “gialli”, non è propriamente identica. Edgar fu sempre malaticcio, di volto scarno e capelli corvini ben folti, almeno così ce lo ritraggono le poche immagini di chi tal lo “dipinse”. Cage, invece, sebben possieda una vampiresca “nervatura” orientata al tetro, nel 1997 c’apparse davvero muscoloso, tanto che, in un’intervista, uno dei suoi antagonisti più “aged“, Sly Stallone appunto, gli “decantò” i bicipiti e l’addome piattissimo nelle succinti “vesti d’una canottiera da far invidia al più “sbrindellato”, smidollato e fury Bruce Willis.

Il John McCalne è qui un Cage in orbita “aeroplanica”.

Rincasa dalla solita “guerra” anonima, “medagliato” per riabbracciare sua moglie incinta. Vanno a festeggiare il “coming soon” del pupetto in un'”Osteria numero uno...”, si strafogan anche di baci “piovigginosi” ma, all’uscita dal locale, degli sherri un po’ rissosi provocano il nostro eroe. Si viene alle mani e a Cameron “sfugge” l’omicidio accidentale, incidente di cartilagine nasale “soffocante”, un gesto inconsulto “preterinzionale”, dunque da “processo per direttissima” al penitenziario.

In questo luogo non adatto all’involontarietà del suo “assassinio”, si allena su riflessioni buddhiste, lasciando che il suo bulbo cresca mai “sbarbato” su una faccia che, incancrenita dal complesso di colpa, si “ramifica” davvero un po’ ergastol-ana. Egli però è un romantico e non s’arrende. Dalla mattina alla sera scrive poemi epistolari d’amore alla sua Barbie, nella speranza d’esser “dimesso” dall’accusa (in)fondante per potersene ricongiungere quanto prima.

Finalmente, arriva la sentenza assolutoria, e Poe fa le “valigie”.
Viene “imbarcato su “Con Air”, il “passeggino” dei prigionieri, della peggio(r) razza, a cui farà “capolino” Cyrus Grisson, il sanguinolentissimo Malkovich in versione ghignante di “criminal mind“.

Se per il Vasco nazionale, l’orgoglio ne ha ammazzati più del “petrolio”, Cirus ne ha sbudellati più del Cancro.

E così il viaggio “tranquillo” comincia a turbarsi di “turbolenze” e cambi di rotta. Cyrus aveva infatti pianificato un’evasione assieme agli altri deportati. Per dirottar il nostro “jet” e “sbancar” a Las Vegas. Un’atterraggio di rottami in cerca del Paradiso nel Deserto delle seconde chance.

Ahia, il ritorno, per il nostro Poe, si complica non poco.
Ma lui sta apparentemente al gioco e asseconda Cyrus, fingendosi perfino il suo braccio destro, un po’ come Clint Eastwood “amico” dell’Indio.

Fra quei luridi porcelletti, si salvano in pochi dalla forca e dalle fogne.
La stagionata Rachel Ticotin è ancora donna “calda” da total recall delle fantasie sporcaccione del Danny Trejo meno galante e solo “Machete” di “birbantissimo”.

Cage penerà non poco per far fuori tutti, compreso il villain Malkovich, “pestandolo a sangue”, letteralmente, nel finale “spaccaossa & cranione rasato da cagnaccio”.

Lascerà “in pace” solo Steve Buscemi, un “fantoccio” alla Hannibal Lecter, perché indubbiamente sta simpatico “a pelle” a ogni spettatore con un po’ di sale in zucca.
Lo scarno Steve, infatti, incarna il cannibale Garland Greene, un poveraccio a cui va dato il “nulla ost(i)a” delle ossa e delle “briciole”, almeno.

Poe/Cage, tutto sporco e (s)macchiato, si scoperà un’altra volta la moglie Tricia. E la sua prole sarà uno (più due?) col fiocchettino azzurro o una con le trecce?

Chissà. I promessi (già) sposi si risposeranno forse proprio a Las Vegas, in un casinò, come piace al nostro cuore selvaggio.

Un filmone, “checch-é” ne dicano i (de)trattori…

(Stefano Falotico)

Ma soprattutto chi è John Malkovich?

Genius-Pop

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