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Martin Scorsese, il grande sconfitto della Notte degli Oscar, forse delle sue insonni, tormentate notti


11 Feb

fuori orario

Amici, vi do il benvenuto nel mio nuovo profilo. Che intende mantenere una linea piuttosto coerente con la mia anima noir. Che è una cosa ben diversa da anima nera.

Il noir mi entusiasma. Anni fa, pubblicai anche un libro intitolato Noir Nightmare, raccolta di racconti onirici intrecciati alla mia mente che, d’intersezioni sinaptiche, fra neologismi da me coniati persino fuori tempo massimo, allestì una silloge strana e bizzarra. Accordata alla mia anima romantica. Scrivendo termini come freneticità Che non esiste in italiano, si dice per l’esattezza frenesia. Ma freneticità mi diede il senso di movimentata malinconia mista a ilarità, di visionaria ebefrenia mescolata alla più avveniristica fantasia.

Si può dire invece ferocità al posto di ferocia. E forse nella mia prossima, letteraria copertina, chissà, sarà stampata e vertiginosamente si staglierà, in tutta la sua immensa bellezza statuaria, una donna di nome Elenoire.

Ah, già il nome Elenoire ricorda la dolcissima Lenore di uno dei massimi capolavori di Edgar Allan Poe, ovvero Il corvo. Da non confondere col film di Alex Proyas anche se, a ben vedere, il/la graphic novel da cui fu adattato il cult con Brandon Lee, eh già, non fu solo tratto da James O’Barr, bensì fu anche reminiscente della novella di Poe. La storia di un uomo oramai morto che non vuole più essere rinascente.

Poiché vivere davvero comporta rivivere emozioni che potrebbero, sì, tanto piacere, ma anche tanto dolere. Insomma, amare ancora la vita e non solo quella, potrebbe darti godimento, altresì potrebbe cagionarti altri gravi tormenti. E, ancora una volta deluso a morte, potresti impazzire e diventare un malato di mente. Per resistere al dolore della vita, dunque ai suoi (dis)piaceri.

Lo sa Bob De Niro di Nonno scatenato. Uomo stronzo ma anche molto colto che affascina la giovanissima Aubrey Plaza, eccitandola nel citarle proprio Lenore de Il corvo.

Sì, m’innamorai di De Niro dopo aver visto, in una galassia assai remota del mio aver già perso la luce dei giorni, giammai però sputtanandomi da perdigiorno, per la prima volta Taxi Driver.

Da lì non risorsi, anzi, ancora di più m’immalinconii nelle notti mie più torbide, assumendo nel quotidiano un’espressione accigliata e torva.

Furono notti da After Hours nelle quali, grazie al mio black humor proverbiale e unico, sdrammatizzai ogni mio senso di colpa da Nicolas Cage di Bringing Out the Dead, per l’appunto.

Nic, nel succitato film, si colpevolizzò oltremodo per non essere riuscito a salvare una ragazzina entrata in overdose. Di mio, divenni malato di complesso di colpa, malgrado in vita mia non mi sia mai drogato, tantomeno fui sottopagato. Spesso però da nessuno fui cagato. Cosicché, ingiustamente colpevolizzato, disintregrato e accusato di essere troppo un bravo ragazzo, molte malelingue credettero che mi sarei dato alla malavita, ammanicandomi ai Goodfellas. Che felloni questi qua che non amarono il mio essere falotico e mi considerarono, precocemente, un uomo già finito e fallito.

Godetti invece immensamente dei miei pleniluni ma fui spacciato per un solitario lupo.

A parte gli scherzi e la verità, poiché tale è e mi pare giusto non rinnegarla, bensì mi sembra davvero doveroso, oh sì, confessare ogni mio conflitto psicologico come Harvey Keitel di Mean Streets, mi parve anche abbastanza ovvio che The Irishman non vinse nessun Oscar. Non vi pare ovvio? Oggi, io vi paio un uomo? Non lo so, lo sapete voi.

Scorsese già, difatti, vinse per The Departed e l’Academy è da sempre restia a dare un secondo Oscar a distanza di poco più di un decennio. Infatti, Eastwood vinse la statuetta per Gli spietati e dovette aspettare circa quindici anni per rivincerla con Million Dollar Baby.

De Niro fu escluso dai candidati dei migliori attori protagonisti.

Al Pacino e Joe Pesci già vinsero. Pure lo sceneggiatore Steven Zaillian. Fra l’altro, ossessivamente vi consiglierò il suo splendido The Night Of. Il primo episodio è praticamente un incubo kafkiano alla After Hours unito a una storia simile, di errore giudiziario impressionante, a Richard Jewell.

Rodrigo Prieto, invece, bravissimo direttore della fotografia, può vantare nel suo carnet ben tre nomination agli Oscar ma, prima di vincere lo Zio, non solo Marty, dovrà ancora patire, carnalmente e non, come Andrew Garfield di Silence.

Ora, ribadisco che Scorsese sia attualmente il regista vivente con più candidature agli Oscar. Anche quello più ingiustamente, eccezione fatta per The Departed, come detto, di vittorie rimasto a secco.

Però voglio dirvi anche quanto segue. Sebbene inizialmente scrissi che The Irishman sia un capolavoro, rivedendolo più e più volte, con estrema e sofferente sincerità debbo ammettere che non lo è, assolutamente.

Rimane un gran bel film ma l’ultimo capolavoro di Scorsese resta Al di là della vita.

Mi pare che il mio discorso non faccia una grinza.

Più coerente di così, si muore.

O forse si rinasce.

 

di Stefano Falotico

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THE IRISHMAN di MARTIN SCORSESE – Pubblicità non occulta da Professor Cornelius Occultis


29 Nov

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Be’, chi non conosce un bel paio di cosce ma soprattutto il professor Occultis, miei uomini oramai senza culo, no, volevo dire culto?

Occultis, uno dei protagonisti del mitico, oserei dire leggendario fumetto Il grande Blek.

Uomo colto ed erudito, però meno del sottoscritto Stefano Falotico, detto Genius-Pop, alias Joker Marino, intrepido avventuriere delle sue scorribande cinefile, uomo non ammanicato né affiliato alle mafie della piccola borghesia italiana, vive d’estasi mistiche e di purezza adamantina, dispensando perle di saggezza offerte anche ai porci affinché, di resipiscenza, si ravvedano dall’averlo visto assai male.

Durante l’adolescenza, da sé stesso poco amata, il Joker Marino visse sprofondato nelle tenebre, colorandole di visioni pindariche, ammaliandosi nel Cinema più splendido e roboante, oserei dire, sì, tonitruante.

Immersosi nella sua passione viscerale senza pari, il Joker divenne amante sesquipedale di Scorsese, adorando ovviamente il suo pupillo per antonomasia, ovvero Bob De Niro.

Tanto da dedicare a entrambi due saggi monografici celestiali, Martin Scorsese – La strada dei sogni e Robert De Niro, l’intoccabile, in vendita nei vari formati cartaceo e digitale sulle maggiori catene librarie online, scritti con acume, dovizia di particolari, pieni di aneddoti interessanti e scevri d’ogni tronfia, trombonesca prosa cattedratica o noiosamente accademica.

Sarebbero adesso da aggiornare, aggiungendo alle loro rispettive filmografie, per l’appunto, The Irishman e quant’altro.

Il Genius-Pop volteggia sulle teste dei miserabili, alla realtà si riagganciò con grinta enormemente ammirabile, lodevole e grandiosamente, ancora una volta, carismaticamente invincibile. Egli, senza sprezzo del pericolo, senz’alcuna remora d’incorrere nel ridicolo involontario, affronta in maniera impavida il mondo quotidiano, accarezzando le labbra di una bella donna, incontrata al bar, solamente aggrottando la fronte e porgendole lo zucchero macchiato caldo dei suoi occhi imperscrutabili, neri come The Night Of, diretto dallo stesso sceneggiatore di The Irishman, vale a dire Steven Zaillian, pregustando l’amplesso, già da lui caldamente sorseggiato, che con lei avrà a mo’ di cappuccino con la schiuma e tanto di leccarsela sotto i baffi.

Sì, per anni fu scambiato per Il grande Lebowski, fu preso per Jean-Marc Barr di Le grand Bleu, per un sempliciotto alla Jovanotti da filmetti come Jolly blu e per un tipo dolce e simpatico come Max Pezzali degli 883. Che io mi ricordi, durante il periodo delle scuole medie, me ne sparai molte su Alessia Merz, una che comparì nel mio “lungometraggio” ma anche in una pubblicità di David Lynch, uno dei miei registi preferiti in assoluto. Sì, la mia vita fu una Mulholland Drive, si crogiolò nell’Inland Empire, si appartò talmente tanto nel suo appartamento che molti pensarono che soffrissi di agorafobia e attacchi di panico come un’altra che appare nel film succitato, quel pezzo di gnocca di Nicole Grimaudo, attrice di Liberi.

Di mio, continuo a pubblicare libri, malgrado tante persone dicano che assomigli a Elio Germano. Quale? Quello de La tenerezza di Gianni Amelio, ovvero Giacomo Leopardi? Ce la vogliamo dire? Leopardi non soffrì di malinconia né la sua poetica fu basata sul pessimismo cosmico.

Silvia non la diede a Leopardi e allora Giacomo fantasticò sugli orgasmi mai da lui con lei avuti, sublimando di non averle strappato il costumino leopardato. Insomma, un poeta della minchia, ah ah.

Poiché ricordate: il Genius-Pop ne sa una più del diavolo de L’esorcista. Egli, nella notte, s’incunea di nascosto ove sapete, uomini e donne, mandando a farsi fottere, inculando ogni moralismo giudeo-cristiano con far da bastian contrario dei percorsi a tappe, miei tappi, nani e beoti.

 

di Stefano Falotico

Consigli e conigli per gli acquisti, in questa Pasqua siate delle uova digeribili e guardate roba buona e anche BONA


25 Mar

 

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Sì, domenica particolarmente brillante. Mentre le donne s’imbrillantinano e mostrano i loro volti rifatti in pose plastiche su Instagram, ove plastiche ha la doppia connotazione di plasticità artistica, almeno ciò a cui ambiscono e invece c’è solo il “trucco” di espressioni facciali da cubiste, sì, son visi squadrati che si affusolano nell’astrattismo dei maschi che se le prefiguravano più fighe, e di plastica chirurgica, io bellamente ho mangiato un lieto e oserei dire gustoso profiterole, essendo io stesso un bignè che usa il bidet quando mangia troppa cioccolata, e la panna montata del mio cervello deborda laconica nel meravigliarmi di come ancora vi emozionate per pellicole troppo zuccherose.

Ecco, è uscito il Blu-ray di Risvegli. Un film che alla sua uscita fu scambiato per un capolavoro e ottenne ben tre nomination all’Oscar, Miglior Film, Miglior Attore Protagonista, per un De Niro che usa tutto il campionario di smorfie per stupirci con una recitazione più facile di quel che sembri, e Miglior Sceneggiatura, andata a Steven Zaillian, su cui poi tornerò.

Ecco, la regista di questo film, non so se lo sapete, è una donna, Penny Marshall, ed essendo una donna abusò (uso il passato remoto perché fortunatamente non gira più un cazzo tranne quello del marito) spesso della sua indole troppo materna e femminile per infarcir le sue pellicole di buonismi al saccarosio e altre amenità sentimentali di facile presa sul pubblico. Regista che potrebbe fare il paio con l’omonimo Garry Marshall, un altro che ci ha sempre dato dentro con film ad alto tasso emotivo particolarmente, insidiosamente leccaculo.

Ecco, Risvegli è la storia di un uomo che si “addormenta” quando era bambino, poi il sapiente dosaggio di un farmaco miracoloso lo ridesta dall’encefalite letargica ma, a contatto con una realtà che non ha avuto modo d’introiettare, non avendo ricevuto imprinting formativi e psico-cognitivi, vedendosi ancor infante in un corpo da adulto, impazzisce e lo sedano talmente tanto che diventa Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo dopo che gli asportarono il cervello. Invero, a ben vedere, è un film d’una micidiale cattiveria da lasciar senza parole. Han detto che è troppo accomodante perché alla fine Robin Williams, funestato da un lavoro iper-stressante, decide di andare a bere qualcosa di “caldo” con l’infermiera, una che gli curerà le ferite “bollenti” grazie probabilmente a una scopata scacciapensieri molto avvilente. Il film finisce prima che Williams se la trombi, e lo spettatore spegne il televisore con un sorriso dolceamaro da ebete che lo perseguiterà anche in ufficio. Sì, la storia della mia vita… quella di Leonard. Io mi ammalai di catatonia essendo già però un gigante in mezzo ai lillipuziani e allora la mia mente decise di farsi un sonnellino bello lungo quanto il pisello di John Holmes. Quando mi risvegliai, cercarono d’ingannarmi, facendomi credere che ero un nano in mezzo a persone cresciute, ma scoprii che ero sempre stato più cresciuto di tutti, e infatti le donne “oneste” appurarono il “gigantismo” del mio esser “membro” di una società piccina piccina. Abbasso i bigotti! Mi ricoprirono di coccole, mi diedero del coglione pur se usavo i coglioni, ma soffrii pene… dell’inferno perché non potevo accontentare tutte, e allora decisi di prendere dei calmanti.

Per quanto riguarda Zaillian, dovete vedere il suo The Night Of, praticamente la versione più adulta di Awakenings, e ho detto tutto. È la storia di un povero Cristo che conosce una bella ragazza, ci finisce a letto, si addormenta e al suo risveglio, appunto, scopre che è stata massacrata. Scappa dall’abitazione, e viene incriminato di stupro e omicidio. Il grande John Turturro lo salverà dall’ergastolo e dalla pena capitale ma, intanto, il disgraziato l’avevano messo in custodia cautelare in una prigione durissima e il suo spirito fu distrutto irreversibilmente. Infatti, diviene poi un uomo libero, ma nel frattempo vide tanta di quella merda che non può e non riesce a credere più a nulla e fuma gli spinelli. Che felicità!

Questa splendida serie televisiva della HBO è stata scritta da Richard Price e dovete comprare il suo libro Balene bianche. Probabilmente alla Feltrinelli non lo troverete, perché è una libreria mainstream e ha solo i libri di Fabio Volo, dovete ordinarlo da IBS.it, così come fate coi miei libri, disponibili sulle maggiori catene librarie online e destinati a cervelli fini. Fidatevi. Nei miei libri “rinverrete” storie ben più toste e assurde di quelle che vi ho sopra citato.

Il mondo si divide in due categorie: i boccaloni, quelli che si bevono tutto, e i baccalà, quelli che vivon da fessi. Ci sono i pesci? Sì, il mare degli idioti n’è colmo. Non ci sono i dritti? No, per quanto mi riguarda, so che esiste solo una persona che ha capito tutto, cioè il sottoscritto, ma essendo un unicum non posso annettermi a nessuna categoria. Sono inclassificabile. Ah ah. Per questo mi prendono per cretino.

Sì, mangiate le uova, oggi è stata la domenica delle Palme. Sappiate che il culo di Giorgia Palmas è un culo forse di una col cervello da gallina ma dai glutei, appunto, rotondi, solo un eunuco non vorrebbe strapazzarla di “maionese” impazzita.

Sì, mi sono indurito troppo, durissimo…  A 13 anni amavo i polizieschi sporchi e ruvidi, alla mia età sono diventato un detective delle mie angosce.

Signora, forza, ci mostri le cosce. Dobbiamo “ascenderlo”. Nessuno la incriminerà per una scosciata. Dai dai. Non sia pudica!

Risorgete uomini, saran tempi in cui Salvini vuol togliere anche la legge Bersani. Non potrete più comprare Viagra all’ingrosso ma se ce l’avete solo grosso… il conto in banca, che cazzo vi frega? Resterete impotenti ma, pagandola, troverete sempre una che vi pulirà casa. Che volete di più? Molti se le fanno a letto, altri non hanno un tetto. Le donne invece hanno tutte le tette, altrimenti sarebbero aliene. Ah ah.

Questa è la mia sanità offerta a ogni uomo di buona volontà.

Sappiate anche che, se non avete volontà, non vi sarà nessun reddito di cittadinanza che vi salverà.

Perché, volenti o nolenti, dovete farvi il culo, basta che non inculiate me, e fatevi pure i cazzi vostri.

In verità vi dico che questi sono tempi mosci.

Ah ah.

Sono dissacrante e spiritoso? Sì, oggi mi tira così. Il suo problema è che a lei non tira proprio… né oggi né mai. Non ci sono cure.

Mi saluti la sua gattina.

 

 

di Stefano Falotico

Esiste un mondo che non aspetta altro che il blu-ray di The Night of


27 Mar

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Mentre accendi il televisore e la televisione ti “fornisce” notizie poco incoraggianti per l’umanità, ove padri disperati “scansano” i figli quasi neonati uccidendoli, ove avvengono pestaggi in circoli ARCI, ove Umberto Bossi è “indagato” per aver sottratto illecitamente dei fondi “fiduciari”, io, nella mia ansietà di tutto, nel mio “lutto”, da lupo osteggio questo modus vivendi che mi fa ribrezzo e mi schermirò sempre col piccolo schermo della HBO, attendendo The Wizard of Lies, con De Niro che sarà un portento per un’altra storia di truffa e “scandalo”. Poi riguardo, con calma olimpica e angosce sesquipedali, la “trama” di Jack Stone, avvocaticchio delle ca(u)se “perse”, appassionandomi alla notte che, sulfurea, dà foga e fortunatamente non cattive fighe al mio io più intenso, che si sfilaccia nei lineamenti grigi della Luna, rimanendo sul pen(s)oso, a metà strada fra un (il)letterato e una poesia vivente. Nello scandir le palpebre del mio uomo nato stanco, poliedrico eppure quando mangia il purè e costruisce castelli in aria, sapendo che è formata anche da anidride carbonica, quella che respirano gli ESSI VIVONO.

 

di Stefano Falotico

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