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Francesco Totti presenterà il “suo” film alla Festa del Cinema di Roma, i più grandi film sul Calcio e la più grande ala destra di tutti i tempi, cioè il sottoscritto, vedere per credere


19 Sep

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Francesco+Totti+FC+Internazionale+vs+Juventus+nuzzXMGQD0blEbbene, puntuale come un orologio svizzero, in data 13 Settembre sono arrivati gli auguri di compleanno di un mio ex compagno di squadra che risponde al nome, anzi, al cognome Ceccarelli.

Terzino meno forte di Franco Baresi, probabilmente però più in gamba di suo fratello Giuseppe, e figlio di un bolognese, a differenza di me. Ché ho ascendenze meridionali malgrado sia nato al Sant’Orsola della città delle due Torri.

Un grande… il Ceccarelli. Solitamente, per via della posizione “arretrata” che svolgono in campo, i difensori hanno sinceramente poche possibilità di fare goal, azionandosi solamente in retroguardia, stando sulla difensiva, diciamo. Ma il Ceccarelli, durante un sabato pomeriggio di tantissimi anni fa, colse il pallone in contropiede, spaccandosi le palle, no, lo afferrò di contro balzo e, con una potenza micidiale, scagliò un fendente al volo da centrocampo. Cacciando, come dicono per l’appunto a Bologna, una sassata devastante. Che trovò assolutamente impreparato il portiere. Il quale, essendo stata tirata da metà campo, essendosi spostato dapprima al limite dell’area di rigore, fu spiazzato e scavalcato dalla botta incredibile, di conseguenza imprendibile del Ceccarelli.

Il quale, a sua (gira)volta, segnando una rete d’antologia, peraltro la sua unica rete in carriera, fu colto dall’estasi come se avesse scopato Dua Lipa. Ce la possiamo dire? Il detto… ma che hai visto la Madonna?, è falso.

Madonna è oramai brutta, Jennifer Lopez, sì, J. Lo ha la sua età ma Dua Lipa è paradisiaca. Andiamo avanti.  Suo padre invece fu colto da un semi-infarto con scivolata dagli scalini della tribuna da Paperissima o forse da triplo, oserei dire multiplo, salto carpiato con tuffo incrociato di legamenti sinistri spappolati in zona fantozziana da super imbranato di natura epocale.

Durante quella partita, per la cronaca, io segnai due goal stupendi. Ma gli onori e la gloria andarono tutti al Ceccarelli per via del fatto che le mie segnature meravigliose, in confronto alla sua rete bellissimamente mostruosa, sfigurarono. Suo padre offrì la cena e da bere a tutti.

E festeggiammo allegramente in compagnia. Cazzeggiando di brutto fra una birra Moretti e una bionda… matrona come Claudia Peroni? Donna dalle gran pere. Sì, fu di lì a poco che caddi in depressione letale, rimanendo a letto in posizione fetale, oserei dire quasi da ragazzo regredito all’infanzia da Store Prénatal. Roba che Javier Bardem di Mare dentro fu un dilettante, sebbene campione di nuoto. Comunque, a Javier non è andata malissimo. Adesso sta con la Cruz ma, a mio avviso, uno così poteva permettersi di sposare Tania Cagnotto. Dai, Javier, beviti un Chinotto e non ci pensare. La Cruz non è figa come Tania ma ci sta…

E debbo ammetterlo, non poco proverbialmente, immancabilmente m’identificai nel mio omonimo Stefano, cioè Accorsi di Radiofreccia. Per resistere alle umiliazioni inevitabili che patii a causa del mio penoso stato depressivo in quanto, si sa, i coetanei sono terribili se non appari come un bomber alla Marco Van Basten con le ragazze, per molto tempo elevai la coscienza (e non altro) in stato mistico-spirituale da coglionato chiamato er mitico.

Sì, ottenni la coppa Simpatia. Non giocai neanche più a calcetto ma la folla, dagli spalti sotto casa mia, mi urlò inferocita: finiscila di poltrire, fenomeno da baraccone alla Ronaldo, sia Cristiano che Luís Nazário de Lima, non fare il briccone, datti una mossa, riallenati alla vita, tira fuori gli attributi, meriti solo dei ceffoni e dei calcioni!

Molta gente, soprattutto sotto il Vesuvio, pensa che il più grande calciatore di tutti i tempi sia stato e sempre sarà, insostituibilmente, Diego Armando Maradona. Lo pensa anche Paolo Sorrentino ma non so se ne fosse convinto un uomo alla Lucio Dalla da Caruso… qui ove il mare luccica e tira forte il vento… il mare di Sorrento.

Sì, il mare di sorrata, più che altro. Fidatevi, è meglio Pascoski (di padre polacco) di Francesco Nuti.

Ecco invece il famoso monologo di Freccia…

Credo nelle rovesciate di Bonimba e nei riff di Keith Richards. Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che viene a prendere l’affitto ogni primo del mese. Credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi. Credo che un’Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa. Credo che non sia tutto qua. Però, prima di credere in qualcos’altro, bisogna fare i conti con quello che c’è qua e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche Dio. Credo che, se mai avrò una famiglia, sarà dura tirare avanti con trecento mila al mese, però credo anche che, se non leccherò culi come fa il mio caporeparto, difficilmente cambieranno le cose. Credo che c’ho un buco grosso dentro ma anche che il rock n’roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stro**ate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono (qui ci voleva il congiuntivo, tirate le orecchie allo sceneggiatore… che me lo riempiano e di botte riempitelo). Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddie Merckx. Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri perché comunque non puoi sapere proprio un ca**o della vita degli altri.

Bonimba chi fu/è? Un centravanti di sfondamento vero. Mica Speroni de L’allenatore nel pallone. In Messico 70, Roberto Boninsegna, nella finale mondiale, segnò il goal della bandiera per il nostro Made in Italy… Io non ero ancora nato ma avemmo, cazzo, di fronte il Brasile di Pelé. No, non sono Lionel Messi e, a tutt’oggi, quando con la mia lei, in senso metaforico, sbaglio il tiro, lei disperata mi grida: ma come sei messo?!

Paro i suoi colpi come Sylvester Stallone di Fuga per la vittoria? Fuga, giusto? Sì, pensavo di aver scazzato… In che cosa credo io, anzi, in cosa io creda? Credo che il film su Totti sia una stronzata universale ancora prima di uscire, credo che Ilary Blasi sia più scema della donna che portò al suicidio Accorsi in Radiofreccia, eh sì, una bella cretina a rifiutare un figo Maxibon della madonna, per l’appunto. Ilary sta con Totti ma, secondo me, poteva e potrebbe permettersi Javier Bardem. Credo che il Don Camillo con Terence Hill sia più bello di quelli con Fernandel e Gino Cervi. Credo che le roller skaters che ballarono con Terence nel film suddetto, eh già, mi eccitarono vent’anni fa ma ora sono un povero cristo, ah ah. E le teenager non m’attizzano. Volete farmene una croce? Ah ah. Credo che Mickey Rourke de L’anno del dragone sia un dio ma, oggi come oggi, la dovrebbe finire di avercela contro quel diavolo di De Niro… Rimanesse cornuto e stia/stesse zitto. Credo che un mio contatto Facebook, Arianna, sia più bona dell’attrice ed ex modella Koizumi, detta Ariane. Mentre la mia lei è più arrapante dell’ex pornostar Céline Tran, detta Katsumi. E credo che, se puoi fare ciò che vi mostrerò qui sotto, nonostante una depressione vicinissima alla follia più incurabile, non sei soltanto una grande mezz’ala destra come Pier Paolo Pasolini, significa che dio esiste e dio, a vostro avviso, chi è? Non sono il Pupone, non sono Peppone, non abbisognai di psichiatri con la pipa, non sono un boomer da caffè della Peppina, insomma, come si dice a Roma ma anche a Bologna, cari haters, me fate ‘na pippa. Non vorrei filosofeggiare troppo e non credo alle teorie aristoteliche. Mi ave(va)te preso per un coglione? Credo in Lino Banfi e in Aristoteles. Due uomini veri, due uomini con le palle… Basta quindi con la saudade. Il grande angelo Ayrton Senna morì a Imola? Sì, anche se fu dichiarato clinicamente morto al Maggiore di Bologna.

Credo in me perché, così come ben cantò Jon Bon Jovi, questa è la mia vita. Sicuramente non è quella di Totti o di uno uguale a tutti. Sì, quando riscendo in campo, l’arbitrò può anche fischiare la fine dei tonti.

Non c’è, come si suol dire, partita…

Il mio video ve lo mostrerò quando sarà pronto, pazientate, ah ah.

di Stefano Falotico

Luke Perry è stato colto, come sapete, da un ictus, io fui colto poi meno, mi colpirono peraltro vari raptus e anche dei velociraptor, ma sono sempre Lucky Luke and rides again


02 Mar

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Sì, il povero Luke è ridotto assai male. Devastato. E forse, mentre scrivo questo pezzo, sarà già deceduto.

Povero, salutisticamente parlando, invero molto ricco. Ha una villa a Beverly Hills 90210? Mah, forse anche due.

Ora, voi non sapete e non avete mai saputo un cazzo della mia vita.

Io conosco Luke Perry come le mie tasche. Poiché, quando frequentavo le scuole medie, impazzava appunto questa famosa serie televisiva dell’epoca. Che, detta fra noi, io non ho mai cagato, se non per tirarmene qualcuna su Shannen Doherty. Ah no, non era male, Shannon.

Paragonabile alle ragazze di Non è la Rai di quel periodo. Il mio “foro” all’occhiello, ah ah, fra tutte queste sgallettate iper-scosciate, era Cristina Quaranta.

Stavo sul divano, molestandomi prima di svolgere doviziosamente i compiti assegnatici dai professori e, dopo pranzo, delizioso modulavo vellutato onanismi sfiziosi. Sognando la Quaranta messa a novanta con tutta la sua criniera bionda da ochetta per la mia oca un po’ (s)porca e un po’ pura com’è quel coso fra le gambe nel tumulto puberale dell’immaginare a lei anche un plateale anale oltre il corposo l(i)evitare.

Ah ah, l’ho detta!

Ambra Angiolini, no, non mi è mai piaciuta. Telecomandata da Boncompagni, sempre civettuola con un sorriso falso stampatole sulla faccia dalla finta, pubblicitaria rete commerciale di massa per antonomasia.

Adesso comunque è più allegra di prima, giulivamente ama le olive di Allegri e assieme, a letto, miliardari entrambi suonano la “pianola” Bontempi.

Ah, che tempi. Mi ricordo che ero molto amato dalle ragazze del mio coso, no, del mio corso.

Ragazze che, fra un gioco della bottiglia, un’algebra fatta di seni loro inversamente proporzionali ai brufoli crescenti, mi volevano ardente per testare “con mano” le prime lor esperienze bollenti.

E andiamo di rime baciate, un due tre stella. Ah sì, queste stelline bramavano il mio già scalpitante pisellino e io ero belloccio, niente da dire, niente da obiettare ma solo da uccellare fra prime, turgide inquietudini preadolescenziali e un già mio precoce pessimismo cosmico leopardiano.

Ah, che virtuosa candidezza macchiarsi nei sogni lievi e innocenti ma, fra il dire e il fare, era solo un dolce naufragar in questo mar(e). E poco amare eppur molto segare.

Mai marinai a quei tempi la scuola ma avrei voluto mangiar una ciambella alla marinara semmai con Antonella o Gabriella, sgranocchiando fragrante e cogliendo in flagrante qualcuna di queste intraprendenti, smaliziate pischelle, con tanto di zucchero a velo e un buco venuto bene… di miele… Che c’è di male?

Nella vita son stato più volte trombato ma mai dimenticherò quegli happy days in cui queste pulzelle, immaginandomi a loro nudo col mio tosto fringuello, non sapevano se paragonarmi a Jason Priestley o, appunto, a Luke Perry.

Io somigliavo più a Luke. Viso spigoloso, quasi alla Rupert Everett/Dylan Dog ma non ero stronzo come Luke, non erano visibili sul mio volto i tratti del lucky bastard ma una delicatezza allineata graziosamente a lineamenti più efebici, simili a quelli di Jason. Alla fine, non me la davano mai e spaccavo tutto come quello di Venerdì 13. Ah ah.

Ma quale Luke e Jason, io ero già un fan del Pelvis, sì, Elvis Presley. Un Cuore selvaggio da Love Me Tender.

Queste, in verità, dopo essersi sparate pure la seconda puttanata gemellata, ovvero Bayside School con Mario Lopez, qualche an(n)o dopo… si eran già fottute… anche il cervello. Smarrite fra le prime, agghiaccianti perdite di verginità con un “uomo” Massimo, di nome e forse di fallo, ma non di fatto, intellettivamente parlando.

Che scuoiava le loro pelli come Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti, leggasi simpaticamente, semplicemente che le deflorava, senza comunque andare oltre il lecito di fava…

Massimo non prometteva loro vite da favola ma le sverginava anche sul tavolo.

Poi sarebbe venuto per lui e per loro il Tavor.

Massimo il “bono”, il bovaro che fra una chiavata e l’altra, togliendo a queste qua gli Swatch e giocando di “splash”, intonava Ligabue… certe notti c’hai qualche ferita
che qualche tua amica disinfetterà…

Giochi di palle, di pallonari, di cazzari, di racchie e noie bulimiche con le racchette dello Squash.

Insomma, ho fatto bene io a non voler somigliare a Luke.

Meglio Bob De Niro. Vero, Juliette Lewis?

Idiota, non ci hai capito niente, eh?

Come diceva Terence Hill… in Lo chiamavano Trinità.

Te lo rifaccio, se vuoi.

Vi ho distrutto i cervellini, galline?

Il sottoscritto invero è un fuoriclasse come Mahershala Ali e se tu, maiale panzone, lo fai incazzare, diventa Rust Cohle. E te le suona di santa ragione. Mio puttanone.

A quel punto, fattela nelle mutande, stronzone.

Mai mettersi contro un metafisico-trascendente. Mai.

E mai scherzare con le vite degli altri. Perché, sai, dal cielo ti potrebbe cadere una mazzata devastante e ora capisci che significa… crescere.

E non giocare da adulto scemo con imbecilli proibizioni e castighi. Su, non siamo mica più bambini.

Non siamo mica più alle medie ove i coglioni alzano il dito medio e parlano, sognano ma non favellano.

Vero?

Ognuno nella vita vive come cazzo vuole.

E questa è la versione vera della storia. Non ce ne sono altre, imbroglione.

di Stefano Falotico

Lei crede in Dio? No, sostanzialmente no, anche se ci vorrei credere, pensi che non credo neanche in me


23 Aug

Don Camillo Terence Hill

Quando si dice veniamo catechizzati.

Ma cos’è questa catechesi?

Molti di noi hanno fatto catechismo. Sì, erano giornate fanciullesche in cui ancor rimembro di come spruzzai il colore del pennarello a una bimba mia vicina di banco, accecando i suoi occhi per un quarto d’ora e intervenne l’insegnante, redarguendomi con parole infami, violentando la mia “innocenza del diavolo” e mi consegnò al parroco, tale Don Giuliano della Chiesa San Martino. Uomo tracotante, di ottima panza cresciuta a base di polli allo spiedo, che mi tirò le orecchie e mi trascinò in sagrestia. Ove io ammisi le mie colpe, confessando di essere un John Belushi in erba. Lui, per questa mia battuta perspicace da Satanello precoce, mi regalò un Vangelo e io gli consigliai di vedere il Don Camillo con Terence Hill, vero cult movie della mia infanzia, ove Terence, nella versione Fernandel aggiornata ai tempi moderni, scrutava le sottane delle pattinatrici in fiore, e poi giocava a Calcio assieme al grande Boninsegna, scontrandosi con Pruzzo e Carlo Ancelotti. E mettendoli all’angolo, strappando la bandierina da terra e dandogliela in testa. Per lo scoppio finale di una rissa fra angeli contro comunisti rossi e risate a gogo.

No, se mi chiedete se credo in Dio, vi risponderò NO. Un no secco, abrasivo come la pelle butterata di Klaus Kinski. Un demone da venerare in quanto pazzo meno di me. Io, in quanto a pazzia, sono il numero uno. Anche se, a dire il vero, sono un po’ il numero uno in ogni campo. Sì, mentre voi tirate a campare, io allevo i campi di grano, di ortiche, anche di fighe. Sì, non si può?

Io sono il burlone per antonomasia, gigioneggio, elargendovi il mio scibile in maniera sibilante come un povero Diavolo che abbisogna d’infamarsi, no, infiammarsi fra cosce femminili in cui avere “vampate”.

Sì, divampo fra vamp come un vampiro. E succhio, ma soprattutto lascio che succhino.

Eppur credo agli angeli. Sì, ne ho tre sopra il mio letto. Delle statuine Thun. Questi angioletti mi proteggono dai protettori, miei magnaccia, e mi coccolano, alleviando i miei patemi giornalieri col solo potere del loro sorrisetto di cera. E così, mentre una donna mi coccola, ho questi angeli custodi che incitano di brutto, come dei tifosi del Real Madrid.

No, sono cinico. Non credo in Dio. Credo, ahimè e ahinoi, che se in giro ci sono persone malvagie, degli assassini e stupratori, soltanto qualche volta saranno puniti e finiranno al fresco. Spesso invece continueranno a perseverare nel Male assoluto, e scorrazzeranno liberi come se nulla fosse. Perché non saranno mai acchiappati e le nostre onestà morali inchiappetteranno. Beandosi di noi agnelli che beliamo.

Beati voi i quali credere che, dopo questa vita, ci sarà quella eterna. È già un inferno questa, ci manca solo che io finisca in Paradiso a girarmi i pollici. Ah, lassù non si può fare niente. Se guardi una donna, arriva San Pietro che ti spacca la capa, se bevi birra, ti puniscono temporaneamente col Purgatorio, dandoti da bere le limonate… Se mangi troppi dolci, non puoi neanche digerirli e andare a cagare. Non esistono i bagni in cielo. Ah, il Purgatorio, una roba inventata da Dante Alighieri. Sì, Dante non riuscì mai a scopare Beatrice, e allora si strusse, sublimando tutto con la Divina Commedia. Poi, gliela fece leggere, a Beatrice non piacque, era una da Novella 2000, e allora Dante morì di pene… d’amore. Questa è la verità.

Sì, molta gente va a messa. Ah, questi messi, no, uomini da messe, come stan messi? Son più bugiardi delle messaline. Sì, vanno a confessarsi.

– Prete, mi perdoni perché ho peccato.

– Quali sono i suoi peccati?

– Ho ammazzato i miei dipendenti. Sì, dovevo fare dei tagli. E li ho licenziati. E loro si sono buttati giù dalla finestra.

– Be’, reciti due rosari.

– Tutto qui? Con due rosari sto a posto?

– Scusi, io faccio il prete. C’è il segreto confessionale. Non sono mica un giudice penale

– Grande.

 

La settimana dopo:

– Padre, son sempre io. Ho peccato.

– Di che si tratta? Non ha dato da mangiare a suo figlio?

– No, non ho dato l’uccello alla mia amante. Lei si è arrabbiata e ha telefonato a mia moglie, rivelandole la nostra relazione.

– E quindi?

– Mia moglie mi ha spaccato i piatti in testa. E io le ho dato un pugno. Adesso è in ospedale.

– E quindi?

– Insomma, ho peccato.

– Mah, mica tanto. Pensi che l’altra sera io ho dato uno schiaffo a suor Gabriella.

– Perché?

– Perché mi ha cucinato male la quaglia.

– Lei mangia gli uccelli?

– No, è suor Gabriella che mangia il mio.

– Capisco. Dunque, mi assolve, padre?

– Sì, sì, dai su, devo andare a vedere Cristiano Ronaldo.

 

Ricordate: il Genius sta zitto, si muove con far all’apparenza indifeso ma non è un fesso.

 

– Stefano, ma tu credi in te?

– No, e tu credi in me?

– No.

– Quindi non siamo credenti l’uno dell’altro.

– No, io credo in Dio. Io sono credente.

– Sì, ma io non credo in te.

– Non credi in me?

– No, non sono Dio. Solo lui, che esiste soltanto nella tua mente bacata, crede in te. Nessuno crede in te.

– Io sono pieno di amici. Credono tutti in me.

– Perché sono dei leccaculo e tu hai cinquanta milioni di Euro in banca. Sarà per questo che credono?

 

Sono davvero un uomo diabolico, va detto.

 

 

di Stefano Falotico

Bud Spencer, un addio poetico


28 Jun

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Lo sostengo a voce “inascoltata” ma nel mio cuore “auscultata”, son sempre stato uno strenuo difensore del Cinema popolare, e dunque la perdita, nonostante la “veneranda” età, di Bud mi commuove.

Poiché rievoco nel mio “vegliardo”, sveglio core i tempi (non) andati d’una spassionata infanzia quando si rideva per un cazzo(tto) e ci si lasciava trasportare da angeli che mangiano fagioli e da Terence Hill con le sue provocazioni. Chi trova un amico trova un tesoro e io sono amico, come Spencer, di queste avventure veraci, di “spaghettate” a base di pugni, di questo Cinema “basso” e “facilone”, di questo Cinema sentimentale-infantilistico e scacciapen(sier)i, oh sì, sissignori/e. Altrimenti c’arrabbiamo!

Nella mia visione “buddistica” e animistica della vita, io sto con gli ippopotami ma non mi dichiaro un animalista, nonostante abbia “amato” questo bestione, in fondo era un Bomber e Lo chiamavano Bulldozer. Sono figlio dei suoi film degli anni ottanta e mi sento alien(at)o da questa pigra generazione che si trastulla nella noia. Sono, come lui, uno sceriffo molto terrestre e chissà perché capitano tutte a me.

Bud possedeva la robustezza “malinconica” di chi nella vita poteva fare il massimo pugilatore e alla triste serietà d’un mondo, che oggi esalta Christopher Nolan coi suoi cervellotici giocattoloni, io preferirò nostalgicamente sempre la sua maestosa serenità. Basta che lassù non lo fa(re)te incazzare, se no son botte. Non so se di Natale o Lo chiamavano Trinità.

di Stefano Falotico

Sette film sull’amicizia (virile)


21 Jul

 

Amicizia, friendship.

Altro che love story e tanti “matrimonietti” che poi, fra piatti “(s)lanciati” e vettovaglie “divorziste”, alimentan solo già inconciliabili differenze, peraltro “ingiallite”, sin dall’inizio, di alibi e sospetti, e di “lei” che credo se “la” faccia con l’albino.

“Amare” un amico non pretende il tuo orgasmo, ma soddisfa sinceramente di più.

Sono l’Uomo che non “rosica” se il mio amico “approderà” sulle tette di Kate Upton o “slinguazzerà” nelle a(r)mene cavità “sondabilissime” di Kim Kardashian.

Sì, poi mi ricoverano perché il mio fegato s’è sventrato di “lune” alcoliche per placare il “dolorino”, ma vale la pena “sorreggere” un compagno del viaggio.
Basta che non scopi me, e può inculare tutto il Crazy Horse.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Chi trova un amico trova un tesoro (1981)
    Film imprescindibile dell’infanzia, da rivedere anche alla nostra età, nei momenti in cui la vita, in “avaria”, si vorrebbe abbandonare a un “rilassante” giro in barca.La strana coppia Spencer-Hill, al solito s'”arruffa” d'”azzuffate” e scherzettini. Hill, l’atletico e dritto, sfrutta la dabbenaggine del gigante buono Spencer e, navigando per il mare, la stretta di mano è un’ancora di salvataggio.
  2. Windtalkers (2002)
    Prima visione: pessima.
    Seconda: rivalutazione.
    Terza: forse un capolavoro indiscutibile, indicibile, anzi, da discuterci sopra.John Woo, il Re delle sparatorie ove gli amici si scambian la “pistola”, allestisce un coreografico balletto bellico.Nic Cage, qui quasi quasi melodrammatico senza imbarazzanti smorfie, e un indiano di una Cultura diversa.
    Non si capiscono, e il marine osserva, (dis)incantato, le superstizioni del “muso seduto e riflessivo-magico” mentre combattono i musi gialli.Poesia, commozione, quasi John Ford.
  3. Le ali della libertà (1994)
    Ma, allo spettatore, interessa davvero la “colpevolezza” d’un Tim Robbins mai così viscerale nella nostra empatia?Fuggirà da una prigione di massima sicurezza, con calma premeditata, “artefatta” in Rita Hayworth, la rossa per cui vale la pena di vivere e sognare la pioggia in una Notte dallo scroscio “piovigginoso” e catartico.Alla fine, Lui e Freeman s’incontreranno vicino alla riva marina delle (dis)illusioni.
  4. Ronin (1998)
    Io salvo la vita a te e tu a me.Ci ritroveremo, dopo tanti “inseguimenti” e una Nizza argentata nel plumbeo e nei “piombi”, in un bistrot parigino, guardandoci negli occhi e augurandoci, sulle strade del destino, “Buona fortuna”.Il sapore melodico della malinconia di Frankenheimer.
  5. La versione di Barney (2010)
    Amici per la “pelle”, con uno stronzo che si fotte tutte le tue donne.L’hai ucciso? No, forse no, sarà “inciampato” per un tuffo battesimale nel lago.Ma tu hai tradito l’unica che amavi davvero.
    Ma chi se ne frega.
  6. Pulp Fiction (1994)
    Travolta e Jackson, gangster che s’appoggian di “minchiate”.Ne succedono di tutti i colori su “salsa” pulp, e si esce poi da una tavola calda ma “freddissima”, vestiti come due cazzoni.
  7. Terra di confine – Open Range (2003)
    Qui, mi sembra si sia “sconfinato” parecchio.
    Addirittura (ci) han ammazzato un povero Cristo che non faceva del male a nessuno.E allora, amico Duvall, grande mio mentore, ritorniamo in città.
    E la Notte sarà loro “illuminante”.

 

 

 

Genius-Pop

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