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Se parliamo di belle donne, Monica Bellucci è stata invincibilmente la più bella, ora assai meno, se parliamo di Cinema, non è un’attrice ma tanti pseudo-critici sono più brutti dei film che stroncano senza guardarsi allo specchio


18 Jan

Christian+Louboutin+Presents+During+Paris+5ISBLl3Vd8IlUna brutta moda sta serpeggiando e prendendo sempre più, ahinoi, piede. Non è la pessima moda esibita a Piazza Navona da qualche stilista Valentino dei poveri. Bensì la moda, poco elegante da sfilata di classe, di stroncare registi e attori un tanto al chilo.

E dire che c’è gente amante di Robert Altman che ha da ridire anche su Prêt-à-Porter. In effetti, ha ragione. È il peggior film di Altman in assoluto. Oggettivamente, fa schifo. Ah ah.

In tale succitato film del regista de Il lungo addio, v’è anche una delle donne più brutte di tutti i tempi, ovvero Rossy de Palma.

Secondo Pedro Almodóvar, il quale la ficcava… sempre nei suoi film, è stupenda. Per forza, lui è omosessuale. Ora, io non sono omofobo ma le preferisco Liv Tyler. Anche se, a dirla tutta, ne La fortuna di Cookie è meno bona rispetto a Julianne Moore. Non solo di questo film. Anche di America oggi.

Film nel quale compare Madeleine Stowe ma in cui c’è anche Lily Tomlin. Pure Lili Taylor.

Stendiamo un velo pietoso su quest’ultime. Come attrici pure, sono fenomenali. Come donne sexy, lasciano molto a desiderare…

In Prêt-à-Porter v’è Chiara Mastroianni. Figlia di Marcello de La dolce vita e di Sophia Loren?

Sì, credo sia così. Anche se Catherine Deneuve sostiene che il neo alla Bob De Niro di sua figlia Chiara sia il segno distintivo del suo DNA. Ora, Robert De Niro e Catherine Deneuve furono “amici” quasi quanto Marcello e la Loren.

Girarono assieme anche una scenetta in Cento e una notte. Che voglio dire?

Non lo so ma, in questo film della compianta Agnès Varda, Bob e Catherine romanticamente si baciarono in gondola…

Ecco, la Varda fu una grande regista. Sì, senza dubbio. Anche una grande racchia.

Detto ciò, Monica Bellucci fu insindacabilmente bella. Ora è sempre bella. Certamente… Con tre chili di fondotinta, però. Ah ah.

Ora, molti critici che fanno tanto i belli, eh sì, sarebbero da struccare. Anzi, da stuccare. Per esempio, molti di essi considerano David O. Russell un regista sopravvalutato.

Gli stessi che considerano brava e bella Jennifer Lawrence mentre non amano Jennifer Lopez. Da codesti ritenuta una burina. Sì, perché le analfabete con cui stanno cosa sono?

Di mio, le sbatterei entrambe in un film se mai sia dovessi avere i soldi per poterle valorizzare alla pari.

Il povero David O. Russell fu perfino accusato da Amy Adams di averla psicologicamente violentata sul set di American Hustle. Come mai invece Rocco Siffredi non viene accusato da nessuna “attrice?”. Mah.

Quindi, da allora non lavora più con O. Russell. La verità è una sola. Quando Amy Adams perse l’Oscar per American Hustle, accusò O. Russell di non averla pubblicizzata a dovere a mo’ di Harvey Weinstein.

Diciamocela! Ah ah. La finisca, eh già, la signorina Adams di fare la suorina de Il dubbio.

Sì, la Adams non è Morticia Addams.

Indubbiamente, le gambe di Amy Adams valgono tutto il prezzo del biglietto. Ma non è brava come Anjelica Huston…

Ora, se volete passare tutta la vita ad accapigliarvi contro il prossimo poiché non la pensa come voi in merito a un film, fate pure.

Ci sono cosce, no, cose molto più interessanti da fare. Voi siete esperti di seghe mentali. Si sa.

Secondo me, siete talmente frustrati che nemmeno quelle mentali vi bastano e accontentano. O no?

E ho detto tutto…

David O. Russell è un genio.

Un regista balzano, eccentrico, sperimentatore di tutti i generi. Sembra anche, dal viso, un transgender.

Ma non dobbiamo essere superficiali. Non dobbiamo essere e basta. L’essere porta alla carnalità, alla ruffiana socialità, alla più bieca competitività. Insomma, alle inculate e alle leccate di culo.

David è un uomo dalla cultura spaventosa e dal viso simile a quello dell’ex pornostar Peter North.

Mah, ne vedo tanti in giro di critici dei nostri cog… ni.

Questi attaccano Nicolas Cage poiché lo reputano un inetto. In Cuore selvaggio non lo fu. Neppure con Jenna Jameson.

In The Family Man, invece, avrebbe recitato meglio vostro marito. Sì, è vero, non mento. Sono un mentore, miei mentitori.

È Verissimo da Silvia Toffanin. Di notte, il vostro consorte diventa più bravo di De Niro. Dice a voi, mogli, che deve uscire per buttare la spazzatura. Rincasa dopo tre ore.

Voi non vi accorgete di nulla, semplicemente ve la dormite. Considerate perciò credibile la sua “prova recitativa”, diciamo che fate finta di non vedere le sue prestazioni “straordinarie”. Di mio, fui malvisto in passato. Ah, per forza. Non mi facevo vedere da nessuno. Infatti, è un miracolo che m’abbiano solamente stroncato. Che film di me si fecero, dato che fui inesistente? Eh sì, la gente parla e sparla, fa e disfa ma non sa fare una beneamata min… ia. Di mio, mi presento così. Con voce da Adriano Celentano de no’ a(l)tri, mista a un camaleontismo vocale da Christian Bale di The Fighter su accenni e accenti da Lino Banfi misto ad Andrea Roncato, quindi nuovamente roco e incazzato, caldo e spiazzante, in una parola devastante. Se non vi sta bene, Pino Insegno vi chiederà diecimila Euro per iscrivervi al suo corso di doppiaggio. Non diverrete doppiatori mentre lui diverrà sempre più ricco. Ci siete arrivati o devo farvi un disegnino come si fa con i bambini deficienti? D’altronde, Insegno viene… eccitato, no, citato nel mio Bologna insanguinata. Oh, lui fu Vacca nel film Mezzo destro mezzo sinistro. Mica cazzoni vari, eh. Dunque, marmittoni e bambagioni, è arrivato il momento di tirare fuori i mar… ni come direbbe Roncato. Avete sinceramente stancato coi vostri “spiegoni”. Datevi a un piatto di cannelloni e lasciate stare, per piacere, i filmoni. Non toccateli, voi vi toccate, fidatevi. Siete tocchi e non siete un bel tocco di fig… n’. Per molto tempo, pensai di essere De Niro. Anche di Brazil. Ho scoperto invece di essere più pazzo di Terry Gilliam. Anche di Tom Waits di America oggi e più saggio dello stesso Waits di Rusty il selvaggio. Sono il diavolo di Parnassus. Per questo motivo, vorreste imprigionarmi come Waits del Dracula di Coppola?

Che poi, a mio avviso, Gary Oldman/Dracula vecchio, con la Bellucci e le altre due patonzolone, stava meglio senza ringiovanire per Winona Ryder.  Sì, come il buon vino dannato, no, d’annata… stagionando io miglioro. Mentre la Ryder di Stranger Things, di stagione in stagione, diventa sempre più brutta e mezza matta.

A dircela tutta, era bruttina e pazza pure trent’anni fa. Se pensate che non sia così, farete la fine di Sean Astin nella seconda stagione di Stranger Things. Fottetevi.

Se vi sto sul cazzo, salutatemi a sorrata!

 

di Stefano Falotico

David-O.-Russell

Oggi parliamo di Mark Wahlberg: è lapalissiano che sia il più grande attore della storia… è vero, inutile che ridiate, siamo di fronte al sottoscritto, comunque datemele


14 Mar

mark wahlberg

Sì, non è un’iperbole ironica buttata lì. Sono profondamente convinto che Mark possieda un fascino imbattibile, più che altro appaiabile al sottoscritto.

Spesso infatti la sua espressività è statica su sguardo vitreo e un vago accenno di alzate sopraccigliari da uomo torvo, rabbuiato nel suo vuoto interiore. Catalizza, cioè, negli occhi suoi morbosamente ammalianti e, all’apparenza non emananti nessuna attrattiva sensuale, i cangevoli umori della vita che, nella sua complessità indistricabile, si rivela magicamente mutevole, dunque irresistibile.

Sguardo rigido, quello di Mark, diluito in un corpo granitico, teso allo spasmo. Che si prolunga, oserei dire si riverbera nei suoi bicipiti pronunciati, venosi. A loro volta sdilinquenti nei suoi pettorali stupefacenti che, oggi solidificatisi in un’hollywoodiana vita appagante, fanno sì che Mark stesso, di fisica possanza e scenica presenza impressionante, possa rimuovere i suoi trascorsi conclamati da delinquente non rimasto fregato.

A differenza di Mark, non ebbi mai un passato criminale da “mariuolo” come il mitico Cassano Antonio.

Calciatore divenuto tale dopo aver rubato mille motorini a Bari Vecchia, emancipatosi dalla sua condizione abietta grazie alle sue prodigiose doti calcistiche comunque indiscutibili ed estremamente lodevoli.

Maestro senza pari del dribbling e delle piroette più impari, marinò la scuola precocemente ma, da autodidatta del gioco delle palle, presto come essere ficcante, nella società, da solo imparò.

Disegnando michelangiolesche palombelle e delle parabole figlie di Giotto, forse solo da ex fortunato gianduiotto, e tocchi non solo balistici probabilmente da ballista imprendibile ma giammai davvero tocco, nella sua esistenza più adrenalinica d’un contropiede dopo il catenaccio, Antonio riuscì a farcela. Facendosene tante.

Emigrando perfino a Madrid ove, lasciatosi crescere la panza, litigò con quasi tutti i suoi compagni di squadra poiché, diciamo, tale figliol prodigo, a cornificare i suoi colleghi, fu solo prodig(i)o.

Almeno, provò a farsi le loro mogli ma, dopo averne prese tante (sì, di botte, consolandosi con qualche bottana che medicò le sue ferite da vera massaggiatrice in panchina…), dopo essere stato sgambettato, trombato eppur lo stesso trombando, fu espulso dal pan di Spagna. No, solo dalla capitale spagnola nonostante le spagnole con quelle pure della Catalogna. Altro che coglione, che zabaione!

Di mio, nacqui a Bologna e considero Messi del Barcellona molto più eccitante di ogni amante di Cassano. Mi piace la zuppa inglese.

Come sopra dettovi, poco ho da spartire pure con Wahlberg.

Allora perché mi paragono a lui?

Diciamo che, col passare del tempo, dopo essere precipitato nel mutismo e in una depressione più scura del passato di Mark, torbido e assai oscuro, ora sono un uomo che, come Sally di Vasco Rossi, cammina per strada con aria sicura.

Vasco è fissato con le vite difficili e ama i nomi femminili che finiscono con la ipsilon.

Jenny è pazza, difatti, è un altro suo must imprescindibile, probabilmente ascoltato da tutte le ragazzine di Bologna adesso emancipatesi dopo aver leccato i professori (non sono quelli e non solo i loro), riuscendo a ottenere un posto fisso. Sicuramente sistematissime.

Mica come Amy Adams di The Fighter, sfigata barista comunque bonissima.

Sì, ebbi un’adolescenza da Tony Manero della mia stanzetta da Adams. No, non Amy. Bensì Wahlberg di Boogie Nights. All’ano, no, anagrafe chiamato infatti Eddie Adams.

Nel mio albero genealogico, a nessuno della mia Famiglia Addams, stavolta con due d di Domodossola, girò bene la ruota della fortuna…

A un certo punto della mia vita, dopo che fui bullizzato per ani, no, interminabili anni da gente che ancora fatica a conoscere la differenza fra Pamela Anderson e Paul Thomas Anderson, mi ruppi i coglioni e mi girarono proprio.

La ragazza che mi sverginò, pensando di svezzare me nel lontano 2003, prese subito coscienza invece che si trovò di fronte, anche in mezzo alle cosce, Dirk Diggler.

Sì, non avrebbe mai pensato di trovarsi dirimpetto, soprattutto fra le gambe, uno degli uomini più dotati del mondo.

Nemmeno io lo seppi. A forza di praticare onanismi su Julianne Moore, non ebbi mai occasione di constatare dal vivo le mie potenzialità evidenti, alquanto ergenti anche se una donna ha il ciclo e tutto il resto dei detergenti.

Lei ebbe un passato iper-sensibile ma rimase stupefatta e fattissima malgrado mai si fece. No, non fu e non credo che sia ancora una drogata ma per lei fu e rimarrà, certamente, la più indimenticabile nottata d’una memorabile, storica super scopata.

Dunque, quando la gente ancora mi attacca, accusandomi di fobia sociale, rido come un matto. Come un cavallo imbizzarrito!

Ce la possiamo dire?

Mi spiace per loro. Ma si chiama micidiale inculata, miei piccoli tor(d)i.

Prima di Pasqua, comunque, se lor signoria e tali omoni volessero da parte mia un ovetto Kinder, servirò loro un altro libro con una figona in copertina e le loro compagne, dopo aver visto le mie foto e letto le mie parole, credo che, ingelosendoli a morte, sfoglieranno tutte le uova…

Insomma, un duro… alla Mark Wahlberg.

Devastante.

Come il pugno di Micky Ward quando suo fratello Christian Bale/Dicky Eklund avvertì tutti.

Tutti non lo stettero a sentire.

E alla fine arrivò una mazzata col cronista che gridò… l’ha fatto di nuovo o forse io vi ho fatto nuovi come un bell’uomo, no, un Ovosodo, no, come una spremuta alle vostre misere tempie con tanto di limonata e Oran Soda.

Dunque, d’ora in poi non voglio al mio fianco ragazzi schizofrenici o le loro madri malate nel cervello.

Moralistiche, chiesastiche e ipocrite.

Anche perché, a prescindere dalle mie Boogie Nights, con queste frigide non gliela può fare manco il Wahlberg di The Departed.

Un puro stronzo. In America, lo chiamerebbero lucky bastard.

Wahlberg non fa rima con Falotico ma con Tito Andronico… eccome.

Oh, per tutta la vita mi sentii dire: ah, quello lì si curi! Non ha nessun talento.

Ora, questi nani ne sono così sicuri?

Di mio, comunque, al momento passeggio per strada con aria insicura da ottimo quarantenne ben tenuto. Anche perché posso andare solo a fare la spesa e vi è la quarantena dura.

Se scoprono che faccio il piacione, mi faranno il culo.

A dircela tutta, sì, io e Mark siamo molto diversi. Il mio attore preferito rimane Bob De Niro.

Guardate questa foto e provate a persuadermi che non possa esserlo.

La voce si alzò nella notte, detonante e furente come un estatico grido che, dapprima dolcemente mansueto, spaccò gli argini dell’ipocrita silenzio, abbattendo il rumore gracchiante in modo tremendo

Ora, secondo molti, io possiedo una bella voce. Da quali antri reconditi del mio diaframma spentosi per tempo immemorabile, ah, solo dio sa perché rispuntò.

Dopo che la silenziai nell’angoscia più melanconica, vocalizzando soltanto il me interiore e intenerendo le corde vocali così tanto da strozzarle, ansimando a stento biascicanti lamenti trattenuti in gola, pur sforzandomi di esternare la mia anima, essa stessa, contortasi e rannicchiata in un rachitismo muto, non s’effuse nelle chete giornate frivoli dell’apparenza mendace.

E io apparii quasi come Marlee Matlin di Figli di un dio minore. In quanto, malgrado già tempo addietro possedessi un carisma maturo da William Hurt precoce, mi ferii da solo, da cui la declinazione e le coniugazioni immutabili della mia esistenza umorale eppur esteriormente immodificabile: un leitmotiv procedente di ritmo triste andante-afflittivo pesante nella “tempistica” to hurt, I am hurting e present continuous del mio solito rivangare il passato in maniera estenuante e imperterrita.

Sì, fui la ripetizione di me stesso ad libitum e, per piacere, lasciate stare il latinorum. Ne ebbi ben donde di essere Don Abbondio. E mi piace da morire la scena della lettera della… Malafemmina quando Totò esagera: adbondantis, adbondantum.

A proposito, Alighieri Dante coniugato in latino come farebbe? Dantum, Dantes, mah.

Non sapete nulla. Dovete sciacquarvi la bocca col collutorio della Tantum.

Sì, molti miei libri sono pieni di periodi profondamente aulici e danteschi.

Ma, di mio, credo di amare maggiormente Alexandre Dumas e il suo Conte di Montecristo, ovvero Edmond Dantès.

Romanzo epocale che ebbe numerosissime trasposizioni e fu interpretato anche da me stesso. Come no?

Secondo voi, James Caviezel non sono io? Angel Eyes, La sottile linea rossa, Frequency e ovviamente La passione di Cristo vi bastano?

No, non sarò mai Brad Pitt e sono un santo “padre” piuttosto anomalo come Bob De Niro di Sleepers.

In verità, ho sempre conosciuto a menadito non tanto l’Holy Bible, bensì ogni girone infernale della mia patologia.

E fui sempre capace di prendermi per il culo da solo. Mi stupisce, piuttosto, che chi continua a credere che non lo sapessi, perseverando nel volermi coglionare, non sia invece consapevole della malattia di cui è affetto lui, cioè l’ignoranza.

Un mio amico, molto prima che cose tragiche avvennero, conoscendomi lui dalla primissima infanzia, mise in guardia tutti, persino le guardie, su quelle che sarebbero state le conseguenze nefaste. Non per me, però.

Fu chiarissimo.

Disse esattamente:

– Allora, vedo che non ci siamo capiti. Non è diverso in quanto diverso in senso negativo o di limitatezza psicofisica, è diverso nell’anima.

Ora, siete pronti ad affrontarlo? Perché, se non siete pronti, vi distruggerà lentamente pezzo per pezzo sino ad asfissiarmi. E morirete, biascicando un uhm, uhm, uhm, uhm, uhm.

Cioè, voi siete dei puttanieri e lui no.

 

Comunque sia, hanno riaperto le chiese. Ma la domanda che si pone è questa.

Dopo questa quarantena del cazzo, le donne hanno riaperto qualcos’altro?

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di Stefano Falotico

I migliori film sul pugilato, cioè nessuno, visto che non esistono. Come no? Provate a scorrere questa lista


07 Mar

homeboy

Ebbene, il pugilato. Definita/o arte nobile. Da chi?

Da un nobile, forse, picchiato… sì, nel cervello. Poiché darsi botte è quanto di meno altero possa esistere fra le persone umane. Se poi, invece, vogliamo regredire a un livello barbarico di lotte fratricide puramente sanguigne e sanguinarie, diciamo pure che i nobili, un tempo, sin dalle arene gladiatore in poi, assistettero a uomini, donne e animali massacrarsi per il loro sadico, bel diletto.

Ah, bella roba. Più che gente altera, ripeto, alterata di lesioni cerebrali. Con qualche distorsione mentale nient’affatto trascurabile, anzi, spesso incurabile. Parliamo, infatti, di persone toccate dalla nascita.

Più che dinastie di figli d’arte, privilegiate caste di persone molto abbienti ma che, secondo me, non è che stessero proprio benissimo, nonostante le case faraoniche di cui furono dotati.

Ricchi imperatori annoiati che, impotenti e dunque non potendo dare botte alle loro mogli, così come molte mummie di Tutankhamon, dopo aver mangiato un piatto di faraona, gustarono i poveri cristi che si scannarono come maiali.

Se fossi stato in loro, dinanzi a quegli spettacoli osceni, mi sarei bendato gli occhi prima di finire nella tomba/sarcofago di una piramide.

Sì, la società è piramidale. Si diverte chi sta al vertice. Chi sta nel mondo reale, poco regale, viene spesso sbattuto all’angolo.

Dunque, abbattiamo subito quest’idiozia secondo cui il pugilato sia un’arte nobile.

Diciamo anche, per dovere di cronaca, non so se commentata dal mitico Rino Tommasi, che il pugilato rappresentò per molta gente, perlopiù economicamente indigente, un modo assai manesco, ecco, per emanciparsi socialmente.

Infatti, non esistono film sul pugilato inteso come sport. Sempre che, stando a quello appena da me sopra scritto, di sport si possa parlare. Qui siamo lontani dalle sane competizioni agonistiche adorate perfino da Pier Paolo Pasolini. Come il sottoscritto, nato a Bologna, natio della città felsinea e mezz’ala fluidificante dotata di un destro fortissimo e di doti calcistiche abbinate a una prosa poetica di natura prettamente ficcante più di un fendente di Bonimba infilato in maniera deliziosamente balistica.

A volte, sì, sono un ballista ma anch’io, come Mark Wahlberg di The Fighter, adoro Amy Adams, la barista.

Sì, ha dei quadricipiti per cui mi spaccherei un menisco e, di colpo di reni da portiere che para tutte le palle, tranne le sue, giocherei con lei di palombelle di foglia morta dopo averlo infilato in saccoccia, gonfiando tutta la rete, sfilandomi i guanti e accarezzandole le gambe muscolosamente sensuali come quelle di Carolina Morace.

Ora, mi sto perdendo un’altra volta. Non datemi un Calcio, vi prego. Datemi un pugno e fate bene ad ammonirmi se ancora, per colpa di troppe pugnette, mi auto-(e)spellerò da ogni spogliatoio. Patendo docce fredde senza bagnoschiuma femminili.

Torniamo al pugilato. Ribadisco, non esistono film sulla boxe. Perfino il film Boxe con Gene Hackman non lo è del tutto. Il pugilato, infatti, nel Cinema fu (mal)trattato mille volte. Ma, a parte le pellicole documentaristiche, non c’è nessun film che non sia, più che un film su questa disciplina di combattimento fisico, nient’affatto figa, una metafora della vita. La vita intesa come prenderle e riceverle.

Resistendo a mazzate incredibili. Pigliamone ancora. No, prendiamo per esempio proprio Rocky. Anzi, l’intera sega, no, saga.

È più che un altro un franchise su un uomo, per l’appunto, bastonato come un cane che vive solo assieme a un cagnaccio. Ed è incazzato col mondo intero più di un bulldog.

Nel primo Rocky, a Rocky stesso non importa di averlo preso…, no, di aver perso ai punti. A lui importò non andare giù come uomo. Stessa cosa dicasi per uno dei miei must assoluti, lo stupendo Homeboy con Mickey Rourke. Il quale, dopo averne prese tante dalla gelosissima Carré Otis e dalla stessa sua ex, co-protagonista del film appena citatovi, Debra Feuer, arrivato alla sua età, oggi come oggi, la dovrebbe finire di pagare i suoi avversari, sul ring, per vincere incontri pateticamente truccati più del make up inguardabile della sua chirurgia facciale.

Sì, credo che Mickey Rourke sia matto. Per questo lo adoro. Nei nineties, anziché continuare a mettere a novanta la Otis, preferì darsi al pugilato. Facendosi mettere sotto da tutti. Vinse però anche parecchi incontri. Per forza, ripeto, fu già miliardario e allungò, più che pugni, il suo braccino a molti suoi rivali da lui pagati profumatamente affinché andassero giù.

Alla fine degli incontri, Mickey urlò Lassù qualcuno mi ama! Sì, tranne Carré che intanto lo tradì con uno più bello sia di lui che di Paul Newman.

Sì, uomini, quando penserete che la vita non più vi fotterà e vostra lei non vi metterà mai la corna, rimanendovi fedele come Adriana/Talia Shire, scoprirete la vostra Fat City. E, distrutti nel fegato amaro, vi lascerete andare. Non gettando la spugnetta, bensì bevendo come spugne. Diventando forse Rourke di Barfly oppure Toro scatenato. Capolavoro scorsesiano sull’autodistruzione.

Anche Alì di Michael Mann non è in realtà un biopic sul più grande pugile di tutti i tempi. Molti sostengono che sia Mike Tyson. Ovviamente, invece, è Muhammad. Anche se Sylvester Stallone, per questa mia affermazione indiscutibile, oserei dire apodittica e devastante più del knockout di George Foreman, mi prenderà a sberle. Ah, mio caro Sly. Hai anche tu una certa età e sinceramente sono più forte di Bob De Niro di Grudge Match. Ah ah.

Sarebbero da citare tante altre pellicole sul pugilato. Ma, se guarderete bene, non ne troverete nessuna.

Parlando invece di film sportivamente affini, personalmente adoro due cultKickboxing ma soprattutto Lionheart. Van Damme, un mito.

Di mio, non sono Jean-Claude. Quante botte che presi, cazzo. Roba che avrebbero sedato un cavallo. Malgrado ciò, il mio fisico ancora c’è tutto. Anche qualcos’altro, tranne quando faccio la spaccata. Sì, la vedo dura in questa posizione. Sì, puoi essere Muscles from Bruxelles ma lei, quel muscolo, messo così, non lo vede molto duro.

Diciamocela, uomini, quando sono in forma, non vi vedo proprio.

– Stefano, neanche le donne ti vedono.

– Sì, non importa. Sono Kevin Bacon di Hollow Man. Che/i cazzo mi frega?
Cosicché, cazzeggiando ancora, volteggio nella notte mentre mi adocchiate e, lo so, vi toccate.

Poiché quando ritorna Mickey, eh sì, sono cazzi.

No, non sono omosessuale, anzi. Ma dovete ammettere la verità. Forza, non siate gelosi.

Se voi donne, invece, voleste essere golose, picchiatemi pure.

Vi piace il ciuffo col gel?

Mickey-Rourke-da-giovane

di Stefano Falotico

Il ritorno di David O. Russell e il mio ritorno all’ovile e al quartiere Navile dopo le mie vane, patetiche speranze di adeguarmi e omologarmi al porcile


16 Feb

Christian+Bale+David+O+Russell+2013+Variety+TeC4Ut1n-Mrl

Partiamo dalle notizie cinematografiche e, solo dopo che le avrò sviscerate, potrete evincere che finsi di avere voglia di vincere ma la mia malinconia si rivelò più imbattibile del pugile Micky Ward/Mark Wahlberg di The Fighter.

David O. Russell tornerà alla regia, ad Aprile.

Di mio, dopo tanti orizzonti di gloria, dopo che fui perfino scambiato per Christian Bale di American Psycho, colui che invero rappresenta in toto la mia nemesi, altro che la mia simbiosi, dopo che (non) riuscii a curare la mia nevrosi, dopo m’illusi che sarei risorto come Dark Knight Rises, dopo la mia pubertà da John Connor/Edward Furlong di Terminator 2, periodo nel quale tutti, compresi i miei coetanei, si convinsero che fossi un predestinato, no, non mi trasformai in un combattente come Christian Bale di Terminator Salvation ma neppure m’involsi in un truffaldino malvivente come Bale di American Hustle.

Non uso parrucchini e non mi piacciono le tipe come Amy Adams. Cioè, delle finte suore tanto carine. Basti vederla nel film Il dubbio per capire che questa andrebbe pure con quel Philip Seymour Hoffman. Forse incolpevole o forse un pedofilo peggiore di quelli mai denunciati da Ratzinger.

Sono un personaggio da Oscar, sì, sempre Christian Bale. Sempre di The Fighter. Uomo, il sottoscritto, verso il quale tutti nutrirono Grandi speranze da Charles Dickens ma, sino a questo momento, non incontrai nessun De Niro di Paradiso perduto.

Sì, perfino i criminali che attentarono alla mia purezza, cazzo, non vogliono redimersi e pagarmi un sacrosanto risarcimento. Dunque, sarei potuto diventare un pittore di quadri cubisti da moderno Rinascimento, bello come Ethan Hawke. Sì, un ragazzo sofferente di atimia, mica di timidezza che, dopo la sua adolescenza problematica e tormentata, si sarebbe trasformato in un bell’uomo intellettuale.

Persi anche L’attimo fuggente.

Invece rimasi un astrattista astruso della mia depressione inaffondabile nella quale, tanti anni or sono, affogai e paurosamente affondai. Senza però mai precipitare nell’uso delle droghe.

Sì, il protagonista del nuovo, attesissimo film di David O. Russell, intitolato provvisoriamente Amsterdam, sarà ancora una volta Christian Bale. Assieme a De Niro, forse, l’attore fisicamente più trasformista della storia.

Un monstre, un camaleonte capace di rinascere più dell’araba fenice. Infatti, in Amsterdam, vi sarà anche un piccolo ruolo assegnato all’immancabile amico per eccellenza di O. Russell, ovvero proprio De Niro.

Per un cast, come si suol dire, delle grandi occasioni, vale a dire, il già menzionato Bale, Margot Robbie, forse Jamie Foxx, forse Angelina Jolie e Michael B. Jordan. Vi saranno probabilmente anche Michael Myers e Michael Shannon.

Shannon avrebbe dovuto anche interpretare la serie televisiva Amazon che De Niro e Julianne Moore, a loro volta, avrebbero dovuto girare con O. Russell dopo che De Niro stesso avesse finito le riprese di The Irishman. Ma appena iniziarono le riprese di The Irishman, scoppiò lo scandalo sessuale di Harvey Weinstein. Che doveva essere il co-produttore di tale serie.

Il progetto fu sospeso e forse a fine Aprile vedremo Nonno, questa volta è guerra di Tim Hill con De Niro. Prodotto, per l’appunto, dalla “succursale” di Weinstein, la Dimension Films, e tenuto in frigorifero per svariati anni. In Italia, verrà distribuito dalla Notorious Pictures.

No, non posso vedere Il lato positivo nella mia vita. Credo che non incontrerò una tipa e topa con le palle come Jennifer Lawrence che potrebbe farmi dimenticare che fui scelleratamente tradito e venni gravemente ricoverato quando, in rehab, avrebbero dovuto ficcare i responsabili di tale oscenità.

Sono uno determinato ma non mi svenderei mai come Joy. Prestandomi alle televendite pur di non finire come Giorgio Mastrota, ah ah.

Ogni ex di Giorgio, come Natalia Estrada, cioè una milf frustrata, sostiene che io sia ancora, nonostante tutto, un bel ragazzo e che vorrebbe divertirsi con me, regalandomi migliori natali…

Mi dice di non intristirmi col Cinema di Abel Ferrara e con ‘R Xmas.

Sì, dice che con lei me la godrò. Sì, dopo due mesi, a forza di essere sbattuto e come un limone spremuto, diventerò un tipo da cine-panettoni e da Checco Zalone.

Ah, che meravigliosa illusione che è la vita quando, per qualche mese, credi davvero che quest’esistenza, anzi resistenza, non sia stata solamente una tragica delusione.

Semmai, lasci lusingarti dalle tentazioni dei comuni mortali, vieni abbagliato e sedotto da qualche guru, non so se un testimone di Geova o il nuovo mago Otelma, cioè un ciarlatano, che ti vorrebbe far credere di non essere stato sedato e farmacologicamente addormentato come un ghiro. Per semi-lobotomizzarti come Ray Liotta nel pre-finale di Hannibal. Qualche psichiatra cannibale, cioè sciacallo della tua anima, uno strizzacervelli malato di mente e maniaco assassino.

Incontri una donna e lei dice persino che assomigli a Richard Gere.

Leggi assurdità, comunque, incredibili. Per esempio che Artur Fleck/Joker soffra della stessa psicopatologia dello Spider di Cronenberg.

Questa gente si definisce addirittura critica di Cinema e tutti critica senza conoscere, non solo le varie tipologie di schizofrenia, bensì non essendo neppure coscienze del suo stato di malattia.

Che si chiama idiozia. Persone esperte non solo di qualunquistica tuttologia ma addirittura specializzate in psichiatria quando invece e invero io le vedrei bene nella culla d’un reparto maternità di pre-pediatria.

Debbo ammettere, con estrema costernazione, che provai a diventare un maiale come quasi tutti.

Ma rimango giustamente, sanamente un pollo. E non mi piacciono le galline.

Meglio forse rimanere un poeta e ascoltare il rumore del fiume Navile. Che dà il nome al mio quartiere.

Perché dei vostri giochetti sleali, del vostro effimero mettere le ali ma in verità rimanere soltanto aleatori e superficiali, mi sono rotto le palle. Amo approfondire ogni aspetto, bello o brutto che sia, del reale. E adoro essere delirante come David Lynch, forse il più grande. Sublime maestro del surreale del suo magico, suadente reame. Qui c’è Inland Empire e io sono così “matto” che sto finendo il mio nuovo romanzo, una rielaborazione falotica di Vertigo. Per quanto concerne quel pazzo vero, cioè Morgan, ex dei Bluvertigo (ah, capisco, gruppo musicale che cambiò-non cambiò, come me, ah ah, pure l’accentuazione di vertigo per dare un tocco originale pateticamente emulativo di Velvet Blue ma restando lontano anni luce dalla classe dei Velvet Underground), chi mai lo dimise dalle cure prescrittegli dallo specialista?

Il mondo si divide in due categorie. Chi fu un ex genio come Dario Argento e chi, nonostante abbia girato molti film di e con Dario, cioè sua figlia Asia, più che altro asina, non sarà mai stupendamente folle come Abel Ferrara, malgrado assaggiò il suo seme in qualche New Rose Hotel.

Ma quale Trauma, Asia. Io fui traumatizzato. Tu, al massimo, potesti essere la direttrice strega dell’albergo di Suspiria.

 

di Stefano Falotico

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Stanotte, l’Oscar lo dare a questo bel filibustiere, uomo fra Johnny Depp e Bloom con accenni di Bardem, anche di barba e di Bertè


24 Feb

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OPS!
Sì, non dovete cercare il pelo nell’uovo, come si suol dire.

Il pelo, donne, sapete voi dove cercarlo. Voi uomini non dovete più spellarmi.

Perché stiamo parlando di uno zio Oscar di un certo cervello, mica di un Anthony Vallelonga qualsiasi.

Se invece volete fare i Salazar, farete solo la fine dei salami.

Visto che spettacolo?

A proposito poi di Christian Bale, con tanto di Oscar come migliore attore non protagonista, vi ricordate che diceva a suo fratello nel finale di The Fighter?

Questo è il tuo momento. Io l’ho avuto e l’ho bruciato. Non devi fare lo stesso, chiaro? Ora, vai al centro. Prendi tutta la merda che hai ingoiato, tutta la merda che ci siamo beccati in questi anni del cazzo e scaricala su quel ring, adesso. È tuo, è tutto tuo, cazzo.

Quindi, non ci provate mai più perché, quando parte una furia così, vi distrugge, vi annienta, vi sbudella!

Ora, silenzio!

Dunque, se da adesso in avanti vorrete ancora scherzare di colpi bassi sulle emozioni altrui, se vorrete piratare le vite del prossimo, preparatevi ad andare giù.

Idioti!

 

 

di Stefano Falotico

Idioti nell’ombra e costruttivismo a gogò, à gogo nel nostro Aspettando Godot: io me la godo? Di tanto in tanto, non tantissimo, molto di più dei cretini che decostruiscono le vite altrui


05 Jan
Christian Bale as Dick Cheney in Adam McKay’s VICE, an Annapurna Pictures release. Credit : Matt Kennedy / Annapurna Pictures 2018 © Annapurna Pictures, LLC. All Rights Reserved.

Christian Bale as Dick Cheney in Adam McKay’s VICE, an Annapurna Pictures release.
Credit : Matt Kennedy / Annapurna Pictures
2018 © Annapurna Pictures, LLC. All Rights Reserved.

Christian Bale as Dick Cheney in Adam McKay’s VICE, an Annapurna Pictures release. Credit : Matt Kennedy / Annapurna Pictures 2018 © Annapurna Pictures, LLC. All Rights Reserved.

Christian Bale as Dick Cheney in Adam McKay’s VICE, an Annapurna Pictures release.
Credit : Matt Kennedy / Annapurna Pictures
2018 © Annapurna Pictures, LLC. All Rights Reserved.

Sì, ho commentato la video-recensione di Francesco Alò su Vice. Poche, lapidarie righe e vengo, di punto in bianco, aggredito scriteriatamente da uno che, dopo due mie parole, ritiene che sia un “vecchio” solo come un cane, uno scrittore da strapazzo un po’ sciroccato, il quale, a suo avviso, passerebbe il tempo a gioire delle vite virtuali, mia compresa, attoriale/i e non.

La mia risposta:

ah ah, sei veramente spassoso. Potresti essere il nuovo mago Otelma, sai? Il nuovo veggente d’Italia che, sulla base di un commento di poche righe, con deduzioni del tutto astratte, suppone arbitrariamente di aver capito tutto del prossimo. Sì, potresti anche fare lo psichiatra della mutua, la classica persona molto boriosa che dopo tre sguardi a una persona elargisce diagnosi e certifica patologie con una superficialità allucinante e immondamente schiacciante. Sì, potresti fare questi due lavori. In entrambi i casi, si guadagna assai bene. Forse, non avresti la coscienza pulitissima ma il portafogli sempre pieno. Se corrispondessi alla tua facile descrizione “a prima vista”, figlia delle tue, permettimi di dire, arroganti (sovra)impressioni, sì, sarei: o un anziano signore afflitto da demenza senile, talmente rincoglionito da passare il tempo ad ammirare e contemplare la vita di attorucoli e attricette da strapazzo, uno che guarda Barbara D’Urso o C’è posta per te, oppure la schizofrenica Zellweger di Betty Love, imbambolata fra le nuvole nel suo mondo di cartapesta a idolatrare uno scemotto idealizzato da fotoromanzo. Oppure, anche Stefania Sandrelli di Io la conoscevo bene. Mi spiace invece disattendere il quadretto che mi hai appioppato, invero ogni giorno, com’è giusto che sia, vista la mia età, devo pensare a vivere e a guadagnarmi la “pagnotta”. Sebbene ciò non sia facilissimo. E la strada è perennemente impervia e dura. Con l’Arte, mio caro, lo saprai meglio di me, a meno che uno non abbia la botta di culo pazzesca, non si campa. E dunque non posso certamente accontentarmi di guadagnare, non tantissimo fra l’altro, con le vendite dei miei libri. Ma mi piace scrivere e non vedo perché dovrei abbandonare le mie aspirazioni e i miei sogni. Sulla solitudine, si potrebbero aprire capitoli a parte. No, con enorme schiettezza, posso tranquillamente ammettere che non sono certamente attorniato dalla folla. Ma neppure la vorrei. Ben lungi da me la mondanità, le festicciole frivole e tutto quel mondo di beoti leccaculo. Persone che s’illudono di avere tantissimi amici ma invero sono proprie sole come dei cani. No, non ho, ripeto, la folla e la moltitudine di gente che mi gravita attorno. E io dico per fortuna. Sai che responsabilità dover “amministrare” tutti quei rapporti sociali, spesso falsissimi, ruffiani e opportunistici, e non dover mai deludere le aspettative?

Non ho, sinceramente, l’ambizione di diventare Presidente della Repubblica. Sarebbe una vita prestigiosa nella scala gerarchica ma piena zeppa di oneri dei quali faccio volentieri a meno. La scorsa settimana, comunque, sono stato a Torino a trovare un mio amico:

E non è il solo amico che ho. Ne ho più di quelli che potesti pensare, realissimi, caro. Tornando invece a Proust, sì, molto belle e poeticamente deliziose le sue ricerche del tempo perduto, si riaggancerebbero al video che ti ho postato sopra, e molto efficace è il film con Malkovich, sebbene sia una riduzione poco purista compiuta da Raúl Ruiz. Per quanto concerne invece Philip Roth. Non male il suo L’umiliazione. E discreto The Humbling con Al Pacino, da noi mai uscito nei cinema ma presentato soltanto a Venezia. Se mi vuoi paragonare ad altri maestri della letteratura, anche se in maniera ironica e beffarda, fai pure. Hai solo l’imbarazzo della scelta. Sebbene gli accostamenti sono e saranno canzonatori, è sempre lusinghiero essere associato a nomi immortali della più strepitosa prosa mondiale. Bale, un monster?

Certo, non quello di Loch Ness e nemmeno quello di Firenze. Monstre nel senso di attore “mostro”. Capace di essere un uomo anoressico senza sonno, il fratello di un fighter sciupato e perso, Batman il muscoloso, un panzerotto di American Hustle e ancora più panzone in questo Vice. Come dice Al Pacino di Scent of a Woman: piaciuta la sparata? Ah ah.

Su Amy Adams, se non la ritieni una passerona, be’, un buon andrologo potrebbe aiutare. L’importante, al di là di tutto, nella vita è non fare la fine della faccia di merda di questo video al min. 0 e 42:

Clicca qui.

Per il resto, basta non comportarsi da maiali, portare rispetto al prossimo a prescindere se ci piaccia o meno, e ognuno vivesse come c… o vuole. Ho torto, forse?

 

di Stefano Falotico

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