Posts Tagged ‘Timothée Chalamet’

A Zendaya preferirò sempre l’ex tennista Maria SHARAPOVA, poche balle & sexy beast/KING KONG!


23 Apr

John McEnroeMaria Sharapova Roland Garros zendaya challengers

Uomini, altro che Boris Becker, avete un buon Black & Decker?
Uomini in miniatura, no, miniatura (thumbnail) con bande laterali e Maria lo rende verticale.
0:01, sì, appaio “pazzo” come John McEnroe, eh eh.
00:50, precipitevolissimevolmente e non Supercalifragilisticexpialidocious (ivi da me italianizzato/a) ma sono spiritoso, oh oh.
1:58!
2:32, De Niro si contornava di Nerone con la n maiuscola?
3:08, volée, osé, no, olè! Eh eh.
3:44, ma quale Grande Slam, meglio il grande slurp, uh uh.
4:40, sono ambidestro e Giorgio Gaber lo fu?
5:19, ma quale The Prestige. Basta anche con Scarlett Johansson di Match Point?
6:17, quante cos(c)e.
7:02, il goal di Djorkaeff!
7:49, Carmelo Bene, grande tifoso del Milan e se la prese con Patrick Kluivert!
8:29, El Azzouzi! Zidou, alias Zidane, e Saelemaekers, cari salami.
9:03, la Sharapova e sai che alcova! Mica la Navratilova. Già dapprima (ec)citata.
10:00, Andrea Roncato.
10:07, Andy Serkis, sia Kong che Lumpy.
11:02, analessi o Torna a casa, Lassie!?
11:36, i somari, i sumeri, i babilonesi, la Torre di Babele e Bebeto con la sua celeberrima esultanza da bebè! Eh eh. Poi, il compianto Civolani, Sabrina Orlandi, Orlando Furioso, Gerusalemme liberata e Jerusalem! Gabriela con una sola l. La l di lingua? Charlize Theron è inoltre terrona, ah ah.
13:21, Ottone, no, il defunto Oddone Nordio, Marco Di Vaio e io giocai in un vivaio. Oh oh.
14:00, zona horror! Da puro Peter Kackson!
15:14, son sempre stato precoce! Un gerontologo, un biologo o un geologo, cari dinosauri. E il Paleolitico?
15:59, in eBook, l’indice c’è eccome. Lino Banfi e Licinia Lentini. Da non confondere con un ex calciatore. Chi? Speroni de L’allenatore nel pallone? No, Gianluigi. Ih ih.
18:15, lettura.
18:35.
20:36, buo(n)i a nulla. Il bue il buio! Cari figli di pu… na. Cioè della natura più selvaggia, ah ah.
21:51, scrittore (ri)cercato. Da chi? Ih ih. Sono un grande ricercatore… Predator(e).
23:01, il fiorentino, il pratese alla Roberto Benigni? (La) Fiorentina!!!
23:50, Stanley Kubrick era un uomo monolit(ic)o o addirittura felsineo? E le giornaliste sportive di Bologna son espressive, monolitiche o soltanto noiose? Oppure fanno venire… du’ p… le!?
24:45, salvarmi/si in corner, cari cornuti, e Diego Abatantuono di Ultimo minuto! Basta con Ugo Tognazzi e le super-caz… le. Amici miei.

Pre-finale esplosivo, osteria! Altro che B-zona! Siamo vicini allo Scudetto.

 

di Stefano Falotico

Mister Atlantic City, Falò, Willy WONKA!


14 Dec

wonkafalo

Un giorno di pioggia a New York mi sembra l’ennesimo film scialbo di Woody Allen, nonostante Elle Fanning sia una bella passera che indossa un elegante scialle


16 Nov

giorno di pioggia a new york elle fanningSì, con tutta la simpatia possibile per Woody, sono anni, anzi decenni che partorisce mezze cagate indifendibili.

Secondo me, La ruota delle meraviglie non è affatto, a differenza di quel che disse la Critica italiana, un film che fa faville. È solo una dolce favoletta ove Kate Winslet è grassa ma crede di saper recitare come Kathy Bates, ove Justin Timberlake recita peggio di Kevin Costner della vecchia pubblicità delle Timberland, ah no, è bello camminare in una Valleverde, memore di essere mr. Balla coi lupi in mezzo alle sconfinate praterie, in cui il fratello di John Belushi, Jim, è un giostraio che però non sa se giostrarsi fra una recitazione finemente drammatica oppure se buttarla in vacca col demenziale pesante, emulando lo stile inimitabile del suo compianto, geniale fratello.

Cioè sa che si trova sulle montagne russe di Mirabilandia? No, su un filmetto diretto da un Allen su di giri, la cui carriera è oramai al contagiri.

Essendo anche lui un ciccione, non avendo digerito il panino di McDonald’s comprato prima di salire sul carrozzone, vomita porcate, cercando di far ridere.

Ma spesso la sua performance mette i brividi come una casa dell’orrore. Ah ah.

L’unico motivo valido per recarsi al cinema, quando uscirà Un giorno di pioggia a New York, è Elle Fanning.

Una che, così tutta bagnata, è ancora più eccitante.

Molti sostengono che Timothée Chalamet sia il nuovo Bob De Niro.

Ma che state a di’? A me questo, più che un ribelle magnetico come Bob/Johnny Boy di Mean Streets, malgrado abbia recitato, per l’appunto, in A Beautiful Boy, pare solo uno studentello viziatissimo e capriccioso.

Adesso, gli hanno pure dato il ruolo che fu del grande Kyle MacLachlan nel remake di Dune firmato da Denis Villeneuve.

A me Kyle piace da morire. Sapete perché? Da giovane mio padre era uguale all’agente Cooper di Twin Peaks.

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Non mi credete? Questo Era mio padre. Per fortuna, non faceva il criminale come Tom Hanks dell’omonima pellicola di Sam Mendes.

Ove c’è Jude Law. Presente anche in questo nuovo film di Woody Allen.

Di me, dicono che assomigli a Jude Law. Secondo me, sono tutte puttanate così come gli ultimi film di Allen.

Mi piacerebbe che Allen, prima di morire, girasse nuovamente veri capolavori come Manhattan, come Radio Days, come Un’altra donna, come Broadway Danny Rose. Soltanto infatti quando Allen è come me, ovvero malinconico con picchi di euforia contagiosi, è un Joker magico. Sì, devo ammettere che tanto tempo fa sbattei la testa e divenni scemo come Dougie Jones.

Ma questo è un miracolo. I AM THE FBI!

Sì, Twin Peaks 3 è uno dei più grandi film della storia. Avete capito bene.

 

di Stefano Falotico

 

Il trailer del nuovo film di Woody Allen mi ha emozionato, mi pento da romantico Henry Hill? No, da uomo semplicemente d’onore


17 May

rainy day new york

Giornata davvero intensa quella di ieri, sì, è già ieri, già oggi, dopo verrà il domani.

È scoccata la mezzanotte e questo A Rainy Day in New York mi pare molto bello.

Solitamente, non lo dico per Allen. Sono anni che i suoi film mi deludono profondamente.

Non sono stato neppure un grande estimatore de La ruota delle meraviglie. Film ampiamente sopravvalutato dalla Critica nostrana. Ma quei giochi spericolati, esagerati di luce di Vittorio Storaro, oh sì, magicamente si frastagliavano al luna park di Coney Island, nella mesmerica rifrangenza del rubicondo Jim Belushi, addolcendo le grazie d’una Kate Winslet indubbiamente troppo paffuta.

Ecco, dicevo, ieri è uscita sul canale YouTube di Bruce Springsteen la sua bellissima There Goes My Miracle.

Qualcuno nello spazio commenti ha scritto che è una canzone magica, eterea. Delicata. Che, in tempi bui, eretici, tempi moralmente abbruttiti dall’imperante squallore disumano, suona come una carezza angelica dal cielo.

Una canzone che incita alla speranza. Western Stars sarà un album incentrato sulla solitudine, sulla malinconia, sulla luce del sole che risorge nei nostri animi pietrificatisi nell’aridità. O solo nell’avidità. Nello scontento, nello scoramento, nel lamento, nell’apatia, nelle granitiche, banali certezze. Oppure nell’immobilismo della demenza.

Un album che rischiarerà i nostri cuori, illuminandoli di soave levità.

Aspetto con trepidazione il 14 Giugno. Anche perché, pur essendone fan, il Boss da molto tempo non usciva con qualcosa di veramente toccante.

Quindi, tramite mail, mi è stato comunicato che sono risultato fra i vincitori di un piccolo grande concorso letterario.

Ancora una volta, come accaduto già qualche mese fa, il mio racconto è stato selezionato assieme a quelli di altri diciannove “colleghi” ed entrerà assai presto a far parte di una pregiata antologia.

Non sono vincolato a comperare nessuna copia né devo adempiere a obblighi contrattuali di natura onerosa. Non devo pagare nessun contributo.

Ho semplicemente vinto. Non m’interessa se siano stati tanti o pochi i partecipanti. Potevano essere pure trenta. Ma dieci sono stati esclusi. E fra questi dieci non ci sono io.

Dunque, sempre in tema di pubblicazioni letterarie, ho terminato col mio fidato, puntualissimo correttore di bozze il mio nuovo libro.

Anche stavolta, per la cover, mi sono avvalso dell’immagine stupenda di una ragazza magnifica.

E già nelle prossime ore questo mio libro sarà disponibile in Kindle-Amazon.

Prossimamente anche in cartaceo e normale eBook.

Quindi, è uscito il trailer del nuovo film di Woody Allen. Un film disdegnato da Amazon. Ah, questi americani oscenamente puritani. E quest’eccessive femministe che, oltre a fare la crociata diffamatoria nei riguardi di Allen, ce l’hanno adesso pure col grande Alain Delon.

Sì, forse qualche magagna sia Woody Allen che Delon Alain, ah ah, l’hanno commessa. Ma che vogliono queste commesse?

Non è da qualche veniale peccato sessuale che si giudica un artista e un uomo.

Mi ha emozionato questo trailer. È come un petalo di rosa che sfiora le guance di una donna e l’avvolge nel suo manto profumato.

Allen, nonostante gli ottant’anni suonati, la sua senilità cavalcante, ama ancora la vita. E ha girato un film con protagonisti dei ragazzini. Ragazzi che hanno davanti ancora tanto da vivere. Pieni di dubbi, di paure con questo Timothée Chalamet che sembra la versione efebica di Bob De Niro dei primi film di Scorsese.

Immerso in questa piovviginosa New York poco alleniana ma quasi, appunto, scorsesiana. Plumbea, notturna come Fuori orario.

Poi, stasera ho rivisto Quei bravi ragazzi. Recentemente l’avevo recensito ma, più che altro, mi ero affidato ai miei ricordi adolescenziali.

È ancora un capolavoro. Scolpito nella faccia di Ray Liotta, l’attore che Riccardo Scamarcio vorrebbe imitare per via del taglio e del colore degli occhi praticamente identico.

Ma Riccardo pensasse a fare Lo spietato per Renato De Maria. E il camorrista in John Wick 2.

Secondo me, non vale un cazzo.

Invece Ray in Goodfellas è stato meraviglioso.

E mi spiace che Hollywood l’abbia ostracizzato. Nemmeno in The Irishman gli hanno trovato un ruolo.

Quei bravi ragazzi è un film molto triste. Con un mitico Paul Sorvino che, dopo Cruising, aveva trovato un ruolo decisamente corposo… ah ah. Un uomo corpulento, sanguigno. Però pacato. Che sbuccia col taglierino cipolle e patate ed elargisce prestiti da strozzino con la panza piena di quelli che fanno i nemici a polpette.

La mafia è come il peggior comunismo. Sì, guardate che gli intenti mafiosi non sono in verità malvagi.

In teoria, la mafia ha ragione. La gente che se ne affilia, eh sì, capisce che la società è sbagliata, che gli impiegati comunali avranno una vita tranquilla ma noiosa, capisce che i potenti sono più corrotti di loro.

È nella sua pratica, diciamo, che pecca parecchio.

Fra loro, come i comunisti, i suoi membri si appoggiano, si reggono il gioco. Ma tu prova a tradire un patto e vedrai che ti succede.

La mafia ha le sue regole, i suoi patti di sangue.

E non transige.

Se decidi un giorno di tradire e sputtanare gli “amici”, vieni protetto dall’FBI ma è una vita di merda.

I mafiosi non hanno una vita normale, hanno più soldi delle stelle di Hollywood ma devono sempre guardarsi le spalle. Non hanno amici veri.

La mafia vive di leggi tribali comunque non molto dissimili a quelle classiste de L’età dell’innocenza.

In una sola cosa i mafiosi sono normali. Come la gente comune. Sia gli uomini che le loro donne nell’amore sono come noi.

Tutti gli uomini, eh già, s’innamorano alla stessa maniera. Il primo appuntamento, come quello fra Henry Hill/Liotta e la sua futura moglie, Karen/Bracco, è fallimentare.

Lei pare non essere interessata. Lui nemmeno. Tanto che la seconda volta le dà buca.

Però si piacciono.

E succede esattamente questo.

Ciò, a meno che non si vada a puttane, succede a tutti. Mettetevi l’anima in pace.

E da Cannes mi dicono che Dolor y gloria sia un capolavoro. C’est la vie.

La vita è come un lungo piano sequenza. Con degli scossoni e qualche trombata. Di mio, non mi pento di nessuna scelta e non la pagherò…

– Tu che cosa fai?

– Sono un ingegnere astrofisico.

.- Ah, ottimo, wow. Allora mi porterai sulla luna?

– Non sono mica un astronauta. Speriamo di andare al settimo cielo.

Comunque, no, scrivo libri molto realistici, coi piedi per terra, diciamo. Tanto, anche se andassimo tutti a vivere su Marte, guarderemmo lo stesso i film.

– Cazzo, riesci a campare? Comunque, noi non guardiamo solo film.

– Sì, però non facciamoci un film. Non recensirmi troppo presto. Un grande uomo si vede nel finale. Fidati, più lungo e appassionante è un film, più spinge, tenendo alto il ritmo.

– Dunque, non sei ricco. E la prossima volta come farai a invitarmi al ristorante?

– Non lo so. Intanto, tu che ordini?

– Tu che mi consigli?

– La salsiccia. La salsiccia è buona.

– Cosa vorresti dire?

– Quello che ho detto.

– Toglimi una curiosità. A me sta venendo il dubbio che tu sia pazzo.

– Sì, hai indovinato. Questo ti scoccia?

– No, affatto.

– Bene. Allora arriva questo cazzo di cameriere o no?

– Perché tanta fretta?

– Prima serve, prima posso servirti.

– Direi di andarci piano.

– Sì, non sono un uomo molto forte.

– Però mi fai ridere.

– Solo questo?

– Il resto si vedrà.

– Il resto, ricorda, si dà al cameriere. Dunque, ora gustiamo il primo. Vuoi arrivare subito al dolce?

 

 

di Stefano Falotico

La linea mor(t)ale fra essere un grande attore del futuro e rimanere invece un insulso Kiefer Sutherland da strapazzo


27 Dec

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Insomma, è uscito questo “remake” di Linea mortale. L’originale, targato Joel Schumacher, alla sua uscita ebbe un discreto seguito, incassò abbastanza e divenne quasi un cult per quella generazione sbandata e sbadata degli anni novanta, periodo quanto mai confuso, un periodo di pasticciacci e veri e propri pastiche, in cui soltanto la filosofia pulp “propugnata” e così vivacemente esposta da Tarantino divenne qualcosa di veramente valido e da prendere in seria considerazione. In quel periodo, lasciando stare i grandi autori che si erano già affermati tempo addietro, venivamo, ahinoi, invasi e sommersi da obbrobri e ibridi fantascientifico-filosofeggianti come Flatliners. Un film che, a dire il vero, presentava anche delle piacevoli e intriganti suggestioni, ma il cui impianto decisamente commerciale e di facile presa giovanile non ha certo giovato nel conferirgli una statura, potremmo dire, contegnosa. Un film barcollante, indeciso se essere una farsa, un dramma o anche una commedia-horror. “Sostenuto” peraltro maldestramente da una sfilza di giovani “quasi” divi alquanto antipatici, fra cui spiccava l’osannata Julia Roberts, già con la sua enorme bocca da cavalla, e quell’altro stoccafisso indisponente del Bacon Kevin, ma soprattutto “giganteggiava” d’insopportabilità quel “reietto” figlio di cotanto padre, il Kiefer Sutherland, appunto, uno che pare che con le sue smorfie da ex “paninaro” e bullo di Ragazzi perduti (sempre dello Schumacher) sia riuscito a conquistare, nella vita privata, donne molto piacenti, la stessa Roberts e Angelina Jolie, quando era ancora un bijou, e non si era intellettualizzata nella sua attuale “mise” da androgina-anoressica con pose da depressa radicalchic. Sì, costui… il Sutherland, al di là di alcuni ruoli anche onestamente di rilievo, ha sempre personalmente simbolizzato il prototipo dell’incapace raccomandato, l’incarnazione merdosa del fanatico-montato dal visino da stronzo esaltatissimo, l’emblema personificato dell’apogeo della deficienza. Ma pare che ancora “campi”, arrangiandosi con filmetti in cui espone la sua faccia da culo, senza incorrere in denunce di oltraggio al pudore dell’intelligenza.

Sì, quando “venne fuori”, alcuni pensarono che davvero sarebbe diventato qualcuno. Io capii fin dapprincipio che ci trovavamo di fronte a un in(s)etto di livello co(s)mico. E, al di là, di von Trier, non mi sbagliavo. D’altronde, “soffro” del dono della preveggenza, essendo uomo morale ben conscio di essere mortale, dunque molto obiettivo e lucido, realisticamente oggettivo, sono uno che non si fa incantare, neanche incarnare, dalle chiacchiere, dalle mode giovanilistiche, dalle tendenze e dai volti “cool”…

Da molti vengo preso per un coglione universale, da altri per un genio maudit che “spaventa” appunto per la sua capacità introspettiva, potrei dire psico-precognitiva. Riesco sempre a indovinare il futuro degli altri, anche se sono molto indeciso su come io voglia vivere il presente, e rimugino sul passato, rendendomi remoto nell’anteriorità di sapere che, a “posteriori”, per il sedere nessuno più mi piglierà e, da me, imparerà a usare con dovizia i congiuntivi giusti del suo essere un uomo dal destino su cui il condizionale è d’obbligo. Ah ah. Il faceto fat(u)o…

Ecco, su Facebook si è scatenata una discussione su chi potrà essere il più grande attore degli anni a venire. Oh, l’Avvenire… e non mi riferisco all’omonimo quotidiano “cattolico” italiano, ma agli avvenimenti che succederanno. E anche sugli/agli “avvenenti” che cinematograficamente potrebbero piacere.

Tra i futuri grandi, qualcuno inserisce Adam Driver. Ora, al di là del suo indubbio e cristallino talento, e di una certa bravura, anche se non esagerata, al di là del fatto che possa già vantare collaborazioni consistenti con autori pregiatissimi come Scorsese, Jarmusch, Baumbach e in futuro, appunto, Terry Gilliam (uno specializzato nelle profezie millenaristiche…), non possiede però l’allure da star. E quindi, al di là della vita… no, scusate, di poter imbeccare qualche ruolo clamoroso anche di appeal da Oscar, ha una faccia troppo particolare e poco da copertina per poter sfondare presso il grande pubblico. E sappiamo quanto, checché se ne dica, il successo e l’immediata riconoscibilità, siano comunque dei “valori” aggiunti. Basti pensare a Brad Pitt. Come già detto, e confermo questo pensiero senza batter ciglio, alla faccia delle sue folte sopracciglia, pur non essendo un mostro…, se non di bellezza, la sua fotogenia gli ha permesso di essere richiesto da registi importantissimi, che così potevano abbinare alla sua discreta recitazione, non perdendo molto in fatto di qualità, la prospettiva di poter guadagnarci molto, avendo appunto lui come protagonista…

Ma la questione facebookiana va a vertebre, no, vertere, su un giovanissimo “invertebrato”, tanto è magro e quasi rachitico. Ovvero, Timothéè Chalamet. Ah, i dolori del giovane Werther.

Quest’anno darà battaglia a Gary Oldman, con la sua interpretazione nel film di Guadagnino, ruolo che tanti plausi gli sta facendo guadagnare… E il prossimo anno lo vedremo nel nuovo Allen.

Prematuro poter affermare che ci troviamo di fronte all’erede, che ne so, di Daniel Day-Lewis, a cui l’accomuna una certa snellità e le movenze aristocratiche da elegante dandy, di certo è da tenere molto d’occhio. Perché è innatamente dotato di una notevole, ambigua espressività che gli permetterà di ottenere svariati e variegati ruoli. Un volto su cui si può scommettere facilmente.

Fatto sta che, sabato pomeriggio, potrete scommettere alla SNAI sulla serie A. Giocano gli anticipi perché Domenica è l’ultimo dell’anno.

A ognuno il futuro del suo allibratore cinese…

 

Vado a fumare una sigaretta. E ricordate: dopo la morte, ci fu la vita. Il resto è una favoletta per consolare le disgrazie quotidiane.

 

 

 

di Stefano Falotico

 

 

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