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Il grande ritorno di TOM CRUISE con Top Gun: Maverick e il great comeback di un Falò al top(o)


03 May

Tom Cruise Top Gun Maverick


Questa è la splendida canzone di Lady Gaga, regina della sua bellissima eccentricità insuperata.

Questa è una chicca da non perdere. Mica una checca, checche, no, checché se ne dica come tanti uomini agonadici che non hanno mai avuto gli attributi per concretizzare i loro sogni. o no?

Per il commissario Falò, personaggio geniale, stravagante e indomabile, è stato un piacere ineludibile e perciò assai godibile aver sconfessato, smascherato tutti i cattivi che, nella loro vita, hanno saputo solo (s)parlare da malelingue. Ma, al momento, non hanno combinato niente. E dire che sono pure vecchietti. Quindi, la loro vita è finita in un mare infinito di tristissime amarezze. Il Falò vi ha punito e vi conviene quanto prima costituirvi o perlomeno stare zitti.

di Stefano Falotico

È meglio Ridley Scott (Gucci biopic coming soon) o il compianto fratello Tony? È meglio Shakespeare, Kenneth Branagh o il funambolico, stravagante artista tout-court Falotico? Chissà…


21 Aug

falotico

 

suicidioNo, non credo. Dopo un parziale giovamento, un inaspettato ringiovanimento, sento onestamente che sto morendo. In realtà, lo sto sentendo dall’età di tredici anni, non so neanche come, per miracolo, sia riuscito ad arrivare fin qua.

Ma me ne sto andando e, se già poco sentii la necessità di stare assieme agli altri e vivere quella che, volgarmente, viene definita socialità, alla mia età ho/avrei solo bisogno di vergare il mio residuo sangue nel trascriverlo di ultime, lapidarie memorie. No, non morirò in odore di santità poiché vergine non lo sono più dal 2003. E n’è passato, peraltro, da allora di tempo. E ne vidi tante.

Tre, forse quattro. Cinque e mezzo se consideriamo un capezzolo succhiato, una caviglia leccata e una mezza fighetta, no, sfigata da me subito sfanculata ma comunque, per pietà e grazia ricevuta, semi-baciata.

Fulgore, dolore, mormorii di restaurazione, illusione di salvazione. Amore o forse deperimento nella vita carnale che inganna ogni sacro pudore, traviandolo perdutamente nella più miserrima perdizione.

Giornate tumultuose, giornate in cui il tempo mio rinasce sempre più splendente. Macché. Come no…

Ma quale furore!

E, (non) inorgogliendomi sul finire di tale estate per me, sino a questo momento, entusiasmante, sorprendente ed estatica, ancora passeggio qualche volta malinconicamente nel rimestare le angosce ancestrali della mia anima che, dal mio ventre, no, dal mio profondissimo dentro, dopo tanto tenero, tenebroso e tetro essersi auto-sigillata in un caduco, quasi canuto eremo, è rifiorita come un’alba fulgidamente nitida che or asciuga ogni mio trascorso, crepuscolare tormento.

Applauso! Ah ah.

C’è poco da ridere. Ho davvero poco da vivere.

Paio Bruce Lee che, qualche giorno prima di andarsene, in cuor suo, come si suol dire, avvertì il tintinnio assai vicino della morte. Che presto sarebbe giunta a fargli visita. Spegnendogli ogni agonia. Sì, va bene, spegnere è transitivo. Io mi spengo, tu mi hai spento. Gli altri, più bastardi di te, ti spegneranno. Quindi, un cero accenderemo tutti assieme. Prima, ceneremo? Ah, le ceneri. Le feste, le felicitazioni, a tutti auguro condoglianze serene.

Con distinti saluti! Brindiamo, sì, alla salute.

Sì, oggi dovevo ricevere la prima bozza riguardante l’editing della mia nuova opera letteraria, provvisoriamente intitolata La leggenda dei lucenti temerari, per la quale firmai, un paio di settimane fa, un rinomato contratto editoriale.

Non posso ancora svelarvi quale casa editrice pubblicherà tale mio imminente, per l’appunto in via di pubblicazione, romanzo allestito secondo un personalissimo stream of consciousness. E come potrebbe essere altrimenti, data l’espressione stessa del flusso di coscienza che rende la scrittura così creativa e agganciata quasi esclusivamente alle sue sciolte sensazioni interiori riesplose e diveltesi svelte? Sveltamente, dobbiamo essere celeri. Acceleriamo! Ve l’ho detto, sto deperendo a vista d’occhio, sto sinceramente morendo e mi pare che la farsa filodrammatica allestita attorno alla mia persona sia stata già dimidiata, oserei risolta. Nessuno dalle sue colpe va assolto, in principio io, principe a cui fu concesso il lusso di non lavorare mai salariato, bensì a cazzo mio, io, responsabile involontario della mia funerea, tristissima depressione subito deflagrante in un perpetuo addio. Perentorio e spero grandioso.

No, non sono permaloso né malmostoso. La vita è costosa e io non ho più voglia di scervellarmi per prenderlo in culo da chi, per trombare, scopa pure le sue donne male a terra. E le sfrutta senza neanche offrire loro, prima del “dolce”, la frutta. A questi qui io caccio un rutto. Sono tutti brutti.

A scopo informativo, didattico e da tramandare ai posteri, questo mio scritto non dovete cagarlo.

Buttatelo nel cestino e poi pulite il pc, usando CCleaner o solo il WC Net.

Anche in questo siete inett’? Quasi quanto del demente di Nolan. Finalmente, stando ai primi responsi della Critica d’oltreoceano, in molti hanno capito che non solo Tenet sia un film più brutto di Inception, bensì hanno pienamente compresso, no, compreso che Robert Pattinson non scherzi in quanto a impresentabilità estetica quando non viene imbellettato da un visagista dei divi.

Io scrivo!

Affinché non accadano più brutture e orrori di questo genere… umano schifoso.

Ah ah! Secondo applauso! La folla è in visibilio. Io meno.

Son perfino a me stesso inviso.

Sono un moderno Ulisse che dopo una mia interminabile Odissea, osteggiato da dei figli di Troy, fu scambiato per Ettore e invece forse è più bello di Brad Pitt, forse soltanto è assai simile a Edward Norton di Fight Club oppure rappresenta una versione nostrana, sfigatissima eppur indubbiamente carismatica d’un Tyler Durden ante litteram e, a differenza di tal cafone borderline, è molto più acculturato e letterato sebbene decisamente meno palestrato?

Mia madre adora i mobili dell’IKEA, non ha mai letto in vita sua un solo libro di Chuck Palahniuk e va matta per gli oggetti in semi-cristallo di Swarosvki. Di mio, dopo aver vissuto per molti anni come una bambolina matriosca, dopo essere stato scambiato per un leninista-stalinista, più che altro fancazzista da gente lavoratrice solo di bullismo, sì, fui un abitante più che a Mosca in una cameretta con qualche mosca, dopo essere stato preso per un radicalizzato delle sue ansie più fanatico dei musulmani alla moschea, continuo ad adorare The Fly di Cronenberg e penso seriamente che, ripeto, se Christopher Nolan, viene paragonato a Kubrick, io batto Charles Bukowski solamente tutt’ora emulando il grande Lebowski.

Scrivo per Daruma View Cinema. E fui il primo, nella tarda notte di ieri, cioè di stamattina, a dare la notizia in Italia secondo cui Ridley Scott dirigerà Gucci. Un biopic con un cast da brivido, da far paura perfino ala strega di Biancaneve.

A interpretare Patrizia Reggiani vi sarà con tutta probabilità Lady Gaga. Secondo me, una donna bellissima. Sexy da morire sebbene, quando viene mal fotografata, può/possa apparire come Anna Mazzamauro che cerca di sedurre un uomo per niente fantozziano, ovvero Bradley Cooper.

Allora, chiariamoci, fringuelli. I capolavori di Ridley Scott sono tre e basta.

Cioè I duellantiAlien e Blade RunnerChi protegge il testimone vale vale solo per la milfona Mimi Rogers, l’ex di Tom Cruise.

Il gladiatore è un film assai sopravvalutato e non comprendo a tutt’oggi perché Russell Crowe abbia voluto vendicarsi di suo fratello Commodo. Uno che ebbe sempre una vita comoda e sposò la sorella di Keanu Reeves di The Devil’s Advocate. Non poteva chiedergli l’asilo, essendo in questo film, eh sì, Phoenix un eterno bambino, offrendo il suo reddito di cittadinanza a sua moglie che, in cambio, in segno di riconoscenza, diciamo, gli avrebbe fregato l’anima e soprattutto la voce di Luca Ward?

Connie, mah, io conoscevo il cane Lassie e Liz Taylor dagli occhi viola ma Brigitte Nielsen, no, Connie è rossa assai più caliente della moglie di Ridley Scott stesso, ovvero Gian(n)ina Facio. Una che stette anche con Rosario Fiorello, il quale amò (si fa per dire) un’altra rossa di fuoco, Katia Noventa.

Mentre la Facio (io, invece, chi mi faccio?), nel Gladiatore, ebbe lo stesso figlio avuto da Roberto Benigni e Nicoletta Braschi ne La vita è bella. Interpretato da Giorgio Cantarini.

Eh già. Peccato però che, nella vita reale, Nicoletta sia sterile e Roberto la butti in farsa come nell’appena menzionativi suo film oscarizzato, facendo ancora Il piccolo diavolo e recitando l’Inferno di Dante…

Cantarini, alias Giosuè Carducci? No, Orefice. Però senza soldi per fare il gioielliere mentre Fiorello regalò i suoi gioielli a tutte di “Karaoke”, storpiando… la nebbia agli irti colli, piovigginando sale e, sotto il maestrale, urla e biancheggia il mare…

L’italiano medio non ha mai capito il senso di questo ritornello da Fiorello “adattato” in maniera sensuale, vero? Ah, d’altronde cosa ci si poteva aspettare dall’Italia? Un “Belpaese” ove la gente andava fuori di testa per Stranamore e rideva per o famo strano detto da Claudia Gerini, burina mai vista, di Viaggi di nozze.

Credono tutti al matrimonio. Sì, anche al mercimonio quando la moglie si dà al pinzimonio…

Povero Alberto Castagna, scoperto in castagna, per l’appunto, dalla sua ex moglie. Che lo scoprì a letto con Francesca Rettondini. A lei venne un infarto, no, rischiò solo di morire di crepacuore, a lui invece, purtroppo, capitò un mortale aneurisma. E capitombolò.

La Rettondini invece fece tombola e, coi soldi incassati dall’eredità intascata senza battere ciglio, le sopracciglia si rifece, non solo quelle, e frequenta ancora gente di “risma”. Capisc’ a me!

Non sono cazzate queste che vi dico. E Tony Scott non fu affatto un cazzaro.

In verità, se proprio devo esservi sincero, a me il Cinema di Brian De Palma piace perfino di più rispetto a quello del mio amatissimo Martin Scorsese. È folle, romantico oltre ogni dire, visionario come me. Non ha paura di nulla. Neppure di spingersi troppo oltre.

E, a prescindere da Artemis Fowl, sul quale comunque si può a lungo discutere, credo fermamente che Kenneth Branagh sia un vero genio.

Inserisce e infila Dave Gahan dei Depeche Mode con la grande Policy of Truth nel suo trailer di Assassinio sul Nilo e al contempo, nel film medesimo, recita anche nella versione originale con accento francese da Hercule Poirot che conosce a memoria un inglese per eccellenza, vale a dire William Shakespeare.

Di mio, tendo a scrivere libri di quasi 500 pagine che saranno letti da gente che mi stima e, alla pari di me, viene presa per il culo da chi è “sano”, cioè un professore dei miei stivali che della vita non ha mai capito niente.

Secondo me, costui è un coglione come Michael Douglas di Rivelazioni.

Ne vogliamo parlare poi di tanti medici? Per diagnosticare la celiachia a mia madre, impiegarono due anni. A questo punto, è meglio fare i modesti impiegati del catasto. Abbasso le caste!

La celiachia, fanculo la geriatria, la genealogia, la genetica, la fottuta psichiatria e il demente psicologo da cui va a farsi inculare, no, curare quella zoccola di merda di tu’ zia!

Per diagnosticare il “male incurabile” di Nanni Moretti, in Caro diario, vi misero infatti così tanto che, nel frattempo, a lui venne il fegato più amaro del finale devastante del Pasolini di Abel Ferrara.

E un magone più grande di quello da lui sottilmente, mirabilmente espresso nel film suo appena citatovi in cui omaggiò Pier Paolo con la sua memorabile, assai toccante scena del litorale di Ostia…

No, non sono furbo, non vedo il mondo da una prospettiva sbagliata, non sono un diverso.

Sono io. E certa gente, prima di dare fiato alla bocca, avrebbe dovuto capire assai prima chi io fossi.

Perché, quando mi arrabbio come Pasolini, succede veramente un gran casino.

Uno come me è “giusto” che sia odiato e invidiato a morte. Soprattutto da sé stesso. Io cerco di migliorarmi perennemente. Voi, mi raccomando, cari raccomandati, cercate di scrivere e dire ancora più stronzate e sarete laidi ma maggiormente stimati e amati.

Da chi? Vi seguono in tre miliardi di persone? E allora? Tutti falsi, tutti irreali.

In fede, un ateo e uno che non c’è più e presto neppure fisicamente vi sarà. Sarà morto clinicamente parando.

Finisco con una mia classica freddura à la Clint Eastwood:

– Lei cosa fa nella vita?

– Io, il pescatore?

– Lei, invece?

– Lo scrittore.

– Lei?

– Niente.

– Meglio.

– Lei?

– La prostituta.

– Cazzi suoi.

– Lei, signor Falotico, che fa?

– Faccio quel che posso quando la mia lei può. Non posso?

 

E, su questa sparata, scivolo ove so io.

Volete sapere dove?

Ve l’ho detto. Siete più ritardati di quel che pensai e penso.

Nella bara.

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di Stefano Falotico

THE FAN – IL MITO: chiedete al JOKER chi sia/è ROBERT DE NIRO e diventerà Gil Renard, ah ah


24 Sep

sleepers de niro the fan de niro

Sì, io gelosamente ancora conservo l’edizione in VHS della Cecchi Gori di tale semi-capolavoro di Tony Scott.

Sì, lo è. Chiariamoci, bambagioni e coglioni vari. The Fan è il miglior film di Tony Scott, lo dissi recentemente anche in un mio video su YouTube, assieme a L’ultimo boy scout e a Miriam si sveglia a mezzanotte.

Anche se potremmo discutere per ore riguardo la valenza, oserei dire la cinematografica validità della tarantinata Una vita al massimo, soffermandoci soprattutto su Patricia Arquette e sul valore, diciamo, erogeno delle sue superbe natiche da Allarme rosso, ah ah, insomma da Man on Fire, uh uh, e infoiarci in una virile Top Gun sperticata.

Avete letto che rima baciata? Ah ah. E so io ove Patricia andrebbe onestamente leccata. Come no?

Ci furono ani, no, anni…, mio amico-(a)nemico, fratelli e sorelle, nei quali fui vilmente accusato di essere un Nemico pubblico. No, non John Dillinger/Johnny Depp dell’omonimo film di Michael Mann, in originale intitolato Public Enemies, cioè nemici pubblici, bensì Will Smith. Sì, pensarono che me la spassassi da principe di Bel Air. Al che mi spiarono, additandomi poi come mezzo matto complottista. A proposito di Gene Hackman e de La conversazione, vero?

Furono Giorni di tuono nei quali, anziché pensare a come scopare meglio la mia Nicole Kidman, fui indagato e malvisto come John Travolta di Pelham 1 2 3 – Ostaggi in metropolitana.

Sì, fui scambiato per un uomo socialmente pericoloso, quasi un terrorista soltanto perché m’incazzai, rasato e con la faccia da duro, similmente al personaggio interpretato dal Travolta. Sì, dalle peggiori infamie fui (s)travolto e, per scagionarmi da tali vigliacche calunnie, dovetti intraprendere un Déjà vu – Corsa contro il tempo, assumendo le sembianze di Marcel Proust e cercando di rincorrere il mio passato devastato, spingendo sull’acceleratore come l’ex pilota della Formula Uno, Prost. Intanto, De Niro s’ammalò di Cancro alla prostata. Si curò e si salvò mentre io fui, dagli psichiatri, frainteso e, più che curato, inculato. Ah ah. Mi sedarono perché persi la bussola, insomma divenni Unstoppable – Fuori controllo. Mi chiesero, in continuazione, se m’immedesimassi in Anthony Quinn di Revenge col Costner e quell’altra super patonza di Madeleine Stowe.

Sia chiaro, non ebbi né giammai avrò voglie vendicative. Quindi, tranquilli. Accetto, a malincuore, ogni sfiga e il fatto che, per colpa delle mie alzate di testa, tutti si fissarono sul sottoscritto come in uno Spy Game raccapricciante, agghiacciante, mostruoso e terrificante. Non sono bello come Brad Pitt, lo so, ne sono consapevole. Mentre Brad Pitt, basti vederlo in C’era una volta a… Hollywood, la dovrebbe smettere di voler somigliare a Robert Redford.

Tanto, non sarà mai come l’altro Robert. De Niro, appunto. Sebbene in Sleepers, padre Robert, anzi Father Bobby, sia l’unico prete nella storia, non solo del Cinema, a commettere falsa testimonianza, giurando da mentitore geniale poiché seppe che quei due ragazzi andavano salvati. A prescindere!

Ora, in attesa del trailer integrale di The Irishman, voi sapete che Bob De Niro fu uno dei produttori di Nemico pubblico e che inizialmente doveva essere il protagonista, al posto di Denzel Washington, di Man on Fire?

No, voi non sapete proprio nu cazz’! Ah ah.

Dunque, non voglio più ricevere prescrizioni, intimidazioni, reprimende, ammende tremende, punizioni e stolti castighi, ottusi fascismi, da parte di chi poco sa della mia anima e del mio vissuto.

Anche perché ho appena ordinato la copia limited edition in Blu-ray della CG Entertainment.

Ovviamente di The Fan – Il mito.

Detto questo, scambiatevi un segno di pace e buona vita a tutti.

Sì, sono un mezzo santo, un Bob De Niro di Sleepers.

Un prete che fuma…

Oramai nessuno più nutre dubbi in merito alla mia corretta, mentale sanità.

Ma, se fossi in voi, non metterei la mano sul fuoco riguardo la mia alterità, riguardo la mia cosiddetta santità.

No, non faccio il pornoattore ma, fra il dire e il fare, c’è qualche volta di mezzo il mare.

Oceani di donne…

Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Chi è invidiosone e forse anche un po’ ricchione, ecco, non faccia con me più lo stronzone, cercando d’incularmi a ripetizione.

Altrimenti, lo stendo e abbasso la cresta di tale gallo cedrone.

Sono un Genius-Pop, un Joker iellato o forse giocherellone, a volte un po’ cazzone, ancora spesso coglione ma il mio carisma non si discute per nessuna ragione.

Chi lo mette in discussione, merita la crocifissione e io non perdonerò il suo ladrone.

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Fidatevi, è meglio essere un latinista che un latin lover, meglio essere un Kitano che una cagna


14 May

kitano hana bi

Sì, nella mia vita, fratelli e sorelle della congrega, ne ho viste poche ma ne ho ascoltate parecchie.

Il novanta per cento delle donne vogliono solo i soldi, tutti gli uomini vogliono quella. E su questo non ci piove.

Nella mia vita, ho visto e sentito uomini dire che Tony Scott era meglio di suo fratello Ridley e che Benedetta Parodi è più sexy della sorella Cristina.

Davvero un’umana parodia. Come si può soltanto paragonare un filmaccio come Revenge col peggior film vendicativo di Ridley, ovvero Il gladiatore?

Revenge col Costner valeva il prezzo del biglietto solo per le gambe fenomenali di Madeleine Stowe. Una per cui, anche se saprai di essere l’ultimo dei Mohicani, accetteresti pure lo scalpo e il fallo, no, fatto di rimanere scapolo pur di passare con lei l’ultima notte ficcante della tua vita.

Sì, Cristina Parodi ora è un po’ invecchiata ma, al pari di Madeleine, possedeva un paio di cosce tali da corrompere anche il bravo Giorgio Gori. Uno che forse non ha lo stesso sex appeal di Richard Gere ma che con Cristina non è mai stato certamente un ghiro. Sì, di notte, fra le loro lenzuola pullulavano orgasmici ghirigori. Fidatevi.

Stesso discorso dicasi per l’antipatica ma indubbiamente notevole Ilaria D’Amico. Una che ha reso Buffon proprio un buffone e che l’ha data persino a Bruce Willis ma non a Fabio Caressa. Che sta appunto con la sorella di Cristina, Benedetta.

Sì, Fabio, così come proverbialmente dice alla fine del primo tempo delle partite di Calcio ai telespettatori, ovvero, le squadre vanno al riposo e i giocatori si bevono un tè caldo, dopo aver fatto l’amore con la sua compagna, dice lei che, dopo essersi riposato, gli deve preparare una colazione secondo le sue storiche ricette. Solo dopo aver mangiato come un ludro, può concedere a Benedetta i supplementari.

Sì, noi uomini siamo dei coglioni, abbocchiamo alla prima che mostra un bel paio di quadricipiti e tifiamo per gente pallosa che prende a calci le palle, spezzando i menischi dei disoccupati che li riempiono pure di soldi.

Le donne sono perlopiù delle stronze. Vanno dal loro maschio dopo che sono andate con altri cinquemila individui elaboranti i gameti col testosterone e anche i gemiti per gli estrogeni, e sono gelosissime se il loro uomo guarda le altre donne. Però, nel frattempo, amano farsi guardare pure dalle lesbiche in un gioco di provocazioni interminabili.

Insomma, delle pazze isteriche al servizio di leccaculo.

Sì, io commisi un solo errore nella vita. Quello di aver scopato.

Ah ah. Sì. Da allora, persi ogni passione per il Cinema di Miyazaki e divenni un Porco Rosso.

Tutte le mie malinconie da Takeshi Kitano e il mio adulto infantile come ne L’estate di Kikujiro, cazzo, andarono a farsi fottere.

Lei, in preda a paranoie incredibili, mi telefonava in piena notte, chiedendomi se mi stavo scopando un’altra. Per tranquillizzarla, le dicevo che stavo riguardando Hana-bi quando invero stavo rispolverando sia Anna che Julianne Moore di Boogie Nights. Una che mica si accontenta di un cazzone qualsiasi, pretende il massimo.

E qui ci sta tutto il mio umorismo nero da vero Beat.

Lei sapeva benissimo che stavo mentendo. Sì, sinceramente non stavo né guardando il capolavoro di Takeshi né scopando nessuna. Stavo solamente sognando.

Ah ah.

E lei mi aveva appena rotto i coglioni.

Sì, per me è stata una tragedia andare a letto con una. Da allora, tutte le donne vogliono venire a letto con me. Peraltro, pure gli uomini, questi omosessuali maniaci e bisex.

Sono cazzi davvero amari, fratelli e sorelle.

Devo diventare come Gesù Cristo, donarmi all’intera umanità e moltiplicare il mio pesce.

Faccio quel che posso, non chiedetemi un miracolo che non sta né in cielo né in terra.

Ha fatto bene Bob De Niro a rifiutare la parte dei due ginecologi gemelli omozigoti nel film Inseparabili.

Di Bob De Niro ce n’è uno solo, unico e inimitabile.

Di uomini come me non c’è nessuno.

Già, è stato un errore essere nato in questo mondo di uomini e donne, di animali e alberi, di gente inalberata e a vicenda inculata.

È solo un porcile.

Sì, sono un uomo antico, di un’altra epoca, un uomo latino.

Che vive nel suo temp(i)o.

A me di questi fottuti tempi moderni non piace niente.

 

di Stefano Falotico

Denzel Washington, che enorme cazzone!


09 Jun

Adoro Denzel Washinton, detto The Punisher, perché è giustamente una m… di colore “negro” e lo fa “viola” a tutti e a tutte…

Sì, quest’uomo è un cazzone.

Uno di quei cazzoni che dovrebbe lavorare con Tarantino, che in una sua dichiarazione definì violenti i film di James Ivory.

Che genio, Quentin.

Sì, condivido appieno. Quei film pieni zeppi di “english man” con l’aplomb d’Anthony Hopkins barboso, un mieloso “sir” di ‘sto paio di “che palle”. Sempre lezioso, recitante con lo sguardo da stoccafisso su fronte tatuata da un’evidente cicatrice che deve avergli “dato alla testa” per come inespressivo “aggrotta” le rughe con far da matusalemme lemme che scandisce battute da prender sonno e da pigliarlo come un “biscotto” e innaffiarlo nel fiume di Londra all’ora del “Tiè!”.

Uff, che noia quei film. Quel che resta del giorno, Casa HowardQuella sera dorata.

Sì, ha ragione Tarantino. Emanano una violenza, questa sì, disturbante. Perché falsi, precotti per imboccare borghesi semi-omosessuali della peggior razza. Di quelli tutti carinerie, bacini e contempliamo il tramonto ché, fissandolo, contando i giorni restanti, ce l’ammoscia. Ah ah!

Film da mettere a mollo. Bisogna prendere Ivory e mollargliele.

Sì, movimentiamo quest’effeminazione del Cinema, diamo credito a Tarantino e alla sua fottuta affermazione da “stronzo”.

Il Cinema dev’esser tosto, caldo, rovente e a tambur battente.

Sì, e Denzel Washington, in ciò, è “tremendo”. Vero bestione da competizione. Questo nero che piace alle donne perché, lontano un miglio, lor “signoria” viene eccitata dai suoi occhi languidi con grinta d’a(r)matore che “spinge”.

L’altra sera, ad esempio, su Facebook, un mio amico ha ironizzato sulla carrozzeria pesante di Denzel:

– Ah, adorabili le madri. Mia madre sostiene, ad esempio, che Richard Gere e George Clooney, messi assieme, non fanno mezzo Washington.

Al che, rimane esterrefatto perché sotto il suo post non ottiene nessun “Mi piace”.

Quindi, scrive: – Non mi date ragione? Allora, mia madre non è pazza. Ok, continuo a mangiar la pizza. Secondo me, Denzel puzza. Gli risponde una ragazza, dicendogli che sua madre ha pienamente ragione. Perché Denzel li batte sol schioccando il mignolo della mano sinistra, “spelacchiandole” già quando sta seduto su posa d’appiglio ammiccante al cul delle donne a sé spettatrici molto sull’eccitate, girandosi i pollici da nero che sa come mandar in estasi le pollastrelle anche solo “grattandosele”, figurarsi quando, con quella pancetta energica su “ballonzolante” mitragliatrice, spara ai bianchi della mafia russa. E lì, in quel punto topico da cioccolato fondente, perfino le più vecchiacce topoline s’arrossano. E sognan Denzel di “girarrosto”, piluccandoselo a occhi chiusi. Purtroppo, devono invece andare a stirare e cacciar un “tiro” alle loro sigarette “sottili”. Ah, altra “roba” se invece avessero tirato… (con) il saraceno Denzel, “bello guaglione”. Ma, stirando il maglioncino del marito(zzo), nessuno può comunque proibir loro di desiderarne il “calzone”.

Sì, Denzel Washington fa paura da quant’è sexy. Spacca!

Le donne, al cinema, appena compare, lanciano gridolini e fan nudismo da spiaggia. Ora, capisco perché, dopo dieci minuti di proiezione, le sale si svuotano della metà. Effetto mel(in)a della zona ozonica di Denzel su caldo desertific(c)ante da erogeno per “orogenesi” degli estrogeni zampillanti.

Sì, Denzel è bono da botanica serra.

E le donne, sedute nelle poltroncine, si “sbottonano” apertamente… oh, devon far prender aria alla passerotta su “balconcino” di tailleur st(r)appante!

Il mio amico, turbato, replica sconsolato, domandando fra le lacrime: – Allora, sono io che della vita non ho capito un cazzo?

Intervengo io e replico un: – Non preoccuparti, la vita è bella e la tua compagna, ieri sera, andò a vedere la nuova pellicola con Denzel assieme alla pelliccia di qualcun altro. E “fra” l’altro rifletterei, se fossi in te, su chi poteva essere l’anonimo “uomo nero”.

Lui s’incazzò, spaccando tutto e mi urlò: – Allora sei proprio una merda! Nooo!

– Una merda pura.

Pronunciato alla James Ivory.

E ricordate: la merda, quando è pura, è sempre di quel colore.

Denzel sfonda!

Chris Nolan e i fan


06 Dec

Nella mia passata “Inception”, acclamavo Chris Nolan, adesso basta con i sogni nelle nuvole e gli “Interstellar”, son De Niro/Gil Renard e non più suo fan… mi fa venir sol dolori intestinali e grossi, annoiati testicoli…

mi fa venir sol dolori intestinali e grossi, annoiati testicoli…

Attendo con ansia, emozione
Poi applaudo e mi sbraccio per la mia formazione
È la prima giornata e la mia 

fedeltà

È premiata da un senso di gran 

voluttà


Ritorna il mio eroe ed illumina il giorno
Dei miei guai per un po’ si sfuma il contorno
Egli è grazia, armonia, che esalta lo stadio
E riporta i miei giorni all’orgoglio primario
Sono un f
an che del baseball coglie ogni finezza
Io giocavo, capite, e sarei ancora all’altezza
Una volta ho battuto una palla alle stelle
Fui portato in trionfo, non stavo più nella pelle
Si gelò dentro il sangue e questa passione l’ho trasmessa a mio figlio
Futuro campione
Certo, lui è piccolino ed ancora maldestro
Ma lasciatemi il tempo e sarò un buon maestro
Con un po’ di fortuna, ci sono ad un passo
Sistemo le cose e poi mi rilasso
Aiuterò la mia squadra a riavere la gloria
Con un tocco imprevisto alla solita storia
Dice oggi l’atleta: “Io gioco per me”
Ci sto male a sentirlo e mi chiedo: “Perché?”
Non è il fan, il tifoso che paga il biglietto
A far ricco e famoso il suo prediletto
Se gli parlo, lui sente, ma, in realtà, non mi ascolta
Mi dimostra freddezza per l’ennesima volta
È attaccato al denaro in modo inaudito
No, così non va bene, io rivoglio il mio mito!

Tutta la “bella” gente acclama Christian Bale, “figliol prodigo” di Nolan, il nuovo Colombo Cristoforo.
Prima, vidi in loro l’America dei sogni. Adesso, Nolan s’è venduto all’oro.
E gira Cinema a culo, esagerando di soldo e abbassando la qualità ai facili smerci.
Non m’impressioni neanche tu Bale, non basta un riporto in American Hustle a riportarmi tra i miei preferiti, nonm’inganni di “falsa” apparenza, lurido porco vicino alla demenza.
Io non sono un perdente, ti spacco i denti, oh oh mio Batman dei poveretti.
Mi sbattono in prigione, evado, mi sbottono e ti inculo a tuo carcerato e cariato con cariche sonanti. Ho un caratteraccio. Assonanza e cassa da tuo morto di non più risonanze. Del vostro Cinema non parleranno i posteri, solo un austero calcio nel posteriore, da me di superiorità. Ne son parco, ne son ad archi, ti frantumo il naso e le arcate gengivali.
Che due palle.
Dammi Amy Adams e succhia il mio De Niro di torta “Cameo”.
La vita è un Victor Tellegio.

http://www.cameo.it/cameo/html/default/home

Non sono un burino ma lecco i budini e ogni buchino “inforno”.
Di glassa, m’inaridisco nell’indurente a “caramello” gustoso.
Tu lecchi armoniosa, il resto è Storia del “mio” ondoso…
Soffice e cremosa, spalanchi il “microonde”, presto si scalda e il dolce ti servo di “desertificarla”, con ficcante dessert io son lo chef.
E, di prepuzio, lievita di burro.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Insomnia (2002)
  2. The Fan. Il mito (1996)
  3. Memento (2000)

Amarcord, sì, son’ ‘nù(tella-nullatenente) terrùn di “carboni ardenti-neri” che s’ record’ di Scott(ato) Ridley


07 Nov

La vita è anche un negozio “Ricordi”

Stia zitta lei, pennuta! Lei, di Cinema, sep’ propr’ nudd’, cioè un bel niente. Inutile che s’addobbi dietro laureette, sempre mezza calzetta è, mia cara “tonna“. Dunque, vada d’uncinetto nel suo “piccolo mondo antico, cioè la cucina, veda di stirare e “tirarlo” un po’ a quel mosciarello del “pinguino” di suo maritin-“maritozzo” e, soprattutto, rammendi la calza.
Son qui, Io, Duca e Principe, a rammentare! Ora, pettini il suo cagnolino, e porti rispetto!

Lei di Cinema, mia micina da cinemino col “cremino” in bocca, sa quanto mio cognato Calogero, che passa le sue giornate a giocar di bile a biliardo, “sbullonandosi” per estrapolar un “ragno dal buco” della sua catapecchia formato “tugurio” e testa dura come il cocomero. Ah, Calogero amaro è, e si consola guardando il mare. Sperando nella sua “sirena”. Anche se quella dell’ambulanza presto suonerà “alla carica” di “soccorso” per prevenire il suo imminente suicidio. Fidati Calogero. Lo “scaldabagno” va riempito non solo di “bolle di sapone”, ma anche di donne in “calore”.

Ora, dopo Fellini (come da titolo), l’unico italiano a vincere l’Oscar come miglior regista fu Bertolucci Bernaldo.
Andate fratelli a vedere Io e te, portate anche del , ve lo suggerisce pure Fabio Caressa, che “intermezza” l’intercalare dell’Inter vs il Milan della pausa fra primo e secondo Tempo con tal bevanda rilassante. Suggerendo, al “braccio destro” (anche se giocò, talvolta, come “sinistro” terzino) Beppe Bergomi, il suo “Sky“.
Fabio Caressa è un “bell’uomo”, come Alessandro Gassman. Cioè, “detto” fra noi, aveva i numeri (anche “balistici”, basta misurarne la voce per calcolarne le ormonali “proporzioni” d'”insaccare” direttamente nelle “donne” da “fighi d’arte”) al fin di “sfondare”, appunto.
Ma preferì ripiegare nelle telecronache, ove finge d’esaltarsi per i goal della Juve, ma in fondo pen(s)a alle giornaliste sue “colleghe” d’occhiolino “tifoso” e “accaldato”.
Fabio è uno “in bretelle”, niente a che vedere con Floriana Bertelli. “Questa” qui avrà circa una “cinquantina” ma di quinta te “la” racconta ancora “giovanissimo”. La “scoprii” molti anni fa sul “Tre”, e me ne “sparai” multiple sul divano. Da allora, ha perso un po’ di tette ma allupa, “tenace”, di labbra-“sorbetto”.

Sì, Floriana… se non si fosse “realizzata” come “una” che legge il gobbo, sarebbe stata una tabaccaia da “Gradisca” a “sfogliartelo” di “sigaro fumante”.
Con tutti i marpioncelli del barettino a “bersela” fra una birretta e uno “scapellarlo” di “berettini”. Che gnocca!
Ieri sera, un mio amico (che abita fuori Bologna) s’è attardato. Così, per distrarre l’attesa, ho cercato disperatamente una tavola “calda” per buttar giù un caffè. A pochi chilometri di distanza, capitai nell'”antro” d’una “matrona” gran “mammona”.
In punta di piedi, aprii la porta del “saloon“, e sobbalzai strabuzzato nel suo “balconcino”. Una figona clamorosa sui quaranta, attorniata da vari manigoldi per strapparle il Golden Lady da “cortese” cameriera con una camera, non tanto singola, “disponibilissima” al piano sopra le scal(ogn)e.

– Prego, come posso servirla, mio bel “giovine?”.
– Come vuoi, come vogliono tutti.

Rimediai un ghiacciolo con la liquirizia.
E il cane lupo, molto Liuk, del suo “leccarmelo”.

La voce della luna… Della “lupa”.
Ma Benigni, assieme a Fellini (appunto) e al Bernardo, è l’unico italiano che ha vinto, oltre al “Film straniero”, proprio la statuetta come “Regia”.
Presto, da tre moschettieri saranno quattro, perché m’aggiungerò io fra due anni.
Sto preparando, infatti, un capolavoro “devastante”: Girando a zonzo, m’ingozzarono, ma li sgozzai da bue per le corna.

Trama…

Ambientato nei peggiori ambientini di Roma, un Uomo venuto dal nulla, di cui s’eran perse le tracce (anche di sangue, visto che il suo “gruppo” è PH Neutro), giunge nella capitale, col Papa che l’aspetta assieme ai lanzichenecchi, i quali al suo arrivo gridano: – Ah, sei arrivato, checca?! Com’è stato il viaggio?
– Di merda. Si son sgonfiati tutti i pneumatici per colpa della “on the road“. Quindi, vediamo di non provocare oltre, altrimenti vi meno, palloni!

Il Papa lo ospita nella sua umile dimora e, privatamente, gli mostra tutta la collezione “personalissima” dei calendari Pirelli:

– Belle, vero? Stimolano la “predica” e anche il prepuzio…
– Dall’alto della sua “posizione”, le ha conosciute “dal vivo”, “monsignore?”.
– Sì, “le” benedico ogni Domenica tali “signorinelle”.

Il film finisce con l’Uomo venuto dal nulla che ruba la tonaca del Papa e “imbandisce” l’altare della “Patria”.

Be’, amici, l’ho presa “larga”, concentriamoci sugli ultimi film di Ridley Scott.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il gladiatore (2000)
    Peplum con Russell Crowe versione “er meglio” de’ Francesco Totti, a incitar i “leoni” all’urlo: “E mò so’ botte!“.
  2. Black Hawk Down (2001)
    Ultimo film serio di Tom Sizemore.
    Spara all’impazzata. Dopo aver seviziato la moglie, se “lo” cavò grazie a cavilli legali, ma la sua reputazione andò più a puttane della prostituta che aveva sposato.
  3. American Gangster (2007)
    Un bel Giorno, Ridley guardò i film di suo fratello, il compianto, defunto e “postumo” Tony, ed ebbe l’illuminazione:

    – Chi è questo Nerone? Questo brucia tutti!
    – Denzel Washington.
    – Washington per cosa sta? Per Barack Obama?
    – No, per Man on Fire.
    – Cioè, il tuo ultimo film?
    – No, Denzel “sbianca” sua moglie la “focosa”.   

I sette film dell’ultimo trentennio più “importanti”, dopo di me


10 Oct

Se Ed Norton patì eternamente nella venticinquesima ora, io “subisco” solo “Il Sole 24 Ore”, giornalaccio vecchio come il cucco dei vecchioni, “infarcito” di economie del mio wall street da una poltrona per due

Sì, Monty Brogan scopava Naturelle, cioè Rosario Dawson…
creek, serie televisiva al genitivo sassone. Infatti è il “fiume mistico” dei nativi americani che non tollerano “insediamenti” anomali dei britannici. I vari Anthony Hopkins e Daniel Day-Lewis sono avvertiti. Infatti, Daniel lavora con Spielberg, Tony, per colpa dei troppi rifiuti da parte del “puritanesimo” a stelle e strisce, “lo ha fatto” similarmente, di reazione cannibalistica (detta anche sopravvivenza per “magnare”), a tutti, soprattutto a se stesso, visto che l’hanno “imprigionato” sempre nel ruolo del “folle”.

Rimangono pur sempre dei camaleonti, e saranno presti sui nostri schermi con due personaggini niente male:Hitchcock che, mentre si grattava il gozzo, ordinava perentoriamente alle sue attrici di non “annuire” troppo alle vogliettine dei “gargarozzi” di quei rospi lì seduti nella loro “finestra sul cortile“, sempre a “psychotizzare” dei cazzi fuori dalle loro competenze. Virtuosi di virtualità “erotica”, dunque “paraplegici” mentali.
Eppure, siamo onesti, Grace Kelly era un “bel vedere”.
Speriamo che Nicole Kidman, “reinterpretandola”, “adattandola” ai giorni nostri, meno “pruriginosi”, sia ninfomane come ogni Von Trier “vuole ma non può”.

Sul Day-Lewis stenderei un velo pietoso. Ogni cinquemila anni, si decide a “tornare”. E viene candidato all’Oscar.
Detta, papal papal’ a pelle e “a palle”, ha scassato la “minchia”, appunto.

Date il premio anche a quel Cristo di Willem Dafoe. L’unico attore dalla cui faccia comprendi subito che subì.
Giada Colagrande prova tutt’ora a sviluppare l'”ercolino” di “glassa”, toccandogli il glande.
Ma Lui urla “Non me ne frega un cazzo! Che cosa sfreghi? Voglio essere solo il più…”.
Intanto, il rapporto “coniugale” s’ammoscia, e Willem “sviluppa” solo un volto scavatissimo ogni sofferenza che (non) passa.
Da cui il detto “Se non scopi, in un modo o nell’altro dovrai cavartela. Dunque, scavi”.

Dopo tale “panegirico” di pene nei miei giri(ni) di parole, “verrei” subito alla “dura” questione.
Chi sono i cineasti migliori? Anzi, le pellicole da ricordare? Alcune lo sono, altre no. Dimentichiamole e bruciamole. Un falò.
Senza dubbio, innanzitutto, alcuni di loro non giocano a canasta e neppure a canestro, anche se Spike Lee è un “nero” a parte.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Jackie Brown (1997)
    A Tarantino tutto il bene possibile.
    Anche perché, fra gli altri meriti, è stato l’unico a mostrarci Bridget Fonda come mamma l’ha fatta.
  2. A Serious Man (2009)
    Per molti anni vissi da “serioso” e non mi presero per un Uomo.
    Adesso vivo da “morboso”, e mi prendono per il Morbillo.Cosa vogliono le donne? Il “morbidone?”.
    Ecco, allora si beccassero questo.
    Cos’è “questo?”. “Quello” che entra in culo.
  3. Le belve (1971)
    Oliver Stone è un regista di merda. Tutti i suoi film sono “americanate” che cazzeggiano polemiche. E non vengono mai al “sodo”.
    Anche i suoi assassini nati sono “psichiatrizzati” nella faccia di Woody Harrelson.
    Ecco,
    Come fai a prendere sul serio un Woody?
    Allen “lo” sa… Infatti, non ha mai lavorato con l’Harrelson, nonostante la sua “verve” comica “spontanea”.
  4. Sin City (2005)
    Rodriguez l’ho visto dal vivo.
    Capisci subito che gira per “tiramento”.
    Già, in più, “unisce” al “fascino” del “cappello”, la “cappella” a Jessica Alba.Un vero “pistolero”. E noi siamo dei “pistola” a dargli i soldi del biglietto. E dello “scontrino fiscale“.
  5. Lincoln (2012)
    Ah, un Tempo Steven era Spielberg.
    Poi, ha cominciato a voler far piangere di retorica.Adesso, quando vedo Indiana Jones, mi sembra “preistoria”.
  6. Revenge (1989)
    Tony Scott è morto e pace all’anima sua.
    Questa è però, indelebilmente, la più grossa porcata che ha girato (le nostre…).Il senso di tal puttanatona dov’è?
    Anthony Quinn è un “armatore” sposato a Madeleine Stowe.
    Una che te “lo” fa diventare come la “stone“. Anche Sharon di “granitico” nella “granita”.
    Costner vuole inchiappettarla (come tutti), ma vuole “inchiappettare” anche il marito.
    Che si vendica e lo “sbatte” nel convento dei “cappuccini”.

    Ha fatto bene. Non capisco ‘ste anziane che si commuovono.
    Dico, che pretendeva ‘sto Kevin? Che la “tensione” non “calasse?”.

  7. Ghost (2011)
    Ho sempre odiato questo “strappalacrime”.
    Sì, le ragazzine mie coetanee erano da “strappo” per lo Swayze.
    Si davan tante “arie”, sperando che Patrick si “reincarnasse” dentro il “vuoto romantico”, e mi disgustavano, trattandomi da “arido”.Ho fatto la scelta giusta. Quella del “fantasma“.
    Lei non “lo” vede, ma è entrato in “punta di piedi”, da “ballerino“.

    Anche adesso che ha “cinquant’anni”, come si fa?

“The fan” – Recensione omaggio a Tony Scott


20 Aug

 

Ossessione fanatica

Gil Renard saves the day…

La voce calda di Ferruccio Amendola è già “denirizzata” in Gil, in una lunga filastrocca sui titoli di testa intagliati in foto sportive d’epoca in bianco e nero, allineate al Tempo che l’ha erose negli abiti da “commesso viaggiatore” di Gil, anima persa d’una caotica America sul furgoncino di valigie senza speranza, “abbigliate” nelle “incravattate” bretelle d’una patologia da maniacale tifoso dei Giants e del suo idolo Bobby Rayburn, nuova stella da 40 milioni di dollari.

Gil, nei labili zigomi d’un De Niro “accoltellato” in smorfie orrorifiche da silente Babau della sua Notte più inquieta, fantasma senz’appariscenza di lillipuziana piccola borghesia anonima.

La vita, tempesta ondivaga d’illusioni, come un sogno che brillava armonioso in una giornata solare, quand’eri eroe vincente della fiamma nell’aurora d’occhi vivi(di) immortalati da un flash che li captava euforici nella gioia d’un attimo memorabile, che è l’intimo desiderio di tutto il viaggio, prima dei cheti crepuscoli che anneriscon l’anima.

Superbo De Niro, mimesi d’altri “folli” d’una battaglia persa col “baseball“, ove vigon regole in cui “obbedirsi” e adempier salvo fuoricampo che scroscino dardeggiando nell’applauso d’iridi non più assopite ma nel vitreo visibilio che le squaglia danzando ove i ciechi possan pulsar nel Cuore.

Maschera beffarda, che si scandisce e scolpisce in una degenerata pazzia che si coagula fra le sue rughe, la brizzolata e cortissima capigliatura d’argentea rasatura nelle “cornici” di labbra sottili e mobilissime, d’una contorsione agonizzante che s’inabissa, tetra, nel buio e lo sospira immolandolo a “virtù”, a grazia che sibili per cristallizzar anche la folgore morbosa d’una esistenza vinta, mai vissuta.

Maschera d’un Max Cady pacato che riemerge dal magma dell’impigrito “nylon” che ne offuscò la Luce, Bickle meno lucido dal tormento irriverente da clown con gli scatti nervici d’un collo dondolante quanto rigidissimo, del sudore che cola dalla fronte e (os)cura le ferite nella lama del coltello. Anche le sue, o le suture.

Autista senza meta dell’autodistruzione “programmatica”, “festoso” come i due leit-motiv in colonna sonora, nei fremiti carnali di Mick Jagger coi suoi “demoni” e Trent Reznor nell'”incularla” sfacciato & osceno. Esibizionista della sua spellata, ma forse profumata nudità.

Uno dei migliori Tony Scott, di veloce ritmo, “gergale”, con grandi lampi, anche fra le “piogge” di Dariusz Wolski, attori affidabilissimi e una vera star nascente per una sauna rossissima, Benicio Del Toro.

Film “titanizzato” nel neo ghignante d’un impareggiabile Bob(by).

Forse un capolavoro o una “stronzata” che però sazia.

(Stefano Falotico)

 

 

 

Tony Scott, il suo Cinema – Nel bene e nel male


20 Aug

Davvero sconvolgente. E chi se lo sarebbe aspettato?

Una notizia da sotto shock, davvero. Tony Scott, fratello di Ridley, sempre così preso dai suoi nuovi progetti e da un Cinema da alcuni amato per il postmodernismo virulento e da altri un po’ meno per il montaggio troppo frenetico “a ossatura zero” di psicologie, autore comunque di opere a loro modo importanti per la loro unicità. Caratteristica registica che l’ha contraddistinto nel bene e nel male, con alcuni picchi nient’affatto trascurabili. Si pensi alle sue ultime pellicole. Apprezzatissime dalle nuove esegesi cinefile, come Man on fire.

Tanto bollir in pentola per un Futuro che, oramai, non vedremo più.
Ciao Tony.

Pensiero:

Sì, Tony non era un “grande”. Ma non lo liquiderei così facilmente, sebbene alcune sue “pellicole” le ritenga insopportabili e mal digeribili. Non ho mai compreso il successo planetario di Top Gun, marcio edonismo “impuro” per ragazzetti “motorizzati” in sogni (anche erotici) da “aeroplanini”.
Qui elencherò quelle che, a mio modesto avviso, sono le sue opere più “sue”. Sì, a suo modo, in combutta col produttore Jerry Bruckheimer, ha imposto un “marchio di fabbrica”, iniziatore e riconoscibilissimo ai suoi film: montaggio sincopato, da “mal di mare”, storie spesso losche di vendetta da cavalli matti, parossismo delle battute sparate come mitragliatrici, etc.

L’ultimo boyscout: dinamico, ottimamente ritmato, eccessivo nei dialoghi, già un po’ tarantiniani, come dimostreranno alcune collaborazioni, non sempre accreditate, col genietto Quentin.
The fan, primo Tempo coinvolgente, poi degenera e perde la rotta, buttando forse al vento un j’accuse alla società fanatica, appunto, che poteva essere analizzato meglio. Morandini definì l’interpretazione di De Niro “superba”, come da suo Dizionario. Concordo, forse nonostante la qualità discutibile di The fan, un De Niro che, tolta qualche smorfia di troppo nel finale esagerato, fa centro e fa anche paura.
Nemico pubblico: una Conversazione anni ’90, con tanto di cameo autocitazionista di Gene Hackman.
Man on fire, appunto: discreto il libro, grande Denzel, sbanda parecchio, la butta in “grana grossa”, ma alcuni pezzi sono quasi storici.

Ritengo che il capolavoro di Tony Scott sia Domino, con uno strepitoso Mickey Rourke, uno dei suoi pupilli assieme, appunto, a Washington e Hackman.

Già, dopo la morte diventano tutti dei grandi artisti. Succederà perfino a Rocco Siffredi e “company“.
No, non credo che sentiremo la sua mancanza, e non ho mai amato i suoi film. Anzi, li disprezzo, puro analfabetismo dell’anima, commerciali alla massima potenza. Però, questo va detto, come hanno accennato altri, era un ottimo direttore di attori.

 


(Stefano Falotico)

Genius-Pop

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