Posts Tagged ‘Unforgiven’

Frusciante è IL GRANDE LEBOWSKI? Cioè un idolo assoluto?


01 May

lebowski giflebowski arancia meccanicaTutte le boiate e le bazzecole, quisquilie e baggianate oppure genialate di F. Frusciante, il grande Lebowski livornese?

Benvenuti in via Magenta, 85 a Livorno, è il vostro Frusciantone che vi parla dalla sua epica e oramai leggendaria Videodrome. Lui è l’ultimo dei videotecari e adora Michael Mann assieme a L’ultimo dei Mohicani!

Sì, nell’ameno entroterra toscano, nella città che diede i natali ad Alessandro Benvenuti, no, Alessandro nacque a Pelago vicino Firenze, dicevo… nella cittadina capoluogo di provincia e natia di Francesco Nuti, invero pratese… Scusate, Ad ovest di Paperino, c’è Athina Cenci.

Ah, Caruso Pascoski, Charles Bukowski e il suo alter ego Henri Chinaski, The Big Lebowski e forse c’entra perfino Big Whiskey…

No, mi son perso lungo la mia retta via che ho smarrito e chiedo dunque venia, no, informazioni a una donna figlia della regione tanto cara a Francesco Petrarca e a Dante Alighieri.

– Scusi, brava signora, vorrei raggiungere la Videodrome. Mi saprebbe indicare la via? Mi perdoni, non ho Google Maps.

– Guardi, la vada in vetta alla strada, la giri a sinistra e la si ritroverà in capo!

 

Sì, a Livorno che fu la città di nascita del grande Amedeo Minghi, no, di Modigliani detto Salvador Dalí, no, semplicemente Alì con Will Smith, no, Modì, ritratto da Garcia Andy nel suo film da regista intitolato I colori dell’anima, sì, Modigliani che per anni Al Pacino, protagonista di S1m0ne, volle interpretare ma non riuscì a girare neppure il progetto altresì di Andrew Niccol, sfuggitogli di mano, cioè Dali & I: The Surreal Story, durante la scorsa estate mi sentii come Owen Wilson in Midnight in Paris di Allen Woody oppure come Adrien Brody!

Ah, son uomo di mondo e un bizzarro girovago che a nessuno deve rendere conto se io sia o meno un fallito perdigiorno o un genio falotico tendente al malinconico, poi al nevrotico, dunque al gotico. Ah ah.

Al che, peregrinando lungo Livorno a mo’ dell’ingenuo, incapace di autodeterminarsi e sprovvisto di libero arbitrio, Jim Carrey di The Truman Show, mi ritrovai per una selva oscura, no, visitai la famosa e celeberrima, succitata Videodrome. Videoteca storica, forse antiquata, vetusta e obsoleta, probabilmente solo un luogo simile a una splendida cineteca diretta, gestita e supervisionata dal Fruscianton’. Uomo annacquato e non più buono come il vino d’annata oppure uno sbruffone autodefinitosi enciclopedia vivente del Cinema ed esperto di Musica senza pari? Chissà…

Voglio qui rendergli pan per focaccia in seguito al suo essersi comportato da baccalà contro di me? No, lo perdono poiché lui, giammai quaquaraquà, per sua stessa ammissione, non sbaglia mai. Perciò, modestamente, mi ritiro in buon ordine e gli auguro soltanto una vita piena di bei giorni. Sì, buonanotte…

Ragazzo tracagnotto, cicciottello o Cicciobello, pienotto o pieno di sé, è costui? Forse solo umile e al contempo comunista con du’ palle così, parafrasando Mario Brega di Un sacco bello, che deve le sue origini, no, i suoi fasti ai Licaoni. Ovvero un gruppo di ragazzoni affascinati per l’appunto, anni or sono, dal Frusciantone. I quali scoprirono, in maniera ignota e occulta, il nostro… così come dice lo stesso Fruscio nelle sue oramai celebri video-recensioni, nientepopodimeno che il Frusciante stesso. E chi sennò?

Perfido, no, fervido, famelico appassionato di Cinema, Musica e scibile toutcourt, sin dalla sua più tenerissima età, il Fruscio prima o poi doveva fare il grande salto ed enorme, qualitativo balzo in virtù della sua indiscutibile presenza scenica assai corpulenta, no, carismaticamente corposa. Attenzione, però. Non è un ragazzo vanaglorioso, bensì a volte sol accidioso e un po’ troppo focoso. Oserei dire permaloso.

Come riportano oramai tutte le bibbie del Cinema, fra cui Variety, il Fruscio, imponendosi fin dapprincipio come l’idolo delle folle amanti del Pop più schietto e ruspante, le spara grosse o solamente sacrosante, emettendo giudizi lapidari con facilità disarmante?  No, semplicemente o da sempliciotto, sentenziando con severità devastante, cioè senza peli sulla lingua, avendo lui il cosiddetto pelo sullo stomaco da topo, no, da tipico e caratteristico, pittoresco e colorito livornese d.o.c. che di certo non le manda a dire.

Egli infatti, senz’alcuna inibizione e remora, da uomo impavido e verace, anzi vorace di fare la sua porca figura, non so se di merda, s’avventò e ancora si scaglia contro l’intellighenzia da lui reputata superata e stantia. In maniera avveduta o soltanto inconsapevolmente avventata da stoico inesperto senza specchio?

Affrontando con strafottenza irrefrenabile, estremamente lodabile o solo incosciente in maniera bestiale, i giganti dell’istituzionale ed editoriale Critica cinematografica oramai consolidata e da lui invece volgarmente, no, di piglio spontaneo e, per l’appunto, non da marchettaro né da laureato, in quanto il Fruscio dichiara orgogliosamente di essere terzo-mediato e odia Luciano Ligabue e una vita da mediano…

Scusate, mi stavo di nuovo perdendo. Se mi perderò, Videodrome ritroverò? Mah, non lo so.

Il Fruscio è un fannullone, no, non se ne fa nulla del money frusciante e, per via della sua spericolatezza indomabile da indistruttibile, infrangibile, irriducibile uomo duro di Livorno che, da piccolo, fu tra le comparse al palazzetto dello sport della sua città che ospitò le riprese, non solo del match contro Rosco Dunn, in Bomber con Bud Spencer, è già entrato nel mito assoluto. Su questo non si discute. Secondo lo stesso Fruscio, il 90% dei film sono opinabili ma non si può opinare in merito al capolavoro kubrickiano dal Fruscio, appunto, incarnato in modo non plus ultra.

Egli mette in guardia i giovani d’oggi e li pedagogizza, infatti, a mo’ di Barry Lindon. Parimenti a Stanley Kubrick, dice loro di avere Eyes Wide Shut e di guardare con gli occhi aperti la realtà.

A suo avviso, se un giovane ragazzo vuole parlare in merito a Full Metal Jacket ma non conosce Arancia meccanica, merita la cura Ludovico.

Il Fruscio è ed ha Gulliver in mezzo ai lillipuziani della Critica. Il Fruscio è Jeff Bridges del capolavoro immortale dei Coen. Jeff beve il latte o lui allatta e alletta i suoi adepti che pendono incondizionatamente dalle sue labbra? I quali forse, mentre vedono e ascoltano le sue monografie sui registi, stanno stravaccati in qualche discopub identico al Korova Milk Bar in compagnia di qualche moldava.

Sostanzialmente lo idolatrano, in realtà se ne fottono…

Egli odia Joker ma è un folle che incita la folla e sprona la follia dei cinefili più underground, saggi, esaltati e/o anarchici, sganciatisi da un sistema laido e bastardo? La gente fa la ola, gli porge reverenza metaforicamente autoriale e il Fruscio se n’imbroda con far volutamente pagliaccesco da cultore del Cinema più romanticamente legato a una visione passatista e nostalgica che spopola, presso i suoi coetanei un po’ andati, da Milano a Palermo andata e ritorno, da Massa Carrara fino alla più bassa massaia e casalinga di Voghera ubriaca fradicia.

Ripeto, il Fruscio è l’irraggiungibile idolo incontrastato delle masse!

Un giorno, la gente dirà osannante in sua memoria… Lo chiamavano Bulldozer. Film di Michele Lupo sempre con Bud e sempre, neanche a farlo apposta, ambientato a Livorno. Per il Fruscio, io sono uno scugnizzo da prendere a ceffoni a mo’ di Piedone. Lo sbirro o l’africano? D’Egitto o a Hong Kong?

Sono dunque un bolognese d’azione, d’adozione o di forte reazione, un gigione, un Giorgione o semplicemente, tanto per adottare un’espressione partenopea mai passata di moda, nu bello guaglione?

Bud/Carlo Pedersoli fu di Napoli, mentre il Fruscio a volte fa il bullo oppure è uno sempre carico al massimo neanche se avesse bevuto mille Red Bull? Se qualcuno osa dire che Avengers: Endgame è un capolavoro, egli si arrabbia e delira a mo’ di Daniel Day-Lewis de Il petroliere. È un uomo sanguigno, There Will Be Blood! Non osate contraddirlo!

Frusciante è un pazzo a piede libero assai temibile o punibile? No, figuratevi, è uno stimabilissimo pioniere infatti e siffatto della Settima Arte, a suo modo di vedere e vederla indiscutibilmente, da seguire solamente secondo il suo potente e irrinunciabile, inappellabile volere. Il Fruscio non teme, come detto, chicchessia. Essendo uomo da avanti popolo, Lambretta rossa, soventemente s’accanisce anche contro la Chiesa e la catto-borghesia. Egli, con cipiglio irriverente, ammazzerebbe in tre secondi netti chi ama i cinecomic, spiezzandolo in due con furia violenta. Che drugo, che Ivan Drago! Prima di deflagrare, no, di deragliare la mascella a tutti, però sfodera e sfoggia tutta la sua incontenibile e vulcanica verve, la sua saccente prosopopea da uomo colto o solo rude, soltanto rustico e anti-democratico, ostico e invincibilmente suscettibile e/o presuntuoso a morte?

Ricordate: Frusciante detta legge nella sua contea, egli è forse Gene Hackman di Unforgiven?

Bisogna osservare rigidamente le sue comuniste, anti-capitalistiche o fascistiche, dipende dai punti di vista, regole insindacabilmente, altrimenti il Fruscio vi prenderà a pedate, eh sì, bella gente. Scaraventandovi fuori dal suo locale semplicemente perché Revenant acclamaste o avanzaste delle riserve sul Cinema di Sergio Leone.

A lui non interessa se le vostre ragioni esponeste con ottime argomentazioni ragionate o ragionevoli che dir si voglia. Lui non vuole sentire ragioni e presto, se lo farete incazza’, sragionerà.

Mandandovi in men che non si dica a caga’! Lui pure vi menerà! De’, maremma maiala! Se non siete d’accordo con lui, lui vi stroncherà definendovi un troiaio! Il Fruscio, Per qualche dollaro in più, a Netflix prima o poi si darà? No, giammai.

Egli vende cara la sua pellaccia e non lederà mai la sua dignità. Ci tiene a non essere un edonista pieno di soldi e con la pelliccia. Poiché epocale fu la sua opinione su Essi vivono. Disse pressappoco questo: si combatte finché non si hanno un Rolex e una Rolls-Royce.

Grande, idolo, che boomer! Ah ah. Queste sue sicurezze durissime gli torneranno indietro come un boomerang?

Il Frusciante, un uomo non certamente povero di cuore né emozionalmente avaro. A lui piace Vitali Alvaro. Egli non vuole i danari ma chiede 10 Euro affinché possiate commissionargli recensioni di 8mm, no, 2 min. secchi in cui, in quattro e quattr’otto, impapocchia du’ stronzate per sbarcare il lunario, spacciandosi per luminare.

Il Frusciante, un eterno sognatore e ragazzo bonaccione che adora le topone, sì, le donne bone, il Fruscio è un tesoro e un uomo di buon cuore ammalato fin troppo di cinematografica passione pura intrisa del suo pugnace ardore?

Ammalatosene così tanto da sconfinare nell’ottuso intransigente più radicale da malmostoso birichino e mai cresciuto bambino dall’inguaribile e fiero carattere fumantino?

No, il Fruscio è forse il Dr. Fu Manchu o Shrek! Se lui dà pollice giù a un film che non ritiene meritevole, nessuno può di contro dargli un giusto calcio in cul!

Facciamo du’ parole su questo? Insomma, la mini-recensione Patreon dedicata alla monografia auto-agiografica di Frusciante in carne e ossa, decreterà che Frusciante è un flop o un filmaccio alla Michael Bay?

Domanda difficilissima, riflettiamo con calma in merito a tale uomo emerito o valutiamo con ponderatezza la risposta da rifilargli in modo degno con giustezza.

Nel frattempo, guardiamo un film di Zack Snyder? Quindi, andremo a fumare in terrazza.

Eh già, non possiamo vedere e semmai anche ammirare un film di Snyder perché a Frusciante fa caaaaa’!?

Be’, cazzo, se l’ha detto lui… nessuno può contrastarlo tranne Clint Eastwood de Gli spietati? Ah ah.

Ripetiamolo tutti assieme appassionatamente: il Fruscio detta legge incontestabilmente. Il Fruscio è un bravo ragazzo e nessuno lo può negar, nessuno lo può sfancular’.

Cioè, se lui stronca un film per partito preso, a prescindere che il comunismo non esiste più come lui lo concepisce, lui non sta capito, come si suol dire. Lui non capisce o tutto capì? È un testardo o un cap(r)one?

Sì, lui sa tutto e, se voi direte che Joker è un capolavoro, il Fruscio vi riderà in faccia, replicandovi un grandguignolesco, irriverente e borioso macché.

Il Fruscio se la ride di gusto, lui è l’emblema impersonato da lui stesso del Cinema giusto.

Quindi, non protestate né ribellatevi contro i suoi gusti inviolabili.

Il Fruscio detesta Heath Ledger, no, Hitler e Mussolini ma ama da matto, no, da matti fare il leader. Me fa morì. Ah ah.

Alle prossime elezioni del sindaco di Livorno, io voterò per quello di Bologna. Per forza, non posso votare per il Fruscio, non essendo natio, no, nato nella sua città natale. Altrimenti, ugualmente non lo voterei, ah ah.

Se non gli sta bene, non deve preoccuparsi. Livorno, a livello demografico, ha più abitanti dei suoi iscritti.

Basta che chieda una mano a victorlaszlo per aumentare il numero di seguaci, più che altro ruffiani immani e disumani. Così facendo, probabilmente non solo Livorno, bensì tutto il mondo voterà per lui.

Idolo come Rocky Balboa!

A parte gli scherzi, terminerei con una freddura alla Falò.

Oggi per radio ripassò una canzone sempiterna di Nathalie Imbruglia. Imbruglia non so se sia un cognome della Puglia ma Nathalie, la cui città natale è Sydney (con due ipsilon), da non confondere con Poitier Sidney, fu donna manzoniana.

Sì, dietro quel viso da finta suora e da monaca di Monza, sai quante notti di imbruglie e sotterfugi devono esserci state con Chris Martin? Pare infatti che, ai tempi in cui Martin stette con la Imbruglia, stesse anche con Gwyneth Paltrow. Dunque, questo matrimonio non s’ha da fare, no, non si fece. A Chris non fregò un cazzo se Nathalie e Gwyneth lo mandarono a farsi fottere. Lui difatti lasciò fottersi volentieri da Jennifer Lawrence, Dakota Johnson e Dua Lipa.

E, su questa cazzata o genialata, detta altresì faloticata, vi auguro buona vita- Abbiate fede, miei drughi.

P.S.: Essi vivono è un capolavoro. Però, a proposito di Bud Spencer e Michele Lupo, They Live è posteriore a Chissà perché… capitano tutte a me.

È arrivato ben 8 anni dopo. Infine, Gary Guffey, alias H7-25 interpretò Incontri ravvicinati del terzo tipo prima perfino di Uno sceriffo extraterrestre… poco extra e molto terrestre.

Film del ‘79, mio anno di nascita. Ah, sto delirando, scusate.

Vorrei essere imboccato dal Fruscio.

 

di Stefano Falotico

Ode a CLINT EASTWOOD, waiting for CRY MACHO, il prossimo 31 Maggio compirà 91 anni… al mio mulo non piace la gente che ride…


20 Feb

clint eastwood

eastwood eastwood pugno di dollari debito di sangue eastwood daniels

Sono in trepidazione, sono in attesa di qualcosa di febbricitante. Non credo di avere il Covid, forse sono asintomatico. Forse, sono soltanto psicosomatico. Di certo non sono un somaro.

Adoro The Mule. Non ho mai capito come si st(i)a al mondo. Neanche al monte. D’altronde, odio sia il mare che la montagna, anche i saggi che vorrebbero darti lezioni di vita. Vivono sul K2? È più alto l’Everest.

Chi stava sull’Everest? Gianni Agnelli? Oppure Anita Ekberg stava sopra di lui quando Gianni non faceva l’avvocato, neppure il direttore della Fiat? E che faceva, Gianni? La dolce vita?

Invece, Gianna di Rino Gaetano?

Siamo di nuovo in zona arancione. Mentre è morto Mauro Bellugi, famoso terzino dell’Inter dei glory days, uomo fallico, no, falloso come pochi. A Bologna sono rossoblù?

Bellugi che, negli ultimi anni, ammirò da vicino vallette scosciate e bone come Monica Bellucci nelle trasmissioni calcistiche ove codeste sgambettarono sugli sgabelli, esibendo minigonne mozzafiato da Alba Parietti dei tempi d’oro, cioè di Galagoal. Appena la vedevo, da puberale, sapevo già che lei stava ancora con Franco Oppini ma non poco velatamente amava, aspettando tutte le albe solari, il “centravanti di sfondamento” Speroni de L’allenatore nel pallone col grande Banfi Lino? No, a letto tifava calorosamente per Gianluca Vialli, “punta di diamante” non come Oscar Damiani né come Pascutti. Bomber della Sampdoria e della Nazionale italiana, anche del numero nove “mondiale”. Sì, Alba era amante d’un sampdoriano. Ora, se togliamo in quest’ultima parola, ovvero sampdoriano, le prime otto lettere, che cosa otteniamo? Bravi… Stava con Gianluca Vialli. E perché stava sullo sgabello come una dei viali?

Mah.

L’amante di Speroni, nel film succitato con Banfi, fu incarnata da Licinia Lentini. Lentini, quello del Torino? Licinia, donna molto bella, sexy quasi quanto Belli Cecilia, ex di Cassano, non lo psichiatra. Che alleviava ogni male oscuro e Saudade, cioè melanconia da Aristoteles, imboccando ogni uomo di Bari vecchia, sì, pugliese come Zagaria Pasquale, alias Lino, grazie al movimento basculante-pelvico del suo esagerato fondoschiena con tanto di bacino…

Licinia Lentini, la signora Bellugi del capolavoro di Dino Risi. Il sorpasso? No, Il commissario Lo gatto. Una gattona, miei cani che amate fare all’amore anche in posizioni (d)a gattoni. Siete proprio dei volponi. Torniamo a Mario. Chi, il bagnino? No, Mauro Bellugi. Quando l’Inter decadde, Mauro incitò la sua squadra a tirare fuori le palle.

Bellugi Mauro, difensore bravissimo, mastino insuperabile, tombeur de femmes paragonabile a Clint Eastwood. Un uomo con un naso da Bonimba, Roberto Boninsegna, il Mauro. Mentre il vostro nasino cresce. Non solo quello dinanzi a Anna Levine de Gli spietati. Soprattutto Anna dei miracoli? No, dei film, e non solo, venuti… dopo. Sperando nel frattempo che il 25 Aprile, giorno della Liberazione o compleanno di Al Pacino, saremo per l’appunto liberi da ogni dittatura sanitaria figlia del nuovo fascismo castrante, guardiamo un po’ più da vicino il signor Eastwood. Il quale, dopo una serie interminabile di fotoromanzi, dopo essersi mostrato in filetti, no, in filmetti da bel manzo, ottenne un ruolo di carne di prima scelta. No, fu scelto da Sergio Leone per… Per cosa? Per un pugno di dollari. Un attore e regista divino, mica un cane, appunto. Miei bambini.

– Prepara tre casse.

– … Forse non hai capito che non ci piace vedere bambocci in giro. Dov’è il tuo mulo? Te lo sei lasciato scappare?

– Ah sì, proprio di questo ero venuto a parlare. C’è rimasto male.

– Chi?

– Il mio mulo… se l’è presa per quei quattro colpi che gli avete sparato fra le zampe. E adesso non sente ragioni.

– Ehi, ci stai prendendo in giro?

– Uhm, no. Io ho capito subito che volevate scherzare ma lui, invece, si è offeso e ora pretende le vostre scuse.

– Ah ah ah. Ah ah ah.

– Fate molto male a ridere. Al mio mulo non piace la gente che ride. Ha subito l’impressione che si rida di lui…

Volevo dire quattro casse.

Il genio di Leone, degli sceneggiatori, la classe di Clint. Cazzo. E dire che, oggigiorno, dobbiamo sorbirci le minchiate di Christopher Nolan. Un asino, il Nolan. Ma a lavare la testa all’asino si perdono acqua e sapone. Vecchio detto meridionale delle parti dei miei genitori. Gente rustica, sapete. Gente non “educata” alla catto-borghesia filistea.

Ecco, io amo, ho detto amo, quando dico amo significa che amo Sergio Leone. Un tempo, pensavo che C’era una volta in America fosse un capolavoro esagerato. Invece, me ne rincresce. Non lo è affatto. No, non perché sia misogino. Così almeno sostiene Paolo Mereghetti, a torto. Può essere accusato di misoginia un film ove i protagonisti sono dei gangster, cioè dei “maschioni” cazzuti bravi solo a usare il grilletto…? Sì, ebbe ragione Tarantino a definire grande la prova di De Niro. Capace, in un solo tintinnare il capo e aggrottare morbidamente la fronte, di esprimere velocissimamente tutte le contraddizioni di un uomo da Cantico dei Cantici che amò così tanto Deborah da violentarla… che uomo! Ah ah.

C’era una volta in America, nel primo tempo, non se po’ vedde’. Onestamente, sembra una fiction con Sabrina Ferilli.  Sì, roba del tipo… Baciamo le mani – Palermo New York 1958 di Eros Puglielli! Oppure merda per casalinghe frust(r)ate del (sotto)genere melodramma famigliare semi-napoletano incrociato al burino all’amatriciana come L’amore strappato e La donna del vento firmati dall’inseparabile coppia-premiata ditta Ricky Tognazzi e Simona Izzo. A dirla tutta, non m’è mai piaciuta la Ferilli. Le preferisco ancora un piatto di fusilli. Non ho mai amato neanche Ugo Tognazzi. Il fratello di Rocky, no, Ricky, figlio di Ugo Fantozzi, no, Tognazzi, Gianmarco… non lo prendiamo neppure in considerazione. L’unica volta che ho sopportato Gianmarco è avvenuta quando è stato intervistato da Tiziana Panella. Sì, speravo che l’intervista non finisse mai. Tiziana, durante quella puntata di Tagadà, batté di burro, no, di brutto Alba Parietti. Comunque, Clint Eastwood non sarebbe mai andato con donne così. Sì, è sempre stato un bell’uomo, il Clint. Un marcantonio, un tipo sensualmente immarcabile. Un genio, a mio avviso. Capace di passare da film come Un mondo perfetto a un film romanticissimo, nel senso più sentimentale del termine, non che gli altri suoi non lo siano, come I ponti di Madison County. Ecco, se volete sapere che cosa sia l’amore, lasciate perdere le canzoni di Emma Marrone e di Alessandra Amoroso. Secondo me, dovreste lasciare anche le vostre “morose”. Sono delle donne di bassa sega, no, lega come la Ferilli. Sì, delle urlatrici. Vi tradiranno come Deborah/Jennifer Connelly/Elizabeth McGovern.

Se volete commuovervi dinanzi al grande Cinema, fatto con semplicità, con sentimenti veri, riguardate Million Dollar Baby. Se volete sapere come si menta dinanzi alle tragedie, rivedete lo sguardo finale di Sean Penn di Mystic River. Se volete sapere che cosa significhi avere i coglioni, amate Gran Torino. Se volete sapere come si ami una donna che sta morendo, riascoltate cosa dice Clint a Dianne Wiest in The Mule. Clint è un grande, sa scherzare e sdrammatizzare, è capace di girare immani drammi e film enormemente simpatici, è stato capace di farci piangere, di averci raccontato storie bellissime, è stato capace di essere il mio regista preferito in assoluto. Ed è l’unico uomo che indossò il poncho da giovane e a circa 91 anni senza cadere nel ridicolo. Perché Clint è retorico in modo sobrio, mai disturbante, sempre calibrato da 44 Magnum dell’ispettore Callaghan. Clint non è un reazionario, è semplicemente l’unico capace, assieme a Kevin Costner e a Michael Mann, di girare western magnifici. Non spargete comunque la voce in giro. Ne andrebbe della mia reputazione da “duro”. Io sono fan di Colin Farrell e di Miami Vice.

– Che cosa, Stefano? Ti piace Colin Farrell? Sei frocio?

– A te non piace Colin Farrell? – replico io a Gong Li.

 

Su questa freddura alla Clint, vi lascio. Anzi no. Sì, ho molti nemici. Sono indubbiamente molto cattivi e forti. Vediamo un po’, però. Guido la macchina meglio di Al Pacino di Heat, adoro i Linkin Park, sono come Will Smith di Alì, sono Daniel Day-Lewis de L’ultimo dei Mohicani, sono “solo come un cane”, freddo e spietato come Neil McCauley/De Niro, sono William Petersen di Manhunter. Insomma, a ogni Indio di Per qualche dollaro in più, appaio un povero “rincoglionito” come Lee Van Cleef. È facilissimo ammazzarmi… In effetti, ho il “cervello piccolo”, dovete sapere che ho 41 anni e la gente della mia età dice che sembro un bambino di 13 anni. Per forza, a forza di vedere solo film e non capirvi un cazzo, al massimo, come dice Pino Farinotti a proposito di C’era una volta il West, sono ragionieri in vena, in cerca di poesia.  Devo dirvi la verità, sono “distrutto”. Il mio miglior amico è Jeff Daniels di Debito di sangue. Insomma, per lui prevedo molte, molte patate? Ho detto patate?  Scusate, ho sbagliato. No, non lo ammazzerò. Sapete perché? Sembra il terrorista di 15:17 – Attacco al treno. Fa pena. Certo, anche questo film, da tutti sottovalutato, è un capolavoro. Nel treno c’erano un sacco di “grandi uomini”. Solo uno ha fatto una cosa del genere. Come dice il detto, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. The 15:17 to Paris è come The Millionaire di Danny Boyle. Il presentatore gli aveva suggerito in bagno la risposta giusta. Tutti avrebbero scelto quella risposta. Sì, non ho mai dato retta a nessuno. Ho fatto le scelte sbagliate, ovviamente, che dite? Scusate, sulla Rai stasera danno il “programma culturale” COVID-19 – come far credere al mondo una stronzata del genere.

– Stefano, non scherzare. Il Covid esiste.

– Certo, non per me.

– E chi sei, tu? Tu sei immune dal Covid?

– Fino a prova contraria io non ce l’ho.

– Non fare lo scemo.

– Te l’ho detto, non è colpa mia se gli altri sono geneticamente inferiori.

 

Be’, Clint è anche cinico. In Unforgiven, Gene Hackman gli disse che fu un vigliacco a sparare a un uomo disarmato.

– Avrebbe dovuto armarsi.

 

BRAVO

di Stefano Falotico

UNFORGIVEN, Clint Eastwood, 1992, ©Warner Bros. Pictures

UNFORGIVEN, Clint Eastwood, 1992, ©Warner Bros. Pictures

allenatore nel pallone lentini

il commissario lo gatto lino banfi licinia lentini

penn mystic riverattacco al treno eastwood

Ecco perché Clint Eastwood è mille volte superiore a Quentin Tarantino. Ecco perché C’era una truffa a Hollywood forse è un film bruttissimo ma certamente più coraggioso di Once Upon a Time… in Hollywood


05 Feb

clint eastwoodOk, cari gringo, chiariamoci assai bene. Tarantino realizzò tre capolavori, cioè i suoi primi tre film. Le altre sue pellicole sono belle ma, al finale di Kill Bill vol. 1, preferirò sempre quello di Per qualche dollaro in più. Che è di Sergio Leone e non di Eastwood.

Comunque, il finale de Gli spietati è superiore a quello di C’era una volta il West.

Secondo voi, Django Unchained è un grande film? Forse, non lo so. Di certo, Franco Nero è più figo di Jamie Foxx, un nerone. E non sono, capite, miei capitalisti che vorreste decapitarmi, un uomo razzista o schiavista. Pensate, sono amante di Amistad, sognai per anni delle amanti come Naomi Campbell e riuscii ad amare De Niro alla follia, protagonista di C’era una volta in America ed ex della Venere Nera, sì, la venerò ma nessuna malattia venerea pigliò, amando al contempo altre negre come Charmaine Sinclair e Grace Hightower. Io amo anche Black Dahlia di Brian De Palma, regista de Gli intoccabili, un immenso western… metropolitano.

Quindi, sono intoccabile. Capito, donne? Toccatemi e non vi denuncerò. Vi amerò.

A dire il vero, quando fui adolescente, volli amare anche la Venere Bianca, all’ana… e, sì, all’anagrafe Manuela Falorni. Pare, fra l’altro, che De Niro amò Moana Pozzi mentre David Bowie, presente anche ne Il mio West, fu sposato con Iman. Sì, il Duca Bianco fu amatore di Iman, donna che amò il suo superuomo da He-Man, forse bravo a solleticarle l’imene.

A proposito, chi sarebbe China Girl? Una delle amanti bisex di David, cioè Mick Jagger?

Ora, secondo il signor Pellegrini di The Fan, Mick Jagger è gay. Eufemismo di frocio, chiaro, finocchi? Io non sono Pinocchio né omofobo e quindi riesco ad amare sia i Beatles che i Rolling Stones. Ai Led Zeppelin, ho sempre preferito la zeppa sullo zoccolo di Jennifer Lopez, sì, ho detto zoccolo…  Alla zuppa inglese, invece, preferisco la maionese. E alla maionese lo zabaione.

Al mascarpone, preferisco i mie scarponi. Non indosso gli stivaloni da cowboy ma adoro il cowgirl. Allo stivalone italiano, preferisco i tacchi a spillo.

Ecco, a mio avviso, chi considera The Hateful Eight un capolavoro è meglio che riguardi The Killing di Stanley Kubrick. E, per l’appunto, Le iene – Cani da rapina di Tarantino. Chi ama Ennio Morricone, si riascolti le sue colonne sonore per Leone e lasci stare la sua soundtrack per il film succitato di Quentin.

È la stessa cosa de La cosa con tre semi-riff in più da Keith Richards attuale. Cioè un rincoglionito come Johnny Depp de La maledizione della prima luna. Ma quali Pirati dei Caraibi, meglio The Curse of Monkey Island.

Sì, Morricone fu un genio come Mozart, lo affermò e sottoscrisse Tarantino. Ma, negli ultimi suoi anni di vita, realizzò soltanto cover più brutte delle sue colonne sonore per Giuseppe Tornatore.

Tim Roth lavorò sia con Tornatore che con Tarantino. De Niro lavorò sia con Leone che con Tarantino.

Sì, è tutto un balletto la vita, insomma una tarantella.

Vi ricordate The Blues Brothers?

– La signora Tarantella?

– No, Tarantino.

 

Kurt Russell lavorò con De Niro in Fuoco assassino, con Tarantino molte volte e con John Carpenter girò tanta roba. Roba che Tarantino riciclò in modo grossolano, cazzeggiando a tutto spiano. Secondo me, Mystic River non è un capolavoro. In quanto troppo retorico e cucinato per gli Oscar. Gran Torino e The Mule, invece, sono davvero dei capolavori. Su Facebook, qualcuno scrisse che Il cacciatore è il capolavoro di Michael Cimino. A parte Il siciliano e forse Ore disperate, tutti i film di Cimino sono dei masterpieces.

Il primo film di Cimino ebbe come attore Clint Eastwood. Il quale si fidò ciecamente di Michael. Michael, chi? De Niro di The Deer Hunter?

Insomma, Eastwood, signore come Sondra Locke e Frances Fisher, cari signori come Walt Kowalski.

Io amo anche Walt Disney, peraltro. Non solo Tom Hanks di Saving Private Ryan e di Saving Mr. Banks.

Sì, è pieno di farabutti in giro. Hanno assalito la banca di Santa Cruz o le banks, per l’appunto? Non datevi al branco ma al banco…

Tu ami Sully?

Bravo, io amo gli spaghetti alle vongole e anche quelli con Giuliano Gemma.

Comunque, ad Anche gli angeli mangiano fagioli, preferisco Un dollaro bucato e la figlia del compianto Giuliano, Vera, è vero che è rifatta ma me la farei.

Con tanto di “remake”.

Se non vi sta bene, porci, sfregiatemi come la puttana di Unforgiven.

D’altronde, sono come Richard Harris, Un uomo chiamato cavallo. Adoro anche l’attrice Valeria Cavalli. Specialmente, quando le gambe accavalla e le vorrei montare in sella. In sala? Dopo averle offerto da bere del whisky, nel saloon o forse solo nel salotto, lei berrà la mia birra…

Sì, molti uomini si montano la testa. Secondo me dovrebbero montarsi la propria donna.

In città, troppi sceriffi dettano legge.

Sono dei panzoni come Gene Hackman.

Eastwood è un genio, Tarantino mi fa un baffo.

Le sue sceneggiature non valgono un cazzo. Infatti, Uma Thurman lo mandò a farsi fottere.

 

 

di Stefano Falotico

 

Richard Jewell è un grande film, mi ha commosso: Clint Eastwood è un mito, il Falò invece riuscì a fare qualcosa di impossibile


19 Jan

In realtà, Kathy Bates vinse il suo Oscar nel 1991, Al Pacino nello stesso anno in cui gareggiò contro Eastwood. Ma Kathy Bates applaudì quando vinse Al.

Voglio veramente scusarmi con tutti se, in passato, in preda a forti turbolenze emotive, vi arrecai danno. Mi successe qualcosa che la scienza non è capace di spiegare. Dovevate comprendermi.
Al che, avvenne qualcosa di molto brutto alla mia vita.
Sono enormemente costernato che abbiate sofferto voi e che abbia sofferto anche io.
Il 2019, per me, fu un anno straordinario. Grazie ai miei saggi monografici e alle mie collaborazioni giornalistiche per Daruma View Cinema, sedetti nella stessa sala ove, al Festival di Venezia, furono presenti i maggiori critici del mondo.

Trascorsi una nottata insonne. Mi sentii come Rocky Balboa alla vigilia del match con Apollo Creed.
E chiamai alcuni amici al telefono. Mi rincuorarono. Mi dissero che, sì, mi sarei trovato nella stessa sala assieme a uno, che ne so, del New York Times. Roba da farsela nelle mutande, ragazzi, credetemi. Mi disse anche:

– Sono molto bravi ma anche tu lo sei, non scordarlo. Anzi, tu scrivi con il cuore. Loro invece scrivono, spesso, solo perché pagati molto più di te.

Un anno meraviglioso. A Venezia, vidi in anteprima mondiale Joker.
Alla fine della proiezione, tutti i maggiori critici si alzarono in piedi. Dunque, se lo ritenete un film infantile, del Cinema e della vita non avete capito un cazzo.

Nella notte di San Silvestro, fui a Monaco di Baviera. Altra emozione grandissima. Marienplatz era stracolma di gente.

Perdonatemi se ancora, qualche volta, assalito dalla rabbia, vi gridi in faccia.

Ma che movide che ci sono in certi locali, fratelli e sorelle. Ce la vogliamo dire? Ci sono delle ottime fighe. Secondo me, sì.

E mi spiace, però, qui deludervi. Sono ancora molto giovane.

Secondo alcuni studiosi, io sono un genio. Una persona che arrivò laddove neppure Freud si avvicinò. Poiché lui teorizzò, io confutai ogni sua regola e la abbattei totalmente.

Non voglio dare retta a stronzate e magnificazioni di me. Io, al massimo, fumo le sigarette, neppure il sigaro.

 

Ma, come dice David Carradine di Kill Billio sono io.

Balliamo la macarena?

 

di Stefano Falotico

sullyFilm Title: The Changelingfino a prova contrariarichard jewell

The Mule di Clint Eastwood inviatomi col Corriere e ho fatto la fine di Thao di Gran Torino o di Kowalski?


12 Jun

eastwood mule

 

62324772_10213844582211594_109932956411232256_o

Sì, oggi è prevista la consegna ubicata in loco della mia casa del super film del Clint Eastwood, The Mule.

Film che ritrae la quintessenza del Falotico qui sottoscritto, sino a pochi mesi fa in me incarnato e auto-inculato al pari della lapidaria, oramai leggendaria espressione incagnita del suo protagonista che, rivolgendosi alla cinepresa da lui stesso diretta, non dice niente ma ci lancia uno sguardo altamente eloquente. Come per dirci… ora sono veramente fottuto e spacciato. Presto robustamente inchiappettato e imprigionato per colpa delle mie involontarie scelte sbagliate.

Ma il Falotico è come il diavolo. Quando pensi che sia finito e bruciato, ecco ch’è soltanto un po’ annacquato, ammaccato e, di lì a poco, ancor rigenerato, sì, sebbene molti detrattori e malfattori gli augurarono che di ogni bene venisse denudato, tranquillamente passeggia in macchina sul litorale, ammirando e perdonando la miseria umana con lungimirante onestà morale mai in cuor suo rinnegata.

Sì, dopo anni interminabili di patimenti, strazianti logorii che avrebbero distrutto anche John Rambo, alla faccia degli invidiosi e dei calunniatori, il Falotico è stato da lui stesso, grazie al genio inaudito che lo contraddistingue e soprattutto in virtù della sua poetica destrezza imprendibile, reso imprenditoriale d’illuminanti viaggi nella vita sua doma.

A tutti i superficiali parse che lui se la dormì. Invece il Falotico, fregandosene delle cattive occhiate, degli spergiuri, delle stregonesche fatture, di ogni tentata, bullistica cattura, di ogni iattura lanciatagli addosso affinché, avvilito, costernato, a sangue umiliato, disonorato, nell’anima spellato, definitivamente si arenasse nello scontento eterno, probabilmente nel mortale buio suicidario, puntualmente n’è uscito lindo e illeso. E impeccabilmente rinato. Ancor più bello. Rinnovato nell’ardore e integerrimo nel mai da lui stesso sputtanato pudore giammai sconsacrato. Molte cattiverie gratuite subì nel suo percorso esistenziale. Per molti anni, infide malelingue malfidate tentarono di abbattere la sua purezza dimostratasi fiera e infrangibile, resistente a ogni urto e urlo scagliatogli contro da malati di mente e di bile. Per estorcergli la ragione, lobotomizzarlo nella suggestione del fargli credere di essere un incapace, un diverso, addirittura un invertito, uno sbandato, un debosciato o solo un povero derelitto assai sfigato.

Qui, la corte d’appello ha emesso il suo finale, insindacabile verdetto:

Il Falotico, in questi anni di crocifissione psicologica che gli è stata inflitta ingiustamente a causa dell’ignoranza e del pregiudizio più miserrimo, possiamo vivamente attestare che, per meriti della sua elevata testa, ve l’ha messo in culo con dolcezza. Altre idiozie a riguardo non faranno più testo. Potete sbraitare e chiedere procedimenti d’ingiunzione per voler ottenere ragione. Sperare in una castrazione ma in verità vi diciamo che gli unici senza palle vi siete dimostrati voi, enormi coglioni che non avevano previsto il Falotico revenant come il mitico William Munny de Gli spietati. Aveva ragione lui e ce l’ha… anche profumato. Chiedete in giro alle donne e vi diranno che non hanno bisogno di comprare più Chanel n.5 poiché Falotico sa cospargere di unguenti piacevolmente odorosi tutte le f… e più calorose e ardenti, piccanti e frementi. Da Chantal a Michelle, da Valentina a Sara, siete voi ora nel Sahara. Sì, i cretini che al Falotico perpetrarono crudeltà immonde, va ammesso, sono rimasti a secco. Non solo di infamie.

Il Falotico ora aspetta solo un altro paio di offese sul suo canale YouTube per farlo ancor di più al deficiente stalker che, dopo aver rimediato una figura di merda epocale, essendo stato da tempo immemorabile scoperto, otterrà per direttissima pure la pensione d’invalidità poiché giudicato pericoloso in quanto ostinato, recidivo figlio di puttana pernicioso.

E dire che il Falotico, già an(n)i addietro, avvertì il demente ma lui continuò e a noi tutti pare giusto che tal ignobile babbeo sia stato nel sedere ficcato potentemente.

 

di Stefano Falotico

Etica della verità, Clint Eastwood, un principe (a)morale in un mondo sfasciato non solo dai fascisti ma (s)caduto nello sfacelo dello scatafascio


13 Feb

ml27 ml19
mule
Siamo stanchi dei critici cinematografici perché criticano da prevenuti, mal tenuti, spesso mantenuti e sono solo degli inguaribili passatisti senza una visione da futuro anteriore.

Orbene, figlioli. Chiariamoci molto bene. Il mondo è cambiato, cambia a vista d’occhio poiché la società è mutevole. E prende sempre strade nuove.

Io parlo così perché sono un futurista. Adoro il Cinema di Michael Mann e vorrei che il signor Michael si velocizzasse a girare il suo prossimo film. Invece che imbrodarsi, spinga mister Mann. Metta mano a una buona sceneggiatura e sfrecci col suo Cinema visionario iper-romantico fra i dedali della sua Los Angeles. Chi dice che Drive è un film enorme, lo mandiamo subito dal sindaco. Così gli firmerà un TSO e, dopo un’opportuna cura al cervello andato a puttane, rinsavirà di neuroni e comincerà a rivederci chiaro. Sì, il mondo e il Cinema, dopo passatine igienizzanti la sua testolina marcia, gli apparirà in maniera più cristallina. E credo che comincerà a vedere anche sua moglie sotto un’altra ottica. A forza di guardare film e filtrarli aprioristicamente secondo il suo già discutibilissimo pregiudizio, sua moglie finalmente soddisferà in maniera più ingranante, pompante di pistone parimenti ad Al Pacino reattivo di Heat quando insegue Neil/De Niro a tutto accelerare.

Sì, quest’uomo rimbambito da troppi dvd scaduti, deve energizzarsi cazzuto. Tosto e duro. E sua moglie, come Amy Brenneman, anche se capirà che sta con un racconta-frittole, lo amerà con passione rinvigorita, facendo sì che lui possa motorizzare il suo uccello sgommante sulle sue curve pericolose come il Valentino Rossi dei tempi d’oro.

Detto questo. No, non ho ancora visto The Mule del mio Eastwood. Perché aspetto che si calmino le acque, che le multisale si svuotino, essendo adesso tal pellicola al primo posto del box office, e che dunque gli spettatori idioti disertino film che s’illudono di capire e non possono capire. Perché ho deciso io. Ah ah.

Non credo che sarà un capolavoro. E se dite che lo è solo perché è firmato da Eastwood, andate a farvi fottere. La dovreste smettere con la politica degli autori e dei maestri che non si possono giammai criticare in quanto maestri. Uno può essere maestro e sbagliare. O perlomeno peccare. Sì, peccare è giusto. Lo sa Walt Kowalski di Gran Torino.

Egli peccò di superbia e razzismo.

Cristo Santo, ho più cose in comune con questi musi gialli che con quei depravati della mia famiglia.

Sì, ho capito che non appartengo a questo mondo d’occidentali porci. Meglio i cinesi. Fanno il loro lavoro, amano la contemplazione, non si fanno le scarpe a vicenda, adorano Bruce Lee e hanno, secondo me, anche fighe più belle. Con occhi a mandorla e culi migliori. Sì, non sono John Lennon e non fotterò mai Yoko Ono. Ma quella pornoattrice di qualche anno fa, Katsuni, posso dirvelo… mi ha fatto vedere Un mondo perfettoUnforgiven un culo capolavoro del genere. Sì, a questa qui dovevo farglielo più che a Jeff Daniels di Blood Work. Una caldissima mezzanotte nel giardino del pene, no, del bene e del male. Io non ci vedo niente di male. Se tu ci vedi qualcosa di male, pigliati Meryl Streep de I ponti di Madison County e ficcatela dove dico io.

La dovrebbe veramente smettere quel pappamolla di Salvini col suo Potere assolutoFino a prova contraria, viviamo in un Paese democratico, dunque sparo questa:

Salvini è come l’AIDS. Una volta che vi ha contagiato, avete pochi mesi di cervello vitale
e di uccello sanamente abile.

Gli extracomunitari non sono tutti terroristi come quello scimunito di Ore 15:17 – Attacco al treno.

C’è quello del terzo piano del mio palazzo, ad esempio, che mi saluta sempre. Sono gli altri condomini che non mi salutano. Soprattutto quelli maschi. Perché sanno che, da un momento all’altro, potrei circuire le loro signore come un cacciatore bianco, cuore nero.

Sì, ho una buona Gunny fra le cosce, questo le loro donne lo sanno. Lo sanno perché, dietro questo mio viso da cavaliere pallido, io le ho portate fra le nuvole con la mia Firefox – Volpe di fuoco.

Uno di questi tonti, l’altro giorno, ha cercato di spaventarmi:

– So che nella tua vita ne hai passate delle belle. Sei uno che ha visto l’inferno come in Fuga da Alcatraz.

– Guarda che la tua donna non m’interessa. È una figa dù caz’. E ne ripasserò di migliori. Per quanto riguarda il mio inferno, pensa al tuo forno. Ci son troppe patate in quel tuo microonde. Sono quelle che lecca e abbrustolisce tua moglie. È lesbica, frocio! Non lo sapevi? Come diceva Totò, informati.

 

Sì, Salvini è un fascista ma non facciamo di tutta un’erba un fascio. Sì, lui ce l’ha coi ragazzi che si fanno le canne. Di mio, mangio le caramelle balsamiche comprate dall’erborista e basta, ma non sono un moralista.

Sì, questi moralisti hanno rotto le palle. E quell’altro critico? Se c’è un film con un cattivo e un buono, dice che il cattivo è un fascista. Non potrebbe essere uno stronzo e basta? Io conosco un sacco di merde comuniste.

Io sono apolitico, apolide, apollineo, asessuato a giorni alterni e anche apostolo. Meglio essere un apostolo che un predicatore come Cristo. Tanto, se vuoi passare per messia, ti mettono in croce. Se invece vuoi passare, appunto, solo per apostolo, al massimo ti diranno che sei un figlio di puttana come Giuda. Ti ammazzerai per la vergogna. Tanto che cazzo campavi a fare? Per tradire ciò in cui avevi creduto e poi hai rinnegato? Falso! Coraggio, fatti ammazzare. Lanciate eccome le prime pietre.

E, se non vuole porgere l’altra guancia, ci porgesse almeno il didietro così gli moltiplichiamo il pane per ingozzarlo come un maiale ma soprattutto il nostro pesce nel suo tempio sacro!

Dio santo! Perdonami perché ho peccato.

Ho detto un’idiozia. Ma ne sento peggiori delle mie. Ho sentito dire che Donnie Brasco è un film mediocre e che la colonna sonora di Mission firmata da Morricone è retorica.

So io cos’è retorico! Hai detto una puttanata micidiale e quindi, senza se e senza ma, in maniera pletorica ma soprattutto stoica ora ti piglierai un’inchiappettata storica.

Molta gente sostiene che il Cinema di una volta era migliore di quello di oggi. Non è vero. Ieri come oggi uscivano stronzate. Ma quello che usciva ieri a loro appare più bello. Per forza, prima quello che usciva era il loro uccello dentro una giovane passerina tutta bollente, adesso invece escono solo bollette. E il loro uccello, a forza di svolgere un lavoro del cazzo senza respiro, è bollito!

Dunque, amareggiati che sono, non amano più i film d’amore e li definiscono melensi.

Sì, loro sono tanto dolci e, a forza d’inculate di una vita a novanta, cioè senza più palle, non sanno neanche gustare la crema dei pasticcini. Perché quella del pasticciere la intorta la moglie. Che è in menopausa cavalcante ma ancora cavalca di panna montata l’amante per qualche dollaro in più.

Sì, suo marito si è ammosciato e non gli servirà a nulla andare dall’andrologo. Nessuna nuova calibro 20 per lo specialista da uomo da cravatta di cuoio. Sta tirando le cuoia mentre la moglie cucina le uova anche ai camionisti.

L’altro giorno ho detto che Ligabue fa schifo. Sì, ho scritto anche questo:

Luciano Ligabue non è ancora stato assunto come mandriano delle capre? Mah. Dire che avrebbe più ammiratori pecoroni.

No, Luciano ha fatto qualcosa di buono. Qualche bella canzone l’ha realizzata, siamo seri. Sì, però io dormivo ed è stato meglio così. Se voi avete ascoltato delle sue belle canzoni, non stavate contando le vostre pecorine. E non mai è cosa buona e giusta, appunto.

Io ho perso il conto. Buonanotte.

Credo all’amore? Spesso esiste, più spesso… eh, più spesso è più dura. Specie se è grosso anche quello in banca di chi mantiene allegra la relazione.

Credo all’amicizia?

– Sì, contento tu, contenti tutti ma non è contenta tua moglie, però, amico. Che possiamo fare?

– Che vuoi fare? Vuoi fartela?

– No, sei mio amico. Se la farà un altro. Fidati, è meglio. Tanto è un cesso. Devo esserti sincero. Quindi, prima la mandi a farselo dare nel culo e più te la godrai. Credimi.

 

 

di Stefano Falotico

TOP TEN Gene Hackman


09 Nov
MISUNDERSTOOD, Gene Hackman, 1984. ©MGM

MISUNDERSTOOD, Gene Hackman, 1984. ©MGM

Sì, l’altra sera ho rivisto Lo spaventapasseri, film di una potenza immane. Tanto che ne sono ancora stordito. Poi, ieri notte, ho riguardato su Netflix Il gladiatore. Solo l’ultima mezz’ora. Io già lo dissi all’epoca ma, come sempre, mi prendeste per matto.

Il gladiatore è veramente uno dei film più sopravvalutati del mondo. È davvero una cagata. Lasciate perdere i miei scritti in cui, in frangenti in cui odo rimbombare nelle mie vene delle insane voglie vendicatrici e recrimino sulle mie sfighe, attingo al furioso Massimo Decimo Meridio per cinque minuti d’incazzatura da uomo pugnace e verace. Sono solo attimi fugaci delle mie ingiurie incazzose da uomo tanto capace che potrebbe essere sterminato a Capaci perché dice la verità, e i mafiosi non ci stanno, e anche incapace perché ho a volte la febbre e non mi tira neppure con la donna più rapace… Eh sì, Falcone!

Ma Il gladiatore, a prescindere dall’impatto subliminale che può avere su una persona, se si sente tradita o fottuta da qualche demente come Joaquin Phoenix, fa proprio schifo al cazzo.

Diciamocelo! Il finale, poi, è di una sconcezza immonda. Con tanto di computer graphics a iosa, Giannina Facio, l’ex di Fiorello, una popolana da spagnolone, messasi assieme a Ridley Scott per ravvivarlo quando non gira film malinconici come Blade Runner, e Giorgio Cantarini, sì, il bambinello de La vita è bella, che nei Campi Elisi aspettano il bellimbusto Crowe per girare assieme la nuova pubblicità della Barilla. Sì, tanto granturco e un Crowe derelitto-delirante che si è cuccato l’Oscar prima che ingrassasse come un elefante a botte di pastasciutta e vinelli francesi. E, secondo me, anche per colpa di troppe zoccole tailandesi.

Sì, a me puoi dirlo, Russell. Ti piaceva divertirti. Lo so… non fare il boy erased.

Un film tronfio, pomposo, romanesco, e intanto Isoardi Elisa lascia Salvini e quell’altra depressa incurabile di Elisa canta Se piovesse il tuo nome…

In tutto il mondo, Il gladiatore ha avuto successo e ciò dovrebbe dirla lunga sull’imbarbarimento dei gusti degli occidentali. Ancora ancorati a visioni della vita solenni da peplum semi-biblici. A inneggiare nazional-popolari agli stadi all’urlo di SPACCAGLI IL CULO! E poi la domenica a messa da santarellini.

Ah, Elena di Troia. Vieni a me, Elena Santarelli, e sarà tutta una Ferrarelle! Ah no, era quella della Rocchetta. Sì, sono un’ottima forchetta. Ecco il forcone, non darmi del troione, ti farò a polpette! Dopo il sugo, voglio fare la scarpetta. Ma come? Non ti sei neanche tolta le scarpe e già dici che puzzo? PUSSA via!

Sì, tutti si professano intellettuali al giorno d’oggi ma sono, come dico io, dei zacquari. Zacquaro, lo ribadisco, è un uomo radicalchic che si finge istruito, citando le pappardelle a memoria, così come faceva a scuola quando recitava alla maestra le guerre puniche, ma è invero un ignorantone terrificante.

Non basta saper tradurre in latino e greco per essere degli ellenici. E neppure per elevarvi al cielo. Ecco, levatevi dai coglioni e anche dagli spaghetti. Me li magno io, miei americani a Roma.

Ora, che c’entra tutto ciò con Gene Hackman? Ecco, Russell Crowe si è sempre creduto Marlon Brando. E invece è un burino da osteria dei proci, sì, proci, non porci, e ha interpretato spesso parti alla Gene Hackman. Parti da duro litigioso, arrogante, sprezzante, un tipo tosto, per la Madonna di Cristo santissimo!

E invece non ha niente della classe di Gene. Gene è uno stronzo, uno che sa il fatto suo e ridacchia come ne Lo spaventapasseri, un donnaiolo, uno che va dritto al sodo… senza panegirici. Ride, poi piange, muove alla commozione.

Di mio, sono Come Lion/Pacino, ma è un’altra storia.

Sì, è strepitoso Gene. Un compagnone, uno che, se un pederasta ti vuol fare… e ti spacca la faccia, arriva lui e gliele suona. Con uno così, ti senti protetto. Gene entra in un bar e sa come porgere l’occhiolino a quella super figa che prepara il caffè, mischiando già la schiuma del suo volerglielo shakerare senza ghiaccio. Gene ammicca con dovuta sfrontatezza, a costo di pigliarsi una sberla e un calcio nelle palle. Ma se ne fotte. Perché sa che una gli ha servito il due di picche e ad altre dieci invece regalerà il suo “picc(i)one”.

Gene è troppo forte. Lo adoro. Un uomo tenerissimo nel remake di Incompreso e un bastardo figlio di puttana ne Gli spietati. Un pezzo di merda mai visto nei vari Superman. E poi un cazzone in Frankenstein Junior. Un dio ne Il braccio violento della legge, 1 e 2, ne La conversazione, in Bersaglio di notte.

Il Presidente degli Stati Uniti più puttaniere e sadico della Storia in Potere assoluto, altro che Trump, capace di saltare da capolavori assoluti a film indegni del suo nome come Boxe. Capace di passare da Sam Raimi a Walter Hill nel giro di un colpo di pistola come Wyatt Earp. Sì, dopo Unforgiven, gli hanno offerto cinquemila ruoli da villain nei western.

E lui: – Ma non è che poi la gente dirà che interpreto sempre lo stesso ruolo? E che cazzo me ne frega? Tanto mi pagano. Poi ho già vinto due Oscar, quindi non devo dimostrare una minchia.

 

Sì, non mi va di dirvi quali sono le sue dieci migliori performance. Guardate i suoi film, fatevi la vostra idea e la vostra donna. Soprattutto fatevi mandare in quel posto.

Guardate qui… come, con charme da Oscar, appunto, lo mette nel culo ad Al Pacino e Jack Nicholson senza battere ciglio.

Comunque, ad Al Pacino non sbatté. Dopo poco avrebbe vinto come Protagonista.

Eh sì, due grandissimi amici.

Sì, Gene ha un che di Falotico.

Come no?

– Senti, Stefano, hai il tuo perché. Ma non mi piaci, lecchi troppo… – dice lei, già totalmente presa ma che altezzosamente fa finta di niente…

– Non è meglio? – rispondo io con una faccia da culo incredibile.

– Stefano?! Ma cos’è questa porcata che ho letto? Non è da te.

– Questa porcata sa il “fallo” suo.

 

Ah ah.
Insomma, dal 2008, questo Gene, nato a San Bernardino, che fa nella vita?

Vive del suo carisma.

O no?

 

di Stefano Falotico

Analisi spietata sugli Oscar, abbasso i vincenti, evviva i perdenti, cioè Willem Dafoe


03 Mar

IMG_6723_1400

Domani notte, in concomitanza con gli exit poll delle Elezioni italiane, da me ribattezzate “erezioni italiote”, perché ogni partito sicuramente si ecciterà se vincerà, assisteremo, anzi, assisterete a questo spettacolo pacchiano chiamato Oscar, una manifestazione che aveva un senso, che ne so, cinquant’anni fa, quando la gente era molto ingenua e si faceva emotivamente turlupinare da lustrini, paillettes e sguardi mondani sul red carpet, sognando di trasfigurarsi nel suo attore preferito. Eh sì, quante casalinghe del Texas, ove ci son le mucche, andavan in brodo di giuggiole per quegli occhi viola di Liz Taylor, mentre il marito, alla consacrazione di Elizabeth (sì, il premio alla miglior attrice vien consegnato in tarda notte, da noi quasi all’alba, negli Stati Uniti al canto del gufo), era già bello sveglio per andar a cavalcar nel Rio Bravo al primo fiorir del crepuscolo sottilmente rugoso come la sua pelle da Grand Canyon. Sì, il Rio Bravo è in Texas e non in montana, miei montanari, mentre il Grand Canyon è in Colorado, ove Wile, detto Willy, il Coyote non riusciva mai ad acchiappare Beep Beep, e ove Michael J. Fox di Ritorno al futuro parte terza precipitava in un incubo da trenino della Lego. Sì, quel povero sciancato di John Wayne vinse la statuetta per Il Grinta, ennesima interpretazione uguale e monocorde come tutte le sue, e glielo diedero per anzianità. Infatti, di lì a poco schiattò. Da cui Jack Palance di Scappo dalla città – La vita, l’amore, le vacche. Eh sì, sempre le vacche, queste bovine domestiche da carne Manzotin come dimostra quel bel pezzo di manzo e patonza che è Kelly Reilly. E Kevin Costner di Yellowstone sa come (m)ungerla… Mah, ancora non è uscito, ma sicuramente il re di Balla coi lupi  pelerà la sua agnellina, da cui Il silenzio degli innocenti. Silence of the lambs.

Sì, è arcinoto che a vincere gli Oscar non siano necessariamente gli attori dell’anno più bravi, ma quelli più “mostruosi”. Non sempre mostri sacri, a volte semplicemente interpreti che fanno la parte degli handicappati, dei minorati, dei malati di qualche cosa, AIDS o Alzheimer, che si trasformano fisicamente, s’imbruttiscono, vengono truccati “a (d’)uopo” per commuovere. In poche parole, spesso si premiano le interpretazioni “patetiche”. Basta scorrere la lista dei vincitori di tutte le edizioni, in particolar modo degli ultimi trent’anni, per accorgersi che l’Academy preferisce usare questo metro di giudizio assai discutibile, prevedibile e scontatissimo.

Io sono un fanatico delle interpretazioni interiori, quelle che partono dall’anima e poi si trasmettono negli sguardi, sguardi dell’attore che aderisce a questo metodo attoriale, ben più complicato, sofferto e intenso, e sguardi nostri, da spettatori empatici che ci emozioniamo per come un attore riesce a effondersi, oserei dire, nel character, e dà vita a gioia, letizia, dolore anche solo attraverso un’occhiataccia, un’alzata sopraccigliare, un’espressione impercettibile.

Dunque, capite bene che, sebbene lodi l’egregio Oldman de L’ora più buia, tumefatto dal makeup, che comunque ha dovuto cambiare voce per fare Churchill, non poco sarei felice se a vincere fosse Chalamet.

Ma è altissimamente improbabile che ciò possa avvenire. Poi è ancora un “guaglione”, deve farsi le ossa…

Come certa è la vittoria della solita pazza strillona McDormand, a cui preferisco la solita Streep estremamente contenuta, che vive internamente i suoi dubbi e con la carica della sua magnetica espressività li comunica senza troppe grida o scene effettistiche.

Ma, si sa, gli Academy amano variare, anche se per la McDormand sarebbe comunque una “doppietta” dopo l’Oscar per Fargo, e allora anche la signorina Saoirse Ronan dovrà accontentarsi di essere ricordata come “semplice” candidata e nulla di più. È una figa bruttina ma comunque farà la sua porca figura.

Eh sì, per dare una seconda possibilità a quelle cariatidi della Dunaway e di Beatty, hanno deciso che non era giusto farli uscire di scena con la più grande gaffe della storia degli Oscar, e allora sono stati richiamati, acciacchi permettendo, per “sbagliare” di nuovo. Ah ah.

A proposito, rimanga fra noi: sebbene sia stato eccellente per Toro scatenato, De Niro ha vinto l’Oscar per questo film per via del fatto che è ingrassato trenta chili, ma l’avrebbe meritato molto di più per Taxi Driver.

Ho detto tutto…

E Willem Dafoe che c’entra? Anche quest’anno la sua sete di vittoria sarà solo un’ultima tentazione da povero Cristo. Perché l’Oscar se lo intasca Rockwell.

 

E, naturalmente, essendo io uno spietato, che dice la verità senza cazzeggiare in stronzate, vi mostro la foto di uno degli Oscar, secondo me, unforgiven…

Ah ah! E qui sono Pacino di Scent of a Woman!

Anche se, nella notte delle elezioni, l’avrebbe meritato Washington di Malcolm X.

E Denise Negri, in studio per la diretta su Sky, assieme al Canova e Castelnuovo, tiferà per i neri. Eh sì, evviva Get Out! Negro ti faccio nero, e su questa stronzata Scappa, no, scappo!

UNFORGIVEN, from left: Gene Hackman, Clint Eastwood, 1992. ©Warner Bros.

UNFORGIVEN, from left: Gene Hackman, Clint Eastwood, 1992. ©Warner Bros.

 

di Stefano Falotico

Date a Clint quel che è mio


23 Jun

di Stefano Falotico

Con grande agonia, la butto sull’ironia, burlandomi di me ma tenendo in auge Clint Eastwood, cioè sempre me stesso in abiti da “mon(a)co

Adoro quest’uomo, questo “nonno” che, in Gran Torino, mentre forse stava sognando ancora la sua ex Sondra Locke, un sogno ero(t)ico da back to the future per scoparsela ancor da giovane Firefox… oltre le barriere del suo “volante” quasi rincoglionimento cavalcante da fu texano dagli occhi di ghiaccio di marmo e, onestamente, oggi sempre affascinante ma non credo così pompante di cavallo in mezzo alle mutande da uomo nel mirino nel filo da torcere alla gonnella di quella sorca di Sondra, estrasse il “fucile” e uscì nell’aiuola ove i bulli stavan aggredendo l’innocenza a mandorla delle virginali purezze giovanili. Capolavoro! La storia di un duro che sembra da ospizio e invece fa il culo agli arrestati “pisellini” dopo lo stupro scellerato. Gli uccelli (in)castrati in gabbia.

Ma che cazzo di nome femminile è Sondra? All’anagrafe, la “a” di Sandra deve essere andata a puttane di o, oh, quant’è bona questa figliuola. Sì, un pezzo di grilletto come poche per la 44 Magnum del nostro Callaghan. Sondra, una fortunata. Perché Clint è tutt’ora uomo che (non) ha p(r)ezzo, mi scommetto le palle, infatti e in mio fallo, da lui battuto, che a letto sa domar le amanti meglio di Bill Munny. Io sono in questo più simile a Bill Murray. Quando ricevo un (ri)fiuto da una donna, ridacchio di occhio strafottente in dolce-amaro lost in translation. Sì, a differenza di me, che spesso lo prendo in quel posto in senso (a)lato, nessuna pecorina si è mai lamentata di quella eastwoodiana pistola unforgiven, veloce d’estrazione senza preliminari dei vostri coglioni, però non precoce di penetrazione, ma eiaculante solo dopo aver soddisfatto la sua donna in modo fumante.

Ed è per questo che io e Clint (non) siamo la stessa persona. Metterei la firma per avere una vecchiaia come la sua. Il suo Cinema, e non solo, ancora spinge, tira più d’un carro di buo(nism)i inutili. Cinema secco, commovente, romantico e senza retoriche. Cinema che ti prende, ti scopa, ti prosciuga, ti bacia con dolcezza ma anche con ruvida potenza.

Cinema che entra sotto pelle, “sleeper”, crepuscolare come le notti più calde che mai vi sognerete.

Il femminismo ha rovinato il Cinema, no!


11 Feb

Il Cinema odierno è stato spazzato via e stuprato dalle “palle” dolci del femminismo castrante, ove i capolavori, sanamente “violenti”, son stati deturpati dal buonismo “carezzevole”

Le donne… La mia non è misoginia, perché adoro levigare la mia mano a “scioglimento” liturgico d’amanuense indurirmi penetrante in cosce strizzanti e accaloranti, baciando lo scroscio ormonale del mio maschio più insuperbito, strangolato d’avvinghiamenti torbidi, lisci e avviluppanti, lupeschi e inebriandomi di soffici, ondose e belle godute pesche del navigar mansueto in notti sguazzanti fr’aromi “levitanti”, eppur le donne hanno rovinato la visione del Cinema, piegandolo alle loro castrazioni da mater catechistiche e di bontà mielosa dalla puzza rotocalco rosa.

Invece, voglio indietro il Cinema sano, scalzo e “maniscalco” dell’età della pietra color oro di quando l’uomo era duro, secco, tagliante d’aceto e sguardo d’accetta.

Come Clint Eastwood, senza evirazioni al suo Munny.

Quali mamme(lle)!

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)