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PINOCCHIO, recitato in maniera flamboyant dal Falotico, uomo bizzarro ed eccezionale veramente, author del Commissario Falò!


17 Sep

Et voilà! Ah ah.Sandra Majani profumo Yvonneperfume yvonne majani

falotico_commissario-ebookIl commissario Maigret Depardieu poster italiano Alessandra Martines Pinocchio Walt Disney

PINOCCHIO – Cortometraggio: per il nuovo anno, regalatevi un Falò all’insegna della perpetua libertà


29 Dec

81038942_10215328982320669_3542337099862638592_o 81214617_10215329034321969_7850873219752919040_oMi sto appropinquando, amici e (a)nemici, uomini nervosi e nerboruti, uomini stupidi e uomini di YouTube, a viaggiare alla volta di Monaco di Baviera ove festeggerò l’arrivo della mezzanotte del 2020, brindando nella sera di San Silvestro e aspettando l’alba di una nuova era.

Conserverò una bella cera o sarà una serata da C’era una volta…?

Chissà se, dopo una lauta mangiata in compagnia, chissà se, dopo uno spumante lieto, sarò allegro o m’immalinconirò, ubriaco, sin al calare delle serre, no, serrande. Poiché alloggerò in albergo e, dopo i bagordi, i forti singhiozzi, i trambusti non da uomo monacale né monastico, né chiesastico né tedesco con la svastica, semmai dopo aver preso pure uno schiaffo in faccia da parte di un crucco balordo assieme alla sua valchiria spastica, mi disinfetterò in bagno la ferita con la penicillina, smacchiando il livido con la varichina. Urlando così tanto di dolore che mi sentiranno sin dall’attico.

Sono Pollicino?!

Invero, il livido rimarrà e assumerò un look da uomo trasgressivo semi-punk. Ah ah. Con venature psicofisiche, non fighe, d’apparente psicopatico in verità umanamente Falotico ma giammai meschino. Ah ah.

Sì, mi denuderò d’ogni abito casto e, prima d’immergermi sotto le lenzuola, scatterò un selfie da cui potrete evincere la mia totale simbiosi incarnata in Arthur Fleck/Joker.

Un uomo dimagrito, disintegrato, fortunatamente non cassaintegrato e, vivaddio, non comunemente inserito socialmente poiché patti sociali fa rima con ipocrisie da mentitori animali, escoriato nell’anima, il quale talvolta è ancora Antonio Rezza di Escoriandoli e ha una faccia simpatica da pagliaccio dalla carnagione poco colorita, invero molto pallida, un uomo che, a differenza di Andrea Carnevale, non scopò mai Paola Perego ma, nei momenti di tristezza e di atroce infantilismo, gioca coi Lego e, di tanto in tanto, può scapparvi una sega.

Volete che seghi Paola? Sì, è una donna che andava bocciata prima di fare l’oca. Ah ah.

E giochiamo di doppi sen(s)i, uomini senza sen(s)o. Spesso, ancora insensatamente, mi piace giocare al ruolo del demente poiché sono un Man on the Moon come Kaufman/Jim Carrey.

Le donne mi allupano, da licantropo mi alluno e bevo tutto il lupo, no, il luppolo. Poiché la bionda è gustosa ma anche una mora che mangia il mio “Belgioioso” sa rendermi un uomo giocoso e cremoso.

Ah ah.

Pochi giorni fa, uscì Pinocchio di Matteo Garrone, miei uomini da fave, no, favole della volpe e la vulva, no, l’uva. Che comunque è la stessa cosa, sì quella cosa rosa come disse Checco Zalone. Un furbacchone ma non un qualsiasi coglione. Adesso, Checco si paragona addirittura ad Alberto Sordi e chi ha orecchie per intendere, eh già, intenda. Sta costruendo pian piano il suo personaggio, sa vendere bene la propria merce. Non è mica un distributore di cine-panettoni da Christian De Sica, addirittura adesso è un fenomeno da Ladri di biciclette. Ma roba da matti. Eppur Mereghetti Paolo e Magrelli se lo tengono pure buono. Checco potrebbe tornare utile.

L’uva è viola e, appena la vedi, ti diventa rosso e lì vola. Basta che non la violi ed è amore consenziente. Non so però onestamente quante donne, in realtà, ne siano senzienti o invece fingano per rendere i loro uomini contenti. O solo cornuti. Ah ah. L’amante fa sempre più figo e trasgressione. Finta, appunto, ah ah. Anzi, due punti. Adbundatis adbundatum, come diceva Totò della Malafemmina.

Alberto Sordi, l’italiano medio, pavido, codardissimo. Capace di scrivere nefandezze lerce da leone da tastiera ma è solo Don Abbondio.

Chi s’accontenta gode, così così, cantò Ligabue, cari i miei Geppetto.

Io sono Giotto e lei dipinge tutta la mia Cappella Sistina da Michelangelo.

Lucignolo/Ceccherini lo sa. Anche sa che ogni cantante Gatto Panceri usa oggi forse la panciera poiché non ha più un fisico da bilanciere, cosicché nemmeno gli ex Gatti di Vicolo Miracoli riusciranno a miracolarlo nel far sì che possa alla Fata Turchina slacciare la cerniera.

A parte le cazzate, stamane, dopo aver visto una video-recensione, sotto di essa scrissi un commento totalmente spontaneo, tremendamente ispirato, cioè sincero. Come dicono i toscani, sicché è codesto:

lo sapevo che era uno dei titoli da te più attesi della stagione. Credo di aver compreso, scusa se pecco di superbia, un po’ la tua poetica e la tua visione del mondo. Che è molto cinica, spietata e dunque paradossalmente romantica e favolista. Poiché la realtà quotidiana, sin dapprincipio, fin da quando usciamo dall’utero, è ricattatoria e impone immediatamente parametri protervi e violenti, insindacabili da gendarmi intransigenti. Come coloro che prelevano Pinocchio e l’obbligano, giocoforza, anzi forzatamente a “crescere”. Crescere, questo verbo che risuona, anzi, detto in maniera toscana, RISONA, insiste veemente a inseguirci e perseguitarci nell’animo sin dalla più tenera età indomita. Un comandamento imposto, ineludibile e spesso inattuabile, inattingibile poiché la vita, nel suo districarsi complessa e non intelligibile, non è un percorso a tappe retorico. Teoricamente lo è ma subentrano sgambetti, interruzioni, imprevisti mutamenti. E, serpentesca, la nostra esistenza si compie invece spesso nel non essere, nell’estraniarcene, nel depistare il cammino retto o da pancia in dentro e schiena dritta, appunto, come pretende la falsa, fascista rettitudine moralistica. E da Collodi passiamo a Dante e il suo smarrire la retta via. Il precipitare nella selva oscura dei nostri patemi esistenziali più nascosti, imperscrutabili, amnesia e buio amniotico del nostro essere che quasi mai diviene un essere e un esservi in tal vita misteriosa che c’immalinconisce, ottenebra e segrega nel ballerino danzarvi agonizzanti e poi nuovamente euforici, incantevolmente disincantati. No, non vedrò Garrone. Lo guarderò in dvd. Al momento non m’interessa. Come sai, ho molti parenti che vivono in Toscana e vi son stato proprio a Natale. Certo, ricordo bene la serie-“film” di Comencini con Manfredi e la Lollobrigida. E il rimembrarla mi porta con la mente e con l’anima laddove la mia infanzia ancora c’è eppure non può più in realtà essere. Ma persiste, squilla detonante negli attimi di solitudine o proprio durante le feste quando, addolciti dall’atmosfera sognante di pace, dolciastra bontà e apparente requie, ci accasciamo nostalgici nel “memento” dei nostri ricordi o solo dei nostri vivaci, infantili cuori. Quando ci emozionammo a giocare con gli aquiloni, quando spensierati riposammo, fanciulleschi e puri, beati e incoscienti laddove mai fu, mai sarà eppure viviamo ancora. La favola di Pinocchio, invero, è questa. Un’enorme metafora della condizione umana. Ed è per questo che, come dici tu, il testo di Collodi è dark, gotico, quasi un racconto di formazione dell’orrore con molti momenti felici, pieni di colori, altri invece cupissimi, mostruosi come Manguaf(u)oco. Noi tutti siamo Pinocchio, raggirati non solo dai volponi e dalle gatte morte, ah ah, bensì dal nostro essere forse Leslie Nielsen de quando mente ai passeggeri a bordo e gli cresce spropositatamente il naso. Noi tutti, infatti, sappiamo che stiamo precipitando e schiantandoci per forse salvarci e rispiccare il volo.

Dunque, per un anno senza fascismi da Salvini, da cui si salvi chi può, propongo alle elezioni John Belushi di Animal House, ovvero il Falò. Si sa, è ovvio, acclarato, certificato e conclamato che io sia il più grande bugiardo della storia. Sono, peraltro, l’unica persona al mondo che riesce a essere Joel Edgerton, Tom Hardy e Nick Nolte di Warrior in una sola interpretazione vivente.

Insomma, si fa quel che si può se si può.

 

di Stefano Falotico

pinocchio disney

warrior joel edgertonnick nolte warriorwarrior tom hardy

 

Pinocchio di Garrone è brutto. D’altronde, le favole di Collodi sono finite, la gente deve portare la macchina al collaudo


22 Dec

pinocchio disney

Ebbene sì. Roberto Benigni interpretò e diresse Pinocchio nella trasposizione peggiore di tutti i tempi anche se tenuta in auge da Enrico Ghezzi poiché, in via della sua impresentabilità assoluta, a Ghezzi parve una pellicola super-pasticciata e poco dalla Critica seria benvoluta, dunque da bastian contrario la esaltò con far fanatico. Forse falotico…

Così come il tanto bistrattato Michael Bay, spauracchio dell’intellighenzia contemporanea, Ghezzi magnificò, Definendolo un autore incontrovertibile, autore peraltro, a suo dire, di una delle massime vette della Settima Arte planetaria, ovvero Armageddon.

Invece, pare proprio che stavolta il celebrato Garrone, per fare il furbone, cioè realizzando un film dai facili incassi per grandi e piccini, adatto anche ai più tromboni, scendendo di conseguenza ai meno artistici compromessi poco nobili, abbia sfornato un film col quale, sbugiardando tutta la sua carriera, gli sia già cresciuto il naso più di Leslie Nielsen ne L’aereo più pazzo del mondo. Che marpione questo Garrone!

Da tempo immemorabile, da Walt Disney, con la sua celeberrima versione cartoonistica, sin al mai realizzato colossal che doveva essere firmato dal famigerato Francis Ford Coppola con Al Pacino e De Niro nei panni, non so se rispettivamente, del Gatto e la Volpe, la favola di Collodi sul più famoso e popolare burattino di legno di sempre fu il sogno proibito di ogni cineasta. Anche del più auto-sputtanatosi senza ritegno.

Che fine ha fatto, inoltre, l’annunciato Pinocchio di Guillermo del Toro?

Posso asserire, senz’ombra di dubbio, senza ricusare la mia innata patologia di mentitore invero più sincero di tanti fals(ar)i, che chi paragona C’era una volta a… Hollywood a Joker, affermando che il film di Tarantino sia Arte pura mentre la pellicola di Phillips solamente una furbata ipocrita, merita che la Fata Turchina, dinanzi ai suoi occhi traviati e distorti dalla poetica noiosa e goliardicamente fastidiosa di Quentin, vale a dire l’inattendibilità fattasi pop oramai balzano e scombiccherato, un uomo adesso sgarrupato e cinematograficamente, a mio avviso, rovinato dopo averci propinato questa pazzesca boiata, un uomo che non va in alcun modo assolto, tantomeno non lapidato e ingiuriato, angariato, offeso e severamente sgambettato, bensì inchiappettato e non perdonato, ecco… dicevo, chi sostiene che chi consideri Joker superiore all’ultima balla spaziale di Tarantino vada subito fermato e internato, da casa prelevato dai carabinieri e quanto prima in un centro rigidamente psichiatrico severamente e inflessibilmente deportato, credo che abbia capito poco non solo del Cinema, bensì della vita in generale. Poiché vuole arbitrariamente legiferare da caporale, attraverso la sua nazifascista eugenetica pseudo-cinefila, sulla frase più conosciuta persino di Pinocchio stesso. Ovvero:

de gustibus non disputandum est.

Dicevo anche che merita che la Fata Turchina, dirimpetto a lui, si accoppi con Mangiafuoco.

Bruciandogli, così facendo(selo), ogni purezza residua della sua sporca cosci(enz)a che a ogni uomo vero e a ogni donna sana fa ribrezzo.

Le donne sante a me comunque non piacciono. Le schifo, ah ah. Non me la raccontano giusta e io avrei da raccontarvene.

Ieri pomeriggio, su Facebook, la sparai grossa e si scatenò, in merito a tale mia bomba, una faida di livello mondiale tra appassionati, veri o sedicenti, anche fra ottantenni misti a precoci, esaltati sedicenni. Un professore cattedratico, nel suo ambiente universitario molto altolocato in cui da ogni suo studente e collega viene, non so se (im)meritatamente, stimato, non so neppure se sopravvalutato o soltanto leccato, attaccò verbalmente un comunale impiegato, colpevole a suo dire di essere un ignorante cinematografico poiché quest’ultimo, alla pari del sottoscritto, definì il film di Tarantino una presa per il culo all’intelligenza anche dei più apparentemente cretini, sprovveduti e da questa iniqua società emarginati. La gente si accapigliò, sbraitò, inusitatamente si offese e le persone, reciprocamente, s’angariarono, sparandosi insulti dei più miserevoli e disparati fra borghesi contro paninari, fighi contro sfigati, fighette con la Calzedonia contro figone della madonna ma in realtà mezze calzette.

Ma, nel frattempo, io gustai la lotta senz’esclusione di colpi fra il pubblico accalorato e scalmanato, leggendo ogni ingiuria vomitata dalle persone che, a tale riguardo, la pensarono diversamente.

Quindi, mentre loro si affannarono a voler avere ragione a tutti i costi, io risi da giullare. Mandando ogni inutile contenzioso a cagare.

Poiché io so la verità inconfutabile. Però da tutti celata, quindi non detta e, in maniera capziosa, inconfessata. Che fessi!

Chi è un occidentale e legge filosofia orientale, eh già, non è un uomo elevato, bensì un cornuto mai visto che fotte la sua anima dalle gambe corte che guarda con gli occhi di Pinocchio quelle con le cosce chilometriche, cioè le gnocche. Poiché di giorno s’asservisce, da mon(a)co, al sistema bugiardo e sconcio, davanti agli amici e alle donne si pone come uomo di risma ma, di notte, non prendendo sonno a causa del suo complesso di colpa e del suo insanabile conflitto psicologico, appunto, legge sulla tazza del cesso Mishima per credersi, in cuor suo, un ascetico della minchia.

Ne vidi tanti/e.

Donne che ogni domenica mattina vanno a messa e poi mangiano carne di maiale con solo il Venerdì Santo, bensì tutto l’anno. Facendosi amare nell’ano dai maiali, cioè quelli con più soldi e col migliore divano.

Vidi uomini dichiararsi poveri, dunque senza un soldo bucato, senza un Euro nel salvadanaio, che piansero miseria per avere un rapporto sessuale gratis con una che la dà via a dieci cent.

No, in Italia non c’è nulla.

La gente continuerà a parlare di rivoluzioni e guerre civili per tirarsela da comunisti amanti di Marx quando poi comprerà nuovamente il nuovo calendario di Max.

I cosiddetti intellettuali, quando vengono colti (ma colti di che?) in flagrante, ti schiaffano la letteraria citazione da eruditi, latinisti e letterati per tenerti buono e tranquillo, suggestionandoti col potere della finta istruzione ch’è in verità soltanto arida corruzione, volgare (pres)unzione e saccente miseria tronfia.

Meritano ogni sacrosanta punizione!

Ché si pavoneggiano del loro sterile scibile senza umanità ma si ammaliano, anzi pateticamente ammantano e nascondono dietro la maschera perbenistica e moralistica, (d)istruttiva e induttiva d’un pretestuoso stile senza pedagogico, autentico, dolce vivere semplicemente logico.

E questo è quanto.

Cosa faccio io nella vita? Fra i volponi io sgattaiolo. Qualche volta pure abbaio, altre volte abbacino.

Datemi dei bacini e buonanotte a tutti, miei porcellini.

Per una società libera e democratica, senza partito preso, propugno solo dei pugni in faccia a chi vuole spaccarti il naso. Anche delle pugnette, a mo’ di sfottò, alle mezze seghe.

 

di Stefano Falotico

 

benigni pinocchio garrone

Mezzanotte del riscatto di Richard: dicesi “tardivo”, prossimo al senil avervi insederato! L’Oscar è suo!


30 Nov

Quest’anno, l’Oscar come Miglior Attore è suo. Alla facciaccia dei detrattori. Il detrattore va in trattoria e mangia coi ratti

Lo so, vi sta antipatico. Solo perché si portò a letto, “ammogliandosela”, la superba Cindy Crawford, famosa per il suo neo atipico da tipetta topona. Crawford non ammoscia, Crawford è da “affondare” di “rafforzante”.
Be’, pare che anche quello di De Niro, celeberrimo di “stampo sulla guancia-zigomata”, se la sia fatta.
All’attore di Hollywood, una Cindy miei candidelli.

Che cosa rosicate? Richard, in fondo, è ben più misero di me.
S’incravatta, s’impomata eppur di gigolò non è come Al Pacino. Che fu calunniato quando ebbe successo, con le solite cattiverie infami sul sesso. Sì, sparsero la voce che, prima di essere Al, “abbacinava” le donne sicule. Son scherzi da prete. Il padrino non ci sta! E vi rifilò dei colpi in pancia!

Ecco, Al Pacino calza a Richard, essendo stato Richard a “rubargli le scarpe” per Arbitrage. Ruolo per cui era designato Alfredo e che invece andò poi al Gere.

Io so tutto. Mentre voi cazzeggiate e “mollate”, contentuzzi delle vostre (in)felicità da ipocritoni, io scruto la fauna di Los Angeles, e me n’affamo, alla faccia di voi, beffatori. A chi volete portar iella? Son io che vi sbudellerò di “patenti” pirandelliane se vorrete ancor cancellar le mie centomila trasformazioni, annerendomi in un “nessuno”, miei piccoletti qualunque. V’illudete, vi prostituite, v’inculate a vicenda, eppure siete sempre più insoddisfatti, soffrendo “pene” che aumentano parimenti all’uccello tanto “infornato” quanto sempre più “panettiere” da farine del vostro zucchero a velo velenoso.
Che vergogna! Adesso, pure con la lavandaia. Uno che vi s-tira il pann(olin)o. Che sconcezza!

Pane al pane e vino ai divini. Ma quali divani!

I panni sporchi non van lavati nei tradimenti di famiglia, ma esposti in pubblico. Se siete ossessionati dal pube, pubblicate. Invece no, di Clooney George v’”innamorate”, sognando il suo cotonato che “brizzolato” ruzzoli in voi, le zozze. Che zoccolone!

Sì, scherzate e volete l’uomo “maturo” (credo non sia il vero “duro”) di fascino “screziato”.
Che screzio. Ah, come vi screpolate le labbra e crepate d’invidia per la sua Stacy, ginnasta che “avvoltola” il suo “smoking”, “affumicandoglielo” di scopa che scoppietta “al tappeto”. Che mossa da lottatrice. Invece voi, “casalingue”, sol di lingua inaridita e spruzzata d’aceto nelle insalate, lordate le “lodi” d’un marito già sudicio che, di par suo, s’appaia “sudato” a “una” da sedar di “sedere”.
Che schifezze!
Mamma mia, che sifilide catodica, vi dichiarate cattolici con tanto poi di foto (segnaletica…) ambigua su Facebook dell’amico a fianco del vostro consorte con le braccia al vostro sen assetato. Conserte, assortite e tirate le cuoia.
Che malesorti. Che maialini! Che sorci! Che porconi!

Basta, ghiri che vi raggirate, date a Gere il Re del suo girino.
So che voi donne “lo” volete. Vi piacerebbe un figlio da cotanto sperma.

A me piace, non sono omosessuale, ma sono un Uomo.
Quindi, amo chi è un grande, come me.

Sì, è una società di puttane conclamate. Prima, negli anni ’80, avevano almeno un po’ di ritegno. Adesso si tingono, si fan mantenere, e dunque si tengono. Ma son più meretrici di Mara la “stiratrice”.

Oggi pomeriggio, sempre attraverso questo mezzo dei “Mi piace-Condivido”, falso come una stampante a colori per la vostra testa in bianco e nero d’inchiostro “simpatico”, mi contatta una senza “cappella”.
Elargendomi “grandi complimenti”.

– Sei carino. Mi dai il tuo (ucc)cel.?
– Sì, hai due belle tette. Però, ora devo preparare la cena. A base di peperone.
Ciao.
– Ma come? Non ho delle fantastic boobs?
– Certo, infatti mi son già salvato le tue immagini.
In poche parole, per “farla” breve, me lo leccheresti?
– Credo di sì. Anzi, certo. Cosa vorresti di più?
– Che ti togliessi dalle palle!

Scoprii, tramite un altro suo contatto, ch’è una lesbica ragionierina del reparto amministrativo da segretaria-“segregata”, la qual nel Tempo perso s’”annoia”, fottendosene degli spam.

Ecco, recapitai al suo compagno, trovato nelle “Informazioni” del suo “nobile” Profilo, tutta la “messaggeria”.

Domani non divorzieranno.
Il fidanzato pare che sia un pappone.

Ho detto tutto.

Osserviamo tutti i ruoli che gli sfuggirono per “una manciata di secondi”, e furon la fortuna di altri.

Se il Poker non è fortunato, l’asso nella manica te lo sbatte.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Trappola di cristallo (1988)
    Willis Bruce.
    Meglio così. Richard è da doppiopetto, non da canottiera.
  2. Wall Street (1987)
    Michael Douglas.
    Peggio. Douglas è un erotomane, pure i soldi vuole.
  3. Traffic (2000)
    Ecco, qui Michael rinsavisce salvando la figlia.
    Gere sarebbe stato più credibile.

    A me Douglas, nella scena del “salvataggio”, parve uno che “ammiccava” all’attrice minorenne, “sangue del suo sangue”, un “Drogami nelle doghe”:

  4. Fuga di mezzanotte (1978)
    Brad Davis.
    Una faccia come il culo.
  5. Arbitrage – Sesso, potere e denaro (2012)
    Appunto.

 

 

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