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I prossimi progetti cinematografici di Bobby De Niro, a dispetto del Covid-19 e del Gucci di Ridley Scott da girare in Italia a Marzo (con la mascherina dalle 5 alle 22, salvo controindicazioni e contrordini)


06 Nov

Ebbene, che dite? Questo nome, anzi, questo nome e cognome, cioè Robert De Niro… non m’è nuovo.

Sebbene, in Italia, dopo tutti i rimandi dovuti allo scandalo Weinstein e le quarantene imposteci varie, attendiamo che la Notorious Pictures finalmente distribuisca il tanto atteso Nonno, questa volta è guerra!

Atteso da chi? Considerato, forse a ragion veduta, uno dei peggiori film a cui De Niro abbia preso parte. In originale, intitolato War with Grandpa, da non confondere col quasi omonimo Dirty Grandpa. Ovvero, il da noi divenuto Nonno scatenato. Film, quest’ultimo, massacrato dalla Critica alla pari di Toro scatenato? Mah.

Acclarato che sia War with Grandpa che Dirty Grandpa non passeranno alla storia, certamente, come Raging Bull, sebbene Nonno scatenato, a mio modesto avviso, non sia affatto brutto come si disse, dice e dica in giro, in quanto lo vidi e tuttora vedo come una requisitoria contro il falso perbenismo, forse intrisa di qualche volgarità di troppo, un po’ indigesta sebbene piccante quasi quanto la super sexy Aubrey Plaza, guardiamo avanti e non osserviamo ciò che sta dietro come Vi presento i nostri. Plaza, che didietro, però.

Sì, la carriera di Bobby De Niro, sino a Ti presento i miei, a eccezion fatta forse di un paio di film bruttini, penso che sia stata più figa della Plaza.

Una carriera stupenda, addirittura più bella di Leslie Mann. Co-protagonista, assieme a Bob, dell’inedito The Comedian. Poi, ve ne parlerò. Sarà infatti forse inedito per voi. Ma non per il sottoscritto.

Poiché ne acquistai il Blu-ray americano in quanto fan sfegatato di De Niro e amante delle belle donne. Le quali, nella mia collezione privata e segretissima, sono sempre immancabili.

Piaciuta la battuta alla Jackie Burke di The Comedian?

In effetti, per molto tempo sognai una donna come Leslie Mann ma fui come Steve Carell di Benvenuti a Marwen. E ho detto tutto…

Nei miei periodi, diciamo, più sfigati, feci al che l’amore, cinematograficamente parlando, con De Niro. Amandolo infatti alla follia, ah ah.

Sì, me ne trasfusi, me n’identificai totalmente, m’incorporai in lui e, di simbiosi compenetrante, perfino sulla sua vita privata m’informai dettagliatamente. Tant’ che penso questo… De Niro, oggi invecchiato e forse un tantino smemorato, credo che non si ricordi quanto fosse bella Naomi Campbell ai tempi in cui lui e Naomi stettero assieme.

Io me la ricordo benissimo, invece.

Ebbene, De Niro, dopo aver lavorato con Nancy Meyers per Lo stagista inaspettato, con quest’ultima girò un mediometraggio piuttosto impresentabile, disponibile su YouTube e Netflix USA. Vale a dire l’abominevole Il padre della sposa 3.

Altra roba da cestinare subito.

Film o pseudo tale filmato con la web cam a mo’ di videochiamate streaming live di WhatsApp.

Con Anne Hathaway, sua compagna sul set di The Intern, Covid-19 permettendo, lavorerà ancora assieme per Armageddon Time di James Gray. Andiamo già meglio.

Gray è un grande. Dunque, dopo averci deliziato con la sua performance subtle in The Irishman e dopo il suo ruolo centrale in Joker, De Niro lavorerà ancora con Scorsese e DiCaprio per Killers of the Flower Moon. Film che sarà ambientato in una riserva indiana.

Ovvero, ciò che sta diventano l’umanità che, affetta dal Coronavirus, alla pari della popolazione massacrata dai cowboy, è quasi in via d’estinzione.

Ah ah.

Dunque, Gucci di Ridley Scott con Lady Gaga nei panni di Patrizia Reggiani.

Lady Gaga, all’anagrafe Germanotta. Donna però di chiare ascendenze meridionalotte, in A Star is Born perfino un po’ pienotta, oserei dire tracagnotta.

Insomma, leggermente sovrappeso e chiatta ma comunque sempre sensualissima come Tania Cagnotto.

Nelle prossime settimane, invece, il Bob dovrebbe girare a Puerto Rico, ove pare che il Coronavirus non stia mietendo molte vittime, il film Wash Me in the River.

Film che vedrà, per la prima volta in assoluto, duettare Bob con John Malkovich.

Nel cast, inizialmente doveva esservi anche Machine Gun Kelly. Giustamente rimpiazzato dal ben più valido Taylor Kitsch.

Sì, Machine Gun si vanta di aver avuto una notte di sesso con la pornoattrice Rachel Starr e di fare all’amore con la sua attuale compagna, forse tutte le notti, Megan Fox.

Sì, sono bravi tutti. Quando sei miliardario, le attrici del c… o, come si suol dire, ti fanno la corte. Ne sarebbe capace pure mio nonno, fra l’altro, morto.

Peraltro, Machine Gun è proprio un cretino. Coi soldi che ha, si accontentò solo di Rachel. Chi si accontenta gode? Ah, mi accontenterei di Rachel anch’io.

Sì, basta, non vogliamo vederlo al cinema. In un film con un uomo di altra categoria come De Niro, sarebbe c’entrato come i cavoli a merenda.

Signor Machine, mi dia retta. Continui a bombardarci di pessima musica, tanto io non l’ascolterò, e duramente perseveri a bombare la Fox, lasci stare la celluloide, però. Se proprio la sua Megan dovesse, col passare del tempo, sviluppare un po’ di cellulite, contatti il chirurgo plastico di Rachel Starr e la finisca di darsi alla Settima Arte.

Sì, non capisco perché The Comedian non sia stato mai distribuito in Italia.

È la storia della mia vita.

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THE COMEDIANthe comedian de niro devito

Ebbene, oggi recensiamo un film assurdamente mai distribuito qui da noi, sciaguratamente snobbato, totalmente ignorato da qualsiasi distributore italiano, introvabile, poiché mai uscito, persino in home video, ovvero il valido, esilarante e al contempo malinconico The Comedian di Taylor Hackford.

Regista, peraltro marito della grande Helen Mirren, che, a sua volta, riteniamo che ingiustamente sia stato sottostimato per molto tempo, malgrado possiamo, a suo modo, certamente considerarlo un autore a tutti gli effetti, pienamente. Sì, molto particolare, mai del tutto affermatosi e riconosciuto come tale. Il quale però, lungo la sua lunghissima carriera, sì, altalenante e comunque discontinua, disomogenea e perciò non facilmente ascrivibile forse a una poetica definita e perfettamente riconoscibile, ha azzeccato più di un film. Questo gli va riconosciuto altamente.

Ottenendo clamoroso successo planetario col celeberrimo Ufficiale e gentiluomo, dirigendo Al Pacino, Charlize Theron e Keanu Reeves nell’interessante anche se indubbiamente un po’ pacchiano e pasticciato, prolisso e confusionario L’avvocato del diavolo, raggiungendo la prima e unica, assai tardiva nomination all’Oscar come best director per il bel biopic Ray con Jamie Foxx, conoscendo la stessa sua sposa e compagna Mirren sul set del suggestivo Il sole a mezzanotte. Firmando Rapimento e riscatto con Russell Crowe e Meg Ryan ed essendo stato l’autore di quello che, a tutt’oggi, possiamo senz’ombra di dubbio ritenere il suo lavoro migliore, vale a dire L’ultima eclissi con una strepitosa Kathy Bates.

Per tale The Comedian, dopo che il suo produttore Art Linson (Gli intoccabili, Heat, Fight Club, Into the Wild) prese contatti coi suoi amici Martin Scorsese e Sean Penn al fine di affidare a questi ultimi la regia, dopo numerose vicissitudini e varie, continue revisioni della sua stessa sceneggiatura originale, rimodellata, potremmo dire, riveduta e corretta, limata e “ritmata”, rifinita dal fine Richard LaGravenese (La leggenda del re pescatore, L’uomo che sussurrava ai cavalli), leggermente modificata nei dialoghi al vetriolo, ironicamente trasgressivi e pregni di dark humor taglienti, dal cabarettista Jeffrey Ross (accreditato solo come Jeff) e da Lewis Friedman, decise di optare per Hackford.

Affidando il ruolo principale del protagonista a uno dei suoi attori preferiti, ovvero Robert De Niro.

The Comedian, nonostante i nomi coinvolti nel cast e, come detto, le pregiate penne in sede di sceneggiatura, a dispetto delle ambiziose premesse, non riscontrò i favori unanimi della Critica statunitense. Anzi, detta come va detta, andrò incontro a un sonoro flop, riscuotendo pochissimo in termini d’incasso e lasciando piuttosto freddi i recensori d’oltreoceano.

A torto, aggiungiamo noi. Poiché The Comedian, anche se indubbiamente non riuscito completamente in molte sue parti, disorganiche e forsanche appesantite da pedanti lungaggini superflue, sebbene risulti sfilacciato e non sempre funzionante a livello d’intrattenimento riflessivo e divertente che, allo stesso tempo, vorrebbe palesarsi come una dolceamara commedia leggera e brillante dalle crepuscolari tinte melanconiche à la Woody Allen mescolata a un Saturday Night Live sotto forma di lungometraggio riflettente un character study incentrato su un uomo dai tratti psicologici ed esistenziali con cura sfaccettati, è un’ottima commedia veramente intelligente.

Trama:

il comico Jackie Burke (Robert De Niro), un po’ in là con l’età, il quale per anni ha vissuto unicamente di rendita, basando la sua oramai appannata e residua popolarità su un personaggio spassoso inscenato in una sitcom, è adesso sul viale del tramonto e tira a campare alla bell’è meglio, esibendosi come guitto d’avanspettacolo.

Dopo aver aggredito fisicamente, oltre che verbalmente, lo spettatore di un suo show, viene obbligato a un lavoro socialmente utile. Ma, come si suol dire, non tutto il male viene per nuocere.

Alla mensa dei poveri, ove è stato assegnato come “servitore”, potremmo dire, conosce la sfortunata ma assai bella ed affascinante Harmony Schiltz (Leslie Mann).

Subito se n’innamora, perfettamente ricambiato.

Nonostante la forte differenza anagrafica che divide i due, Jackie ed Harmony diventano sempre più complici oltre che splendidi, sfrontati amanti passionali.

E Harmony, col suo calore e il suo amore, riesce a ridonare a Jackie la fiducia perduta.

The Comedian dura 119 min. e, oltre a De Niro e alla Mann, può vantare le presenze del mitico Danny DeVito, di Edie Falco, di Harvey Keitel e PattiLuPone oltre ai cammei di Billy Crystal e di Charles Grodin.

The Comedian non è un film, come già scritto, esente da difetti. Anzi, ma è una graziosa comedy nient’affatto banale con un De Niro, inoltre, ampiamente da apprezzare.

 

di Stefano Falotico

 

 

Happy Birthday, Monsieur ROBERT DE NIRO


17 Aug

the-war-with-grandpa-deniroInnanzitutto, ne vogliamo parlare di questo mio video che totalizzò circa 1500 visualizzazioni?
Correva il 2012 e avevo una voce già molto bella ma ancora da ragazzino.

THE FAN, Robert De Niro, 1996, (c) TriStar

THE FAN, Robert De Niro, 1996, (c) TriStar

Il 17 Agosto del 1943 nacque mio nonno di War with Grandpa.

No, sebbene abbia appreso parecchio da lui, sono io stesso, oggi come oggi, un Toro scatenato o un Nonno scatenato?

Mah, di mio, sono ancora giovane, pieno di great expectations, no, nessun Paradiso perduto.
Sebbene, come il grande Bob, ingrassi e dimagrisca a piacimento e sia camaleontico da far paura anche al De Niro stesso di Cape Fear.

E, come direbbe Bob di Casinò, e questo è quanto.

A differenza di Sam Ace Rothstein, la mia vita però non è affatto finita. Per me, prevedo ancora casini da Brazil ma ho molte Mission da compiere.

Sì, sono un samurai senza padrone, un Ronin. E non sono per niente un Al Pacino? No, un Al Capone. Sono un testone, questo sì, assolutamente. Non ci piove.

Sono il più grande The Fan di De Niro del mondo e gli assomiglio indubbiamente, a livello fisionomico.

Non sono un ingegnere, non sono un medico, non sono Che Guevara, non sono un pezzo grosso della società.

Non sono nessuno, in effetti. Uno scrittore, sì, anche bravo a detta di molti.

Non sono bello come De Niro ne Il cacciatore e in Innamorarsi, infatti, sono bello come Mickey Rourke in Angel Heart.

Ah ah.

Insomma, io e il mio vero Stefano Falotico ci eravamo già visti, tantissimo tempo fa, da qualche parte.

Piacere di averlo incontrato di nuovo.

Che fate? Non mi ringraziate neanche? Vi ho salvato la vita. Ora difatti, grazie alla mia grinta, avete capito quali siano i veri valori della vita.

Se invece continuerete a credere di essere dei grandi attori come Christopher Walken, fidatevi, prima o poi vi sparerete in testa.

Perché mi sa che vi siate già fottuti il cervello.

Ma chi pensaste di essere per dare regole di vita a the greatest actor alive?

Suvvia. Ah ah.

Ce la vogliamo dire senza se e senza ma?

Sean Connery/Jimmy Malone de Gli intoccabili sono io.

Sì, credo che sia veramente uno scandalo quello che è successo nella mia esistenza.

Così come credo che sia uno scandalo che Connery abbia vinto solo un Oscar come Miglior Attore non protagonista e che De Niro per il film di De Palma appena succitato non sia stato neppure candidato.

Mi pare che siamo veramente andati oltre la decenza.

Ci vorrebbe Al Pacino di Scent of a Woman!

Insomma, amo De Niro, amo ogni mio delirio ma, secondo voi, andrebbe cambiato il finale di Carlito’s Way?angel heart de niro

di Stefano Falotico
capone de niro cacciatore de nirogreat expectations de niro

FALLING IN LOVE, from left: Meryl Streep, Robert De Niro, 1984, © Paramount

FALLING IN LOVE, from left: Meryl Streep, Robert De Niro, 1984, © Paramount

sean connery intoccabilide niro toro scatenato de niro raging bull de niro casinò

Da quando mi normalizzai, la mia vita divenne anormale come quella della maggior parte della gente “normale”


19 Jun

the score de niro

Da quando mi normalizzai, la mia vita divenne anormale come quella della maggior parte della gente “normale”

Partiamo subito con la freddura riscaldante l’ambiente moscio. Diamo vivacità a quest’opaco andazzo perseguito dalla gente losca.

Alcuni anni fa, in preda a fremiti rabbiosi dei più inusitati, tendenti all’Ululato da Joe Dante di me che, distrutto dall’ira, stetti per trasformarmi in un pauroso licantropo sanguinoso, composi velocissimamente un numero di telefono, interloquendo brevissimamente, in maniera lapidariamente tragicomica, con uno psichiatra che volle tagliarmi le gambe e anche qualcos’altro. Poiché volle costringermi a cure coatte atte alla castrazione farmacologica, da cui il notevolissimo calo della libido che non provoca neppure innocui atti impuri dei meno socialmente pericolosi:

– Pronto? Chi parla?

– Allora, non mi ha riconosciuto?

– Ah, è lei? Ma che cazzo vuole da me? Si tolga dal cazzo.

– Lei desiderò sbattermi… in manicomio. Per quale motivo?

– Lei era una persona troppo vivace. Andava normalizzato.

– Capisco. Ficcandomi fra i matti? Lei non è un curatore delle anime, lei è più pazzo di Ted Bundy.

– La smetta. Lei così offende la mia deontologia professionale. Io sono un dottore coi contro-coglioni!

– Lei sarà anche laureato ma non è nemmeno da scuole professionali. Ritorni all’alberghiero, anzi, continui pure a scoparsi la sua parcella, no, porcella, nell’alberghetto a cinque stalle, no, stelle.

– Come si permette? Io la denunzio!

– Ma che vuole denunciare? Io sono un libertino alla D’Annunzio. Mi faccia Il piacere!

 

Comunque, per frenare la possibile rissa, chiamarono un paciere.

Sì, un calmiere. A me, come sempre, diedero un calmante, allo psichiatra diedero un’altra zoccola affinché potesse sfogare con lei i suoi bollenti spiriti della minchia.

Calmati che entrambi fummo, andammo a cenare assieme al ristorante. Io ordinai una camomilla dopo essere arrivato alla frutta. Lui mangiò carne di maiale dopo essersi appartato in bagno con una cameriera che, fra una portata e l’altra, ne profiterole, no, ne approfittò per donargli una succosa torta di mele deliziosa, soprattutto peccaminosa.

Aveva ragione Bergman. Specializzato in malattie mentali. Il posto delle fragole docet e Sophie Marceau, dopo Il tempo delle mele, si diede solo a quello delle banane fra uno Zulawski de Le mie notti sono più belle dei vostri giorni e un Gibson di Braveheart da jus primae noctis.

Sì, io so la verità. Gibson e la Marceau consumarono L’amore balordo, mettendo le corna allo Zulawski de La Fidélité.

Di tale relazione segretissima, non sa nulla nessuno, tranne il sottoscritto. Io fui Belfagor – Il fantasma del Louvre e notai la bella francesina che, in tale museo di fame, no, fama mondiale, abbandonò mezz’ora il marito per appartarsi in bagno con Gibson. Il quale fu in Francia, all’epoca, per parlare con Monica Bellucci. Che a quei tempi fu sposata con Vincent Cassel.

Sì, Mel assegnò a Monica il ruolo di Maddalena ne La passione di Cristo. E ho detto tutto…

In questo mondo siamo tutti matti. Chi più chi meno.

Anzi, i più matti sono le persone più geniali.

Basti pensare a un mio ex compagno delle scuole medie. A.Torre…

Disse già a 12 anni che avrebbe voluto diventare un astrofisico. Sì, lo divenne.

Quasi come Stephen Hawking. Sì, conosce ogni teoria sui buchi neri. Anche femminili. Peccato che abbia orbitato, attorno a quest’ultimi, soltanto di missile vuoto nel loro spazio…

Ah, quante fantasie…

Più sei un genio matematico e più impazzisci o diventi schizofrenico. Basti pensare ad Anthony Hopkins di Proof.

Inoltre, basti pensare che l’amore è cieco. Ne Il mandolino del Capitano Corelli, a proposito di John Madden e di Shakespeare in Love, cioè il sottoscritto, Penélope Cruz perse la testa per Nic Cage.

Quando invece ebbe di fronte Christian Bale al massimo del figo.

Valle a capire le donne. Desiderano i bei tenebrosi come Batman e poi scopano invece Ghost Rider.

Anche gli uomini, comunque, non scherzano.

Basti pensare allo stesso Nicolas Cage. Stette con Patricia Arquette ma la tradì con molte pornostar americane.

Come faccio a saperlo? So tutto delle vostre vite. Siete voi che non sapete un cazzo della mia. Infatti, appena m’innamorai, voleste castrarmi. Secondo me, voi e lo psichiatra sopra da me menzionatovi, siete da TSO immediato. Comunque, ora ficco… nel lettore dvd un film di Woody Allen poiché, come Woody, sono autoironico.

Sì, fui Al Pacino di Scent of a Woman con l’unica differenza che lui, in questo film, fu cieco.

Mentre foste voi (i) ciechi a non capire che non sono né Al Pacino né Woody Allen. D’altronde, che cazzo potevo aspettarmi dall’umanità? No, non ho ancora capito come si sta al mondo. Non è vero che, invecchiando, si migliora come il buon vino. Luciano Ligabue cantò Marlon Brando è sempre lui… tanti, tanti anni fa. Adesso invece canta per leccare il culo agli uomini e alle donne frustrate. Insomma, l’ultima interpretazione di Brando fu in The Score. Edward Norton, in tale pellicola, fu assolutamente convinto di aver fottuto l’erede di Brando, vale a dire Bob De Niro. Mentre, in Rounders, John Malkovich provò a fottere Ed. Peccato che incrociò Will Hunting.

Sì, devo darvi ragione. Sono un ritardato poco dotato.

Ah sì, la gente ipocrita ti urla: – Io ho la dignità. Mi faccio il culo!

 

Sì, sa solo nascondersi dietro il “lavoro”, dato che può fare solamente questo… A parte gli scherzi, come farò a pagarmi le bollette? Rapinerò lo scettro dorato che sta a Montreal. Ah ah.

Sì, sono anche Clint Eastwood di The Mule. Se non mi andrà bene, farò lo/il gigolò di lusso…

Intanto, è uscito finalmente il trailer ucraino (!) di War with Grandpa!

di Stefano Falotico

Hands of Stone e The Comedian con De Niro in Italia non li vedremo mai


25 Oct

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Ecco, non conosco le logiche distributive italiane. Ma mi par inspiegabile che due film con De Niro, usciti oramai da una vita sul mercato americano, non siano mai stati diffusi in Italia. Neppure in home video. E neanche nei passaggi televisivi.

Non sono due film eccelsi e certamente non si possono definire blockbuster. Non sono affatto due pellicole dalla forte attrattiva commerciale, sebbene la storia di Roberto Durán possa allettare molti appassionati di storie pugilistiche. Per di più, l’attore che lo interpreta, Édgar Filiberto Ramírez Arellano, ah ah, è stato recentissimamente Gianni Versace per il piccolo schermo e negli ultimi tempi ha acquisito una maggiore, indubbia popolarità.

E questo De Niro pelato, canuto, nei panni del vero Ray Arcel è molto diligentemente bravo. Molto anche di maniera e di solido mestiere facile, certo, ma una perfetta interpretazione degna di nota.

Come saprete, esiste la versione, in mediocre definizione, sottotitolata in streaming, ma perché mai questo film non è mai davvero uscito in Italia?

È un film che è stato presentato addirittura Fuori Concorso, come proiezione speciale a tributo proprio dello stesso De Niro, quando ancora Harvey Weinstein non era stato travolto dallo scandalo che l’ha sotterrato. E fatto fallire la sua storica compagnia.

Un film mediocre, sì, che romanza parecchio tutto ma edificante, in una parola buono, dai, sì.

E si vedono pure i nudi quasi integrali e le belle tettine di Ana de Armas.

Mah.

Poi, ecco il turno di The Comedian di un regista niente male, Taylor Hackford. Ufficiale e gentiluomo, L’ultima eclissi, L’avvocato del diavolo… Non un grandissimo nome ma un “artigiano” che non è sicuramente l’ultimo arrivato.

E che cast: la bella Leslie Mann, Danny DeVito (per la prima con De Niro), Harvey Keitel, Charles Grodin… e tanti caratteristi di rilievo.

Io l’ho visto e non è un capolavoro, ovviamente. Sebbene la Sony Pictures Classics all’epoca vi ripose molta fiducia e De Niro sfiorò addirittura la nomination ai Golden Globe come miglior attore Comedy/Musical.

La Critica americana però lo stronco a man bassa, a mio avviso ingiustamente. È un film parecchio lungo per essere una “commedia”, ma che ha il suo perché, con un De Niro in alcuni momenti superbo e padrone della scena. Anche se, caro Bob, nonostante il tuo lodevole sforzo, non hai esattamente la verve di Billy Crystal. Che compare peraltro in un tagliente cameo.

Ci sarebbe anche War with Grandpa. Ma non trova distribuzione in America sempre dopo il fallimento della Weinstein Company.

Come sappiamo, il prossimo anno vedremo De Niro in The Irishman e Joker. Solo in concomitanza con l’uscita di queste due pellicole attesissime, qualcuno si deciderà a distribuire anche qua da noi Hands of Stone e The Comedian?

Fa specie che ogni robaccia con Nic Cage la distribuiscano pure al cinema, come l’impresentabile 211 – Rapina in corso.

E invece un Bob, sebbene molto minore e invecchiato, no? Ecco, continuiamo così. Perseverate a distribuire schifezze.

 

di Stefano Falotico

Nella tetraggine di Bologna, in mezzo all’incantato stupore, si eleva un uomo di estremo candore che il baffo fa a De Niro e, sbeffeggiante, sanamente vive nel suo ne(r)o poeticamente solfeggiante


16 Dec

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Sì, De Niro ha il neo sulla guancia opposta alla mia, come si evince da questa foto che può rivaleggiare di carisma con l’interprete di War with Grandpa.

Molti uomini vivono da mentecatti, io la stima altrui non accatto e spesso in angoli riflessivi mi accantono e abbandono, forse dignitosamente mi abbottono, e in quei cantucci canto da uomo candido. Eppur spesso m’accascio… Sì, mentre la putrescenza avanza, e la putredine è quasi un sinonimo di schifezze, il Falotico viaggia nella sconfinata poesia della sua anima ridente in mezzo agli irredenti. Egli sa come irridere l’uomo medio che mal lo sopporta e, fra una cattiva parola e l’altra che inopinatamente gli vien rivolta in modo rivoltante, singhiozzando borbotta. Con nessuno fa a botte e non va a bottane, eppur è uomo mirabile quanto un bersaglio “facile” in mezzo a maligne cerbottane. Si districa nella realtà con indubbia sfacciataggine e lascia che i vili deprecabilmente lo angarino per rinascere sempre più giovane di loro e, al chiasso di massa, non s’ammassa. E chi lo ammazza? Il suo volto, scolpito e levigato nella roccia, è di bellezza sopraffina, impietrente le donne che lo concupiscono vogliosamente, ed egli, pur ringraziando le loro gentili “offerte”, non se ne svende e fuorvia i corteggiamenti di malaffare, essendo amante impertinente, uomo un po’ di calvizie incipiente eppur ero(t)icamente molto ardente. Forse è uno spaghetto che va gustato al dente, e i suoi sogni ardimentosamente il Falotico addenta. Nella psiche malata di molte gente egli, irriverente, si addentra e, nel bagliore del suo esser giocondamente “invadente”, nell’avventura intrepida della vita non si arrende. Scrittore i cui libri sono in vendita nelle maggiori catene librarie, è delle emozioni un puro libraio e anche un libro aperto. Perché non parla come la carta stampata e sa denudar la sua anima con classe inusitata. Uomo astratto, non certo un comune ratto, alle volte si arrabatta e cammina in ciabatte, eppur schiaccia te, infame blatta, che di olezzi ripugnanti il suo combattivo spirito vorresti inquinare con illazioni di sporca iniquità d’accatto. Il Falotico è amico anche dei suoi nemici, in quanto uomo sanguigno di caliente onestà ed è un bene nazionale di patria potestà. Conosce, nonostante tutto, la verità e, se qualcuno oserà nel volerlo corrompere, il Falotico con sfrontatezza lo sfiderà e poi lo umilierà, al bastardo, sì, ben solo gli sta. Forse ci stava “gli starà” ma non faceva rima, ah ah. In quanto Falotico è uomo testardo che ha alle sue frecce molti dardi e di solarità, anche giustamente cupa, nell’oscurità dardeggia poiché uomo che talvolta anche cazzeggia. Se lo può permettere in quanto splendido joker dallo sguardo vero come il miglior De Niro poliedrico. Fra beffatori e malfattori, il suo baffo alleva ed è indubbio che, come Bob, sia uomo di mastodontica bravura, contro ogni cattura, iattura e falsa, bugiarda congettura. Il Falotico non ama gli amori alla marmellata di mielosa confettura ma è romantico di gran statura. Alle volte soffre e abbisogna che alle sue ferite vengano “elargiti” punti di “sutura”, eppur è uomo che va nella vita come gli “tira” e, nonostante qualche capello in meno e qualche chilo in più, è sempre piacente di ottima acconciatura. Il Falotico non ha bisogno nella sua anima di alcuna accomodatura ed essendo intellettuale si pone molte domande e con le banalità non è accomodante. Non voglio il De Niro scomodare ma il paragone è alquanto allettante.

Adesso, dopo queste filastrocche, auguro buon sabato alle gnocche e faccio l’occhiolino agli allocchi. Poi mangerò gli gnocchi e, dopo aver digerito, scrocchierò le nocche.

D’altronde sono delle veraci emozioni un nocchiere, ah ah, e ricordate: il genio va di notte in mezzo ai cretini col cervello rotto.

Ah, battiamo le mani e suoniamo le nacchere, dai, bella sgnacchera!

 

di Stefano Falotico

War with Grandpa, assieme a The Irishman, è il mio film più atteso ma vivo da uomo teso(ro)


01 Dec

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Orbene, sussulterete voi! Ma come? Un film per bambini diretto da Tim Hill? Certo, perché in “esso” vi è il Bob De Niro. E, a prescindere dal fatto che potrebbe anche rivelarsi “appassionante”, almeno non pretenzioso, ma una cosa caruccia per rallegrar l’umore, io non disdegno affatto i film “infantili”.

Ora, va detto che io vivo spesso infantil-mente, ma non ripudio questo mio inabissarmi in ricordi felici, nostalgicamente abbottonato a un tempo in cui vagavo nottambulo, come adesso peraltro, nei corridoi mesmerici della fantasia più alata, e il mio cuore sprigionava gioia inusitata. Poi, la mia persona fu spesso insultata e, deprimendomi, vissi periodi neri in cui la mia anima così umiliata impiegò molto a esser nuovamente rincuorata. Io, poeta delle meraviglie e astrattista del surreale, il cui cervello corre baldanzoso fra un’emozione e l’altra, eppur piove. Piove sulla sconsolatezza della mia eterna, triste “giacenza”. Inappagato, poco vengo pagato, il lavoro langue e il piatto piange, e dunque gironzolo alla rinfusa in cerca di qualcosa che possa dar stabilità alla mia frenesia spesso dalle contingenze reali frenata. Sì, la vita adulta è un compromesso e il tuo cuore, così innatisticamente gioioso, vien bloccato nelle sue spontaneità da uomini cinici e accidiosi. Arcigno come loro, allora, senza oro ma mangiandomi quello che mi mettono sul naso, cioè il pomodoro, li affronto perché subii troppi affronti e vergo pagine romanticamente arrabbiate che sono il sudor della mia ingegnosa fronte. A questa salvifica fonte attingo, e dai neuroni idee brillanti scaturiscono. Da questa scaturigine, non posso comunque evitare che il mondo affondi e bruci nella ruggine. Sì, molta gente è delusa e arde le tue speranze, scaricandoti addosso la sua frustrazione. Anche ti frusta! Così, a malincuore appunto, devi (r)esistere, combattendo con le energie ancor tue indomite. Indomito o forse indomabile, provi a essere un uomo amabile, ma la vita ti (e)rode, di nessuno sei l’eroe, povero Cristo, ed è solo cattiva bile. Qui cambia l’accento e la rima baciata va a farsi fottere. Ah ah. Insomma, non siamo solo noi i fottuti, anche la rima è stata “trombata”.

Sì, molta gente è afflitta da una vita che le sta stretta or che la via retta si è smarrita a prenderlo/a troppo nel retto. Che batoste, mangiatevi i toast. Ah ah. Io testé, di mia testa e forti testicoli, rimango tosto, sebbene sia un pollo arrosto. Ah, le “brave” persone… Allora si rivolgono agli psicologi, gente che vive grazie al loro malessere. Sì, non fidatevi. Piuttosto che spendere un patrimonio ad arricchire questi “propugnatori” del mieloso benessere, andate in strada e iscrivetevi a un partito. Meno soldi spillerete e vi farete tante tessere. Tesseratevi, sì, per la ricerca della vostra contentezza al di fuori di ogni sleale concorrenza anche se, si sa, la vita non è facile e le donne sono difficili. Che poi… anche credere alle ideologie politiche non serve a molto. Siamo invasi da fascisti che applaudono i film ecumenici, di comunisti che apprezzano Vincere di Bellocchio, giustamente, perché non è un film tanto su Mussolini quanto sulla sua follia che rese folle una povera donna che lo amò, siamo stracolmi, ed è il colmo, di gente che i suoi vuoti colma, riempiendosi la panza di cazzate immonde. Che brutto mondo! D’altronde, Spagna o Francia basta che se magna! Il motto dell’italiano qualunquista che non prende mai posizione su nulla e però studia tutto il Kamasutra per soddisfare la sua squinzia in ficcanti… posizioni. Sì, gli uomini vengono, eccome se vengono, incontro alle più stronze, basta che possano svuotarsi… e in questi “svuotamenti” si riempiono a vicenda, dandosi letizia al sapor di liquirizia. Sì, le invitano a cena, offrono loro un liquorino e poi son “svenevoli” di languorino…

Sì, la gente dovrebbe smetterla di credere che si viene al mondo per essere felici… sì, se si è indefessamente stolti, si può essere felici per qualche ora, qualche giorno. I più duri a morire, anche i più illusi, possono essere felici per molti anni. Ma prima o poi lo ripiglieranno nell’anno e il risveglio sarà una pazzesca inculata.

Sì, oggi a te, domani di nuovo a te. Dai, beviamoci un tè.

 

Finisco con questa… su Twitter ho scoperto che esiste un tizio che soffre della mia “patologia”. Si fa chiamare Roby e idolatra Bob De Niro in una maniera per cui anch’io, che mi credevo the fan per eccellenza, non posso competere. Ah, più vivo e più mi rendo conto che c’è gente più “pazza” di me.

In verità, vi dico che sono il più sano di tutti, come Il seme della follia insegna(va).

 

di Stefano Falotico

Una nuova intervista del mio Il cavaliere di Berlino


01 Jul

Non metto il link perché un giorno questo potrebbe scomparire e il blog potrebbe dunque essere chiuso.
Cercatela, se volete, eccome se ne vorrete, sul web.

– Trattandosi di un autore emergente, Stefano fatti conoscere parlandoci di te.

Bene, sì, parliamo di me. Stefano Falotico, il qui presente, assente spesso dalla realtà, o forse più coinvolto in essa di tanti fantasmi che vivono solo di fatue, illusorie, mentitrici maschere sociali. Che dire? Sono nato il 13 Settembre del 1979 a Bologna, città decadente o per meglio dire opalescente, spesso tetra nei giorni invernali e “lugubre” anche nei giorni estivi, quando il Sole, qui spesso offuscato dalle nebbie persino ad Agosto, si rifrange pallido nelle celeberrime Due Torri, appannando la vista dei turisti e molte volte accecando di bagliori oscuri chi ci vive tutto l’anno. Credo mi si possa definire un menestrello, un “saltimbanco” che vive di suoi estemporanei attimi esistenziali spesso sganciati dalle logiche comuni, e in tali stati iridescenti quanto “impervi” trovo la mia felicità così come attingo alle feroci inquietudini che ne sorgono. In passato, mi nutrivo in maniera onnivora di Cinema, col tempo ho “diluito” questo mio interesse, aprendolo, “squarciandolo” a prospettive che fanno della sua Arte una convergenza, cioè “afferro” la celluloide per imprigionarla volentieri nelle fantasie che poi elaboro in scrittura e “vergatura” del mio animo “canterino”, malinconico ma anche notevolmente pimpante di “screanzata”, incompresa euforia. Il resto è il mio cuore mai domo, come dico io, frizzante-mente malato di ricerca di verità.

-In poche parole raccontaci del tuo libro, cosa ti ha ispirato? Quale autore, libro, artista ti ha fatto emergere la passione per la scrittura?

Orbene, Il cavaliere di Berlino. È la continuazione della mia “saga”, definiamola così, incentrata sul personaggio di Clint, dichiaratamente ispirato al grandioso Eastwood, regista-attore che ho in estrema, perenne auge, modello appunto ispiratore inesauribile, col suo concentrato di storie violente, moralmente ineccepibili, una guida per me quasi spirituale. Un’altra avventura, dopo il capostipite, che era ambientato ad Alcatraz, tutti gli altri sono ambientati in qualche “capitale”. Questa è la volta di Berlino. È accaduto un vile rapimento e Clint, con la sua congrega di fedelissimi, credenti a loro modo a un Dio sia delle carneficine che della pietà amorevole, s’imbarcano diciamo in una sfida pericolosa con gli assalitori. A chi m’ispiro? Be’, cambio sempre genere e non ho modelli particolari. Diciamo che per le mie bizzarrie deliranti linguistiche, prendo spesso spunto dalla letteratura di Burroughs e, cinematograficamente parlando, avendo i miei libri sempre una matrice di questo tipo, a Lynch. Ma come detto a Eastwood, grande, ineguagliabile storyteller.

– Il tuo libro è ambientato in un contesto particolare, stiamo parlando dei massacri e degli abomini compiuti da Hitler e chi come lui, come mai questa scelta? Credi che l’amore, la purezza possa sempre trionfare sul male in qualsiasi forma come il nazismo?

Chiariamo, il mio libro non è ambientato ai tempi di Hitler né è una requisitoria esplicita riguardo i suoi abomini. Diciamo che i rapitori sono suoi seguaci, quelli che possiamo definire dei naziskin sui generis, il resto è da leggere. Una storia, spero, coinvolgente e di natura salvifica, anche catartica. Sì, la purezza trionferà, ma le zone oscure dell’animo umano perverso e cattivo sono comunque parte dell’esistenza e purtroppo non si estingueranno mai. E in questo risiede parte del mio realistico pessimismo. Non voglio anticipare nulla, ma la mia storia, sebbene aperta alla speranza, ha in “controluce” un fondo di obiettiva, giusta amarezza. Perché il male lo si può combattere ma forse non sconfiggere del tutto e, come detto, striscia serpeggiante laddove non crediamo possa invece celarsi abominevole.

-Che cosa muove il protagonista ad essere un eroe, ad inoltrarsi nelle lugubri vie di Berlino ?

Cosa muove il mio eroe ad “agire?”. La risposta è nel suo essere vivo, uno che ha passato molte avventure, anche tristi ma al contempo fortificanti, al suo desiderio d’insopprimibile giustizia, alla sua voglia anche personale di riscatto che si riflette nei suoi moti coraggiosi e innestati sulla ricerca, come dico nel libro, del Ver(b)o. Giocando con le parole, potremmo dire che nel Verbo si riverbera, si muove, cammina e lotta.

– Se dovessi dare un colore ai tuoi protagonisti, quale sarebbe e con quali aggettivi li definiresti?

Il nero ma anche il bianco. Sono anime oscure, nerissime, e i miei libri sono a loro modo dei noir. Bianco perché sono dei puri e spesso agiscono con quell’incoscienza tipica di chi forse non sa neppure a quali maligne conseguenze andrà incontro.

– Il personaggio che più ti rispecchia?

Be’, Clint. Non si può dire che sia “autobiografico”, ha infatti tanti “elementi” che non mi appartengono, ma in linea generale mi rispecchia. Diciamo che in molti punti lascio che sia lui a dire le cose e non io. È lui che se ne assume le responsabilità, e ciò che dice non può essere usato contro di me. Eh eh.

– Progetti per il futuro ? Continueremo a leggerti?

Innanzitutto, un altro Cavaliere, ma non posso svelare altro. Certo, mi “rivedrete” assai presto.

 

Intervista a cura di Rosanna Sanseverino

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Ora, vi saluto col BOB!

Qui, mi vedete in versione donna fumettizzata in sua compagnia sul set di War with Grandpa.
Lo invitai dopo a prendere una pizza al salame, quale noi non siamo.DDqsvo-XgAA4R7b

Juventus vs Real Madrid, ci vorrebbe Christopher Walken


03 Jun

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Ebbene, stasera si giocherà la finalissima di Champions fra gli zebrati di Allegri, uomo sempre malinconico e “urlante”, spaccante le bottigliette, e il Real di Zidane, colui che fra i bianconeri militò e vinse appunto la Coppa Campioni. Zidane è una volpe e sa che la sua squadra è sfavorita, i pronostici la danno per “fallita”. Dybala incanterà la platea di Cardiff e il Pipita dimagrirà segnando una rete mondiale? Arrigo Sacchi è pronto a scommettere, e forse alla SNAI guadagnerà più credibilità. Lui, uomo “straordinErio”, che sbaragliò tutti grazie al trio degli olandesini. Ma in questa finale ci vorrebbe la verve dell’oltre settantenne Walken, uomo guerriero, che oggi passeggia in vesti natalizie dispensando regali ai bimbi, omaggiando il suo Nosferatu che fu con classe altera da senile man con la pancetta e canottiera.

Questa è una stronzata, ma anche la partita lo sarà. E Buffon farà la sua parata o preferirà le “parate” della D’Amico, “bloccando” la sua parlata nasale-annusante?

di Stefano Falotico

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Le riprese di War with Grandpa con De Niro si spostano ad Atlanta, invece che a Toronto


03 Mar

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Lo dice THR

The comedy, directed by Tim Hill for TWC-Dimension, moved production at the last minute to Atlanta.

The War With Grandpa, a TWC-Dimension Films comedy that stars Robert De Niro and Christopher Walken, has shifted production from Canada to Georgia.

The cameras were set to roll on the kids-friendly comedy on Feb. 27 in Toronto. But the project, to be directed by Tim Hill, moved production at the last minute to Atlanta, a spokesperson for The Weinstein Co. confirmed to The Hollywood Reporter.

There’s no word on what sent the movie to Atlanta, but a Toronto studio operator privately said the project got an “attractive offer” from Georgia that included tax credits that reimburse the salaries of major stars.

The move also raises questions over whether the plunging value of the Canadian dollar, against the American greenback, combined with the foreign film tax credit here, has allowed Toronto to compete with Atlanta and its aggressive incentives for Los Angeles producers, as local boosters claim.

Toronto is bursting with film and TV production. Canada’s biggest production hub earlier this week reported foreign, mostly major studio production hit a record $800 million in 2016. The activity has forced film and TV producers to head to Hamilton, Ontario, and elsewhere in the province to shoot lower budget projects.

The War With Grandpa portrays a young grandson forced to yield his room to his grandpa Jack (De Niro), who is moving in. The boy engages in a series of pranks to drive his grandfather out, but the old man fights dirty, giving as good as he gets.

Phillip Glasser, Marvin Peart and Rosa Morris Peart are producing, with Jane Rosenthal and Berry Welsh executive producing the project based on an adaptation of the Robert Kimmel Smith book.

Marro Films is financing the feature, to be distributed by Dimension. The War With Grandpa was originally set to hit theaters on April 21, 2017, but now has a Oct. 20, 2017 release date.

De Niro shot another comedy, Dirty Grandpa, alongside Zac Efron in Atlanta in 2015 for Lionsgate.

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La mia “insana”, malata, schizofrenica, giusta ossessione sacrosanta per Robert De Niro


09 Feb
GUILTY BY SUSPICION, Robert De Niro, 1991

GUILTY BY SUSPICION, Robert De Niro, 1991

È ora di svestirsi della propria “dignità”, quest’orpello creato di “sana pianta” dalla società borghese e rivelar il proprio vizio da lupo che non perde il suo pelo e neanche il ne(r)o di De Niro. Sì, le mie giornate, “asfittiche”, ipocondriache, ove mi nutro di piadine al prosciutto, si cibano soprattutto di De Niro. Ne cerco le notizie su IMDb sperando che Deadline annunci il suo prossimo progetto e in questa “idiozia” i miei dì scorrono angelici e dunque diabolici, non inne(r)vati dall’uomo medio(cre) che vorrebbe annettermi a lavori denigranti e perciò non deniriani. Sono uno dei pochi a sapere che le riprese di War with grandpa inizieranno in quel di Toronto il prossimo 27 Febbraio e che De Niro, per l’occasione, spartirà la scena con Christopher “Il cacciatore” Walken e con la Marisa Tomei di Mio cugino Vincenzo e di The Wrestler, fighetta dalla faccia volpina e aspetto da coniglietta, la cui patatina però poco mi aggrada, avendo io, avvedutamente, da tempo e nelle tempie, raggiunto, agguantato, “inculatomi” un’acquiescenza distante dalla carne, dal desiderio “proibito”, (r)esistendo in uno stato “onomatopeico” in cui, di “gutturale” latrante-iroso isterico, faccio il ver(s)o a me stes(s)o, uomo lontano an(n)i luce dai pettegolezzi e dal comune volgo di questi uomini in doppiopet(t)o e ventiquattrore “arrotolate” nel quotidiano spappolarsi. Uomo qual sono spesso “uovo” strapazzato, essere bizzarro di eccentrico stile falotico, oggi senile, domani infantile, adolescente di scemenze mai cresciuto o forse troppo enfiatosi, dunque già mor(t)o, mai nato, più che altro ammainato, per molti che mi giudicano frettolosamente un topo squinternato Sì, nelle mie fogne, più che altro foghe senza fighe, affondo nell’adorazione deniriana, sperando un giorno di potergli regalare un Trump che gli sia ben augurante per un “trampolino” di lancio di una carriera che promette sempre The Irishman e annacqua in comedian(s) affossati dalla critica del cazzo, forse quella di Birdman, così come questo lungo pian(t)o sequenza. Eppur io e De Niro ci capiamo, vivendo di cazzate in locali bukowskiani ove la notte assomiglia a un sogno lungo un giorno. Quello era Coppola e lui fu anche Marlon Brando.

Sì, voglio rimanere pazzo, pazzo maniaco-ossessivo soprattutto di Bob. E non mi scassate il cazz!

 

di Stefano De Niro, Falotico per chi non conosce il mio (S)The-Fan.

 

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