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“Unbreakable” – Recensione


11 Oct

Indistruttibile

Alcuni film tornano avvolgenti da antichi, sfarzosi castelli ove c'”assediarono”, perché c’incendiammo nei sogni svagati, nel fantasy e nel fumetto che ha il lusso confortevole di fondersi nella Notte, nel mescerla di “baldacchini” a immolazione perpetua, divina(toria) contro chi sacrificò la poesia per “atterrirla” ad attenuate emozioni.
E siamo arrabbiati cavalieri delle nostre “macerie”, “fatiscenti” perché inarrendibili.
Come un Principe, rispetto l’onore, la grazie e lo stile della mia appuntita, sofisticata stilografica, e “gemo” irrispettoso per le vostre rabbie coperte da ingannevole pregiudizio e “festose armonie” che son già spente nelle ceneri di cuori gretti, appassiti.
Questa mia dimora è una grotta rugginosa, pensierosa perché s’eleva a tal evoluzione d’apparir “regredita”, “smantellata” nel mio mantello che “raschia” le vostre ossa e le scarnisce, scandendo i miei candori fin a superare le barriere del Tempo, a innalzarmene in troni di spade che rammemorano Artù, i suoi fidi scudieri, Lancillotto, Ginevra e il mio “lancio del giavellotto” a vessillo che s’abbatterà sui corpi da dissanguare e “amputare” dei vostri “sguardi” da “gianduiotti”. Vi coccolate nel “cioccolato”, ma avete dimenticato gli orli dorati dietro platinate carnalità già (s)tese, come “panna” stesa.

Nella mia “segregazione”, fischietto nel vento e me ne vanto. Tale è il mio arbitr(i)o.
Serpeggio, afferrando la Luna quando s’accascia troppo perché mostra le cosce come una irriverente “amante” delle “brave” (io direi “brade”) animalità, carnalissime di materia sua “smagrita” in tacchi da sottana, gran puttana, che “adduce”, “elude” di “cortesie”, e indurrà in tentazione per “indurirlo” nel “burro”.

Così, per “provocarla”, le chiedo “sottilmente” d’inviarmi una foto, al fine di spogliarla nella sua Natura più “pura”. “Spolpata”.
“Ella”, “distintamente”, in tono implorante da “regina”, m’implora d'”improperi” affinché mi “tolga dai piedi” una già (av)venuta elevazione… spirituale, e “la” innalzi, invece, tristemente a impantanarmi all'”adulta”, adultera visione delle cos(c)e.

Già, di “rapporto epistolare”, mi consiglia per “il meglio”:

Ora ti dico una cos(ci)a (ecco, appunto).
Ho una scarsa opinione degli uomini, in quanto incapaci nel percepire le emozioni e i desideri di una donna, tali da diventare spesso inopportuni e volgari. Nella mia vita, ho avuto occasioni di conoscere diverse tipologie di uomo, una cosa vi accomuna, l’istinto primordiale che vi fa ragionare prima con il pene poi (forse e non sempre) con la testa.
Scrivi poesie ma a cosa servono? Per alimentare la tua anima o per cercare un’anima che ti compiaccia?
Ti comporti come la maggior parte dei piccoli uomini. Crescete… (e “voletene” tutti…, “violentatevi!” nel “viola” dipinto di “rossa”).
Smettila di chiedermi foto, tanto non ne avrai!
Cerca oltre da una donna, guardala dentro, li c’é poesia, quella vera.


Come no… “volevasi” dimostrare.

Sì, mi blandì affinché abbandonassi i miei sogni e li deturpassi nello “spassarmela” solo nelle “passere” che “adorano” i baci (dis)graziati…
Così, brandisco le lame e, da arrotino, di “cipigli” piglio la sua “immagine allo specchio” e la “rincuoro” da “carissima”, “carezzandola”.

E invece temo che non “crescerò” mai, amo scrivere poesie e, se saranno indesiderate, muoviti a compassione per uomini falsi che sbaveranno per il tuo corpo, “ingraziandoti” di regali celati dietro eleganze sincere come facce da sberla.

Distinti saluti,
un genio che scambi (di coppia?) per “ingenuo”, invece è “gel(ido)” fra i suoi capelli, poiché non è manesco, e infila la “mano”.

Sì, nella mia “polvere cosmica” (lo stardust...), sono stellare e non “uomo” da “stalle”.



Sono nato predestinato. E il mio destino sarà implacabile.

Un treno deraglia, colmo “zeppo” di passeggeri. Muoiono tutti, tranne uno, l’ultimo immortaleDavid Dunn, il più grande Bruce Willis della Storia.

Perché Lui non è solo un sopravvissuto, ma un vivo per sempre.
Sul parabrezza della sua auto, trova tale messaggio (messianico?):

quanti giorni della tua vita sei stato malato?.

Egli rappresenta l’enigma della Trinità, quindi “Nessuno” è la sua risposta all’incognita.

David non ha mai avuto la “febbre”, e scoprirà che, l’emissario di quella “scritta” (profetica?), altri non è che un Uomo che “incarna” fragilissimo la sua nemesi, Elijah, un Samuel L. Jackson “spaventoso”.
Elijah ha cercato, per tutta la vita, un Uomo che fosse “al contrario”. Infatti, lui soffre dell’osteogenesi imperfetta. Raro fenomeno, anzi “fenotipo” di patologia per cui l’intero suo corpo è debolissimo e si frattura “permanentemente”. Tanto da costringerlo quasi sulla sedia a rotelle e a vivere in un museo “antiquario” in cui allev(i)a la sua anima, colorandola appunto di fumetti per non “mortificarsi” e morire di “solitudine”.

Inizia un'”inconsapevole” sfida a distanza fra David, l’Uomo “forte”, e Elijah, l’Uomo che non c’è, “senza ombra“.

Secondo Elijah, l’incidente “casuale” del treno sarebbe “solo” una fottuta coincidenza che darebbe credito alla sua teoria. Secondo Elijah, appunto, David non si sarebbe salvato per caso. Dietro questo “miracolo”, si nasconderebbero le ragioni della sua grandezza da superuomo, da Superman, da supereroe.

Elijah è un povero pazzo o ha visto giusto?

David è forse davvero il nostro amato Salvatore?

Il capolavoro di Shyamalan.
E non girerà mai più un film (im)battibile.

Come faccio a saperlo?
Lo so e basta.

Parola del Signore.

(Stefano Falotico)

 

“A Good Day to Die Hard”, il Teaser Trailer


04 Oct

Questo, è un buon Giorno per (non) schiattare, fratelli.

Ve lo dice il Bruce…

 

Ultimo capitolo d’una saga storica?

L’Ultima Cena dei Mercenari… 2


07 Aug

 

Ecco Stallone-Cristo coi suoi “apostoli”.

 

Il nuovo banner dei nostri “fedeli”.

 

 

 

Direttamente da Leonardo Da Vinci.

 

(Stefano Falotico)

“I mercenari 2”, International Banner (italiano)


26 Jul

Eccolo qua!

Partiamo… “red-di-fica-iamoci”


21 Oct

Sono una “statua di cera”, willisianamente “illividito” e ferito, anche nell’orgoglio.

   Partiamo da Lui.

Credo che ognuno nella propria vita sia libero di essere se stesso, di avere il suo equilibrio, di viverla come meglio crede. Sono stufo di molti di voi, di cretini che fanno discorsi stupidi, di ragazzetti che si credono chissà chi, di fottuti tromboni. Di gente che ammazza la gente e vorrebbe farsi perdonare con uno “Scusa”.

No basta!
Ha ragione l’agente sotto copertura Frank, Uomo Red!

 

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Voglio rendermi verde come questo sfondo, come un prato,a nche se questo sfondo è bianco. Tutto qui.
Io sono il Genius, annotatevelo…

In Italia c’è tutto da cambiare. Le istituzioni, schiave del “burocratismo” ipocrita, le vecchie scuole, la gerarchia classista, la formula “Io so’ meglio dè te”, la legge di Darwin, la supremazia “mentale”. La “cultura” che schiaccia. A me non frega un kazzo di schiacciare, ho raggiunto l’apice, la pacatezza estrema, lo zenit massimo della coscienza, la pace. A quel livello arrivano solo i grandi. È un punto che si tocca rarissimamente. Il momento in cui tutto appare per com’è, Burroughs lo definiva benissimo. È il momento della consapevolezza totale, l’esistenziale essere. E io sono, senza aver bisogno di strutture-sovrastrutture, ma costruendomi nel costruttivismo, nel “bugiardo” mutare. Io cambio, mentre voi altri rimanete fermi a farvi la guerra, a spellarvi, a disossarvi, a spaccarvi di pugni, alle lotte da merenda, da asilo. Mentre io ascendo a una dimensione oltre, oltre (l’)Uomo. E di Wilde ne sono il discepolo.
Stefano Falotico, antiavatiano convinto. Detesta il fellinismo e la boria piccolo borghese dell'”Ora et labora!“. Son oro molto pregiato e raffinato di mio, senza bisogno di pregare. Felice-mente dentro un evolversi. Datemi del pazzo, non aspetto altro che (deo)mistificare la vostra idiozia. Bologna è un posto merdoso. Non è cambiato nulla, stupidi erano e stupidi sono rimasti. Mettono l’articolo determinativo davanti ai nomi propri, dicono “Lo suocero” al posto de “Il  suocero”, hanno un vocabolario provincialotto da squallidi, si atteggiano ad americani a Roma, sono i futuri Renato De Maria, i mediocri pavoncelli, i bauscia della Padania. E di questo nulla umano sono sempre più schifato. È’ il punto più basso che hanno. Ragionare così a 25 anni significa essere un genio. Lo sono, è inutile ricordarmelo ogni volta. Oramai ci sono abituato, ci convivo. È pesante sapersi superiore a molti, ma è il prezzo che ogni Genius deve pagare. E, alle volte, quando mi provocano, mi vien da ridere. Rimango stordito e dico “Vabbe’: buona vita. Beato te che sei così che non vedi”. Il mio obiettivo è essere un modello per tutti coloro che ambiscono a qualcosa di diverso dalla massa, dal conformismo, dal “Fai così o ti inculiamo”. Inculatemi pure, prego, volete del burro? Suvvia, a parte gli scherzi. Conservatevi fetidi, ripugnanti nella vostra piattezza, e in quest’allegria spocchiosa che tanto mi disgusta. Mi tengo la mia persona, il mio romanticismo, il mio “nulleggiare”, il mio andare in macchina col vento che mi fischia, il mio sfottere la donnina alleniana, Enrico Magrelli, che tanto ammiro per come non si accorge di sparare cazzate che lui crede saggezze cinefile. Ah, Enrico, sarò la sua panca per smaltire i chili di troppo. Sarò il suo shampoo. Sarò il suo dentrificio e le laverò la bocca. Così la finirà di parlare. Parlerà solo a lavoro finito. Ora datemi una crêpe alla vaniglia con un po’ di Grand Marnier. Buona, soffice, zuccherosa. Ah, che bontà. Posso scoreggiare?

 

Bruce, d’altra parte, tocca le “parti” migliori della vita, e Karen lo sa(peva)…

 

 

Firmato il Genius

 

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