Hollywood è bianca?

20 Oct

 

Due anni fa, nel mio Tempo che fa…, la prova del nove, cioè il mio secondo romanzo, immersione anche cutanea e soprattutto mesmerica nell’insondabile Hollywood, per un percorso Mulholland Drive di lynchiano esoterismo, a scandagliarla ove risiedono i “residui”, gli uomini scartati dal destino, e incartati in vite da bar, a bofonchiare d’atmosferiche pulsioni, istinti goliardici, rabbiosi e pregnanti di caldo machismo, ove sfilano, per un attimo indistricabile, donne, o meglio femme fatale, agghindate nel loro erotismo al cardiopalma, come dico io, per meglio dire alla De Palma.

È qui che “zuzzureggia” Clint Steele, anima mai vanitosa ma nel vento, fantasiosa mia creazione d’un joint mio notturno.
E ove attraccano i lupi di mare, il mare non tanto poi così cobalto di Hollywood, bianca all’apparenza, nitidissima per come c’appare ma in cui c’è sempre qualche scheletro da far scomparire.
Anche un morto, sì, m’è “scappato” e “c’è scappato”.

Entrerete nelle viscere del Pianeta “collinare” di Los Angeles, quando la Luna chiede a Satana che ora è.
Tripudio d’immaginazione, di “villani” senza ville a Beverly Hills, di bukowskiani grandi, indimenticabili sleepers alle “fauci” del loro vulcano scoppiettante, arso in vene sempre alcoliche, a volte scurrile, “parolacciai” o solo allacciati alle prime parole che saltan loro in mente in cervelli mai, però, fritti, a combustione cogli ormoni, o solo con gli “orsi” in giubbotti di pelle, di pepite sempre sognate, di speranzose vite “in agonia”, o già messe alla gogna.

E la vita va, come questo mio “respiro” che (ne) scrive.

 

È “Hollywood bianca”, signore & signore, (s)venite!

 

Notti insonni e visionarie nel sordido locale di Clint Steele, dissacrante tempio del culto del niente: pallida come un volto ceruleo e nauseabondo, volgare come una puttana, sbronza di vita e di trasgressioni, Hollywood si staglia immensa e decadente nella luce artificiale di lampade fioche, sigarette che sfiatano fumo e veleno, musica che accompagna il lento scorrere di ore stonate. Sogni e leggende metropolitane riempiono la bocca degli avventori del bar, uomini di ogni razza e saggezza, ciascuno con la sua paranoia; ricordi e amare conclusioni causticamente sbarrano la porta dell’anima alla speranza, inchiodando al bancone i diavoli della città, gli avanzi del giorno, gli scarti dell’immonda immondizia che popolano le strade della regina d’America. Un giro di vite, un valzer negli inferi, una roulette russa dove ci scappa pure il morto: questa è Hollywood, pellicola di carni, saliva, sangue e sudore, dove spiriti irridenti, cialtroni e meravigliosi non si stancano di ridere e piangere di se stessi, trascinando il lettore in uno slancio violento dritto al cuore della terra.

Sì, come Clint, fumacchio sfumando, già “amaro”.

Vaghe rimembranze anche nelle membra…

(Stefano Falotico)

 

 

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