Da quando in qua… nella Notte, ci sono i Timi(di)?

06 Nov

 

Notti dubbiose d’”amore(vole)” spezzato

Stavo meditando… “a cavalcioni” dalla balaustra della mia anima, nelle mezze strade di crocicchi ove mi “lambicco”, ordinando un panino con la mostarda a un chioschetto vicino a una tavola calda, qui ti servono “sfornati” di mele e “pie” donne nei loro languori.
E meditai a lungo, anche solo “in pausa”, tra un mio Sguardo “vuoto” e un essermi riempito prima che il panino si “digerirà” in un’altra scattante domanda.

Ho sempre pensato alla Notte come a un bruno “dosso” che fa occhiolini alla Luna, anche quando il satellite è annuvolato nei suoi dilemmi. A una sorta o (s)Porta d’un’Interzona che dormicchia, onirica, e balugina d’un triste “caramello” che, spesso, si “sachertortizza”, semmai in mezzo alle gambe, forse le tue, timorose anche delle “polluzioni”. A una riflessione, remota dai moti oscillanti delle quotidianità, di scaltrezza ineludibile, quando davvero, “addormentato” o tormentato, puoi riposarla dopo averla spossata.

La vita è un’incognita ch’è caso di causali, forse una cambiale che ha “ingolfato” il cambio, sarà o è la tua marcia in più a fornirti la benzina per “abbondanze” o “addobbi bondiani”. Chi ti corteggia e chi ti latrerà altri sghignazzanti sorrisetti al tuo “amaretto”. La consapevolezza nitida che il mixer del tuo film è andato fuori sintonia e t’ha reso distonico, forse daltonico. No, non è un reato, forse non sei neanche quel “Re” che pensavi fino all’altro ieri.

C’è una ragazza spaurita da un’adolescenza che cresce e, poi, fra tanti timori torna indietro, forse si posizionerà, mentalmente, in una cullina, o “collina dalla cucinina”, ove allevar il pargoletto, o le stesse sue api dei neuoni che l’accudiscono ancor “bambina”.
Altri vanno a Pisa, da “provetti” specialisti delle cure psichiatriche e, rimbambiti da diagnosi “tagliate a fette”, porzioni del loro laboratorio dei “disturbi”, se già eran cupi, s’incupiscono o s’incupiranno ancor maggiormente, perché giudicati “minorati” o, peggio, persuasi di soffrir di qualche indecifrato, quasi “patibolare” o dalle “parabole dalle antenne poco recettive” male oscuro, o dell’”afflizione del quasi mai incurabile, patirsi “metafisici”.
E, per “rallegrar” i loro corpi già ingobbiti in precoci senilità, li condurranno, al fine di “riabilitative riattivazioni”, alle “radiazioni” di palestre per soli “vecchi”, la famosa fisioterapia delle orride terapie sbagliate, anzi, da questi “medici dell’anima”, sbadigliate per raggranellar qualche soldo per un’”altolocata” e ben ubicata villa in pieno “Centro”.

Ma tornando a questo film “cerchio” e “tornante…”.

Cosa c’è, dunque, di erroneo in questo film della Comencini? Tutto o il suo quasi-”quasi”, il suo medissimo pollice che non si alza in vere emozioni, il suo essere “così-così”, quasi giù, anzi, di molto in basso.

Storia d’amore che monta perché già Claudia Pandolfi, nevrotica compulsiva per un ingestibile figlioletto, vuole rendersi Donna-”filetto”, “urlandosi” nella hit della Gianna nazionale, una Nannini da Formula Uno del cantarla “a tutta forchetta”.
Timi è Manfred, burbero semieremita, dagli occhi inquietanti e dal carattere schivo e taciturno, ma d’una “parlantina” che mugugna e esplode in sentenziosi verdetti sul prossimo.
La Comencini, irritata dai tanti fischi della stampa e dai pochi applausi del pubblico, si giustifica asserendo che la sua è una pellicola di forti “snodi & sentimenti”, che non è per tutti.

M’ero stupito sino all’ultimo che Timi e la Pandofi non si fossero “concessi” una bella, “annodante” e molto “nudista” scena di puro sesso disinibito. Ho guardato l’orologio, il “minutaggio” era alle “ultime battute”, ma ecco che arriva, propiziatoria nel suo “Eccola qua, volevo ben dire…”, la conciliante “botta di vita”, con Timi, post-amplesso, nel frattempo mutato in un John Lennon con la barbetta “angusta”, il quale confessa alla ora “ritrovata” Pandolfi, che lui, forse, è un “Uomo” e lei è la sua “Donna”. Un Adamo ed Eva dopo tanti sospetti e la mela del peccato. Dopo infanzie difficili e traumatiche, dopo i “reumatismi” e violenze “involontarie” sui bambini.
Timi, fratello “piccolo” di altri due non proprio messi bene, un “lestofante” che pensa solo a chi scoparsi con balletti da matrimonio, e il gestore-cameriere dalle “corna” ben in fronte.

Non c’è molto altro da dire. Senonché, la neve non cade sui cedri, e due funivie han fatto poco il Runaway Train dei Soul Asylum.
Si son incrociati, salutati, e il tunnel della vita li ha risvegliati.
Mah…

Giudizio che rimane sul “perplesso”, assai.

(Stefano Falotico)
Donne in maiuscolo, o Donna-Pandolfi, che non “lo” ingolfa.

 

 

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