La vita è un percorso a tappe? Forse, è una talpa

02 Nov

 

Il gusto melanconico d’una tiepida serata

Ci sono film ch’evocano atmosfere plumbee, d’eroi mascherati nelle loro stanze dei giochi, pedine, “ritagli di giornale della loro miglior foto” nel “casellario” a scacchi della vita, sinuosa increspatura delle nostre anime smarrite nel vento, lugubri passeggiate dormienti, sleepers, appunto, sonnecchianti nei loro impermeabili grigi, sbiadita porpora intorbidita in palpebre melanconiche furtive dagli incastri entro cui l’umanità, arsa ancor prima del più lucente crepuscolo, s’è ammorbidita, sconfitta, in “sogni al vapore”.

Storie di uomini ai vertici d’istituzioni spionistiche che sbirciano nei loro “cheti” meandri per una poltroncina “gerarchica” che non è solo la sede del comando, ma la scaltrezza del più furbo, di chi, fra chi si muove nei sospetti, ha forse aspettato la mossa vincente

Un’aritmica finestra sul cortile, a piangersi negli occhi malinconici e “malconci” d’una Notte “bianca”, di case immerse nella penombra, anche nei mattini più lievi, o nelle “timidezze” d’una Luna guardona che strepita nei tuoi respiri.
Film dalle cadenze mortifere di fantasmi coi loro ricordi, di fatiscenze “miserande” emarginate per volontà, d’un torpore lancinante che grida dagli occhiali “imbottiti” dell’agente Smiley, un Gary Oldman d’antologia per finezza e laconica misura, o dai “morigerati” gesti di serpenti dagli occhi dolci, un Colin Firth ancora perfetto, o tutto il cast, graziosamente centrato.
John Le Carré, “poeta”, sì, lo era, di spy-story fra bugiardi e “imbroglioni”, della “piccola”, enorme tragedia umana di chi s’oscura per veder meglio con le iridi già ottenebrate e disilluse da chi sa il Mondo, osservandolo dal “buio” attico della meditata “clandestinità”.

“La Mer”, canzone di chi aspetta, forse, solo quei baci fra simpatici amici senza delitti da nascondere, quando la purezza non s’era vinta negli strazi della consapevolezza, fra bicchieri d’inni e “anni” sovietici, un KGB ch’era solo una fantasia, e le gioie del futuro non eran appassite nelle lagrime d’una costernata, “mummificante” saggezza.

Smiley, prende posto a sedere nella sua solitudine “trionfante”, torvo, con quelle incendiarie passioni sfumate nella “vittoria”.

(Stefano Falotico)

 

 

 

 

Firmato il Genius

 

 

 

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