Rimembro… nelle membra di John

15 Nov

 

Lo Sguardo, la visione che non è cenere, ma polvere ch’è turgido bagliore, fuoco di dinamitarde pulsioni dinamiche, la Notte, passeggera nel dondolio che fremerà, s’arroccherà in una locanda ove sguinzaglieremo le nostre “canaglie” bastardelle, appisolati in un altro sogno di “funerea” danza, vivaddio cristallo che si plasma nelle anime, le attorciglia senza cosmetiche “cure” a morsicarle d’ipocrita perbenismo, e, “balordi”, gozzoviglieremo con gole arrochite, tempestosi di una nave che “scorazza a perdifiato” lungo i “sentieri” di mareggiate che illuderemo per eluderci ancora.
E non recluderci, nella morte, nell’asfissia di giornate flatulenti d’inezie con cui “sperticarci” seppur “pettinati”.

È l’indole, abbigliata di noi “biglie”, nel nostro parapiglia, che “sparerà” impazzita lungo strade di fuoco, di lingua che serpeggia lungo un viale alberato di ormoni festosi, di tiepide voglie che tempreremo nell’indomabile Tempo, nel vivido chiarore che le “singhiozzerà” per accenderle di nuova enfasi. Ah, anche di retorica ci coloriamo e trasecoliamo, ché d’immalinconite “sconfitte” è piena la valigia, e qualcuno potrebbe svaligiarci anche dei sapori senza Sesso nei suoi scippi che tanto (ci) leccano e poi, col malloppo, di gran galoppi, scappano per altre donnette-scaloppine.

Evoco John Carpenter, l’ultimo dei “maledetti”, in una società imborghesita nel politicamente corretto, ché io e lui “scoreggiamo” per non “accorarci” in questo “coraggio” di plebiscitarie regoluzze che non vogliamo, no per niente, c’ammansiscano in “cortesi” bon ton “abbottonati”.
Noi tiriam fuori le palle, e c’appaiamo a Lune terse nel madido horror allucinatorio, intrise di crepuscoli nelle “spelonche” o in case demoniache ove Dio bacia i suoi angeli più cari, accudendoli col gift della fantasiosa Bellezza.

Alcuni, genericamente, l’appaiano a David Cronenberg. Quale bestemmia, quale blasfemia!
Invece, non oso pensare a registi così agli antipodi. Uno, David, nel podio aureo della sua “chirurgia” indagatoria, per come scandaglia tutte le “scaglie” della nostra (dis)umanità, l’altro, il nostro John, appunto, per come, intrepido, spella senza peli sulla lingua, le paure ataviche del nostro leggerci in leg(g)ende articolate in sangue “vitreo” & sudore-furore. Forse, “cremisamente”, innaffiato di sé, volto “teschio” dalle esorbitanti idee “bislacche”, ch’occhieggia al buio e lo sonderà, sempre, da sponda a sponda, nelle sue onde emotive.

Stamane, spolverai le mie “smemorate” memorie o “amnesie” e, proprio in cucina, sì, proprio lì, vicino ad altre riviste, ecco fuori che spunta “Incubi e deliri” di Stephen King, “sinopsizzato” così:

 

Un dito che emerge da uno scarico del lavandino, giocattoli che si trasformano in micidiali strumenti di morte, mosche che si annidano in un vecchio paio di scarpe da tennis, il deserto del Nevada che inghiotte una Cadillac… la leggenda di Castle Rock ritorna per ammaliare l’attonito lettore. La fertilissima immaginazione di Stephen King e la potenza della sua vena narrativa non sono mai state così efficaci, e terrificanti, come in questa antologia di racconti, capace – letteralmente – di togliere il sonno.

 

Ecco, non oso immaginare a uno scrittore più carpenteriano di Stephen, tanto che c’è da chiedersi chi sia “nato”, artisticamente, prima, se Carpenter o King.
Sono speculari, uno col Cinema, l’altro cinematograficamente dietro un Pc che raccoglie e “annoda” ogni sua “perversa” malia letteraria.

 

Un mio amico di Roma, Giuseppe Avico, oramai ci siamo affratellati… è l’affinità elettiva di chi, nella mente, ha il dono dell’esoterismo metafisico che non si scarnifica in putride realtà di “balocchi” solo carnali, ha montato per noi un omaggio-tributo al grande John.

In questi dieci minuti, possiamo così ripassare tutta la sua filmografia, irripetibile, unica.
Che Dio lo benedica, e anche il Diavolo.

Con quei picchi incendiari de Il seme della follia, il “Messico” di Vampires, fin giù alle sue macchine infernali, e altra porpora di magnifica “mostruosità”.

D’altronde, lassù nel Cielo, accanto al suo trono da “stronzo”, nostro Signore sa… che John ama le sue “malvagie” vie perché è un Uomo che non mentirà, mai.

Così, per Lui, abbiamo scelto un titolo: John Carpenter, un Uomo Snake per folgorate jene.

Perché New York non è solo una Donna che ci pitta in erotismi delicati, è anche un “bandito-manigoldo” che nessuno abbatte, neanche il virus degli essi vivono.

E ora gustiamocelo, anche se squillerà il telefono, e una gran testa di cazzo c’impartirà lezioni sul “vivere”. Che si tenesse la sua “coccolina”, ché noi c’accoccoliamo con questo “cane”.
Anzi, un lupone!

 

 

 

Applauso!

 

 

Firmato il Genius

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